AURORE BOREALI

ASTRONOMIA

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  1. gheagabry
     
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    L'intera cupola del cielo notturno è inondata di colori: cascate di giallo, verde e sfumature cremisi girano attorno a un punto oscuro sopra di me. Mentre cadono in ampi raggi, mutano e brillano, a volte più intensamente, a volte meno e poi di nuovo con forza. È come guardare fin dentro al cuore di un fiore di luce gloriosa i cui petali si increspano per una brezza che non è possibile avvertire, come un respiro proveniente dall'aldilà....sembrava una magia, anche se la scienza ne ha svelato il mistero: si trattava di particelle cariche elettricamente che dal Sole facevano brillare i gas nella parte più esterna.



    LE AURORE BOREALI






    Le aurore boreali, un affascinante fenomeno tipico dei due poli che si sviluppano e a una distanza dalla terra tra i 100 e i 3.000 chilometri!
    In scandinavo sono chiamate "Nordlys, la luce del Nord" e interessano sia l’area del Polo Nord che quella del Polo Sud. E’ in fenomeno naturale, uno spettacolo della natura provocato…dal sole! Più precisamente dal vento solare che trasporta particelle elettricamente cariche: quando entrano nell’atmosfera terrestre si dirigono verso i due poli e formano l’aurora boreale al loro contatto con le molecole presenti nell’atmosfera. Le diverse colorazioni dipendono dal tipo di molecole presenti nell’atmosfera terrestre al momento dell’impatto con le particelle del vento solare.
    L’emissione aurorale più comune è una luce verde-biancastra con la lunghezza d’onda di 557,7 nanometri, che è emessa da atomi di ossigeno.
    Una bella emissione rosa è prodotta da molecole eccitate di azoto.
    Diversi atomi e molecole presenti nella ionosfera danno origine a emissioni aurorali delle lunghezze d’onda dell’estremo ultravioletto, dell’ultravioletto e dell’infrarosso, che non possono essere osservate da terra perché vengono assorbite dall’atmosfera.
    Tre sono i principali aspetti che influenzano il colore dell'aurora: i gas che compongono l'atmosfera, l'altezza alla quale si sviluppano e l'energia posseduta dalle particelle del vento solare.



    ... nella storia....





