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gheagabry.
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Tra vent'anni non sarete delusi delle cose che avrete fatto ma da quelle che non avrete fatto.
Allora levate l'ancora, abbandonate i porti sicuri, catturate il vento nelle vostre vele.
Esplorate. Sognate. Scoprite.
(Mark Twain)L'ANTARTIDE
Situato agli antipodi dell’Europa e conosciuto come il luogo più freddo, secco e ventoso della Terra,
il Continente Antartico è il più grande spazio incontaminato ancora esistente sul pianeta,
l’ultima frontiera forse possibile.
L'Antartide è un continente compreso quasi completamente nel circolo polare antartico ed è circondato dal mare e si trova nell'emisfero australe in completamente diverse, ma legati geograficamente e storicamente, il continente è ricoperto di ghiaccio per intero mentre il polo sud è un punto invisibile. L'Antaride si estende per 13.000.000 km quadrati per il 98% è ricoperto di ghiaccio e costituisce il 68% della riserva idrica del nostro pianeta. Poiché il continente è ricoperto di ghiaccio non è possibile riconoscere la morfologia, comunque si distinguono in Antartide occidentali che è costituito da isole, mentre L'Antartide orientale è tipicamente continentale. La penisola antartica è attraversata dalle Ande antartiche nella parte ovest e ad est dai Monti Trasantartici.
La calotta polare crea dei tavolati detti ice-shelf; il ghiaccio raggiunge in media uno spessore di 2200 m, in alcune zone si raggiunge i 4700 m. Le temperature non raggiungono mai lo zero e scendono fino ai -90°c. La fauna soprattutto lungo le coste, è costituita da pinguini, foche, gabbiani, balene, orche, orse e otarie. Nell'interno i crostacei sono le uniche specie animali, la flora sono licheni, muschi e alghe.
Nell'altopiano centrale la temperatura media annua è inferiore a – 50 °C, le coste e la penisola hanno temperature più elevate, durante l'estate, sulla costa la temperatura si avvicina agli - 0° C con punte di –15 °C, mentre nell'interno la temperatura è più bassa, durante l'inverno si raggiungono temperature che vanno da –15 °C a –30 °C, sulla costa mentre da -40 °C a –70 °C nell'interno il clima è secco e con poche precipitazioni in particolare sull'altopiano centrale dove si superano 10 mm annui di acqua equivalente.
Il Polo Nord (Arktikos) era posto sotto la costellazione dell'Orsa Maggiore (il termine greco arktos significa orsa) e quindi la terra opposta fu chiamata Antarktikos, Antartide......nella storia....
180 milioni di anni fa l'Antartide era unita all'Australia, all'Africa, al Sud America, all'India e alla Nuova Zelanda per formare il supercontinente Gondwana. La prova consiste nel fatto che in rocce antartiche sono stati trovati fossili di specie animali e vegetali che vivevano sul Gondwana : conifere (Glossopteris indica), felci (Dicroidium) e rettili terrestri (Lystrosaurus murray). I primi fossili di Glossopteris furono trovati da Edward Wilson, zoologo e responsabile scientifico dell'ultima spedizione di Robert Scott nel 1911-1912. Wilson fu uno dei quattro uomini che accompagnarono Scott al Polo e che morirono con lui sulla via del ritorno. I fossili furono ritrovati insieme ai corpi, in una tenda a soli 18 chilometri dal deposito di viveri One Ton Camp.
140 milioni di anni fa inizia lo smembramento del Gondwana ; l'Antartide , formata da due componenti (una più grande , l'A. orientale e una più piccola l'A. occidentale), si sposta verso sud. Si apre il Passaggio di Drake, che separa il Sudamerica dalla Penisola antartica. Cento milioni di anni orsono l'A. si trova già in posizione polare. Sessanta di anni fa l'Antartide si separa dall'Australia ; si forma il mare di Tasmania.
Da 40 milioni di anni l'Antartide si trova nella posizione attuale. La calotta dell'A. orientale si sarebbe formata intorno a 14 milioni di anni fa; quella dell'A. occidentale 9 milioni di anni fa. L'isolamento provoca la genesi di una corrente marina circumantartica e un drammatico raffreddamento del continente, che si copre di ghiacci. Il ghiaccio riflette l'80% dei raggi solari (albedo), percio' l'Antartide non si riscalda mai. Le regioni polari -Artide e Antartide- contribuiscono alla regolazione del clima planetario, attraverso processi che influenzano l'atmosfera e gli oceani.A differenza di altre masse terrestri continentali, l'esistenza dell'Antartide fu ipotizzata molto prima della sua scoperta. Infatti, sia Pitagora sia Aristotele ritenevano che il globo terrestre, per eccesso di peso nella parte superiore, si sarebbe sbilanciato sino a rovesciarsi se non ci fosse stata una considerevole massa di terra a equilibrarlo alla base.
James Cook fu il primo ad attraversare il Circolo Polare Antartico nel 1773 ma circumnavigò l'Antartide senza mai avvistare la terra. Le osservazioni raccolte da Cook sull'enorme popolazione di foche e balene incoraggiarono l'arrivo a frotte di molte imbarcazioni per la caccia di questi animali; queste, in seguito, scoprirono quasi un terzo delle isole a sud dell'Antartide e dell'Oceano Pacifico.
Nel gennaio 1820 il russo Fabian von Bellingshausen fu il primo ad avvistare l'Antartide. Egli lo descrisse come 'un campo di ghiaccio coperto da piccole colline'. Ma la sua impresa fu presa in considerazione soltanto 120 anni dopo, quando l'Unione Sovietica avanzò le sue rivendicazioni territoriali sull'Antartide.............mito e leggenda......
Qualcosa o qualcuno si agita nelle bianche distese del continente antartico; una presenza non umana, prigioniera di sogni indicibili. Ciò che scrivevano Edgar Allan Poe nel Gordon Pym e Howard Phillips Lovecraft ne Le Montagne della Follia non era semplice creazione letteraria; i Grandi Antichi vissero davvero nell’Antartide. Né sono fantasia i racconti degli indigeni Ona della Terra Fuoco sugli straordinari poteri dei loro stregoni o “kon”, capaci di ibernarsi nei ghiacci, e sfidare – praticamente – l’immortalità.
