MATIA BAZAR ...x...

biografia ,discografia, news, foto...

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. tomiva57
     
    .

    User deleted


    Matia Bazar: la storia (della musica) siamo noi



    di Tony di Corcia

    Hanno attraversato 35 anni di musica nel segno del cambiamento continuo: di cantanti, musicisti, linguaggi musicali.

    I Matia Bazar non la dimenticheranno mai quella tournée del 1984 in Unione Sovietica. Per il clima rigidissimo, mitigato dal calore di un pubblico così lontano eppure così impaziente di applaudirli, e per quell’accompagnatore assegnato dalle autorità che li seguiva con uno sguardo di ghiaccio, inflessibile, ma che cantava a squarciagola le loro canzoni mentre si esibivano sul palco.
    Quell’accompagnatore si chiamava – e si chiama tuttora – Vladimir Putin e nessuno immaginava che sarebbe diventato uno degli uomini più potenti del pianeta.
    I Matia Bazar hanno scritto molte pagine della musica italiana contemporanea, e vantano 35 anni di storia e successi: il debutto nel 1975, le apparizioni (e le vittorie) al Festival di Sanremo, “Stasera... che sera!”, “Che male fa”, “Per un’ora d’amore”, ma anche “Cavallo Bianco”, “Vacanze Romane” e il look anni Quaranta scelto per il Festival, l’aver puntato sulla musica elettronica prima di tanti altri, “Noi”, “Ti sento”, album capaci di piacere al grande pubblico e agli intenditori più esigenti – “Aristocratica” del 1984, “Melanchòlia” del 1985 e “Melò del 1987 sono autentici capolavori – i videoclip all’avanguardia, l’immagine che fonde vintage e new wave, musicisti che vanno e vengono, il dispiacere per la prematura scomparsa del bassista Aldo Stellita (morto nel 1998).
    Ma, soprattutto, cantanti che si avvicendano come frontwoman della formazione. La prima, indimenticabile e indimenticata, è stata Antonella Ruggiero: è lei la Matia (“matta” in dialetto genovese) che da il nome al gruppo e che imprime, con quelle miracolose corde vocali, il percorso artistico dall’esordio del 1975 al 1989, anno in cui decide di dedicarsi a un percorso da solista e a una ricerca musicale molto speciale. Dopo di lei, fino al 1998, tocca a Laura Valente fare presa sul pubblico: la moglie di Mango è una musicista e interprete molto capace, e non delude. Nel 1999 arriva Silvia Mezzanotte: presenza scenica e intonazione notevoli, è la voce del gruppo quando sbancano Sanremo 2002 con “Messaggio d’amore”, e lo era anche due anni prima quando “Brivido caldo” ha fatto ricordare una musica “in abito da sera” che su quel palco andava sparendo. Poi, anche lei opta per un periodo “all by myself” e lascia la scena a Roberta Faccani, che nel 2005 sul palco dell’Ariston si sgola per cantare “Grido d’amore” e far guadagnare un terzo posto nella categoria gruppi.
    Il 2011 si apre con una notizia particolarmente apprezzata dai fans dei Matia: dopo sei anni, Silvia Mezzanotte torna a essere la voce del gruppo. Insieme hanno dato vita a “Conseguenza Logica”, il cd uscito a fine marzo che dimostra come questi sei anni siano volati come se fossero stati sei secondi, tanto intatto è il loro affiatamento artistico. Una prova potrà averla anche chi li seguirà nel concerto che terranno a Torremaggiore venerdì 6 maggio, in piazza dei Martiri, a conclusione della festa patronale per Maria Santissima della Fontana.
    L’intervista con Silvia Mezzanotte è fissata per le 11.00 di venerdì 29 aprile, proprio mentre due miliardi di persone in tutto il mondo stanno seguendo le nozze reali tra William e Kate, un tripudio di cappellini, crinoline e cerimoniale che per qualche ora fa dimenticare la realtà tutt’altro che fiabesca dei giorni nostri.

    Silvia Mezzanotte, ci scusi: per colpa nostra non potrà ascoltare il principe pronunciare il fatidico “I do”.
    In tutta onestà, devo dire che non ho alcun rapporto con questo genere di cose... Per carità, sono contenta che si sposino, è un accadimento che fa brillare gli occhi a tanta gente, ma la mia idea di sentimento è molto lontana dalle telecamere.

    Allora parliamo di “Conseguenza Logica”, il lavoro che suggella il suo ritorno nei Matia Bazar dopo sei anni in cui ha seguito un percorso da solista. È rimasto tutto come prima, il tempo non sembra essere passato, o ha trovato i suoi amici cambiati?
    Devo ammettere che un po´ di paura l´abbiamo avuta tutti. Trovare quattro persone così compatibili, anche dal punto di vista caratteriale, è molto difficile. Dopo sei anni temevo che le cose fossero cambiate, ma il destino ha fatto sì che la nostra riunione avvenisse nel momento giusto per tutti e quattro. Ci ha aiutati il fatto che ad animarci era una volontà di ritrovarci, oltre che come musicisti, anche e soprattutto come uomini. Oggi posso dire che ci siamo riusciti, e abbiamo guardato negli occhi anche i dolori e le esperienze vissute nel periodo di lontananza. Anzi, dopo questa distanza ci siamo accettati più di quanto non avessimo fatto nel periodo precedente. Questi sei anni ci hanno visto percorrere strade parallele, e questo ha fatto sì che mutassero anche i nostri equilibri. Oggi, per esempio, la mia opinione viene considerata in modo differente all´interno del gruppo, proprio perché ho un bagaglio di esperienze che mi ha maturata come artista e come donna.

