Lazio ... Parte 6^

PIETRE CHE RACCONTANO LE ORIGINI DEL MONDO..IL FORO ROMANO..IL COLOSSEO..ROMA ANTICA..

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    BUONGIORNO ISOLA FELICE ... BUON RISVEGLIO A TUTTI

    “ ... Venerdì ... ieri abbiamo percorso le vie che portano a Roma attraverso un filo logico che aveva come comune deniminatore l’elemento dell’acqua.. ostia, il tevere, gli acquedotti, le fontane e infine le piazze ... voli pindarici per disegnare una carezza ad una città ricca di emozioni ... per il viaggio che affronteremo oggi sarà necessario chiudere gli occhi e prenderci per mano...ascolteremo un leggero fruscio ed un delicato spostamento di aria...pagine di un libro che si aprono accogliendoci...vestiti con la tunica interior le donne e la toga gli uomini e ai piedi i calcei ... apriamo gli occhi e ci troviamo nel cuore dell’antica Roma ... Il Foro Romano, il Colosseo ... la storia del mondo ci attende accompagnata da immagini e luoghi fantastici ... Buon risveglio amici miei ... inizia un nuovo viaggio,una nuova avventura emozionante.”

    (Claudio)



    PIETRE CHE RACCONTANO LE ORIGINI DEL MONDO..IL FORO ROMANO..IL COLOSSEO..ROMA ANTICA..



    Possis nihil Urbe Roma visere maius.
    Tu non potrai mai vedere nulla più grande di Roma.

    ( Orazio )


    “A Roma si può godere della bellezza di tantissime statue realizzate da diversi artisti in diverse epoche….per ricordare un periodo storico…o un evento..un personaggio che nella storia ha lasciato il segno….Dietro ogni statua c’è una piccola o grande storia, c’è un artista che l’ha creata e c’è un periodo storico che l’ha accolta e acclamata….Figure immobili che ci raccontano la storia della città….Nel bronzo e nel marmo sono scolpiti pezzi importanti del nostro passato, si va dalla lupa capitolina a Garibaldi e Mazzini, passando per Marco Aurelio e con la presenza anche di personaggi stranieri come Goethe e Byron..Troviamo figure scultoree degli imperatori che ci narrano di momenti particolari del Grande Impero, abbiamo statue che ci testimoniano o ricordano personaggi come Giordano Bruno o Cola di Rienzo. ..; Trilussa e Gioacchino Belli, fino alla figura equestre di Vittorio Emauele II.”

    "...Sotto i piedi abbiamo, nell’incanto della luna, il Colosseo, simbolo della storia colossale dell’impero, quasi una enorme conca marmorea in cui questa Roma ha raccolto il sangue di tutto il mondo. Dall’altro versante l’occhio si spande sulla città eterna, migliaia di lumi brillano, ma la città è silenziosa..." F. Gregorovius, 1858…… Il Colosseo non fa parte solo di un mondo antico, ma è vivo in questa città con diverse manifestazioni culturali, artistiche e religiose, ..Era denominato dagli antichi Romani "Anphitheatrum Flavlum" dal nome della famiglia imperiale Flavia sotto la quale iniziarono e finirono i lavori per la sua costruzione. Nell’anno 72 d.c. l’Imperatore Vespasiano iniziò i lavori che furono terminati nell’anno 80 d.c. da Tito suo figlio…Al termine dei lavori si celebrò l’inaugurazione con straordinari giochi e combattimenti che durarono 100 giorni….. La notizia della costruzione del Colosseo, si diffuse in tutto l’impero romano ancor prima che si facesse l’inaugurazione…ed apparvero anfiteatri simili al Colosseo, sparsi per l’impero… L’anfiteatro di Pozzuoli si sviluppava su tre piani L’arena è ancora intatta e si possono vedere i sotterranei, le gabbie, le celle dei gladiatori con le scale per l’accesso e i punti dove erano posti i montacarichi per gli animali….seguirono Verona, di Arles e Nimes… nel III secolo, nel territorio dell’impero romano, sorgevano più di duecento anfiteatri simili ……… I giochi (ludus) potevano essere di quattro tipi: "teatrali", "circensi", "atletici" e "venatori"…Nell’Anfiteatro Flavio, l’arena più famosa del mondo antico si svolgevano i combattimenti con i gladiatori (munera), le rappresentazioni di caccia (venationes) e all’inizio anche le battaglie navali…. Le manifestazioni erano di vario tipo, a volte crudeli e a volte ricordavano gli spettacoli circensi con gli animali ammaestrati…..Durante i giochi, il Colosseo, ospitava sui suoi spalti, una folla smisurata, pronta ad assistere a spettacoli straordinari con avidità ed eccitazione...."Vedo il suo mare immenso in gradini coperti da una folla di Romani; ecco i senatori; ecco il velo purpureo steso sopra la folla, il cui mormorio sembra quello di un mare in lontananza; poi il mormorio si muta in grida di gioia, grida selvagge, e quest’arena oggi così calma e silenziosa mi appare tinta di sangue..." Eugène Viollet-le-Duc …. Nel 438 Valentiniano III abolì gli spettacoli con i gladiatori… oggi, proviamo piacere nel silenzio del Colosseo, nella sua atmosfera notturna e nel momento in cui si illumina ogni volta che nel mondo viene sospesa una pena capitale… anche senza i suoi bellissimi marmi… purificato dal tempo…..”

    “L’anfiteatro Flavio, dagli anni della sua creazione, fu testimone di secoli di storia di Roma...Negli anni, incendi e terremoti gli inflissero dei colpi piuttosto pesanti e non furono minori i danni causati dagli esseri …dopo l’ennesimo terremoto ..venne abbandonato diventò una cava di marmo usato per costruire nuovi edifici tra i quali i più noti, il palazzo Venezia e della Cancelleria, il palazzo Barberini e per il porto di Ripetta. Un detto famoso che faceva parte di una descrizione del "saccheggio" del Colosseo dice: "Quod non fecerunt Barbari, fecerunt Barberini" (Ciò che non fecero i barbari, fecero i Barberini)……"Vedo una gran cerchia d’archi, e tutt’intorno giacciono pietre infrante che furono parte un tempo di una solida muraglia. Nelle fessure e sopra le volte cresce una foresta di arbusti, olivi selvatici, e mirti, e rovi intricati, e malerbe confuse... Le pietre sono massicce, immense, e sporgono l’una sull’altra. Vi sono terribili fenditure nelle mura, e ampie aperture da cui si vede il cielo azzurro..." Shelley

    "...Alcuni mendicanti, accovacciati sotto le volte in rovina, avevano acceso un fuoco sulla nuda terra e un vento lieve spingeva appena il fumo verso l’arena...Ci siamo fermati presso al cancello, ad osservare…Brillava, alta, la luna; e a poco a poco il fumo, che sfuggiva attraverso le pareti, le fessure, le aperture, ne fu illuminato come una nebbia." .W. Goethe

    “Si dicono tante cose sul Colosseo, si dicono e si sono dette…..Gli aneddoti, le leggende, le curiosità e le dicerie..arrivano fino a noi attraverso il popolo ...Il gusto di raccontare, di tramandare le storie era una caratteristica importante della gente di "una volta" ognuno aggiungeva alla storia qualcosa di suo, la interpretava in un modo diverso, personale e tutto diventava più ricco di dettagli, di avvenimenti, di personaggi...tutto era meraviglioso……….<a volte potremmo sembrare esagerati a esaltare le magnificenze del Colosseo, ma esistono carte e documenti che testimoniano estremo interesse da parte dei grandi artisti del passato….Studiarono approfonditamente l’edificio per capirne la struttura, le linee, calcolare la portanza e analizzarne le fondamenta, architetti come il Brunelleschi, Leon Battista Alberti, Andrea Palladio e molti altri.>……<al giorno d’oggi si parla tanto di particolari pass o tornelli che permettano l’identificazione precisa di ogni tifoso… viene presentata come una grande innovazione…Invece, già nei primi secoli dell’era Cristiana, per accedere al Colosseo si doveva avere una tessera di riconoscimento e ogni spettatore aveva un proprio posto, con il proprio numero e nome, così che ogni ceto potesse sedere nella posizione che gli spettava e che fosse sempre nota a tutti la collocazione della gente sugli spalti.>……<a chi pensa che il commercio di cappellini di Juventus, Inter, Milan e Roma,Lazio, che i portachiavi coi colori della propria squadra e i calendari con le foto degli azzurri sia un vezzo moderno, dobbiamo svelare che i gadget erano già in uso ai tempi degli scontri tra gladiatori. …I Romani erano talmente appassionati ai giochi che si circondavano di oggetti che ne ricordassero le gesta…. statuette da mettere come mobilia rappresentanti i lottatori sull’arena…bicchieri d’argento con l’effigie del proprio gladiatore preferito…Nel metallo, nell’osso, nella ceramica si vedevano figure di celebri eroi dei gladi, che per tutti erano prodi campioni d’ammirare…. piatti, lucerne, bottiglie con gli spettacoli dipinti sopra, oppure c’erano manici di coltelli con le corazze e gli elmi dei combattimenti sul campo, istoriati.>…...<se oggi nei film assistiamo a effetti speciali e tecniche dell’ultima era, va segnalato che eccitanti spettacoli erano offerti anche al Colosseo….Si scavavano tunnel, si creavano palcoscenici, si predisponevano passaggi per far comparire dal nulla le bestie feroci sull’arena….La gente rimaneva allibita, vedendo spuntare un leone o assistendo, senza alcun preavviso, al giungere di una schiera di elefanti che barrivano…>”

    "Nel territorio circostante al Colosseo….. la “Domus Aurea”, la magnifica residenza dell’imperatore romano Nerone…”L’Arco di Tito” sulla via romana percorsa per i cortei trionfali e che va verso il tempio di Giove Capitolino… fu costruito in data incerta tra l’anno 81 e l’anno 100 d.c. ..L’iscrizione sull’attico riporta una dedica all’imperatore Tito da parte del Senato: "SENATUS POPULUS QUE ROMANUS DIVO TITO DIVI VESPASIANI F VESPASIANO AUGUSTO" quindi, il monumento è sicuramente stato eretto dopo la sua morte datata nell’anno 81 d.c….E’ un arco trionfale che commemora la cattura di Gerusalemme da parte di Tito nell’anno 70 d.c….”L’Arco di Costantino” è il più grande arco onorario giunto ai nostri tempi.. celebra la vittoria dell’imperatore romano Costantino contro Massenzio ..Sopra il fornice, al centro dei due lati dell’attico, è presente l’iscrizione: < IMP • CAES • FL • CONSTANTINO • MAXIMO • P • F • AVGUSTO • S • P • Q • R • QVOD • INSTINCTV • DIVINATATIS • MENTIS • MAGNITVDINE • CVM • EXERCITV • SVO • TAM • DE • TYRANNO • QVAM • DE • OMNI • EIVS • FACTIONE • VNO • TEMPORE • IVSTIS • REM-PUBLICAM • VLTVS • EST • ARMIS • ARCVM • TRIVMPHIS • INSIGNEM • DICAVIT •>..< All’imperatore Cesare Flavio Costantino Massimo, Pio, Felice, Augusto, il Senato e il popolo romano poichè per ispirazione della divinità e per la grandezza del suo spirito con il suo esercito vendicò ad un tempo lo stato su un tiranno e su tutta la sua fazione con giuste armi, dedicarono questo arco insigne per trionfi.>…….L’Arco di Costantino è decorato da lastre marmoree a rilievo ricavate dallo spoglio di monumenti più antichi.”

    “ ….I fori Imperiali costituiscono un’insieme di monumentali piazze edificate, dagli imperatori, in un periodo di circa 150 anni (tra il 46 a.C. e il 113 d.C.) nel centro della città romana…Queste piazze erano usate per svolgere attività amministrative e cerimonie, erano considerati degli spazi celebrativi e di rappresentanza adatti alla realtà imperiale….Il Foro Romano invece risale all’età regia (VI secolo a.C.) e viene considerato per secoli il centro politico, economico e religioso di Roma….Attraversare i Fori Romani è un’esperienza unica e affascinante…. camminare tra le rovine, ammirare quello che è rimasto intatto da secoli…….Nell’antichità, tra il X e il IX secolo a.C nella zona delle rovine dei fori, si trovava una palude con un piccolo corso d’acqua e tante zanzare….Dopo alcuni secoli la zona fu bonificata con la costruzione della Cloaca Maxima ad opera del re Tarquinio Prisco. Il terreno fu drenato e l’area fu pavimentata in terra battuta….diventò una piazza, il punto centrale della città dove si svolgeva viata politica ma era anche luogo di mercato col le sue botteghe….Per diversi secoli si aggiunsero nuovi edifici e costruzioni ..Dopo il 202 a.C con la vittoria su Cartagine Roma divenne la "luce" del Mediterraneo. I templi già esistenti vennero restaurati e si costruirono ben quattro nuove basiliche… la città si ingrandì e un unico Foro sembrava inadeguato…In circa 150 anni vennero costruiti cinque Fori confinanti al primo e più antico…I Fori imperiali sono il Foro di Cesare, il Foro di Augusto, il Foro della Pace (di Vespasiano), il Foro di Nerva e il Foro di Traiano.”

