CAFFE'

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  1. gheagabry
     
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    IL CAFFE'



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    Il caffè è una bevanda ottenuta dalla torrefazione e macinazione dei semi della Coffea arabica, una pianta originaria dell'Etiopia, ma esistente in varie zone del mondo in diverse tipologie quali Coffea robusta, Coffea liberica e Coffea excelsa. Il suo nome dovrebbe derivare dalla regione di Kaffa in cui il caffè è stato coltivato in origine, sebbene in Etiopia il nome del caffè sia buna.


    La parola araba "qahwa", in origine, identificava una bevanda prodotta dal succo estratto da alcuni semi che veniva consumata come liquido rosso scuro, il quale, bevuto, provocava effetti eccitanti e stimolanti, tanto da essere utilizzato anche in qualità di medicinale. Dal termine "qahwa" si passò alla parola turca "qahvè" attraverso un progressivo restringimento di significato, parola tradotta in italiano con "caffè". Questa derivazione è contestata da quanti sostengono che il termine caffè derivi dal nome della regione in cui questa pianta cresceva spontaneamente, ossia "Caffa" in Etiopia.


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    La storia del caffè è davvero lunga. Si parla di un cammino iniziato intorno al 900-1000 d.C. e continua ancora oggi con il caffè divenuto fenomeno di costume, simbolo della socialità ( e noi italiani che amiamo consumarlo in compagnia lo sappiamo bene)e bevanda che desta un grande interesse scientifico.
    Il caffè è giunto fino a noi seguendo le rotte delle navi, quelle stesse rotte che hanno portato in Europa tanti altri prodotti e cibi sconosciuti e come sempre succede in questi casi, la tradizione popolare e le leggende si intrecciano con la realtà narrando storie più o meno veritiere intorno alle origini ed alla diffusione di questa bevanda.
    Per alcuni studiosi esisteva già ai tempi di Omero e lo si beveva a Troia. Questa è soltanto una delle tante tesi legate all'origine del caffè, se volessimo seguire le varie storie ci perderemmo in una grande quantità di storie conosciute.
    Possiamo affermare che già a partire dal 1454 nell'odierno Yemen era consuetudine sorseggiare il caffè ed il governo ne approvò il consumo lodando le sue qualità corroboranti contrapposte a quelle soporifere del qat o kat, bevanda diffusa su tutto il territorio nazionale.
    Da qui partì una vera e propria diffusione che toccò le coste del Mar Rosso, La Mecca e Medina fino a d arrivare al Cairo incontrando un ampio favore dei popoli arabi favorito anche dal divieto del Corano di bere vino che trovò immediata sostituzione proprio con il caffè assumendo l'appellativo ancora oggi valido di "Vino dell'Islam".
    Secondo alcuni racconti il caffè stimolando l'intelligenza, la creatività e la fantasia era visto positivamente dalla religione islamica che lo contrapponeva al vino che con le sue proprietà considerate negative era ritenuto responsabile di provocare sonnolenza e distrazione.
    La religione islamica si diffondeva rapidamente e altrettanto rapidamente portava nei Paesi raggiunti e conquistati il fascino di questa nuova bevanda scura, il caffè appunto, che giunse a Costantinopoli nel 1517 circa, dopo la conquista dell'Egitto a opera di Selim primo. Da allora si prese l'abitudine di berlo in tutto l'impero turco, mentre tale abitudine era già ben radicata a Damasco (due locali all'epoca noti erano il Caffè delle Rose ed il Caffè della via della Salvezza) e ad Aleppo,
    Anche a Costantinopoli la diffusione di questa bevanda vide nascere un gran numero di Caffè alcuni estremamente sfarzosi che servivano sia come luogo d'incontro e di svago sia come luogo di dibattito politico.
    Per quale motivo i Caffè avevano raggiunto un livello di tale popolarità sia in Medio Oriente, sia in Europa? Sicuramente il fatto che fossero locali nuovi, mai esistiti prima dove era possibile berlo in compagnia e tranquillità, caratteristiche che è possibile riscontrare tutt' ora nei caffè, nei salotti o nei bar.
    A far conoscere il caffè in Europa contribuirono i molti viaggiatori, commercianti ed avventurieri che seguirono le rotte delle navi, ma anche studiosi, medici a disegnatori. A queste persone il caffè si presentò come una novità di rilievo ed assoluta e gli diedero una tale importanza da compilare pagine e pagine di scritti o disegni, ancora oggi possiamo vedere diverse riproduzioni o miniature dell'epoca inerenti a questo tema. Tra i tanti autori che ci hanno lasciato una testimonianza vale la pena ricordare Prospero Albini detto Albus medico e botanico dell'Università di Pavia, Leonhard Rauwolf medico di Ausburg, suo è uno dei primi libri che parlano di caffè, Antoine de Galland e Jean Thévenot.


