IMPERATORI ROMANI

civiltà romana

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  1. gheagabry
     
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    CLAUDIO



    Imperatore romano, figlio di Druso Maggiore e di Antonia Minore, nipote di Augusto (Lione 10 aC - Roma 54 dC). Dopo l'uccisione di Caligola, furono i pretoriani a proclamarlo imperatore (41 dC), dietro promessa d'un generoso donativo, imponendolo al Senato incline a una restaurazione repubblicana.

    Claudio era un giovane membro della più importante famiglia di Roma e, in quanto tale, ci si aspetterebbe che avesse partecipato alla vita pubblica secondo le modalità tipiche del suo rango, ma così non fu: per tutta l'infanzia e la giovinezza venne tenuto lontano dalla vista del popolo. La ragione di ciò risiede nel fatto che Claudio era nato con dei difetti fisici in una società come quella romana che disprezzava la debolezza: i membri della sua famiglia ritenevano che il suo essere costantemente ammalato, il suo sbavare e la sua balbuzie fossero un sintomo di debolezza mentale. Persino l'assunzione della toga virilis, il segno del passaggio all'età adulta, avvenne in tono dimesso: mentre era consuetudine che, giunta l'età, ciascun ragazzo romano venisse pubblicamente accompagnato al Campidoglio dal padre o dal tutore, Claudio vi venne portato di nascosto, in lettiga, a mezzanotte e senza accompagnamento solenne.Inoltre, poiché la famiglia riteneva che la sua condizione dipendesse da una mancanza di volontà, venne tenuto sotto la tutela di un precettore ben oltre la maggiore età, come avveniva per le donne; Claudio stesso si lamentò del fatto che gli fosse stato assegnato come precettore «un barbaro, un ex-ispettore delle stalle», il cui compito era di impartirgli una dura disciplina.
    Il giudizio dei suoi parenti non era certo lusinghiero: la madre Antonia minore, che curò l'educazione di Claudio dopo la morte di Druso nel 9 a.C., lo definiva un «mostro d'uomo, non compiuto, ma solo abbozzato dalla natura», e quando voleva accusare qualcuno di stupidità diceva che era «più scemo di suo figlio Claudio»; la nonna Livia Drusilla, cui venne affidato in seguito per diversi anni, gli inviava frequentemente delle lettere in cui lo rimproverava aspramente; la sorella Claudia Livilla deplorava pubblicamente la possibilità che divenisse imperatore come indegna e ingiusta per il popolo romano.
    Augusto, al contrario, si disse sorpreso dalle capacità oratorie del nipote, ma comunque non gli diede nessun incarico pubblico, né lo inserì tra gli eredi principali nel proprio testamento, lasciandogli appena 800.000 sesterzi alla propria morte.
    Il nuovo imperatore, suo zio Tiberio, non si dimostrò più disponibile nei confronti del nipote di quanto in passato lo fosse stato Augusto: quando chiese il permesso di iniziare il cursus honorum, Tiberio gli conferì gli ornamenta consularia, i simboli del rango consolare, ma quando Claudio chiese un ruolo più attivo gli venne rifiutato. Se la sua famiglia non perdeva occasione per dimostrare di non averne grande stima, il popolo romano, al contrario, pare lo tenesse in una qualche considerazione: alla morte di Augusto, infatti, l'ordine equestre lo scelse come proprio patrono, mentre il Senato romano, propose di ricostruire a spese pubbliche la sua casa distrutta da un incendio e di permettergli di partecipare alle sedute del Senato, proposte, peraltro, che Tiberio respinse.
    Di fronte a questo ostracismo, Claudio abdicò a qualunque aspirazione di carriera politica e si ritirò a vita privata, dedicandosi ai suoi studi di storia. Scrisse, infatti, un trattato sugli Etruschi, di cui studiò anche la lingua, una storia su Cartagine, una difesa di Cicerone, alcuni trattati sul gioco dei dadi e sull'alfabeto, tutti andati perduti. Sempre in questo periodo sposò Plauzia Urgulanilla, da cui ebbe due figli, Druso Claudio, morto in giovane età, e Claudia, che però Claudio non riconobbe, accusando Plauzia di adulterio e divorziando da lei nel 28.
    Due decessi sembrarono riaprire le porte della successione al trono a Claudio: nel 19 scomparve in circostanze misteriose suo fratello Germanico, mentre nel 23 morì Druso minore, figlio di Tiberio; Claudio divenne così un possibile erede dell'imperatore. Era però il periodo dell'apice del potere di Seiano, e Claudio scelse di sminuire le proprie pretese al soglio imperiale: la sorella Claudia Livilla, invece, si alleò con Seiano e cadde insieme a lui, morendo nel 31.