    “Nel 64 d.c. un grande incendio devastò Roma e distrusse la residenza dall’imperatore romano Nerone…Alle pendici del Palatino, su un’area di circa cento ettari, Nerone fece costruire la sua nuova dimora, la Domus Aurea . ..Costruita in mattoni e non in marmo … è caratterizzata da ricche decorazioni, motivi geometrici in stucco e pittura e interessanti immagini figurative. Vi erano soffitti stuccati e incastonati di pietre semi-preziose e lamine d’avorio .. rivestimenti in oro che diedero il nome alla casa…mosaici sui soffitti a volta…. vastissima …per la maggior parte della superficie era impiegata da giardini che comprendevano, oltre a padiglioni per feste o soggiorni, vigne e boschi…un laghetto semi-artificiale che divenne, in seguito, il sito dove si costruirà il Colosseo…ci vollero solo 40 anni dopo la morte di Nerone..perchè la Domus sparisse …seppellita da altre costruzioni.”

    “Il Circo massimo….è il più grande edificio per spettacoli mai costruito…con una capienza che poteva arrivare fino a 250.000 persone.. Il circo venne fondato dal re Tarquinio Prisco, dopo la bonifica delle paludi della Valle Murcia.. secondo la tradizione, il luogo, tra il Palatino e l'Aventino, sarebbe lo stesso dove avvenne il ratto delle Sabine e dove si venerava il dio Consus (dio al quale era affidata la protezione dei raccolti). Oggi, nell'area completamente libera (a parte la piccola porzione scavata in uno dei due punti estremi del circo, quello che si trova dal lato di Piazza di Porta Capena) si può comprendere l’antica struttura dell'impianto tramite i rilievi erbosi e il piano in terra sul quale il lungo rialzo di terra indica la posizione della spina, il muro attorno al quale correvano le quadrighe. Per alcuni secoli le strutture del circo rimasero in legno.. le prime opere in muratura vennero avviate dopo il II secolo a.C. quando, nel 174, furono costruiti delle strutture (carceres) da dove partivano i carri da corsa, sul lato corto occidentale, e furono collocate sulla spina le sette uova di pietra che servivano al conteggio dei giri. L’assetto definitivo del circo lo si ebbe nel 46 a.C., per l’intervento di Cesare, mentre, nel 33 a.C., Agrippa, aggiunse sette delfini di bronzo aventi la stessa funzione delle uova. Augusto fece costruire, dalla parte del Palatino, il cosiddetto "palco imperiale", insieme con un'edicola dedicata al culto delle divinità che presiedevano agli spettacoli, e fece innalzare sulla spina l'obelisco di Ramsete II, (questo obelisco è a Piazza del Popolo)….. in seguito venne completamente distrutto dal grande incendio neroniano del 64 d.C. che ebbe origine proprio sotto i fornici e negli ambienti del suo lato curvo. Il circo venne in seguito parzialmente ricostruito da Nerone ..nuovamente bruciato sotto Domiziano, venne completamente ricostruito da Traiano al principio del II secolo d.C.. Ampliato da Caracalla e poi restaurato da Costantino, Costanzo II, nel 357, fece portare l’obelisco di Thutmosis III, il più alto di tutti quelli esistenti (oggi visibile nella piazza di San Giovanni in Laterano). Il circo rimase in funzione al tempo di Teodorico e nel 549 furono svolte le ultime gare per ordine di Totila, il re dei Goti. Oggi gli unici avanzi visibili del circo sono quelli del lato curvo..posti a una notevole profondità che fa comprendere a quale livello potesse essere il Circo Massimo… sono visibili fornici, scale per i piani superiori e costruzioni delle gradinate in laterizi”

    Le terme (dal greco thèrmai, sorgenti calde) erano i grandi complessi dei bagni pubblici cittadini, e rappresentavano uno dei principali svaghi dell'antica Roma. Qui ci si incontrava, si discuteva, ci si rilassava, all'interno di ambienti dalle proporzioni grandiose e dalla ricchissima decorazione. Tra i principali complessi termali di cui oggi si possono ammirare le rovine, le terme di Caracalla ancora impressionano per l'audacia delle possenti strutture murarie, rimaste in piedi spesso fino ad altezze notevoli…Nell’Antica Roma vi erano tante piccole terme (balnea), bagni pubblici dove potersi lavare….Le terme furono inventate da Caio Sergio Orata, un ricco uomo d’affari, agli inizi del I secolo a.C. che imitò i "sudatori" (piccole stanze dove si sudava) costruiti lungo la costa dei campi Flegrei vicino al Vesuvio, dove venivano fatti confluire i vapori bollenti che scaturivano dalle naturali sorgenti termali…La gente si curava in questi luoghi, con i vapori bollenti che fuoriuscivano dalle sorgenti termali, facendo dei veri e propri bagni di sudore…Caio Sergio Orata pensò di ricostruire in modo artificiale quello che la natura aveva creato inventando le terme dove il calore poteva scaturire da focolari sotterranei senza bisogno di sorgenti termali…Il carburante di questi focolari era la legna. Si poteva capire che nelle vicinanze c’erano le terme dall’odore della legna bruciata e dai fumi che si innalzavano nel cielo….Si costruirono molti impianti termali anche ad opera degli imperatori….”Terme di Agrippa”…Inaugurate nel Campo Marzio nel 12 a.C. ad opera di Marco Vipsanio Agrippa e alimentate dall'Acqua Vergine, sono il primo edificio termale pubblico della città, nella zona in epoca augustea. Lo Stagnum Agrippae, uno specchio d'acqua ricavato dalla regolarizzazione del bacino naturale della palus Caprae, doveva svolgere le funzioni di natatio (piscina per il nuoto) per le terme…erano ornate dalle statue dell'Apoxyómenos e di un leone giacente di Lisippo……”Terme Neroniane o Alessandrine”…costruite nel Campo Marzio da Nerone nel 62, alimentate dall'Acqua Alessandrina. Secondo la testimonianza di Sidonio Apollinare erano ancora in uso nel V secolo…Dall'area di queste terme provengono le due colonne di granito rosa reimpiegate per il restauro del pronao del Pantheon e un capitello conservato attualmente nei Musei Vaticani…”Terme di Caracalla”.. costruite tra il 212 e il 217 da Caracalla, figlio dell'imperatore Settimio Severo .. queste terme sono uno dei più immensi e suggestivi complessi monumentali dell'antica Roma. Le sue gigantesche strutture, le cui rovine, alle pendici dell'Aventino, potevano ospitare fino a 1600 persone…All'interno delle terme la distribuzione degli ambienti era pressoché simmetrica: al centro la basilica, coperta da tre volte a crociera, il FRIGIDARIUM, il TEPIDARIUM e il CALIDARIUM, e ai lati palestre, vestiboli, spogliatoi. Il frigidarium, non riscaldato - al contrario di calidarium e tepidarium - normalmente di ampie proporzioni e riccamente decorato, costituiva la tappa finale del percorso che si seguiva all'interno, che si iniziava dalla palestra e dal bagno turco - il laconicum.”

    “Il Pantheon è il monumento romano che vanta il maggior numero di primati: è il meglio conservato, ha la cupola in muratura più grande di tutta la storia dell'architettura, è considerato l'antesignano di tutti moderni luoghi di culto, ed è stata l'opera dell'antichità più copiata ed imitata…Michelangelo la considerava opera di angeli e non di uomini…Il punto in cui sorge è un luogo leggendario della storia della città. Secondo una leggenda romana, questo era il posto dove il fondatore di Roma, Romolo, alla sua morte fu afferrato da un'aquila e portato in cielo fra gli dei….Il nome deriva da due parole greche: pan, "tutto" e theon "divino", in origine infatti il Pantheon era un piccolo tempio dedicato a tutte le divinità romane. Fatto erigere tra il 27 e il 25 a.C. dal console Agrippa, prefetto dell'imperatore Augusto, l'edificio attuale è opera di successive e imponenti ristrutturazioni….Domiziano nell'80 d.c, lo ricostruì dopo un incendio, trent'anni dopo colpito da un fulmine prese nuovamente fuoco. Fu allora ricostruito nella sua forma attuale dall'imperatore Adriano, sotto il cui regno l'impero di Roma raggiunse il culmine del suo splendore, ed è probabile che la struttura attuale sia frutto proprio del suo genio eclettico dai gusti esotici. Infatti, il Pantheon unisce ad una struttura cilindrica, di chiaro stampo romano, lo splendido colonnato esterno d'ispirazione greca…. l'imperatore Adriano volle che sulla facciata fosse apposta un'iscrizione latina che tradotta significa "Lo costruì Marco Agrippa, figlio di Lucio, console per la terza volta".

    “Non si finisce mai di scoprire Roma. Si può visita
    re l’immensa città per anni, vi si può trascorrere una vita, ma a ogni sampietrino, a tutti i monumenti, le strade e le vie si scoprono un pezzo di storia, un messaggio, un piccolo-grande tesoro …Sul pendio meridionale del Campidoglio, possiamo trovare una rupe che porta il nome di Tarpea e dalla quale venivano gettati i traditori…una delle tante leggende:…<tarpea era una fanciulla romana… innamorata del re dei Sabini, per il quale tradì Roma. Per punizione venne gettata dal Campidoglio, proprio dalla rupe che adesso porta il suo nome>… Il messaggio che ci lascia la leggenda di Tarpea è quello di fedeltà alla patria. “

    “Cicerone fu innanzitutto filosofo e scrittore, ma anche uomo politico e avvocato, proprio nel periodo coincidente con gli ultimi anni della Repubblica Romana, ormai avviati verso quello che sarà l’Impero. Celebri furono le pubbliche orazioni di Cicerone, così come le opere scritte di retorica e filosofia, non solo per lo stile che fu d’esempio a tutti i classici latini, ma anche per l’acutezza del suo parlare e vergare su foglio. Come politico operò a tal punto da essere definito Padre della Patria, tanto fu il suo interesse per Roma. Tesi e trattati esistono sulla filosofia di Cicerone..ancora più importante la sua idea sul ruolo del genitore e delle sue idee sulla famiglia. La famiglia, com’egli la intendeva, era cellula fondamentale della società. Si dedicò molto ai figli…Cicerone fu padre assai affettuoso anche nei confronti di Marco, come si capisce dalle sue lettere. Solo coi suoi figli il celebre uomo trovava conforto nel dispiacere per i suoi fallimenti politici. Scrisse che gli bastava un sorriso dei suoi cari per dimenticare ogni pena e ogni tristezza. Solitamente si studia la storia senza mai pensare a chi l’ha scritta vedendolo come uomo..Per Cicerone la filosofia era medicina dell’animo.”







    Buongiorno amico isolani. Dopo due giorni lontano da voi per impegni familiari eccomi di nuovo con voi in per sorvolare su una Città che ho prima odiato e poi amato e quelle pietre di cui parla Claudio le conosco benissimo per averle calpetate e poi ammirate e viusitate, per motivi di lavoro, per 30 anni.
    Intanto vi posto due scatti del Colosseo fatti da me un paio di mesi orsono, monumento che conosco come le mie tasche.






    Iniziamo questo viaggio oggi e vi riporto una curiosità che questa notte Gabry ha lasciato sul topic di ieri ...


    Ho trovato una fontana a roma..alquanto originale ...


    La Fontana dei Libri si trova in via degli Staderari, nome che ricorda gli antichi fabbricanti di stadere e bilance, un tempo esistenti in questa zona. C'è da precisare che questa via, in precedenza, si chiamava via dell'Università, in riferimento alla vicina Università della Sapienza, mentre l'antica via degli Staderari era parallela a questa e fu soppressa allorché fu allargato palazzo Madama. La fontana è situata entro una nicchia coronata da un arco a tutto sesto e presenta una testa di cervo (simbolo rionale di S.Eustachio) fra quattro libri antichi, due per ciascun lato, e collocati su due mensole laterali, naturalmente in ricordo dell' Università della Sapienza. L'acqua sgorga da due cannelle a forma di segnalibri poste sui tomi superiori e da altre due, poste lateralmente sui tomi inferiori, e si raccoglie nella sottostante vasca semicircolare. Questa composizione, in travertino, fu eseguita nel 1927 su progetto dell'architetto Pietro Lombardi e fa parte di quelle fontane commissionate dal Comune di Roma che volle ripristinare in vari punti della città alcuni simboli di antichi rioni o di mestieri scomparsi. Le altre fontane, tutte opera dello stesso architetto, sono: la Fontana delle Anfore, la Fontana delle Arti, la Fontana delle Tiare, la Fontana della Pigna, la Fontana delle Palle di Cannone, la Fontana dei Monti, la Fontana della Botte e la Fontana del Timone. Una piccola curiosità: al centro della fontana, tra le corna del cervo, risulta inciso in verticale il nome del rione ed in orizzontale il relativo riferimento numerico, ma evidentemente c'è stato un errore perché S.Eustachio corrisponde al rione VIII e non IV come chiaramente inciso.



