IMPERATORI ROMANI

civiltà romana

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  1. gheagabry
     
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    La storia è scritta dai vincitori.
    Chi perde è destinato a essere oltraggiato.



    NERONE





    Nerone (37-68 d.C.), imperatore romano (54-68), ultimo della gente Giulio-Claudia. Figlio di Gneo Domizio Enobarbo e di Agrippina Minore, cambiò il suo nome (Lucio Domizio Enobarbo) in Nerone Claudio Cesare dopo essere stato adottato dall'imperatore Claudio, che sua madre aveva sposato in seconde nozze. Nel 53 sposò la figlia di Claudio, Ottavia. Alla morte di Claudio, nel 54, i pretoriani, guidati dal prefetto del pretorio Sesto Afranio Burro (fedele ad Agrippina) lo proclamarono imperatore.
    Sotto la guida di Burro e del filosofo Seneca, suo tutore, Nerone si mostrò inizialmente deferente nei confronti del senato, la cui autorità era notevolmente diminuita durante i regni degli ultimi imperatori.
    Entrato in contrasto con la madre, che si opponeva alla sua relazione con Poppea Sabina e intendeva esercitare sempre maggiore influenza, Nerone fece uccidere Britannico, figlio di Claudio e di Messalina, considerato un possibile pretendente al trono e allontanò la madre da Roma, facendola uccidere nel 59.
    Con la morte di Burro e il ritiro di Seneca dalla vita pubblica, Nerone modificò radicalmente la propria politica: divenuto ostile al senato, iniziò a favorire i ceti popolari e militari e a esercitare un potere sempre più dispotico. Quando, nel luglio del 64, Roma fu distrutta da un incendio, l'imperatore ne fu ritenuto responsabile e cercò invano di incolpare dell'incendio i cristiani. In seguito, fece costruire per sé la nuova residenza imperiale (la domus aurea).
    Il contrasto con il senato si acuì in seguito alla riforma monetaria introdotta da Nerone (59-60), secondo cui veniva privilegiato il denarius (la moneta d'argento di cui si serviva soprattutto la plebe urbana) all'aureus (moneta dei ceti più agiati). Nel 65 Caio Calpurnio Pisone ordì una congiura ai danni di Nerone, che tuttavia la represse e fece uccidere tra gli altri Seneca e il poeta Lucano, accusati di aver preso parte alla cospirazione. Nel 66-67 Nerone si recò in Grecia, alla quale rese la libertà, rendendo più difficili i rapporti con le altre province dell'impero. Nel 68 le legioni stanziate in Gallia e in Spagna, guidate rispettivamente da Vindice e da Galba, si ribellarono all'imperatore, costringendolo a fuggire da Roma. Dichiarato nemico pubblico dal senato, Nerone si suicidò.





    « Il popolo amava Nerone. Perché opprimeva i grandi ma era lieve con i piccoli »
    (Napoleone Bonaparte)



    ...chi era Nerone?...