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    Fino al XIX secolo non era certo quale fosse il luogo di origine della pianta del caffè e, oltre all'Etiopia, si ipotizzava la Persia e lo Yemen. Pellegrino Artusi (scrittore e gastronomo italiano, Forlimpopoli 1820 - Firenze 1911)., nel suo celebre manuale Scienza in cucina e l'arte di mangiar bene (1891), sostiene che il miglior caffè sia quello di Mocha (città nello Yemen), e che questo sarebbe l'indizio per individuarne il luogo d'origine. Esistono molte leggende sull'origine del caffè. La più conosciuta dice che un pastore chiamato Kaldi portava a pascolare le capre in Etiopia. E’ lui lo scopritore delle strane bacche rosse che, incautamente ingerite dalle sue pecore, diedero loro una strana vivacità, centomila anni prima, su quelle stesse terre, il popolo etiope usava masticare i semi crudi di quella pianta autoctona che Linneo, padre della biologia moderna e autore del Systema Naturae e di Fundamenta Botanica, classificò appartenente alla famiglia delle rubiacee. Narra la leggenda che il profeta Maometto apparsogli in sogno, gli consigliò di far bollire le bacche e di berne l’acqua ottenuta promettendogli vitalità e forza.

    Proprio come il Costume dell'impero ottomano, scritto dall'abate Carlo Magnetti nel 1832 e custodito nella biblioteca dell'Università del Wisconsin. Nel libro si cita lo studio dello storico Ahmed-Efendy, che riporta alla luce la storia di un dervisch di Mocca d'Arabia che fu cacciato dall'ordine degli Scazyli e costretto all'esilio sul monte Kiouhh-Ewsab. Tormentato dalla fame e dalla sete, si mise a bollire i grani di un arbusto autoctono, custoditi dentro una sottile corteccia, riuscendo così a sopravvivere 4 giorni solo di quel decotto. Due suoi amici ammalati di rogna andarono a trovarlo. Stettero con lui più di otto giorni, anche loro consumando la bevanda trovandola odorosa e grata, e guarirono dalla loro malattia. La guarigione fu imputata all'assunzione dell'infuso e sparsasi la novella, si andò in cerca di grani conosciuti sotto il nome di cahhwé, furono provati, e oh le grandi maraviglie che se ne dissero e se ne fecero. Per l'incredibile scoperta, il dervisch, chiamato da lì in poi Scheykh-Omar, fu celebrato dal principe di Mocca, che costruì per lui un'abitazione ai piedi del monte.
    Comunque avvenne la scoperta, gli storici sono concordi sul fatto che la pianta del caffè nacque in Africa, in una regione dell’Etiopia (Kaffa) e di lì si diffuse in Arabia, dove ebbe un enorme sviluppo grazie alla proibizione del Corano di bere alcolici ed il caffè divenne un ottimo sostituto. La parola “caffè” proviene proprio dall’arabo “qahwa” che significa l’eccitante, lo stimolante.. Vedendo questo il pastore ne individuò la ragione e abbrustolì i semi della pianta mangiati dal suo gregge, li macinò e, dopo averne fatta un'infusione, scoprì il caffè. Le capacità eccitanti della bevanda furono presto sfruttate in ambito religioso per le veglie notturne e la bevanda fu grandemente apprezzata dai mistici sufi.

    Numerose sono le ipotesi a proposito della strada presa dalla pianta del caffè verso il mondo islamico. La prima indicherebbe nei mercanti di schiavi i trasportatori di alcuni chicchi raccolti nelle scorrerie in Etiopia. Un’altra tesi segnala i dervisci mussulmani, che si recavano alla Mecca partendo dall’Etiopia, come coloro che fecero arrivare il caffè nella “felice Arabia” (Arabia Saudita e Yemen odierni)L’origine del processo di trasformazione del chicco verde in bevanda è anch’esso assai controverso. Certi botanici europei rivelano che gli abitanti dell’Etiopia masticavano drupe crude della pianta del caffè per trarre beneficio dal loro effetto stimolante. Altri scritti raccontano di un vino prodotto nell'area medio orientale, ottenuto dal succo fermentato di drupe rosse mature, chiamato “vino d’Arabia”.
    Agli inizi il caffè era consumato prevalentemente nell’ambito di cerimonie religiose o per finalità terapeutiche. Le virtù della bevanda erano apprezzate dai medici del XI secolo, come testimoniano gli scritti di Avicenna che la consigliava nella cura di calcoli renali, gotta, morbillo e tosse. Questa bevanda calda e forte era assai gradita dai mussulmani anche durante il Ramadan, il mese nel quale i fedeli digiunano dall’alba al tramonto.

    Nel XVI secolo, da sostanza soprattutto terapeutica, il caffè divenne simbolo di convivialità, raggiungendo l’Egitto, la Siria e la Turchia.
    Secondo un autore arabo le prime caffetterie vennero aperte a Costantinopoli attorno al 1554. Presso questi locali arredati con caldi divani e tappeti si incontravano intellettuali, studenti e artisti. In seguito al grande successo della bevanda i luoghi della sua somministrazione si ampliarono. Dalle minuscole e popolari botteghe di caffè, ai crocevia delle strade dove dei venditori ambulanti la preparavano su piccole lampade ad alcol.
    Le classi più agiate preferivano invece consumare il caffè a casa propria, preparandolo con chicchi macinati, acqua bollente, e l’aggiunta di spezie quali cardamomo, cannella o chiodi di garofano.

