Il carnevale....

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    Il carnevale è una festa che si celebra nei paesi di tradizione cristiana (soprattutto in quelli di tradizione cattolica). I festeggiamenti si svolgono spesso in pubbliche parate in cui dominano elementi giocosi e fantasiosi; in particolare, l'elemento distintivo e caratterizzante del carnevale è l'uso del mascheramento.





    Origini e storia


    Benché facente parte della tradizione cristiana, i caratteri della celebrazione carnevalesca hanno origini in festività ben più antiche, come ad esempio le dionisiache greche (le antesterie) o i saturnali romani, che erano espressione del bisogno di un temporaneo scioglimento dagli obblighi sociali e dalle gerarchie per lasciar posto al rovesciamento dell'ordine, allo scherzo ed anche alla dissolutezza. Da un punto storico e religioso il carnevale rappresentò, dunque, un periodo di festa ma soprattutto di rinnovamento, seppur per lo più simbolico, durante il quale il caos sostituiva l'ordine costituito, che però una volta esaurito il periodo festivo, riemergeva nuovo o rinnovato e garantito per un ciclo valido fino all'inizio del carnevale seguente. Il ciclo preso in considerazione, è in pratica, quello dell'anno solare.
    Nel mondo antico anche le feste in onore della dea egizia Iside comportavano la presenza di gruppi mascherati, come attesta lo scrittore Lucio Apuleio nelle “Metamorfosi” (libro XI). Presso i Romani la fine del vecchio anno era rappresentata da un uomo coperto di pelli di capra, portato in processione, colpito con bacchette e chiamato Mamurio Veturio[2]. Durante le antesterie passava il carro di colui doveva restaurare il cosmo dopo il ritorno al caos primordiale.[3] In Babilonia poco dopo l'equinozio primaverile veniva riattualizzato il processo originario di fondazione del cosmo , descritto miticamente dalla lotta del dio salvatore Marduk con il drago Tiamat. Durante queste cerimonie si svolgeva una processione nella quale erano allegoricamente rappresentate le forze del caos che contrastavano la ri-creazione dell'universo. Si trattava di un periodo di passaggio di cui il transito degli astri era considerato la manifestazione. Nella processione vi era anche un carro a ruote sul quale stavano le allegorie del dio Luna o del dio Sole.
    Il noto storico delle religioni Mircea Eliade scrive nel saggio Il Mito dell'Eterno Ritorno: "Ogni Nuovo Anno è una ripresa del tempo al suo inizio, cioè una ripetizione della cosmogonia. I combattimenti rituali fra due gruppi di figuranti, la presenza dei morti, i saturnali e le orge, sono elementi che denotano che alla fine dell’anno e nell’attesa del Nuovo Anno si ripetono i momenti mitici del passaggio dal Caos alla Cosmogonia"[6]. Più oltre Eliade (op.cit, p. 78) afferma che “allora i morti potranno ritornare, poiché tutte le barriere tra morti e vivi sono rotte (il caos primordiale è riattualizzato) e ritorneranno giacché in questo momento paradossale il tempo sarà annullato ed essi potranno di nuovo essere contemporanei dei vivi"[7]. Le cerimonie carnevalesche, diffuse presso i popoli Indoeuropei, mesopotamici, nonché di altre civiltà hanno perciò anche una valenza purificatoria e dimostrano il "bisogno profondo di rigenerarsi periodicamente abolendo il tempo trascorso e riattualizzando la cosmogonia"[8].
    Eliade sottolinea pure che "la restaurazione del caos primordiale, in quanto tale, precede ogni creazione, ogni manifestazione di forme organizzate" e che "sul livello cosmologico l'orgia corrisponde al Caos o alla pienezza finale; nella prospettiva temporale, l'orgia corrisponde al Grande Tempo, all'"istante eterno", alla non - durata. La presenza dell'orgia nei cerimoniali che segnano divisioni periodiche del tempo, tradisce una volontà di abolizione integrale del passato mediante l'abolizione della Creazione. La "confusione delle forme" è illustrata dallo sconvolgimento delle condizioni sociali (nei Saturnali lo schiavo è promosso padrone, il padrone serve gli schiavi; in Mesopotamia si deponeva e si umiliava il re, ecc.), dalla sospensione di tutte le norme, ecc. Lo scatenarsi della licenza, la violazione di tutti i divieti, la coincidenza di tutti i contrari, ad altro non mirano che alla dissoluzione del mondo - la comunità è l'immagine del mondo - e alla restaurazione dell'illud tempus primordiale ("quel tempo", il Grande Tempo mitico e a - storico delle origini; N.d.R.), che è evidentemente il momento mitico del principio (caos) e della fine (diluvio universale o ekpyrosis, apocalisse). Il significato cosmologico dell'orgia carnevalesca di fine anno è confermato dal fatto che al caos segue sempre una nuova creazione del Cosmo".
    Il carnevale si inquadra quindi in un ciclico dinamismo di significato mitico: è la circolazione degli spiriti tra cielo, terra e inferi. Il Carnevale riconduce ad una dimensione metafisica che riguarda l’uomo e il suo destino. In primavera, quando la terra comincia a manifestare la propria energia, il Carnevale segna un passaggio aperto tra gli inferi e la terra abitata dai vivi (anche Arlecchino ha una chiara origine infera). Le anime, per non diventare pericolose, devono essere onorate e per questo si prestano loro dei corpi provvisori: essi sono le maschere che hanno quindi spesso un significato apotropaico, in quanto chi le indossa assume le caratteristiche dell' essere " soprannaturale " rappresentato. Queste forze soprannaturali creano un nuovo regno della fecondità della Terra e giungono a fraternizzare allegramente tra i viventi . Alla fine il tempo e l'ordine del cosmo , sconvolti nella tradizione carnevalesca, vengono ricostituiti (nuova Creazione) con un rituale comprendente la lettura di un "testamento” e il "funerale" del carnevale il quale spesso comporta il bruciamento del "Re carnevale" rappresentato da un fantoccio (altre volte l 'immagine - simbolo del carnevale è annegata o decapitata). Tale cerimonia avviene in molte località italiane, europee ed extraeuropee (sulla morte rituale del carnevale si veda anche Il Ramo d'Oro di James George Frazer).
    È interessante altresì notare che vari significati cosmologici del Carnevale erano presenti anche nel Samhain celtico.
    Nel XV e XVI secolo, a Firenze i Medici organizzavano grandi mascherate su carri chiamate “trionfi” e accompagnate da canti carnascialeschi, cioè canzoni a ballo di cui anche Lorenzo il Magnifico fu autore. Celebre è il Trionfo di Bacco e Arianna scritto proprio da Lorenzo il Magnifico. Nella Roma del governo papalino si svolgevano invece la corsa dei barberi (cavalli da corsa) e la "gara dei moccoletti" accesi che i partecipanti cercavano di spegnersi reciprocamente.
    La parola carnevale deriva dal latino "carnem levare" ("eliminare la carne")poiché anticamente indicava il banchetto che si teneva l'ultimo giorno di carnevale (martedì grasso), subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima.
    Quanto all'etimologia, " il termine deriva da carne-(le)vare, con dissimilazione della seconda -r- in -l- , riferito alla vigilia della Quaresima giorno in cui era interdetto l'uso della carne ". Le prime testimonianze dell'uso del vocabolo "carnevale" (detto anche "carnevalo") vengono dai testi del giullare Matazone da Calignano alla fine del XIII secolo e del novelliere Giovanni Sercambi verso il 1400.






    I Carnevali "maggiori"

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    Il Carnevale di Venezia, il Carnevale di Viareggio, il Carnevale di Verona e lo Storico Carnevale di Ivrea sono considerati tra i più importanti al mondo. La loro fama, difatti, travalica i confini nazionali e sono in grado di attrarre turisti sia dall'Italia che dall'estero. Il Carnevale più lungo d'Italia è però quello di Putignano. Il Carnevale di Venezia è conosciuto per la bellezza dei costumi, lo sfarzo dei festeggiamenti nella magica atmosfera della Laguna e consta di diversi giorni fitti di manifestazioni di svariato tipo: mostre d'arte, sfilate di moda, spettacoli teatrali ecc. Il Carnevale di Viareggio è uno dei più importanti e maggiormente apprezzati carnevali a livello internazionale. A caratterizzarlo sono i carri allegorici più o meno grandi che sfilano nelle domeniche fra gennaio e febbraio e sui quali troneggiano enormi caricature in cartapesta di uomini famosi nel campo della politica, della cultura o dello spettacolo, i cui tratti caratteristici, specialmente quelli somatici, vengono sottolineati con satira ed ironia. I carri, che sono i più grandi e movimentati del mondo, sfilano lungo la passeggiata a mare viareggina, un viale di oltre tre chilometri che si snoda tra la spiaggia e gli edifici di stile liberty che si affacciano sul mar Tirreno. Il Carnevale di Verona risula essere uno dei più antichi tant'è che la maschera principale della città, il Papà del Gnocco, nata nel 1531 è la più antica al mondo e viene festeggiata apunto il Venere Gnocolar con la sfilata dei carri nel centro cittadino. Lo Storico Carnevale di Ivrea, famoso per il suo momento culminante della Battaglia delle Arance,è invece considerato uno tra i più antichi e particolari al mondo, seguendo un cerimoniale più volte modificatosi nel corso dei secoli. L'intero carnevale ha il pregio di rappresentare, sotto forma di allegoria, la rivolta dei cittadini per la libertà dal tiranno della città, probabilmente raineri di Biandrate, ucciso dalla Mugnaia su cui si apprestava ad esercitare lo jus primae noctis. Fu quell'evento a innescare la guerra civile rappresentata dalla battaglia tra il popolo e le truppe reali che viene rievocata durante il carnevale, dove le squadre di Aranceri a piedi (ossia il popolo) difendono le loro piazze dagli aranceri su carri (ossia l'esercito) a colpi di arance a rappresentare le frecce, mentre tra le vie della città sfila il corteo della Mugnaia che lancia dolci e regali alla popolazione. La Puglia è la regione italiana con il maggior numero di manifestazioni abbinate alla lotteria nazionale del carnevale: il già citato Carnevale di Putignano, Carnevale di Massafra, Carnevale di Gallipoli, Carnevale Dauno a Manfredonia.
    Carnevaleviareggio


