Lazio ... Parte 7^

LA CITTA’ SUL FIUME..LE SUE MURA ANTICHE..I RIONI..ROMA UN DIAMANTE DI INFINITE SFACCETTATURE...

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    CITAZIONE (loveoverall @ 13/3/2010, 02:13) 


    BUONGIORNO ISOLA FELICE ... BUON RISVEGLIO A TUTTI


    “ ... Sabato ... abbiamo attraversato la città esterna come un arcobaleno attraversa l’orizzonte ... scie colorate di gioia e di emozione al nostro passaggio ... pagine di un libro di storia che sfogliate da mani bramose di conoscenza ... strade percorse senza fatica e cuori gioiosi davanti a tante bellezze che il tempo ha mutato un pò nelle forme ma non ne ha scalfito la bellezza e il magnetico interesse ... nel nostro viaggio nella città eterna abbiamo tralasciato di certo qualche luogo ... ma non si potevano raccontare in breve tempo tutti i vicoli, le strade e i luoghi che in questa città raccontano ognuno una sua storia ... abbiamo però carezzato i luoghi più significativi seguendo il filo logico delle emozioni forti ... oggi continueremo a viaggiare nei rioni di Roma partendo dall’origine del suo nome e percorrendo le antiche mura che la cingevano ...... Buon risveglio amici miei ... si parte ...”

    (Claudio)



    LA CITTA’ SUL FIUME..LE SUE MURA ANTICHE..I RIONI..ROMA UN DIAMANTE DI INFINITE SFACCETTATURE...



    “L'origine del nome di Roma è avvolto nel mistero perchè quando gli storici iniziarono ad interrogarsi sulla sua origine si erano già recisi i fili della memoria. Le interpretazioni sono diverse, affascinanti e misteriose, anche se chiaramente fantastiche e leggendarie…. la più antica interpretazione risale a Servio, vissuto tra il IV e il V secolo d.C., il quale sosteneva che il nome Roma derivasse da un nome arcaico del Tevere, Rumon o Rumen, la cui radice deriva dal verbo ruo, scorrere, sicché Roma avrebbe significato la Città sul Fiume… Gli storici di lingua greca, narravano l'arrivo di profughi troiani sulle coste laziali dove Enea, il loro capo, avrebbe fondato una città dandole il nome di una delle donne, Rome..In un'altra versione della leggenda “Rome”era la figlia di Ascanio e nipote di Enea, mentre in un'altra ancora si narrava che “Rome”, una troiana giunta in Italia con alcuni suoi compagni, sposò Latino ed ebbe due figli, Romos e Romylos (Remo e Romolo), i quali fondarono la città dedicandola alla madre… “romé”, in greco significa forza…”

    “La prima e più importante unità di misura nel baratto dell'antica Roma fu il pecus, una "bestia di piccola taglia", un termine usato anche dopo la comparsa della moneta nella denominazione pecunia, ovvero denaro…. nella seconda fase della Repubblica apparvero le prime monete.. la prima moneta fu l'asse, ovvero l'aes rude, un pezzo di bronzo.. seguirono l'aes grave, una barra di bronzo senza segni distintivi, e l'aes signatum, attribuito a Servio Tullio, una barra di bronzo ferroso con un'impronta simile ad un ramo secco stilizzato….Il trattato di alleanza con i Campani (326 a.C.) lasciò un segno .. la zecca (dalla parola araba sikka, cioè conio) di Napoli produsse per gli alleati una moneta simile alla propria (la didracma), chiamata "Rhomaion"…. Nel 289 a.C. furono creati i "triumviri monetali" (o magistrati predisposti alla monetazione) e la zecca fu posta vicino al tempio di Giunone Moneta…. Si coniò quindi la sua prima moneta chiamata quadrigato, per la presenza sul retro di Giove su una quadriga guidata dalla Vittoria, mentre l'altro lato .. una testa bifronte laureata…. il vittoriato, per la presenza della Vittoria che incorona un trofeo d'armi. Ma la moneta che divenne la base dell'economia romana fu coniata in un periodo compreso tra il 264 ed il 202 a.C., ovvero tra le due guerre puniche…..le prime monete raffiguravano da un lato la testa di Roma con un elmo alato e dall'altro i Dioscuri a cavallo con la scritta ROMA. In seguito le immagini utilizzate furono quelle di antenati o di vecchie glorie familiari dei magistrati, incaricati di sovrintendere alla coniazione del denaro. I pochi centimetri quadrati della moneta divennero infatti un potente mezzo di propaganda politica, utile per ricordare agli elettori i meriti, le gesta e le qualità della propria gens.”

    “Roma nasce lungo un fiume allora navigabile, a pochi chilometri dalla foce, nei pressi di un guado naturale ..”l'isola Tiberina”.. punto di comunicazione fra le due sponde, per l’aggregazione di piccoli nuclei di popolazioni diverse arroccate sui colli dominanti la vallata del Velabro o dispersi nelle sottostanti paludi..L'Isola Tiberina, che sorge al centro del fiume Tevere, lungo l'ansa che divide Trastevere dall'area di Piazza Navona, nacque, secondo la leggenda, dall'accumularsi del fango sulle messi che i romani gettarono nel fiume dopo aver scacciato dall'Urbe, l'ultimo re di Roma, Tarquinio il Superbo….detta anche Lycaonia, di S. Bartolomeo, dei Due Ponti… fu anticamente chiamata semplicemente Insula oppure "Insula inter duos pontes"; successivamente "Lycaonia" nel medioevo..(forse per la presenza sul Ponte Cestio di una statua rappresentante questa regione dell'Asia Minore)..fino ad "Isola di San Bartolomeo" ed al volgare "Isola dei due ponti", per la presenza rispettivamente della basilica di San Bartolomeo, del Ponte Cestio e del Ponte Fabricio…Con l'espansione di Roma, l'Isola Tiberina vide ben presto sostituire le varie strutture lignee, fra le quali le arcate dei due ponti, con marmi e murature e l'intera area divenne centro dedicato alla medicina, come per altro è tutt'oggi vista la presenza dell'Ospedale del Fatebenefratelli…Secondo la leggenda, che anche Ovidio riporta nelle Metamorfosi, per sconfiggere la peste che si era abbattuta su Roma intorno al 294 a.C., gli indovini stabilirono che si sarebbe dovuta trasportare da Epidauro fino in città l'effigie del dio della medicina, Esculapio. Agli ambasciatori recatisi in Grecia, tuttavia, si presentò il dio stesso sotto forma di grande serpente che, salito autonomamente sulle imbarcazioni e ricondottole con venti propizi fino alla foce del Tevere, scelse di prender terra direttamente sull'Isola Tiberina…In onore di Esculapio.. il santuario a lui dedicato e dando vita anche ad un'opera di risistemazione delle rive con argini e terrapieni che, grazie all'uso di un rivestimento in travertino e l'erezione di un obelisco a mo di albero maestro di una galea romana, fece assomigliare l'isola ad una grande imbarcazione ormeggiata lungo il Tevere. ….. Profondamente alterata dalla sistemazione degli argini alla fine dell'800 (quando se ne ipotizzò l'eliminazione), dalla manomissione del ponte Cestio e dalla ricostruzione dell'ospedale, ha mantenuto il carattere di appartato luogo di cura e di culto…..L'isola conserva tuttora la caratteristica forma della nave di Esculapio ….la medievale torre Caetani, potente famiglia romana che aveva trasformato l'isola in un proprio fortilizio… la Guglia di Ignazio Giacometti (1869) con coronamento a cuspide e quattro statue di santi (S. Bartolomeo verso la chiesa, poi in senso orario S. Francesco, S. Giovanni di Dio e S. Paolino vescovo) fatta edificare da Pio IX come riportato nell'iscrizione: "PIUS IX PONT.MAX IN COLUMNAE LOCUM QUAE PLAUSTRI IMPETU QUASSATA CONCIDERAT PECUNIA SUA FIERI ERIGIQUE IUSSIT - ANNO CHRISTIANO MDCCCLXIX CONCILIO VATICANO INEUNTE [Pio IX Pontefice Massimo, nel luogo della colonna che era caduta a terra rovinata dall'impatto di un carro, comandò che (questa guglia) fosse costruita e innalzata a sue spese. Anno cristiano 1869, inizio del Concilio Vaticano]….La chiesa di S. Bartolomeo "de insula", con il suo bel campanile romanico.. fu eretta nel X secolo, ed occupa il luogo del Tempio di Esculapio.. dio della medicina.. del quale però non rimangono tracce…ma si ipotizza che il pozzo medievale che sta al centro della gradinata del presbiterio potrebbe corrispondere alla fonte sacra che doveva trovarsi nell'area del tempio, dal quale potrebbero provenire anche le quattordici colonne antiche di spoglio che dividono le navate.. sul frontone della chiesa è riportata la dedica al santo: "IN HAC BASILICA REQUIESCIT CORPUS S.BARTHOLOMAEI APOSTO.”

    “Il concetto di Mura a Roma nacque con il leggendario solco tracciato dall'aratro di Romolo, anche se questo probabilmente non fu un muro a carattere difensivo ma più un confine a carattere religioso, il primo famoso pomerio. Il pomerio (termine derivante da post o pone murum, ossia dopo il muro) era uno spazio di terreno sacro, situato lungo le mura della città all'interno ed all'esterno, dove non era lecito costruire né abitare né arare né tantomeno seppellire i morti e limitato da pietre terminali: non una difesa militare quindi ma una difesa sacrale, un limite magico difeso da tabù e divieti.”

    “Secondo la tradizione, le più antiche mura della città sarebbero state volute del sesto re di Roma, Servio Tullio (VI secolo a.C.)..”mure serviane” .. Le porte più importanti erano costituite di due ingressi gemelli, coperti ad arco, con paramento in travertino ed inquadrati da due torri semicircolari, mentre le porte secondarie avevano un arco semplice al posto di quello doppio ed erano inserite semplicemente al centro di un tratto di mura, tra due torri quadrate. L'inserimento di edifici già esistenti nelle mura conferma la fretta che presiedette ai lavori: i Castra Praetoria, Porta Maggiore, l' Anfiteatro Castrense, la Piramide Cestia ed il Muro Torto.. ne sono la testimonianza…. i resti di vari tratti di mura costruite in piccoli blocchi squadrati di tufo tenero (o "cappellaccio") situati sul Campidoglio, sul Quirinale e sul Viminale……."Mure Aureliane”.. cinta ancor oggi visibile.. costruita col tufo delle cave di Grotta Oscura, risalgono al periodo successivo all’occupazione gallica: lo scrittore latino Tito Livio ci informa che la costruzione delle mura fu avviata dai magistrati che sovrintendevano alla realizzazione degli edifici pubblici (detti “censori”) del 390 a.C…A partire dalla fine dell’età repubblicana, invece, la città rimase praticamente priva di mura, fino a quando nel 271 d. C. l’imperatore Aureliano ritenne utile dotare la capitale di difese che contrastassero le possibili incursioni dei barbari, soprattutto nei lunghi periodi in cui le guerre lo tenevano lontano da Roma. La costruzione fu piuttosto rapida e alla morte di Aureliano, la parte essenziale delle fortificazioni doveva già essere completata… al suo successore Probo rimase il compito di condurre a termine l’opera….Il muro di mattoni, alto circa 6 metri e spesso 3,50, era scandito da una torre a pianta quadrata ogni cento piedi …. il tracciato complessivo delle mura, includeva molti edifici preesistenti. Il primo rinforzo alle fortificazioni fu voluto da Massenzio, ma l’intervento più massiccio si deve ad Arcadio e Onorio: nel 401-402, per fronteggiare gli attacchi dei goti, fecero raddoppiare l’altezza del muro.. il cammino di ronda fu sostituito da una galleria coperta e nel tracciato delle mura fu incluso il Mausoleo di Adriano, che assunse la funzione di castello avanzato sulla riva destra del Tevere….Anche altri edifici furono inglobati nelle mura romane: uno dei più antichi annessi durante la costruzione delle Mura Aureliane è la piramide di Gaio Cestio… rimasero in uso nel corso dei secoli fino alla famosa "breccia" di porta Pia del 1870, subendo poche modifiche (ad esempio a Trastevere), alcune aggiunte (come le Mura Gianicolensi e le Mura Vaticane) e limitati rifacimenti come il Bastione del Sangallo. Dopo il 1870 hanno perso la loro funzione dopo ben sedici secoli dalla prima costruzione di cinta murarie….ora sono diventate un punto di riferimento e vanno a delimitare quello che è comunemente definito come il "centro storico".

    “Delle diciotto porte che inizialmente facevano parte della cinta delle Mura Aureliane alcune sono giunte ai nostri giorni conservando l'aspetto originale, molte hanno subito notevoli rifacimenti in epoca rinascimentale e barocca ed alcune sono andate pressoché distrutte…. Porta Asinaria, Porta S. Sebastiano (antica Porta Appia), Porta Latina, Porta S. Paolo (antica Porta Ostiense), Porta Pinciana, Porta Tiburtina….Tra quelle successivamente modificate … Porta Flaminia (attuale Porta del Popolo) e Porta Portuensis (sostituita da Porta Portese).”