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    Il Caffè fece invece la sua comparsa in occidente nella seconda metà del seicento. Agli inizi del XVIII secolo gli olandesi, primi violatori del protezionismo arabo, rubarono grani di caffè e crearono piantagioni nelle loro colonie, sviluppando un commercio molto proficuo e diventando in breve tempo fornitori dei paesi europei.
    Il 1615 è considerata la data in cui il caffè fece la sua comparsa in Europa grazie ai commercianti veneziani seguendo le rotte marittime che univano l'Oriente con Venezia e Napoli ed il merito di averlo introdotto spetta al botanico Prospero Alpini che era stato medico del console di Venezia in Egitto, a G.Francesco Morosini, a Pietro della Valle ed a Fausto Nairone.
    Venezia fu la prima città italiana che conobbe l'aroma del caffè, per poi diffondersi in tutta la Penisola e divenire punto di riferimento per mercanti non solo italiani, ma anche provenienti da altri Paesi specialmente del centro-nord Europa.
    Prima di essere consumato come semplice bevanda, il caffè veniva anche bevuto per sfruttare alcune sue proprietà medicamentose e digestive e per questo motivo il suo prezzo era piuttosto elevato. Nel momento in cui si capì che la diffusione del caffè era tale da poter riempire le casse dello Stato nacquero le prime "Botteghe del Caffè", la più antica d'Europa, il Caffè Florian, si trova tutt'ora sotto i portici di Piazza San Marco a Venezia, per battere la concorrenza, un caffettiere fece pubblicare e distribuire un libretto che descriveva ed esaltava le proprietà di questo elisir d'oriente.

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    In Italia il caffè divenne presto dono da offrire in talune circostanze ed offerto come dono d'amicizia ed amore; era abitudine che i corteggiatori inviassero alle proprie innamorate vassoi colmi di caffè e cioccolata.
    L'affermarsi del caffè come nel mondo musulmano, incontrò qualche problema, uno in particolare è importante da ricordare perché legato alla religione: alcuni sacerdoti si mostrarono contrari alla diffusione di questa bevanda e ne proposero la scomunica ritenendola una "bevanda del diavolo" e fecero pressione su Papa Clemente VIII affinché ne vietasse l'uso. A questo punto, il Pontefice, prima d'interdirla volle provarla di persona e ne rimase talmente colpito in positivo che non solo decise di non mettere il caffè al bando, ma addirittura lo volle battezzare rendendolo una "bevanda cristiana".
    A partire dal 1683 i caffè in Italia si moltiplicarono e sebbene Venezia fosse la città dove essi erano più numerosi, presto altre città della Penisola. Giorgio Quadri nel 1775 fu il primo a far assaporare ai propri clienti l'autentico caffè alla turca.
    Non solo a Venezia, ma anche in altre città fiorirono eleganti "Caffetterie" dette anche "Caffè Storici" ( Caffè Greco a Roma, Pedrocchi a Padova, San Carlo a Torino e numerosi altri).
    Il nome di questi locali nel corso dei secoli è stato legato a persone note della società (scrittori, politici, filosofi) che ne erano abituali frequentatori, conferendo così un ulteriore valore e prestigio a queste "Caffetterie".


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    Il primo a descrivere il caffè, in un libro pubblicato nel 1583, fu il botanico tedesco Léonard Rauwolf. Venezia per i suoi rapporti commerciali in Vicino Oriente fu la prima a far uso del caffè in Italia, forse fin dal XVI secolo; ma le prime botteghe da caffè furono aperte solo nel 1645 e il medico e letterato Francesco Redi nel suo Bacco in Toscana cantava:

    « Beverei prima il veleno
    Che un bicchier che fosse pieno
    Dell'amaro e reo caffè »



    Sempre nel XVII secolo, a Londra e a Parigi una libbra di caffè veniva pagata fino a 40 scudi. L'uso si andò poi via via generalizzando per crescere fino all'immenso consumo che se ne fa tuttora. Verso il 1650, cominciò a essere importato e consumato in Inghilterra e si aprirono di conseguenza i primi caffè (intesi come circoli e bar), come ad esempio quelli di Oxford e di Londra. I caffè divennero presto luoghi di nascita e diffusione di idee liberali, e furono frequentati da letterati, politici e filosofi. Nel 1670 aprì il primo caffè a Berlino e nel 1686 a Parigi.



    Nel 1684 Franciszek Jerzy Kulczycki, soldato delle truppe polacche del re Jan III Sobieski, dopo la liberazione di Vienna aprì in questa città la prima Bottega del caffè, fra le prime in Europa. Nel '700 ogni città d'Europa possedeva almeno un caffè. Il caffè iniziò a essere coltivato in larga scala nelle colonie inglesi e in quelle olandesi (in Indonesia). La Storia indica nel 1727 la data dell’ingresso del caffè in Brasile. Fu Francisco De Melo Palheta, allora giovane ufficiale brasiliano, a ricevere in dono dalla sua amante, moglie del governatore francese di Caienna, dei rami di caffè in fiore. In ricordo della sua passione egli piantò gli arbusti nel proprio paese, da allora il Brasile diventerà il maggiore produttore al Mondo,Ma l'industria dipendeva esclusivamente dalla pratica della schiavitù, abolita solo, peraltro formalmente, nel 1888.

    Pellegrino Artusi dava anche alcuni consigli per effettuare una tostatura artigianale (ovvero "fatta in casa") dei chicchi di caffè. Dopo aver raccomandato la massima attenzione, in quanto da questa dipende la buona riuscita della bevanda, il primo consiglio è quello di usare legna anziché carbone, per regolare meglio il calore.
    Quando il caffè comincia a crepitare e far fumo, va scosso spesso il tostino mentre si deve aver cura di levarlo appena ha preso il colore castano-bruno e prima che emetta l'olio (a Firenze, in tempi antichi, per arrestarne subito la combustione lo si distendeva all'aria aperta); pessima sarebbe invece l'usanza di chiuderlo fra due piatti, perché in questo modo potrebbe appunto diffondere l'olio essenziale, con susseguente perdita dell'aroma (va detto che il caffè perde nella tostatura il 20 per cento del suo peso, cosicché di 500 g ne rimangono circa 400).