    Edited by gheagabry1 - 17/9/2018, 20:28
     
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    IL CARNEVALE DI VIAREGGIO




    Le origini del carnevale




    «Salutiamo il Carnevale Ch'è rumore, ch'è follia, l'universa frenesia che rinascere ci fa.[...]»

    (da "Il Carnevale a Viareggio" (Su la coppa di champagne),L. Maffei)

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    In una fredda mattina del febbraio del 1873, un gruppo di ragazzi, appartenenti alla cosiddetta "Viareggio bene", seduti ai tavoli del caffè del Casinò, stanchi delle "solite" feste da ballo, nei "soliti" salotti, ebbero un'idea tanto semplice, quanto straordinaria: festeggiare il carnevale, in maniera "diversa", all'aperto, con un corteo di carrozze addobbate (antenate degli attuali carri di cartapesta).
    Detto fatto: il martedì grasso del 1873, a Viareggio, lungo la Via Regia, si tenne la prima edizione di uno dei carnevali più belli e famosi al mondo,
    Ad essere sinceri, questa prima edizione passò un po' in sordina; le cose però cambiano il 17 febbraio 1874, giorno del primo "Carnevale ufficiale", organizzato dalla appena istituita "Società del Carnevale". Tra la folla acclamante, sfilarono carri fioriti e coloratissime maschere. Tra le tante, piacque particolarmente quella raffigurante l'esattore delle tasse Alfonso Piatti…
    Qualche anno più tardi, nel 1883, le carrozze fiorite lasciano il posto ai carri allegorici. Il primissimo carro di questo genere a sfilare sulla via Regia s'intitola "I quattro mori" (in riferimento al monumento livornese).
    L'epoca della cartapesta è ancora lontana: al suo posto sfilano costruzioni di legno e ferro: piccoli grandi capolavori degli artigiani locali: ora il Carnevale non è più una festa esclusiva, bensì una festa dei viareggini, per i viareggini.
    Con il nuovo secolo, nel 1901, il Carnevale rinnova la sua location e si sposta sul Lungomare.


    Carri e maschere colorate continuano a sfilare, anno dopo anno, fino al 1916, quando l'orrore ed il dolore della prima guerra mondiale, mette a tacere per lunghi anni risate, canti e balli carnevaleschi.
    I cortei dei carri riprendono solo nel 1921 e la voglia di festeggiare e di ricominciare a vivere è indescrivibile. E tanta voglia di tornare a sorridere si traduce in tante novità carnevalesche, tutte importantissime. Ma andiamo con ordine.
    In quell'anno, per la prima volta, si volle creare un inno ad hoc per il Carnevale. Inizialmente, si pensò di commissionare l'opera ad un grande compositore, ma Giacomo Puccini invitò i viareggini a rivolgersi altrove e suggerì loro il nome ad un certo Icilio Sadun. Tale Sadun, partendo dal testo di una poesia di Lelio Maffei, diede vita alla celebre "Il Carnevale a Viareggio", meglio conosciuta come "Su la coppa di champagne",
    Sempre nel 1921, per la prima volta, si organizza un gala di ballo notturno al Piazzone e sui carri salgono le orchestre; inoltre è il '21 è l'anno di fondazione della rivista ufficiale del Carnevale: "Viareggio in maschera".
    Qualche anno più tardi, la cartapesta divenne il materiale di realizzazione dei carri allegorici, e nel 1926 venne ideato per la prima volta, il manifesto ufficiale del Carnevale viareggino; firmato da Lucio Venna, rappresentava un pierrot che danza su una chitarra.
    Ora la festa del Carnevale viene presa sul serio dai viareggini che reclamano una loro maschera ufficiale; nel 1931 il pittore futurista Uberto Bonetti crea il celebre Burlamacco (il buffo nome deriva dal canale di Viareggio, il Burlamacca, ed il personaggio boccaccesco di Buffalmacco). La maschera ufficiale del Carnevale è caratterizzata da una tuta tubolare in stile futurista a rombi biancorossi, un pompon nero sulla pancia, un'alta feluca rossa, mantello nero e faccia truccata da clown.

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    Gli anni che seguono sono segnati dal rigore fascista e dagli orrori del secondo conflitto mondiale. Viareggio riprende a sorridere solo nel 1946 grazie alle opere di due maestri della cartapesta, Antonio D'Arliano e Alfredo Pardini,
    Nel 1948 nasce un evento collaterale del Carnevale destinato a destinare importantissimo: la Coppa Carnevale.
    Gli anni Cinquanta, portano ulteriori novità: dal 1954 il Carnevale di Viareggio (che dallo stesso anno è accompagnato dalla "Libecciata", la banda ufficiale dell'evento) entra, grazie alla neonata RAI, nelle case degli italiani.
    Una decina d'anni più tardi, nel 1967, i meravigliosi carri allegorici sfilano, per la prima volta in notturna.
    Il centenario del Carnevale viene festeggiato con una grandiosa opera del maestro Arnaldo Galli; definito 'il carro del secolo', s'intitola "Guerra e pace", ma per tutti i viareggini è meglio noto come "La bomba".
    Negli anni '70 il Carnevale, viene arricchito da ulteriori eventi satellite che presto diventano tradizioni: nascono le feste rionali.
    Nel 1984, per la prima volta, anche Viareggio ha la sua lotteria abbinata alle classifiche del Carnevale.


    Nel 1990 il Carnevale diventa mondiale, e non è un modo di dire: i maghi della cartapesta viareggini, incaricati di organizzare la cerimonia d'inaugurazione dei Mondiali di Calcio, stupiscono San Siro ed il mondo intero.
    L'edizione 1996 si svolge, invece anche "on the beach": per tre serate (9-10-11 agosto) la Nuova Darsena, nei pressi del faro bianco, si trasforma nella suggestiva location del Carnevale Estivo. Purtroppo la fortuna non sorride ed un violento acquazzone trasforma i carri in fiaschi…
    Nel 2001, nasce la Cittadella del Carnevale: Burlamacco lascia gli hangar di via Marco Polo per stabilirsi in una grandiosa struttura, pronto a scrivere altre meravigliose pagine di storia carnevalesca.







    Il pazzo Carnevale di Colonia !!




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    Il Carnevale di Colonia ha origini molto antiche e la sua storia si confonde con quella della città. Festeggiato da tempo immemorabile è chiamato la "quinta stagione"; Nel 1823, venne fondato il "Festordnendes Komitee", ossia la prima associazione carnevalesca, e per la prima volta il Carnevale non fu più improvvisato, ma venne organizzato.
    Il 10 febbraio 1823, si svolse il primo "Rosenmontag", culminato con "l'incoronazione del re Carnevale".
    Da allora, anni, anzi secoli, sono passati, ma il fascino del carnevale di Colonia con le sue parate, le sue feste coperte e le sue " Bälle", non è mutato, anzi è cresciuto.

    Al tipico saluto carnevalesco "Kölle Alaaf !", sta per aprirsi anche l'edizione 2011 del celebre carnevale (che quest'anno avrà come motto: "Köln hat was zu beaten" – Colonia è difficile da battere).
    L'apertura ufficiale sarà in Alter Markt (cuore della città) l' 11 novembre alle ore 11.11: in questa occasione avverrà la presentazione dei: Dreigestirn, ossia i tre protagonisti che dal 1883 presiedono il Carnevale di Colonia: Jungfrau, Prinz, and Bauer, la Vergine, il Contadino (Fante) ed il Principe.


    Il principe è una figura dominante ed il massimo rappresentante dei festeggiamenti carnevaleschi; è richiestissimo e presiede ad un'infinità di eventi. La sua maschera è caratterizzata da una catena d'oro, una corona completata da una coda di pavone ed una cintura con pietre scintillante sopra dei pantaloni bianchi. Ovviamente immancabile, lo scettro.
    Il contadino, dall'aspetto signorile, simbolo dell'audacia della città imperiale. Il costume del fante è completato dalla spada e dal correggiato, emblemi di lealtà (verso l'Impero) e sincerità. In qualità di custode della città, detiene le sue chiavi.
    La Vergine, secondo la tradizione, è impersonata da un uomo (anche se durante la dittatura nazista fu interpretata da una donna) e rappresenta l'indulgente madre di Colonia. Essa rappresenta il carattere invincibile e l'inespugnabilità della Città. Il suo costume romano (in onore dell'imperatrice Agrippina) è completato da uno specchio, simbolo della vanità femminile.

