IMPERATORI ROMANI

civiltà romana

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  1. gheagabry
     
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    Imperator



    L'Imperator è il titolo della massima autorità dello Stato romano usato con tale significato dal I sec. d.C..
    Nell'epoca repubblicana Il termine Imperator era il titolo del generale che entrava vittorioso nell'Urbe, e che quindi riceveva momentaneamente l'Imperium cioè il comando delle forze armate. Con Caio Giulio Cesare il titolo per la prima volta va a indicare un'autorità politica anzi che un potere militare, anche se fino a Nerone il titolo indicherà ancora il potere militare. Successivamente ai ha con la creazione da parte di Vespasiano della Lex de Imperio Vespasianii, una legge che regolamenta le funzioni del Princeps e dei suoi poteri di fronte al Senato.
    A partire da Ottaviano Augusto al titolo di Imperator si aggiunsero anche nomi, ed altri appellativi detti cognomina ex virtute. Ecco dunque che con il passare del tempo si andò a formare una titolazione alquanto complessa.


    IMPERATOR-DIVI-CESARI-F-OCTAVIANVS-AVGVSTVS-
    PONT-MAX-TRIB-POT- XXXVII-IMP-XXI-COS-PP


    Dunque per capire il significato di tutte queste sigle e nomi, è innanzitutto necessario distinguere la parte onomastica, cioè relativa al nome proprio, da quella della titolazione e dagli appellativi. Ecco dunque che abbiamo la prima parte 'Ottaviano figlio del divo Cesare' e la seconda ' Augusto, Pontefice Massimo, Trbuno della Plebe per 37 volte, 21 volte Imperator, Console e Padre della Patria.



    L'età imperiale, successiva al periodo della repubblica, iniziò con Augusto, considerato il primo Imperatore di Roma, anche se già con Giulio Cesare e – se pur parzialmente – ancor prima con Silla, si era affermata una gestione di natura monarchica delle istituzioni repubblicane.
    Ottaviano, dopo aver sconfitto Marco Antonio nella battaglia di Azio (31 a.C.), assunse un controllo pressoché assoluto sulla vita politica romana. Nel 27 a.C. il Senato gli attribuì il titolo onorifico di "augusto" (che significa "colui che ha l'autorità morale"), in seguito divenuto sinonimo di Imperatore.
    Fu proprio attraverso la propria autorità morale (auctoritas) che egli accentrò nella propria persona titoli e poteri un tempo attribuiti esclusivamente ai magistrati repubblicani, senza giungere mai a una formale modifica di carattere costituzionale; assunse anzi il ruolo di difensore delle istituzioni repubblicane, dando vita così a una vera e propria finzione, poiché di nome continuava a esistere la repubblica, mentre di fatto vi era una gestione del potere di tipo monarchico.
    Nel 23 a.C. Augusto ricevette la tribunicia potestas, cioè l'insieme dei poteri dei tribuni della plebe, che comportava l'inviolabilità personale (sacrosanctitas) e il possibile diritto di veto nei confronti di provvedimenti legislativi (intercessio); tale era l'importanza di questa funzione, che egli si premurò che fosse costantemente rinnovata. Il Senato lo investì a vita anche della dignità proconsolare, conferendogli poteri superiori (il cosiddetto imperium maius) a quelli degli altri proconsoli. L'insieme di queste prerogative, sommate alla carica di console che assunse ben tredici volte, conferì ad Augusto un potere che non poteva più avere alcun elemento di "bilanciamento" nella vita dello stato: un potere che faceva di lui il princeps – come amava essere definito – e cioè "il primo" dei cittadini di Roma.

    Oltre all'auctoritas, di cui si è detto, deteneva infatti la potestas (cioè l'autorità civile), conseguita proprio attraverso l'assunzione della tribunicia potestas, e l'imperium (cioè il potere di comandare gli eserciti), implicito nelle funzioni consolari e proconsolari. Si fece dunque chiamare Imperator ("colui che ha l'imperium"), Caesar ("il successore di Giulio Cesare", divenuto cesare lui stesso), Divi Caesaris filius ("il figlio del divo Cesare"), Octavianus (quel che restava del suo vero nome), Augustus ("colui che ha l'autorità morale"), ideando uno schema di titolatura che sarà fatta propria dai suoi successori. Nel 12 a.C. venne inoltre proclamato pontefice massimo (pontifex maximus), la più alta carica sacerdotale dello stato, controllando così anche la sfera religiosa; e nel 2 a.C. assunse quel titolo di "padre della patria" (pater patriae) che la tradizione aveva fino ad allora assegnato solo a Romolo e a Marco Furio Camillo.

    Il Senato conservò un controllo sempre più formale su Roma, sull'Italia e sulle province, escluse quelle di frontiera, in cui era necessario stanziare le legioni: tali province erano governate da legati nominati e controllati dall'Imperatore stesso. Augusto promosse numerose riforme allo scopo di restaurare l'ordine sociale, e impose l'osservanza delle tradizioni morali, religiose e del costume romano (il mos maiorum); creò inoltre una solida ed efficiente burocrazia imperiale e abbellì Roma con templi, basiliche e portici, trasformandola – come lui stesso dichiarò – da una città di mattoni in una città di marmo. Il periodo augusteo rappresentò il momento di massimo splendore della letteratura latina, con l'opera poetica di Virgilio, Orazio e Ovidio, e la prosa della monumentale Storia di Roma di Tito Livio.



    La lingua Latina ha lasciato in eredità al mondo moderno tutta una serie parole, frasi celebri, sentenze e modi di dire che spesso capita di sentire anche nel parlato comune, o più frequentemente nello scritto.



    Alea iacta est.


    Il dado è stato tratto


    Pronunciata da Caio Giulio Cesare nel 49 a.C. sulle sponde del Rubicone



    Acta est fabula


    Lo spettacolo è finito


    Le celebri parole dell'Imperatore Ottaviano che proferì poco prima di morire.



    Audaces fortuna adiuvat


    La fortuna aiuta gli audaci.


    Terenzio


    (dal web)


    (Gabry)



    Edited by gheagabry1 - 17/1/2022, 14:18
     
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