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    Prospero Alpini rivelò il caffè agli Europei




    Era il 1592; Prospero Alpini (o Alpino, per l'incerta italianizzazione di Prosper Alpinus) in una sua opera botanica parlava di una bevanda molto usata in Egitto, la caova, magnificandone gli usi curativi e descrivendo la pianta dai cui i semi tostati si preparava. Allora in Europa non se ne sapeva niente; forse nello stesso anno ne aveva fatto cenno un medico tedesco, Leonhard Rauwolf, che perciò contende all'Alpini il primato della notizia.
    I due studiosi non potevano certo immaginare il largo uso che di quella bevanda in seguito si sarebbe fatto nel mondo: si trattava del caffè, la cui origine, pare antichissima, si perde tra storia e leggenda. Sicuramente alla metà del quindicesimo secolo si sorseggiava in Yemen: Linneo nella sua classificazione chiamò la pianta Coffea arabica proprio per la zona in cui era diffusa. L'uso trovò consensi sempre più ampi tra gli Arabi, che non potevano bere alcolici. La religione islamica apprezzava la proprietà di stimolare intelligenza, creatività e fantasia, a differenza del vino che dava sonnolenza e distrazione. L'abitudine di bere caffè arrivò poi al Cairo, dove lo conobbe l'Alpini, che visse là poco più di tre anni come medico di Giorgio Emo, console della repubblica veneta.




    dalweb

    Edited by gheagabry1 - 9/9/2021, 00:08
     
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  2. gheagabry
     
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    ............A NAPOLI.......

    ' O Cafè


    Napoli e il caffè vivono in simbiosi, un vero napoletano non può fare a meno di una e più tazze di caffè nell’arco della giornata. Beve il caffè appena sveglio, al bar nella mattinata, dopo il pranzo, nel pomeriggio per riprendersi dalle ore di lavoro. E’ una pausa a cui nessuno rinuncia. E’ una bevanda cult nel panorama culinario napoletano e non solo. Musicisti, autori, attori, pittori hanno almeno una volta nella loro vita fatto riferimento, immortalandola nelle loro opere, ‘a tazzulella ‘e café.


    Il caffè in Europa

    Il caffè ha un’origine antichissima, viene citato nella Bibbia, da Omero e da altre fonti che si riferiscono alla cultura araba. Inizialmente veniva consumata la bacca lungo i viaggi che duravano intere settimane. Solo intorno al 1000 d. C. furono bolliti in acqua i chicchi di caffè e si produsse una bevanda nuova. L'Occidente scopre il Caffè tra il 1500 ed il 1600 grazie all’arrivo nei porti di Venezia e Marsiglia di navi con sacchi che contenevano i chicchi di caffè, allora la bevanda veniva chiamata “Vino Arabo”. Inizialmente la Chiesa lo accusò di essere la " bevanda del diavolo ", finché Papa Clemente VIII decise di santificarne l'uso. Da allora il caffè si sparse dovunque, ed i consumatori divennero milioni sia in Europa che in America.
    Nel 1600 però alcuni scienziati diffusero la voce che la bevanda fosse velenosa e chi la bevevo nel giorno del Giudizio Universale sarebbe uscito dalla tomba nero come i fondi del caffè.
    Involontariamente il re Gustavo III di Svezia provò al mondo che questa bevanda non aveva alcunché di velenoso. Il re, infatti, firmò una condanna a morte da eseguirsi mediante somministrazione di caffè. Si racconta che, nonostante le cospicue dosi, i due colpevoli vissero fino a più di 80 anni. E così la bevanda fu assolta.
    Il ‘700 e l’800 sono stati secoli d’oro per la bevanda con l’apertura di molti “Caffè” dove s’incontravano gl’intellettuali per discutere di politica, di attualità, di pettegolezzi quelli che oggi chiamiamo gossip.



    Edited by gheagabry1 - 9/9/2021, 00:12
     
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    Caffè con la cremina come al bar




    Preparazione


    Preparate la moka (caffettiera) e mettetela sul fuoco. Preparate quindi in un bicchiere due cucchiaini di zucchero per ogni persona che prenderà il caffè (ad esempio se avete preparato la caffettiera per 3 persone, inserite nel bicchiere 6 cucchiaini di zucchero).
    Tenete d’occhio la moka. E’ fondamentale non allontanarsi dal fornello perché bisogna prendere il primo spruzzo di caffè e metterlo immediatamente nel bicchiere dove è stato messo lo zucchero. Una volta fatto questo è possibile rimettere la moka suk gas in modo che continui la preparazione del caffè.
    Quindi iniziare a mescolare con un cucchiaino lo zucchero bagnato con il primo goccio di caffè uscito dalla moka. Bisogna mescolare energicamente fino a che il tutto non diventa schiumoso. Mettere quindi due cucchiaini della cremina ottenuta in ogni tazzina e poi versare il caffè. Ed ecco ottenuto a casa un caffè come quello del bar!