Ne è convinto lo scrittore ed esoterista cileno Miguel Serrano (nato nel 1917), improbabile figura di fanatico nazista eppure poeta affascinante, convinto che Hitler sia stato l’ultimo avatar o incarnazione del dio Vishnu, e che abbia lasciato il suo corpo fisico per trasfigurarsi in un corpo immateriale, rifugiandosi – appunto – tra i ghiacci del Polo Sud…
Come osserva Erwin Robertson, l’Antartide in se stessa è un mito; dunque il “mito antartico” di Serrano non è che una variante di un mito preesistente alla tradizione esoterica occidentale, già presente – secondo lui – nelle credenze del popolo che da migliaia d’anni vive più vicino a quel mistero: gli Ona della Terra del Fuoco.
Sergio Fitz Roa dice “Serrano riporterà numerose leggende intorno al tema che ci interessa: le cronache delle guerre degli Onas (antichi abitanti della Terra del Fuoco), la leggenda della vergine dei Ghiacci, il continente Lemuria, il gigante di Poe e, ancora, la sfacciata idea che Adolf Hitler vive nel freddo antartico. E anche se a prima vista ci sembra non esistere alcuna relazione tra ciascuna di esse, vi è, dato che tutte queste leggende fanno riferimento ai misteriosi dimoratori dell’Antartide. Vi è qui un altro punto nel quale confluisce il pensiero di questi tre autori [cioè Poe, Serrano e Lovecraft]. Serrano conosce il racconto di Poe e riguardo al Gigante Bianco annota: ‘Poe conosceva la leggenda dei Selknam sugli Jon che abitano l’Isola Bianca...
È il caso di notare che, negli ultimi decenni, alcuni autori hanno incominciato a ventilare la possibilità che sia esistita effettivamente un’antica civiltà nel continente antartico, che poi l’avanzata dei ghiacci avrebbe lentamente soffocato e le cui rovine giacerebbero, quindi, a migliaia di metri sotto la calotta glaciale del Polo Sud. Il primo ad avanzare questa ipotesi, a quanto ne sappiamo, è stato proprio uno studioso italiano, Flavio Barbiero, col suo libro Una civiltà sotto il ghiaccio che, negli anni Settanta, è passato praticamente inosservato; anche se, poi, le sue tesi sono state riprese in gran parte da due scrittori canadesi di successo, Rand e Rose Flem-Ath. Il libro di Barbiero recava una presentazione di Silio Zavatti, il quale confermava la sua straordinaria capacità di pensare in maniera indipendente rispetto ai dogmi dell’archeologia e della scienza accademica, mantenendo un’apertura epistemologica di trecentosessanta gradi pur essendo abituato, lui uomo di scienza, a muoversi sul solido terreno dei fatti. Il nucleo delle tesi dell’autore era che esistette un’antichissima civiltà primordiale, erede diretta di quella di Atlantide, che svolse il ruolo di centro di diffusione per le successive culture a noi note dell’antichità.Anche studiosi anglosassoni, come il professor Charles Hapgood, erano giunti a conclusioni analoghe, studiando il problema di alcune antiche carte geografiche che rivelano conoscenza “impossibili”, a meno di ammettere l’esistenza di una evoluta civiltà antidiluviana, padrona dei mari all’epoca in cui la morsa dei ghiacci con aveva ancora stretto l’Antartide, e dalla quale sarebbero derivate le conoscenze cartografiche e marittime altrimenti inspiegabili; si veda, per tutte, la celebre carta nautica dell’ammiraglio turco Piri Reis. Fantasie? Certo è che Miguel Serrano, così come Lovecraft e, forse, Poe, hanno dato voce poetica a una ipotesi che ora alcuni studiosi di formazione scientifica hanno ripreso con la massima serietà: che quanto oggi sappiamo sul continente antartico è solo una piccola parte della sua storia antichissima, misteriosa e affascinante; che forse vi fiorirono, prima dell’ultima glaciazione, le imponenti città di una razza evoluta; che forse qualcosa o qualcuno ancora vi si trova, in attesa di essere rivelato all’umanità.
Nel mito nordico si narra che allorché il lupo Fenrir spezzò le catene che lo legavano egli "si scrollò e il mondo tremò: Il frassino Yggdrasil (l’asse del mondo) fù scosso dalle radici fino ai rami più alti. Le montagne si spaccavano, la terra perdeva la sua forma, e le stelle cadevano dal cielo". L’asse polare di allora, che addirittura secondo alcuni geologi pare avesse il suo punto nord alle Hawaii, venne divelto e la terra oscillò paurosamente prima di riprendere una nuova posizione, con nuovi poli. Immense nubi di polvere cosmica trattennero la radiazione solare così che quelli che oggi conosciamo come zone ghiacciate ( Antartide, la Siberia), ma che allora godevano di un clima temperato, subirono un subitaneo raffreddamento ( si spiegherebbero così i corpi dei mammut perfettamente conservati, con cibo ancora non digerito nello stomaco, scoperti in Siberia).
E’ curioso come Platone, nei suoi "Timeo" e "Crizia", ponga la fine del favoloso continente atlantideo a circa 11000 anni fa, quindi una data compresa in quel lasso di tempo che gli scienziati concedono per l’ultimo scorrimento dei poli terrestri (10500-13000 anni fa).
I pochi superstiti di questo mitico continente (che non sarebbe mai scomparso ma solo coperto eternamente dai ghiacci: l’Antartide) si sarebbero sparsi per il mondo ( ecco i vari mti dei semi-dei come Osiride, Oannes, Viracocha, Kukulkan, Quetzalcoatl) a spargere il seme delle loro conoscenze ai pochi, primitivi e impauriti sopravvissuti ( così andrebbe spiegato come mai l’agricoltura parve fiorire in tutto il mondo all’unisono circa 9000 anni fà) rifugiatisi sui punti più alti della Terra per sfuggire alle acque, costruendo così le basi per civiltà come quelle mesopotamiche, egizia, centroamericane, fornendo loro il bagaglio di conoscenze astronomiche ( la perfetta conoscenza da parte di Sumeri e Maya del nostro sistema solare è stupefacente se rapportato al fatto che alcuni pianeti li abbiamo scoperti solo in quest’ultimo secolo e con appropriata attrezzatura), ingegneristico (le piramidi, la Sfinge, Tiahuanaco, i blocchi di Baalbek, Teotihuàcàn, Macchu Picchu, Angkor), religioso e cartografico (le mappe di Pirì Reis, Buache, Mercator, Fineo, tutte mappe geografiche copiate da antichi documenti originali che hanno una sola caratteristica comune: le nozioni geografiche in esse rappresentate non erano disponibili, a quanto si crede, prima di ogni umana forma di civiltà a noi storicamente conosciuta)."È mezzanotte, e il sole indugia all’orizzonte, tingendo le nuvole dei colori intensi del tramonto che non viene. Il bianco del ghiaccio sfuma nel rosa e nell’arancio. Lo spettacolo è semplicemente meraviglioso.