    "Cara Livia, come mi hai chiesto, ho discusso con Tiberio se dare un qualche incarico a tuo nipote Claudio in occasione dei giochi di Marte, e siamo giunti ad una comune decisione: se è normale - ma ne dubito - è necessario trattarlo come suo fratello e concedergli incarichi e responsabilità secondo il suo rango; se invece non lo riteniamo in possesso di tutte le facoltà fisiche e mentali, sarà bene non esporre al ridicolo né lui né la nostra famiglia.."

    Così si esprimeva Augusto in una lettera a sua moglie Livia riferendosi a Claudio, figlio di Druso e quindi nipote della stessa Livia che, al momento del suo matrimonio con Augusto, era di Druso già incinta. Descritto come malaticcio e incerto sulle gambe, balbuziente, per tutta la vita torturato da dolori allo stomaco così forti da farlo più volte pensare al suicidio, con uno sgradevole sorriso e la bocca che schiuma bava quando è preso da un eccesso d'ira, Claudio è una figura singolare e probabilmente a torto ricordato dalla maggior parte delle fonti come assolutamente inetto e stolto.


    .....nonostante tutto....divenne IMPERATORE.......



    Nasce a Lugdunum (Lione) il primo di agosto del 10 a.C., terzo figlio di Nerone Druso, il fratello di Tiberio, e Antonia Minore, sorella di Augusto. Ritenuto mentalmente ritardato fin da piccolo, non gode nemmeno della considerazione dei suoi più stretti familiari, tanto che la madre si riferisce spesso a lui come a "una caricatura d'uomo che la natura ha dimenticato di portare a termine" e ne fa la pietra di paragone della stupidità, mentre Augusto si limita a definirlo misellus (poverino). Costantemente escluso dalla vita politica - Augusto gli concede solamente una simbolica carica sacerdotale e quasi lo dimentica anche nel suo testamento relegandolo fra gli eredi di terzo grado - ottiene solo nel 37 d.C. dall'imperatore Gaio (detto Caligola e figlio di Germanico, fratello di Claudio) di essere suo collega di consolato per soli due mesi. Ma anche questa carica gli è conferita giusto per salvare le apparenze. Nonostante trascorra buona parte della sua vita all'ombra dei suoi altolocati parenti, Claudio divenne fortunosamente imperatore all'età di cinquant'anni suonati, immediatamente dopo la congiura nella quale Caligola venne ucciso. Volendo leggere in questo un segno benevolo della fortuna, le fonti ricordano che già egli aveva avuto segnali di predestinazione durante il suo primo ingresso al Foro avvenuto parecchi anni prima. Si narra infatti che in quell'occasione un'aquila fosse volata proprio sopra Claudio, finendo poi per posarsi sulla sua spalla destra.
    La vicenda che vede Claudio divenire imperatore assume quasi i toni del ridicolo. Si racconta che, con il cadavere di Caligola ancora caldo e il palazzo imperiale invaso dai pretoriani in armi, Claudio, terrorizzato, si sia nascosto dietro una pesante tenda sperando di passare inosservato. Un soldato, attraversando la stanza, vede però i piedi del futuro imperatore spuntare dal drappo. Riconosciutolo, insieme agli altri commilitoni accorsi, lo solleva di peso portandolo all'accampamento militare. Qui Claudio trascorre l'intera notte in preda al panico, certo che gli verrà riservata la stessa fine del nipote appena assassinato. Invece, mentre il Senato si interroga sulla opportunità di restaurare la repubblica e il popolo, che guarda a Claudio con simpatia, minaccia tumulti invocandolo come unico possibile imperatore, i pretoriani gli giurano fedeltà decretando definitivamente la sua nomina nonostante egli non possa certo vantare lo stesso glorioso passato militare del fratello Germanico, morto nel 19 d.C. e idolatrato dalle truppe.
    Claudio, ancora incredulo per lo scampato pericolo e felice per l'insperata considerazione, dispone immediatamente una donazione di quindicimila sesterzi a ciascun soldato, risultando così il primo imperatore disposto a pagare la fedeltà dei pretoriani.