    Fonte:dal web
     
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  4. ZIALAILA
     
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    QUANTI TIPI DI CAFFE' ?



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    CAFFE ESPRESSO CLASSICO: può contenere al massimo 20 o 25 cc di caffe’.

    DOPPIO: caratterizzato da due dosi di espresso da 25 cc per un totale di 50 cc di caffe’.

    RISTRETTO: un espresso con meno di 25 cc di caffe in tazza .

    LUNGO: un espresso con più di 25 cc in tazza .

    CORRETTO: un espresso con un goccio di liquore in tazza (grappa, cognac, amaretto, baylis, wisky).

    MACCHIATO: un espresso con un goccio di latte freddo o caldo in tazza .


    CON PANNA: un espresso con panna montata in tazza .


    FREDDO: un espresso con ghiaccio, zuccherato e poi shakerato in bicchiere .

    AMERICANO: un espresso con aggiunta di acqua calda dopo l’erogazione max 80 cc in bicchiere.

    CAPPUCCINO: latte schiumato 1/3, latte caldo a max 70°C , 1/3, caffe' espresso 25 cc, volume della tazza 120 cc .

    caffe


    da : caffe'-espresso-italiano.com

    Edited by gheagabry1 - 9/9/2021, 00:13
     
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  5. gheagabry
     
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    Coltivato nei paesi tropicali, per secoli il caffè è stato consumato soprattutto in due grandi aree geografiche: Europa occidentale e America del Nord.

    Oggi però nelle grandi città dell’Asia, dell’Europa dell’Est e del Medio Oriente la bevanda nera è sempre più di moda tra le nuove generazioni urbane.

    Anche in Brasile, il maggior produttore mondiale, «uscire a prendere un cafezinho piace a tutti», spiega Robério Silva, direttore esecutivo della International Coffee Organization. Ristretto e servito in piccole tazzine, il caffè «sta diventando la bevanda preferita dei giovani, e il mercato interno cresce a ritmi strabilianti».



    national geographic
     
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  6. gheagabry
     
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    LA CERIMONIA DEL CAFFE'

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    E' nel rito del caffè che l'ospitalità etiopica dà il meglio di se'. Amore e gloria nazionale, il caffè ebbe origine dalla remota regione abissina di Kaffa, e proprio da questa prese il nome che, con poche differenze, porta in tutto il mondo (café, coffee, kofye, kahawa, kave). In tutto il mondo tranne che in Etiopia, dove, incongruamente, si chiama "bunna" (forse da bun, chicco). In verità occorre precisare che, se l'origine della pianta è indiscutibilmente questa, il procedimento per farne una squisita e corroborante bevanda pare sia da ascriversi agli yemeniti, che entrarono in possesso dei preziosi chicchi rossi solo nel XIV secolo.

    Ma non sono qui per essere obiettiva, lo confesso, quanto piuttosto per farvi innamorare dell'Etiopia, perciò proseguo con la mia tesi "di parte".
    La mia storia parte dunque da Kaffa, Etiopia, Africa Orientale. Leggenda narra che il pastore Kaldi un giorno notò che alcune sonnolente caprette a lui affidate diventavano insolitamente vivaci dopo aver mangiato le bacche rosse di alcuni cespugli, e decise di assaggiarle. Un monaco del vicino convento di Cheodet, che passava spesso da quelle parti, si stupì nel trovare il solitamente quieto Kaldi in uno stato di evidente eccitazione; appuratane la ragione, pensò di distribuire le bacche rosse ai religiosi d'Etiopia, perché se ne servissero come sostegno durante le interminabili ore di veglia destinate alle preghiere notturne. La fama del caffè cominciò dunque a diffondersi per il paese, attraverso i conventi, e pian piano raggiunse altri paesi dell'Africa Orientale, ma per molti secoli ancora nessuno pensò a farne una bevanda: ci si limitava a masticarne le bacche o a tritarle per mescolarle al "ghee", il burro chiarificato, con cui venivano preparate grosse "pillole" energetiche (pratica ancora in uso nelle zone di Kaffa e Sidamo).

    Un bel giorno, in un periodo di grande siccità, una distesa di piante di caffè prese fuoco: il potente aroma di questa imprevista "tostatura" suscitò sensazione, ed un giovane etiope ebbe la felice intuizione di ricavare un infuso dai chicchi arrostiti e macinati. Di fatto, pare non sia andata proprio così: i chicchi di caffè sbarcarono in Yemen (allora Arabia Felix) viaggiando nelle tasche dei soldati etiopi che tra il 1200 ed il 1300 attaccarono il paese. Solo lì ed allora, probabilmente nei pressi di Moka (!), si mise a punto il procedimento di tostatura, macinatura ed infusione che rese il caffè la nera bevanda che conosciamo, e che ben presto si diffuse in tutto il mondo arabo.

    Solo alla fine del XVI secolo il caffè approda in Occidente, e precisamente a Venezia: ma passeranno ancora cento anni prima che diventi un successo commerciale. Il caffè mosse dunque i primi passi grazie alla Chiesa, si diffuse nel mondo islamico attraverso i dervishi, ma nel corso della sua storia fu anche spesso considerato una bevanda proibita: al suo ingresso in Occidente, ad esempio, fu osteggiato proprio dalla Chiesa che lo bollava come "bevanda del Diavolo", sia per le sue proprietà eccitanti che per l'enorme diffusione presso i "miscredenti".