    “Porta Tiburtina, in origine monumentale arco costruito dall'imperatore Augusto nel 5 a.C. per permettere il passaggio al di sopra della strada dei tre acquedotti dell'Aqua Marcia, Tepula e Iulia provenienti dalla Porta Praenestina (Porta Maggiore). L'arco, inserito nelle mura dell'imperatore Aureliano … è in travertino, ha pilastri tuscanici e chiavi di volta ornate da bucrani… ornamenti a forma di teschio di bue.

    “La denominazione di "Trastevere" nasce, con chiaro riferimento a memorie romane… da un gruppo di rioni distinti, di borghi separati e alquanto eterogenei, si consolida progressivamente un complesso urbano di quartiere "proletario", piuttosto amalgamato nella sua fisionomia d'insieme. Si tratta delle contrade di S. Lucia, di S. Pietro, di S. Domenico, di P.ta Padova e, fuori porta, di S. Giuliano: esse ospitano, fin dalla seconda metà del 1500, artigiani ed operai (murari, pellattieri, sartori, lanari, tessari ecc.), Sono i quartieri in cui, alla metà del 1700, s'insediano di preferenza i "Samitari" (lavoratori della seta) … ferve, in quei tempi, una certa concorrenza fra i rioni: gli abitanti di S. Lucia vengono chiamati "fasoloni" dai popolani di S. Pietro, con allusione alle loro abitudini alimentari; quelli di S. Pietro, a loro volta, devono sopportare l'appellativo di "bocaloti" che si riferisce presumibilmente, all'ingestione di notevoli quantità di vino. …. A. Colain, che scrive sul giornaletto "il trasteverino", allo scultore V. Cevese aveva come motto: "Co se vole se pole, co se pole se deve, cose deve se fa"….. è ritenuto da molti come il quartiere più autenticamente romano, perché ha mantenuto il proprio caratteristico ritmo e stile di vita…ricco di locali tipici e mercati, si avvolge con un vasto reticolo di vicoli intorno alla piazza principale di Santa Maria in Trastevere…La chiesa fondata intorno al 220 d.C. fu ricostruita con l'aggiunta del campanile nel 1138 d.C. da Papa Innocenzo II e terminata, per volere di Papa Clemente XI, con il portico antistante la facciata su progetto di Carlo Fontana nel 1702 d.C….Sulla facciata ..i alcuni mosaici risalenti al XIIl…."

    Gianicolense è il dodicesimo quartiere di Roma (dal nome del colle Gianicolo, nel rione di Trastevere, da cui è avvenuta la prima espansione urbana nell'area ), ed è situato a ridosso delle Mura Aureliane e del Tevere..Il quartiere viene generalmente chiamato "Monteverde", e gli abitanti fanno comunque delle distinzioni: esiste infatti la zona Monteverde Vecchio.. quella che si estende sul monte vero e proprio.. la Monteverde Nuovo … che si allarga nella vallata ai piedi del Gianicolo .. e i Colli Portuensi….Il quartiere, diventato famoso anche grazie al film "Ragazzi di vita" di Pasolini “

    "Il Rione Testaccio.. a sud dell'Aventino.. sulla riva sinistra del Tevere, si distingue dagli altri quartieri di Roma per essere riuscito a mantenere nel corso del tempo, il suo originario spirito popolare.. si potrebbe definire "un paese all'interno di una città" ..A dispetto dell'evoluzione, il quartiere rimane semplice nel suo stile di vita ed a "grandezza d'uomo"…ha la forma di un quadrilatero quasi regolare, pianeggiante, tranne che per la collinetta artificiale da cui trae il nome, il Monte Testaccio, la grande discarica del porto dell'antica Roma, l' Emporium, formatasi per l'accumulo dei vasi di coccio, le testae….è famoso per una questione molto speciale..fu proprio nel quartire Testaccio, che la squadra di calcio della Roma, negli anni trenta, aveva il suo mitico campo di calcio... il "Campo Testaccio"! Nel quartiere….sono sorti spontaneamente spazi che ospitano espressioni di cultura ludica: musica, prosa e poesia, moltissimi locali "magnerecci", tra i quali molti che mantengono alta l'antica tradizione della cucina romana: rigatoni co' la pajata, la coratella con i carciofi o con la cipolla, la trippa alla romana, la coda alla vaccinara... “

    “San Lorenzo si estende sul quartiere Q.VI Tiburtino….fra le Mura Aureliane e il Verano, cimitero monumentale della città. ..Prende il nome dalla vicina Basilica di San Lorenzo fuori le mura. L'accesso era, anticamente, da via Tiburtina; da questa si poteva accedere al rione Esquilino attraverso porta Tiburtina. I primi abitanti sono infatti ferrovieri, operai ed artigiani….il quartiere assunse i connotati di una zona popolare…fu l'unico in cui si tentò di fermare la Marcia su Roma … Basilica di San Lorenzo fuori le mura, è stata eretta il 4 luglio 1709 con il decreto del Cardinale Vicario Gaspare di Carpegna "De cuiuslibet statuta"….. Villa Gentili-Dominici, costruzione settecentesca incastonata tra le mura Aureliane e gli archi dei tre acquedotti, ha inglobato anche il camminamento sulle mura trasformandolo in un giardino pensile. .. Cimitero del Verano e la zona di Via dei Volsci, dove si concentra la lavorazione dei marmi, famosi…il torrone così denominato per la somiglianza con il dolce omonimo e il gufetto o tufetto più morbido e di colore tendente al bruno…...San Lorenzo è a tutti gli effetti considerato il quartiere universitario di Roma. …adiacente al suo territorio si trova l'Università degli Studi di Roma "La Sapienza" ..l'ateneo più grande d'Europa.”

    “La storia di Castel Sant'angelo coincide sostanzialmente con quella di Roma ed è impossibile scindere queste due entità così profondamente compenetrate: i mutamenti, i rivolgimenti, le miserie e le glorie dell'antica Urbe sembrano riflettersi puntualmente nella massiccia mole che da quasi duemila anni si specchia nelle pigre acque del Tevere….Nasce come sepolcro voluto dall'imperatore Adriano …quando viene incluso nelle mura aureliane per volere dell'imperatore occidentale Onorio…inizia una 'seconda vita' nelle vesti di castellum, baluardo avanzato oltre il Tevere a protezione della città….sarà roccaforte del senatore Teofilatto, dei Crescenzi, dei Pierleoni e degli Orsini. E' proprio un papa Orsini - Niccolò III - a far realizzare il Passetto di Borgo, che collega il Vaticano al Castello..Nel 1367 le chiavi dell'edificio vengono consegnate a papa Urbano V, per sollecitare il rientro della Curia a Roma dall'esilio avignonese. Da questo momento in poi Castel Sant'Angelo lega inscindibilmente le sue sorti a quelle dei pontefici, che lo adattano a residenza in cui rifugiarsi nei momenti di pericolo….il Castello ospita l'Archivio ed il Tesoro Vaticani, ma viene adattato anche a tribunale e prigione…Con il cambiamento di funzione, l'aspetto e l'impianto del Castello vengono rimodellati attraverso una lunghissima serie di interventi che si snodano nel corso di quattro secoli. Nuove strutture si assommano a quelle preesistenti, alterandole, modificandone la funzione, talvolta cancellandole, in un processo di trasformazioni ininterrotte che sembrano scivolare l'una nell'altra senza soluzione di continuità… La storia lunghissima e variegata dell'edificio, con le sue mille metamorfosi sembra essersi sedimentata nel complicato intrico di sotterranei, ambienti, logge, scale e cortili che costituiscono l'attuale Castello.”

    “Ci si annoia talvolta a Roma il secondo mese di soggiorno, ma giammai il sesto, e, se si resta sino al dodicesimo, si è afferrati dall'idea di stabilirvisi.”

    Stendhal



    (FILE:www.youtube.com/v/CV1BFzeVxKw&hl=it_IT&fs=1&)

    (FILE:www.youtube.com/v/roDI5YmSXUg&hl=it_IT&fs=1&)




    CITAZIONE (loveoverall @ 13/3/2010, 11:35) 

    .... Provate a chiudere gli occhi e a pensarvi lungo Via dei Fori Imperiali ... digitate "play" sul vostro lettore mp3 e ascoltate questa melodia ... ditemi se non vi sentite di essere parte di quelle antiche pietre tutto intorno voi ...


    (FILE:www.youtube.com/v/Hb9kH3Xh7lQ&hl=it_IT&fs=1&)




    Rioni di Roma

    I rioni sono le ripartizioni storiche (non amministrative) in cui è suddiviso il centro storico. L'istituzione dei rioni risale al medioevo, mentre in epoca romana la città era suddivisa in 14 regioni. Il numero dei rioni è cresciuto con la crescita della città. Tutti tranne due (Prati e Borgo) si trovano all'interno delle Mura aureliane. I rioni romani sono 22: Monti, Trevi, Colonna, Campo Marzio, Ponte, Parione, Regola, Sant'Eustachio, Pigna, Campitelli, Sant'Angelo, Ripa, Trastevere, Borgo, Esquilino, Ludovisi, Sallustiano, Castro Pretorio, Celio, Testaccio, San Saba e Prati.

    Il termine rione è una volgarizzazione del latino regio (regione) ed è utilizzato sin dal medioevo per indicare le zone del centro storico di Roma, secondo una suddivisione che è stata modificata più volte nel corso dei secoli.

    Le Regiones romane

    La prima suddivisione urbana fu stabilita nel VI secolo a.C. da Servio Tullio. Furono istituite 4 regiones all'interno del pomerium:

    1. Suburana (Celio)
    2. Esquilina (Esquilino)
    3. Collina (Quirinale e Viminale)
    4. Palatina (Palatino e Velia)

    Non erano compresi nella suddivisione né il Campidoglio, probabilmente per il suo carattere di cittadella difensiva e polo religioso comuni, né l'Aventino, ancora al di fuori del pomerio.

    Successivamente in età imperiale, sotto Augusto si ebbe una nuova suddivisione, che comprendeva il territorio cittadino allargatosi anche oltre i confini delle vecchie mura repubblicane. Si ebbero 14 regiones, tutte sulla riva sinistra del Tevere tranne Transtiberim (l'attuale Trastevere). Esse erano (vedi 14 regioni di Roma):

    1. Porta Capena
    2. Caelimontium
    3. Isis et Serapis
    4. Templum Pacis
    5. Esquiliae
    6. Alta Semita
    7. Via Lata
    8. Forum Romanum
    9. Circus Flaminius
    10. Palatium
    11. Circus Maximus
    12. Piscina Publica
    13. Aventinus
    14. Transtiberim

    Con la caduta dell'impero romano e la decadenza di Roma come centro culturale la popolazione diminuì e si perse anche la suddivisione amministrativa interna della città. Intorno al XII secolo iniziò a delinearsi una nuova suddivisione in 12 parti, non per una imposizione dall'alto ma semplicemente per uso comune. Anche se le zone erano diverse da quelle antiche, si continuò ad usare lo stesso termine: regio in latino e rione in volgare.



    I Rioni dal medioevo

    I confini dei rioni diventarono definitivi ed ufficiali nel XIII secolo: il loro numero era salito a 13, con l'aggiunta di Trastevere. In questo periodo i confini non erano molto chiari: spesso le abitazioni erano concentrate al centro di un determinato rione e le zone di confine erano praticamente deserte, quindi non era nemmeno necessario che i confini fossero delineati con precisione.

    Con il Rinascimento iniziò una intensa opera di sistemazione e riorganizzazione della città. Molte parti all'interno delle mura che erano praticamente deserte furono allora urbanizzate e vennero costruite nuove strade e fontane: divenne necessario delimitare chiaramente i confini dei rioni.

    Nel 1586 Sisto V aggiunse un quattordicesimo rione nella zona di San Pietro: Borgo, creando una situazione di equilibrio che, anche grazie alla limitata crescita demografica, rimase tale fino al XIX secolo.

    Nel 1798, durante l'occupazione francese della città, si tentò una razionalizzazione della suddivisione tradizionale, con l'istituzione di 12 rioni (tra parentesi c'è la corrispondenza moderna):

    1. Terme (parte di Monti);
    2. Suburra (parte di Monti);
    3. Quirinale (Trevi);
    4. Pincio (Colonna);
    5. Marte (Campo Marzio);
    6. Bruto (Ponte);
    7. Pompeo (Regola e Parione);
    8. Flaminio (Sant'Eustachio);
    9. Pantheon (Pigna e Sant'Angelo);
    10. Campidoglio (Campitelli e Ripa);
    11. Gianicolo (Trastevere);
    12. Vaticano (Borgo);

    Dopo poco la Roma napoleonica viene suddivisa nuovamente in 8 parti, ora chiamate ufficialmente Giustizie:

    1. Monti;
    2. Trevi;
    3. Colonna e Campo Marzio;
    4. Ponte e Borgo;
    5. Parione e Regola;
    6. Sant'Eustachio e Pigna;
    7. Campitelli, Sant'Angelo e Ripa;
    8. Trastevere.

    In questo modo i rioni più piccoli furono accorpati a quelli più grandi. Il pregio di tale risistemazione fu che i francesi imposero di scrivere su tutte le strade i rispettivi nomi con la zona di appartenenza: per la prima volta non ci fu nessuna ambiguità riguardo i confini.