    Esagerato e morigerato al tempo stesso, modesto e iracondo, imprevedibile e ovvio ai limiti della stupidità, Claudio è forse la personificazione della contraddizione. Rifiuta di essere chiamato imperatore e rifugge da qualsiasi ostentazione di potere. Onora i famigliari morti come primo atto del suo imperio, conferisce onori divini alla nonna Livia, proibisce qualsiasi festeggiamento nel giorno della sua elezione in quanto anche giorno della morte del nipote Caligola, proclama un atto di amnistia per tutti quelli che, prima del suo avvento al potere, hanno invocato la restaurazione della repubblica. Contemporaneamente, però, fa giustiziare alcuni di coloro che hanno congiurato contro Caligola, pur facendo annullare di tutti gli atti del suo predecessore.
    Di solito mite, si lascia trascinare da eccessi d'ira e da palesi crudeltà e prova un perverso piacere di fronte ai patimenti di coloro che vengono sottoposti a tortura, attardandosi ad osservare le smorfie di dolore sul volto dei condannati. Ama visceralmente i combattimenti al circo e spesso costringe anche gente comune a combattere nell'arena. Si pone però con modestia nei confronti del senato e dei magistrati e assiste come un normale spettatore ai giochi che questi ultimi offrono al popolo, tributando loro un rispettoso saluto come un cittadino qualsiasi.
    Si occupa dell'amministrazione della giustizia con estremo impegno, non diserta i suoi doveri nemmeno durante le feste comandate, revisiona varie disposizioni di legge che ritiene inique, cercando di inasprirle o di renderle maggiormente tolleranti a seconda dei casi. Tuttavia, nonostante il suo fervente impegno teso ad una migliore amministrazione della giustizia, le fonti riportano velenosi aneddoti su sentenze quanto mai bizzarre e dettate dall'umore del momento.
    "Sono d'accordo con chi ha ragione" lo si sente decretare durante un processo, sotto lo sguardo allibito di giudici e magistrati che ben presto non lo tengono in nessuna considerazione.

    E ancora, arriva a promulgare sentenze a favore di una delle parti contendenti semplicemente perché quella avversa non si è presentata al processo; abbandona precipitosamente un'udienza nel Foro di Augusto per correre a sedersi a tavola quando improvvisamente giungono alle sue narici i profumi invitanti di un banchetto nel tempio di Marte; si addormenta durante i processi russando rumorosamente a causa dell'insonnia che tormenta le sue notti.
    Non è da escludersi però che tanti e tali eccessi riportati dalle fonti siano stati ad arte ingigantiti da un senato in parte spodestato dall'imperatore nella competenza sui casi di tradimento e quindi fortemente irritato nei confronti di Claudio. La perseveranza dell'imperatore nell'adempimento dei propri doveri diviene proverbiale tanto che le monete coniate sotto il suo impero ricordano la "constantia augusti".
    Evidentemente consapevole dei suoi limiti, Claudio arriva addirittura a tentare di giustificare le sue stranezze dicendo di aver sempre simulato un comportamento ai confini dell'idiozia per scampare alla congiura contro Caligola. Nessuno, ovviamente, gli crede e comincia a circolare un irriverente libello dal titolo "La congiura degli stolti". Nel 42 d.C. il governatore dell'alta Illiria, Marco Furio Camillo Scriboniano, sobilla un tentativo di ribellione, soffocato però sul nascere. La cosa spaventa tanto Claudio da portarlo a vivere in continua apprensione e lo induce a inasprire le misure di sicurezza nei confronti della sua persona con tale rigore da farlo uscire indenne da almeno sei complotti orditi contro di lui.

    Quanto alle azioni militari, che pure non mancano, Claudio non vi partecipa mai direttamente. E' presente solo durante la conquista di Camolodunum, l'odierna Colchester, allora capitale del territorio dei Belgi nella bassa Inghilterra. La campagna di Britannia è infatti vittoriosamente condotta da Aulo Plauzio che annette definitivamente l'Inghilterra meridionale e centrale all'Impero, impresa fallita sotto Caligola. Nello stesso periodo, Claudio annette all'impero anche due provincie della Tracia, che diventano così provincia romana a tutti gli effetti e preziosa fonte di reclutamento di truppe.