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    Ma torniamo in Etiopia, a casa di Tadellech: occorre sappiate che se in questo Paese qualcuno vi invita a bere un caffè non dovete preventivare una breve visita di cortesia da risolvere in dieci minuti di chiacchiere.
    Il caffè in questo paese è un rito, tanto che si parla di "Bunna Ceremony":
    verrete quindi introdotti nel "salotto buono", quale che sia, dove vedrete ardere due piccoli bracieri poggiati sul pavimento cosparso di fiori ed erbagatta. La donna più giovane di casa, accoccolata su uno sgabellino, comincerà a predisporre la tostatura del caffè verde su uno dei due bracieri, mentre nell'altro metterà grani di incenso o di mirra. Inebriati dal profumo, potrete gustare i semi arrostiti, i popcorn cosparsi di zucchero o il dabo kolo (pezzetti di pane fritto e zuccherato) che la padrona di casa vi offrirà nell'attesa. Che sarà lunga: dopo l'attenta tostatura, la fanciulla passerà ad agitare la ciotola di caffè sotto il naso di ciascun ospite, perché possa goderne l'aroma, quindi passerà alla macinatura, che avviene rigorosamente col pestello, mentre l'acqua sobbolle piano sulle braci. Ci siamo: la giovane che presiede alla cerimonia versa l'acqua nella gebenà, la caratteristica caffettiera etiopica di argilla nera, quindi aggiunge il caffè ormai ridotto in finissima polvere.

    Il profumo meraviglioso della bevanda si mescola a quello dell'incenso, mentre vengono preparate le piccole tazzine senza manico sull'apposito tavolino, alto venti centimetri: se avete esigenze particolari in fatto di zucchero sarà meglio dirlo a questo punto, perché in genere il caffè viene offerto già zuccherato e se siete ospiti di riguardo ve ne verrà assegnata una quantità eccessiva (un vero salasso per la famiglia, ma in certe occasioni a queste cose non si bada...).


    La-cerimonia-del-caffe-etiope-una-magica-tradizione

    Nei paesi dell'interno potreste correre rischi peggiori: al posto dello zucchero potrebbe esserci un pezzo di burro aromatizzato, o un rametto di ruta, o persino il sale! Comunque, finalmente il caffè più buono che abbiate mai bevuto è servito, nero e forte e bollente e profumatissimo... Se riuscite a vincere le resistenze dei vostri ospiti potete provare a berlo senza zucchero, anche se a casa non vi sognereste mai di farlo: questo caffè appena tostato è il più dolce e profumato che ci sia, corposo ma non amaro, ricco di note diverse, molto più morbide e avvolgenti del nostro espresso di tutti i giorni.

    A questo punto la fretta sarà dimenticata, l'atmosfera così accogliente vi cullerà e questo caffè profumato e sorprendente vi avrà fatto archiviare gli altri impegni... Meno male, perché state ancora sorseggiando il primo caffè (andegna), poi ci saranno l'huletegna (secondo) e il sostegna (terzo): via via più leggeri perché ottenuti rabboccando d'acqua, e facendo nuovamente sobbollire la gebenà.

    Ed è così che quel lento gocciolare di minuti tra gli aromi e i colori di una semplice casa di Etiopia si è trasformato in una piacevole pozza di calmo appagamento: avete appena finito di costruire un profumato ricordo che vi accompagnerà tutta la vita.
    (mariber, cooker.net)







    Paese che vai, usanze che trovi. Recita così un vecchio detto, buono per ogni occasione. E la nostra occasione è offerta da una fumante tazzina di caffè. In Etiopia, terra del corno africano, diversamente dal nostro Paese e dall’Europa in generale, l’usanza di bere il caffè è più di un semplice gesto frettoloso compiuto la mattina, magari al bar, prima di andare al lavoro.

    In un mondo completamente diverso da quello a cui siamo abituati anche questo semplice gesto assume un significato particolare. Ed ecco che il chicco diventa protagonista di un’occasione da non perdere.Qui, la cerimonia del caffè, nero, bollente e abbondante è sinonimo di ospitalità, un segno di amicizia e di rispetto, sia che l’ospite venga invitato da un etiope nella propria abitazione, casa o capanna, sia che si rechi in un qualsiasi locale che pratichi questa tradizione.
    Una volta entrati in uno di questi localini, è come valicare il portale verso un luogo sconosciuto fatto di lentezza e di aromi profumati. Di solito il pavimento grezzo e non piastrellato del locale è cosparso di erba fresca a rappresentare la natura, ma anche come buon auspicio. Scelto il proprio tavolo, è molto probabile che sia una giovanissima etiope ad accogliervi e a preparare l’agognata bevanda.
    Tutto inizia bruciando dell’incenso dal profumo intenso in un incensiere di coccio accanto al quale la giovane, a mani nude, lava i chicchi bianchi di caffè in una ciotola. A lavaggio ultimato, li tosta in una padellina posta su un piccolo braciere e quando il fumo inizia ad inebriarsi nell’aria, cortesia e consuetudine vogliono che venga sospinto con il fiato verso il cliente o l’ospite, in modo che possa assaporarne gli aromatici effluvi.
    Una volta pronto, il caffè viene servito in tazzine senza manico, versato da una piccola brocca scura dalla forma tondeggiante e dal collo sottile. Ogni tazza viene sempre riempita fino all’orlo. Lo zucchero è offerto a parte. A tal punto si inizia a sorseggiare. Piano piano.
    E’ un rito che va gustato attimo dopo attimo e che, di solito dura dai trenta minuti all’ora intera. Il sapore è molto simile al caffè nostrano, forse un po’ più leggero, ma ugualmente gustoso ed è buona cosa berne almeno tre tazze, in quanto la terza è la cosiddetta tazza berekha, ovvero quella della benedizione.
    A rito terminato, meglio non stupirsi troppo se la ragazza che ritira le tazzine procede a lavarle alla maniera locale, cioè sciacquandole in una bacinella d’acqua fredda e riciclata per poi riporle sul vassoio fino al successivo caffè.
    (Monica Genovese,ilreporter)



