ANTARTIDE

Polo sud

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  1. gheagabry
     
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    Tra vent'anni non sarete delusi delle cose che avrete fatto ma da quelle che non avrete fatto.
    Allora levate l'ancora, abbandonate i porti sicuri, catturate il vento nelle vostre vele.
    Esplorate. Sognate. Scoprite.
    (Mark Twain)



    L'ANTARTIDE





    Situato agli antipodi dell’Europa e conosciuto come il luogo più freddo, secco e ventoso della Terra,
    il Continente Antartico è il più grande spazio incontaminato ancora esistente sul pianeta,
    l’ultima frontiera forse possibile.
    L'Antartide è un continente compreso quasi completamente nel circolo polare antartico ed è circondato dal mare e si trova nell'emisfero australe in completamente diverse, ma legati geograficamente e storicamente, il continente è ricoperto di ghiaccio per intero mentre il polo sud è un punto invisibile. L'Antaride si estende per 13.000.000 km quadrati per il 98% è ricoperto di ghiaccio e costituisce il 68% della riserva idrica del nostro pianeta. Poiché il continente è ricoperto di ghiaccio non è possibile riconoscere la morfologia, comunque si distinguono in Antartide occidentali che è costituito da isole, mentre L'Antartide orientale è tipicamente continentale. La penisola antartica è attraversata dalle Ande antartiche nella parte ovest e ad est dai Monti Trasantartici.
    La calotta polare crea dei tavolati detti ice-shelf; il ghiaccio raggiunge in media uno spessore di 2200 m, in alcune zone si raggiunge i 4700 m. Le temperature non raggiungono mai lo zero e scendono fino ai -90°c. La fauna soprattutto lungo le coste, è costituita da pinguini, foche, gabbiani, balene, orche, orse e otarie. Nell'interno i crostacei sono le uniche specie animali, la flora sono licheni, muschi e alghe.
    Nell'altopiano centrale la temperatura media annua è inferiore a – 50 °C, le coste e la penisola hanno temperature più elevate, durante l'estate, sulla costa la temperatura si avvicina agli - 0° C con punte di –15 °C, mentre nell'interno la temperatura è più bassa, durante l'inverno si raggiungono temperature che vanno da –15 °C a –30 °C, sulla costa mentre da -40 °C a –70 °C nell'interno il clima è secco e con poche precipitazioni in particolare sull'altopiano centrale dove si superano 10 mm annui di acqua equivalente.

    Il Polo Nord (Arktikos) era posto sotto la costellazione dell'Orsa Maggiore (il termine greco arktos significa orsa) e quindi la terra opposta fu chiamata Antarktikos, Antartide.





    .....nella storia....



    180 milioni di anni fa l'Antartide era unita all'Australia, all'Africa, al Sud America, all'India e alla Nuova Zelanda per formare il supercontinente Gondwana. La prova consiste nel fatto che in rocce antartiche sono stati trovati fossili di specie animali e vegetali che vivevano sul Gondwana : conifere (Glossopteris indica), felci (Dicroidium) e rettili terrestri (Lystrosaurus murray). I primi fossili di Glossopteris furono trovati da Edward Wilson, zoologo e responsabile scientifico dell'ultima spedizione di Robert Scott nel 1911-1912. Wilson fu uno dei quattro uomini che accompagnarono Scott al Polo e che morirono con lui sulla via del ritorno. I fossili furono ritrovati insieme ai corpi, in una tenda a soli 18 chilometri dal deposito di viveri One Ton Camp.
    140 milioni di anni fa inizia lo smembramento del Gondwana ; l'Antartide , formata da due componenti (una più grande , l'A. orientale e una più piccola l'A. occidentale), si sposta verso sud. Si apre il Passaggio di Drake, che separa il Sudamerica dalla Penisola antartica. Cento milioni di anni orsono l'A. si trova già in posizione polare. Sessanta di anni fa l'Antartide si separa dall'Australia ; si forma il mare di Tasmania.
    Da 40 milioni di anni l'Antartide si trova nella posizione attuale. La calotta dell'A. orientale si sarebbe formata intorno a 14 milioni di anni fa; quella dell'A. occidentale 9 milioni di anni fa. L'isolamento provoca la genesi di una corrente marina circumantartica e un drammatico raffreddamento del continente, che si copre di ghiacci. Il ghiaccio riflette l'80% dei raggi solari (albedo), percio' l'Antartide non si riscalda mai. Le regioni polari -Artide e Antartide- contribuiscono alla regolazione del clima planetario, attraverso processi che influenzano l'atmosfera e gli oceani.