    L'edizione 2011 del Carnevale di Colonia avrà inizio giovedì 03 marzo, con la Weiberfastnacht, giornata interamente dedicata alle donne che, praticamente, hanno il dominio assoluto della città. Durante questa giornata sfilano mascherate per la città dando dei bacini sulla guancia agli uomini (o tagliando loro la cravatta…).
    Parate e festeggiamenti continuano anche il giorno seguente, durante il Karnevalsfreitag.

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    I festeggiamenti del Karnevalssamstag, carnevale del sabato, iniziano con una bella pinta di birra, tanta buona musica e la sfilata delle giubbe rosse a Neumarkt.
    La Domenica di Carnevale (Schull-/Veedelszöch:), ha come protagonisti bambini e ragazzi, studenti delle scuole della città: sono i loro coloratissimi costumi ad animare Colonia in questa giornata di festa.
    Durante il famoso lunedì delle rose (Rosenmontag), il Carnevale raggiunge il suo apice con la sfilata ufficiale dei carri allegorici (che sono soliti gettare, al loro passaggio, dolcetti e regalini).
    Sfilate, parate e festeggiamenti vari continuano – in città e nei suoi sobborghi - anche il Martedì grasso (Veilchendienstag). Il carnevale verrà poi salutato con il consueto rogo del "Nubbel" un pupazzo di paglia.
    L'edizione 2011, terminerà poi, come da tradizioni il Mercoledì delle Ceneri (Aschermittwoch) con pranzi e cene a base di pesce.
     
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    IL CARNEVALE DI ACIREALE





    Il carnevale di Acireale, definito Il più bel Carnevale di Sicilia, è uno dei più antichi dell'isola, e si svolge ogni anno nella città di Acireale in provincia di Catania. Tra le sue caratteristiche vi è la sfilata dei carri allegorici ed infiorati.

    I carri allegorico-grotteschi in cartapesta sono opere finemente lavorate, che danno il loro spettacolo attraverso migliaia di lampadine e luci, movimenti spettacolari e scenografie in continua evoluzione durante le esibizioni. Sono gli unici carri al mondo ad utilizzare simili impianti di luci e movimenti meccanici ed idraulici.

    I carri infiorati hanno la caratteristica, simile a quella di diversi carnevali della Costa Azzurra e della Liguria, di mostrare soggetti creati interamente con fiori (veri) disposti uno a fianco all'altro. Sono anch'essi dotati di movimenti meccanici e luci.

    I carristi lavorano tutto l'anno per offrire al pubblico, soprattutto con il calare delle tenebre, uno spettacolo unico al mondo.





    Il carnevale acese ha origini antichissime. Si pensa, infatti, che la manifestazione sia nata spontaneamente fra la gente e quindi ripetuta negli anni dal popolo, che libero dai rigidi vincoli, poteva con una certa libertà scherzare, dando luogo a saturnali in maschera dove era uso prendere di mira i potenti del tempo con satira e sberleffi. Una delle prime maschere del carnevale acese fu l'Abbatazzu (detto anche Pueta Minutizzu) che, portando in giro grossi libri ironizzava sulla classe clericale del tempo, ed in special modo sull'Abate-Vescovo di Catania, nella cui diocesi ricadeva per l'appunto la cittadina.

    Il primo documento ufficiale che cita la manifestazione è un mandato di pagamente del 1594 (mandati di pagamento, vol. II, 1586-1595, libro 6 foglio 72v).
    Nel XVII secolo era usanza fare una Battaglia di arance e limoni tanto sentita che il 3 marzo del 1612 la Corte Criminale era costretta a bandirla. Alle fine del XVII secolo, il terremoto che sconvolse la Sicilia Orientale (Terremoto del Val di Noto) decretò anche un periodo di lutto e per diversi anni il tradizionale carnevale non si tenne. Ma già ai primi del XVIII secolo la manifestazione rinasceva, probabilmente anche incoraggiata dal momento di grande fermento e di speranze che si era venuto a creare con la ricostruzione post-sisma. Entrarono in scena alcune maschere nuove u baroni (il barone) ed i famosissimi Manti.

    Dal 1880 iniziarono le sfilate dei carri allegorici. Inizialmente furono preceduti delle carrozze dei nobili addobbate (detti le cassariate o landaus) e successivamente vennero pensati i carri in cartapesta. Si pensò proprio alla cartapesta perché in città vi erano molti artigiani che già utilizzavano questa tecnica per decorazioni.

    Dal 1929, anno della istituzione della azienda autonoma e stazione di cura di Acireale, il Carnevale Acese viene organizzato così come lo si può ammirare oggi. Dal 1930 vennero introdotte le macchine infiorate, ovvero auto addobbate di fiori, altra peculiarità della manifestazione che sopravviverà sino ai giorni nostri, pur se ormai allestiti in carri ben più grandi.
    In alcune edizioni verranno anche creati dei carri addobbati con agrumi.

    Del 1934 è la prima edizione del Numero Unico, a cura del locale Circolo Universitario una pubblicazione destinata ad accompagnare tutte le edizioni. Nel secondo dopoguerra vi sarà la introduzione dei minicarri (detti Lilliput) all'interno dei quali vi era un bambino. L'usanza dei minicarri durerà però solo sino alla fine degli anni Sessanta. Cola Taddazzu e Quadaredda, ai quali successe il popolarissimo Ciccitto (l'indimenticato Salvatore Grasso) furono alcuni dei personaggi più famosi.
    La manifestazione sarà interrotta, oltre che alla fine del XVII secolo anche nei periodi bellici durante le due guerre mondiali del XX secolo. Inoltre sarà posticipata nel 1991, come precauzione di sicurezza per la contemporanea Guerra del Golfo. Nel 1996, 1997, 2001 e 2006 la manifestazione farà parte della lotteria di Carnevale, del Monopolio di Stato. Nel 2006 viene assegnato alla manifestazione il premio europeo Alberto Sargentini dalla omonima fondazione di Viareggio. Nel 2010 il Carnevale di Acireale è stato abbinato, ancora una volta, alla Lotteria Nazionale e al Carnevale di Viareggio, manifestazioni gemellate insieme ad altri Carnevali italiani.


    L'Abbatazzu [modifica]
    L'Abbatazzu fu una delle maschere antiche del carnevale acese, storicamente in uso dal 1667. Vestiti in maniera stravagante, usavano portare grandi parrucche bianche in testa, indossavano abiti di Damasco ricchi di fronzoli ed andavano in giro con grossi libri. Avevano un grande tovagliolo appeso al collo, che era un antico segno dato alle persone infette e probabilmente aveva l'intento di esorcizzare le paure di un periodo storico (il XVII secolo) travagliato da gravi pandemie. L'Abbatazzu era anche detto Pueta Minutizzu perché solevano recitare delle poesie grottesche e maliziose. Secondo alcni storici, la maschera ironizzava sulla classe clericale del tempo, ed in special modo sull'Abate-Vescovo di Catania, Mons. Michelangelo Bonadies, nella cui diocesi ricadeva per l'appunto la cittadina.

    I Baruni [modifica]
    Il Baruni fu la maschera successiva del più famoso Abbatazzu. In genere i Baruni indossavano una grossa cappa, un cappellone a cilindro, nastrini sgargianti, grossi colletti, grosse catene, con portamento grossolano e bifolco. Essi miravano a far il verso alla nobiltà.

    I Manti ed i Domino [modifica]
    I Manti, furono la figura che più successo ebbe nella tradizione del carnevale acese. Coperti da grossi mantelli di seta nera, che celavano l'identità, furono paragonati ai Bautta veneziani. La figura fu poi sostituita nel tempo dal Domino. Anche il Domino era una maschera completamente nera che celava l'identità, ma con vesti meno ricche. Il costume fu poi bandito per motivi di pubblica sicurezza nei primi anni del XX secolo, poiché alcuni malviventi usano travestirsi così per celare la propria identità e confondersi nella folla intenta a festeggiare il carnevale dopo aver compiuto delitti.

    Cola Taddazzu e Quadaredda [modifica]
    Cola Taddazza e Quadaredda furono maschere molto popolari introdotte negli anni cinquanta del XX secolo.

    Il carnevale oggi si svolge nello stupendo scenario barocco del centro storico, ha il suo centro nella magnifica Piazza Duomo. Totalmente gratuito, vede la folla partecipare attivamente alla manifestazione, che viene trascinata dal generale clima allegro ed euforico. Gemellato con il Carnevale di Viareggio vi è anche la partecipazione di alcuni costumi del Carnevale di Venezia.