    Il periodo successivo fu di relativo ristagno senza novità rilevanti nell'organizzazione della città.



    Monti (rione di Roma)

    è il nome del rione I di Roma. Il suo nome deriva dal fatto che comprendeva il colle Esquilino, il Viminale, parte del Quirinale e del Celio. Oggi il Quirinale, Castro Pretorio e il Celio non gli appartengono più, ma il nome è rimasto. Il rione si estende su 168,08 ha ed alla data 31 dicembre 2006 risultavano 14.654 abitanti, con una densità di ca. 8720 abitanti per km².



    Monti ha avuto la sua ufficiale costituzione a rione il 18 maggio 1743 con chirografo di papa Benedetto XIV. Nel 1874 il rione Monti venne spaccato e originò il rione XV Esquilino e da allora assunse le delimitazioni attuali. Il rione comprendeva il colle Esquilino, il Viminale e parte dei colli Quirinale e Celio: da ciò si comprende l'etimologia del suo nome. Il rione è ricco di reperti archeologici, come il Foro di Nerva e il Foro di Augusto, la Scala Santa e ben due delle quattro basiliche, S.Giovanni in Laterano e S.Maria Maggiore; uno spettacolo a parte sono le torri, simbolo di un potere baronale che si espresse nel Medioevo. Molto del tessuto urbano antico, un intero quartiere medioevale, è stato distrutto dal piccone demolitore del regime fascista per farvi scorrere via dell'Impero: corrispondeva alle attuali via dei Fori Imperiali, via di S.Gregorio e via delle Terme di Caracalla. Il taglio moderno del rione, che coincise con l'apertura di via Nazionale, ridusse anche il "verde" di cui i "monticiani" andavano fieri: nel 1774 il rione contava 17 ville e 7 giardini, a parte gli orti e le vigne. Il Piano Regolatore Viviani della Roma umbertina fece scempio del "verde" e così scomparvero villa Giustiniani, villa Casali e villa Altieri, ingoiate dalla speculazione edilizia: uniche oasi di verde sono rimaste villa Aldobrandini, villa Pallavicini e il parco archeologico del Colle Oppio.



    Foro di Nerva

    Il complesso architettonico conosciuto come Foro di Nerva fu iniziato e quasi completato dall'imperatore Domiziano ma fu inaugurato solo dopo la sua morte da Nerva nel 97 d.C. Terzo dei Fori Imperiali ad essere costruito (dopo quello di Cesare e di Augusto) era conosciuto anche con il nome di Transitorium per il fatto che quest'area metteva in comunicazione i Fori allora esistenti con la Subura, sostituendo in pratica il tratto centrale dell' Argiletum, l'antico percorso che, dall'età repubblicana, collegava il quartiere della Subura con il Foro Romano.



    Sempre nel Rione Monti ...

    Foro di Augusto

    Il Foro di Augusto, il secondo dei Fori Imperiali ad essere costruito dopo quello di Cesare, fu eretto per celebrare la vittoria di Augusto su Bruto e Cassio (gli assassini di Cesare) nella battaglia di Filippi nel 41 a.C. I lavori si trascinarono a lungo, dal momento che l'inaugurazione ebbe luogo solo 40 anni più tardi, nel 2 a.C. Analogamente al Foro di Cesare fu costruito su un terreno in precedenza occupato da abitazioni private ed acquistato con proventi di prede belliche. Svetonio ci narra quale fosse la ragione dell'altissimo muro di recinzione: "l'imperatore si ritrovò con un terreno alquanto più stretto di quanto avesse desiderato e d'altronde non volle usare le maniere forti per espropriare alcuni possessori dei terreni circostanti".



    Basilica di San Giovanni in Laterano

    meglio nota come San Giovanni in Laterano, è la cattedrale della diocesi di Roma e la sede ecclesiastica ufficiale del Papa, contenendovi la cattedra papale o Santa Sede. È inoltre la prima delle quattro basiliche papali e la più antica basilica d'Occidente. Il suo nome completo è Arcibasilica del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano madre e capo di tutte le chiese della città e del mondo (latino: Archibasilica Sanctissimi Salvatoris et Sancti Iohannes Baptista et Evangelista in Laterano omnium urbis et orbis ecclesiarum mater et caput). Ad oggi l'arciprete della basilica è il cardinale Agostino Vallini, Vicario Generale di Sua Santità per la città di Roma e distretto, mentre il primo canonico onorario è di diritto il Presidente della Repubblica Francese. La basilica ed il vasto complesso circostante (comprendente il Palazzo Pontificio del Laterano, il Palazzo dei Canonici, il Pontificio Seminario Romano Maggiore e la Pontificia Università Lateranense), pur essendo territorio della Repubblica Italiana, godono dei privilegi di extraterritorialità riconosciuti alla Santa Sede che pertanto ne ha piena ed esclusiva giurisdizione.

    Lapide con il Titolo della Basilica

    Origini

    La basilica sorse nel IV secolo nella zona allora nota come Horti Laterani, antichi possedimenti della famiglia dei Laterani confiscati ed entrati a far parte delle proprietà imperiali al tempo di Nerone. Restituiti ai Laterani da Settimio Severo, che vi aveva eretto nei pressi i Castra nova equitum singularium, il terreno ed il palazzo che vi sorgeva pervennero all'imperatore Costantino quando questi sposò nel 307 la sua seconda moglie, Fausta, figlia dell'ex-imperatore Massimiano e sorella dell'usurpatore Massenzio. La residenza era dunque nota, a quell'epoca, con il nome di Domus Faustae e Costantino ne disponeva come proprietà personale quando vinse Massenzio alla battaglia di Ponte Milvio, nel 312. La tradizione cristiana aulica fa risalire la vittoria ad una visione premonitrice che nel motto in hoc signo vinces avrebbe spinto l'Imperatore a dipingere il simbolo cristiano della croce sugli scudi dei propri soldati. Vittorioso, Costantino avrebbe donato, in segno di gratitudine a Cristo, gli antichi terreni e la residenza dei Laterani al vescovo di Roma, in una data incerta, ma associabile al papato di Milziade (310-314). Sul luogo degli antichi castra venne edificata dunque la primitiva basilica, consacrata da Milziade al Redentore, all'indomani dell'editto di Milano dell'anno 313 che legalizzava il Cristianesimo. Nella domus, divenuta sede papale, si tenne in quello stesso anno il concilio con cui venne dichiarato eresia il donatismo. La dedicazione ufficiale della basilica al Santissimo Salvatore fu compiuta però da papa Silvestro I nel 324, che dichiarò la chiesa e l'annesso Palazzo del Laterano Domus Dei ("casa di Dio").

    Il portale principale della basilica, contentente le porte bronzee provenienti dalla Curia Iulia.

    Affresco dell'Ascensione nel transetto sud della basilica.

    Il ciborio tardo trecentesco, opera di Giovanni di Stefano.

    L'abside della Basilica, che racchiude la cattedra papale, rendendo questa basilica la Cattedrale di Roma. Notare il decoro cosmatesco.

     
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  2. tomiva57
     
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    grazie claudio..bellissime
     
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    QUALCHE PIAZZA DI ROMA...

    Piazza Barberini

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    A cavallo tra il colle Quirinale e gli Horti Sallustiani, prende il nome dal Palazzo Barberini che vi si affaccia, anche se il suo ingresso è posto in via delle Quattro Fontane.
    L'imponente edificio, opera composita di Carlo Maderno, Gian Lorenzo Bernini e Francesco Borromini, ora sede della Galleria Nazionale d'Arte Antica, fu edificato dal 1625 al 1633 su commissione di papa Urbano VIII Barberini.
    Al centro della piazza sorge la Fontana del Tritone celebre opera del Bernini.


    Piazza Bocca della Verità

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    Posta nell'antica zona del Foro Boario, proprio davanti all'Isola Tiberina, prende il nome da un chiusino di epoca romana, a foggia di mascherone, oggi collocato nel portico di Santa Maria in Cosmedin, antica chiesa del VI secolo.

    Oltre alla chiesa, nella piazza sono presenti due antichi templi romani: il Tempio di Ercole Vincitore ed il Tempio di Portuno.



    Piazza del Campidoglio image
    La trapezoidale Piazza del Campidoglio sul colle omonimo, delimitata sul fondo dal Palazzo Senatorio sede ufficiale del comune, e sui lati dal Palazzo dei Conservatori e Palazzo Nuovo, fu progettata nella forma attuale da Michelangelo, che ideò anche la stella a dodici punte disegnata sul selciato con lastre di travertino e la cordonata di accesso. Al centro della piazza, su un basamento disegnato anch'esso da Michelangelo, si trova, dal 1997, una copia della statua equestre dell'imperatore Marco Aurelio: l'originale, l'unico grande bronzo equestre romano giunto integro sino a noi, dopo dieci anni di accurato restauro, è stato collocato nel 2006 all'interno dei Musei Capitolini, nel nuovo Giardino Romano, sotto una grande volta di cristallo opera di Carlo Aymonino.

    Su tre lati la piazza è circondata da palazzi rinascimentali: sullo sfondo il Palazzo Senatorio, a sinistra il Palazzo dei Conservatori e a destra il Palazzo Nuovo. La piazza si apre in avanti su una grande scalinata la Cordonata, che, sale dal basso e che è delimitata in alto dalle statue di Castore e Polluce.

    Il Palazzo dei Conservatori ed il Palazzo Nuovo ospitano i Musei Capitolini, aperti nel 1735, con mostre di livello mondiale. Nel passaggio tra Palazzo Senatorio e Palazzo dei si gode di un'ampia vista su tutta la città fino al Vaticano. In estate nella piazza si hanno spesso concerti gratuiti



    ... continua il nostro giro nel Rione Monti ...

    Scala Santa

    è, nella tradizione cristiana, la scala salita da Gesù per raggiungere l'aula dove avrebbe subìto l'interrogatorio di Ponzio Pilato prima della crocifissione.

    La Scala Santa di Roma

    Un celebre edificio che si trova a Roma, meta di pellegrinaggio da parte dei cattolici, porta anch'esso il nome di Scala Santa. La pia leggenda, di origine medievale, afferma che si tratterebbe della scala stessa salita da Gesù, che sarebbe stata trasportata a Roma da Flavia Giulia Elena, madre di Costantino I, nel 326.



    Piazza Colonna

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    Prende il nome dalla colossale Colonna di Marco Aurelio o Aureliana, colonna coclide eretta a ricordo delle vittorie dell'imperatore sui Marcomanni.

    Nella piazza e nelle immediate vicinanze si trovano i principali edifici del potere politico nazionale: Palazzo Chigi sede della Presidenza del Consiglio dei Ministri, accanto Palazzo Montecitorio, sede della Camera dei Deputati, nelle adiacenze Palazzo Madama sede del Senato della Repubblica


    Piazza Farnese

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    È dominata dall'imponente Palazzo Farnese, sede dell'Ambasciata di Francia dal 1874 e della Ecole française de Rome dal 1875. L'edificio, opera di Sangallo e Michelangelo, è considerato il più bel palazzo rinascimentale romano. La facciata, realizzata in mattoni e travertino, è stata restaurata recentemente per il Giubileo del 2000. In seguito ad un accordo del 1936 tra i governi italiano e francese, l'edificio è affidato alla Francia per 99 anni per una cifra puramente simbolica, in cambio di un edificio parigino utilizzato dall'Ambasciata d'Italia.

    Ai lati della piazza due grandi vasche di granito, provenienti dalle Terme di Caracalla, costituiscono la base di fontane ornate dai gigli dei Farnese. Il convento e l'annessa chiesa di Santa Brigida, protettrice della Svezia, sorgono sul luogo ove la santa morì nel 1373


    Campo de' Fiori

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    La piazza accoglie dal 1869 un pittoresco mercato rionale di generi alimentari.

    In precedenza aveva ospitato rappresentazioni, corse di cavalli ed esecuzioni capitali. Al suo centro si trova la grande statua di bronzo, inaugurata nel 1887, opera di Ettore Ferrari, del filosofo e frate domenicano Giordano Bruno, condannato a morte per eresia e bruciato vivo il 17 febbraio 1600, proprio ove sorge il suo monumento.

    Campo de' Fiori è l'unica grande piazza romana senza chiese. La sera è un popolare luogo di incontro, con molti bar e ristoranti.


    Piazza del Gesù

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    Costruita di fronte all'omonima chiesa, vi risiede il palazzo ove per quasi quarant'anni ha avuto sede la DC e si è costituita la Compagnia di Gesù.



    Piazza della Minerva

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    Prende il nome da un antico tempio in onore di Minerva sulle cui rovine, secondo la tradizione, fu edificata nel secolo VIII la chiesa di Santa Maria sopra Minerva, dal 1566 basilica minore. Davanti la chiesa si trova una preziosità, un piccolo caratteristico monumento: l'Elefantino del Bernini con l'obelisco sulla schiena, chiamato "il pulcin della Minerva". Pulcin è la corruzione dell'originario soprannome porcin nel senso di maialino, porcello: tale sembrava agli irriverenti romani il piccolo pachiderma.