    Relativamente alle truppe ausiliarie, Claudio dà particolare enfasi alla concessione della cittadinanza a coloro che hanno prestato servizio nell'esercito per almeno venticinque anni, allargando tale diritto anche ai loro figli e alle mogli, e continuando nella elargizione dei cosiddetti "diplomi" di bronzo già introdotti dai suoi predecessori.
    Questo non è certo in contrasto con la visione che Claudio ha dell'Impero. Dimostrando una visione politica straordinariamente moderna, egli infatti tende a ritenere la composizione multietnica dei territori annessi una possibilità di progresso piuttosto che un elemento disgregante. Pur rimanendo convinto della superiorità dei cittadini romani nei confronti dei provinciali, Claudio caldeggia la presenza in senato anche di membri provenienti dalle provincie non ancora "romanizzate".

    Come già ricordato, l'impegno con il quale Claudio si adopera durante tutto il suo "mandato" è indubbio. Non potendo fare tutto da solo, cerca la collaborazione di personaggi, soprattutto liberti, come Polibio (ministro a studiis, che conferisce le cariche in nome dell'imperatore), Callisto (ministro a libellis, che vaglia le petizioni provenienti da tutto l'impero) e, soprattutto, Narciso (ministro ab epistulis, che sbriga tutta la corrispondenza di Claudio, conoscendone perciò ogni segreto), tutti potentissimi e ricchi oltre misura, anche più dello stesso imperatore che non brilla certo per una oculata amministrazione dei suoi beni personali. Affilate lingue di corte infatti, affermano che se "si fosse preso come soci i suoi liberti le sue casse avrebbero rigurgitato denaro". Claudio si occupa anche con particolare interesse del miglioramento delle opere pubbliche, in particolare degli acquedotti, terminando le grandiose costruzioni del- l'Aqua Claudia e dell'Anio Novus.

    Nella vita coniugale, Claudio non è certo assistito dalla fortuna. Sposa in prime nozze Plauzia Urgulanilla dopo due fidanzamenti finiti malamente, il primo perché la famiglia della sua promessa sposa offende pubblicamente Augusto, il secondo perché la sua fidanzata, Livia Medullina, muore proprio il giorno delle nozze. Dopo il divorzio da Plauzia, Claudio sposa Elia Petina dalla quale ben presto si separa per la condotta indegna e scandalosa della donna, finendo per impalmare nel 39 d.C. ( al peggio non c'è mai fine) la quattordicenne e bellissima Messalina, rimasta famosa nei secoli come "meretrix augusta".
    Svetonio, Tacito e Dione Cassio descrivono Messalina come afflitta da tre vizi capitali, libido, saevitia, avaritia (lussuria, crudeltà e avidità) e di lei Giovenale racconta con satira feroce che, non appena Claudio si addormentava, travestita da donna comune e con una parrucca bionda in testa per nascondere i lunghi capelli corvini, si recava accompagnata solo da una ancella in uno dei più malfamati postriboli della città per trascorrervi l'intera notte offrendosi a chiunque, dietro pagamento di una manciata di monete, pur di appagare l'insaziabile lussuria.
    Claudio manderà a morte Messalina dopo un tentativo di colpo di stato ordito dalla donna e da Gaio Silio, uno dei suoi amanti, con l'intenzione di porre sul trono Britannico, il figlio di appena sette anni dell'imperatore e della stessa Messalina. La congiura, perpetrata durante un viaggio di Claudio a Ostia, viene sventata dal liberto Narciso. Raccontano le fonti che Claudio, disgustato dalle sue esperienze matrimoniali, avrebbe poi dichiarato di fronte ai suoi pretoriani: "Rimarrò celibe per sempre. Vi autorizzo a mandarmi a morte nel caso cambiassi idea."

    L'imperatore, comunque, non rimane fedele ai suoi propositi e nel 49 d.C. convola a giuste nozze con Agrippina Minore, alla quale è legato da un profondo affetto. Agrippina è figlia di suo fratello Germanico e, pur di sposarla, Claudio ottiene persino dal senato la modifica della legge che impediva matrimoni tra consanguinei.