Mi invade un senso fortissimo di pace. Di fronte a questo gioco di luci, alle dune bianchissime carezzate dai barbagli caldi del tramonto, al silenzio e alla grandezza del paesaggio, tutto sembra più chiaro, quasi evidente. Quest’armonia fatta da nient’altro se non il semplice scorrere delle cose, l’interagire naturale degli elementi, ti fa ritrovare il ruolo che hai perso, dentro te stesso e nel mondo.
Questa secondo me è la sensazione più preziosa dell’Antartide. Dimenticare se stessi. Dimenticare le proprie gioie e paure, i propri bisogni, le bassezze di tutti i giorni, i ruoli che ogni giorno dobbiamo vestire. Perdere tutte le sovrastrutture inutili che si sono ammassate nel corso dei secoli, dimenticare la propria stupida cultura, gli schemi di pensiero, l’intelletto, le buone maniere. Perdere la poetica letta troppe volte, i canoni del bello, del grandioso e magnifico. Polverizzare le proprie aspirazioni, i desideri, le speranze. L’Antartide ti restituisce alla dimensione primordiale dell’esistenza. È l’unico posto in cui ti senti perfettamente pulito, sgombro, nuovo e ti lasci riempire dalle sensazioni le più elementari.
Niente ha più alcuna importanza se non l’attimo stesso che costituisce il presente. Si ha l’impressione che la vita vera sia qui, fra questi ghiacci senza fine....."Fabiano Busdraghi
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tappi.
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GRAZIE . -
gheagabry.
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Circa 100 milioni di anni fa, l'Antartide non era il deserto di ghiaccio che conosciamo, ma una distesa verde e rigogliosa di piante.
A quel tempo, la calotta polare antartica era del tutto sciolta, e il polo sud non era altro che una foresta pluviale popolata da animali, dinosauri inclusi. Un vero e proprio clima sub-tropicale in cui, per diversi mesi all'anno, regnava la quasi oscurità.
Per scoprire i segreti di questa antica foresta pluviale oggi tramutatasi in un deserto di ghiaccio, Jane Francis, dell'Università di Leeds, ha speso gli ultimi 10 anni in Antartide a raccogliere fossili di piante.
"Credo che l'idea che l'Antartide fosse un tempo una foresta sia assolutamente allucinante" dice la Francis. "Diamo per scontato che l'Antartie sia sempre stato un deserto ghiacciato, ma la calotta di ghiaccio è apparsa solo recentemente nella storia geologica".
Alcuni dei fossili di piante più interessanti, e che ci mostrano come fosse vasta ed estesa la foresta antartica, sono stati trovati sulle Montagne Transantartiche, e consistono in foglie e rametti di faggio datati a 3-5 milioni di anni fa, un periodo relativamente molto recente se si parla di tempi geologici.
Questi fossili mostrano che una vera foresta tropicale è esistita quando i livelli di anidride carbonica nell'atmosfera erano più elevati di quelli attuali, e la Terra era sotto l'effetto di un enorme effetto serra globale.
"Se si va indietro di 100 milioni di anni, l'Antartide era ricoperta da una lussureggiante foresta pluviale simile a quelle che si possono trovare oggi in Nuova Zelanda" spiega Vanessa Bowman, collega della Francis. "Troviamo comunemente interi tronchi fossilizzati che devono provenire da alberi davvero grandi".
Una delle caratteristiche più bizzarre di questa foresta polare era il regime luminoso a cui era sottoposta: notte per tutto l'inverno, e luce per tutta l'estate.
Questo regime ha costretto le piante ad adattarsi a lunghi periodi di oscurità in cui il cibo scarseggiava per via dell'impossibilità di compiere la fotosintesi.
"Durante questi prolungati periodi di calda oscurità invernale, gli alberi consumavano le loro riserve di cibo" spiega David Beerling, professore dell'Università di Sheffield.
Beerling ha studiato come alcune piante si siano potute adattare all'ambiente antartico di qualche milione di anni fa. Una di queste piante è il ginkgo, un vero e proprio fossile vivente le cui origini risalirebbero a circa 250 milioni di anni fa.
"Quello che abbiamo fatto è stato far crescere questi alberi in serre oscurate in cui abbiamo potuto simulare le condizioni luminose dell'Antartide. Abbiamo inoltre aumentato temperatura e la concentrazione di anidride carbonica per farle combaciare con le antiche condizioni di crescita".
Gli esperimenti di Beerling hanno dimostrato come gli alberi possano adattarsi molto bene a queste condizioni. Durante l'inverno, impossibilitati ad effettuare la fotosintesi per via dell'oscurità, consumavano le riserve di cibo accumulate durante l'estate, periodo in cui potevano eseguire processi fotosintetici per ben 24 ore al giorno. "Abbiamo scoperto che gli alberi producevano così tanto cibo durante l'estate...da causare un rallentamento della fotosintesi. Come risultato, non potevano sfruttare completamente la fotosintesi durante le lunghe estati calde".
Ma uno degli aspetti più interesanti dell'Antartide di milioni di anni fa è il fatto che i dinosauri si adattarono perfettamente alle condizioni bizzarre della foresta pluviale polare. Thomas Rich, del Victoria Museum australiano, ha speso gli ultimi 20 anni a portare alla luce fossili di dinosari nell'Australia meridionale, regione posizionata giusto ad est della costa antartica circa 100 milioni di anni fa, e direttamente connessa con il polo sud.
"Il solo scheletro di dinosauro che abbiamo trovato appartiene al Laellynasaurus. Quello che è veramente insolito in questa specie è il cranio. Indica che l'animale aveva lobi ottici allargati". Questo suggerisce che i dinosauri polari potrebbero aver posseduto una visione notturna molto sviluppata, ed essersi adattati alla perfezione ai lunghi periodi di oscurità.
Il clima del sistema antartico sta velocemente cambiando, scaldandosi sempre più ogni anno che passa. Ritornerà l'antica foresta pluviale dove ora ci sono chilometri di ghiaccio? Nessuno può dirlo con certezza, anche per via del fatto che mancano i collegamenti tra Antartide e resto del mondo che, milioni di anni fa, consentirono a specie animali e vegetali di spostarsi verso la penisola. Di certo, l'Antartide custodisce ancora numerosissimi segreti sul suo passato tropicale, segreti che progressivamente stanno venendo alla luce.