    Il programma tradizionale prevede la sfilata dei carri di cartapesta il giovedì, la domenica ed il martedì grasso, mentre i carri infiorati sfilano il lunedì ed il martedì. Da alcuni anni tuttavia il programma è mutato, i carri allegorici sfilano anche le due domeniche precedenti ed i carri infiorati sfilano in tutti i giorni. La manifestazione si chiude comunque la sera del martedì grasso con le premiazioni ed i tradizionali fuochi d'artificio con cui si suole bruciare il Re Carnevale. Caratteri peculiari della manifestazione sono:

    Carri Allegorico-Grotteschi in Cartapesta [modifica]
    Sono grandi costruzioni in cartapesta che trattano argomenti di satira e costume sociale. Sono caratterizzati oltre che dal soggetto, anche dal colore, dagli effetti e dal movimenti di alcune parti che generalmente si attivano appena giunti in Piazza Duomo. I carristi lavorano nei cantieri, fra la progettazione e la realizzazione per diversi mesi. Attualmente al completamento dei carri è dedicato un apposito spazio coperto dove trovano spazio i diversi cantieri.

    Carri Infiorati [modifica]
    Introdotti nel 1931, inizialmente erano delle automobili ricoperte di fiori, e per questo chiamate da molti ancora le Macchine Infiorate. Oggi invece sono dei carri di grandi dimensioni dove le figure sono composte da centinaia di migliaia di fiori con movimenti e luci.

    Carri in Miniatura [modifica]
    Sono carri di piccole dimensioni realizzate minuziosamente per il concorso divenuto ormai tradizionale e che si tiene nel periodo dei festeggiamenti. Alcuni dei carri in miniatura sono proprio miniature dei carri allegorico-grotteschi che sfilano per le strade. come si fanno i movimenti?'

    Numero Unico [modifica]
    Si tratta di una pubblicazione di satira locale redatta dai soci del locale Circolo Universitario initerrottamente dal 1932, e che ormai è entrato nella tradizione del carnevale acese.



    Edited by gheagabry - 24/1/2011, 18:24
     
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    ALCUNI DOLCI TIPICI SICILIANI DEL CARNEVALE





    Edited by gheagabry1 - 17/9/2018, 20:29
     
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    Carnevale a Bergamo e provincia


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    Il week-end in arrivo vede in primo piano una delle feste più attese, più amate, più appaganti per un bambino: il Carnevale!

    A Carnevale ogni scherzo vale, dice un vecchio detto, e mai proverbio fu più azzeccato!
    Carnevale è il momento degli scherzi, dei divertimenti, del travestirsi per entrare in una nuova dimensione, spogliandosi dei propri abiti per poter impersonare, anche se solo per poche ore, un qualcuno diverso da quello che siamo abitualmente, nel nostro tran-tran quotidiano.

    Carnevale infatti è la festa non solo dei bambini, ma anche dei ragazzi, dei giovani, e pure - perchè no?!?!? - degli adulti, i quali per qualche momento si disfano della propria "maschera quotidiana" per indossarne un'altra, più buffa, più divertente.

    Ma Carnevale resta indubbiamente la festa dei bambini, e proprio a loro sono dedicate le tante sfilate organizzate in città ed in provincia.
    Il portale dei Bambini a Bergamo ha preparato una lista abbastanza ricca di sfilate nei vari paesi della provincia bergamasca: dalla Val Seriana alla pianura, dalla Val Brembana alla Val Cavallina, ogni paese si organizza per organizzare una giornata di festa e di divertimento per i propri bambini.

    Sarà un tripudio di maschere, di coriandoli, di principesse, eroi dei cartoni animati, protagonisti della politica, dell'economia, dello sport dello spettacolo: per tutti loro ci sarà una maschera che li prenderà in giro, in maniera leggere e scherzosa.
    E saranno di sicuro i bambini quelli che daranno il meglio, impersonificando al meglio il personaggio della loro maschera: lo sappiamo bene, un giorno di tanti anni fa ci siamo passati anche noi...


    Edited by gheagabry1 - 17/9/2018, 20:30
     
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    Carnevale di Cento


    Da Wikipedia


    Il Carnevale di Cento è una manifestazione che si svolge nella città di Cento, in provincia di Ferrara.

    Storia

    Il Carnevale a Cento ha origini antiche, come dimostrano alcuni affreschi del pittore seicentesco Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino. Dal 1990 la manifestazione è diventata un evento folkloristico importante, grazie al gemellaggio con il Carnevale di Rio de Janeiro dove per alcuni anni sfilavano maschere del carro vincitore dell'edizione precedente e alla costante presenza di personaggi dello spettacolo italiano e internazionale.
    Le Società

    Da diversi anni sono sei le società carnevalesche che si sfidano al carnevale di Cento. Attualmente le società che prendono parte al carnevale sono:

    * I Ragazzi del Guercino;
    * Toponi;
    * Mazalora;
    * Riscatto;
    * Ribelli;
    * Risveglio.

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    La Manifestazione

    Il Carnevale impegna solitamente le cinque domeniche precedenti la quaresima. La sfilata ha inizio nel primo pomeriggio. I carri di carnevale compiono due giri del percorso accompagnati dalla musica e da un gruppo di figuranti in maschera impegnati nelle coreografie. Peculiare è il ricco gettito di gonfiabili e coriandoli lanciato da ogni carro agli spettatori. In Piazza Guercino è allestito un palcoscenico, dove il Patron del Carnevale presenta la manifestazione sempre accompagnato da volti noti del mondo dello spettacolo.

    La terza domenica, solitamente, le società preparano una sorpresa coreografica da esibire in piazza. L'ultima domenica avviene la proclamazione della classifica e la premiazione della società vincitrice. A Cento è assegnato anche un trofeo per il gettito e uno per i costumi, l'animazione e musica. All'ultima parata segue tradizionalmente il rogo della maschera locale "Tasi" accompagnato da uno spettacolo pirotecnico.


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    Curiosità

    * Tasi, la maschera locale, prima di venire bruciato nella piazza, legge un testamento in dialetto locale dove lascia i suoi averi ai personaggi più noti alla cittadinanza.

    * La società che vanta il maggior numero di vittorie è l'Associazione Carnevalesca I Ragazzi del Guercino con 14 edizioni conquistate, anche se le prime 7 sotto il nome di Guercino.

    * All'edizione 2003 del Carnevale prese parte, dietro pagamento da parte dell'organizzazione, l'allora arbitro di calcio Byron Moreno, famoso in Italia per aver diretto l'incontro Corea del Sud - Italia valido per gli ottavi di finale del Campionato mondiale di calcio 2002: il suo arbitraggio lo fece divenire impopolare in Italia nei mesi seguenti, tanto da suscitare forti perplessità sulla scelta dell'organizzazione del carnevale e dure contestazioni nei confronti dell'arbitro, espresse con fischi, cori di insulti e lancio di uova e monetine.

    * Il carnevale di Cento è conosciuto per la grande abilità dei suoi carristi nel comporre e assemblare i loro carri, con maschere acquistate da altri carnevali italiani, in particolare dal Carnevale di Viareggio.

    * L'edizione 2009 del Carnevale di Cento è stata vinta dall'Associazione Carnevalesca Toponi con un carro dal titolo "A.A.A. Cercasi Lavoro... Sicuro..." .

    * L'edizione 2010 è stata vinta dall'Associazione Carnevalesca Risveglio con il carro "Anno Domini 2010, l'ultima crociata", protagonista Obama esortato ad aiutare l'Europa ad uscire dalla crisi.


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    Edited by gheagabry1 - 17/9/2018, 20:31
     
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    IL CARNEVALE DI VIAREGGIO



    Il carnevale di Viareggio è considerato uno dei più importanti carnevali d'Italia e d'Europa.
    I carri, che sono i più grandi e movimentati del mondo, sfilano lungo la passeggiata a mare viareggina. Il Carnevale di Viareggio non è solo la più spettacolare festa italiana, ma rappresenta le capacità artistiche ed organizzative degli italiani nel mondo. La Terza sfilata dell'edizione 2009 ha battuto ogni Record, erano infatti più di 250.000 persone ad applaudire i carri di cartapesta che hanno sfilato lungo la passeggiata viareggina



    La storia del carnevale di Viareggio

    La tradizione della sfilata di carri a Viareggio risale al 1873, quando alcuni ricchi borghesi decisero di mascherarsi per protestare contro le troppe tasse che erano costretti a pagare. Da allora ogni anno questa sfilata permette di eliminare il malcontento di tanta gente e, alla fine del secolo, comparvero i carri trionfali

    La prima guerra mondiale sembra distruggere il Carnevale a Viareggio, che invece si dimostrò più splendido e grandioso. La pausa bellica durò 6 anni. La manifestazione riprese nel 1921 e i carri sfilarono su due meravigliosi viali a mare. Nel 1971 si svolse il primo carnevale rionale della Darsena. Nel corso del terzo millennio si prevedono grandi novità con i carri di cartapesta che si arricchiscono di nuove tecnologie per creare sempre più complessi movimenti ed effetti scenografici