    Nell' edificio che fu dei monaci domenicani di Santa Maria sopra Minerva, già sede del Sant'Uffizio (vi fu celebrato nel 1633 il processo a Galileo Galilei e pronunciata la sua abiura), divenuto nel 1870 sede del Ministero della Pubblica Istruzione e poi del Ministero delle Poste e delle Telecomunicazioni, si trova, oggi, la biblioteca del Senato, dedicata a Giovanni Spadolin



    Piazza Navona

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    È una delle più suggestive e celebri piazze romane. Si trova nel luogo dove l'imperatore Domiziano fece costruire uno stadio per ospitare i giochi atletici greci che insieme a quelli musicali ed equestri facevano parte del "certamen capitolinum" in onore di Giove. Il suo perimetro ricalca la forma allungata dell'antico monumento. Gli edifici circostanti sono costruiti sulle fondamenta delle tribune dello stadio. Parte di queste è visibile in piazza di Tor Sanguigna. Nel 1500 vi si svolgevano combattimenti di animali. Nel XVIII secolo la piazza veniva allagata, creando un lago artificiale per rappresentazioni nautiche. Dagli inizi dell'epoca moderna Piazza Navona è il centro del Carnevale romano.

    Tre fontane barocche ornano la piazza: la Fontana dei Quattro Fiumi di Gian Lorenzo Bernini al centro, la Fontana del Moro e la Fontana del Nettuno alle due estremità. Notevole è la chiesa di Sant'Agnese in Agone di Francesco Borromini, restaurata nel 2006-2007, una delle realizzazioni maggiori del barocco romano. I due grandi artisti furono accesi rivali e qualcuno crede di ravvisare nel gesto di una delle statue della fontana centrale, il Rio della Plata, un messaggio di disistima o di scherno del Bernini per la precaria stabilità della chiesa. La storia ancorché divertente è sicuramente falsa: la fontana, inaugurata nel 1651, fu infatti realizzata prima di Sant'Agnese, iniziata nel 1652. La piazza è piena tutto il giorno ed anche la sera di turisti e di conseguenza anche di venditori di souvenir. Nel periodo natalizio ospita le bancarelle del mercato dove si possono comprare prodotti natalizi e statuine del presepio.


    Piazza del Popolo

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    I viaggiatori che venivano da nord raggiungevano la città tramite la Via Flaminia la Porta del Popolo (la vecchia Porta Flaminia). Subito dietro le Mura Aureliane si entra nell'ovale di Piazza del Popolo. Prende il nome dalla chiesa di Santa Maria del Popolo ricca di monumenti funebri e di opere d'arte, tra le quali due celebri tele del Caravaggio: la Conversione di San Paolo e la Crocifissione di San Pietro. La piazza, di elegante forma ellittica, nella sua attuale sistemazione neoclassica di grande effetto scenografico, è opera dell'architetto Giuseppe Valadier. Al centro, sopra un grande basamento con fontane e leoni, si eleva uno dei più grandi obelischi di Roma, l'obelisco Flaminio (23,91 metri senza il basamento), fatto costruire dal faraone Ramesse II.

    Dalla piazza tre strade (il Tridente) penetrano nella città: Via del Babuino, a sinistra, porta a Piazza di Spagna, a destra Via di Ripetta a Piazza Navona ed al Pantheon, mentre al centro inizia la principale strada di Roma, Via del Corso, con i suoi molti negozi.



    Piazza del Quirinale

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    Posta sul più alto colle di Roma, ospita il Palazzo del Quirinale, sede ufficiale del Presidente della Repubblica, residenza dei papi sino al 1870 e poi dei re d'Italia sino al 1946. Sul lato aperto della piazza si gode una celebre veduta della città e della cupola di San Pietro.

    Al centro si erge un obelisco ed il grande gruppo marmoreo dei Dioscuri Castore e Polluce con i loro cavalli rampanti. Dal gruppo, copia romana di originali greci, deriva la vecchia denominazione di Piazza di Monte Cavallo. Sulla piazza si trova anche il Palazzo della Consulta, opera di Ferdinando Fuga, che ospita oggi la Corte Costituzionale.



    Piazza della Repubblica

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    La nuova denominazione non ha sostituito, nell'uso corrente dei romani, il vecchio e storico nome di Piazza dell'Esedra. Il colonnato semicircolare, che in parte la delimita, corrisponde al perimetro delle Terme di Diocleziano: le più grandi e sontuose dell'Urbe.

    La fontana delle Naiadi, opera di Mario Rutelli, fu costruita nel 1885. La basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri venne realizzata da Michelangelo adattando la grande sala centrale, il tepidarium, delle vecchie Terme.





    Piazza della Rotonda

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    È il suggestivo spazio davanti al Pantheon. Il toponimo deriva dal soprannome dato dai romani al monumento: la Ritonna.

    Al centro si trova una fontana rinascimentale sormontata da un obelisco di Ramesse II. La piazza, sino al 1847, venne usata, nonostante i ripetuti divieti delle autorità pontificie, come mercato del pesce.



    [CENTER]Piazza San Pietro

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    È una delle piazze più famose del mondo, situata davanti alla Basilica di San Pietro, eretta in onore del primo papa, l'apostolo e martire Pietro, luogo di pellegrinaggio quotidiano per migliaia di fedeli provenienti da tutto il mondo. Bernini ha progettato l'impianto ellittico con il Colonnato, che fu terminato nel 1667.

    Sui fuochi dell'ellissi ci sono due fontane, al centro l'obelisco di Eliopoli.. La piazza, posta nel cuore del centro storico di Roma, sulla sponda orientale del Tevere, fa parte della Città del Vaticano, la città-stato della Santa Sede.

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    Piazza di Spagna

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    Posta ai piedi della scenografica scalinata di Trinità dei Monti, una delle immagini di Roma più celebri nel mondo, prende il nome dall'ambasciata di Spagna presso la Santa Sede.

    Al centro della piazza si trova la Fontana della Barcaccia di Pietro e Gian Lorenzo Bernini, edificata a ricordo dell'alluvione del Tevere del 1598.



    Piazza Venezia

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    Ai piedi del colle del Campidoglio, tra Via dei Fori Imperiali e Via del Corso, è considerata il centro del traffico cittadino. Al lato sud della piazza rettangolare si erige l'imponente massa del Vittoriano, il Monumento Nazionale a Vittorio Emmanuele II, eretto agli inizi del Novecento, su progetto di Giuseppe Sacconi, e chiamato scherzosamente dai Romani la Macchina da scrivere. L'intero complesso, dopo la tumulazione della salma del Milite Ignoto, il 4 novembre 1921, viene spesso chiamato, per estensione, Altare della Patria.

    Il lato occidentale della piazza è occupato dalla facciata rinascimentale di Palazzo Venezia, che fu per un breve periodo palazzo papale e poi dal 1564 al 1797 fu sede della rappresentanza della Repubblica Serenissima presso lo Stato della Chiesa. Negli anni del Fascismo, dal 1929, divenne sede ufficiale del capo del governo: dal suo balcone si affacciava per i suoi discorsi Benito Mussolini. Oggi ospita un museo.



    ... Rione Monti è davvero uno scrigno ricco di sorprese e bellezze che travalicano il tempo ... in questo rione ci sono le Terme di Caracalla che abbiamo visto ieri .... quindi andando oltre nei luoghi di questo rione troviamo ... e premettendo che Il taglio moderno del rione, che coincise con l'apertura di via Nazionale, ridusse anche il "verde" di cui i "monticiani" andavano fieri: nel 1774 il rione contava 17 ville e 7 giardini, a parte gli orti e le vigne. Il Piano Regolatore Viviani della Roma umbertina fece scempio del "verde" e così scomparvero villa Giustiniani, villa Casali e villa Altieri, ingoiate dalla speculazione edilizia: uniche oasi di verde sono rimaste villa Aldobrandini, villa Pallavicini e il parco archeologico del Colle Oppio.

    ... andiamo a Via Nazionale

    è una via di Roma che da Piazza della Repubblica conduce verso Piazza Venezia, fermandosi a largo Magnanapoli. Nel suo percorso attraversa i rioni di Castro Pretorio e Monti. Dopo il trasferimento da Firenze a Roma della capitale del Regno d'Italia, il collegamento tra la Stazione Termini e il centro direzionale dell'epoca (via del Corso) fu tracciato seguendo il percorso del romano Vicus Longus, lungo la valle di San Vitale, attraverso una zona che era all'epoca pochissimo abitata, e i cui terreni erano stati acquistati dal monsignor de Merode proprio nella previsione di questo utilizzo. Le prime strade urbanizzate in questa zona furono Via Torino, Via Firenze, Via Napoli e Via Modena, e per quest'area il nuovo Comune di Roma fece propria, già nel marzo 1871, la convenzione edilizia già stipulata tra lo Stato pontificio e il De Merode.

    Colle Oppio

    a Roma, è una delle tre alture che, con Fagutal e Cispius costituivano il Mons Exquilinus. Il colle fu sede di uno dei villaggi da cui sorse Roma, e la memoria di questa sorta di nobiltà civile era ancor viva in epoca repubblicana, stando ad un'iscrizione ritrovata presso le Sette Sale, alle Terme di Traiano, che cita il restauro del sacellum compitale fatto a spese degli abitanti (de pecunia montanorum). Nella suddivisione augustea della città il Mons Oppius fu compreso nella Regio III, denominata Isis et Serapis dal grande tempio che sorgeva alle sue pendici sudorientali, tra le odierne via Labicana e via Merulana. Già sede (in direzione del Vicus Suburanus) del Portico di Livia, l'altura fu occupata in epoca neroniana dalla Domus aurea e dalle successive Terme di Tito e di Traiano. Vi si stabilirono poi, in epoca cristiana, il Titulus Eudoxiae (odierno San Pietro in Vincoli) e il Titulus Equitii (oggi San Martino ai Monti). Oggi appartiene al rione Monti, di cui costituisce il polmone verde, ed è compreso tra via Labicana, via degli Annibaldi, via Cavour, via Giovanni Lanza, via Merulana. Le strade circostanti furono intensamente edificate tra fine ottocento e inizio novecento, mentre le emergenze archeologiche (quanto ne rimaneva, almeno, dalle spoliazioni) furono incluse nel vasto Parco del Colle Oppio, che degrada verso la valle del Colosseo. Il Colle Oppio fu sede di intensa urbanizzazione e di fastose realizzazioni architettoniche in età romana.
    Durante il Medioevo venne progressivamente abbandonato e per larga parte occupato da giardini ed orti. Nel 1871, nell'ambito delle programmazioni urbanistiche rese necessarie dalle nuove esigenze di Roma capitale, l'area venne destinata a giardini pubblici e fu più tardi inserita nel grandioso progetto di tutela e valorizzazione della cosiddetta "zona monumentale riservata".Ma fu solo nell'ambito dei programmi urbanistici della Roma mussoliniana, caratterizzati dall'esaltazione del passato imperiale e dal forte interesse per il verde pubblico, che le pendici del Colle Oppio assunsero, in due differenti fasi, il loro assetto attuale. Il primo nucleo del parco, comprendente la zona presso le sostruzioni della grande esedra meridionale delle Terme di Traiano, la scarpata prospiciente via Labicana ed il lato verso via Mecenate, fu infatti realizzato, tra il 1928 ed il 1932, dall'architetto Raffaele de Vico. Il giardino si impernia sull'incrocio di due assi viari principali (Viale Mizzi e Viale della Domus Aurea) dotati di ingressi monumentali ed arricchiti da una serie di fontane realizzate sfruttando la naturale pendenza dei luoghi. Tra queste, vanno ricordate la fontana delle anfore, il grande ninfeo con decorazioni in tufo realizzate da A. Giorgiutti e le due fontane gemelle affacciate su Via Labicana. Lungo il Viale della Domus Aurea si trova la statua in bronzo raffigurante Alfredo Oriani, eseguita da Ercole Drei nel 1935. La vegetazione presenta una piacevole sintesi tra piante mediterranee (pini, lecci, cipressi, oleandri), essenze esotiche tipiche del giardino paesistico (palme) e specie tipiche dei giardini antichi (rose, mirto, alloro). La sistemazione del settore superiore del colle, vero e proprio parco archeologico comprendente imponenti ruderi delle Terme di Traiano, venne successivamente curata (1935-1936) da Antonio Muñoz, Direttore delle Antichità e Belle Arti del Governatorato di Roma. Nella progettazione dell'area, Muñoz tese comunque a privilegiare le esigenze urbanistiche e la ricerca di prospettive spettacolari a scapito della visione d'insieme del complesso monumentale antico, la cui unitarietà risulta pertanto, allo stato attuale, difficilmente percepibile.