    Sarebbe stato sicuramente meglio che Claudio avesse evitato il suo quarto matrimonio perché, se anche i pretoriani non lo punirono come da lui invocato, è la stessa Agrippina a provvedere. L'imperatore muore infatti nell'ottobre del 54 d.C., all'età di sessantaquattro anni, dopo aver mangiato dei funghi avvelenati. La prima indiziata della sua fine è sicuramente Agrippina, preoccupata, che la freddezza mostrata negli ultimi tempi dall'imperatore nei suoi riguardi, potesse compromettere l'eredità al trono di Nerone, suo figlio di primo letto. Agrippina, infatti, tramò da sempre nell'intento di scalzare il figlio di Claudio, Britannico, dalla possibilità di successione e già indusse l'imperatore ad adottare Nerone dopo il matrimonio di quest'ultimo con Ottavia, la sorella di Britannico.

    I funerali di Claudio vengono celebrati in modo solenne e viene decretata la sua "apoteosi", cerimonia nella quale il corpo dell'imperatore viene bruciato su una pira dalla quale, al momento dell'accensione, viene fatta volare via un'aquila a simboleggiare l'ascesa dell'anima al cielo. Dopo pochi anni, però, con Nerone imperatore, cominciano a diffondersi su Claudio impietose dicerie e della sua figura si fa una penosa parodia. Lucio Amneo Seneca - che Claudio ha mandato in esilio per "intercessione" di Messalina durante lo scandalo che vede coinvolto il filosofo e Giulia Livilla, la figlia minore di Germanico - scrive contro il defunto imperatore la dissacrante opera "'Apococyntosis Divi Claudii" (la trasformazione in zucca del Divo Claudio!).
    Nonostante le stravaganze e i comportamenti palesemente ottusi raccontati dai suoi contemporanei, Claudio è comunque un uomo di profonda cultura grazie alla quale sa mostrare momenti di straordinaria apertura mentale Plinio il Vecchio lo annovera tra i cento scrittori più colti del suo tempo e Livio, durante la gioventù di Claudio, si dichiara sicuro che egli avrà un luminoso futuro come storico.
    Claudio compone numerose opere letterarie tra le quali una storia etrusca in venti libri, una storia di Cartagine in otto libri e altrettanti libri autobiografici, andati purtroppo tutti perduti. Scrive anche un saggio sull'alfabeto romano, al quale aggiunge tre nuove lettere che vengono però eliminate subito dopo.



    Claudio divenne imperatore proprio in quanto unico maschio adulto della dinastia giulio-claudia.
    Malgrado la mancanza di esperienza politica, Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico (questo il nome adottato dopo l'acclamazione ad imperatore) dimostrò notevoli qualità.
    La fama di Claudio presso gli storici antichi non fu certo positiva; al contrario, tra i moderni molte delle sue opere furono rivalutate.

    Dopo l'assassinio di Caligola del 41, infatti, i pretoriani si trovarono di fronte al problema di trovare un membro superstite della famiglia Giulio-Claudia da mettere sul trono. Molti di loro erano stati assassinati da tempo, mentre Claudio era riuscito a scampare ad ogni congiura, perché nessuno lo aveva considerato un avversario pericoloso. Claudio, invocato dal popolo fuori dalla Curia, una volta promesso un donativo di 15.000 sesterzi per ogni pretoriano che gli prestasse giuramento, ottenne il Principato con la forza delle armi, dopo averne comprato la loro fedeltà. Primo fra i Cesari. Questo è quanto racconta Svetonio, al momento dell'assunzione del trono da parte di Claudio, quasi per caso, mirabili casu. Lo scrittore narra...