    La descrizione e la spiegazione del fenomeno aurorale ha messo a dura prova gli intelletti più acuti di tutti i tempi, infatti ci sono voluti più di venticinque secoli perché, a partire dalle prime ipotesi sull’origine del fenomeno, si riuscisse ad arrivare a una definizione corretta.
    I primi audaci tentativi risalgono al V secolo a.C., quando filosofi greci e latini, quali Ippocrate, Aristotele, Seneca e Plinio il Vecchio, cominciarono a indagare sull’origine di questo misterioso fenomeno che d’improvviso riempiva il cielo di vivaci fiamme colorate. Alcuni facevano appartenere le aurore al gruppo delle comete, altri alle meteore altri ancora ad altri fuochi celesti.
    Ci si potrebbe chiedere come mai i filosofi dell’antichità avessero potuto conoscere le aurore, visto che vivevano in regioni dove gli avvistamenti sono rari se non rarissimi.
    Ma è probabile che a quell’epoca le aurore fossero visibili più a sud di oggi, in quanto è dimostrato che il polo magnetico terrestre a quell’epoca si trovava più a sud dell’attuale.
    Tra le principali interpretazioni possiamo trovare quella di Ippocrate che nel V secolo a.C. circa affermò che si producessero in seguito alla riflessione della luce solare e quella del greco Annassimene che nel 450 a.C. suppose che le aurore fossero causate da vapori ardenti che cadevano dal cielo e si accumulavano sulle nuvole fino a incendiarsi.
    Aristotele, Seneca e Plinio invece si limitarono a darne semplicemente una descrizione o a raccontarne un aneddoto.
    Aristotele in una lettera scritta nel 349 a.C. aveva descritto le rare aurore di colore rosso sangue, alcune immobili altre che guizzavano a notevole velocità, alcune che tremolavano e si spegnevano e altre che indugiavano nel cielo. Le aveva chiamate “fiaccole”, “abissi”, “piccoli raggi”, “recipienti tondi” e nel più erudito Metereologica “capre saltanti”.
    Seneca tra il 62 e il 65 d.C. nelle Naturales Questiones (Liber I, XV 5-6) racconta che:
    « Tra questi fenomeni (meteore ingnee) puoi mettere anche ciò che spesso leggiamo nelle storie, cioè che il cielo è apparso infuocato e il suo fiammeggiare è talvolta così alto da sembrare proprio in mezzo alle stelle, talvolta così basso da avere l’aspetto di un incendio lontano. Sotto il regno di Tiberio Cesare (37 a.C.) le coorti (corpo dei vigili del fuoco, fondato da Augusto dopo l’incendio del 23 a.C.) accorsero in aiuto alla colonia di Ostia come se fosse in fiamme mentre si trattava di una vampa celeste brillante durata gran parte della notte, di un fuoco grasso e fumoso. Per queste meteore nessuno dubita che posseggano realmente la fiamma che mostrano: esse sono fatte di una sostanza ben determinata. »
    Plinio il Vecchio nel 77 d.C. nelle Historiae naturalis (Liber II, 27) dice:
    « ... vi è qualcosa che pare sangue, e il più terribile fenomeno fra quelli che spaventano i mortali: un incendio che dal cielo cade sulla Terra, come avvenne al terzo anno della 107a Olimpiade (349 a.C.), mentre il re Filippo sconvolgeva la Grecia. Ora io penso che tutti questi eventi sorgano in tempi prefissati per forza naturale, come del resto ogni cosa, e non hanno quindi (come ritiene la maggior parte) motivazioni svariate, che si possono escogitare aguzzando la mente; è vero che sono stati forieri di disastri, ma io stimo non che i fatti siano accaduti perché quelle manifestazioni li avevano anticipati, ma, all’opposto, che quei fenomeni sono nati perché quei fenomeni stavano per verificarsi. Comunque la loro rarità ne oscura la comprensione, ed è per questo che le meteore non si conoscono nella misura in cui sono noti il sorgere delle stelle e le eclissi... e varie altre cose... »
    Un’altra testimonianza antica, scritta in Cina nel 208 a.C., sull'aurora dice:
    «Durante la notte, sono state avvistate nuvole luminose, bianche e dorate, con lunghe strisce di luce che infiammavano le colline. Alcuni pensano che sia la spada celeste ma altri credono si tratti di una profonda voragine con un grande fuoco che arde nel cielo...»
    Un accurato resoconto sulle luci del nord compare per la prima volta in un poema epico Norreno anonimo scritto nel 1220-1230 circa, intitolato Kongespeil (Lo specchio del re). Infatti per la prima volta le Nordurljos (luci del Nord) venivano descritte come un fenomeno naturale.
    Durante il Medioevo si era diffusa in tutta Europa la percezione dell'aurora come messaggio di sventura o di punizione divina. In particolare la spaventosa visione della sfera celeste che si accendeva di rosso intenso, aveva spinto gli osservatori a credere che il fenomeno preannunciasse guerre, pestilenze e terremoti.
    Nel tempo, fino all’età moderna, numerosi avvenimenti furono associati all’apparizione delle aurore. Nel 44 a.C. un’aurora preannunciava l’assassinio di Giulio Cesare; nel 566 d.C. veniva prevista l’invasione dei Longobardi in Italia, avvenuta nel 569; la morte di Thomas Becket avvenuta nel 1170 fu anticipata da una manifestazione aurorale; il 15 gennaio 1192 preannunciò la carestia che scoppiò in Europa nel 1192; l’8 ottobre 1728 era preavviso del terremoto verificatosi in Sicilia e in Inghilterra; infine uno degli ultimi avvenimenti associati all’avvistamento di un’aurora, fu lo scoppio della II Guerra Mondiale, preannunciata il 25 gennaio 1938 da un’aurora color rosso intenso visibile in gran parte d’Europa.
    Solo nei primi anni del Novecento, grazie ai contributi di numerosi scienziati che a partire dal Seicento cominciarono a fare luce sui misteri che l’aurora celava dietro la sua origine, si è riusciti a scoprire che essa si genera in seguito all’interazione tra le particelle del vento solare con i gas che compongono l’alta atmosfera terrestre. Si dissolsero così tutte le superstizioni che la loro inspiegabile origine aveva creato.




    ....mitologia....