    A differenza di altre masse terrestri continentali, l'esistenza dell'Antartide fu ipotizzata molto prima della sua scoperta. Infatti, sia Pitagora sia Aristotele ritenevano che il globo terrestre, per eccesso di peso nella parte superiore, si sarebbe sbilanciato sino a rovesciarsi se non ci fosse stata una considerevole massa di terra a equilibrarlo alla base.
    James Cook fu il primo ad attraversare il Circolo Polare Antartico nel 1773 ma circumnavigò l'Antartide senza mai avvistare la terra. Le osservazioni raccolte da Cook sull'enorme popolazione di foche e balene incoraggiarono l'arrivo a frotte di molte imbarcazioni per la caccia di questi animali; queste, in seguito, scoprirono quasi un terzo delle isole a sud dell'Antartide e dell'Oceano Pacifico.
    Nel gennaio 1820 il russo Fabian von Bellingshausen fu il primo ad avvistare l'Antartide. Egli lo descrisse come 'un campo di ghiaccio coperto da piccole colline'. Ma la sua impresa fu presa in considerazione soltanto 120 anni dopo, quando l'Unione Sovietica avanzò le sue rivendicazioni territoriali sull'Antartide.




    ............mito e leggenda......



    Qualcosa o qualcuno si agita nelle bianche distese del continente antartico; una presenza non umana, prigioniera di sogni indicibili. Ciò che scrivevano Edgar Allan Poe nel Gordon Pym e Howard Phillips Lovecraft ne Le Montagne della Follia non era semplice creazione letteraria; i Grandi Antichi vissero davvero nell’Antartide. Né sono fantasia i racconti degli indigeni Ona della Terra Fuoco sugli straordinari poteri dei loro stregoni o “kon”, capaci di ibernarsi nei ghiacci, e sfidare – praticamente – l’immortalità.
    Ne è convinto lo scrittore ed esoterista cileno Miguel Serrano (nato nel 1917), improbabile figura di fanatico nazista eppure poeta affascinante, convinto che Hitler sia stato l’ultimo avatar o incarnazione del dio Vishnu, e che abbia lasciato il suo corpo fisico per trasfigurarsi in un corpo immateriale, rifugiandosi – appunto – tra i ghiacci del Polo Sud…
    Come osserva Erwin Robertson, l’Antartide in se stessa è un mito; dunque il “mito antartico” di Serrano non è che una variante di un mito preesistente alla tradizione esoterica occidentale, già presente – secondo lui – nelle credenze del popolo che da migliaia d’anni vive più vicino a quel mistero: gli Ona della Terra del Fuoco.
    Sergio Fitz Roa dice “Serrano riporterà numerose leggende intorno al tema che ci interessa: le cronache delle guerre degli Onas (antichi abitanti della Terra del Fuoco), la leggenda della vergine dei Ghiacci, il continente Lemuria, il gigante di Poe e, ancora, la sfacciata idea che Adolf Hitler vive nel freddo antartico. E anche se a prima vista ci sembra non esistere alcuna relazione tra ciascuna di esse, vi è, dato che tutte queste leggende fanno riferimento ai misteriosi dimoratori dell’Antartide. Vi è qui un altro punto nel quale confluisce il pensiero di questi tre autori [cioè Poe, Serrano e Lovecraft]. Serrano conosce il racconto di Poe e riguardo al Gigante Bianco annota: ‘Poe conosceva la leggenda dei Selknam sugli Jon che abitano l’Isola Bianca...
    È il caso di notare che, negli ultimi decenni, alcuni autori hanno incominciato a ventilare la possibilità che sia esistita effettivamente un’antica civiltà nel continente antartico, che poi l’avanzata dei ghiacci avrebbe lentamente soffocato e le cui rovine giacerebbero, quindi, a migliaia di metri sotto la calotta glaciale del Polo Sud. Il primo ad avanzare questa ipotesi, a quanto ne sappiamo, è stato proprio uno studioso italiano, Flavio Barbiero, col suo libro Una civiltà sotto il ghiaccio che, negli anni Settanta, è passato praticamente inosservato; anche se, poi, le sue tesi sono state riprese in gran parte da due scrittori canadesi di successo, Rand e Rose Flem-Ath. Il libro di Barbiero recava una presentazione di Silio Zavatti, il quale confermava la sua straordinaria capacità di pensare in maniera indipendente rispetto ai dogmi dell’archeologia e della scienza accademica, mantenendo un’apertura epistemologica di trecentosessanta gradi pur essendo abituato, lui uomo di scienza, a muoversi sul solido terreno dei fatti. Il nucleo delle tesi dell’autore era che esistette un’antichissima civiltà primordiale, erede diretta di quella di Atlantide, che svolse il ruolo di centro di diffusione per le successive culture a noi note dell’antichità.