    « Dopo l'uccisione di Caligola... Claudio suo zio... cinquantenne... divenne imperatore per uno strano caso. Infatti, trascurato dagli uccisori di Caligola, avendo quelli portato via il numero dei congiunti e dei servi di questo, egli s'era nascosto in una sala di nome Ermeo. Non molto dopo, spaventato dal rumore della porta, proseguì verso il vicino solarium e si nascose dietro alle tende davanti all'ingresso. Qui, essendosi tenuto nascosto ancora, un soldato semplice, visti i piedi lo tirò fuori mentre Claudio si inginocchiava per il timore, ma riconosciutolo, lo salutò imperatore. Poi lo condusse dagli altri soldati, esitanti e frementi. Posto dai suoi sulla lettiga, fu portato nell'accampamento, triste e trepidante, mentre la folla che incontravano lo commiserava, quasi stesse per essere giustiziato pur essendo innocente. Ricevuto entro il vallo, pernottò tra le tende dei soldati, temendo più che sperando. Invero all'indomani, reclamando il popolo una guida per lo Stato, fu salutato da tutti imperatore. »
    (Svetonio, Vite dei Cesari, V, 10.)

    Da allora in poi, con il nome di Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico, governò l'impero per circa quattordici anni. Il nuovo Princeps era considerato uno degli uomini più eruditi del suo tempo: Plinio il Vecchio lo cita quattro volte come un'autorità; a lui scienziati ed uomini dotti scrivevano o dedicavano trattati.
    Soppresse i processi per tradimento in senato e si guadagnò popolarità con la concessione di spettacoli gladiatori, gare e spettacoli imponenti (come il suo trionfo per la conquista della Britannia ed i giochi secolari Ab Urbe condita del 47) e con l'abolizione delle nuove tasse imposte da Caligola.
    Claudio voleva accattivarsi le simpatie del Senato. Egli, infatti, tentò di stabilire una sincera collaborazione con quest'organo istituzionale, secondo le linee della politica di Augusto, facendo un uso frequente di Senatus consulta e difendendo la posizione sociale dei senatori, riservando loro i posti migliori. Restituì, pertanto, al senato l'Acaia e la Macedonia, nel 44. Spartì le province acquisite durante il suo principato fra gli ordini equestre e senatorio: ed a quest'ultimo vennero assegnate la Britannia e la Licia.
    Claudio si mostrò rispettoso del Senato anche partecipando attivamente alle sue sedute. La presenza alle riunioni era rigorosamente obbligatoria per i suoi membri e l'assenteismo punito. I dibattiti dovevano essere reali, non dovevano, al contrario, costituire una semplice questione di assenso formale.
    Claudio nel 47-48 rivide l'intera lista senatoria, eliminando quei membri inadatti ed introducendo solo uomini che avessero maturato meriti anche in provincia, poiché voleva che il senato fosse formato dalle migliori menti dell'impero. È vero anche che la maggiore interferenza con il Senato fu la creazione di un sistema amministrativo centralizzato. Claudio fu dunque il primo imperatore ad ammettere in senato uomini provenienti da una provincia, la Gallia Comata; fornendo così agli imperatori successivi una via per completare l'integrazione dei popoli che facevano parte dell'impero di Roma.
    E se Tiberio aveva seguito pedissequamente le istruzioni di Augusto, Claudio non temette le innovazioni. Egli fu, infatti, il primo a creare una burocrazia centralizzata, suddivisa in sezioni, materie speciali, ognuna delle quali fu posta sotto il controllo di un liberto, una specie di moderno ministro in scala ridotta. Egli avviò una forma di amministrazione pubblica imperiale, indipendente dalle tradizionali classi dei senatori e cavalieri.
    Il personale della nuova amministrazione centralizzata era costituito da uomini per la maggior parte di origine italica, estranei alla tradizione romana, e che dovevano fedeltà soltanto al Princeps. La più importante tra queste cariche appena istituite era quella di Segretario generale Ab epistulis, ricoperta in quegli anni da un certo Narciso: l'intera corrispondenza greca e latina (relazioni con i governatori, lettere e messaggi di vari funzionari, relazioni con città o comunità provinciali), doveva essere gestita, analizzata da questo funzionario, prima di renderne partecipe il Princeps. Secondo a Narciso era il segretario delle finanze, A rationibus, un certo Pallante, con l'accentramento e centralizzazione del potere finanziario nelle mani dell'imperatore a partire dall'Aerarium.
    Vi erano poi altre cariche di prestigio: Callisto era il segretario che si interessava delle richieste rivolte all'imperatore, A libellis e delle inchieste giuridiche portate davanti al princeps, le cosiddette cognitiones; Polibio quello che svolgeva la mansione di bibliotecario e consigliere culturale, aiutando l'imperatore con materiale per discorsi ed editti A studiis. Ma la presenza dei nuovi liberti provocò il continuo malcontento dell'antica aristocrazia senatoria, ed accrebbe notevolmente il potere personale del principe.
    Anche nel campo dell'amministrazione giudiziaria Claudio portò nuove innovazioni come quando nel 53, persuase il Senato a concedere ai procuratori imperiali delle province il diritto di giurisdizione. Fino a quel momento qualsiasi contestazione di diritto fiscale, doveva essere portata davanti al senato o all'imperatore per ottenere una sua decisione. Il provvedimento venne adottato per migliorare l'efficienza e la rapidità nel raccogliere il denaro dovuto all'erario, eliminando alcune procedure burocratiche.
    Favorì, infine, l'approvvigionamento di grano assicurando navi e merci contro eventuali danni provocati da tempeste, concedendo privilegi a stranieri costruttori di navi.
    Ultimò la costruzione di due acquedotti, iniziata da Caligola: l'acquedotto Claudio (Aqua Claudia), iniziato da Caligola, e l'Anio Novus che si incontrano entro Roma nella famosa Porta Maggiore. Ne restaurò anche un terzo chiamato Aqua Virgo.
    Diede un grande impulso alla costruzione di strade e canali in Italia e nelle province. Tra i tanti progetti meritano una segnalazione un largo canale che univa il Reno al mare ed una strada che collegava l'Italia alla Germania (entrambe opere iniziate da suo padre).