    Festa e Tradizione

    Tutto il carnevale è accompagnato da veglioni e feste in maschera che hanno origine antica, ben prima della nascita dei corsi mascherati. Negli anni ’20 erano famosi i veglioni “di colore”, feste nelle quali le donne dovevano indossare un abito delle tinte indicate, mentre gli uomini indossavano lo smoking, gli addobbi, i coriandoli e le stelle filanti erano nei colori prescritti. Locali come il Principe di Piemonte, l’albergo Royal e il Cafè chantant Margherita sulla Passeggiata erano la sede ideale per questo tipo di feste e proprio in quest’ultimo locale iniziò nel 1932 la tradizione dei veglioni in costume con un “ballo incipriato del Settecento”. Negli anni a venire si ricordano i veglioni de La Stampa, della Croce rossa e dei Lions, queste ultime associazioni senza scopo di lucro che spesso e volentieri partecipano attivamente anche oggi alla vita del Carnevale. Oggi i veglioni sono feste rionali durante i fine settimana dei corsi mascherati sul lungomare. Sono feste in strada accompagnate da musiche, maschere e tanto divertimento



    Rioni

    In contemporanea al periodo carnevalesco si tengono nei quattro rioni cittadini (Torre del Lago, Marco Polo, Darsena e Croce Verde) i Rioni del Carnevale di Viareggio. Analoghi al Carnevale diurno i rioni vedono la mancanza dei carri ma un gran numero di maschere a piedi. Per le vie cittadine vengono allestiti stand fieristici, piste da discoteca e strutture gastronomiche. Famoso in questo caso il Rion Darsena o Baccanale dove, oltre al divertimento dislocato lungo le vie del molo, è possibile cenare con piatti a base di pesce



    La cartapesta

    La cartapesta è un preparato essenzialmente composto da acqua, colla, gesso e carta; il procedimento di lavorazione parte dalla creazione di un modello in argilla. Con una colata di gesso su questo modello si ottiene il negativo del calco, all’interno del quale vengono applicate le strisce di carta che sono state precedentemente imbevute in un composto di acqua e colla. Grazie a questo materiale i carristi riescono a plasmare masse e volumi molto grandi e, grazie alla leggerezza delle forme vuote, il carro è una struttura semovente spettacolare. Le strisce vengono poi fatte aderire al calco, che ha poi bisogno di molte ore per l’asciugatura.

    In seguito si stacca il lavoro di cartapesta e, dopo averlo levigato con carta vetrata, si procede alla decorazione con colori acrilici o a tempera, che vengono ricoperti da un’ulteriore vernice lucida di protezione. Il primo carro di cartapesta fu realizzato a Viareggio, nel 1925 : "I cavalieri del Carnevale" di Antonio D’Arliano. Attualmente uno dei grandi maestri riconosciuti della cartapesta è Arnaldo Galli che insieme a Silvano Avanzini ha collaborato per la costruzione di materiali di scena in film di Federico Fellini come Casanova e Boccaccio '70, costruendo un'Anita Ekberg di misure enormi. Maschere in cartapesta dei maestri viareggini hanno fatto da cornice alla cerimonia di apertura di Italia '90 ed a quella di chiusura dei XX Giochi olimpici invernali.





    Dove nasce la magia del carnevale

    La nuova sede di costruzione dei carri mascherati, il complesso della Cittadella, è stata inaugurata il 15 dicembre 2001 secondo il progetto di Francesco Tomassi. Essa si trova nella zona nord della città, i carri sono all’interno di hangar che possono essere visitati da gruppi e singoli non soltanto durante il periodo carnevalesco. Inoltre questo complesso è anche un centro di cultura e spettacolo con spazi aperti utilizzabili tutto l’anno: la piazza ellittica delimitata dagli hangar stessi è un’ottima location per concerti ed eventi vari; essa è stata infatti adibita per l'ormai tradizionale Festival di Gaber dedicato all'omonimo artista e a numerosi concerti e musical di livello mondiale per tutto il periodo estivo. All’interno invece è stato realizzato un museo e un percorso guidato sulla storia del carnevale viareggino. Il 13 maggio 2010 il Consiglio Comunale di Viareggio, al fine di coprire le spese del bilancio comunale per il 2010, ha autorizzato la vendita della Cittadella del Carnevale ad una banca con contestuale concessione in leasing alla Fondazione Carnevale di Viareggio

     
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    LA STORIA DELLE MASCHERE






    La maschera (dall'arabo "mascharà, scherno, satira) è sempre stata, fin dalla notte dei tempi, uno degli elementi caratteristici e indispensabili nel costume degli attori. Originariamente era costituita da una faccia cava dalle sembianze mostruose o grottesche, indossata per nascondere le umane fattezze e, nel corso di cerimonie religiose, per allontanare gli spiriti maligni.
    In seguito, dapprima nel teatro greco, successivamente in quello romano, la maschera venne usata regolarmente dagli attori per sottolineare la personalità e il carattere del personaggio messo in scena. Ma l'uso della maschera che interessa questa necessariamente sommaria introduzione si riferisce propriamente a quel fenomeno teatrale, fiorito in Italia nel corso del XVI secolo e affermatosi prepotentemente in quello successivo, comunemente noto come "Commedia dell'Arte".
    Uno dei primi "temi", estremamente elementare e naturale, oggetto di rappresentazione nelle primitive forme della commedia "a soggetto", è la "beffa del servo", una sorta di ingenua e innocua rivincita concessa dalla fantasia popolare all'umile nei confronti del potente. Innumerevoli sono le rappresentazioni, specie sui palcoscenici della decadente Repubblica veneziana, che hanno come


    tema il contrasto tra il servo zotico (lo "Zanni") e il padrone vecchio e rincitrullito (il "Magnifico").
    La fortuna del contrasto, le varie forme in cui si manifesta, fanno sì che il personaggio dello Zanni subisca continue, interessanti e sostanziali modifiche, e che si caratterizzi variamente, rendendosi sempre più simpatico e variegato: questo spiega la presenza, nella tradizione giunta fino a noi, di tante maschere rappresentanti parti di servitori, dal celeberrimo Arlecchino all'intelligente Scapino.
    A proposito di Arlecchino, ci sembra doveroso ricordare quell'autentico genio della Commedia dell'Arte che nobilitò le scene nella seconda metà del XVI secolo e, partito con l'interpretazione dello stereotipo personaggio del servo Zan Ganassa, nel 1572, in terra di Francia, per la prima volta attribuì alla maschera il nome di Zanni Arlecchino.
    Le continue e salutari mutazioni a cui fu soggetto il personaggio dello Zanni portarono inevitabilmente alla distinzione fra servo furbo e servo sciocco, chiamati "primo" e "secondo" Zanni.
    Arlecchino, Burattino, Flautino e il famosissimo Pulcinella facevano parte del secondo gruppo;


    Brighella, Beltrame, Coviello, Zaccagnino, Truffaldino, Pezzettino, Stoppino del primo.
    Un posto di primo piano è riservato alle maschere dei "vecchi", il cui capostipite sarebbe il "senex" della commedia latina. I "vecchi" generalmente erano due, ma non portavano sempre e dovunque lo stesso nome; perlopiù furono conosciuti l'uno sotto il nome di Pantalone e l'altro di Dottore, Dottor Graziano o Dottor Balanzone. Altra maschera fondamentale era quella del Capitano, soldataccio spaccone, vanaglorioso, violento e pavido, altrimenti noto come Capitan Spaventa, Capitan Rodomonte, Capitan Matamoros , Capitan Spezzaferro, Capitan Terremoto, Capitan Spaccamonte, e via di questo passo. In questa maschera si è voluto vedere una caricatura feroce del soldato spagnolo che, nel periodo di tempo in cui fiorì la Commedia dell'Arte, spadroneggiò in quasi tutta la penisola.
    Accanto alle maschere che rappresentavano i personaggi principali e indispensabili in ogni commedia, si aggiravano altre maschere, spesso doppioni, derivazioni delle prime con mutazioni o correzioni non molto indovinate: a volte non era mutato che il nome, altre il dialetto che la maschera parlava. I Pandolfi, gli Ubaldi, i Cola, i Burattini e i Pezzettini ebbero giorni di relativa gloria nel XVII


    secolo, dopo di che scomparvero.
    E, dal momento che ci siamo lasciati andare in una carrellata, fugace ma abbastanza organica, dei personaggi della Commedia dell'Arte, ci sembra giusto concludere ricordando quelle astute servette, altrimenti chiamate "fantesche", preposte alla salvaguardia dell'onore di spesso scialbe padroncine.
    Tutti questi straordinari personaggi sono riusciti a sopravvivere alla morte del teatro al quale pur debbono la vita, perché riconosciuti degni di rappresentare ciò che di più caro le città italiane avevano nel cuore, le tradizioni domestiche, la parlata popolaresca, lo spirito delle antiche cose.
    E ancora oggi continuano a rallegrare i nostri Carnevali.