    Dopo il suo addio al gruppo, nel 1989, tutte le cantanti che hanno preso il suo posto hanno dovuto confrontarsi con il “fantasma” di Antonella Ruggiero, quasi un convitato di pietra ogni volta che si nominano i Matia.
    Sinceramente, ho sofferto questa cosa in maniera minima. E poi, confrontarsi con il mondo dei Matia Bazar vuol dire confrontarsi con Antonella Ruggiero: né Laura né Roberta, è questa non è assolutamente una critica, hanno scalfito minimamente il suo ricordo. Io, in assoluta pace, ho vissuto Antonella per quello che è realmente: lei è e resta un´icona, e come tale va semplicemente adorata. Il periodo che ha visto Antonella Ruggiero come voce dei Matia Bazar è stato quello di massima costruzione dell´identità musicale del gruppo, e questa eredità – che per qualcuno potrebbe risultare ingombrante – va rispettata e celebrata come merita. Io ho scoperto che la mia personalità vocale e il mio carattere mi permettevano la possibilità di cantare questo repertorio e lo faccio con grande gioia. Inoltre, non amo questo genere di confronti: non giudico gli altri, sono ipercritica solo con me stessa.

    I Matia Bazar le hanno fatto ricevere un’eredità musicale fatta di canzoni eccezionali. Quali è riuscita a sentire perfettamente sue?
    C´è una canzone dei Matia che considero scritta solo per me e per nessun altro, tanto l´ho sempre sentita mia. Si tratta di "Cavallo bianco", ed è la canzone che cantavo nei club agli inizi della mia carriera. Non a caso, quando ho fatto il primo provino per i Matia Bazar ho scelto proprio questo brano.

    In questo periodo di lontananza, al suo posto è stata chiamata Roberta Faccani. Che effetto le faceva vederla sul palco con il gruppo? Non è un po’ come vedere la nuova moglie del proprio ex che gira per casa?
    Ma io non era stata mandata via: è stata una mia decisione quella di intraprendere un percorso da solista, peraltro tuttora in atto. Anche se attualmente io e i Matia Bazar abbiamo deciso di riprendere la nostra storia, io continuo il percorso teatrale che mi ha dato molta luce: “Regine”, che mi permette di omaggiare le artiste che ammiro di più in chiave jazzistica. E devo dire che Roberta è un’artista dotata di una personalità davvero notevole, molto versatile. E che io sono la persona più lontana dalle polemiche e dalle contrapposizioni: i miei colleghi mi definiscono "balsamica"!

    È diventato di moda criticare il festival della canzone italiana: molti artisti fanno gli snob, demoliscono la validità della kermesse, ma a parlare così sono puntualmente quelli che non riescono ad arrivare a Sanremo nemmeno per la villeggiatura estiva. Per voi che al Festival di Sanremo avete partecipato undici volte, sempre con ottimi piazzamenti e due vittorie all’attivo, che cosa rappresenta questa manifestazione?
    Significa andare a presentare un progetto al quale hai lavorato per un anno intero potendo contare su una settimana di esposizione mediatica enorme. Però, questo può rivelarsi un´arma a doppio taglio. Sanremo, da spettacolo musicale si è trasformato sempre più in uno spettacolo televisivo con logiche da reality: il pubblico che televota, per intenderci, è quello che segue i reality e non quello che compra i dischi, ed è un pubblico che vuole vedere "il sangue", scene come quella dell´artista di grande calibro che viene escluso già nella prima serata. Rispetto molto il pubblico, ma se potessi cambiare delle cose permetterei agli artisti di esprimere il proprio progetto musicale fino all´ultima serata. Ma Sanremo rimane una vetrina di dimensioni straordinarie, essendo diventato un fatto totalmente mediatico.

    Quest’anno a Sanremo non eravate presenti. Vi è mancato come vetrina per il nuovo cd?
    In verità, noi abbiamo presentato una canzone, che è stata tenuta in considerazione dalla commissione fino alla fine. Non aver partecipato a Sanremo, però, ci ha permesso di promuovere il nostro ultimo disco in una maniera diversa e più originale. Abbiamo organizzato dei momenti conviviali con la stampa, una modalità inconsueta che abbiamo preferito alla tradizionale conferenza stampa. Questo ci ha fatto guadagnare un´eco diversa: le testate giornalistiche ci hanno dedicato recensioni mirate, molto calibrate, riservando ci un´attenzione che in una dimensione come quella sanremese non sarebbe stata possibile, e ci avrebbe fatto finire in un calderone più ampio. Ma non sentirete mai i Matia Bazar dire una sola parola negativa su Sanremo: io stessa ho mosso i primi passi come solista su quel palco nel 1990 nella categoria giovani. Se riceviamo tanta attenzione e veniamo riconosciuti anche all´estero è anche grazie al Festival.

    Siete in tour per presentare le nuove canzoni, ma anche per riproporre il vostro storico repertorio. Essendo un gruppo “transgenerazionale”, qual è il pubblico che arriva ai vostri concerti? Chi canta con voi le canzoni sotto il palco?
    Di tutto, di più: mamme con le carrozzine, giovanissimi, anziane che si portano la sedia da casa. Riceviamo sempre tanta attenzione, e chi viene ad ascoltarci non va via se non ha cantato insieme a noi almeno cinque o sei canzoni del nostro repertorio, pur essendo brani difficili, "irraggiungibili". Proprio per questo motivo, la scaletta dei nostri concerti alterna le canzoni nuove e i grandi successi, perché il pubblico si senta protagonista. Alcuni artisti creano il loro successo sulla distanza, noi invece annulliamo il palcoscenico: ci piace l´idea di prendere il pubblico per mano e di fargli dimenticare i suoi problemi, dopo una giornata difficile, cantando insieme le nostre canzoni.
    i: www.matiabazar.com
     
    Top
    .
79 replies since 3/12/2010, 18:38   3199 views
  Share  
.