    Anche studiosi anglosassoni, come il professor Charles Hapgood, erano giunti a conclusioni analoghe, studiando il problema di alcune antiche carte geografiche che rivelano conoscenza “impossibili”, a meno di ammettere l’esistenza di una evoluta civiltà antidiluviana, padrona dei mari all’epoca in cui la morsa dei ghiacci con aveva ancora stretto l’Antartide, e dalla quale sarebbero derivate le conoscenze cartografiche e marittime altrimenti inspiegabili; si veda, per tutte, la celebre carta nautica dell’ammiraglio turco Piri Reis. Fantasie? Certo è che Miguel Serrano, così come Lovecraft e, forse, Poe, hanno dato voce poetica a una ipotesi che ora alcuni studiosi di formazione scientifica hanno ripreso con la massima serietà: che quanto oggi sappiamo sul continente antartico è solo una piccola parte della sua storia antichissima, misteriosa e affascinante; che forse vi fiorirono, prima dell’ultima glaciazione, le imponenti città di una razza evoluta; che forse qualcosa o qualcuno ancora vi si trova, in attesa di essere rivelato all’umanità.





    Nel mito nordico si narra che allorché il lupo Fenrir spezzò le catene che lo legavano egli "si scrollò e il mondo tremò: Il frassino Yggdrasil (l’asse del mondo) fù scosso dalle radici fino ai rami più alti. Le montagne si spaccavano, la terra perdeva la sua forma, e le stelle cadevano dal cielo". L’asse polare di allora, che addirittura secondo alcuni geologi pare avesse il suo punto nord alle Hawaii, venne divelto e la terra oscillò paurosamente prima di riprendere una nuova posizione, con nuovi poli. Immense nubi di polvere cosmica trattennero la radiazione solare così che quelli che oggi conosciamo come zone ghiacciate ( Antartide, la Siberia), ma che allora godevano di un clima temperato, subirono un subitaneo raffreddamento ( si spiegherebbero così i corpi dei mammut perfettamente conservati, con cibo ancora non digerito nello stomaco, scoperti in Siberia).



    E’ curioso come Platone, nei suoi "Timeo" e "Crizia", ponga la fine del favoloso continente atlantideo a circa 11000 anni fa, quindi una data compresa in quel lasso di tempo che gli scienziati concedono per l’ultimo scorrimento dei poli terrestri (10500-13000 anni fa).
    I pochi superstiti di questo mitico continente (che non sarebbe mai scomparso ma solo coperto eternamente dai ghiacci: l’Antartide) si sarebbero sparsi per il mondo ( ecco i vari mti dei semi-dei come Osiride, Oannes, Viracocha, Kukulkan, Quetzalcoatl) a spargere il seme delle loro conoscenze ai pochi, primitivi e impauriti sopravvissuti ( così andrebbe spiegato come mai l’agricoltura parve fiorire in tutto il mondo all’unisono circa 9000 anni fà) rifugiatisi sui punti più alti della Terra per sfuggire alle acque, costruendo così le basi per civiltà come quelle mesopotamiche, egizia, centroamericane, fornendo loro il bagaglio di conoscenze astronomiche ( la perfetta conoscenza da parte di Sumeri e Maya del nostro sistema solare è stupefacente se rapportato al fatto che alcuni pianeti li abbiamo scoperti solo in quest’ultimo secolo e con appropriata attrezzatura), ingegneristico (le piramidi, la Sfinge, Tiahuanaco, i blocchi di Baalbek, Teotihuàcàn, Macchu Picchu, Angkor), religioso e cartografico (le mappe di Pirì Reis, Buache, Mercator, Fineo, tutte mappe geografiche copiate da antichi documenti originali che hanno una sola caratteristica comune: le nozioni geografiche in esse rappresentate non erano disponibili, a quanto si crede, prima di ogni umana forma di civiltà a noi storicamente conosciuta).