    Uno dei più amati e allo stesso tempo odiati imperatori dell'antica Roma. I suoi avversari dicevano che fosse un matto, ma la gente del popolo lo amava molto. Di azioni terribili ne ha fatte molte, ma anche di buone per il suo impero. Un personaggio pieno di contraddizioni: un pazzo che leggenda vuole abbia incendiato la città, ma anche un ragazzo amante dell'arte e della bellezza; un despota megalomane e crudele, ma amato dal popolo per la riforma tributaria e monetaria, entrambe di sostegno ai poveri. Nerone è il massimo rappresentante della fine della dinastia Claudia, sprofondata nella paranoia assassina in un crescendo di omicidi cinici e autodistruttivi.
    La vera passione di Nerone, fin da ragazzino, fu l’arte, soprattutto quella greca, non la politica; amava la musica, la poesia,il teatro e lui stesso si cimentava nelle diverse discipline senza ottenere, con suo grande rammarico, molto successo.
    Nerone amava moltissimo anche la cetra, uno strumento musicale tra i più gettonati nella Roma dell’epoca, e pare che ne fosse un discreto suonatore.
    I primi cinque anni del principato di Nerone furono considerati uno dei periodi più felici dell'Impero. Su indicazioni di Seneca fece molte riforme che aiutarono il popolo.
    Nel tempo la paranoia e la magalomania di Nerone si scatenano. Convinto di essere un grande poeta, ossessionò il popolo con le sue esibizioni.
    Nel marzo del 59 Agrippina venne uccisa su ordine di Nerone, probabilmente per consiglio del suo maestro Seneca. Nerone si giustificò dinanzi al senato affermando che Agrippina aveva congiurato contro di lui e contro lo stato. In effetti pare che Agrippina avesse intenzione di detronizzare Nerone, che l'aveva allontanata dal potere, e di mettere sul trono un altro uomo con cui intendeva risposarsi. Nerone portò per il resto della vita il peso dell'orrendo delitto. Tremendi incubi notturni lo tormentarono.
    L'uccisione della madre segnò l'inizio di un governo dispotico, passato nella tradizione come uno dei più vergognosi che Roma abbia avuto. Liberatosi dal peso del controllo della madre, Nerone pensò di soddisfare ogni suo capriccio.
    A giugno Nerone ripudiò Ottavia per sposare Poppea Sabina, moglie di Otone. Ottavia fu esiliata. Il popolo scese in piazza per manifestare a favore di Ottavia. Allora Nerone la fece uccidere e si disse che si fu suicidata.Nel 65 venne scoperta una congiura per uccidere Nerone ed eleggere imperatore il senatore Gaio Calpurnio Pisone. I congiurati erano senatori e cavalieri, appoggiati da ufficiali della guardia pretoriana....Dei 41 partecipanti alla congiura solo diciotto morirono. Gli altri vennero esiliati o perdonati. Fra i congiurati pare ci fosse anche Seneca, il suo maestro. Gli venne dato i l'ordine di togliersi la vita e si suicidò bevendo della cicuta.
    Nel 65 Poppea Sabina, la moglie di Nerone, morì probabilmente per una malattia durante la gravidanza. Nerone si sposò con Statilia Messalina.
    I nemici di Nerone a Roma non desistettero e fecero in modo che Nerone non avesse più sostenitori in città. L'8 giugno il senato dichiarò Nerone nemico pubblico: chiunque lo avrebbe potuto uccidere.
    La mattina del 9 giugno Nerone scoprì che le guardie non presidiavano il palazzo e sua moglie Statilia Messalina era scomparsa. Abbandonato da tutti, lasciò la città con pochi fedeli e si rifugiò in campagna...Il 9 giugno del 68, prima di essere catturato dai pretoriani, si suicidò.
    Aveva 30 anni. Aveva regnato 13 anni. Con la sua morte si apriva la prima grave crisi della successione all'Impero. (Focus)



    Gli ultimi istanti di vita di Nerone raccontati dalla penna di Svetonio presentano aspetti grotteschi in piena sintonia con il personaggio, ma anche punte di dignità, culminate in un suicidio, che però, secondo il pensiero dello storico, fu dovuto più a paura che a coraggio.
    Questa è la parte finale del racconto dello scrittore-biografo:
    “Dato che ciascuno dei suoi compagni lo invitava a sottrarsi senza ritardo agli oltraggi che lo attendevano, ordinò di scavare dinanzi a lui una fossa lunga quanto il suo corpo, di disporre intorno a essa alcuni pezzi di marmo se si riusciva a trovarli e di portare acqua e legna per rendere fra breve gli ultimi onori al suo cadavere. A ognuno di questi preparativi piangeva e ripeteva continuamente: <quale artista perirà con me!>”
    “Domandò allora quale fosse questo genere di supplizio e gli riferirono che il condannato veniva spogliato, gli si passava la testa in una forca e lo si batteva con le verghe fino alla morte. Allora, spaventato, prese due pugnali che aveva portato con sé, ne provò successivamente le punte e poi li rimise nel loro fodero protestando che l’ora segnata dal destino non era ancora arrivata”.
    Quando udì lo scalpitìo dei cavalli degli uomini che si avvicinavano per catturarlo, pronunciò in greco un celebre verso dell’Iliade: “<il galoppo dei cavalli dai rapidi piedi colpisce le mie orecchie>. Poi si piantò una lama nella gola con l’aiuto di Epafrodito, l’uomo addetto alle suppliche.
    E infine:
    “Respirava ancora quando irruppe un centurione e, come per soccorrerlo, gli applicò il suo mantello sulla ferita. Nerone gli disse semplicemente: <e’ troppo tardi>, e ancora: <questa fedeltà>. Pronunciando queste parole spirò e i suoi occhi, prominenti e fissi, presero una tale espressione che ispiravano orrore e spavento a chi li guardava”.
    Fu questa la fine, a tratti persino amaramente comica, dell’Imperatore che aveva terrorizzato Roma con le proprie manie.





    .....il grande incendio di Roma.....