    Villa Borghese


    Villa Borghese è un grande parco della città di Roma che comprende sistemazioni a verde di diverso tipo, dal giardino all'italiana alle ampie aree di stile inglese, edifici, piccoli fabbricati, fontane e laghetti.

    È il terzo più grande parco pubblico a Roma (circa 80 ettari), dopo Villa Doria-Pamphili e Villa Ada e si estende in gran parte sul quartiere Pinciano e in piccola parte sul rione Campo Marzio, divisi dalle Mura aureliane.



    Storia

    Il nucleo della tenuta era già di proprietà dei Borghese nel 1580, sul sito nel quale è stata identificata anche la posizione dei Giardini di Lucullo (o horti luculliani).

    Il possedimento fu ampliato con una serie di acquisti e acquisizioni dal cardinale Scipione Borghese, nipote di papa Paolo V e futuro patrono di Gianlorenzo Bernini, con l'intento di crearvi una "villa di delizie" e il più vasto giardino costruito a Roma dall'antichità. Nel 1606 la realizzazione degli edifici fu affidata dal cardinale agli architetti Flaminio Ponzio e, dopo la morte del predecessore, a Giovanni Vasanzio (Jan van Santen); gli architetti furono affiancati dal giardiniere Domenico Savini da Montelpulciano e dall'intervento anche altri artisti, quali Pietro e Gianlorenzo Bernini. La villa era completata nel 1633.

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    Nel 1766 lavori di trasformazione furono intrapresi dal principe Marcantonio IV Colonna, nel "Casino nobile" (ora sede della Galleria Borghese) e nel "Casino dei giuochi d'acqua" (attuale "Aranciera" e sede del Museo Carlo Bilotti), e soprattutto nel parco, con la sistemazione del "Giardino del lago", ad opera degli architetti Antonio e Mario Asprucci. Tutto il giardino venne ornato di fontane e piccole fabbriche che permettevano di godere di scorci prospettici suggestivi.

    Agli inizi del XIX secolo la villa venne ulteriormente ampliata da Camillo Borghese con l'acquisto di terreni verso Porta del Popolo e Porta Pinciana, che furono integrati alla villa con l'intervento dell'architetto Luigi Canina. Nel corso del secolo gran parte della precedente giardino formale fu trasformato in giardino di paesaggio di gusto inglese. Durante tutto il secolo i giardini furono aperti per il passeggio festivo e vi erano ospitate feste popolari con canti e balli.

    Il complesso fu acquistato dallo Stato italiano nel 1901 e ceduto al comune di Roma nel 1903 per essere stabilmente aperto al pubblico, mentre iniziava la lottizzazione della confinante Villa Ludovisi sui cui terreni stava sorgendo l'omonimo quartiere. La villa fu acquistata per 3 milioni di lire dell'epoca (equivalenti a circa 10 milioni di euro attuali), e denominata ufficialmente "Villa comunale Umberto I già Borghese". I romani non smisero mai di chiamarla Villa Borghese.



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    Giardino del Lago con Tempio di Esculapio

    Descrizione

    Il grande parco contiene diversi edifici ed ha 9 ingressi: tra i più frequentati quello di Porta Pinciana, quello dalla scalinata di Trinità dei Monti, quello dalle rampe del Pincio a piazza del Popolo e l'ingresso monumentale di Piazzale Flaminio. Il "giardino del Pincio" (corrispondente al colle Pincio), nella parte sud del parco, offre un noto panorama su Roma.

    L'edificio della villa ("Villa Borghese Pinciana"), oggi sede della Galleria Borghese, fu costruita dall'architetto Flaminio Ponzio, che sviluppò gli schizzi di Scipione Borghese. Ora è la sede della Galleria Borghese. Alla morte di Ponzio, i lavori furono terminati dal fiammingo Giovanni Vasanzio. L'edificio fu destinato da Camillo Borghese a contenere le sculture di Bernini, tra cui il David e Apollo e Dafne, e di Antonio Canova (Paolina Borghese) nonché le pitture di Tiziano, Raffaello e del Caravaggio.

    Contigua a Villa Borghese, ma oggi fuori dal perimetro vero e proprio del parco, ai piedi del colle, è Villa Giulia, costruita nel 1551 - 1555 come residenza estiva per papa Giulio III, che ora ospita il Museo nazionale etrusco. Era legata a Villa Borghese anche Villa Medici, sede dell'Accademia francese a Roma. Altri edifici sparsi nei giardini di Villa Borghese, su viale delle Belle Arti, sono stati edificati in occasione della Esposizione internazionale tenutasi a Roma nel 1911 per festeggiare il primo cinquantenario dell'Unità d'Italia. La Galleria nazionale d'arte moderna risale a questo periodo.



    La villa ospita anche lo zoo di Roma trasformato recentemente in bioparco ed il Museo civico di zoologia, mentre la "Casina delle Rose" è oggi la sede della Casa del Cinema. Nei pressi di quest'ultima si trova il Cinema dei Piccoli, la sala cinematografica più piccola al mondo.

    È sede del concorso ippico Piazza di Siena, giunto nel 2009 alla 77ma edizione.

     
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    I vestiti dei romani

    L'abbigliamento romano ha avuto in mille anni mutamenti dovuti a situazioni economiche politiche culturali e ad influssi provenienti da altre popolazioni. Le regole molto rigide a partire dalla tarda età repubblicana, con l'emanazione di particolari leggi per frenare l'uso di articoli di lusso e alla loro importazione, specie dall'oriente, non fermavano i romani, ad acquisti sempre più ricercati e lussuosi. Durante il periodo repubblicano, i conservatori riportavano compiaciuti l'austerità e la sobrietà del l'abbigliamento confezionato dalle matrone e loro collaboratrici, solo ed esclusivamente in seno al nucleo familiare. Plinio il Vecchio diceva: -... oggi si vanno a comprare i vestiti di seta in Cina, si vanno a pescare le perle in fondo al Mar Rosso, a trovare nelle viscere della Terra gli smeraldi, oggi addirittura si è inventati di bucarsi il lobo delle orecchie: non bastava portare i gioielli nelle mani, sul collo o fra i capelli, dovevano essere conficcati anche nel corpo". I romani attribuivano un fortissimo valore simbolico all'abito che dimostrava età, rango e status di chi li indossava. Augusto, massimo restauratore di antichi valori si occupò anche di abbigliamento e desiderò che la toga diventasse una specie di divisa di stato. Descriviamo gli abbigliamenti conosciuti sia maschili che femminili, possibilmente secondo una conseguenza cronologica. Gli abbigliamenti si confezionavano con fibre vegetali (cotone, lino, canapa), con fibre animali (lana, seta), per ultimo con pelli e cuoio, in qualche occasione facevano uso di pelliccie animali. Iniziamo quindi la descrizione dei tipi di abbigliamenti seguendo un certo ordine.

    UOMINI

    A contatto del corpo nudo gli uomini usavano il subligar o cintus o campestre un semplice indumento che copriva il basso ventre. Questo capo di vestiario in uso per diverso tempo fu sostituito dalla tunica interior o subacula o strictoria, una semplice camiciola a contatto con la pelle. Sopra a questo primo indumento si posizionava la tunica che era realizzata con due pezzi di stoffa di cotone o lana cuciti insieme, in modo che quello della parte davanti arrivasse alle ginocchia e quello di dietro ai polpacci, una cinta tratteneva ai fianchi questi due lembi. Era necessario che la tunica non fosse troppo lunga e sempre tenuta stretta da una cintura. Nel terzo secolo dopo Cristo, venne di moda l'uso di larghe maniche sino ai polsi, ma qualcuno parlò di moda effeminata. Il tipo più elaborato di queste tuniche era la Dalmatica, che diversi portavano al posto della toga, realizzata in lino, lana o seta. Questo indumento veniva usato anche dai sacerdoti del rito Cristiano o Mitraico, qualche volta veniva usato anche senza maniche, e in questo caso prendeva il nome di Colubium. Nel terzo secolo d.C. iniziò la moda dei pantaloni aderenti alle gambe e lunghi sino ai piedi.

    TOGA

    La tunica palmata era una tunica speciale, ornata di ricami a forma di foglia di palma, che veniva indossata dai trionfatori. Il clavus, era un ornamento della tunica o della toga consistente in una lunga striscia normalmente colorata di porpora, con disegni diversi a seconda del rango di appartenenza, latus clavus (senatori), angustus clavus (cavalieri), ecc.... Ma l'abbigliamento più importante, più classico, che si usava in tutti i riti, cerimonie e ricorrenze importanti era la toga. La toga, era normalmente realizzata in lana, quindi abbastanza pesante, costituita in un unico pezzo a forma di mezzo cerchio schiacciato con il diametro che poteva raggiungere anche i 5 metri di lunghezza. Chiaramente questo indumento era meno usato in provincia e non si usava affatto in campagna o nelle mura della propria casa. La toga era in sostanza l'abbigliamento ufficiale per tutti coloro che svolgevano attività importanti di qualsiasi tipo e genere, a partire dal magistrato, dal politico, dall'uomo ricco e influente ecc... Indossare la toga era un'operazione abbastanza lunga e complessa e difficilmente risolvibile da soli. Era uno schiavo (vestiplicus), sin dalla sera precedente, ne disponeva le pieghe per rendere più semplice il lavoro nel giorno successivo. Il togato che si presentava ad un comizio politico, doveva indossare una toga bianchissima (resa così bianca da un bagno in calce liquida), che doveva rendere l'immagine di una persona pulita, candida (donde il nome di candidato). I ragazzi, portavano la toga pretesta bordata di porpora sino all'età di 17 anni, subito dopo potevano finalmente indossare la toga virilis e fare il primo ingresso nel foro con un rito importante che testimoniava il passaggio dalla adolescenza alla maturità. I trionfatori sfoggiavano un abito particolare di origine Etrusca, la toga purpurea indossata sopra la toga palmata, dal terzo secolo a. C. la toga purpurea, fu sostituita dalla toga picta con ricche decorazioni ricamate. Nell'esercito si portava il paludamentum, un mantello simile alla clamide greca riservato ai gradi più alti, altri mantelli come il sagum e la poenula per quelli più bassi. I militari contribuirono a diffondere un mantello di origine Gallica, talvolta usato anche con i pantaloni delle popolazioni celtiche e germaniche, chiamata palla gallica o caracalla, prediletto dall'imperatore Marco Aurelio Antonino Bassiano, passato alla storia con il soprannome di Caracalla.

    TOGA PURPUREA

    DONNE

    Le donne usavano come biancheria intima delle mutandine (subligar), ed una specie di fascia per reggere il seno (fascia subligaris o mammillare), sopra indossavano la tunica interior lunga sino ai piedi. Sopra la tunica si posizionava la stola che è l'abito nazionale come la toga per i maschi adulti. La stola era stretta alla vita da una cintura che poteva ripetersi anche sotto il seno. Nella Roma primitiva uomini e donne vestivano allo stesso modo, ma ben presto l'abito femminile si differenziò da quello maschile. La differenza era anche nei colori vivaci e talvolta nei ricami. Le donne romane delle classi alte, dovevano risultare piuttosto vistose se si considerano oltre agli abiti i molti gioielli, il trucco e le sontuose e costruite acconciature che prediligevano (era molto di moda la parrucca bionda realizzata con capelli di donna nordica). Sopra la stola a seconda della stagione si usavano le sopravvesti, tra queste ricordiamo in età repubblicana il ricinum, un semplice mantello quadrato che copriva le spalle ed il capo, e la palla, un comune mantello che poteva anche avere un cappuccio per il capo. Con il terzo secolo anche per le donne come per gli uomini vennero di moda tuniche fino ai piedi con lunghe maniche, di tessuti ricercati da portare anche senza cintura (tunica talaris o dalmatica).





    Piazza Navona



    Ponte Vittorio Emanuele II



    Roma - Castel Sant'Angelo... 2 foto in notturno...