     
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    LE ORIGINI DELLE MASCHERE




    Legata fin dalle sue origini a comportamenti folcloristici già precristiani, la maschera assolve varie funzioni: simbolo delle forze vegetative della natura, del mondo animale o di quello dei morti.
    Nel tardo medioevo il travestimento e le maschere diventano assai diffuse nei carnevali urbani (l'utilizzo della maschera tende ad esorcizzare e schernire figure gerarchiche), e specialmente nelle corti (dove assume un significato poetico).
    Al Carnevale odierno sono legate alcune maschere tipiche, caricature di vizi e difetti degli abitanti delle varie regioni.
    Tra le più famose ricordiamo Pulcinella, tipica maschera napoletana, che ha la gobba e il naso adunco e veste con un camiciotto ed un pantalone, entrambi bianchi ed una mascherina nera.
    Scaramuccia nasce in Campania ed è un personaggio napoletano. E' un po' buffone e spaccone e si diverte a fare scherzi, però finisce sempre per prendere le botte. E' molto pigro e di lavorare non se ne parla nemmeno. Ha un paio di pantaloni alla zuava con le calze lunghe, una giacca corta ed un mantello. Porta un baschetto nero in testa ed una maschera nera gli copre il viso.
    Balanzone è la maschera tipica di Bologna, dottore saccente e ciarliero. E' un personaggio burbero e


    brontolone che fa credere di essere un grande sapiente, ma molto spesso truffa la gente. La storia dice che è un avvocato ed un professore che ha studiato all'Università di Bologna. La sua maschera è una presa in giro per tutti coloro che si vantano del loro sapere appena si presenta l'occasione. Come usavano le persone colte dell'epoca indossa un abito nero e sopra una lunga toga nera dalla quale spuntano solo un grosso colletto bianco ed i polsini bianchi. Porta una grossa cintura in vita alla quale appende un fazzoletto bianco.
    Stenterello di origine fiorentina, è povero in canna e sempre pieno di fame. E' la figura di un giovane che grazie alla sua astuzia ed all'ingegno riesce sempre a cavarsela.
    E' vestito con una giacca colorata con sotto un panciotto e dei calzoni corti. Ha una parrucca con il codino ed un cappello nero.
    Scapino, maschera bergamasca nata verso la fine del cinquecento. E' un personaggio che con il passar del tempo ha subito qualche modifica. E' un giovane che ama la musica, passava il tempo a comporre melodie e canzoni. Aveva un costume colorato ed indossava una mantella. Sua fedele compagna la chitarra che portava sempre con se.
    Gioppino, maschera di origini bergamasche nata agli inizi dell'ottocento. E' un personaggio rubicondo, buffo e simpatico con una grande risata molto contagiosa. Fa il contadino, ma questo lavoro non gli garba molto poiché deve faticare troppo e guadagnare poco, così cerca sempre di arrangiarsi con lavoretti meno impegnativi e più remunerativi. Indossa dei calzoni corti una camicia ed una giacchetta. In testa porta un cappello morbido e porta con se un bastone.
    Tartaglia è la figura di un avvocato piuttosto grasso e goffo. Il suo nome deriva dal fatto che quando parla balbetta. Porta un paio di pantaloni al ginocchio, le calze lunghe, le scarpe con la fibbia, una camicia con gli sbuffi, una giacca ed il panciotto. Indossa anche il mantello ed un cappello.
    Pantalone impersona un vecchio mercante veneziano avaro e brontolone. Il suo vestito è ben conosciuto: giubbetto rosso stretto alla cintura, calzoni e calze attillate, uno zimarrone nero sulle spalle, scarpettine gialle con la punta all'insù. Crede solo nel denaro e nel commercio: autoritario e bizzarro è però facilmente raggirato dalla moglie e dalle figlie.
    Brighella nasce a Bergamo ed è una maschera che sembra essere comparsa prima del Medio Evo. E' un giovane servo eclettico, attaccabrighe, furbo. Il suo nome è nato dal fatto che per lui è facile litigare con le persone. Ha un paio di calzoni bianchi ed una giacca bianca con disegni verdi. Porta un cappello simile a quello di un cuoco ed una maschera nera.
    Arlecchino, originario di Bergamo, rappresentò nel teatro del 1550 la maschera del servo apparentemente sciocco, ma in realtà dotato di molto buon senso. Ghiotto, sempre pieno di debiti ed opportunista, rappresenta il simbolo di colui che si adatta a qualunque situazione ed è disposto a servire chiunque, pur di ricavarne dei vantaggi. Alle sue prime apparizioni indossava un abito bianco, che divenne poi di tutti i colori a forza di rattopparlo. Alla cintura porta infilato il "batocio" (bastone) e la "scarsela" (borsa), sempre vuota.
    L'unica maschera femminile ad imporsi in mezzo a tanti personaggi maschili è Colombina, briosa e furba servetta. E' vivace, graziosa, bugiarda e parla veneziano. E' molto affezionata alla sua signora, altrettanto giovane e graziosa, Rosaura, e pur di renderla felice è disposta a combinare imbrogli su imbrogli. Con i padroni vecchi e brontoloni va poco d'accordo e schiaffeggia senza misericordia chi osa importunarla mancandole di rispetto. Ha un vestito semplice con delle balze sul fondo e un grembiule con qualche toppa. Ha un berretto bianco in testa.
    Gianduja, la più importante maschera piemontese di origine astigiana. Circa 200 anni fa, nella città di Torino, viveva un famoso burattinaio divenuto celebre grazie ad uno dei suoi burattini, tale "Gironi" che in dialetto piemontese significa Gerolamo. Siccome il nome faceva pensare a chiare allusioni antinapoleoniche (correva l'anno 1798 e il fratello di Napoleone si chiamava proprio Gerolamo), al burattinaio fu consigliato di cambiare nome al personaggio. Mentre rifletteva su quale nome dargli, vicino ad Asti, il burattinaio conobbe un simpatico contadino, tale Gioan d'la douja, chiamato così perché gran bevitore e frequentatore di locande (douja, in piemontese, significa boccale). Il burattinaio non ci pensò due volte e ribattezzò il suo burattino Gianduia, vestendolo alla stessa maniera del contadino: giacca marrone, panciotto giallo, cappello a tre punte e parrucca col codino girato all'insù, sulla cui punta spicca un nastrino rosso. Gianduia è un galantuomo allegro, con buon senso e coraggio che ama il buon vino e la buona tavola; è il personaggio popolare simpaticamente presente in tante manifestazioni torinesi con la faccia rubizza. Giacometta, è la compagna fedele di Gianduja. E' una giovane donna semplice e molto intelligente.
    Meneghino è una maschera che arriva da Milano ed è nata verso la fine del Seicento. E' un personaggio simpatico e burlone al quale piace prendere la vita per il giusto verso anche quando le cose vanno un po' male. Porta un paio di pantaloni verdi listati di rosso lunghi fino al ginocchio ed un paio di calze lunghe a righe bianche e rosse, una casacca corta ed una camicia con sbuffi e merletti. In testa ha un cappello a tre punte ed una parrucca con il codino, e porta con se un ombrellino colorato. In epoca successiva nasce anche la moglie di Meneghino, Cecca Di Berlinghitt (in milanese fronzoli, decorazioni), che di mestiere smercia nastri alle clienti del marito.
    Capitan Spaventa è nato intorno alla fine del '900 in Liguria. Il suo nome intero è Capitan Rodomonte Spaventa di Val d'Inferno e si tratta di uno spadaccino molto particolare, in quanto alla spada preferisce le parole per colpire i nemici. E' un giovane di bella presenza con baffetti e pizzetto, con un abito colorato ed un grosso cappello con le piume.
    Rugantino è un personaggio che nasce nel Lazio. Ha un caratteraccio, è scortese e scorbutico. Indossa un paio di calzoni ed una giacca lunga. Ha il panciotto colorato e le calze a strisce. Porta un grosso cappello tipo gendarme.
    Mezzettino è una maschera abbastanza giovane nata a Bergamo.
    Sandrone è una maschera che nasce in Emilia Romagna. Si tratta della figura di un contadino un po' ignorante ma grande lavoratore. E' molto furbo e scaltro. Ama il buon vino e porta sempre con se un fiasco pieno. Porta un paio di pantaloni fino ai polpacci e delle calze lunghe, una giacca ed un panciotto. Ha le scarpe grosse ed un cappello floscio in testa.
    Beppe Nappa è un personaggio nato in Calabria, ma si tratta di un siciliano. E' spensierato e felice, ama cantare e ballare ed ogni tanto combina qualche guaio. Ha un lungo naso ed è molto buffo. Lavora come servo presso qualche ricco barone al quale scrocca vino e cibo finché non viene scoperto. Indossa un abito bianco e le maniche della camicia sono lunghissime. Ha un paio di scarpe con sopra delle palline colorate. Porta un cappello nero.

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    Edited by tappi - 24/1/2011, 21:13
     
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    IL MANIFESTO UFFICIALE DEL CARNEVALE DI VIAREGGIO 2011





    DOLCI TIPICI DEL CARNEVALE











    Edited by giuliascardone - 24/1/2011, 21:38
     
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    Carnevale di Putignano
    Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

    Il Carnevale di Putignano è il carnevale più noto della Puglia e uno dei più antichi d'Italia.
    Dal 2006 ha luogo anche una edizione estiva. La maschera caratteristica della manifestazione è chiamata Farinella e deve il suo nome all'omonima pietanza putignanese.