    "È mezzanotte, e il sole indugia all’orizzonte, tingendo le nuvole dei colori intensi del tramonto che non viene. Il bianco del ghiaccio sfuma nel rosa e nell’arancio. Lo spettacolo è semplicemente meraviglioso.
    Mi invade un senso fortissimo di pace. Di fronte a questo gioco di luci, alle dune bianchissime carezzate dai barbagli caldi del tramonto, al silenzio e alla grandezza del paesaggio, tutto sembra più chiaro, quasi evidente. Quest’armonia fatta da nient’altro se non il semplice scorrere delle cose, l’interagire naturale degli elementi, ti fa ritrovare il ruolo che hai perso, dentro te stesso e nel mondo.
    Questa secondo me è la sensazione più preziosa dell’Antartide. Dimenticare se stessi. Dimenticare le proprie gioie e paure, i propri bisogni, le bassezze di tutti i giorni, i ruoli che ogni giorno dobbiamo vestire. Perdere tutte le sovrastrutture inutili che si sono ammassate nel corso dei secoli, dimenticare la propria stupida cultura, gli schemi di pensiero, l’intelletto, le buone maniere. Perdere la poetica letta troppe volte, i canoni del bello, del grandioso e magnifico. Polverizzare le proprie aspirazioni, i desideri, le speranze. L’Antartide ti restituisce alla dimensione primordiale dell’esistenza. È l’unico posto in cui ti senti perfettamente pulito, sgombro, nuovo e ti lasci riempire dalle sensazioni le più elementari.
    Niente ha più alcuna importanza se non l’attimo stesso che costituisce il presente. Si ha l’impressione che la vita vera sia qui, fra questi ghiacci senza fine....."

    Fabiano Busdraghi





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    Circa 100 milioni di anni fa, l'Antartide non era il deserto di ghiaccio che conosciamo, ma una distesa verde e rigogliosa di piante.
    A quel tempo, la calotta polare antartica era del tutto sciolta, e il polo sud non era altro che una foresta pluviale popolata da animali, dinosauri inclusi. Un vero e proprio clima sub-tropicale in cui, per diversi mesi all'anno, regnava la quasi oscurità.

    Per scoprire i segreti di questa antica foresta pluviale oggi tramutatasi in un deserto di ghiaccio, Jane Francis, dell'Università di Leeds, ha speso gli ultimi 10 anni in Antartide a raccogliere fossili di piante.

    "Credo che l'idea che l'Antartide fosse un tempo una foresta sia assolutamente allucinante" dice la Francis. "Diamo per scontato che l'Antartie sia sempre stato un deserto ghiacciato, ma la calotta di ghiaccio è apparsa solo recentemente nella storia geologica".

    Alcuni dei fossili di piante più interessanti, e che ci mostrano come fosse vasta ed estesa la foresta antartica, sono stati trovati sulle Montagne Transantartiche, e consistono in foglie e rametti di faggio datati a 3-5 milioni di anni fa, un periodo relativamente molto recente se si parla di tempi geologici.

    Questi fossili mostrano che una vera foresta tropicale è esistita quando i livelli di anidride carbonica nell'atmosfera erano più elevati di quelli attuali, e la Terra era sotto l'effetto di un enorme effetto serra globale.

    "Se si va indietro di 100 milioni di anni, l'Antartide era ricoperta da una lussureggiante foresta pluviale simile a quelle che si possono trovare oggi in Nuova Zelanda" spiega Vanessa Bowman, collega della Francis. "Troviamo comunemente interi tronchi fossilizzati che devono provenire da alberi davvero grandi".

    Una delle caratteristiche più bizzarre di questa foresta polare era il regime luminoso a cui era sottoposta: notte per tutto l'inverno, e luce per tutta l'estate.
    Questo regime ha costretto le piante ad adattarsi a lunghi periodi di oscurità in cui il cibo scarseggiava per via dell'impossibilità di compiere la fotosintesi.
    "Durante questi prolungati periodi di calda oscurità invernale, gli alberi consumavano le loro riserve di cibo" spiega David Beerling, professore dell'Università di Sheffield.