    Certamente non potrò raccontare nel dettaglio tutti i rioni di Roma, sono 21, ma specificherò quelli nei quali vi sono luoghi degni di interesse particolare ... quindi dopo il Rione Monti ... andiamo nel

    Rione Campo Marzio

    Il simbolo araldico del rione Campo Marzio è una mezzaluna in campo azzurro, forse tratto dall'immagine marziale di un cimitero ornato da falce di luna. Infatti Tito Livio racconta che il "campo dei Tarquini consacrato a Marte fu destinato agli esercizi militari e ginnastici fin dalla fondazione di Roma". Polo di attrazione della zona, fin da epoca molto antica, era un santuario, l'Ara di Marte. Questo altare era connesso con la funzione principale di questa pianura, quella militare, tanto importante da dare il nome alla zona. Come campo militare decadde assai presto e con l'aumento della cavalleria disposto da Cesare, il campo militare si spostò a Centum Cellae (Centocelle, un nuovo quartiere di Roma) e gli alloggiamenti dei soldati, in particolare gli armati barbari, furono posti sul Celio. Il Campo Marzio non fu abitato fino all'impero, quando entrò a far parte della IX Regio. Il rione fu istituito il 18 maggio 1743 con chirografo di Benedetto XIV. I quartieri medioevali e rinascimentali del Campo Marzio hanno conservato in gran parte l'orientamento e l'aspetto topografico che avevano in antico. Numerose strade seguono ancora il primitivo percorso: non solo la via del Corso (via Lata) ma anche assi rettilinei formati da via della Scrofa- via di Ripetta; via dei Coronari- via delle Coppelle; via dei Giubbonari-piazza Campo dei Fiori- via del Pellegrino, per citarne solo alcuni. Ciò a causa della continuità di vita che ha consentito la conservazione dell'impianto urbanistico antico.È certamente il rione che più degli altri può vantare i monumenti più famosi al mondo, come piazza del Popolo, piazza di Spagna, la scalinata di Trinità dei Monti, il Mausoleo di Augusto e il porto di Ripetta, andato distrutto per la costruzione dei muraglioni del Tevere.

    Piazza Borghese

    ... in questo rione non possiamo non ammirare ...

    Il Pincio

    (o colle Pinciano, dal latino mons Pincius) è un colle di Roma. Il colle si trova a nord del Quirinale, e guarda sul Campo Marzio. Diverse ville e giardini occupano il colle, compresa Villa Borghese. Da piazzale Napoleone I, in cima al colle, c'è un ampio panorama su piazza del Popolo e su quello che è oggi il rione Prati ed era, fino alla fine dell'800, i Prati di Castello .

    Storia antica

    Era al di fuori dei confini originali della città e non fa parte dei sette colli, tuttavia si trova all'interno delle mura costruite dall'imperatore Aureliano tra il 270 ed il 273. Faceva parte della VII regio augustea. Molte famiglie importanti dell'Antica Roma avevano dimore e giardini (horti) sul Pincio nell'ultimo periodo repubblicano: tra i personaggi noti, vi avevano proprietà Scipione Emiliano e forse Pompeo. Sicura invece la presenza di possedimenti di Lucullo, gli Horti Lucullani, dove in seguito venne uccisa Messalina, la moglie di Claudio, costruiti grazie al bottino realizzato con la vittoria su Mitridate nel 63 a.C.. Vi si trovavano inoltre gli Horti Sallustiani, proprietà in origine dello storico Sallustio e in seguito unificati agli horti luculliani in un'unica proprietà detta in Pincis nell'era imperiale, gli Horti Pompeiani, e gli Horti Aciliorum, degli Acilii. Il colle era noto nell'antichita come il Collis Hortulorum (il colle dei giardini). Il nome attuale viene da una delle famiglie che l'occupò nel IV secolo, i Pincii: la loro villa, con quella degli Anicii e degli Acilii, occupava la parte settentrionale della collina e un resto delle sostruzioni di queste residenze è il cosiddetto Muro Torto. In epoca augustea la regio subì un'intensa urbanizzazione: qui Agrippa fece edificcare il Campus Agrippae (dedicato nel 7 a.C.), una villa e la sua tomba, mentre sua sorella Polla fece edificare la Porticus Vipsania. In prossimità di piazza Santi Apostoli si trovava la caserma della I coorte dei vigili e poco lontano era il mercato della carne suina, il Forum Suarium.
    Alle pendici del colle c'era la tomba dei Domizi, in cui vennero sepolte le ceneri di Nerone. La fascia della VII regio lungo la via Lata nel corso del II secolo d.C. si trasformò in una zona intensamente edificata con abitazioni. Scavi occasionali in più punti hanno rinvenuto i resti di grandi edifici in mattoni a più piani (insulae), con porticati a pilastri lungo la strada dove si aprivano le botteghe. Tra questi edifici si doveva trovare il Catabulum, una sorta di sede delle "Poste Centrali", nei pressi della chiesa di San Marcello. Anche nel III secolo l'attività edilizia fu intensa. Sotto Gordiano III abbiamo notizia dell'erezione di un portico lungo mille piedi (pari a cira 3 chilometri) alle pendici del Quirinale, anche se la mancanza di resti ha fatto mettere in dubbio la veridicità della fonte; qui inoltre Aureliano, a partire dal 273, innalzò il grande Tempio del Sole, tra via del Corso e piazza San Silvestro. Era circondato da portici e sotto uno di questi aveva sede la distribuzione gratuita di vino (vino fiscalia). Nei Cataloghi regionari si ricorda nella regione VII anche un portico di Costantino, forse una parte del complesso delle vicine terme di Costantino, magari facente parte del distrutto recinto.



    La fontana del Pincio.



    Pincio - Storia moderna -

    Gian Lorenzo Bernini scolpì sulla Porta del Popolo, l’ingresso nord della città dove giungono pellegrini, mercanti, imperatori, artisti, il benvenuto alla Regina Cristina di Svezia, convertitasi al cattolicesimo e scesa a Roma: "Felici faustoque ingressu". La leggenda dei cronisti del tempo racconta che la Regina del Nord, il giorno del suo arrivo, il 20 settembre 1655, prima spianò il viso con la fronte corrugata, e poi sorrise. Nel giugno 1816 fu approvato il progetto di piazza del Popolo di Giuseppe Valadier, che in otto anni costruì l'attuale piazza e il vasto giardino del colle del Pincio. Nel parlare comune viene ancora detto "il Pincio" la parte di Villa Borghese all'interno delle Mura aureliane, dalla terrazza su piazza del Popolo a Villa Medici. Il Pincio è il primo giardino pubblico di Roma, voluto da Napoleone, e tra le passeggiate storiche è forse la più cara ai romani. Mira dell'osservatorio e busto di Angelo Secchi alla Casina Valadier. La sistemazione odierna è dovuta, appunto, a Valadier che, su richiesta di Pio VII (il cui ritorno è festeggiato proprio con l'arco trionfale di piazza del Popolo), unì il colle più bello della città alla porta Flaminia e a piazza del Popolo in un unicum neoclassico, simmetrico: si è negli anni dell'influenza neoclassica napoleonica, anzi l'esercito francese è ancora a presidio della città eterna. Valadier studiò il delicato disegno dei due tornanti che salgono convergendo a metà della collina dal lato orientale della piazza verso la vasta terrazza panoramica dedicata a Napoleone I, con un viale in falsopiano, oggi viale Gabriele d'Annunzio, che sfiora i bassorilievi, la fontana, e poi i tre alti nicchioni fino alla terrazza panoramica; ideò pure la notevole quinta botanica, formata da palme e altre essenze sempreverdi, che guardano al di sopra delle rampe da piazza del Popolo fino a un incredibile panorama della Roma rinascimentale e vaticana. L'elemento urbano della piazza fu così collegato mirabilmente da Valadier mediante rampe e terrazze a quello paesistico dei giardini del Pincio. Valadier pose inoltre sul Pincio la sua residenza privata, la Casina Valadier, similmente al cassero della nave che Nelson comanda a Trafalgar. Purtroppo per lui morì prima di potervi alloggiare, e diventò così subito caffetteria pubblica e punto di contemplazione sulla città, come ancora oggi. Per i viali del Pincio sono collocati numerosi busti, voluti originariamente durante la Repubblica Romana. Il Triumvirato infatti, il 28 maggio 1849 stanziò 10000 lire per la creazione di alcuni busti in marmo di personaggi famosi della storia d'Italia. Ne vennero scolpiti 52, che finirono comunque nei magazzini comunali per essere rispolverati solo nel 1851, quando Pio IX li fece collocare ad ornamento del Pincio e della casina Valadier. Alcuni busti furono scartati in quanto considerati dal pontefice atei, eretici o rivoluzionari e nel 1857 il conte Luigi Antonelli decise che questi ultimi avrebbero dovuto essere cambiati in "aspetto e denominazione". Girolamo Savonarola, Caio Gracco, Pietro Colletta, Leopardi, Machiavelli, Giovanni dalle Bande Nere e Vittorio Alfieri diventarono quindi, rispettivamente, Guido d'Arezzo, Vitruvio, Plinio il Vecchio, Zeus, Archimede, Lorenzo il Magnifico e Vincenzo Monti. Il numero dei busti aumentò nel tempo, e alla fine degli anni sessanta i busti erano 228[5], periodicamente afflitti da epidemie di vandalismo che ne attaccano preferibilmente i nasi, le donne ritenute meritevoli di un busto sono solo 3: Vittoria Colonna, santa Caterina da Siena e Grazia Deledda. Uno di questi busti ha una storia interessante: nel 1860 fu collocata al Pincio, vicino alla Casina Valadier, la "mira" dell'Osservatorio astronomico del Collegio Romano per la determinazione del meridiano di Roma, su richiesta del suo direttore, l'astronomo gesuita Angelo Secchi. Era, in origine, soltanto un segnale a scacchi poi perfezionato in colonna con un foro che permetteva di illuminarlo di notte. Nel 1878, alla morte del Secchi, il suo busto venne piazzato sulla colonna. Danneggiato nel 1960, fu ripristinato nel 2001 e fornisce ancora la mira (anche se non serve più). In un angolo in fondo c'è anche un monumento a Enrico Toti del 1922.

    laghetto del Pincio

    tramonto visto dal pincio



    ISOLA TIBERINA





    Una leggenda narra che dopo la caduta di Tarquinio il Superbo, il popolo romano ne gettò il corpo nel Tevere; sul corpo depositato sul fondo del fiume si accumularono sabbia e detriti, dando il via al formarsi dell’isola Tiberina.

    Un'altra versione narra che il sito si sia formato per la sedimentazione e l'accumulo dei detriti provocati dal lancio nel fiume dei beni della famiglia dei Tarquini.
    A causa delle sue oscure origini, l’isola Tiberina era considerata dai romani un posto di cattivo presagio, tanto che fin quando non vi fu costruito il tempio, evitavano di recarsi sull’isola, e solo i peggiori criminali erano condannati a passarvi il resto della loro vita.






    L'Isola Tiberina sorge nel mezzo del fiume Tevere a Roma: guado naturale, fu determinante per il costituirsi di insediamenti stabili sulle alture circostanti.
    E' collegata alla terraferma dai ponti Fabricio e Cestio.




    Con l'aggiunta di successive costruzioni artificiali, si sarebbe nel tempo formata una vera e propria isola.
    In seguito, dopo una terribile pestilenza verificatasi nel 230 a.c., si sarebbe rifugiato proprio sull'isola il sacro serpente simbolo del dio Esculapio, che avrebbe dovuto proteggere la città. I cittadini costruirono lì il tempio dedicato al dio, tempio di cui sono state ritrovate le vestigia proprio durante i lavori di restauro della chiesa di San Bartolomeo, sull'Isola Tiberina.





    La leggenda e il profilo dell'isola suggerirono la sistemazione del perimetro esterno in forma di nave da guerra, con un obelisco come albero maestro. Sulle colonne del tempio di Esculapio, sorge la chiesa di San Bartolomeo. Sotto l'attuale ospedale si troverebbero i resti dell'obelisco che fungeva da albero per la nave.
    Nel Rinascimento, grazie all'iniziativa di un ordine religioso cattolico, ebbe luogo la costruzione dell'ospedale, oggi gestito dalla Confraternita Fatebenefratelli.
    L'Isola Tiberina è attualmente patrimonio artistico dell'Umanità.





    ISOLA TIBERINA






    Si narra che nel 293 a.C. Roma fu colpita dalla peste. Dopo aver consultato i Libri Sibillini, il Senato romano decise di costruire un tempio dedicato ad Esculapio, il dio greco della medicina, e allo stesso tempo organizzò una delegazione per ottenere la statua del dio. Al ritorno della delegazione, mentre questa risaliva il fiume, un serpente, il simbolo del dio, fu visto scivolare via dalla barca e nuotare verso l'isola. Questo fatto fu considerato come la volontà di Esculapio di scegliere il posto dove far sorgere il tempio a lui dedicato. Il tempio fu edificato sull'e la peste terminò di flagellare Roma. L'evento miracoloso imprisola essionò così tanto i romani che l'isola fu resa somigliante ad una nave romana.

    Rivestimenti in travertino furono aggiunti alle rive, scolpiti a somiglianza della prua e della poppa, ed un obelisco fu eretto nel mezzo dell'isola, a raffigurazione del pilone di una nave; infine mura circondarono tutta l'isola, così che questa divenne verosimilmente la raffigurazione di una nave. Alcuni resti del rivestimento sono ancora visibili nella parte orientale e parte dell'obelisco che qui sorgeva è custodito nel Museo archeologico nazionale di Napoli.

    Nella parte meridionale dell'isola era edificato il Tempio di Fauno, l'unico dedicato a questo dio a Roma.