Secrets of Antarctica's fossilised forests. -
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tomiva57.
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grazie Gabry . -
gheagabry.
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DAL VIAGGIO IN MONGOLFIERABUONGIORNO...FELICE RISVEGLIO A TUTTI
“Martedì ... La mongolfiera è pronta per partire, anche questa mattina .... abbiamo allestito una copertura speciale per arrivare nelle terre che oggi dovremo toccare … abbiamo gli occhi e il cuore pieni della meraviglia incontrata in questo meraviglioso continente che è l’America del Sud … oggi scenderemo dalla Terra del Fuoco, ancora più a Sud fino ad arrivare in Antartide … Buon risveglio amici miei … inizia una nuova tappa di questo meraviglioso viaggio …"
(Claudio)
ANTARTIDE ... DOVE SEMBRA FINIRE ... IL MONDO …
"....Fra i sassi neri della riva s'arrestano curiosi i pinguini, ma Jonathan mi fa fretta...mi precede fra le rocce sgombre di neve dove la sua tribù sta covando...si posa dolcemente fra mille gabbiani acquattati, una macchia grigia brontolante. Si trova a suo agio... chiacchiera con gli uccelli che lo ascoltano attenti. Narra di questo straniero che è giunto da molto lontano. Ha lasciato il tempo invernale dell'Italia ... verso il freddo di Ushuaia... sino a calpestare questi sassi neri, tenue barriera fra il ghiaccio e il mare...Qualche gabbiano si alza in volo ma è sempre lui il protagonista della scena che scivola sulla scia dello Zodiac che mi riporta al rompighiaccio. Non so dove trascorra la notte, ma alle quattro del mattino, quando i pochi raggi del sole che si fan largo fra la nuvolaglia incendiano le pareti degli icebergs, è lì, sopra la poppa ...sbarcherò sull'isola dei pinguini...scuote la testa e, brontolando, mi dice che ha una certa diffidenza nei confronti di questi signorini in frak che starnazzano di continuo....li giudica curiosi, petulanti...saltellano goffamente da un sasso all'altro.....A volte si accucciano sulla neve per scivolare dall'erto pendio, a volte s'ergono fieri ed impettiti in un passeggio scomposto e senza meta...si snodano in una strana processione...e si esibiscono in mille buffe pose.."
[...]"..Jonathan è là, maestoso sulla rupe più alta...la nebbia è ancor più fredda e la temperatura è ben sotto lo zero...la neve scende larga e silente e mi ricorda d'un tratto il Natale.. da bambino...Narra di uomini che in tempi lontani sono giunti sin qua dove il mondo finisce. Sono storie che la sera i gabbiani si raccontano prima di addormentarsi sui sassi scuri della riva o dondolandosi sull'onda nera, vicende rimbalzate da mille generazioni...parla di audaci alla ricerca del polo, di navigli di legno prigionieri dei ghiacci.. di tele bianche lacerate dai venti impazziti... di sonni inquieti in tende fragili scosse dai venti...mi chiede quale sia l'arcano desiderio che spinge l'uomo a calpestare ghiacci eterni e ostili."[...]"Gli racconto di grandi imprese, di uomini giunti sin sulla luna, di altri che han vinto senza maschere di ossigeno le vette più ardite della terra, di gente... percorrere sentieri antichi e sempre nuovi, di voler toccare con mani ansiose terre lontane e incerte. Vorrei essere come Jonathan: coperto di piume lunghe e leggere e librarmi in alto, oltre le nevi, oltre i ghiacciai, oltre le vette dell'Antartide..."[....]"Il mare è tappezzato da poligoni bianchi e montagne di ghiaccio che paiono immobili...rocce scure dalle forme variegate s'innalzano sino a toccarci e a disturbare il volo e un arcobaleno improvviso ci abbraccia e ci inghiotte nei suoi colori violenti....Jonathan, sollevandomi ancora più in alto, mi indica piccole fragili case di legno nascoste fra baie bianche venate dai crepacci azzurri del ghiacciaio che a volte si spacca con gemiti e fragori violenti...immensi icebergs dalle forme fantasiose..ai riflessi del sole che per pochi attimi li sferza violento....A volte il volo si posa accanto ai nidi dei cormorani dagli occhi blu, alle grosse foche pasciute che sonnecchiano sbuffando all'intruso, ai leoni ed elefanti di mare ...Più in là, oltre la riva, due balene si rincorrono in armonica danza rompendo il mare in mille spruzzi e schiere di pinguini cavalcano le onde "[...]
"Ritorno da dove il mondo finisce, dalla "fine del mondo" come recita un cartello al porto di Ushuaia, da dove il mondo è sopra i miei piedi, dal sesto continente, da una cartolina dove lo spettacolo supera la fantasia più sfrenata, dove nessuno ha ancora modificato o sconvolto..niente"
tratto dal diario di viaggio di Camillo
"...l’Antartide mi cinge come in un mantello bianco...siamo circondati di montagne che stanno diventando rosa all’alba...
Improvvisamente, con un assordante frastuono, un blocco di ghiaccio si stacca dal fronte del ghiacciaio, dando vita ad un nuovo iceberg ...Costeggiamo enormi e maestosi iceberg al confronto dei quali la nostra nave diventa piccola e indifesa. Incontriamo da vicino foche leopardo che si fanno trasportare comodamente dal ghiaccio come fossero a bordo di un autobus in città, megattere e balene che nuotano intorno a noi, orche, colonie di pinguini con i loro piccoli, foche elefante ed uccelli skua....Un incontro con due megattere in vena di giocare con il nostro gommone... sono emerse con la testa per guardarci, ci hanno dato dei colpi di coda forse per verificare la stabilità di quello strano oggetto galleggiante o più semplicemente per gioco... abbiamo annusato il loro respiro e ascoltato i loro suoni misteriosi."
“Solo qui ho avuto la sensazione di perdermi completamente in un paesaggio dell’anima dove visione e sentimento non litigano tra loro. Davanti a me sfilano ancora le trasparenze delle acque, le ombre azzurre e inquietanti degli iceberg, le surreali forme della solitudine bianca, gli spettacoli di colori e luci che qualche imperscrutabile architetto della natura ha allestito per il nostro godimento… Ho sempre pensato che il paesaggio sia un fatto interiore, una dimensione dello spirito... In Antartide la natura si riappropria completamente del suo tempo e lo lascia scorrere a modo suo: lentamente ma incessantemente, segnato solo dal variare delle forme che compongono e ricompongono i paesaggi."