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    Carro allegorico (edizione 2009)
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    Carro allegorico (edizione 2009)
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    Carro allegorico (edizione 2009)
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    Storia

    Di origini incerte, la tradizione fa risalire l'origine del Carnevale di Putignano al 1394, rendendolo uno dei carnevali più antichi d'Europa. In quell'anno, i Cavalieri di Malta, che detenevano il governo del territorio, decidevano di trasferire le reliquie di Santo Stefano protomartire dall'Abbazia di Santo Stefano di Monopoli nell'entroterra, nel tentativo di metterle al riparo dagli attacchi dei Saraceni.
    Putignano veniva scelta come meta per il trasferimento: all'arrivo delle reliquie i contadini, in quel momento impegnati nell'innesto della vite (ancor oggi una delle attività agricole tipiche del territorio), lasciarono i campi e si accodarono festanti alla processione e, dopo la ceriomonia religiosa, si abbandonarono a balli e canti. Ci furono poi alcuni che recitavano in vernacolo scherzi, versi e satire improvvisati. Secondo gli storici nascevano in quel momento le Propaggini, ancora oggi cuore della tradizione carnevalesca putignanese.
    È solo con l'epoca fascista che il carnevale contadino si trasformerà in un più raffinato carnevale borghese e cittadino: nascerà così la parata, caro modello comunicativo della cultura fascista, di carri allegorici. A far da base per questa trasformazione della tradizione, la maestranza artigianale del paese che trasferirà le sue competenze di falegnameria nel ludico spasso carnascialesco. Si narra che il primo carro fosse stato realizzato utilizzando come "anima" una rete di un pollaio.
    Caratteristiche del Carnevale putignanese

    Il Carnevale di Putignano è uno dei più lunghi per durata. Comincia infatti il 26 dicembre con la cerimonia dello scambio del cero, cerimonia in cui la gente dona un cero alla chiesa, per chiedere perdono dei peccati che si commetteranno durante il Carnevale, per continuare la sera con le Propaggini.
    La festa delle Propaggini consiste nella recita di versetti in rima nel dialetto putignanese che prendono in giro i potenti del paese e vertono sugli argomenti più sentiti dell'anno trascorso. L'esposizione viene cantata da gruppi con abiti da contadino ed arnesi da lavoro in ricordo dell'evento storico.
    Poi, a partire dal 17 gennaio, giorno di Sant'Antonio Abate, comincia un susseguirsi appuntamenti, tutti di giovedì, in cui si ironizza su determinati strati sociali: in ordine, il giovedì dei monsignori, dei preti, delle monache, dei vedovi, degli scapoli, delle donne sposate e dei cornuti.
    Il carnevale si conclude il martedì grasso, con una sfilata serale e il funerale del Carnevale, rappresentato come un maiale.
    Nel 2010 si è svolta l'edizione n° 616.
     
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    LA NASCITA DEL CORIANDOLO








    Molto tempo fa i Coriandoli erano fatti con i semi di una pianta chiamata, appunto, "coriandolo". Questi semi venivano tuffati nel gesso e poi lasciati seccare. Così assomigliavano a confetti, fatti apposta per essere lanciati dall' alto dei carri mascherati o da balconi e finestre.
    I primi coriandoli di carta furono forse inventati da un milanese che li distribuì ad una festa di carnevale per bambini.





    MANGIARE A CREPAPELLE A CARNEVALE










    Il Carnevale, destinato ad anticipare e compensare, i rigori della quaresima, è il periodo dell'eccesso alimentare. Nelle settimane di penitenza che seguono, fino a Pasqua, non sarà più possibile, seguendo i precetti della Chiesa, mangiare carne e altri alimenti che eccitano i sensi.
    Ecco allora una concentrazione specialmente nell'ultima settimana di Carnevale, dell'alimentazione carnea a tutti i livelli di festini e banchetti (come giovedì e sabato grasso,e come domenica e martedì di carnevale). Il significato di questo fenomeno è in generale la sottolineatura dell'elemento stagionale: si finisce di consumare le scorte invernali, e con il consumo di beni in grande quantità ci si propizia abbondanza e fertilità.






    TI CONOSCO MASCHERINA







    L'espressione "Ti conosco, mascherina!", che oggi significa che nonostante le apparenze non ci siamo fatti ingannare, ha origini antiche e risale al Medio Evo, quando grazie al travestimento, nel periodo di Carnevale, il popolo aveva l'occasione di rovesciare i ruoli, anche se solo per qualche giorno e per gioco, della rigida società del tempo.
    Una volta, infatti, il travestimento aveva uno scopo ben preciso che oggi è andato perduto: nascondendosi dietro ad una maschera e celando in questo modo la propria identità, ciascuno aveva la possibilità di comportarsi come meglio credeva e, soprattutto, come non avrebbe mai avuto il coraggio di comportarsi a viso scoperto.









    Carnevale
    Gianni Rodari


    Carnevale in filastrocca,
    con la maschera sulla bocca,
    con la maschera sugli occhi,
    con le toppe sui ginocchi:
    sono le toppe d’Arlecchino,
    vestito di carta, poverino.
    Pulcinella è grosso e bianco,
    e Pierrot fa il saltimbanco.
    Pantalon dei Bisognosi
    “Colombina,” dice, “mi sposi?”
    Gianduia lecca un cioccolatino
    e non ne da niente a Meneghino,
    mentre Gioppino col suo randello
    mena botte a Stenterello.
    Per fortuna il dottor Balanzone
    gli fa una bella medicazione,
    poi lo consola: “E’ Carnevale,
    e ogni scherzo per oggi vale.”








    Carnevale vecchio e pazzo
    Gabriele D'Annunzio


    Carnevale vecchio e pazzo
    s'è venduto il materasso
    per comprare pane, vino,
    tarallucci e cotechino.
    E mangiando a crepapelle
    la montagna di frittelle
    gli è cresciuto un gran pancione
    che somiglia ad un pallone.
    Beve, beve all'improvviso
    gli diventa rosso il viso
    poi gli scoppia anche la pancia
    mentre ancora mangia, mangia.
    Così muore il Carnevale
    e gli fanno il funerale:
    dalla polvere era nato
    e di polvere è tornato.

     
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  15. gheagabry
     
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    La Sartiglia di Oristano.
    Il Carnevale nella città sarda si festeggia con cavalieri al galoppo e giostre medievali. Davanti alla cattedrale di Santa Maria Assunta la folla si stringe nell’attesa. Il suono dei tamburi incalza, ritmicamente; poi, uno squillo di tromba annuncia la partenza. I cavalieri lanciati al galoppo brandiscono le spade verso il cuore della stella da infilzare, alla ricerca della fortuna e della prosperità. La gente scoppia in un grido liberatorio. Comincia così la Sartiglia (www.sartiglia.info), l’insolito e spettacolare Carnevale di Oristano, in Sardegna, una festa che racchiude in sé il fascino delle crociate e dei tornei cavallereschi medievali. Da domenica a martedì la città sarda si ferma e punta i riflettori sugli audaci e temerari cavalieri che vestono abiti tradizionali sfarzosi e ricercati e a cavallo, su un tracciato di terra e fieno, danno prova di abilità cercando di infilare la propria spada nel piccolo foro di una stella argentata, appesa a un nastro. La tradizione vuole che quante più saranno le stelle infilate, tanto più fortunato e benevolo sarà l’anno in corso. Ci vuole un anno intero per prepararsi alla corsa dell’originale Carnevale di Oristano; un anno in cui abili artigiani preparano con cura e amore i costumi di dame e cavalieri, di tamburini e capocorsa, di figuranti e cavalli bardati a festa. Nastri rosa, rossi e azzurri, maschere bianche e borchie d’argento, cilindri, fiori e campanelli addobbano i costumi sfarzosi e colorati di chi partecipa con orgoglio alla festa. Protagonisti della Sartiglia sono Su Componidori, i capocorsa delle due antiche corporazioni dei Contadini e dei Falegnami, scelti tra i cittadini più stimati dalla popolazione: il primo corre domenica 6 marzo e il secondo l’8, martedì grasso. La Sartiglia inizia con il solenne e sacro rituale della loro vestizione: i Componidori salgono su un tavolo – sa mesitta – addobbato con fiori e nastri, mentre le massaieddas, ragazze vestite con il costume tradizionale oristanese, portano loro gli abiti e li aiutano a vestirsi. Il momento clou è quando i due cavalieri indossano la maschera sul volto e diventano ufficialmente i re indiscussi della corsa.I brindisi e i festeggiamenti della gente li accompagnano ai cavalli, bellissimi destrieri preparati per la festa. Con il corteo arrivano alla cattedrale da dove parte la Sartiglia. Tutt’intorno la gente indossa eleganti costumi medievali mentre l’atmosfera richiama i giochi equestri e lo spirito cavalleresco dell’epoca di Eleonora d’Arborea, sovrana illuminata del Trecento, la cui maschera sfila maestosa per le strade di Oristano. Davanti al Duomo la corsa dei due Componidori è spettacolare e coreografica, scandita dal rullo dei tamburi. Dopo di loro corrono i cavalieri, scelti dalle due corporazioni, tra gli applausi della folla; chiude la corsa l’emozionante benedizione - sa remada – del capocorsa che, sdraiato di schiena sul cavallo, passa al galoppo tra la gente. Il Carnevale finisce con la spettacolare corsa delle pariglie nella centrale via Mazzini, quando un centinaio di cavalieri a gruppi di tre e al suono dei tamburi percorre al galoppo le strade del centro, esibendo le proprie abilità. La sfilata dei cavalieri si conclude al tramonto, quando i due Componidori vengono aiutati a svestirsi, tra brindisi e balli, che si protraggono fino a tarda notte.





