RE ARTU' e il suo leggendario mondo

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  1. gheagabry
     
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    Leale era Ginevra ed era bella:
    un fiore tra tanti cavalieri, che tutti, della dama, erano fieri.
    Tra essi vi era Artù, il suo signore,
    poi, c’erano Sir Galahad e Sir Tristano, Sir Gawain e Bedivere,
    infine, per valor, tra i primi otto, il cavalier del lago Sir Lancillotto.
    Per molte fiate, l’amor soffiò il suo fuoco,
    forte Ginevra rifiutò il suo giuoco:
    aveva nel Sir il suo campione, ma per il re serbava ogni passione
    Ginevra dalle bianche braccia, aveva ogni potere sul Dragone.
    La gioia ogni guerra scaccia e col suo amore sedava ogni tenzone.
    Il regno prosperava e in tutta la Bretagna era mattino,
    con i colori cari al buon Merlino.


    GINEVRA, LA GRANDE REGINA



    Ginevra, la Grande Regina, compagna di Artù, amante del valoroso Lancillotto, simbolo dell’amor cortese, una delle figure più celebri, più discusse e probabilmente più mistificate di tutta la saga arturiana. La repressione medioevale e secoli di patriarcato l’hanno presentata come una donna frivola, a tratti crudele, un essere fragile, inconsistente, priva di moralità, una regina cristiana e penitente, ed allo stesso tempo adultera, la rovina del Grande Re, sedotto e poi beffeggiato a causa sua. Già il nome di Ginevra (nota anche come Gwenhwyfar o Wenore) da un indizio sull’origine del suo mito: la parola proto-celtica gwena è assimilabile al greco gyne e significa sia “donna” sia “regina”. Wenore sembra invece derivare dalla parola inglese “bello”. Infine Gwenhwyfar è un termine celtico traducibile come “bianca ombra” o “bianco fantasma”.
    I suoi appellativi ci dicono dunque che Ginevra è la Donna per antonomasia, bellissima, femminile, quasi una Venere britannica. E’ regina, di nobili origini ma anche e soprattutto nell’animo. Ed è donna dell’Altromondo, una regina delle fate, essendo il bianco per eccellenza uno dei colori dei fairies. Con tutta probabilità il suo mito trae dunque origine da una antica divinità proto-celtica. Ginevra fu Grande Regina, la compagna di Artù, e dunque, secondo le usanze delle società matrilineari che precedettero l’avvento dei popoli celtici nelle isole britanniche, colei che dona la sovranità al re, espressione e manifestazione della Sovranità stessa, la dea della terra, Britannia. Ginevra “tradisce” poi Artù con il suo Campione, il più valoro dei cavalieri della Tavola Rotonda, Lancillotto. Rileggendo il mito secondo le antiche usanze, in realtà scopriamo che Ginevra, in quanto Sovranità, sceglie il suo compagno in base alla sua capacità di servire e difendere la Terra: Artù si era lasciato corrompere dalla vita di corte e non era più il valoroso Gran Re, dunque la regina ha scelto per sé un nuovo rappresentante maschile.
    Se analizziamo ancora più a fondo questo racconto, possiamo notare come esso si inscriva in una antichissima tradizione, attestata da usanze che ancor a oggi sono presenti in Gran Bretagna, secondo la quale una donna bellissima, rappresentante la Dea della Terra, si trova ad essere contesa fra due uomini che combattono per il suo amore, in una sorta di rappresentazione del ciclo stagionale: il Re d’Inverno lotta contro il Re d’Estate. Il re d’inverno è in genere un personaggio più anziano, che ha avuto grandi meriti nel passato e con il quale la regina ha un rapporto di lunga data. Il re d’estate è invece un giovane valoroso, che proviene in genere da terre lontane o ha origini fatate. Il loro eterno combattimento regola il succedersi del ciclo annuale delle stagioni.
    Nei miti più antichi, vediamo Ginevra contesa, prima che da Lancillotto, da Melwas, o Meleagrante, un giovane e nobile principe che risiedeva proprio nel Glastonbury Tor, una porta dell’Altromondo. Successivamente Ginevra verrà reclamata anche da Mordred, nipote di Artù, e dunque suo ovvio successore in una società di tipo matrilineare. Tutti questi racconti portano a considerare Ginevra come una chiara manifestazione della Dea della Terra, colei che mantiene in equilibrio il ciclo stagionale, il predatore e la preda, e tutto ciò che vive e respira su questo mondo.
    Il suo mito è poi fortemente evocativo di un’ altra antica divinità: Blodeuwedd, Viso di Fiori, la Sposa di Maggio, la regina delle fate evocata magicamente dal mago Gwidyon e data in sposa a Llew. Blodeuwedd tradirà Llew con Grnow, affermando cosi la propria libertà di scelta e svolgendo nei confronti di Llew la funzione di Iniziatrice ai misteri di morte e rinascita. Ginevra è anch’essa una Vergine di Maggio, infatti non darà mai figli ad Artù, o almeno cosi è tramandato nelle storie più numerose giunte fino a noi. E' questa è la lezione che Ginevra ci porta. Il coraggio di scegliere liberamente il nostro destino, la possibilità di fare ciò che sentiamo essere giusto, di dare e ricevere amore senza i limiti e le imposizioni di una falsa e bigotta moralità. Nei tempi antichi la donna non apparteneva all’uomo, e poteva scegliere a chi concedersi senza venire giudicata. Nei templi vi erano sacerdotesse che si donavano agli uomini in qualità di rappresentanti della sacralità dell’amore della Dea. Come Blodeuwedd, ci sprona alla realizzazione del nostro Sé divino. Nello splendore di maggio e di Beltane, ci rammenta le nostre immense potenzialità interiori, da coltivare con amore e con costanza come fragili e meravigliosi fiori.
    (Caillean, Ladies of the lake- Caitlin and John Matthews, Ynis Afallach Tuath)
     
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22 replies since 23/1/2011, 15:16   12638 views
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