Tito Barbini..............................................................
... Un’immensa distesa di acqua si distende sotto di noi perdendosi all’orizzonte … un vento frizzante sospinge la mongolfiera che vola verso l'africa ... verso colori ed emozioni nuove ed antiche come quelle dell’antico continente africano …
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.Pinguini imperatore
STRANI GIOCHI ATMOSFERICI IN ANTARTIDE....L'AURORAL'Antartide
è il continente più meridionale della Terra e comprende le terre e i mari che circondano il Polo Sud. Situato nell'emisfero australe a sud del Circolo polare antartico è circondato dai mari antartici. Con una superficie complessiva di circa 14 milioni di km² è il quinto continente in ordine di grandezza, dopo Asia, Africa, America settentrionale e America meridionale. Il 98% del suo territorio è completamente coperto da ghiacci con uno spessore medio di 1600 metri. È, in media, il luogo più freddo della Terra e con le maggiori riserve di acqua dolce del pianeta. Il territorio presenta la più alta media altimetrica sul livello del mare di tutti i continenti.[2] L'Antartide è considerato un deserto, con precipitazioni annue di soli 200 mm lungo la costa, e molto meno nelle regioni interne.[3] Il continente non è abitato permanentemente da nessuna popolazione umana, ma nonostante ciò si contano, durante l'anno, tra le 1000 e le 5000 persone che risiedono nelle varie stazioni di ricerca sparse in tutto l'Antartide. Qui sopravvivono solo piante ed animali che si sono adattati al clima rigido, tra cui pinguini, foche, muschi, licheni, e molti tipi di alghe.
Il mare di Bellingshausen
La terra di Ellsworth
Mare di Amundsen
Terra di Marie Byrd
Terra Adelia
Picco Ongal, Montagne di Tangra
La Marcia dei Pinguini
"La marcia dei pinguini" emana il grande amore per la Natura che contraddistingue la carriera di Luc Jacquet.
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Egli definisce la specie protagonista della pellicola - il pinguino imperatore - un popolo "maledetto": per trovare un luogo riparato adatto a riprodursi affronta il deserto polare, al confine della vita. In una sorta di azione coordinata, i pinguini "sbarcano" tutti nell'arco di tre giorni, finchè uno comincia a camminare, ed è il segnale. Guidati da campi magnetici terrestri ed astri nel cielo, essi marciano 20 giorni anche per 200 chilometri, raggiungendo dalla notte dei tempi sempre la stessa meta.
Deposte le uova, le femmine ripartono a cercare cibo ed i maschi covano per due mesi, in un inverno dalla temperatura fino a - 100° tra nevicate, tormente di vento, buio, fame e predatori di pulcini alla schiusa. Per resistere in tali condizioni si ammassano, e per non lasciare sempre gli stessi all'esterno, lentamente il gruppo ruota a spirale.
Molti di loro non sopravvivono, ciò spiega il dislivello numerico tra i sessi e i duelli tra femmine per conquistare un compagno. Non solo, ma se muore il proprio piccolo, alcune impazziscono e cercano di sottrarne uno alle altre.
In una vera e propria Odissea, ci conduce insieme a loro una musica di echi e suoni cristallini davanti alle distese bianche, di trombone quando sottolinea la goffaggine, di delicata e sensuale voce femminile (Emilie Simon) nella danza nuziale.
Federico Raponi. -
gheagabry.
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Le Valli Secche di McMurdo.
le Valli Secche di McMurdo sono una fila di valli senza nevi in Antartide, situata dentro Vittoria Land all'ovest di Suono di McMurdo. La regione è uno dei deserti del mondo più estremi e include molte caratteristiche interessanti compreso Lago Vida e il Fiume d'Onice, il fiume più lungo d'Antartide.
Scoperte nel 1903 dal Capitano Robert F. Scott e da membri della sua spedizione, nel corso di un raid di esplorazione sul continente, le Valli Secche sono il luogo più simile a Marte sul nostro pianeta. Non ci piove da milioni di anni. Occasionalmente la morfologia del suolo, ostacolando il flusso dei ghiacciai, genera delle "oasi", piccole porzioni di territorio libere dai ghiacci. Tra le più famose le Valli Secche presso la stazione di McMurdo, che occupano un'area di circa 80 km di diamentro: vi si osservano i normali processi di corrosione e modellamento dei deserti freddi; particolarmente spettacolari sono i terreni poligonali (in cui la pietra, soggetta ai continui sbalzi stagionali tra gelo e disgelo, genera un pavimento che sembra fatto di mattonelle) e i ventifacs (rocce modellate e smerigliate in forme fantasiose, da sabbia e aghi di ghiaccio trascinati dai venti impetuosi).
Sono così chiamate a causa della loro bassa umidità e assenza di neve o di ghiacchi che le ricoprono. Batteri sensibili alla luce sono stati trovati vivi nelle zone più umide all’interno delle rocce. Siamo in Antartide ma non c'è neve ne ghiaccio. Questo basterebbe a renderle un posto unico, ma in questi 4.800 chilometri quadrati di valli c'è anche un tasso di umidità bassissimo, causato dai venti che possono toccare anche i 320 km/h. Queste valli sono uno dei deserti più estremi al mondo, dove è veramente difficile incontrare una forma di vita.Le valli sono infatti spazzate da i venti catabatici antartici, delle violente correnti d'aria fredda che scendono dall'altopiano antartico, che grazie all'aria priva di umidità, asciugando tutto ciò che incontro, rendendo la vita molto difficile. Sono le uniche zone dell'Antartide completamente libere da neve e ghiacci.Ad un primo sguardo, l'interno dell'Antartide sembrava senza vita.
(Robert Falcon Scott)
Con temperature decine di gradi sotto zero, acque e suolo estremamente salate e meno di 10 cm di acqua all'anno (per la maggior parte dalla neve che sublima appena tocca il suolo), le valli secche dell'Antartide non sono esattamente un posto che si potrebbe chiamare abitabile. La regione infatti ha la reputazione di essere il più freddo e asciutto deserto sul pianeta Terra. Ma è proprio questo che il recente risultato di una ricerca fatta da Charles Lee ed il suo team dell'Università di Waikato, della Nuova Zelanda, è incredibilmente sorprendente. Nella loro pubblicazione sul ISME Journal, il team non solo mostra che ci sono moltissimi microbi sparsi per tutte le vallate, ma che le loro popolazioni sono molto diversificate. Non si tratta solo di qualche specie particolarmente resistente che ha trovato una precaria esistenza qui sul fondo della Terra, ma si tratta di un vero ecosistema complesso!