    L'isola
    Per la sua posizione al centro del fiume, l'Isola si prestava ad essere - in caso di necessità - separata dalla città e luogo di isolamento essa stessa.

    Nel Medioevo la struttura templare venne infatti utilizzata come residenza fortificata dei Pierleoni, ai quali successero i Caetani. Il palazzo Pierleoni Caetani divenne poi convento francescano dal XVI al XVIII secolo e adibito, in caso di pestilenza, a lazzaretto; nel '900 fu concesso in uso all'Ospedale israelitico, che vi mantiene ancora un ambulatorio.

    La parte a monte dell'Isola, edificata tra il 1930 e il 1935 su progetto di Cesare Bazzani, ospita ora l'Ospedale Fatebenefratelli, uno dei più rinomati della città.



    ... sempre all'interno del Pincio ...

    Casina Valadier

    è il nome con cui è solitamente conosciuto il caffè del Pincio, un piccolo ed aggraziato edificio del celebre parco alle pendici settentrionali del centro storico di Roma sito in piazza Bucarest. La palazzina prende il nome dal suo progettista, l'architetto romano Giuseppe Valadier, che l'aveva disegnata e realizzata tra il 1816 e il 1837 rielaborando un precedente casale del XVII secolo. Nel periodo che spazia dal Regno d'Italia alla fine dell'Ottocento conosce un periodo felice finché non cade in declino divenendo la dimora del custode del parco del Pincio. Nel 1920 fu acquistato da un certo A. Banfi che inaugurò il ristorante. Nella seconda guerra mondiale fu occupata dai militari tedeschi, dopodiché la casina conobbe un nuovo periodo felice finché passaggi di proprietà sbagliati crearono un nuovo declino perdurato fino al 1990, anno in cui venne chiusa al pubblico. Riapre il 19 giugno 2004 dopo vari interventi di restauri

    L'idrocronometro del Pincio

    L’idrocronometro del Pincio meglio conosciuto dai romani “Orologio ad acqua” è sicuramente una di quelle cose che da bambino (e non solo) ti colpiscono e ti affascinano in modo particolare per i suoi movimenti . Fu inventato da “Padre Giovan Battista Embriaco” e collocato nel giardino del Pincio nel 1873 in una fontana realizzata appositamente dall’architetto Giocchino Ersoch. La sua realizzazione in realtà è del 1867 e fu presentata all’Esposizione Universale di Parigi. Narra la storia che l’orologio è stato realizzato con un funzionamento ad acqua perché in quel periodo l’attuale amministrazione di Roma stava facendo uno sforzo enorme per portare l’acqua potabile in più punti possibili della città grazie a molte fontane da li l’idea di “Padre Giovan Battista”. L’orologio è stato restaurato e rimesso in funzione il 29 giugno del 2007 dopo circa due anni di lavoro ad opera della Scuola ELIS di Roma.

    Obelisco del Pincio

    (o obelisco di Antinoo)

    è uno dei tredici obelischi antichi di Roma, su viale dell'Obelisco (Pincio). Ha una altezza di 9,24 metri e con il basamento e la stella sulla cima 17,26 metri. Venne realizzato all'epoca di Adriano in onore di Antinoo e collocato inizialmente a decorare un monumento dedicato al giovane dopo la sua morte in Egitto; Eliogabalo lo fece spostare per ornare la spina del Circo Variano nella sua residenza suburbana. Fu rinvenuto nel XVI secolo fuori Porta Maggiore (dal luogo di ritrovamento, presso le mura aureliane, viene chiamato "obelisco Aureliano"), nel secolo successivo venne spostato dai Barberini nel loro palazzo, senza essere però rialzato, e venne quindi donato a papa Clemente XIV che lo fece spostare nel Cortile della Pigna in Vaticano; venne innalzato solo nel 1822 nei giardini del Pincio per volere di papa Pio VII.

    Busti del Pincio

    Fu la prima passeggiata creata a Roma con l'intento di mettere a disposizione di tutti i cittadini un'area di verde pubblico. Venne costruita tra il 1810 ed il 1818 sul colle Pincio, area occupata nell'antichità da alcune splendide ville dell'aristocrazia romana, che contornavano Roma con i loro orti. Il Parco venne disegnato e realizzato dall'architetto e archeologo romano Giuseppe Valadier (1762-1839), nel contesto del più ampio progetto di sistemazione della zona di Piazza del Popolo che incluse, oltre al giardino, al colle Pincio e alla Casina, anche il monastero degli Agostiniani, l'imbocco delle vie di Ripetta e del Babuino e la caserma. Oltrepassata la Casina Valadier (che ospita un noto Ristorante) ed imboccato il vasto Piazzale Napoleone I si arriva alla "terrazza del Pincio", da cui è possibile godere uno tra i più belli e famosi panorami di Roma. Una delle curiosità da segnalare è senza dubbio la presenza tra i viali del Parco dei busti di oltre 200 italiani illustri di tutti i tempi. Commissionati dalla Repubblica romana con l'obiettivo immediato di sostenere gli artisti rimasti disoccupati a seguito degli eventi rivoluzionari del 1848, rispondevano sicuramente ad un gusto dell'epoca di collocare opere scultoree negli anfratti di parchi e giardini, ma anche ad un'esigenza culturale e politica di utilizzare uno spazio aperto al pubblico come luogo didattico per la coscienza nazionale in formazione, attraverso la memoria e l'esempio di tanti personaggi. La decisione della loro collocazione lungo i viali del Pincio fu presa dopo l'occupazione francese ed il ritorno di Pio IX da Gaeta, ma problemi burocratici e mancanza di fondi ne ritardarono l'attuazione fino al 1852 quando il Municipio di Roma, che nel frattempo aveva ricevuto i busti in donazione, provvide a porli in opera. Non tutti i personaggi poterono però vedere la luce a causa dell'ostracismo papale. La consuetudine di collocare i busti si è mantenuta anche con l'unità d'Italia e nel corso del secolo attuale: l'ultimo intervento risale infatti alla fine degli anni '60, ed ha fatto raggiungere alle opere il considerevole numero di 228. La disposizione è rimasta tuttavia casuale (nonostante i diversi progetti di risistemazione elaborati nel tempo) ad eccezione del gruppo di busti realizzati dopo il 1918 in memoria di illustri caduti nella I Guerra Mondiale, che sono stati collocati tutti nella Piazza dei Martiri ad essi dedicata. Solo tre i busti dedicati a donne: Vittoria Colonna, Santa Caterina da Siena, Grazia Deledda.

    ...

    Altri busti ... lungo la passeggiata al Pincio ...

     
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    Nello stesso rione ... una via storica per tanti motivi ...

    Via Margutta

    è una piccola via del centro di Roma, nel rione Campo Marzio, zona nota come il quartiere degli stranieri, alle pendici del monte Pincio, luogo di gallerie d'arte e di ristoranti alla moda, che anticamente ospitava botteghe artigiane e stalle. Negli anni cinquanta, dopo il film Vacanze romane, diventa una strada esclusiva, residenza di personaggi famosi, come Federico Fellini. Si tratta di una parallela di via del Babuino, la strada che va da piazza del Popolo a piazza di Spagna.

    Etimologia e Storia

    L'etimologia è incerta, forse proviene da "Marisgutia", cioè Goccia di Mare, eufemismo per un ruscello che scendeva dalla villa dei Pincii, adoperato come cloaca naturale. Via Margutta, era il retro dei palazzi di Via del Babuino, dove si trovavano magazzini e scuderie. Alle falde della collina del Pincio, vi erano case di stallieri, muratori, marmisti, cocchieri e nel viottolo l'attività degli operai aveva grande spazio. Nel medioevo un ignoto artista istituì la prima bottega dove si facevano ritratti, fontane e ringhiere, dando il là ad una fiorente industria che attirò la migrazione di artisti (per lo più stranieri, fiamminghi, tedeschi, ed anche italiani non romani) che lentamente costruirono case, botteghe e giardini sostituendo baracche, stalle ed orti. Monsignor de Merode, negli anni di Papa Pio IX, intuì il cambiamento: comperò i territori delle pendici, impiantò le fogne e trasformò il vicolo in una strada nel piano regolatore. È una strada incantevole, tranquilla, si respira aria priva di smog, e sin dall'inizio, pur nel pieno centro di Roma sembra una "strada fuori porta", profumata dal verde e dalle vigne, e per questo prediletta dagli artisti, pittori, scultori, antiquari, anche se oggi tanti di questi studi sono divenuti abitazioni private.

    Targa in ricordo di Federico Fellini e Giulietta Masina

    Residenti famosi

    Tra gli storici abitatori di questa via possiamo ricordare Giulietta Masina e Federico Fellini, Anna Magnani, Marina Punturieri (poi Marina Ripa di Meana), tra gli scrittori Guido Ceronetti, Piero Chiara, Elio Pagliarani, Gianni Rodari, tra gli scultori Leonardo Bistolfi, Duilio Cambellotti, Pericle Fazzini, Nino Franchina, Umberto Mastroianni, Assen Peikov, Achille Perilli; tra i numerosissimi pittori nel XX secolo Afro, Carla Accardi, Ugo Attardi, Giacomo Balla, Mirko Basaldella, Nino Costa, Giorgio De Chirico, Renato Guttuso, Mino Maccari, Mario Mafai con Antonietta Raphael, Luigi Montanarini, Novella Parigini, Angelo Savelli, Toti Scialoja, Giulio Turcato, Renzo Vespignani.




    CASTEL SANT'ANGELO









    La fortezza di Castel Sant'Angelo prende il nome dalla statua dell'arcangelo Michele posta sulla sua cima. Voluta dall'imperatore Adriano nel 139 d.C. come mausoleo per se e per i suoi figli, nel 271 d.C. venne incorporato nelle Mura aureliane assumendo l'aspetto di un vero avamposto.


    La stanza che un tempo conteneva il sarcofago dell'imperatore romano Adriano



    L'opera originale era molto diversa da quella che oggi si può vedere. Per opera dell'imperatore Aureliano ci fu la trasformazione in castello, poi nel XI secolo fu aggiunta la torre e quando nel 1277 divenne proprietà del Vaticano, furono aggiunti gli appartamenti pontifici. Inizialmente la costruzione era stata concepita come mausoleo dell’imperatore Adriano. Si raggiunge dal Ponte Sant’Angelo, decorato da angeli che vennero scolpiti da Bernini nel XVII secolo. Venne trasformato in fortezza per i papi nel VI secolo, utile in caso di pericolo, ed è collegato ai palazzi del Vaticano da un passaggio sotterraneo. Il mausoleo è ora un interessante museo e la sua atmosfera evocativa trae ancora maggior fascino dal sapere che fu gettandosi da qui che la Tosca di Puccini trovò la morte.L'Angelo bronzeo del XVIII secolo che da il nome al castello scaturisce da una antica leggenda che risale alla terribile peste del 590. Secondo la storia la peste terminò grazie all'apparizione di un angelo che si posò sopra il mausoleo e fece il gesto di riporre la spada nel fodero a simbolo della grazia concessa.





    Nel VI secolo il mausoleo di Adriano, ormai divenuto fortezza, resistette all'assedio dei Goti in guerra contro i Bizantini del generale Belisario. Questi, per respingere gli assedianti, non esitarono a distruggere le statue del monumento per usarle come proiettili.



    Sul finire dello stesso secolo il mausoleo perse anche il suo nome originario.




    Correva l'anno 590 e Roma era stremata da una terribile epidemia di peste. Per impetrare la fine del morbo il neo eletto Papa Gregorio Magno (590-604) chiamò il popolo in processione. Mentre questa si snodava sotto il sepolcro di Adriano, apparve alla sommità dello stesso l'Arcangelo Michele nell'atto di rinfoderare la spada come annuncio della fine del flagello, cosa che poi avvenne. Da questo evento in poi il mausoleo di Adriano prese il nome di Castel Sant'Angelo.





    Divenuto ormai la principale roccaforte di Roma, il castello fu, con alterne vicende, ambita preda di pontefici, famiglie nobiliari (Pierleoni, Orsini, Borgia) e truppe imperiali.




    Nel 1379 venne quasi distrutto dal popolo che si era sollevato contro le truppe francesi che l'occupavano.




    Pochi anni dopo, nel 1395, Bonifacio IX (1389-1404) diede inizio alla sua ricostruzione, accentuando il carattere militare dell'edificio e progettando il celebre passetto che costituiva il passaggio protetto per il pontefice dalla basilica di San Pietro alla fortezza. L'inizio dell'impresa viene attribuita all'antipapa Giovanni XXIII il 15 giugno 1411.



    Nicolò V (1447-1455) fece raggiungere tre bastioni agli angoli del quadrilatero esterno e due torrette tra il ponte ed il portale d'accesso.

    Alessandro VI Borgia incaricò Antonio da Sangallo il Vecchio di ulteriori lavori di fortificazione. Furono così costruiti quattro torrioni inglobanti quelli di Nicolò V e chiamati con i nomi dei santi Evangelisti. In particolare, dal bastione di S. Marco si accede al passetto, in quello di S. Luca c'era la cappella del Crocifisso o dei condannati. Qui ricevevano gli ultimi conforti religiosi i condannati a morte prima di essere giustiziati nell'adiacente cortile delle fucilazioni. La fortezza fu quindi circondata da un ampio fossato in cui immettere l'acqua del fiume.



