IMPERATORI ROMANI

civiltà romana

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  1. gheagabry
     
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    Ottaviano Augusto sulla stele di Philae





    Una nuova traduzione della stele di Philae, eretta nell’aprile del 29 a.C., mostra il nome di Ottaviano Augusto inciso in un cartiglio – un onore normalmente riservato ai faraoni egizi.
    Due anni prima Ottaviano aveva sconfitto le forze di Cleopatra e Marco Antonio nella battaglia di Azio; nel 30 Cleopatra si era suicidata, segnando la fine della dinastia tolemaica.

    Gli storici credono che Ottaviano, sebbene abbia governato l’Egitto dopo la morte della regina egizia, non venne mai incoronato come faraone egizio. Nel 30, peraltro, stava ancora appoggiando (solo a parole) la Repubblica Romana, mentre ricevette il titolo di “Augusto” solo nel 27.

    La stele è scritta in tre lingue: geroglifici egizi, latino e greco. Venne eretta vicino alla prima cateratta del Nilo (i tratti poco profondi del fiume da Assuan a Khartum), il tradizionale confine tra Egitto e Nubia: a Philae, nel Tempio di Iside.
    La stele venne commissionata da Gaio Cornelio Gallo, un Romano incaricato da Ottaviano di governare l’Egitto come una provincia. Celebra la fine dei re tolemaici e la sconfitta del “re degli Etiopi”.

    I lavori precedenti avevano suggerito che in un cartiglio ci fosse inciso il nome di Gallo, ma la scrittura geroglifica è difficile da tradurre poiché i simboli scritti nella pietra non sono chiari.

    Una nuova traduzione è stata effettuata, tra gli altri, dalla prof.ssa Martina Minas-Nerpel della Swansea University in Wales, ed è stata pubblicata nel libro The Trilingual Stela of C. Cornelius Gallus from Philae.




    Minas-Nerpel ne è certa: “Il nome di Ottaviano è scritto in un cartiglio [ed] è trattato come qualunque altro re egizio”. Ma se gli storici non credono che venne mai incoronato faraone d’Egitto, come ci è finito il suo nome in quella iscrizione?

    Minas-Nerpel crede che non fu Ottaviano a insistere per ricevere quel titolo, bensì i sacerdoti egizi. C’era sempre stato un faraone negli ultimi 3000 anni, non lo si poteva abolire facilmente.

    “Dovevano avere un faraone [e] l’unico faraone (possibile) sotto Ottaviano era Ottaviano”, dice lei. “I sacerdoti necessitavano di vederlo come un faraone, altrimenti la loro comprensione del mondo sarebbe crollata”.

    Ovviamente non è detto che Ottaviano non ci abbia pensato su. Aveva bisogno del grano dell’Egitto e per ottenerlo “necessitava di una provincia tranquilla, e l’elemento chiave [per farlo] erano i sacerdoti: essi erano la chiave per [non far ribellare] la popolazione”.

    C’è poi un altro cartiglio in cui è inciso il nome di Ottaviano, si trova sull’isola di Kalabsha (Egitto meridionale) ed è datato al 30 a.C. o poco dopo. Cartigli con incisi nomi di imperatori Romani verranno prodotti fino alla fine del III secolo d.C. Gaio Cornelio Gallo era un soldato, un amministratore, un poeta, ma soprattutto fu il primo governatore di rango equestre alla guida di una provincia. Amministrò l’Egitto fino al suo richiamo a Roma nel 27 a.C.

    Secondo la storiografia ufficiale, di stampo senatorio, ricoprì questa carica con eccessiva indipendenza, spingendosi a parlare con scarso riguardo dello stesso Augusto, perciò venne processato.



    La nuova traduzione della stele mostra però che Gallo trattò Ottaviano con rispetto e non aveva paura di vantarsi dei suoi risultati. Una parte della stele recita:

    Primo prefetto di Alessandria d’Egitto, vincitore dell’insurrezione tebana in quindici giorni.

    Dice anche che sconfisse un esercito in Nubia:

    Dopo aver condotto l’esercito oltre la cateratta del Nilo, dopo aver ascoltato i messi (“envoys”) del re degli Etiopi vicino a Philae e dopo aver ricevuto in custodia questo re… (Gallo) fece una donazione agli dèi ereditari e al Nilo aiutante (“hereditary gods and Nile helper”).

    Questo modo di vantarsi potrebbe essere stata la sua rovina nel lungo termine. Minas-Nerpel sostiene che Ottaviano non avrebbe volute “pubblicizzate” le ribellioni in Egitto che necessitarono l’intervento di Gallo: “Presumibilmente [Gallo] era troppo potente e non diede abbastanza rispetto a Ottaviano – quella potrebbe essere stata la causa”.

    Gallo cadde in disgrazia fino ad essere accusato di una vera e propria congiura contro il principe, e fu condannato all’esilio e alla confisca dei beni. Si suicidò nel 26 a.C.

    (Heritage-Key)

     
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