Il biologo Imre Friedmann stava esplorando le Dry Valleys (valli secche), che sono una vasta regione priva di ghiacciai nella parte interna dell'Antartide, e qualcosa nelle rocce catturò la sua attenzione. Si trattava di un sottile strato verde, poco sotto la superficie. Un contrasto inaspettato rispetto al ambiente glaciale della vallata. In seguito scoprì che si trattava di clorofilla, la molecola responsabile per la trasformazione di energia solare in energia chimica. Firedmann mostrò così, per la prima volta, che la vita era infatti possibile anche in questo frigido deserto, ma si era soltanto ritirata via dalla superficie aggrappandosi ai serbatoi di acqua presenti nelle rocce e negli spazio porosi del suolo.
Negli ultimi anni, le Dry Valleys dell'Antartide sono diventate uno dei siti più popolari per gli studi di astrobiologia. Questo perché sono forse uno degli ambienti terrestri più simili che abbiamo a quello che possiamo trovare su Marte. Quasi tutti gli strumenti scientifici, lander e rover sono stati provati in Antartide proprio per questo. Gli ambienti estremi come questo sono anche molto utili per i ecologi che cercano di capire come i microbi trovano accesso all'energia e come interagiscono tra di loro in base all'ambiente. Questo perché a differenza di altri, sono molto scarni quindi molto semplici. O almeno e questo che Lee ed il suo team pensavano prima della loro serie di esperimenti. Ma quello che hanno trovato è che l'ecosistema presente è molto più complesso di quanto ci siamo mai immaginati. Lee ha esaminato ben 4 diverse vallate, raccogliendo e sequenziando geneticamente quanti più rRNA di batteri poteva trovare in ogni regione. Alla fine ha scoperto l'esistenza di ben 214 distinte specie: Era evidente che non si trattava di una comunità microbica che viveva sull'orlo dell'esistenza precaria. Va inoltre notato che il team si è occupato soltanto dell'esame dei batteri. I microbi che fanno parte del ramo delle Archea, e che sono quasi sicuramente presenti e contribuiscono alla diversità, non sono stati esaminati.
Ma quello che ha sorpreso più di ogni altra cosa Lee ed il suo team è che quando ha comparato le liste delle specie, non ha trovato quasi nessuna sovrapposizione. C'erano soltanto due specie che erano presenti in tutte e quattro le specie. Le altre 212 specie erano legate ognuna ad una diversa valle. Tutti questi diversi siti esaminati erano in grado di supportare la vita, ma ognuna sembrava molto diversa come ecosistema.
La scoperta ovviamente cambia molte cose, perché adesso l'ipotesi che il vento abbia trasportato batteri da una valle all'altra, non è più sostenibile allo stesso modo. Piuttosto bisogna guardare alle specifiche differenze geochimiche presenti in ogni valle, come diverse concentrazioni di rame, magnesio e sale, e pensare a come potrebbe aver causato questa significativa variazione. Sembra più probabile che un comune set di microbi possa essere disperso dal vento dell'Antartide, ma che poi un sub-set di orgasmi possa essersi evoluto tramite selezione naturale per resistere a determinate pressioni geochimiche.
Per i nostri occhi, le quattro vali potrebbero sembrare uguali, semplicemente delle desolate lande di rocce, ma sulla scala microscopica, anche sottili cambiamenti chimici possono portare a ecosistemi microbici molto differenti.
(link2universe.net)......nella storia......
Già nella Grecia antica, Pitagora sosteneva la sfericità della Terra ed Eudosso tentò di misurarne il diametro. Furono immaginate per l'emisfero australe, condizioni climatiche simili a quello boreale, non escludendo l'esistenza di terre all'estremo sud del mondo. In epoca alessandrina Eratostene calcolò con buona approssimazione la lunghezza del meridiano.
Nel Medio Evo europeo questa visione del globo terrestre fu dimenticata a lungo, fino a quando Cristoforo Colombo (entusiasmato dalle teorie del Toscanelli) e i successivi viaggi oceanici la fecero tornare prepotentemente di attualità. Riavvicinandosi al pensiero greco, l'esistenza di una Terra Australis Incognita si supponeva per amor di simmetria e come naturale contrappeso meccanico al continente euroasiatico, come suggerito da Aristotele. Il termine Arktikos ha infatti origine greca, e così anche il suo opposto Antarktikos (dal greco artkos, cioè orso, poiché la Stella Polare che indica il Nord appartiene all'Orsa Minore).. -
gheagabry.