    Colosseo

    originariamente conosciuto come Anfiteatro Flavio o semplicemente come Amphitheatrum, è il più famoso anfiteatro romano, ed è situato nel centro della città di Roma. In grado di contenere fino a 50.000 spettatori, è il più grande e importante anfiteatro romano, nonché il più imponente monumento della Roma antica che sia giunto fino a noi.
    L'anfiteatro fu edificato su un'area al limite orientale del Foro Romano. La sua costruzione fu iniziata da Vespasiano nel 72 d.C. e fu inaugurato da Tito nell'80 d.C., con ulteriori modifiche apportate durante il regno di Domiziano. Non più in uso dopo il VI secolo, l'enorme struttura venne variamente riutilizzata nei secoli, anche come cava di materiale. Il nome "Colosseo", che deriva dalla vicina statua del Colosso del Dio Sole (adattamento del Colosso di Nerone), si diffuse solo nel medioevo. Ben presto l'edificio divenne simbolo della città imperiale, espressione di un'ideologia in cui la volontà celebrativa giunge a definire modelli per lo svago del popolo. Oggi è un simbolo della città e una delle sue maggiori attrazioni turistiche. Era usato per gli spettacoli gladiatòri e altre manifestazioni pubbliche (spettacoli di caccia, rievocazioni di battaglie famose, e drammi basati sulla mitologia classica). Esprime con chiarezza le concezioni architettoniche e costruttive romane della prima Età imperiale, basate rispettivamente sulla linea curva e avvolgente offerta dalla pianta ellittica e sulla complessità dei sistemi costruttivi. Archi e volte sono concatenati tra loro in un serrato rapporto strutturale. L'edificio forma un'ellisse di 527 m di circonferenza, con assi che misurano 187,5 m per 156,5 m. L'arena all'interno misura 86 m per 54 m, con una superficie di 3.357 m². L'altezza attuale raggiunge i 48,5 m, ma originariamente arrivava ai 52 m. Il Colosseo, come tutto il centro storico di Roma, è stato inserito nella lista dei Patrimoni dell'umanità dall'UNESCO nel 1980. Nel 2007 il complesso è stato anche inserito fra le Sette meraviglie del mondo moderno nell'ambito di un controverso concorso.

    ECCO IL COLOSSEO E ROMA ANTICA IN UNA RICOSTRUZUIONE ESEGUITA CON UN PLASTICO ...




    Roma vista dal "Cupolone"....




    Origini dell'attuale nome

    Nelle vicinanze era presente una statua colossale di Nerone in bronzo, dalla quale deriva il nome Colosseo, attestato a partire dal Medioevo e legato anche alle dimensioni colossali dell'edificio. Dopo l'uccisione di Nerone, la statua venne rimodellata per raffigurare Sol Invictus, il dio Sole, aggiungendo intorno alla testa i raggi della corona solare. Il Colosso venne quindi spostato dalla sua originale collocazione, l'atrio della Domus Aurea per far posto al tempio di Venere e Roma sotto Adriano, nel 126. Il sito del basamento della statua colossale dopo lo spostamento è attualmente segnato da un moderno basamento in tufo. Tuttavia la colossale statua di Nerone venne abbattuta in età imperiale ed è difficile che se ne serbasse il ricordo nel VI secolo. Il bolognese Armannino Giudice, nel XIV secolo sosteneva che il Colosseo fosse il principale luogo pagano del mondo. Secondo la sua interpretazione «il Colosseo era diventato la sede di alcune sette di maghi ed adoratori del demonio. A chi si avvicinava veniva chiesto: "Colis Eum?" (cioè adori lui?, intendendo il diavolo) a cui bisognava rispondere "Ego Colo"». Il papa Benedetto XIV fece esorcizzare il Colosseo e lo consacrò alla memoria della passione di Cristo e di tutti i santi.



    Giochi

    Il Colosseo ospitava i giochi dell'anfiteatro, che comprendevano: lotte tra animali (venationes), l'uccisione di condannati da parte di animali feroci o altri tipi di esecuzioni (noxii), e i combattimenti tra gladiatori (munera). Per l'inaugurazione dell'edificio, l'imperatore Tito diede dei giochi che durarono tre mesi, durante i quali morirono circa 2.000 gladiatori e 9.000 animali. Per celebrare il trionfo di Traiano sui Daci vi combatterono 10.000 gladiatori. Gli ultimi combattimenti tra gladiatori sono testimoniati nel 437, ma l'anfiteatro fu ancora utilizzato per le venationes (uccisione di animali) fino al regno di Teodorico il Grande: le ultime vennero organizzate nel 519, in occasione del consolato di Eutarico (genero di Teodorico), e nel 523, per il consolato di Anicio Massimo.

    Colosseo ripreso dalla terrazza del Campidoglio...



    A pochi metri di distanza dal Colosseo ... ecco un'altro monumento, un altro pezzo della storia del mondo ...

    Arco di Costantino

    è un arco trionfale a tre fornici (con un passaggio centrale affiancato da due passaggi laterali più piccoli), situato a Roma, a breve distanza dal Colosseo. Oltre alla notevole importanza storica come monumento, l'Arco può essere considerato come un vero e proprio museo di scultura romana ufficiale, straordinario per ricchezza e importanza.

    Storia

    L'arco fu dedicato dal senato per commemorare la vittoria dell'imperatore romano Costantino I contro Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio (28 ottobre del 312) e inaugurato ufficialmente nel 315 (nei decennalia dell'imperatore, cioè l'anniversario dei dieci anni di potere) o nel 325 (vicennalia). La collocazione, tra il Palatino e il Celio, era sull'antico percorso dei trionfi. L'arco è uno dei tre archi trionfali sopravvissuti a Roma: gli altri due sono l'arco di Tito (81-90 circa) e l'arco di Settimio Severo (202-203). L'arco, come anche quello di Tito, è quasi del tutto ignorato dalle fonti letterarie antiche e le informazioni che si conoscono derivano in gran parte dalla lunga iscrizione di dedica, ripetuta su ciascuna faccia principale dell'attico. All'epoca della costruzione dell'arco, Costantino non aveva ancora "ufficializzato" la simpatia verso il Cristianesimo, nonostante la tradizione agiografica dell'apparizione della Croce durante la battaglia di Ponte Milvio; l'imperatore, che aveva dato libertà di culto alle popolazioni dell'Impero Romano nel 313, partecipò solo nel 325 al concilio di Nicea. Nonostante la discussa frase instinctu divinitatis ("per ispirazione divina") sull'iscrizione (vedi sotto), è verosimile che all'epoca Costantino mantenesse perlomeno una certa equidistanza tra le religioni, anche per ragioni di interesse politico. Tra i rilievi dell'arco sono infatti presenti scene di sacrificio a diverse divinità pagane (nei tondi adrianei) e busti di divinità sono presenti anche nei passaggi laterali, mentre altre divinità pagane erano raffigurate sulle chiavi dell'arco. Significativamente però, tra i pannelli riciclati da un monumento dell'epoca di Marco Aurelio, vennero tralasciati nel reimpiego proprio quelli che si riferiscono al trionfo e al sacrificio capitolino (che oggi sono ai Musei Capitolini), raffiguranti quindi la più alta cerimonia della religione di stato pagana. Nel 1530 Lorenzino de' Medici venne cacciato da Roma per aver tagliato per divertimento le teste sui rilievi dell'arco, che vennero in parte reintegrate nel XVIII secolo.

    L'arco di Costantino e alle spalle il Colosseo



    Romolo e Remo - dipinto di Pieter Paul Rubens






    Il ratto delle Sabine - dipinto di Jacques-Louis David



    Le iscrizioni

    Al centro dei due lati dell'attico è presente la seguente iscrizione:

    « IMP(eratori) · CAES(ari) · FL(avio) · CONSTANTINO · MAXIMO · P(io) · F(elici) · AVGUSTO · S(enatus) · P(opulus) · Q(ue) · R(omanus) · QVOD · INSTINCTV · DIVINITATIS · MENTIS · MAGNITVDINE · CVM · EXERCITV · SVO · TAM · DE · TYRANNO · QVAM · DE · OMNI · EIVS · FACTIONE · VNO · TEMPORE · IVSTIS · REM-PUBLICAM · VLTVS · EST · ARMIS · ARCVM · TRIVMPHIS · INSIGNEM · DICAVIT · »

    « All'imperatore Cesare Flavio Costantino Massimo, Pio, Felice, Augusto, il Senato e il popolo romano, poiché per ispirazione della divinità e per la grandezza del suo spirito con il suo esercito vendicò ad un tempo lo stato su un tiranno e su tutta la sua fazione con giuste armi, dedicarono questo arco insigne per trionfi. »



    Roma arco di Costantino - Colosseo

    La foto si sofferma su un particolare dei cosiddetti Tondi Adrianei,otto rilievi circolari dell'epoca dell'imperatore Adriano di oltre 2 m di altezza sono collocati al di sopra dei fornici laterali, sulle due facciate.



    In questi giorni stiamo postando immagini di Roma ... racconti di storia e di miti ... ma ci sono come sempre cose che travalicano la storia perchè raccontano meglio di ogni libro le cose ... ci sono carezze che restano impresse e che nessun tomo potrà mai raccontare allo stesso modo ... sono i racconti di vita vissuta che tracciano linee indelebili nella memoria e che commuovono più di ogni altra immagine ... poco fa ho ricevuto da un nostro comune amico, Rino, un racconto di vita vissuta che meglio di ogni altra parola o immagine può testimoniare le bellezze che raccontiamo ... su sua autorizzazione rendo noto anche a voi il suo racconto ... sono certo commuoverà anche voi come ha fatto con me ... RINO SEI UNA PERSONA SPECIALE, I TUOI RACCONTI, QUESTO NON E' IL PRIMO, SONO IMMAGINI FORTI E NITIDE CHE CAREZZANO E SCALDANO L'ANIMA ... GRAZIE DI VERO CUORE ... TI VOGLIO BENE AMICO MIO ...

    Claudio



    Ciao Claudio,
    permettimi di inviarti un mp per renderti partecipe di una esperienza vissuta nella Capitale che stiamo visitando con la nostra mongolgiera, esperienza dovuta al mio lavoro avendo operato in un commissariato di polizia distante dal Colosseo circa 150 metri e conseguentemente sia il Monumento che quasi tutta l'area archeologica erano compresi nella giurisdizione dell'Ufficio e per tale motivo, per ragioni di servizio. da me "visitati" anche quei luoghi non accessibili ai turisti Incomincio a parlere del Colosseo, questo monumento inzialmente da me "odiato", per via delle innumerevoli persone che vi salivano per protestare per qualsiasi motivo, dalla licenza di venditore ambulante non concessa dal Comune alla famiglia sfrattata che non riusciva ad avere casa; qeste persone arrivavano fino all'ultimo cornicione con grave pericolo della loro incolumità fisica per cui ero costretto a reggiungerli per dissuaderli da propositi suicidi (per la verità non ho mai creduto a tali propositi e lo facevano solo per pubblicizzare un loro disagio). Voglio sottolineare una cosa, mi domando, come facevano gli antichi romani a salire quelle scale tanto ripide e disconnesse che al confronto scalare una montagna era una bazzecola? ... e questo non faceva altro che aumentare la mia avversione verso il monumento. Fino a quando...Fino a quando in un tardo pomeriggio di diversi anni orsono, forse 20,nell'ennesima segnalazione del solito "pierino" che era salito sul cornicione (sembra una maledizione ma ciò accedeva sempre quando ero di turno in ufficio) lo raggiungo per la solita prassi dell'identificazione e della persuasione a scendere. Mi fermo per ammirare la Città dall'alto e.... visione. In un cielo sgombro da nuvole con il sole vicino al tramonto che dipingeva di rosso tutti i monumenti della Città dal Vittoriano alla Cupola di San Pietro, dalla Chiesa di Piazza del Popolo alla Sinagoga, tutto era uno spettacolo da mozzare il fiato. Mi metto a contemplare lo spettacolo come se fossi dentro in un'altra dimensione constatando, cosa mai accertata prima, che da lassù tutto era silenzio perfino i rumori del traffico giungevano molto attenuati come se la stessa città avesse un sacrale rispetto del Monumento. Ero lì immobile quando vengo sollecitato dall'Agente per far ritorno in Ufficio per le dovute pratiche, ebbene da quel momento ho visto il Colosseo e la stessa Città con occhi diversi e piano piano ho iniziato ad apprezzare i tesori inestimabili di questo monumento vivente che è Roma sollecitato dal fatto che, per motivi di servizio, ho stretto amiciazia con soprintendente ai monumenti e all'antichità di Roma che spesse volte mi ha fatto da cicerone spiegandomi il significato anche di una pietra che sembrava posta lì casualmente. Sono tanti gli episodi che mi hanno fatto innamorare di questa Città ma uno voglio narrarlo brevemente. In pieno periodo del terrorismo ove ogni piccolo fruscio di una foglia presagiva un temporale, vengo chiamato all'una di notte per due persone sorprese, in una piazza dell'Aventino, dentro un tombino. Sul posto apprendo che erano due studenti universitari che stavano preparando una tesi su alcune figure di mosaico del'antichità per cui avevano chiesto al Conune di accedere lì sotto per studiare dal vivo l'opera, permesso che è stato regolarmente negato per cui avevano pensato bene di farlo nottetempo con l'errata coinvinzione di non essere notati. Per mera curiosità scendo nel tombino a circa 6 o 7 metri e...meraviglie delle meraviglie, con la torcia elettrica in una stanza di circa 8 mtri quadri nella parete sinistra vi era una scena di caccia a mosaico il cui colore predominante era il celeste, mosaico che sembrava essere stato fatto da poco per quanto era stato ben conservato. La cosa che mi ha sorpreso e meraviglato direi, è che in superficie passavano macchine e pedoni senza sapere che stavano passando sopra un tesoro inestimabile il cui accesso era un semplice tombino come quello del gas o dell'acea e il mio pimo pensiero è stato quello di chissà quanti altri tesori analoghi vi erano nel sottosuolo di Roma le cui conoscenze erano riservate solo a pochi. Per la cronaca, sebbene i miei diretti superiori erano del parere ad essere denunciati ,ho rilaciato i due ragazzi senza fare loro alcun male dopo aver constatato la loro buona fede.