    Vicino Roma costruì un canale navigabile sul Tevere che terminava a Portus, il nuovo porto a Nord di Ostia, a circa tre km a nord. Il porto era costituito da due moli a forma di semicerchio, numerosi granai per l'approvvigionamento di merci provenienti da tutte le province romane ed all'imboccatura era posto un faro che divenne il simbolo della città stessa. Per ospitare le navi fu scavato un gigantesco bacino rettangolare di circa 1000 per 700 metri, collegato al Tevere da due canali. Gli ingegneri di Claudio non considerarono con la dovuta attenzione il problema rappresentato dal deposito delle sabbie fluviali, e in breve il nuovo porto fu inagibile. Di questo fallimento fece tesoro Traiano che costruì nello stesso luogo un porto più efficiente che rimase in funzione per secoli.

    Bonificò la piana del Fucino nell'Italia centrale attraverso lo scavo di un emissario che faceva defluire le acque del lago nel fiume Liri, a vantaggio di un migliore sfruttamento agricolo. La prima inaugurazione, con tanto di battaglia navale sul lago che stava per essere prosciugato, finì nel ridicolo. Il canale, scavato troppo in alto non consentì alle acque di defluire. Il tempo di provvedere a sistemare il canale e nuova inaugurazione. Questa volta gli ingegneri di Claudio fecero un errore opposto e ben più grave del precedente; il canale posto troppo in basso fece defluire l'acqua in modo troppo violento procurando vittime tra gli spettatori. L'episodio culminò con una lite tra Agrippina e il liberto Narcisso, appaltatore dell'opera: la donna disse che lui era un ladro mentre il liberto le dava dell'isterica.
    Altri imperatori si cimentarono con questa impresa che ebbe però termine solo nel XIX secolo grazie ai Torlonia che ingrandirono il tunnel scavato da Claudio tre volte la sua dimensione originale.
    Fece costruire nuove strade: la via Valeria Claudia fino all'Adriatico, o la via Claudia Augusta da Altinum fino al Danubio. Poche province non portano tracce delle strade costruite sotto il suo principato.