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Misteri
LA MAPPA DI PIRI RE'IS
Nel 1929 a Istanbul, in Turchia, durante i lavori di ristrutturazione del palazzo Topkapi, destinato a diventare un importante museo di antichita' turche, il direttore del Museo Nazionale, Halil Edem, rinvenne due mappe geografiche in una sezione del palazzo che un tempo era stata destinata ad harem. Realizzate con pelle di gazzella queste mappe portavano la firma di Piri Ibn Haji Mehmet, ammiraglio della flotta turca vissuto ai tempi di Solimano il Magnifico (ovvero nella prima meta' del XVI secolo). Piri Reis (Re'is in turco significa ammiraglio) era oltre che un condottiero anche uno stimato cartografo. Nel 1523 realizzo' per Solimano un pregevole atlante del mar Egeo e del Mediterraneo, del quale alcune parti sono ancora conservate presso il museo di Berlino. Nonostante la sua chiara fama venne decapitato nel 1555 con l'accusa di essersi lasciato indurre con la corruzione a togliere l'assedio da Gibilterra. Le mappe trovate a Istanbul vennero tracciate da Piri Reis nel 1513 e furono donate dall'ammiraglio al sultano Selim I nel 1517. Queste mappe sono speciali principalmente perche' su di esse sono raffigurate l'America meridionale e l'Africa nella giusta longitudine relativa, in un periodo in cu queste terre non erano conosciute (almeno non sino a quel punto). Ma non e' tutto. Le coste del Sudamerica, oltre a essere mostrate nella giusta posizione, raffigurano anche luoghi non ancora noti all'epoca del Reis, come la Terra del Fuoco o le Isole Falkland (queste ultime scoperte solo nel 1592). E c'e' chi nelle carte dell'ammiraglio turco e' riuscito a scorgere addirittura il profilo dell'Antartide, un continente ufficialmente noto solo dal 1818 ... Il mistero poi si infittisce se teniamo conto delle sorprendenti affermazioni attribuite all'autore delle mappe che sosteneva di essersi basato, per la realizzazione delle medesime, su una ventina di carte diverse e molto antiche, (risalenti addirittura all'epoca di Alessandro Magno) le quali descrivevano tutto il mondo conosciuto ... Inolte il Reis si sarebbe ispirato anche a una mappa di Cristoforo Colombo per la compilazione delle coste e delle isole caraibiche. Il riferimento al navigatore genovese lo troviamo anche su una delle mappe sulla quale vi e' un'iscrizione in arabo che cosi' e' stata tradotta: "Si ha notizia che un infedele genovese, di nome Colombo, scopri' questi luoghi. Per esempio un libro capito' fra le mani del suddetto infedele, ed egli trovo' che in questo libro si diceva che alla fine del mare occidentale c'erano coste e isole e metalli di ogni genere e anche pietre preziose". Dunque il mistero delle mappe di Piri Reis consiste in realta' nella pretesa che esse siano state realizzate grazie a conoscenze cartografiche precedenti a quelle sviluppate nella nostra era. Conoscenze alla quali, secondo l'ammiraglio turco, avrebbe attinto a piene mani perfino Cristoforo Colombo. Delle mappe di Piri Reis furono fatte molte copie sul finire degli Anni Quaranta. Queste copie entrarono a far parte della collezione di molte biblioteche e istituti di ricerca e furono quindi analizzate da studiosi e cartografi. Nel 1952 in seguito all'interesse dimostrato dal capitano Arlington Mallery, esperto geografo, e dall'Istituto Idrografico della Marina Militare americana, il governo turco ricevette formale richiesta da parte di quello statunitense di ricercare altre mappe di Piri Reis o eventualmente di altri autori dell'epoca tra cui lo stesso Colombo. Le buone intenzioni degli studiosi pero' non furono compensate dall'esito positivo della ricerca. Tuttavia fu proprio Mallery a sostenere per primo che una delle mappe mostrava le coste libere dai ghiacci della zona antartica nota come Queen Maude Land. Questa teoria fu sostenuta anche da una fonte (rimasta ignota) proveniente dall'interno della base aerea americana di Westover (Massachussets). Questa fonte affermo' che alcuni particolari del profilo dell'Antartide concordano coi risultati del profilo sismico ricavato attraverso lo strato superiore della calotta di ghiaccio da una spedizione svedese-inglese-norvegese, del 1949. Cio' poteva significare dunque che il profilo della costa era stato disegnato prima che questa venisse ricoperta dai ghiacci. Nel 1957, nel corso dell'Anno Geofisico Internazionale, Padre Lineham, direttore dell'Osservatorio Weston nonche' cartografo della Marina Militare americana, studio' le mappe giungendo alla conclusione che erano molto accurate e che addirittura mostravano la Terra del Fuoco cosi' come doveva essere tra gli 11000 e i 13000 anni fa, quando l'America meridionale era collegata al continente antartico da un ponte di terra. Dunque le carte geografiche che servirono da spunto a Piri Reis erano davvero cosi' antiche? E se e' cosi' quale civilta' poteva averle prodotte? Il ricercatore Ulrich Dopatka, nel suo "Dizionario UFO", ipotizza "un rilevamento aereo, forse da un'astronave dei preastronauti che si librava a grandissima altezza sopra l'Egitto e disponeva di strumenti cartografici capaci di distinguere chiaramente l'emisfero visibile superando gli ostacoli frapposti dalle nubi e dagli altri fenomeni atmosferici". Di questo enigma si occupo' anche Charles Hapgood, professore al Keene State College nel New Hampshire, archeologo, cartografo e storico della scienza. Per Hapgood bisognava rassegnarsi ad ammettere che le carte dell'ammiraglio turco costituivano la prova dell'esistenza di civilta' molto progredite anteriori alle civilta' storiche da noi conosciute. Questi popoli antichi dovevano essere in grado di viaggiare in lungo e in largo per gli oceani e dovevano possedere mezzi e strumenti di navigazione molto evoluti, decisamente superiori a quelli conosciuti in epoca medievale. Avevano sicuramente esplorato l'Antartide prima che questa fosse coperta dai ghiacci e le loro conoscenze cartografiche sarebbero poi state tramandate nel corso dei secoli. Nel suo libro 'Le mappe degli antichi re dei mari', Hapgood afferma che la carta di Piri Reis potrebbe derivare da prototipi dei tempi pre-ellenici elaborati probabilmente da geografi greci della Scuola di Alessandria. L'archeologo fa anche notare che la realizzazione dellamappa del Reis presuppone una conoscenza raffinata della trigonometria sferica e un'esatta cognizione delle caratteristiche costiere di molte regioni del globo. I prototipi greci secondo Hapgood erano molto piu' precisi delle carte medievali e cio' era una prova del declino delle conoscenze scientifiche dai tempi remoti dell'antichita' fino ai tempi classici. Se Hapgood si mostro' tutto sommato prudente nel delineare il profilo culturale della remota ed evolutissima civilta' antecedente la nostra epoca storica, molti altri autori e ricercatori si sono sbilanciati in affermazioni piu' azzardate. In particolare agli inizi degli Anni Sessanta gli scrittori Louis Pauwels e Jacques Bergier autori del libro 'Il Mattino dei Maghi', arrivarono ad affermare che viste le peculiarita' della mappa di Piri Reis si poteva ipotizzare che i prototipi da cui deriva siano stati realizzati sulla