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    L'Italia in maschera
    In Italia tutti i festeggiamenti legati al Carnevale - sfilate, processioni, grandi spettacoli, parate in maschera – hanno un comun denominatore: la teatralità. Per ogni festa, dalle Alpi alla Sicilia, c’è una preparazione artigianale molto attenta, quasi maniacale, dei costumi, dei travestimenti, dell’allestimento delle scene e dei carri. Nulla è lasciato al caso, se non la voglia di divertirsi del pubblico e la fantasia nel creare le maschere. In ogni luogo, dalle città alle vallate, dal mare alle montagne, c’è una scenografia diversa, irripetibile: l’architettura di una piazza, il corso di un fiume, il sentiero di un bosco, il viale o il lungomare di una città, i saloni di un palazzo.
    Ovunque si fa festa: il rito pagano del mascheramento carnevalesco si mescola alle tradizioni cattoliche locali e si ripete ogni anno in gesti e usanze sempre più giocosi e sfarzosi. Per tutti il Carnevale – che quest’anno culmina l'8 marzo – è il momento dell’esplosione dei sensi e la necessità, almeno per un giorno, di dimenticare problemi e difficoltà, di dimenticare se stesso vestendo i panni di un “Pulcinella qualunque”. E’ l’esaltazione degli sberleffi, della fantasia, degli stati d’animo più pittoreschi e peccaminosi, prima di lasciare spazio alla purificazione quaresimale. La stessa parola carnevale, che significa carnem levare, cioè eliminare la carne, anticamente indicava il banchetto che si teneva l’ultimo giorno dei festeggiamenti - il martedì grasso -, subito prima del periodo di astinenza e di digiuno della Quaresima – il periodo che precede la celebrazione della Pasqua.
    Va detto però che il Carnevale non termina ovunque il martedì grasso: chi osserva il rito ambrosiano, cioè nella maggior parte delle chiese dell’arcidiocesi di Milano, la Quaresima inizia di domenica; quindi nel capoluogo meneghino l’ultimo giorno di carnevale è il sabato, 4 giorni dopo rispetto al martedì del rito romano. Ogni borgo, ogni vallata, ogni città, ogni quartiere ha un carnevale da raccontare e lo fa attraverso usanze popolari diverse: dal suono dei campanacci dei Mamuthones in Sardegna alle battaglie a colpi d’arance di Ivrea e alla musica dei carri barocchi di Acireale e Viareggio; da Nord a Sud è un susseguirsi di feste e di parate.
    Conoscerle significa fare un viaggio nel folclore del nostro Paese, alla scoperta di tradizioni e di antichi costumi artigianali popolari. Il Carnevale di Venezia (www.carnevale.venezia.it), assieme a quello di Viareggio, di Putignano e di Ivrea, è considerato tra i più importanti al mondo, la cui fama travalica i confini nazionali e attrae ogni anno l’interesse di migliaia e migliaia di visitatori italiani e stranieri. Il Carnevale di Venezia è conosciuto soprattutto per la bellezza dei costumi, lo sfarzo dei festeggiamenti del volo dell’Angelo e il corteo della festa delle Marie e soprattutto la straordinaria e magica atmosfera della laguna, delle calli, dei canali, dei ponti, dei palazzi storici dove si svolgono i balli, le feste più ricercate, le mostre d’arte, le sfilate di moda e gli spettacoli teatrali, che fino all’8 marzo impazzano ovunque. E’ il Carnevale più seguito, il più antico d’Italia, ricco di storia e di tradizione, che quest’anno renderà omaggio alle donne e ai festeggiamenti dell’Unità d’Italia.
    In provincia di Udine, uno dei carnevali più antichi dell’arco alpino è quello di Sauris (www.sauris.org), caratterizzato dalla famosa “Notte delle Lanterne”, quando maschere in legno, divise in belle e brutte, sfilano lungo le vie del paese e della vallata. Protagoniste del corteo sono le magiche figure del Rölar e del Kheirar, che disciplinano le due diverse schiere: Rölar è una figura demoniaca, con la faccia annerita dalla fuliggine, e il Kheirar è il re dei festeggiamenti con il volto celato da una maschera di legno, i vestiti laceri e una scopa in mano, che usa per battere alle porte delle abitazioni in cui vuole entrare.
    Lo storico Carnevale d’Ivrea (www.carnevalediivrea.it), riconosciuto come “manifestazione italiana di rilevanza internazionale”, è famoso per la Battaglia delle Arance, momento culminante della festa. La battaglia è una rappresentazione storica di una vera lotta popolare contro un barone, combattuta a colpi di arance tra i cittadini a terra, gli aranceri, e le armate del feudatario sui carri. L’intero carnevale, uno dei più spettacolari e divertenti d’Italia, dunque, rappresenta sotto forma di allegoria la rivolta dei cittadini per la libertà dal tiranno. Un altro momento importante della festa, con il lancio di dolci e regali alla popolazione, è il corteo della Mugnaia, che nel passato uccise veramente il barone. Goliardico e giocoso è il Carnevale di Cento (www.carnevalecento.com), conosciuto anche come il Carnevale d’Europa perché è il primo a essersi gemellato con il più famoso di tutti i Carnevali: quello di Rio de Janeiro. Nella cittadina ferrarese sfilano bellissimi carri allegorici in una scenografica animazione.
    Anche il Carnevale di Viareggio (www.viareggio.ilcarnevale.com) è uno dei più apprezzati a livello internazionale: a caratterizzarlo sono i carri allegorici che sfilano per le strade della città, sui quali troneggiano enormi caricature in cartapesta di personaggi famosi legati all’attualità, al mondo della politica, della cultura, dello sport o dello spettacolo, rivisitati con ironia. Sempre in Toscana, in provincia di Arezzo, c’è il Carnevale di Foiano della Chiana (www.carnevaledifoiano.it), simile alle feste di molti altri borghi della regione, dove fino al 13 marzo quattro rioni da sempre rivali - Bombolo, Azzurri, Nottambuli e Rustici - gareggiano per la coppa del Carnevale, dando vita a una festa con carri allegorici e maschere colorate. Tra i carnevali più antichi d’Italia c’è anche quello di Fano (www.carnevaledifano.com), famoso per il tradizionale lancio di caramelle e cioccolatini durante le sfilate. Questo rituale risale al passato, quando al termine di un Palio, disputato con cavalli e asini, il vincitore festeggiava lanciando al pubblico deliziose offelle al miele, i tipici dolci locali. La Puglia è la regione italiana con il maggior numero di manifestazioni legate al Carnevale: il Carnevale di Putignano, il più lungo d’Italia, quello di Massafra, di Gallipoli e di Manfredonia. Ha origini antichissime il Carnevale di Putignano (www.carnevalediputignano.it), tra i più noti d’Italia, una festa ricca di tradizione che, ogni anno, ripropone il divertente e simbolico rovesciamento dei ruoli sociali. All’interno della manifestazione ci sono vari eventi: la“Festa delle Propaggini”, la “Festa dell’Orso” e il “Funerale di Carnevale”, tutti all’insegna del puro divertimento.
    Il più bel Carnevale in Sicilia è quello di Acireale (www.carnevaleacireale.com), considerato anche uno dei più antichi dell’isola. E’ una grande festa popolare piena di colore e d’allegria che invade le piazze e le vie barocche della città con una grande varietà di carri allegorici e di cartapesta. In Sardegna, a Mamoiada, 18 chilometri da Nuoro, si svolge la festa dei Mamuthones (www.mamuthones.it), il Carnevale più caratteristico del nostro Paese, carico di simboli e di drammaticità. Nel piccolo centro agricolo e pastorale, circondato da foreste di querce e castagni, uomini con bellissime maschere di legno, assicurate al viso con cinghie in cuoio e contornate da un fazzoletto di foggia femminile, sfilano coperti da pelli di pecora nera e da 40 campanacci di varie dimensioni. Le campane più piccole, in bronzo, sono tenute insieme come una collana; quelle più grosse, invece, vengono disposte in ordine decrescente dalle spalle alla schiena, legate tra loro da sottili strisce di cuoio. Nel corteo i Mamuthones sono affiancati dagli Issohadores, personaggi vestiti in modo colorato e brioso, che danno movimento alla processione. Sempre in Sardegna, a Oristano, c’è una festa di carnevale molto spettacolare e coreografica: la Sartiglia (www.sartiglia.info). E’ una simbolica celebrazione di riti carnevaleschi, una giostra d’origine medievale, scandita dai ritmi dei tamburi e dai suoni delle trombe, dove audaci e temerari cavalieri vestono abiti tradizionali molto belli e a cavallo sfilano su un tracciato di terra e fieno. I cavalieri mascherati danno prova di abilità cercando di infilare la propria spada nel piccolo foro di una stella argentata. (Ida Bini - Ansa)



     
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44 replies since 24/1/2011, 11:27   19388 views
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