    Edited by gheagabry1 - 9/9/2021, 00:18
     
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  7. lamarly
     
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    Ho trovato molto interessante questo topic, da drogata di caffè quale sono! :P
    Una volta in un bar avevo visto una vignetta molto divertente che ben rendeva l'idea di come in Italia le pretese dei clienti siano diventate sempre più assurde! l'ho ritrovata in questo sito-->
    www.resistenzaumana.it/pillole/vignette/un-caffe/

    Non ho mai fatto la barista, ma immagino quanto sia snervante!
     
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    I caffè più pregiati del mondo

    Il caffè è un piacere quotidiano per milioni di italiani. Una tazzina di caffè al bar può costare dai 70 centesimi all’euro o poco più a seconda della zona e del bar in cui si va. In giro per il mondo, però, ci sono delle miscele che costano un occhio della testa si può andare dai dodici dollari al chilo fino ad arrivare agli ottanta dollari al chilo. Una cifra che rende questo tipo di caffè un vero lusso, stiamo parlando del Luwak Coffee. Si è portati a pensare che le migliori miscele di caffè arrivino dal Brasile, in parte è vero ma non del tutto. Ci sono ottimi e costosi caffè che arrivano diretti dalla Jamaica o dall’Africa. La famosa catena Starbucks, infatti, cura personalmente un caffè fatto in Ruanda e che costa 12$ al chilo.

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    Edited by gheagabry1 - 9/9/2021, 00:19
     
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    Grazie Lussy, ma preferisco il caffè napoletano che costa molto meno winter20
     
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  10. ZIALAILA
     
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    Il caffè (dal turco Kahve) è diventato negli anni (dopo la beneamata acqua) la bevanda più diffusa e celebrata al mondo. Pensate che ogni giorno, sul pianeta Terra, più di 400 miliardi di tazzine vengono afferrate con decisione, piroettate con cura e, infine, accostate a labbra .
    Il vero propulsore di questa bevanda “eccellente” è stato, infatti, l’immediato successo riscosso dal caffè (introdotto in Italia nel 1615 ad opera dei Veneziani) nel mondo intellettuale ed artistico delle maggiori città europee.


    A pensarci bene non deve essere stato proprio un “caso” che il caffè riscosse simili apprezzamenti nel mondo intellettuale. Pensate, aldilà del gusto, della caffeina e delle sue proprietà stimolanti, alla necessità di concentrazione e di veglia di politici, intellettuali e studiosi di ieri e di oggi… È o non è un matrimonio perfetto?

    da www.caffeamodomio.com

    Edited by gheagabry1 - 9/9/2021, 00:20
     
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  11. ZIALAILA
     
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    La caffeina è insapore, si percepisce solo un pizzico di amarezza.
    Al microscopio appare in forma di cristalli prismatici lunghi, flessibili, dai contorni irregolari.

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    Café cortado versus caffè macchiato


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    Il café cortado (da cortar che in spagnolo significa tagliare) è molto popolare in Spagna e Portogallo ed è un caffè espresso “tagliato” con un goccio di latte caldo al fine di ridurre l'acidità del caffè. Il caffè cortado è solitamente servito in uno speciale bicchiere munito di un anello di metallo alla base e di un manico di metallo. Questo caffè è chiamato cortadito a Cuba e tallat nella regione catalana.

    Tuttavia, è importante distinguere il café cortado dall’italiano caffè macchiato che è un caffè espresso con l’aggiunta di una piccola quantità di schiuma di latte calda. Questa bevanda ha preso il nome dal suo utilizzo, in altre parole i baristi avevano la necessità di mostrare ai camerieri i caffè espresso da servire con un po’ di latte “macchiandoli” con la schiuma di latte.

    di Stefano Urso


    Fonte:www.coind.it,web

    Edited by gheagabry1 - 9/9/2021, 00:23
     
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    Coffea Nana. Una pianta da caffè in salotto