    Beerling ha studiato come alcune piante si siano potute adattare all'ambiente antartico di qualche milione di anni fa. Una di queste piante è il ginkgo, un vero e proprio fossile vivente le cui origini risalirebbero a circa 250 milioni di anni fa.
    "Quello che abbiamo fatto è stato far crescere questi alberi in serre oscurate in cui abbiamo potuto simulare le condizioni luminose dell'Antartide. Abbiamo inoltre aumentato temperatura e la concentrazione di anidride carbonica per farle combaciare con le antiche condizioni di crescita".

    Gli esperimenti di Beerling hanno dimostrato come gli alberi possano adattarsi molto bene a queste condizioni. Durante l'inverno, impossibilitati ad effettuare la fotosintesi per via dell'oscurità, consumavano le riserve di cibo accumulate durante l'estate, periodo in cui potevano eseguire processi fotosintetici per ben 24 ore al giorno. "Abbiamo scoperto che gli alberi producevano così tanto cibo durante l'estate...da causare un rallentamento della fotosintesi. Come risultato, non potevano sfruttare completamente la fotosintesi durante le lunghe estati calde".

    Ma uno degli aspetti più interesanti dell'Antartide di milioni di anni fa è il fatto che i dinosauri si adattarono perfettamente alle condizioni bizzarre della foresta pluviale polare. Thomas Rich, del Victoria Museum australiano, ha speso gli ultimi 20 anni a portare alla luce fossili di dinosari nell'Australia meridionale, regione posizionata giusto ad est della costa antartica circa 100 milioni di anni fa, e direttamente connessa con il polo sud.

    "Il solo scheletro di dinosauro che abbiamo trovato appartiene al Laellynasaurus. Quello che è veramente insolito in questa specie è il cranio. Indica che l'animale aveva lobi ottici allargati". Questo suggerisce che i dinosauri polari potrebbero aver posseduto una visione notturna molto sviluppata, ed essersi adattati alla perfezione ai lunghi periodi di oscurità.

    Il clima del sistema antartico sta velocemente cambiando, scaldandosi sempre più ogni anno che passa. Ritornerà l'antica foresta pluviale dove ora ci sono chilometri di ghiaccio? Nessuno può dirlo con certezza, anche per via del fatto che mancano i collegamenti tra Antartide e resto del mondo che, milioni di anni fa, consentirono a specie animali e vegetali di spostarsi verso la penisola. Di certo, l'Antartide custodisce ancora numerosissimi segreti sul suo passato tropicale, segreti che progressivamente stanno venendo alla luce.

    Secrets of Antarctica's fossilised forests
     
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    grazie Gabry
     
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  8. gheagabry
     
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    DAL VIAGGIO IN MONGOLFIERA


    BUONGIORNO...FELICE RISVEGLIO A TUTTI


    “Martedì ... La mongolfiera è pronta per partire, anche questa mattina .... abbiamo allestito una copertura speciale per arrivare nelle terre che oggi dovremo toccare … abbiamo gli occhi e il cuore pieni della meraviglia incontrata in questo meraviglioso continente che è l’America del Sud … oggi scenderemo dalla Terra del Fuoco, ancora più a Sud fino ad arrivare in Antartide … Buon risveglio amici miei … inizia una nuova tappa di questo meraviglioso viaggio …"


    (Claudio)