    A causa del loro carattere misterioso ed inspiegabile le aurore sono state spesso origine di miti e superstizioni curiose e diverse.
    I vichinghi pensavano che i suoi colori derivassero dalla luce che si rifletteva sugli scudi delle Walchirie. Esse erano le messaggere del dio Odino che arrivavano dal Walhalla in sella ai loro cavalli per designare coloro che sarebbero stati uccisi in battaglia. Una volta nel Walhalla, le Walchirie portavano corni colmi di birra agli Einherjar, i guerrieri uccisi.Le striature luminescenti erano le loro lance, le scintille intermittenti i riflessi dei loro scudi e i loro archi i Bfröst (arcobaleno), il mitico ponte attraverso il quale le anime dei defunti passavano nell'aldilà. I bagliori che si osservavano in cielo segnalavano che le messaggere erano al lavoro, indice di una battaglia in atto da qualche parte.
    Gli eschimesi della Groenlandia e del nord del Canada ritenevano invece che esse rappresentassero il regno dei morti. Quando le loro luci cambiavano velocemente voleva dire che dei loro amici stavano provando a mettersi in contatto con i loro familiari in vita. Un'altra leggenda diceva che erano provocate dagli spiriti che giocavano a palla con un cranio di tricheco. I movimenti di queste luci, che attraversavano il cielo, erano la prova delle lotte tra questi spiriti. Questo popolo credeva inoltre che fischiando le aurore si sarebbero avvicinate a loro, mentre battendo le mani si sarebbero allontanante. Alcune tribù ritenevano che fossero di cattivo auspicio: quando le vedevano andavano in giro con le armi in pugno, come se ci fosse un nemico in agguato. Un detto affermava che chi le osservava a lungo diventava pazzo.
    Per i lapponi , l'aurora boreale era un fenomeno potente e spaventoso. Indicava infatti la presenza di messaggeri di Dio, creature da rispettare e temere.
    Credevano che gesti come fischiare, agitare fazzoletti o far tintinnare campanelli spingessero l'aurora ad attaccare i trasgressori.
    Se temevano di aver suscitato le ire delle aurore boreali cantavano più volte una filastrocca:
    « L'aurora boreale,
    l'aurora boreale
    tremola, tremola
    martello nella gamba
    corteccia di betulla nella mano. »
    Il martello simboleggiava la vendetta degli angeli quando qualcuno mancava di rispetto a Dio, mentre la corteccia di betulla creava le fiamme con cui venivano inceneriti i profanatori.
    Secondo i danesi erano dovute ad un gran numero di cigni che volando verso nord venivano intrappolati nel ghiaccio polare e ogni volta che sbattevano le loro ali, nel tentativo di liberarsi, generavano riflessioni.
    Secondo la mitologia finlandese erano un fiume di fuoco (Rutja) che delimita i regni della vita e della morte.
    Per gli islandesi rappresentava gli spiriti di coloro che non erano felici di essere morti e cercavano di comunicare con i familiari ancora in vita. Quando l'aurora splendeva non si tagliavano mai i capelli e non si avventuravano mai all'esterno senza berretto per paura di vedersi bruciare la chioma.
    Per gli Inuit canadesi la terra era piatta ed il cielo era un'immensa cupola formata da un materiale duro punteggiato da molti piccoli fori attraverso i quali si potevano vedere le stelle quando era buio. Un sottile ponte univa il nostro mondo con l'aldilà e i morti erano guidati nel cammino da spiriti dotati di fiaccole luminose.
    Secondo gli Inuit della Groenlandia le aurore “Quigyat” erano gli spiriti dei bambini deceduti di morte violenta o nel giorno del loro compleanno. Altri Inuit pensavano che le aurore fossero infauste e per respingerle agitavano i coltelli taglienti o le scagliavano contro urina e feci di cane.
    Gli Inuit dell'Alaska, all'apparire di queste luci, nascondevano i loro figli perché credevano che se un bambino le indicava durante la loro apparizione esse venivano e lo portavano via per strappargli la testa e giocare con essa.
    Secondo gli indiani del nord degli Stati Uniti nella direzione del vento del nord vivevano i Manabai'wok. Essi sono nostri amici ma noi non li possiamo vedere. Sono dei giganti cacciatori e pescatori e tutte le volte che escono con le loro torce a pescare con la fiocina noi lo veniamo a sapere poiché il cielo brilla e indica il luogo in cui si trovano.
    Gli indiani Athabaska ritenevano che le aurore fossero i riflessi della danza del fuoco di folletti.
    Per gli aborigeni australiani erano prodotte da una danza degli dei. Di generazione in generazione, avevano continuato a diffondersi altre curiose credenze: l'aurora boreale era il riverbero di argentei banchi di aringhe che nuotavano vicino alla superficie dell'acqua, la luce che rimbalzava contro i dondolanti iceberg del mare polare oppure il riflesso del Sole sulle piume delle oche migratrici.


    ......nell'arte.....



    Lo spettacolo naturale tanto splendido e fiabesco dell’aurora non ha potuto che esaltare la fantasia e la creatività artistica di pittori e poeti che hanno trovato in essa una fonte di ispirazione.
    Numerosi sono i pittori che sono riusciti a immortalare nelle proprie tele questo fenomeno che lascia tutti senza fiato e stupefatti..come Robin Street-Morris e Fridtjof Nansen

    Ci sono però anche artisti che, sopraffatti di fronte a una tale meraviglia, si sono ritrovati impossibilitati a descrivere e disegnare questo l’aurora perché come afferma benissimo il norvegese Theodore Caspari:
    «Nessuna matita può disegnarle, nessun colore può dipingerle e nessuna parola può descriverle in tutta la loro bellezza».



    « Deboli accenni di bande colorate appaiono nel buio cielo notturno.
    Si rovesciano pigramente qua e là, acquistando velocità,
    e i colori diventano più brillanti e pronunciati.
    I nastri increspati solcano il cielo in una rapida esultante danza… »

    da “Nastri di luce danzante” di Annalisa Ronchi



     
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  2. gheagabry
     
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  3. giuvi43
     
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    grazie Gabry, queste cose mi hanno sempre affascinato...
     
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  4. gheagabry
     
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    aurora-lofoten-islands-norway_69810_600x450

    Aurora in Lofoten Islands, Norway
    Photograph by Kevin Gorton, National Geographic Your Shot

     
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3 replies since 4/2/2011, 01:54   6235 views
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