    coffea_arabica


    di Anna Covone

    La pianta del caffè, originaria dell’Africa centrale e rara in Europa, si presenta come un piccolo albero sempreverde che viene classificato nella famiglia delle Rubiacee e che cresce solo nelle zone comprese fra i due Tropici. Le specie più note sono indiscutibilmente la Coffea Arabica e la Coffea Robusta, ma ne esistono circa sessanta diverse varietà. Dalla Coffea Arabica si ricavano i frutti di qualità migliore e il gusto del prodotto finito è intenso e soave, mentre la Coffea Robusta, qualità meno pregiata, è caratterizzata dal gusto forte e corposo e da una maggiore quantità di caffeina. La pianta del caffè cresce in terreni collinosi e ben irrigati e le piantagioni si trovano a diverse altezze dai 200 metri fino ai 2200 a seconda della specie.
    Ma il caffè non cresce soltanto nelle piantagioni tropicali, infatti pochi sanno che la sorella minore dell’Arabica, la Nana che si accontenta di raggiungere il metro di altezza, è stata adattata per crescere anche nei salotti!!!
    Non richiede particolare manutenzione, è necessaria però una buona esposizione ai raggi solari. La cura della pianta non è molto difficile: nel periodo di crescita, dalla primavera fino all’autunno necessita di acqua e sole in abbondanza e di essere concimata ogni quattordici giorni. D’estate la Coffea Nana può essere messa sul balcone in un angolo caldo e riparato. In autunno la pianta non ha bisogno di cure particolari, ha una fioritura abbondante ed esala un profumo simile a quello del gelsomino. La crescita è veloce e rigogliosa, ma i frutti non bastano per coprire il fabbisogno di caffè. Le piantine di caffè si possono trovare nei negozi di giardinaggio, oppure è possibile acquistarne i semi anche su internet. In ogni caso la soddisfazione di poter avere a casa la propria piantina di caffè, vederla crescere nel proprio salotto, goderne della vista mentre si gusta una tazzina di espresso, sarà grandissima! Una piacevole nota esotica e riscaldante a cui pochi potranno rinunciare!


    Fonte:www.caffe-espresso-italiano.com,web

    Edited by gheagabry1 - 9/9/2021, 00:26
     
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  14. gheagabry
     
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    Kopi Luwak: Il caffè più caro del mondo

    kopi

    Tra le varietà di caffè più pregiate, ce n'è una che si distingue particolarmente non solo per l'aroma ed il prezzo elevato, ma anche per il modo e, a causa di ciò, la quantità limitata di produzione: si tratta del caffè Kopi Luwak che proviene dalle isole indonesiane di Sumatra, Giava e Sulawesi. Ne vengono prodotti solo 230 Kg all'anno, al prezzo di circa 900 € al Kg, ossia 9 € per tazzina.
    Il nome deriva dall'indonesiano Kopi, caffè, e Luwak, nome locale dello zibetto delle palme.
    Il processo di biofermentazione del caffè Kopi Luwak
    La civetta delle palme comune (paradoxurus hermaphroditus), detta anche Luwak, vive sulle isole dell'Indonesia e si diverte ad arrampicarsi sugli alberi di caffè, mangiandone i frutti maturi. Pertanto, i proprietari delle piantagioni di caffè lo consideravano una minaccia per i loro guadagni provenienti in buona parte dalla produzione e vendita di caffè.

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    In realtà, la civetta delle palme non è in grado di digerire i chicchi di caffè, che vengono di conseguenza espulsi senza subire radicali trasformazioni. Così, questi chicchi vengono raccolti dal terreno, privati dell'involucro esterno e tostati, producendo un caffè da un aroma diverso da quello del caffè ottenuto direttamente dai frutti raccolti sulla pianta. Probabilmente, enzimi presenti nel tratto intestinale dell'animale distruggono alcune sostanze e proteine contenute nel chicco del caffè, riducendone così il gusto amaro.
    L'aroma del caffè Kopi Luwak. È proprio così: il caffè più caro del mondo non deriva direttamente dai frutti del caffè ma dall' intestino di un animale! E conoscitori del caffè Kopi Luwak confermano il suo aroma speciale con un gusto di cioccolata.
    Attualmente ci sono ricercatori che tentano di riprodurre in laboratorio la biofermentazione del caffè Kopi Luvak da parte della civetta delle palme.


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    Il Kopi luwak è il caffè più costoso e più ricercato del mondo, e probabilmente anche il più discusso. In tempi recenti viene spesso citato sui giornali, in televisione e nei libri e sempre più sono i curiosi indecisi se provarlo o disgustarsi. In Indonesia, invece, le piantagioni di caffè hanno una biodiversità molto più bassa e sono pochi i mammiferi autoctoni in grado di cibarsi di queste bacche. In particolare, lo zibetto delle palme (Paradoxurus hermaphroditus,) ha saputo riadattare la propria dieta dopo che le palme di cui si nutriva sono state tagliate, e ora questo piccolo carnivoro si nutre prevalentemente di frutti di caffè.

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    È proprio il passaggio attraverso l'intestino dello zibetto a rendere l'aroma del kopi luwak così particolare, un caffè poco amaro e con un retrogusto di cioccolata e di selvatico. Ho quindi provato a comparare le proprietà dei semi del kopi luwak con quelle di un altro caffè commerciale, sempre indonesiano, una miscela di buona qualità prodotta da una multinazionale americana del caffè.
    Entrambi i caffè avevano una tostatura da filtro, di solito moderata rispetto a quella per l'espresso, ma sufficiente a distruggere ogni carica batterica residua dopo il passaggio "intra-zibettale". I semi del kopi luwak appaiono più chiari rispetto alla miscela di controllo perché tostati ancora meno in modo da non caramellarne gli zuccheri, e questa è sicuramente già una prima differenza.
    Gli zibetti inoltre mangiano solo i frutti più dolci e maturi, il che ovviamente ha un'influenza sul prodotto finale. Questa scelta a monte si riflette nella forma e nella dimensione dei chicchi, disomogenea rispetto al controllo

    luwak




    national gographic

    Edited by gheagabry1 - 9/9/2021, 00:33
     
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