    Quello che nel 64 d.C. distrusse gran parte della città di Roma fu un incendio di proporzioni gigantesche e dalle conseguenze catastrofiche: interi quartieri finirono letteralmente in cenere e le vittime furono numerose.
    All’epoca era imperatore Nerone, che dopo un iniziale periodo di buon governo, aveva cominciato da tempo a manifestare quelle strane e ambigue abitudini che l’avevano reso inviso a gran parte dei contemporanei e che ne hanno fatto, a lungo, uno dei peggiori imperatori romani nella considerazione storica e popolare (in realtà, esiste un intero filone della moderna storiografia teso a rivalutarne la figura).
    All’indomani del disastro, i nemici del giovane imperatore sparsero la voce che fosse stato lui stesso a ordinare l’incendio, con la motivazione che intendesse ricostruire la città secondo i propri gusti (le manie di grandezza di Nerone erano note anche tra la plebe) o solo per il gusto di volersi godere il tragico spettacolo, fomentando l’idea che egli possedesse una mente disturbata che lo portava a gioire di fronte a immagini cruente e a scene di violenza; sentendosi ingiustamente calunniato, Nerone ne approfittò politicamente per incolpare la comunità cristiana, che operava ancora in condizioni di semi-clandestinità e i cui riti, non pienamente compresi, sembravano fatti apposta per destare sospetti.
    Ne nacque una dura quanto ingiusta persecuzione nei confronti dei Cristiani; la crudeltà e la sete di vendetta dell’Imperatore lo portarono ad usarne alcuni come torce umane per illuminare i sontuosi banchetti che era solito presenziare.
    Invece i Cristiani erano assolutamente innocenti, esattamente come lo era Nerone, poiché sembra certo che si sia trattato di un incendio del tutto accidentale, originatosi probabilmente dal cattivo funzionamento di una cucina di un quartiere povero di Roma e allargatosi rapidamente per via dei materiali da costruzione estremamente infiammabili con cui erano costruite le case cittadine, soprattutto quelle degli abitanti meno abbienti.
    Incredibilmente, un evento drammatico ma completamente casuale, finì per trasformarsi in un pretesto comodo e meschino per giustificare l’uccisione di migliaia di persone.





    ....una delle tante leggende....



    Tra le innumerevoli stravaganze che accompagnarono la sua vita e i suoi desideri, c’era anche la voglia di diventare…mamma!
    Esatto, proprio così: l’esperienza del parto e di mettere al mondo un figlio era qualcosa alla quale Nerone non voleva proprio rinunciare.
    Allo scopo, minacciò di morte alcuni medici affinché lo aiutassero a realizzare il suo sogno, finché non ne trovò due che, per evitare ritorsioni, promisero di aiutarlo promettendogli una gravidanza.
    In realtà, gli somministrarono una pozione soporifera con all’interno una piccolissima rana che, ingoiata viva, muovendosi nella pancia, avrebbe dato a Nerone la sensazione di aspettare un figlio.
    I medici, ovviamente, fuggirono prima che il trucco potesse essere scoperto e infatti, la rana ricomparve viva e vegeta nelle feci dell’Imperatore che, per zittire tutti coloro che lo deridevano, fece sfilare l’animaletto su un cocchio per un trionfale giro attraverso le vie di Roma, scortata da ben 15 uomini di alta estrazione sociale.
    Non appena il corteo giunse sul Tevere però, la rana si gettò nelle sue acque; si dice che il nome “Laterano” derivi proprio da questo bizzarro episodio, e sta per “latitans rana” ovvero “rana fuggitiva”.



    « Essendo incline alla poesia, compose versi volentieri e senza fatica e non pubblicò mai, come insinuano alcuni, quelli degli altri spacciandoli per suoi. Mi sono capitati tra mano taccuini e libretti che contengono alcuni suoi versi assai noti, scritti di sua mano ed è facile vedere che non sono stati né copiati né scritti sotto dettatura, ma sicuramente composti da un uomo che medita e crea, perché vi sono molte cancellature, annotazioni e inserimenti. »
    (Svetonio, Vita dei Cesari, Nero LII)

    « Morì nel suo trentaduesimo anno d'età, nel giorno anniversario dell'uccisione di Ottavia e fu tale la gioia di tutti che il popolo corse per le strade col pileo. Tuttavia non mancarono quelli che, per lungo tempo, ornarono di fiori la sua tomba, in primavera e in estate, e che esposero sui rostri ora le immagini di lui vestito di pretesta, ora gli editti con i quali annunciava, come se fosse ancora vivo, il suo prossimo ritorno per la rovina dei suoi nemici. Per di più, Vologeso, re dei Parti, quando mandò ambasciatori al Senato per riconfermare l'alleanza, fece chiedere anche, insistentemente, che si onorasse la memoria di Nerone. Infine, vent'anni dopo la sua morte, durante la mia adolescenza, venne fuori un tale, di ignota estrazione, che pretendeva di essere Nerone e questo nome gli valse tanto favore presso i Parti che essi lo sostennero energicamente e solo a malincuore lo riconsegnarono. »
    (Svetonio, Vita dei Cesari, Nero LVII)





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20 replies since 14/1/2011, 00:12   7963 views
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