base di osservazioni effettuate a bordo di veicoli volanti. In altre parole la fantomatica civilta' protostorica avrebbe potuto essere una civilta' tecnologica simile alla nostra poi autodistruttasi per ragioni imperscrutabili. Atlantide e' naturalmente la prima candidata a questo ruolo ma c'e' chi si e' spinto ancora piu' in la', come il noto ricercatore tedesco Erich Von Daeniken o come l'italiano Peter Kolosimo, che ipotizzarono invece l'esistenza di cartografi extraterrestri nel nostro passato. Chi a queste ipotesi non ha mai creduto e' l'astronomo e storico canadese L. S. Henwood che si e' sempre detto convinto del fatto che nella mappa di Piri Reis non c'e' nulla che non possa essere riconducibile alle cognizioni geografiche del 1513 e che le sue peculiarita' sono perfetamente compatibili con le convenzioni e le pratiche dei cartografi di quel tempo. Innanzitutto, secondo Henwood, non vi sarebbe alcuna prova precisa che l'ammiraglio turco abbia realmente utilizzato carte antiche per realizzare la sua mappa. E nemmeno vi sarebbero prove che la linea costiera identificata con l'Antartide sia effettivamente l'Antartide. E' molto piu' probabile che si tratti della costa del Sud America. Le conclusioni di Henwood sono frutto di un attento studio della mappa di Piri Reis sulla base della cartografia araba ed europea. Secondo lo studioso canadese la mappa corrisponde nello stile alle vecchie carte nautiche conosciute col nome di portolani, di cui la piu' antica che si conosca risale al 1280. In quanto al fatto poi che la realizzazione della mappa di Piri Reis presupponga la conoscenza della trigonometria sferica, Henwood fa notare che gia' le carte abbinate all'Introduzione geografica di Claudio Tolomeo (160 d.C.) mostravano la terra sferica. Tali carte erano conosciute dai musulmani nel medioevo ed erano disponibili anche nel 1513. Inutile dire che sulla teoria della cartografia aerea Henwood si esprime piu' che negativamente arrivando a giudicare tale ipotesi ridicola. Nell'Ottocento, sottolinea Henwood, sono state realizzate molte carte geografiche precise senza l'ausilio della fotografia aerea. Quest'ultima una volta utilizzata in cartografia non ha fatto altro che confermare la forma e le dimensioni dei rilevamenti topografici tradizionali, che sono innanzitutto il frutto di calcoli di trigonometria applicata. Dunque secondo Henwood Piri Reis si servi' per realizzare la sua mappa, delle carte di capitani di lungo corso vissuti nella sua epoca, i quali per necessita' di sopravvivenza dovevano per forza di cose possedere strumenti piu' precisi e mappe accurate. Ne andava della loro vita. Tuttavia liquidare in questo modo la faccenda non e' affatto semplice. Gli studi di Hapgood infatti non furono affatto superficiali e si basarono su un attento studio del probabile metodo utilizzato da Piri Reis nel realizzare i portolani della sua mappa. Cosa sono i portolani? Osservate una carta nautica medievale. Noterete che su di essa vi sono delle linee che, come i raggi di una ruota, partono da un centro e continuano in linea retta intersecando altre linee a loro volta provenienti da un altro centro. Ebbene, i centri da cui si irraggiano le linee erano chiamati portolani. La quadrettatura creata dalle rette che si intersecano consentiva ai cartografi (e forse anche ai naviganti) di avere dei punti di riferimento piu' precisi. Ma torniamo ad Hapgood: sulla mappa di Piri Reis sono visibili ben cinque portolani. Lo studioso americano noto' che essi erano disposti sulla circonferenza di un cerchio e dopo numerosi calcoli riuscìi'a stabilire che il centro di questo ipotetico cerchio corrispondeva all'intersezione di quelle che noi chiamiamo le due coordinate maggiori: la longitudine di 30 gradi est, che guardacaso passa attraverso Alessandria, il centro culturale dal quale Piri Reis attinse ad alcune fonti cartografiche, e la latitudine 23 gradi e 30' corrispondente al Tropico del Cancro. Una volta in possesso di tali dati il ricercatore Richard Strachan del Massachussetts Institute of Technology opero' diverse misurazioni trigonometriche e rilevo' l'esatta posizione, nell'Atlantico, dei cinque portolani della mappa. In questo modo fu possibile ridisegnare la carta sulla base di una quadrettatura moderna, il che consenti' di verificarne la precisione. Le coste dell'Africa e dell'Europa e le isole dell'Atlantico settentrionale erano collocate nella giusta posizione, cosi' come i caraibi e le coste di Brasile e Venezuela. Il margine di errore in questo caso e' di un solo grado mentre per la posizione delle isole Falkland l'errore e' di 5 gradi (tralasciamo il fatto che questo arcipelago venne scoperto, come abbiamo visto, ottant'anni dopo la realizzazione della mappa ...). E poi c'era l'Antartide ... A questo proposito lo stesso Hapgood ammise che se la mappa fosse stata unica, l'ipotesi che in essa fosse raffigurata l'Antartide non avrebbe potuto essere del tutto convincente. Ma la mappa di Piri Reis non era l'unica a rappresentare il continente glaciale. Abbiamo gia' ricordato che ufficialmente l'Antartide fu scoperta nel 1818. Prima si aveva solo una vaga nozione dell'esistenza di questo continente e se ne favoleggiava come di una terra mitica. Nel Settecento nemmeno il famoso esploratore inglese Cook riusci' a trovarla. Tuttavia nel 1531 al pari di quella di Piri Reis una mappa attribuita al cartografo Oronteus Finnaeus, delineo' i contorni del continente antartico cosi' come doveva essere quando era sgombro dai ghiacci, cioe' migliaia di anni fa. La linea della costa e' molto dettagliata ed e' possibile notare la presenza di fiumi che dai monti scendono verso il mare. Il Capitano Lawrence W. Burroghs, capo di una sezione cartografica dell'Aeronautica Militare americana, affermo' nel 1960 "e' nostra opinione che la precisione della configurazione cartografica dimostrata dalla mappa di Oronteus Finnaeus, riveli fuor di ogni dubbio che anch'essa fu compilata sulla scorta di fonti assai precise sull'Antartide. Un esame approfondito ha dimostrato che la mappa originaria deve essere stata compilata nel tempo in cui la massa continentale e i corsi d'acqua del continente erano liberi dal ghiaccio". Dunque Hapgood aveva ragione? In realta' le sue conclusioni, ovvero l'ipotesi di un popolo di viaggiatori e abili cartografi vissuto in tempi protostorici non trova conferma da un punto di vista archeologico. Ne' si puo' dire che questa ipotesi sia da scartare per intero. Forse un giorno altre mappe verranno alla luce permettendoci di far luce su questo enigma. Per il momento dobbiamo accontentarci delle congetture. Nel castello di Manta presso Cuneo, infine, si trova affrescato un mappamondo. Se la sua datazione e' corretta (primi del Cinquecento) esso mostra sorprendenti dettagli geografici. Si scorgono i profili dell'Europa e dell'Africa e, a sinistra, quelli delle Americhe! In piu', presso l'estremita' del Sudamerica si puo' ben vedere la Penisola Antartica, esplorata solo nel XIX secolo.. -
gheagabry.
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ANTARTIDE SENZA GHIACCIO
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