    Rino



    UN PÒ CASA MIA.................









    COLOSSEO..E GLADIATORI...ROMANIimage

    I gladiatori romani, il cui nome deriva dall'antica spada romana "gladius", erano per la maggior parte prigionieri di guerra, schiavi o condannati a morte. Agli spettacoli, tuttavia, partecipavano anche uomini liberi attratti dalle ricompense e dalla gloria, ma chiunque scegliesse di diventare gladiatore automaticamente veniva considerato "infamis" per la legge.
    Si suppone che gli spettacoli gladiatorii abbiano origine da lontane cerimonie funebri celebrate con il sacrificio umano per calmare l'ira degli Dei infernali e l'inquietudine dei morti. I lottatori seguivano un duro addestramento nelle scuole fondate da Nerone e da Cesare nelle quali venivano sottoposti a torture ed un ordine imposto con l'uso reiterato delle punizioni corporali con il fuoco e la frusta. La disciplina era dura, con regole ferree e con pene severe in modo da far diventare i gladiatori romani delle vere e proprie macchine da combattimento.
    Al termine del periodo di addestramento tutti i gladiatori venivano raggruppati in "compagnie" di proprietà esclusiva dell'imperatore. Le sfide iniziavano con una parata dove i gladiatori entravano in scena su carri o a piedi seguiti da un gruppo di suonatori; giunti sotto la tribuna dell'imperatore, lo salutavano con le parole "Ave cesare morituri te salutant" ("Ave o Cesare, coloro che si apprestano a morire ti salutano"), poi si dirigevano verso l'organizzatore dei giochi il quale esaminava le armi che erano diverse in base alla categoria del lottatore.
    I "retiarii", ispirati al Dio Tritone, lottavano seminudi armati di una rete, un tridente ed un pugnale; i "mirmilloni" invece avevano un elmo, uno scudo ed erano armati di una falce, i gladiatori, che facevano parte della categoria dei "sanniti" indossavano un elmo munito di creste una forte armatura ed impugnavano un giavellotto. I duellanti che venivano scelti erano di categoria diversa in modo da rendere più avvincente lo spettacolo; da alcune cronache del tempo infatti sembra addirittura che l'imperatore Nerone, per onorare il re di Armenia, Tiridate, fece combattere un nano contro una donna.
    A volte gli attacchi, dopo aver reso le armi inoffensive, erano solamente simulati ma nella maggior parte dei casi i combattimenti erano duri e sanguinosi e si concludevano con la morte di uno dei gladiatori. Se il gladiatore sconfitto rimaneva ferito poteva chiedere la grazia alzando il braccio, allora il pubblico invocava la salvezza o la morte presso l'autorità presente sul palco imperiale, mostrando il pollice rivolto verso il basso, o sventolando un fazzoletto bianco. I gladiatori uccisi, prima di essere portati via, venivano avvicinati da due schiavi travestiti da Caronte e da Ermete Psicopompo: uno ne verificava il decesso toccandoli con un ferro rovente, l'altro, eventualmente, dava loro il colpo finale facendo poi segno ai "libitinarii" di portar via il corpo trascinandolo sull'arena con un uncino.
    I vincitori venivano premiati con palme d'oro, denaro e dall'immensa popolarità conseguita soprattutto tra le donne; se il gladiatore vincitore era uno schiavo, dopo dieci vittorie, che venivano segnate su un collare di metallo, gli era resa la libertà; egli allora poteva decidere se continuare a combattere per soldi o intraprendere altre attività come ad esempio l'istruttore nelle scuole per gladiatori.
    Un altro gioco molto amato dal pubblico erano le "venationes" dove i gladiatori lottavano contro belve feroci come elefanti, ippopotami, leoni, tori, tigri, pantere, e leopardi. Le cacce potevano consistere anche in una sfida fra uno o più animali contemporaneamente, oppure essere prese a pretesto per le esecuzioni capitali, quando i condannati venivano introdotti nell'arena senza alcuna difesa insieme alle fiere.
    Erano molto apprezzate anche le "naumachie", che consistevano in finte battaglie navali, ma essendo molto costose per le spese relative all'armamento delle imbarcazioni, venivano organizzate raramente. Di tanto in tanto scendevano in scena, anche se la legge lo proibiva, le donne ed esponenti delle classi più elevate, ma costoro ovviamente non convivevano con gli altri gladiatori e non combattevano fino alla morte.
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    Ancora pochi passi dal Colosseo ... pochi passi ma millenni di storia si aprono daventi ai nosti occhi ... selciato sotto i nostri piedi ... eccolo si distende davanti a noi ...

    Foro Romano

    (Forum Romanum, sebbene i Romani si riferissero ad esso più spesso come Forum Magnum o semplicemente Forum) era situato nella valle compresa tra il Palatino ed il Campidoglio e costituì il centro commerciale, religioso e politico della città di Roma.

    Origini

    La valle del Foro, paludosa e inospitale, venne utilizzata tra X e VII secolo a.C. come necropoli dei primi villaggi stanziati sulle colline circostanti. Secondo lo storico Tacito la piana del Foro come pure il vicino colle del Campidoglio furono aggiunti alla Roma quadrata (Palatino) di Romolo da Tito Tazio. Solamente verso il 600 a.C., ad opera del re etrusco Tarquinio Prisco, venne drenata con la costruzione della Cloaca Massima e ricevette una pavimentazione in tufo; la piazza di forma rettangolare nacque come luogo di mercato oltre che per lo svolgimento della vita politica e giudiziaria, in un punto centrale della città verso cui convergevano molte importanti strade, la più importante delle quali era la Via Sacra, che correva dalle pendici del Campidoglio fino all'Arco di Tito.

    Pianta del Foro Romano del 1904

    Il Foro Romano visto dal Palatino con indicazione degli edifici intorno alla piazza



    La Piramide Caio Cestio




    Fu costruita tra il 18 e il 12 a.C. come tomba per Gaio Cestio Epulone, un membro dei Septemviri Epulonum; è in calcestruzzo, con cortina di mattoni e copertura di lastre di marmo bianco di Carrara; è alta 36,40 metri con una base quadrata di circa 30 metri di lato e si leva su una piattaforma di cementizio.

    Nonostante la montagna di calcestruzzo, la piramide fu costruita in soli 330 giorni, forse anche meno. Infatti Caio Cestio nel testamento dispose espressamente che gli eredi gli innalzassero il sepolcro piramidale entro tale termine, pena la perdita della ricca eredità, come ricorda l’iscrizione scolpita sul fianco orientale del monumento: opus absolutum ex testamento diebus CCCXXX, arbitratu (L.) Ponti P. f. Cla (udia tribu), Melae heredis et Pothi l(iberti). Gli eredi si affrettarono ad eseguire la disposizione testamentaria, tanto che, sembra, completarono la costruzione della piramide con qualche giorno di anticipo.

    All'interno di questa montagna di calcestruzzo vi è un'unica camera sepolcrale, di 5,95 x 4,10 ed alta 4,80 metri, la cui cubatura costituisce poco più dell'1% del volume complessivo del monumento. Su entrambi i lati verso oriente e verso occidente, a due terzi dell'altezza, è incisa nel rivestimento l'iscrizione che registra il nome e titoli di Cestio; sul solo lato orientale soltanto, a circa un terzo dell'altezza, sono descritte le circostanze della costruzione del monumento.

    La Piramide Cestia dal prato del Cimitero acattolico
    Una comparazione della forma con le Piramidi di Giza rivela che la resistenza strutturale del calcestruzzo ha permesso di costruire la piramide romana ad un angolo molto più acuto di quelle dell'Egitto. La forma più slanciata ha permesso che la Piramide Cestia raggiungesse un'altezza maggiore con la stessa quantità di materiale.

    Il monumento era posto lungo la Via Ostiense, era circondato da una recinzione in blocchi di tufo, oggi parzialmente in vista, aveva 4 colonne agli angoli (di cui sono state rialzate quelle dal lato opposto dell'Ostiense) e due statue del defunto ai lati della porta.

    La camera sepolcrale con volta a botte - originariamente murata al momento della sepoltura, come nelle piramidi egizie - è dipinta in bianco, con sottili cornici e figure decorative (sacerdotesse ed anfore alle pareti, 4 figure di Nike sulla volta) di stile pompeiano. È relativamente ben conservata, ma completamente nuda, e sulla parete di fondo, dove doveva esserci il ritratto del defunto, ora c'è un buco, praticato da scavatori alla ricerca di tesori.






    Basilica Emilia

    (latino: Basilica Aemilia) è una basilica civile, edificata nel Foro Romano dell'antica Roma. La basilica, sebbene pervenutaci solo in forma di rovine, è l'unica sopravvissuta della stagione repubblicana a Roma, essendo completamente scomparse la basilica Porcia (la più antica), la Basilica Sempronia e la basilica Opimia. Nonostante ciò l'aspetto odierno è influenzato dai numerosi restauri e rifacimenti di epoca imperiale.

    La moneta del 61 a.C. di Marco Emilio Lepido con raffigurazione dell'interno[1] della Basilica Emilia coi clipei al primo piano aggiunti dal padre (dal volume Christian Hülsen, "Il Foro Romano - Storia e Monumenti" del 1905)



    IL SIMBOLO PRINCIPALE DI ROMA....image

    IL VITTORIANO
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    Arco di Settimio Severo

    La costruzione dell'Arco di Settimio Severo risale al 203 d.C., come si ricava dall'iscrizione, per celebrare i primi 10 anni del suo impero. I rilievi, molto erosi, celebrano le vittorie dell'imperatore in Partia (attuali Iraq e Iran) e in Arabia. Si tratta di un arco a tre fornici, alto metri 20,88, largo 23,27 e profondo 11,20. Ai fornici laterali si accedeva tramite brevi scalinate, mentre il passaggio centrale era forse attraversato da una strada, ora scomparsa, che correva a livello più alto di quella attuale, di età augustea. Entrambi i lati dell'attico (all'interno del quale vi sono quattro vani), riportano la medesima iscrizione con la dedica a Settimio Severo e a Caracalla: "All'Imperatore Cesare Lucio Settimio Severo, figlio di Marco, Pio, Pertinace, Augusto, padre della patria, Partico, Arabico e Partico Adiabenico, Pontefice Massimo, rivestito della potestà tribunizia per l'undicesima volta, acclamato imperatore per l'undicesima volta, console per la terza volta, proconsole; e all'Imperatore Cesare Marco Aurelio Antonino, figlio di Lucio, Augusto, Pio, Felice, rivestito della potestà tribunizia per la sesta volta, console, proconsole, padre della patria, di ottimi e fortissimi principi, per aver salvato lo stato e ampliato il dominio del popolo romano e per le loro insigni virtù, in patria e all'estero, il Senato e il Popolo Romano". La quarta riga mostra chiaramente tracce di rielaborazione: si nota infatti che una serie di fori, destinati a sostenere le lettere di bronzo, non coincidono con le lettere attuali. Al posto della scritta OPTIMIS FORTISSIMISQUE PRINCIPIBUS (di ottimi e fortissimi principi) è stato così possibile leggere P. Septimio Getae nob. Caesari, cioè la dedica all'altro figlio di Settimio Severo, Geta: originariamente l'iscrizione era dedicata a Settimio e ai suoi due figli, Caracalla e Geta, ma, dopo la morte di Settimio, Caracalla fece assassinare Geta e cancellare il suo nome da tutti i monumenti pubblici. L'arco, di travertino e mattoni, è interamente rivestito di marmo. La superficie è animata da quattro colonne composite per facciata, poggianti su alte basi. La decorazione, ricchissima, comprende: due figure di Marte nelle chiavi del fornice centrale (nella foto a sinistra); sopra l'archivolto Vittorie con trofei (anche queste visibili nella foto a sinistra), ai piedi delle quali vi sono le personificazioni delle quattro stagioni; quattro divinità, due maschili e due femminili, nelle chiavi dei fornici minori, anche se solo quella di Ercole è oggi ancora identificabile; divinità fluviali sopra l'archivolto degli stessi archi, al di sopra dei quali corre un piccolo fregio con la rappresentazione del trionfo degli imperatori. Sulle basi delle colonne, sui tre lati liberi, sono raffigurati soldati romani con prigionieri Parti. Ma la parte più importante ed originale della decorazione è costituita da quattro grandiosi pannelli di m 3,92 x 4,72 posti sopra i fornici minori, dove vi sono rappresentati i momenti salienti delle due campagne contro i Parti. Al di sopra dell'arco, come appare da una moneta del 204 che lo rappresenta, era una quadriga di bronzo con gli imperatori. Durante il Medioevo il fornice centrale, mezzo sepolto e in rovina, fu utilizzato come negozio di barbiere. Nello stesso periodo, era stata addossata all'arco una torre di proprietà dei nobili Bracci o Brachis (tanto che il luogo fu anche denominato "Le Brache"), ma facente parte di quel sistema difensivo realizzato dai Frangipane talmente ricco di torri da far assumere alla zona la denominazione di Campo Torrecchiano. Nel 1803, grazie all'intervento di Pio VII, si provvide al dissotterramento dell'arco, anche se occorreranno diversi anni per vedere completati i lavori di sterro: l'arco fu completamente liberato nel 1898.