    Per quanto riguarda la politica religiosa, Claudio sebbene conservatore per natura e di interessi repubblicani, anche qui non si mostrò ostile alle innovazioni. Si adoperò per restaurare il collegio degli haruspices. Nel 47 celebrò i Ludi Saeculares dell'ottavo centenario dalla fondazione di Roma. Nel 49 ampliò, sempre nel corso di un'altra cerimonia, l'antico recinto sacro di Roma (pomerium), includendovi ora l'Aventino e parte del Campo Marzio.
    Si mostrò tollerante nei confronti dei culti provinciali, solo quelli che non considerava pericolosi per l'ordine pubblico interno. Se, infatti, verso il druidismo la sua azione fu più energica di quella dei suoi predecessori, con la completa soppressione, con gli Ebrei assunse un atteggiamento più liberale, e ristabilì per loro la libertà di culto e l'esonero del culto imperiale, anche se a Roma agì con severità, espellendone l'intera comunità ebraica a seguito di contrasti.
    Anche verso i Cristiani la politica religiosa di Claudio si mostrò aperta. La Lettera ai Romani 16,11 attesta la diffusione della nuova religione all'interno della casa di Narciso, uno fra i più noti liberti imperiali. Tacito colloca al 42 o 43 la conversione a una superstitio externa, identificabile quasi certamente col Cristianesimo, di Pomponia Grecina, moglie di Aulo Plauzio, che conduceva in quegli anni la spedizione britannica. Sono gli stessi anni in cui la tradizione della Chiesa colloca l'arrivo a Roma di Pietro e la prima stesura del Vangelo di Marco. L'unico atto in apparente contraddizione con tale atteggiamento è l'espulsione da Roma dei Giudei impulsore Chresto assidue tumultuantes ossia "in continuo subbuglio a causa di Cresto (da identificarsi forse con Cristo)": controverso passo di Svetonio riguardo al quale vi sono discordanti interpretazioni storiografiche.

    Nel 43 iniziò la conquista della Britannia, quasi un secolo dopo Gaio Giulio Cesare. Al di là della ragioni politiche, economiche e militari della spedizione, non va dimenticata una considerazione forse più importante, di natura psicologica, e cioè di provare a tutti di essere il degno figlio del conquistatore della Germania, Druso. Egli si recò in Britannia nell'autunno del primo anno di guerra per essere presente alla vittoria finale. Questa fu la conquista della quale Claudio andò più orgoglioso.

    In Gallia alcune tribù ottennero i diritti latini e molti la cittadinanza romana, ma cosa più importante, Claudio riuscì a convincere un Senato riluttante a far ammettere alcuni cittadini Galli all'interno delle istituzioni e magistrature romane. Egli, basandosi sui suoi studi della storia di Roma, dimostrò che la Repubblica romana si era rafforzata e ingrandita grazie al fatto di aver incorporato elementi considerati fino a poco prima degli "stranieri", come lo erano stati gli Etruschi, i Sanniti, i Greci, ecc. Claudio apriva così le porte del Senato anche ai provinciali Galli.
    In Germania, il legato della Germania Inferiore, Gneo Domizio Corbulone, diede prova delle sue grandi capacità militari con una campagna nelle terre dei Frisoni e contro i pirati Cauci lungo le coste del Mare del Nord (47-48). Claudio però gli ordinò di ritirarsi al di qua del Reno. Non voleva ripetere le imprese del padre Druso.
    In Tracia, da lungo tempo inquieta, il sovrano regnante era stato assassinato e Claudio decise che era ormai giunto il momento di annettere la regione (46).
    Completò, infine, le conquiste dei territori rimasti liberi fino al Danubio, annettendo le parti rimaste libere fino a quale momento della Rezia e del Norico (da Castra Regina a Carnuntum) nel 50 circa.

    In Oriente, Claudio ricompensò l'amico Erode Agrippa I per l'aiuto prestatogli in passato, insediandolo sul trono di Giudea, che dal 6 era una provincia romana. Alla morte di Agrippa, nel 44, la Giudea ritornò ad essere una provincia romana, amministrata da procuratori.
    Nei confronti della Partia, Claudio riuscì ad ottenere il controllo dell'Armenia, fino a quando il nuovo re Vologese I, riuscì ad insediare suo fratello Tiridate sul trono armeno verso la fine del regno di Claudio.


    Claudio, grazie ai suoi studi storici, si era convinto che Roma doveva molto alla sua propensione in tempi passati ad inserire tra i propri cittadini gli uomini più meritevoli. Per questi motivi gli uomini più importanti di Gallia, Spagna ed Africa, i dottori greci o asiatici, gli scienziati ed i letterati, potevano contribuire notevolmente alla crescita dello Stato romano. E se la cittadinanza era una cosa preziosa da "regalare" ai provinciali, un cittadino romano, per meritarsela, doveva saper parlare e scrivere in latino: questa era una condizione insindacabile per Claudio. In caso contrario la cittadinanza romana sarebbe stata revocata.


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    Edited by gheagabry - 29/5/2012, 00:20
     
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