    Tali opere permisero, 32 anni dopo, a Papa clemente VII di resistere sette mesi all'assedio delle truppe di Carlo V, i famosi Lanzichenecchi, che diedero inizio, il 5 maggio 1527, al tremendo "sacco di Roma".

    L'architetto Giulio Bonatti, su incarico di Urbano VIII, nel 1628, fece demolire il torrione tra il ponte ed il castello per evitare che ostacolasse il flusso delle acque del fiume e trasferì sul lato destro il portone principale.



    A Clemente XII (1730-1879) dobbiamo la costruzione dell'ascensore che portava dall'imbocco della rampa elicoidale alla cappella papale.



    Al suo interno dalle celle dei piani inferiori fino agli appartamenti dei papi del Rinascimento, un museo narra la sua storia.

    Da non perdere la Sala Paolina dove vi sono affreschi e tompel'oeil di Perin del Vaga e Pellegrino Ribaldi, la vista dalla terrazza e la Scala di Alessandro IV che attraversa il centro dell'edificio.

    Gli alloggi pontifici affacciavano sul cortile d'onore, poi detto dell'Angelo da quando, nel 1753, vi fu posta la statua marmorea di Raffaello da Montelupo, che si ergeva dal 1544 sul culmine del castello. Venne sostituita da quella in bronzo del Verschaffelt, tuttora sul posto.




    Gli ambienti del corpo centrale, destinati ai pontefici e più volte rimaneggiati, comprendono:




    1) La sala del camino, così chiamata per il grandioso camino settecentesco.

    2) La sala della giustizia, ricavata proprio al di sopra della cella sepolcrale di Adriano. Vi si svolgeva l'attività giudiziaria durante i soggiorni papali nel castello.

    3) La sala dell'Apollo. Decorata con scene mitologiche, comprende il vano dell'ascensore papale, del quale ancora si vedono le guide della cabina.

    4) la cappella di Leone X, con un pregevole trittico di Taddeo Gaddi del 1336.

    5) le due sale di Clemente VII. Costituivano la parte privata dell'appartamento: lo studio e la camera da letto.




    Dalla sala dell'Apollo si passa al cortile del pozzo o del teatro, così chiamato sia per la presenza del pozzo di Alessandro VI, sia perché sotto Leone decimo (1513-1521) vi si svolgevano spettacoli teatrali. Da questo cortile si accede alla stanza da bagno di Clemente VII, alle prigioni storiche (che hanno ospitato anche B. Cellini) ed ai magazzini per l'olio e per il grano.




    Attraverso una scaletta si arriva al piano superiore dove, lungo il corridoio anulare realizzato tra il XVI e il XVII secolo dai papi Pio IV e Alessandro VII, si aprono una serie di ambienti contenenti l'armeria storica.

    Continuando il percorso si attraversa la loggia di Paolo III (1534-1549) del 1543, si supera l'appartamento del castellano e si arriva all'ariosa loggia di Giulio II (1503-1513), attribuita al Sangallo o al Bramante.

    Da qui si accede all'appartamento di Paolo III, formato dalla sala Paolina o del Consiglio, le sale del Perseo e di Amore e Psiche, la sala dell'Adrianeo, la sala dei Festoni e la biblioteca, che custodiva i documenti dell'archivio Vaticano.

    Infine si trova la sala del Tesoro, sistemata nel vano superiore dell'originaria mole Adriana, nel punto più inaccessibile: era destinata a camera blindata per conservare il tesoro Vaticano e di i documenti dell'archivio segreto. Vi si possono ammirare le originarie casse trecentesche, circondate dagli armadi del '500.

    Dalla biblioteca una stretta scala conduce a tre salette dette "la Cagliostra", dal nome di Giuseppe Balsamo Conte di Cagliostro, che vi fu tenuto prigioniero nel 1789.

    Un'altra scala ricavata nello spessore del muro romano porta alla sommità del castello ed alla terrazza, dove è posta la campana della misericordia, che annunciava le esecuzioni capitali.

    Qui in origine stava la statua dell'imperatore Adriano su quadriga. Perduta in circostanze e tempi ignoti, venne sostituita, a partire almeno dal XII secolo, dalla prima delle tante versioni dell'Angelo. Quella attuale è alta circa 5 metri e ha un'apertura alare di 6 metri.


     
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    ... Prima parlavamo di busti, statue ... ebbene ... dovete sapere che ...

    Le statue parlanti di Roma

    Pasquino, Marforio, Facchino, Madama Lucrezia, Abate Luigi, Babuino... le "statue parlanti" di Roma! Ai tempi in cui il papa governava la città con pugno di ferro, i potenti tremavano nell'udire i soprannomi di questi eroi di pietra, come se fossero stati paladini in carne ed ossa, ma sopra ogni altra cosa essi temevano le loro lingue taglienti. Infatti queste statue sono l'arma con la quale Roma si è sempre opposta all'arroganza e alla corruzione delle classi dominanti con grande senso dell'umorismo. Fin dagli inizi del XVI secolo, cartelli satirici venivano appesi nottetempo presso tali statue, che sorgevano in luoghi ben frequentati della città, così che la mattina seguente chiunque potesse leggerli (o farseli leggere, dato che la stragrande maggioranza della gente era analfabeta!), prima che fossero rimossi dalle guardie. Le sei statue erano anche note col nome collettivo di "il Congresso degli Arguti". I cartelli a volte recavano poesie, a volte dei dialoghi umoristici; nella maggior parte dei casi bersaglio della satira era il papa. E gli autori, ovviamente, rimanevano ignoti. A questi sei personaggi, che parlavano per bocca del popolo, furono dati dei soprannomi. La più famosa di esse era ed è tutt'ora, Pasquino. Dal 1501 questa figura si trova in un piccolo slargo alle spalle di piazza Navona; la stessa piazzetta ora porta il nome della bizzarra statua.

    Pasquino in una stampa d'epoca

    ed in un'immagine attuale ancora con diverse "pasquinate"

    Si tratta di un torso di figura maschile, probabilmente risalente al III secolo aC. È in uno stato di conservazione così cattivo che dire con certezza chi rappresenti è impossibile, forse il re Menelao o un altro eroe dell'antica Grecia.
    Anche sull'origine del soprannome si sa poco; vuole la leggenda che la statua fosse stata rinvenuta presso una bottega di barbiere (o secondo un'altra versione, un'osteria) il cui proprietario si chiamava Pasquino.
    Questa tradizione durò fino allo scorso secolo e le burle contenute nei cartelli presero il nome di "pasquinate". Una delle più celebri è quella diretta al papa Urbano VIII, della famiglia Barberini, che fece togliere a Bernini le parti bronzee del Pantheon per la realizzazione del grandioso baldacchino di S.Pietro (1633): quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini sentenziò Pasquino. Quanto fosse odiato e temuto dai papi lo dimostra il fatto che lo scorbutico Adriano VI (1522-23), unico pontefice olandese della storia, diede ordine addirittura di far gettare la statua nel Tevere... Ma la precoce morte del pontefice permise a Pasquino di restare saldamente al suo posto.

    Un'altra statua conosciuta è Marforio, una lunga figura barbuta distesa su un fianco, che decora il cortile di Palazzo Nuovo, un'ala dei Musei Capitolini. Forse rappresenta un'allegoria di un fiume (il Tevere?) o forse è Nettuno, il dio dei mari. Il suo luogo originario di provenienza è il Foro Romano, dove a differenza di molti altri resti non finì mai sepolto, rimanendo così visibile per tutto il medioevo. Fu spostato dalla sua sede originaria nel tardo XVI secolo.

    Marforio, presso i Musei Capitolini

    Marforio era considerato la "spalla" di Pasquino, poiché in alcune delle satire le due statue dialogavano fra di loro: in genere, una faceva domande riguardo ai problemi sociali, alla politica, ecc. mentre l'altra rispondeva a tono con una battuta.

    Fra le "statue parlanti" minori si ricordano il Facchino, Madama Lucrezia, il cosiddetto Abate Luigi e il Babuino.

    Il Facchino è una piccola fontana che rappresenta una figura maschile, il cui viso è andato quasi del tutto perduto, nell'atto di versare acqua da una botte; l'abito indossato dalla figura è il costume tipico della corporazione dei facchini, da cui il nome del personaggio.

    La fontana del Facchino

    Nessuno sa chi sia l'autore della fontana; trattandosi di un'opera di buon livello, nonostante le sue condizioni attuali, nella rosa dei possibili artefici era stato fatto (erroneamente) perfino quello di Michelangelo. È invece assai più probabile che vada attribuito a Jacopino Del Conte, un valente pittore attivo verso la metà del '500, che dipinse numerosi progetti di fontane (lavorò spesso con Giacomo Della Porta) e per un certo tempo fu anche proprietario di un edificio che sorgeva al posto del summenzionato Palazzo De Carolis, di più modeste dimensioni, sulla facciata del quale, in origine, si trovava il Facchino.

    Un'altra statua è conosciuta come Madama Lucrezia e si trova in un angolo di Palazzetto Venezia, in piazza San Marco, adiacente a piazza Venezia. Questo enorme busto marmoreo, alto circa 3 metri, proviene da un tempio dedicato a Iside e raffigura una donna, forse una sacerdotessa di questo culto o forse la stessa Iside. Il soprannome gli deriva da una nobile dama piuttosto conosciuta, di nome Lucrezia d'Alagno, che visse nel XV secolo. Era l'amante del re di Napoli Alfonso V di Aragona, il quale era già sposato; per questo motivo Lucrezia nel 1457 venne a Roma e tentò di ottenere dal papa la concessione del divorzio per il sovrano, ma gli fu rifiutata. L'anno seguente il re morì; l'ostilità del suo successore (il figlio legittimo Ferrante) costrinse la dama a trasferirsi a Roma, dove abitò presso la suddetta piazza.

    Madama Lucrezia

    FUI DELL'ANTICA ROMA UN CITTADINO
    ORA ABATE LUIGI OGNUN MI CHIAMA
    CONQUISTAI CON MARFORIO E CON PASQUINO
    NELLE SATIRE URBANE ETERNA FAMA
    EBBI OFFESE, DISGRAZIE E SEPOLTURA
    MA QUI VITA NOVELLA E ALFIN SICURA

    Questo breve epitaffio si legge sulla base che sostiene l'Abate Luigi, in piazza Vidoni, non lontano da piazza Navona, sul muro sinistro della chiesa di S.Andrea della Valle. La statua raffigura un uomo con una toga di foggia tardo-romana; il soprannome fu probabilmente ispirato dal sacrestano della vicina chiesa del Sudario, il quale - secondo la tradizione popolare - rassomigliava molto alla figura scolpita. La piazza era la collocazione originale dell'Abate, ma nel corso dei secoli la statua cambiò sede diverse volte, tenuta in scarsa considerazione, finché nel 1924 non fu ricollocata nel medesimo spiazzo.

    La statua dell'Abate Luigi

    Il Babuino (cioè babbuino) è una figura distesa di sileno, davanti alla chiesa di Sant'Attanasio dei Greci, nella centrale via del Babuino. Funge da elemento decorativo per una fontana semplicissima, una volta usata per abbeverare i cavalli, sul cui bordo il vecchio personaggio sta appollaiato sin dal Rinascimento. Il soprannome dato alla figura è la conseguenza della faccia ghignante del sileno, ora resa ancora più grottesca dall'usura del tempo.

    Oggigiorno la maggior parte delle statue parlanti di Roma sembra aver perso la favella. Solo Pasquino si mantiene fedele alla tradizione: la sua base è sempre ricoperta da una varietà di graffianti satire in versi, tipicamente rivolte a chi detiene il potere. Ovviamente gli autori dei componimenti satirici non rischiano più di finire in carcere, come accadeva una volta, ma vige ancora l'usanza di lasciarli senza firma. Ed è ancora un'usanza anche per i passanti di ogni età quella di fermarsi a leggere gli ultimi commenti di Pasquino.