    Curia Iulia

    era l'antica sede del Senato romano, posta al culmine del lato breve del Foro. Si tratta di un grande edificio in mattoni posto all'angolo tra l'Argileto (la strada che la separa dalla basilica Emilia) e il Comizio.L'edificio deve il suo nome alle assemblee dei "curiati", cioè dei cittadini ponderati in base al censo, che si svolgevano nel Comizio; qui si affacciava la prima curia di Roma, la Curia Hostilia, edificata secondo la leggenda da Tullo Ostilio, terzo re di Roma.

    L'interno (nella foto a sinistra), grandioso, lungo 27 m, largo 18 ed alto 21 (la ragione di questa altezza notevole è da riconoscere probabilmente in necessità acustiche), è ornato da un bellissimo pavimento in marmi policromi di età dioclezianea (in parte ricostruito coi marmi antichi), così come pure la decorazione architettonica delle pareti, con nicchie inquadrate da colonnine poggianti su mensole, destinate a contenere statue. L'aula è suddivisa in tre settori longitudinali: quello di destra e quello di sinistra sono occupati da tre larghi e bassi gradini in pavonazzetto e giallo antico, destinati a sorreggere i seggi dei senatori, i patres conscripti (circa 300). Tra le due porte che si aprono sulla parete di fondo vi è un largo basamento per la presidenza, con una base sulla quale evidentemente sorgeva la statua della Vittoria, proveniente da Taranto, e qui collocatavi da Ottaviano. Nella Curia vi sono attualmente esposti due grandi rilievi, trovati al centro del Foro e noti come Plutei di Traiano (in origine forse balaustre di una tribuna, costruita probabilmente al posto della statua equestre di Domiziano): in essi sono rappresentate scene relative al principato di Traiano. Quello di sinistra, incompleto, presenta il condono dei debiti fiscali ai cittadini, con la rappresentazione dei registri bruciati in presenza dell'imperatore; quello di destra presenta invece l'istituzione degli alimenta, cioè dei prestiti agricoli a basso interesse che venivano impiegati per il sostentamento dei fanciulli poveri. Le scene si svolgono nel Foro, del quale costituiscono una rara immagine antica.



    L'ARCO DI COSTANTINO...
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    L’arco di Costantino è un arco trionfale a tre fornici (con un passaggio centrale affiancato da due passaggi laterali più piccoli), situato a Roma, a breve distanza dal Colosseo. Oltre alla notevole importanza storica come monumento, l’Arco può essere considerato come un vero e proprio museo di scultura romana ufficiale, straordinario per ricchezza e importanzaL’arco fu dedicato dal senato per commemorare la vittoria dell’imperatore romano Costantino I contro Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio (28 ottobre del 312) e inaugurato ufficialmente nel 315 (nei decennalia dell’imperatore, cioè l’anniversario dei dieci anni di potere) o nel 325 (vicennalia). La collocazione, tra il Palatino e il Celio, era sull’antico percorso dei trionfi.L’arco è uno dei tre archi trionfali sopravvissuti a Roma: gli altri due sono l’arco di Tito (81-90 circa) e l’arco di Settimio Severo (202-203). L’arco, come anche quello di Tito, è quasi del tutto ignorato dalle fonti letterarie antiche e le informazioni che si conoscono derivano in gran parte dalla lunga iscrizione di dedica, ripetuta su ciascuna faccia dell’arco.Sulla base di scavi condotti nelle fondazioni dell’arco, su uno dei lati, è stata proposta l’ipotesi che il monumento sia stato costruito all’epoca di Adriano e successivamente pesantemente rimaneggiato in epoca costantiniana, con lo spostamento in fuori delle colonne, il rifacimento dell’intero attico, l’inserimento del Grande fregio traianeo sulle pareti interne del passaggio centrale, e l’esecuzione dei rilievi e delle decorazioni riconosciute di epoca costantiniana, sia per mezzo della rilavorazione dei blocchi già inseriti nella muratura, sia con l’inserzione di nuovi elementi. All’originaria decorazione del monumento apparterrebbero dunque i Tondi adrianei.Al centro dei due lati dell’attico è presente la seguente iscrizione:
    « IMP(eratori) · CAES(ari) · FL(avio) · CONSTANTINO · MAXIMO · P(io) · F(elici) · AVGUSTO · S(enatus) · P(opulus) · Q(ue) · R(omanus) · QVOD · INSTINCTV · DIVINITATIS · MENTIS · MAGNITVDINE · CVM · EXERCITV · SVO · TAM · DE · TYRANNO · QVAM · DE · OMNI · EIVS · FACTIONE · VNO · TEMPORE · IVSTIS · REM-PUBLICAM · VLTVS · EST · ARMIS · ARCVM · TRIVMPHIS · INSIGNEM · DICAVIT · »
    Tradotta in Italiano:
    « All’imperatore Cesare Flavio Costantino Massimo, Pio, Felice, Augusto, il Senato e il popolo romano, poiché per ispirazione della divinità e per la grandezza del suo spirito con il suo esercito vendicò ad un tempo lo stato su un tiranno e su tutta la sua fazione con giuste armi, dedicarono questo arco insigne per trionfi. » .



    Le Terme di Caracalla







    Frigidarium


    Ufficialmente chiamate Thermae Antoninianae, le Terme di Caracalla si trovano a Roma alle pendici dell’Aventino, fuori dall’antico centro abitato. Soltanto nella seconda metà del III secolo d.C., con la costruzione delle mura aureliane, esse furono integrate nella città, anche se rimasero sempre alla periferia. Nel VI secolo d.C. i Goti distrussero gli acquedotti e le misero così definitivamente fuori uso.Costruite per volere dell’imperatore Caracalla a partire dal 212 d.C., come dimostrano i bolli laterizi, le terme furono inaugurate nel 216 d.C., anno in cui venne completato il corpo centrale; i successori Elagabalo e Alessandro Severo ultimarono i lavori, aggiungendo il recinto esterno con le due imponenti esedre. Per l’alimentazione idrica delle terme, Caracalla fece costruire un nuovo acquedotto, l’Aqua Antoniniana, un ramo speciale dell’Aqua Marcia che oltrepassava la via Appia e confluiva nei grandi serbatoi situati dietro il recinto e nascosti da un’esedra di forma semiellittica.



    Interno



    Peristilio. Qui nel periodo estivo e fino a 10 anni orsono
    venivano rappresentate le opere liriche





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    ●Il Monumento di Michele Bianchi
    Sul colle “Bastia”, che deve la sua denominazione ad un antico bastione, fu eretto nel 1932 il monumento tombale a Michele Bianchi, il quadrunviro fascista della marcia su Roma. La colonna è alta trentacinque metri e nel suo interno corre una scala a chiocciola che porta ad una loggetta- belvedere, dalla quale si gode un vasto e meraviglioso panorama.











    Chiesa di S.Bonaventura vista dalle Terme di Caracalla




    Trinità dei Monti



    PERCORSI DEI FORI....
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    Piazza della Repubblica (piazza Esedra)....
    ...punto di ritrovo dalla stazione Termini con gli amici appena giunti a Roma, la prima volta per lavoro.... tanti anni fà.....



    Roma - Tempio Adriano

    Seduta di fronte alla Roma antica...Sembra strano, ma vi assicuro che la vista esprime meglio la potenza di quelle colonne.




    CHIARIMENTO...

    TOMBA DETTA DEGLI ORAZI E CURIAZI ALBANO LAZIALE (ROMA)

    Il monumento, che ancora oggi si erge maestoso e pieno di fascino per la sua storia, fatta di leggenda e di un pò di mistero, costituisce un unicum per la sua architettura che trova riscontro nelle urne cinerarie etrusche di Volterra.
    Sull'alto basamento quadrangolare, realizzato come tutto il monumento in grossi parallelepipedi di peperino, si ergevano quattro tronchi di cono sugli angoli e forse un quinto, più alto, su di una base centrale a tamburo.
    Il mausoleo fu edificato in età repubblicana, nella prima metà del I sec. a.C. e quindi non può essere riferito ai mitici fratelli Orazi e Curiazi. Alcuni studiosi recentemente ritengono che questo mausoleo costituisca una erudita ricostruzione della tomba di Arunte da parte dell'antica famiglia Arruntia che qui vicino aveva i suoi possedimenti.




    Teatro Marcello



    Più appartato e senza dubbio meno celebre del suo fratello maggiore Colosseo, il Teatro Marcello è uno dei più grandiosi e suggestivi monumenti della Roma antica. Riadattato più volte nei secoli, l'edificio mostra una strardinaria stratificazione edilizia, che coinvolge pure l'adiacente Chiesa di San Nicola in Carcere, assieme alla quale forma un magnifico scorcio di paesaggio urbano. Di notte, poi, il Teatro Marcello, illuminato magistralmente, offre un'atmosfera di grande fascino, molto adatta alle notturne.



    Piazza Bocca della Verità è una celebre piazza di Roma.

    Posta nell'antica zona del Foro Boario, proprio davanti all'Isola Tiberina, prende il nome dalla Bocca della Verità, oggi collocata nel portico della chiesa di Santa Maria in Cosmedin.

    Oltre alla chiesa risalente al tardo medioevo, nella piazza sorgono l'Arco degli Argentari, l'Arco di Giano, il Tempio di Ercole, erroneamente identificato con il Tempio di Vesta in ragione della sua forma circolare, ed il Tempio di Portuno, divinità legata al porto fluviale che qui sorgeva.

    La fontana davanti ai due templi detta Fontana dei Tritoni, realizzata da Carlo Bizzaccheri su commissione di papa Clemente XI, fu posta nella piazza nel 1715; la fontana ha base ottagonale e rappresenta due tritoni che sorreggono una conchiglia sopra le teste da cui sgorga l'acqua.

    Qui fino al 1868 venivano eseguite le condanne capitali
    .



    GLADIATORI.....D'OGGI!!!



    Colosseo... in particolare







    CIRCO MASSIMO

    PRIMA....

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    DOPO....



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    Ricostruzione della DOMUS AUREA



    DOMUS AUREA






    La Domus Aurea fu fatta costruire da Nerone in sostituzione della precedente Domus Transitoria, che era bruciata interamente nell'incendio del 64 d.C. Suetonio scrive che una statua colossale, alta 120 piedi, immagine di Nerone, poteva entrare nel vestibolo della casa. Tutto era coperto di oro, ornato di gemme e di conchiglie. Le sale da pranzo avevano soffitti coperti di lamine d'avorio forate in modo da permettere la caduta di fiori e profumi. La sala più importante era circolare e ruotava come la Terra. Nei bagni arrivava acqua marina e solforosa. Gli architetti della Domus Aurea erano stati Severo e Celere e la decorazione era stata eseguita da Fabullus. La casa era ornata da statue predate in Grecia e in Asia minore. L'estensione approssimativa della casa era di ottanta ettari, e inglobava tutta la valle dove sorgerà poi l'anfiteatro Flavio, dove allora si trovava uno stagno. L'ingresso era situato sulla via Sacra. Al centro era la statua colossale di Nerone eseguita da Zenodoros alta secondo Plinio 119 piedi (30 metri circa). Oggi resta solo un padiglione, quello del colle Oppio, che deve la sua salvezza all'inserimento nelle fondazioni delle Terme di Traiano. In esso si possono notare aggiunte e restauri ad opera di Ottone e forse di Tito. Questa parte della casa fu abitata fino al 104 d.C., quando fu distrutta da un incendio: essa fu allora ricoperta dalle Terme di Traiano.