    ANTARTIDE ... DOVE SEMBRA FINIRE ... IL MONDO …



    "....Fra i sassi neri della riva s'arrestano curiosi i pinguini, ma Jonathan mi fa fretta...mi precede fra le rocce sgombre di neve dove la sua tribù sta covando...si posa dolcemente fra mille gabbiani acquattati, una macchia grigia brontolante. Si trova a suo agio... chiacchiera con gli uccelli che lo ascoltano attenti. Narra di questo straniero che è giunto da molto lontano. Ha lasciato il tempo invernale dell'Italia ... verso il freddo di Ushuaia... sino a calpestare questi sassi neri, tenue barriera fra il ghiaccio e il mare...Qualche gabbiano si alza in volo ma è sempre lui il protagonista della scena che scivola sulla scia dello Zodiac che mi riporta al rompighiaccio. Non so dove trascorra la notte, ma alle quattro del mattino, quando i pochi raggi del sole che si fan largo fra la nuvolaglia incendiano le pareti degli icebergs, è lì, sopra la poppa ...sbarcherò sull'isola dei pinguini...scuote la testa e, brontolando, mi dice che ha una certa diffidenza nei confronti di questi signorini in frak che starnazzano di continuo....li giudica curiosi, petulanti...saltellano goffamente da un sasso all'altro.....A volte si accucciano sulla neve per scivolare dall'erto pendio, a volte s'ergono fieri ed impettiti in un passeggio scomposto e senza meta...si snodano in una strana processione...e si esibiscono in mille buffe pose.."
    [...]"..Jonathan è là, maestoso sulla rupe più alta...la nebbia è ancor più fredda e la temperatura è ben sotto lo zero...la neve scende larga e silente e mi ricorda d'un tratto il Natale.. da bambino...Narra di uomini che in tempi lontani sono giunti sin qua dove il mondo finisce. Sono storie che la sera i gabbiani si raccontano prima di addormentarsi sui sassi scuri della riva o dondolandosi sull'onda nera, vicende rimbalzate da mille generazioni...parla di audaci alla ricerca del polo, di navigli di legno prigionieri dei ghiacci.. di tele bianche lacerate dai venti impazziti... di sonni inquieti in tende fragili scosse dai venti...mi chiede quale sia l'arcano desiderio che spinge l'uomo a calpestare ghiacci eterni e ostili."[...]"Gli racconto di grandi imprese, di uomini giunti sin sulla luna, di altri che han vinto senza maschere di ossigeno le vette più ardite della terra, di gente... percorrere sentieri antichi e sempre nuovi, di voler toccare con mani ansiose terre lontane e incerte. Vorrei essere come Jonathan: coperto di piume lunghe e leggere e librarmi in alto, oltre le nevi, oltre i ghiacciai, oltre le vette dell'Antartide..."[....]"Il mare è tappezzato da poligoni bianchi e montagne di ghiaccio che paiono immobili...rocce scure dalle forme variegate s'innalzano sino a toccarci e a disturbare il volo e un arcobaleno improvviso ci abbraccia e ci inghiotte nei suoi colori violenti....Jonathan, sollevandomi ancora più in alto, mi indica piccole fragili case di legno nascoste fra baie bianche venate dai crepacci azzurri del ghiacciaio che a volte si spacca con gemiti e fragori violenti...immensi icebergs dalle forme fantasiose..ai riflessi del sole che per pochi attimi li sferza violento....A volte il volo si posa accanto ai nidi dei cormorani dagli occhi blu, alle grosse foche pasciute che sonnecchiano sbuffando all'intruso, ai leoni ed elefanti di mare ...Più in là, oltre la riva, due balene si rincorrono in armonica danza rompendo il mare in mille spruzzi e schiere di pinguini cavalcano le onde "[...]
    "Ritorno da dove il mondo finisce, dalla "fine del mondo" come recita un cartello al porto di Ushuaia, da dove il mondo è sopra i miei piedi, dal sesto continente, da una cartolina dove lo spettacolo supera la fantasia più sfrenata, dove nessuno ha ancora modificato o sconvolto..niente"
    tratto dal diario di viaggio di Camillo

    "...l’Antartide mi cinge come in un mantello bianco...siamo circondati di montagne che stanno diventando rosa all’alba...
    Improvvisamente, con un assordante frastuono, un blocco di ghiaccio si stacca dal fronte del ghiacciaio, dando vita ad un nuovo iceberg ...Costeggiamo enormi e maestosi iceberg al confronto dei quali la nostra nave diventa piccola e indifesa. Incontriamo da vicino foche leopardo che si fanno trasportare comodamente dal ghiaccio come fossero a bordo di un autobus in città, megattere e balene che nuotano intorno a noi, orche, colonie di pinguini con i loro piccoli, foche elefante ed uccelli skua....Un incontro con due megattere in vena di giocare con il nostro gommone... sono emerse con la testa per guardarci, ci hanno dato dei colpi di coda forse per verificare la stabilità di quello strano oggetto galleggiante o più semplicemente per gioco... abbiamo annusato il loro respiro e ascoltato i loro suoni misteriosi."