    LE MONETE







    Nel 1876 a Venèra di Sanguinetto ne vennero ritrovate oltre 50mila, quasi tutte catalogate

    È un imperatore romano poco noto, ma i cui discendenti si insediarono proprio nel Veronese, in quel territorio che oggi è Colà di Lazise. Lui, Marco Aurelio Probo, ha regnato per soli sei anni, dal 276 al 282 d.C., uno spazio breve in cui però si è trovato a concludere la pace con i Persiani, a condurre campagne vittoriose contro i Germani, a reprimere un tentativo di usurpazione nelle Gallie e a celebrare il trionfo a Roma nel 281. L'anno dopo è stato ucciso dai suoi soldati. Ma, al di là dei suoi meriti militari, Probo può essere considerato «l'imperatore delle monete»: sotto il suo regno ne sono state emesse diverse migliaia




    LE MURA




    le mura di romolo

    Secondo le fonti storiche, se si escludono le mura (o meglio dire un semplice terrapieno) che la leggenda vuole fatte costruire da Romolo a difesa del Pala tino, la prima cinta muraria a difesa di Roma sarebbe stata eretta all'epoca dei Tarquini (VI secolo a.C.) dal re Servio Tullio; di queste mura non esiste però alcuna testimonianza archeologica sicura anche se è possibile riferire all'epoca del regno di Servio (578-535 a.C.) i resti di vari tratti di mura costruite in piccoli blocchi squadrati di tufo tenero (o "cappellaccio") situati sul Campidoglio, sul Quirinale e sul Viminale.
    La prima cinta muraria di sicuro riconoscimento e la più antica di cui rimangono notevoli resti (ai quali viene dato normalmente - e impropriamente - il nome di "mura serviane") è quella che venne eretta in età repubblicana dopo il "sacco dei Galli" nella prima metà del IV secolo a.C.
    In seguito si ebbero nuove mura solo in età imperiale, precisamente nella seconda metà del III secolo d.C. (sei secoli e mezzo dopo la costruzione delle
    "mura serviane"), costruzione divenuta necessaria vista la probabilità che i barbari potessero giungere fino a Roma.
    Le mura imperiali, fatte costruire dall'imperatore Aureliano (da qui anche il nome Mura Aureliane) arrivarono a circondare completamente la città e rimasero in uso nel corso dei secoli fino alla famosa "breccia" di porta Pia del 1870, subendo poche modifiche (ad esempio a Trastevere), alcune aggiunte (come le Mura Gianicolensi e le Mura Vaticane) e limitati rifacimenti come il Bastione del Sangallo. Dopo il 1870 hanno perso la loro funzione dopo ben sedici secoli dalla prima costruzione di cinta murarie.
    Nell'ultimo secolo, dopo essere state raggiunte e superate dall'espansione della città, sono diventate un punto di riferimento e vanno a delimitare quello che è comunemente definito come il "centro storico" che equivale alla Roma dell'età imperiale.




    Roma di Notte sulle note di Lando Fiorini Roma nun fa' la stupida stasera



    Plastico di Roma - Alto Impero e Antichità Tardiva








    Partiamo dal Colosseo



    Passiamo diananzi al Vittoriano



    ...poi a Fontana di Trevi ove per tradizione gettiamo una monetina..



    .....quindi una visitina al Panteon ove sorbiamo un caffè speciale nel bar vicino.....



    ....laghetto di Villa Borghese per una passeggiata in barca



    ...passando dinanzi a Castel Sant'Angelo...



    ad ammirare "er Cupolone"



    Lo accettate un caffè davvro speciale ... andiamo a prenderlo al Caffè Sant'Eustachio al centro di Roma ... vicino Piazza Navona ... è il caffè tra i più buoni che io abbia mai bevuto ...

     
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    grazie claudio
     
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  7. tomiva57
     
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    mi fai venire la voglia di ritornare a roma ..claudioooo!!!
    grazie
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  8. tomiva57
     
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    lucretili



    Parco Naturale Regionale dei Monti Lucretili


    Comuni: Monteflavio, Montorio Romano, Moricone, Marcellina, Palombara Sabina, San Polo dei Cavalieri, Vicovaro, Roccagiovine, Licenza e Percile in provincia di Roma ed i comuni di Orvinio, Poggio Romano e Scandriglia in provincia di Rieti

    Provincia: Roma e Rieti

    Distribuiti all’interno dell’area del parco vi sono diversi centri visita aperti il sabato e la domenica con orari variabili da centro a centro. Presso i centri visita si possono avere informazioni sul parco, sulle caratteristiche tecniche dei percorsi e sulle attività proposte (conferenze, mostre, escursioni guidate etc.); inoltre è possibile avere informazioni in merito a pernottamenti ed acquisto di prodotti tipici.

    I centri visita si trovano a: Palombara Sabina, Moricone, Monteflavio, Montorio Romano, Scandriglia, Poggio Moiano, Orvinio.

    Apertura


    Il Parco dei Monti Lucretili rappresenta con i suoi 18000 Ha a soli 35-60 km da Roma la prima scalea dell’Appennino verso il bassopiano tirrenico. Allineato secondo l’asse N-S questo tratto dell’Appennino, nel quale prevalgono nella sequenza stratigrafica i calcarei di sedimentazione marina, è contraddistinto da un territorio estremamente eterogeneo in cui riconosciamo tre corrugamenti principali, separati da linee di faglia e percorsi torrentizi.
    Il primo gruppo è quello costituito dal Monte Gennaro (1271 m) che si prolunga verso sud-ovest inglobando il monte Morra (1036 m) e il Monte Arcaro (944 m). Il contrasto tra l’aspetto pianeggiante, a tratti dolcemente collinare dell’agro romano-sabino, fa percepire questo primo gruppo come uno sbarramento netto, una sorta di quinta scenica della città di Roma.
    In realtà questo territorio è estremamente eterogeneo e a salti di quota netti e verticali, come quelli che caratterizzano il monte Morra, si alternano piani carsici, rilievi modesti, piccole valli e profondi solchi torrentizi.
    Il secondo gruppo è quello della dorsale del Monte Pellecchia che, con i suoi 1368 m, rappresenta il maggiore rilievo dei Monti Lucretili; superiorità altimetrica che si percepisce a stento, soprattutto a nord ovest, vista la sua omogenea conformazione poco ripida e la sua punta arrotondata; carattere che contrasta profondamente con le aree nei pressi di Licenza distinte da profonde incisioni.
    Infine il terzo gruppo è quello costituito, secondo una linea nord–sud che va da Poggio Moiano ad Orvino, da Monte Pendente (1098 m), a seguire la Cima Casarene (1191 m), Monte Castellano (1084m), C. Guardia (879).

    Al fascino di quest’area così eterogenea, dove agli erti banchi calcarei si alternano le morfologie carsiche a dossi e vallecole, contribuisce indubbiamente il sistema ideografico superficiale che fa capo a nord-ovest al Tevere a sud–est all’Aniene e a nord-est al Turano, caratterizzato da suggestive e profonde incisioni come quella del Fosso dei Ronci, di Vena Caprara, di Casoli, e della Scarpellata.

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    Il carsismo rappresenta una delle caratteristiche più affascinanti dell’intera area protetta. Dovuto all’erosione ed alla corrosione dei banchi calcarei da parte delle acque meteoriche di scorrimento superficiale e sotterraneo, questo fenomeno ha dato vita ad un particolare e suggestivo paesaggio di cui mirabili esempi sono: lo splendido piano carsico del Patrone di Monte Gennaro, lungo 1 km e largo massimo 500m, caratterizzato dalla presenza di piccole doline di crollo ed inghiottitoi; la conca prativa di Campitello, ad est del Pratone; e quella di prato Favale a 750m nel versante NO di Monte Morra. Due doline di crollo interessanti sono il Pozzo dei Casali, a Nord di Percile, ed il Pozzo di Pellecchia, a quota 1067 m, sotto il Colle Serre.

    Risultato di un carsismo ipogeo, arrestatosi per l’impermeabilizzazione dei bacini ad opera dei detriti argillosi, sono due laghetti: i Lagustelli di Percile posti al limite orientale del comprensorio. Due conche imbutiformi di forma pressoché circolare separate da una sella che ne unisce i lembi superiori. Il lago più grande, noto con il nome di Fraturno, ha un diametro di circa 100 m; il suo alveo dapprima presenta un gradino che mitiga la discesa verso la superficie d’acqua, dopo di che scende a picco fino a raggiungere una profondità massima di 15-16m. Quello più a Nord, più piccolo, sembra un grosso pozzo; l’acqua si trova 25m più in basso del bordo dell’alveo che misura 80 m di diametro.

    La presenza dell’uomo in queste aree, pressoché costante dall’età del ferro, ne ha profondamente mutato l’ecosistema naturale e, percorrendo questo territorio, si prova la medesima sensazione del guardare un famoso e pregevole dipinto deteriorato, molto lacunoso, che nonostante il forte ed irreversibile degrado, ancora mirabilmente mostra, nelle parti intatte, la grandiosità del suo creatore. Lo sfruttamento del suolo, la conformazione morfologica assai eterogenea, l’influenza del mare, e anche la riconolizzazione da parte della natura d’aree di coltivazione e pascolo abbandonate, hanno dato luogo all’attuale assetto vegetazionale dei Monti Lucretili che è quanto mai particolare per le sue associazioni vegetali. Distinguiamo così, in una stessa area, vegetazione mediterranea associata a biotopi d’origine balcanico-orientale, elemento peculiare del parco.

    Nell’area pedemenotana sud occidentale troviamo esemplari della macchia mediterranea, mirto, cisto, terebinto e leccio, associate a boscaglie d’ornello e roverella, ma anche a macchie di styrax officinale, Carpino orientale e Albero di Giuda, specie endemiche delle aree balcanico-orientali.
    Lo Styrax Officinalis è un po’ il simbolo dei Monti Lucretili, tanto che i suoi fiori sono rappresentati nel logo del parco; con molta probabilità sfuggito all’ultima glaciazione würmiana in un nicchia calcarea calda, ha ripreso a riprodursi e vegetare in forma arbustiva e raramente arborea, solo in quest’area della penisola.
    Il piano basale del versante occidentale del complesso di Monte Gennaro e Monte Matano è ricoperto da una foresta a macchia composta di lecci, mentre sopra i 600 m si trovano aree boschive di faggi. Nelle aree interne, prevalenti sono le foreste caducifoglie d’aceri; non mancano fitti castagneti, specie nelle aree vicino a S. Polo, la cui commistione con lembi di Carpini Betulus e Orientalis, uniti ad aceri e all’originario sottobosco d’agrifoglio, tradiscono la natura primitiva di quest’area coperta da un bosco olocenico.
    Le estensioni d’ulivi sono molto diffuse, specie nel settore sud occidentale, ed arrivano sino a 550 m; intercalate spesso da siepi con laurus nobilis, gradualmente si riallacciano, attraverso le macchie di styrax, alla vegetazione naturale di lecci.

    Coperture d’orchidee, ranuncolacee, iris, lilium, narcisi, bucaneve impreziosiscono l’area del parco che nei periodi di fioritura offre spettacoli indimenticabili come quello sotto Monte Guardia o quello della cima di Monte Pellecchia, che in marzo si tinge di giallo per le corolle dei piè di gallo e dei crocus vernus.

    Naturalmente la popolazione faunistica ha seguito le sorti di quella vegetazionale, risentendo pesantemente della presenza umana; malgrado questo, il parco dà ospitalità ad un gran numero di specie animali.
    Tra i mammiferi troviamo esemplari d’istrice, tassi, lepri, scoiattoli, volpi e cinghiali. In località "le Mollie" è stata realizzata un’area faunistica per il capriolo, con l’obiettivo di avviare il ripopolamento del parco da parte di questo cervide.

    La comunità ornitica è assai vasta e variegata: nelle aree boschive, al limite dei coltivi, nidificano il verdone, il cardellino, il fringuello, la cinciallegra, l'usignolo, il rigogolo, il Re di Quaglie e la quaglia; nelle faggete troviamo: il picchio comune, il picchio rosso, il picchio muratore ed il cuculo; mentre in prossimità di corsi d’acqua vivono i merli acquaioli e gli usignoli di fiume.

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    Tra i rapaci diurni sono presenti: lo sparviero, la poiana, il falco pellegrino, il gheppio e, anche se raro, il nibbio reale. Nella parete sud-orientale del Monte Pellecchia nidifica una coppia d’aquile reali.
    I rapaci notturni, che spesso prediligono per la loro nidificazione i ruderi ampliamente diffusi nelle aree del parco, sono rappresentati dal gufo comune, dall'assiolo, dal barbagianni, dalla civetta e dall’allocco.
    Nel Parco vivono 13 specie di rettili, tra i più comuni ricordiamo: il saettone, il biacco, la biscia ed il ramarro; decisamente più rari sono esemplari di testuggine comune e d’orbettino.
    Una nutrita varietà d’anfibi tra i quali: la salamandrina dagli occhiali, il tritone, i rospi comuni, la raganella e vari tipi di rana, popolano i fontanili abbandonati, i bacini lacustri e i fossi.

    Il territorio del parco è solcato da 53 sentieri ufficiali e numerosi sono gli itinerari suggeriti dai centri visita aperti nei diversi comuni, distinti per interesse prevalente, difficoltà e percorribilità a piedi a cavallo ed i bicicletta.
    Numerosi gli eventi organizzati durante il corso dell’anno per promuovere la conoscenza e la valorizzazione di questo splendido territorio.



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    fonte Sambuco




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    Monti Lucretili e Lago del Turano

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    Resti del convento di San Nicola


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    monte Serrapopolo

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    monte Pellecchia

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    Casale Capo di Porco-Campitello


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    fonte Campitello alta


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    fonte Campitello bassa



    Tutte le notizie sono state tratte dai siti
    www.parcomontilucretili.it
    www.parchilazio.it
    www.parks.it/parco.inviolata
    www.aniene.net
    www.agri-net.org
    fonte:stradadelloliodellasabina.com
    foto:stradadelloliodellasabina.com
    - http://static.panoramio.com/photos/original/51385939.jpg
    - atlanteparchi.it
    - napolimoto.it
    - parcolucretili.it
    - rete.comuni-italiani.it
    - http://farm3.static.flickr.com.
    - blog.italiavirtualtour.it
    - .montinvisibili.it/
    - imontagnini.it
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