    Guardando la pianta si notano due parti distinte dell'edificio: quella occidentale, organizzata intorno a un cortile rettangolare, composta di due bracci perpendicolari che racchiudevano una corte aperta verso la valle del Colosseo. A questo corpo, se ne affianca uno a est con ambienti disposti intorno a una grande rientranza poligonale, seguiti da un settore impostato a raggiera intorno a una sala ottogonale (16). Nella parte in cui i due complessi si incontravano vi è un insieme di ambienti monchi, distorti, irregolari; è quindi evidente che la parte orientale è stata aggiunta in seguito. L'ingresso attuale (1) è nel parco del colle Oppio. I muri di ingresso e quello di destra, fanno parte delle Terme di Traiano, mentre quelli in fondo e a sinistra, orientati diversamente e originariamente rivestiti di marmo, sono della Domus Aurea. Le colonne, tutte le crustae e i pavimenti marmorei furono tolti al momento della costruzione delle Terme di Traiano, nelle quali furono riadoperati. Dopo la costruzione delle terme, proprio al di sopra della Domus, essa fu probabilmente utilizzata come sotterraneo di servizio. Nella parte posteriore vi è un grande cortile porticato (2) sui tre lati, al centro di esso si trova il bacino di una fontana. La casa è perfettamente orientata verso i punti cardinali. Il lato occidentale consiste in una serie di ambienti intercomunicanti aperti verso il cortile interno. Ciò permetteva di creare giochi di luce durante l'arco dell'intera giornata; la luce, infatti, entrando dal cortile, si rifletteva sulle pareti e raggiungeva le sale più interne del palazzo grazie a finestre interne collocate nella parte superiore dei muri. Nei corridoi erano effettuate delle controsoffittature all'altezza di due metri circa, per accentuare il contrasto con l'ampiezza delle sale più grandi. Per ottenere questo effetto, le aperture e l'orientamento degli ambienti dovettero essere calcolati con una precisione stupefacente per i mezzi dell'epoca. Il gruppo di ambienti più importante, quello meridionale, è suddiviso in due appartamenti da una doppia sala centrale (5). Ai lati di questa aperte verso il portico, sono due sale munite di alcove (4,6) in cui si sono voluti identificare i cubicula (stanze da letto) della coppia imperiale. Due porte laterali all'alcova portano in due ambianti minori (7,8). Questi ambienti, bui e tetri, non danno oggi la minima idea della situazione originaria, quando dalle grandi porte, murate poi per la costruzione delle Terme, entrava a fiotti la luce attraverso il portico antistante, dal quale probabilmente si poteva godere la vista della valle, con il lago artificiale e i giardini che lo cingevano. Il lato a est è costituito da un grande ninfeo (11), in asse con il cortile, verso cui si apre.




    Le decorazioni presenti erano di livello altissimo; ciò ci è testimoniato, oltre che dagli scarsi frammenti di pittura conservati,da disegni di numerosi artisti rinascimentali. Molti di essi infatti, calandosi dall'alto attraverso fori praticati sul soffitto, venivano qui a ispirarsi per le loro opere e lasciavano anche la loro firma incisa (tra queste, quella di Raffaello). L'immagine che ricevevano della Domus Aurea così stravolta dalla quasi completa muratura degli ambienti, era quella di grotte: da qui deriva appunto, il termine grottesche per indicare le pitture della Domus.

    Degno di nota è l'ambiente ottagonale. Esso è coperto da una cupola aperta. Le pareti sono quasi inesistenti, aperte in porte ampissime e disposte in maniera radiale. La sala absidata (17) è un grande ninfeo a cui giungeva acqua corrente attraverso un canale che passava per il corridoio attraverso un arco inclinato.





    La Domus Aurea era l’immensa residenza di Nerone, l'imperatore passato alla storia come il responsabile del grande incendio di Roma del 64 d.C., da lui voluta per vivere "in una casa finalmente degna di un uomo".

    La reggia, realizzata da Celer e Severus, è stata progressivamente distrutta dai successori di Nerone, i Flavi (69-96) e, soprattutto dall'imperatore Traiano (98-118), che l'ha usata come fondamenta delle sue grandiose terme. Sappiamo che in origine era estesa su tre colli (Palatino, Celio ed Esquilino), e che occupava 80 ettari: era talmente grande che, come diceva il poeta satirico latino Marziale, "riempiva tutta Roma" ed era "un bel pezzo di campagna nel mezzo della città". Il grande complesso comprendeva vari edifici, fontane, giardini, boschi con animali selvatici in libertà e anche un lago artificiale (il Colosseo occupa proprio l'area in cui si trovava questo lago), ma di tutto questo rimane solo un grande padiglione sul Colle Oppio (una


    Un disegno di G. Chedanne ricostruisce una delle sale della Domus Aurea: sul fondo il gruppo scultoreo del Lacoonte
    delle cime dell'Esquilino), padiglione che si è salvato perché è stato utilizzato come fondamenta delle Terme di Traiano.

    Sala della "Volta dorata" La decorazione era lussuosa: ovunque c'erano statue in marmo e in bronzo dorato; le sale interne avevano pavimenti in mosaico ed erano rivestite di marmi colorati, stucchi, avorio, oro, e affreschi. La tradizione dice che la Sala del trono era coperta da una volta che girava su se stessa giorno e notte, così come nel cielo girano in cerchio il sole, la luna, i pianeti e i segni dello zodiaco: la sala era perciò il simbolo del dominio di Nerone sull'universo.

    La statua colossale dell'imperatore rappresentato come Helios (Sole), alta 35 metri, era nel cortile porticato della villa, e sottolineava questo dominio. Ma anche di questa ricchezza rimane molto poco.

    "Volta dorata" con gli affreschi ancora intatti, acquarello di Francisco de Hollanda, 1538 (El Escorial, Biblioteca) Le architetture e gli affreschi della casa d'oro sono stati riscoperti a partire dalla fine del 1400 grazie ad alcuni pittori che erano penetrati nelle stanze interrate sotto il Colle Oppio e che avevano ormai l'aspetto di grotte: tra di loro c'erano Raffaello e Giovanni da Udine. Gli affreschi, ideati dal pittore romano Fabullo, sono stati importantissimi per lo sviluppo della pittura rinascimentale, in particolare del genere chiamato grottesca (cioè pittura delle "grotte").

    La Domus Aurea ha riaperto al pubblico il 24 giugno 1999 dopo un restauro durato 20 anni; sono visitabili al momento solo 32 stanze delle 150 scavate finora.







    LE TERME DI TRAIANO




    Le terme traiane furono costruite in parte sui resti della Domus Aurea, distrutta da un incendio nel 104 d.C. Per rendere solide le fondamenta fu necessario costruire muri e volte di sostegno e riempire completamente la Domus Aurea di terra. Il complesso termale, contrariamente a quanto riportato da alcune fonti, non fu iniziato da Domiziano: esso è un'opera interamente traianea, cominciata dopo il 104 e inaugurata il 22 Giugno del 109 d.C. Queste date sono confermate dai bolli laterizi. L'architetto fu Apollodoro di Damasco, l'autore del foro di traiano. Il complesso è il primo esempio di "grandi terme" in Roma: esso aggiunge infatti al corpo centrale un grande recinto con l'esedra che sarà imitato dalle successive Terme di Caracalla e soprattutto da quelle di Diocleziano. Le parti ancora esistenti sono: un'esedra e una sala biabsidata. Dell'edificio centrale restano: l'esedra della palestra orientale e l'abside di un'aula del lato sud. Al di sotto dell'edificio, verso il lato occidentale, è conservato un ninfeo forse appartenuto alla Domus Aurea.




    LE TERME DI CARACALLA






    Il più grandioso esempio di terme imperiali, ancora conservato per gran parte delle sue strutture, fu costruito interamente da Caracalla a partire dal 212 d.C., come è stato possibile dimostrare sulla base dei bolli laterizi. In quello stesso anno fu creato un ramo speciale dell'Acqua Marcia, l'Aqua Antoniniana, che oltrepassava la Via Appia sul cosiddetto "arco di Druso", poco prima della porta S. Sebastiano (questo, precedentemente alla porta, costituiva in un certo modo l'ingresso monumentale della città). I lavori dovettero prolungarsi fino al 217 circa. Il recinto esterno (porticus) fu invece opera degli ultimi due imperatori della dinastia dei Severi, Elagabalo e Alessandro Severo. Restauri si devono ad Aureliano, Diocleziano e Teodorico. Apartire dal 537 in seguito al taglio degli acquedotti ad opera di Vitige, le terme cessarono di funzionare. Negli scavi avvenuti in varie epoche, specialmente nel XVI secolo, furono scoperte varie opere d'arte: ricordiamo le tre gigantesche sculture Farnese, il Toro, la Flora e l'Ercole, ora al Museo Nazionale di Napoli; il mosaico con atleti, scoperto nel 1824, e ora nel Museo Lateranense-Vaticano, e le due vasche di granito in piazza Fornese. In questo secolo furono realizzati scavi assai importanti: nel 1901 e nel 1912 furono liberati in parte i sotterranei, lavoro continuato nel 1938, quando si scoprì il grande mitreo. Nella sua più ampia estensione, recinto compreso, l'edificio misurava m. 337x 328 (ma calcolando la sporgenza delle esedre il lato maggiore oltrepassava i 400 metri) e il corpo centrale m. 220x114 (più di 140 con la sala circolare del caldarium). Misure queste che saranno superate solo dalle Terme di Diocleziano. Il recinto esterno, verso nord-ovest, era costituito da un portico, di cui non resta praticamente nulla; esso era preceduto da una serie di concamerazioni su due piani, che sostenevano un lato dell'immenso terrapieno artificiale su cui sorgevano le terme. Sui due lati erano due grandiose esedre (15), che includevano una sala absidata centrale, preceduta da un colonnato e fiancheggiata da due ambienti minori non simmetrici. Sul lato di fondo un'esedra schiacciata (16), a forma di stadio mancante di un lato, munita di gradinate, nascondeva le enormi cisterne: queste erano cosatituite di una duplice fila di ambienti e avevano la capacità di 80.000 metri cubi. Ai lati di essa, due sale absidate erano certamente le biblioteche (solo quella di destra è conservata).



    Una passeggiata sopraelevata seguiva il recinto sul lato interno, per tutta la sua lunghezza, ed era probabilmente porticata (ciò che spiega il nome di porticus che in antico era attribuito a questi ambienti). Lo spazio tra questo e il corpo centrale era occupato dai giardini. Il corpo centrale, la cui pianta è più o meno simile a quella delle altre terme più antiche (in particolare a quelle di Traiano) era accessibile da quattro porte che si aprivano sulla facciata nord-est (l'orientemento è lo stesso di tutti gli altri grandi stabilimenti termali). Due porte si aprivano su vestiboli adiacenti alla natatio (piscina), altre due su ambienti che davano direttamente accesso alle palestre. L'ingresso attuale è quello centrale di destra (1). Da qui sarà opportuno seguire un'itinerario pressapoco equivalente a quello previsto in antico. Dal vestibolo (1) che si apriva sulla natatio (13), verso sinistra, con un portico a quattro colonne, si passava ad un ambiente quadrato (2), fiancheggiato da due stanze per lato, coperte di volte a botte (nella seconda a destra una scala saliva ai piani superiori). Questo complesso è forse l'apodyterium (spogliatoio). Seguiva una delle due grandi palestre (3), simmetricamente disposte sui lati brevi. La parte centrale, un cortile scoperto (lungo m. 50, largo 20) era conclusa su tre lati da un portico di colonne di giallo antico, coperto a volta. Un grande emiciclo si apriva sul portico, tramite sei colonne, mentre, sul lato opposto, non colonnato, erano cinque ambienti (il centrale absidato). Qui aveva inizio il normale percorso di un bagno, con esercizi sportivi vari, che potevano svolgersi sia al riparo che all'aperto. Il pavimento è ancora coperto da notevoli mosaici policromi (nell'emiciclo erano quelli con atleti, ora al Museo Lateranense-Vaticano). Da qui si passava alle sale successive verso sud-ovest (6,7,8), di forma e dimensioni varie, dotata spesso di vasche. In particolare, la stanza rettangolare con due lati curvi (6), aperta verso sud-ovest, poteva essere un laconicum (bagno turco). Si noteranno i piccoli ingressi obliqui, destinati a evitare ogni dispersione di calore. Si arrivava così al caldarium (9) di cui resta in piedi solo una parte. Si trattava di una grande sala circolare, del diamatro di m 34, coperta da una cupola che poggiava su otto poderosi pilastri ( quattro sono conservati, mente degli altri restano poche tracce). Le mura si aprivano arditamente in finestroni, disposti su due piani destinati a ricevere il sole dalla tarda mattinata al tramonto. Al centro doveva essere una vasca circolare, mentre altre sei minori trovavano posto tra un pilone e l'altro. Il percorso finora descritto poteva essere compiuto anche nell'altra metà dell'edificio, perfettamente identica. Dal caldarium in poi, invece, i servizi non erano più sdoppiati, ma unici, sia pur percorribili su due linee parallele. Dopo il bagno di sudore nel laconicum e le abluzioni di acqua calda nel caldarium, si passava in un'ambiente più piccolo, il tepidarium (10), anch'esso fiancheggiato da due vasche. Da questo ambiente temperato, attraverso il salone centrale, la basilica (11) si terminava il bagno nella grande natatio (13). La basilica centrale (11) è, come al solito, l'ambiente più grande: essa misura m 58 per 24, ed è coperta da tre grandi volte a crociera, poggianti su otto pilastri, fronteggiati in origine da altrettante colonne di granito. Al centro dei due ambienti rettangolari, che fiancheggiavano i lati brevi della basilica erano probabilmente collocate le due vasche di granito, ora in piazza Farnese. La natatio (13) era certamente scoperta, e anch'essa decorata con quattro colonne di granito, una delle quali, l'unica superstite, è dal 1563 nella piazza di S. Trinità a Firenze. Notevole è il prospetto architettonico sul rovescio della facciata, con gruppi di nicchie sovrapposte su due piani, tre per ogni intercolumnio, e certamente destinate a contenere statue. Sul lato opposto, al centro, è una nicchia rettangolare, aperta verso la basilica, e fiancheggiata da due vasti emicicli, ove sono ora poggiati quattro grandi capitelli figurati, con rappresentazioni di divinità. La visita potrà essere continuata anche sull'altro lato, che, pur essendo asssolutamenrte simmetrico, è in qualche parte meglio conservato. Grande interesse presentano anche i sotterranei, nei quali erano raccolti i servizi fondamentali delle terme, e che costituivano una vera e propria rete stradale sotterranea. In uno di questi nei pressi dell'esedra di nord-ovest (1), fu installato un mitreo, il più grande di quelli noti a Roma (vi si giunge facendo il giro dall'esteno: un custode accompagna con la chiave). L'ambiente centrale, coperto da una serie di volte a crociera su pilastri, con due grandi banconi laterali, conserva ancora il pavimento a mosaico bianco con fasce nere. Esso è preceduto come al solito da un vestibolo, seguito da due altri ambienti, in uno dei quali si è voluto identificare la stalla per il toro del sacrificio.