    “Solo qui ho avuto la sensazione di perdermi completamente in un paesaggio dell’anima dove visione e sentimento non litigano tra loro. Davanti a me sfilano ancora le trasparenze delle acque, le ombre azzurre e inquietanti degli iceberg, le surreali forme della solitudine bianca, gli spettacoli di colori e luci che qualche imperscrutabile architetto della natura ha allestito per il nostro godimento… Ho sempre pensato che il paesaggio sia un fatto interiore, una dimensione dello spirito... In Antartide la natura si riappropria completamente del suo tempo e lo lascia scorrere a modo suo: lentamente ma incessantemente, segnato solo dal variare delle forme che compongono e ricompongono i paesaggi."
    Tito Barbini


    ..............................................................


    ... Un’immensa distesa di acqua si distende sotto di noi perdendosi all’orizzonte … un vento frizzante sospinge la mongolfiera che vola verso l'africa ... verso colori ed emozioni nuove ed antiche come quelle dell’antico continente africano …


    ............................................................







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    Pinguini imperatore








    STRANI GIOCHI ATMOSFERICI IN ANTARTIDE....L'AURORA aurora%20blu2





    L'Antartide


    è il continente più meridionale della Terra e comprende le terre e i mari che circondano il Polo Sud. Situato nell'emisfero australe a sud del Circolo polare antartico è circondato dai mari antartici. Con una superficie complessiva di circa 14 milioni di km² è il quinto continente in ordine di grandezza, dopo Asia, Africa, America settentrionale e America meridionale. Il 98% del suo territorio è completamente coperto da ghiacci con uno spessore medio di 1600 metri. È, in media, il luogo più freddo della Terra e con le maggiori riserve di acqua dolce del pianeta. Il territorio presenta la più alta media altimetrica sul livello del mare di tutti i continenti.[2] L'Antartide è considerato un deserto, con precipitazioni annue di soli 200 mm lungo la costa, e molto meno nelle regioni interne.[3] Il continente non è abitato permanentemente da nessuna popolazione umana, ma nonostante ciò si contano, durante l'anno, tra le 1000 e le 5000 persone che risiedono nelle varie stazioni di ricerca sparse in tutto l'Antartide. Qui sopravvivono solo piante ed animali che si sono adattati al clima rigido, tra cui pinguini, foche, muschi, licheni, e molti tipi di alghe.


    Il mare di Bellingshausen





    La terra di Ellsworth




    Mare di Amundsen




    Terra di Marie Byrd




    Terra Adelia





    Picco Ongal, Montagne di Tangra






    La Marcia dei Pinguini
    "La marcia dei pinguini" emana il grande amore per la Natura che contraddistingue la carriera di Luc Jacquet.
    .....................................
    Egli definisce la specie protagonista della pellicola - il pinguino imperatore - un popolo "maledetto": per trovare un luogo riparato adatto a riprodursi affronta il deserto polare, al confine della vita. In una sorta di azione coordinata, i pinguini "sbarcano" tutti nell'arco di tre giorni, finchè uno comincia a camminare, ed è il segnale. Guidati da campi magnetici terrestri ed astri nel cielo, essi marciano 20 giorni anche per 200 chilometri, raggiungendo dalla notte dei tempi sempre la stessa meta.
    Deposte le uova, le femmine ripartono a cercare cibo ed i maschi covano per due mesi, in un inverno dalla temperatura fino a - 100° tra nevicate, tormente di vento, buio, fame e predatori di pulcini alla schiusa. Per resistere in tali condizioni si ammassano, e per non lasciare sempre gli stessi all'esterno, lentamente il gruppo ruota a spirale.
    Molti di loro non sopravvivono, ciò spiega il dislivello numerico tra i sessi e i duelli tra femmine per conquistare un compagno. Non solo, ma se muore il proprio piccolo, alcune impazziscono e cercano di sottrarne uno alle altre.
    In una vera e propria Odissea, ci conduce insieme a loro una musica di echi e suoni cristallini davanti alle distese bianche, di trombone quando sottolinea la goffaggine, di delicata e sensuale voce femminile (Emilie Simon) nella danza nuziale.
    Federico Raponi