    .......varie ricostruzioni............

    domus aurea







    ...visista alla città antica....








    ....colosseo....








    Le terme.....



    Le terme erano delle strutture dotate di bagni caldi e piscine, in cui i cittadini Romani (intorno al I secolo d.C.) trascorrevano il loro tempo libero. Il riscaldamento era assicurato da un sistema di fornaci sotterranee (ipocaustum) inserite tra le fondamenta e il pavimento sopraelevato delle piscine in modo tale che il calore si diffondesse con uniformità nelle vasche piene d’acqua.
    Esistevano due classi di terme, una più povera destinata alla popolazione minuta e una destinata ai ricchi, che erano dei veri e propri monumenti e piccole città all'interno della città.
    Nelle prime l’entrata era gratuita o comunque a prezzi molto ridotti, poiché era uno degli svaghi preferiti dalla popolazione romana, per cui le autorità politiche, per ottenere maggiori consensi popolari, si impegnarono ad assicurare sempre questo servizio ai cittadini.
    Le terme costituivano un punto d’incontro molto frequentato e gran parte del tempo era dedicato alle conversazioni. Attorno a questi spazi principali, si sviluppavano gli spazi accessori: l'apoditerio (spogliatoio), il sudatorio e il laconico (simili ad una sauna), il destrictorio (sala di pulizia), il ginnasio (una sorta di palestra).
    All'interno delle terme più sontuose potevano trovare spazio anche piccoli teatri, biblioteche, sale di studio e addirittura negozi.

    Vista l’alta frequentazione delle terme, per chi vi abitava vicino costituivano una fonte di disturbo quotidiano e ce lo testimonia la seguente lettera, di Lucio Anneo Seneca, vissuto in quei anni, un intellettuale che fu consigliere dell’imperatore Nerone.


    “Che io possa morire, se il silenzio è tanto necessario, come sembra, al raccoglimento e allo studio. Infatti mi circonda da ogni parte un chiasso indiavolato. Ho la sfortuna di abitare proprio sopra le terme: immagina di sentire un vocio, un gridare confuso che ti fa desiderare di essere sordo.
    Sento gli affanni e i sospiri di quelli che si esercitano con gli attrezzi ginnici e si affaticano (o fingono di affaticarsi). Se anche capita uno più pigro, che se ne sta zitto a farsi massaggiare, si sente comunque il battere delle mani del massaggiatore sulle sue spalle. Quando poi arriva uno di quelli che non ce la fanno a giocare a palla senza urlare e incomincia a contare i colpi a voce alta, allora è proprio finita.
    Ci sono poi il litigioso, il ladro che viene colto sul fatto, il chiacchierone, o quello a cui piace sentire la propria voce mentre fa il bagno. Poi c’è il fracasso di quelli che saltano nella piscina. Ma almeno queste voci sono normali: pensa invece al depilatore che richiama i clienti con voce stridula e sta zitto solo quando strappa loro i peli, ma allora urla chi gli sta sotto… Non parliamo poi dei venditori di bibite, di salsicce, di pasticcini e i garzoni delle locande che vanno in giro a vendere la loro merce!”



    Seneca, Lettere a Lucillo









    Nelle commedie di Plauto la frequentazione dei bagni sembra un fatto abituale nella Roma del II secolo a.C. Presumibilmente la costruzione dei primi stabilimenti fu attuata alla fine del III secolo, ad opera di alcuni imprenditori che si ispirarono a precedenti greci. Si spiega in tal modo il nome balneum, dal greco balanèion. All’inizio erano impianti piuttosto modesti ma, poiché offrivano, con una spesa irrisoria, la possibilità di fare un bagno caldo, ebbero un grande successo e, in poco tempo, si moltiplicarono divenendo più comodi e attrezzati. Nel IV secolo d.C. , per esempio, erano presenti a Roma circa mille stabilimenti senza contare le undici terme imperiali, considerate a parte.

    Un momento importante per i bagni fu quello di Agrippa, verso la fine della repubblica. Infatti nell’anno in cui fu edile, rese gratuito l’accesso ai balnea della città e poi, tra il 25 e il 19 a.C., fece costruire il primo edificio termale del nuovo tipo, designato col nome di termæ. Le terme di Agrippa, oggi interamente scomparse, si distinsero dagli altri stabilimenti per le proporzioni, la perfezione degli impianti e la ricchezza dell’ornamentazione e possono essere considerate un esempio che portò alla nascita delle Grandi Terme Imperiali.

    Il passo successivo, e forse decisivo, fu compiuto da Nerone, il quale fece costruire le terme con una planimetria caratterizzata dal coordinamento degli elementi su due assi, che si incrociavano ad angolo retto, con la sequenza degli ambienti essenziali lungo uno dei due assi e la duplicazione degli ambienti minori in posizione simmetrica. Un ulteriore passo in avanti si compì con le terme di Traiano, costruite su una vasta area, aperta e delimitata sui quattro lati da un recinto o peribolo, e dislocate con una migliore posizione rispetto ai punti cardinali. Dopo le terme di Traiano si ebbero solo variazioni e perfezionamenti con le terme di Caracalla e di Diocleziano. Queste furono le più grandi di tutte e le ultime ad essere costruite per le masse. Infatti le terme di Costantino, le ultime realizzate, furono riservate ad una frequentazione di “quartiere”, più limitata e selezionata.





    Nelle terme imperiali, gli ambienti particolarmente curati ai fini del loro decoro in maniera adeguata alla grandiosità delle strutture, più importanti e canonici, cioè richiesti dal succedersi delle diverse fasi del bagno, erano i seguenti:

    * l’apodyterium, lo spogliatoio nel quale il frequentatore romano delle terme riponeva i vestiti; era presente solo in alcuni stabilimenti;
    * il tepidarium, il cui nome non derivava dall’acqua tiepida poiché non era una sala da bagno, era una stanza priva di attrezzature particolari e serviva alla traspirazione del corpo e alla preparazione dello stesso alle temperature elevate del calidarium;
    * il calidarium, una sala calda orientata a sud - ovest per sfruttare il calore dei raggi del sole; si trovava al centro di tutte le stanze calde per conservare il calore di queste e sporgeva dalla costruzione in modo tale che tutto il calore confluisse verso di esso; secondo le indicazioni di Vitruvio aveva una forma rettangolare ed era costituita da due spazi: uno che conteneva l’alveo, ampio bacino destinato al bagno, e l’altro il labrum, conca rotonda al centro della quale zampillava dell’acqua, utilizzata da persone, che si trovavano attorno ad essa, per compiere lavaggi;
    * il frigidarium, l’ambiente più vasto al cui interno si trovavano dei bacini d’acqua come la piscina o la cisterna; di solito si affacciava all’esterno sulla natatio;
    * l’heliocaminus, il luogo destinato alle cure solari e privo di pareti nella zona sud - ovest per ricevere i raggi solari;
    * la palestra, il luogo adibito agli esercizi ginnici e derivato dal ginnasio greco; era costituito da un cortile porticato a pianta quadrata, era formato da vari ambienti quali l’ephebeum nel quale i giovani cominciavano a praticare la ginnastica, il coryceum, forse destinato al gioco della palla o al consumo dei pasti, il conisterium e l’elacothesium dove erano riposti gli unguenti e le polveri dei lottatori;
    * la natatio era una piscina con acqua in equilibrio termico con l’ambiente circostante, nella quale si bagnavano anche coloro che giocavano nella palestra;
    * il laconicum, l’ambiente che serviva per una forte sudorazione del corpo; soprattutto dopo il pasto per aiutare la digestione; in senso stretto era definito laconicum proprio l’apparecchio che serviva a riscaldare l’ambiente.



    E’ importante dire che gli ambienti principali erano disposti in successione verticale, formando il settore centrale, mentre gli ambienti secondari, identici e simmetrici, costituivano due settori laterali. Nel settore centrale si susseguivano la natatio e l’aula basilicale con funzioni di frigidario e infine tepidario e calidario. Per quanto riguarda i settori laterali c’erano l’apodyterium in corrispondenza della natatio, la palestra all’altezza della basilica e infine una serie di scale all’altezza del calidario. L’aula basilicale era in diretta comunicazione con tutti gli altri ambienti, svolgendo così anche la funzione di raccordo e di snodo per le grandi folle che l’edificio doveva gestire. Per mezzo di questa struttura si creava, seguendo le scale, un percorso anulare molto agevole che collegava tutti gli ambienti. L’impianto termale vero e proprio si esauriva generalmente al piano terreno, anche se alcuni ritrovamenti a Caracalla lasciano credere che ci fossero anche ambienti superiori con bagni privati e terrazzi per i bagni di sole (solaria). Il recinto perimetrale era aperto e libero, poiché gli ambienti che conteneva potevano essere di varia natura. Ciò comportava una varietà di forme, orientata comunque verso gli spazi aperti, in contrasto con l’ambiente chiuso delle sale balneari.

    Della struttura generale è da sottolineare l’assenza di facciate, l’utilizzo delle costruzioni a volta e la ricerca dell’equilibrio tra spazi chiusi e aperti tramite la particolare struttura descritta in precedenza. La tecnica costruttiva si basava invece sull’utilizzo di materiali leggeri nella muratura delle volte per ridurne le spinte sul rivestimento degli intradossi con laterizi sottili per risparmiare le centine.




    ...il Pantheon....







    l Pantheon o Chiesa di S.Maria ad Martyres



    La prima cosa che colpisce del Pantheon è la grande iscrizione in latino con lettere di bronzo: M.Agrippa L.F.Cos. Tertium.Fecit ("Marco Agrippa, figlio di Lucio, console per la terza volta, edificò"). In realtà, questa scritta risale alla prima "versione" del Pantheon, quella fatta costruire da Marco Vespasiano Agrippa, genero di Augusto, nel 27 a. C.




    Quello che oggi si vede, invece, è il Pantheon fatto ricostruire completamente da Adriano nel 118-125, che però volle mantenere sulla fronte dell'edificio l'iscrizione originaria alla quale gli studiosi, per molto tempo, non sono riusciti a dare una precisa collocazione cronologica.





    Il tempio dedicato a tutti gli Dei





    Il Pantheon, in greco, è il luogo in cui si riuniscono tutti gli Dei. La funzione che doveva svolgere nell'antica Roma è ancora incerta. Secondo gli storici fu costruito per accogliere le statue di molte divinità della Roma pagana, ma il nome può derivare anche dal fatto che la cupola richiamava la volta celeste. Quasi sicuramente Agrippa ne voleva fare un tempio dedicato al culto degli dei protettori della famiglia Giulia, in particolare Marte e Venere.





    Storia del Pantheon





    Quando l'Impero cadde il Pantheon fu abbandonato fino a quando l'imperatore di Bisanzio, Foca, lo cedette nel 608 a Bonifacio IV che lo consacrò alla Madonna e a tutti i martiri. Successivamente ebbe anche la funzione di fortilizio e nel 1652 Urbano VIII Barberini eliminò il rivestimento bronzeo delle travi del portico dalle quali ottenne 80 cannoni designati a Castel Sant'Angelo e le quattro colonne tortili del baldacchino di S. Pietro. Quando fu proclamata l'Unità il Pantheon ebbe la funzione di sacrario dei re d'Italia e i successivi restauri eliminarono le cancellate del pronao e le famose "orecchie d'asino", i campanili aggiunti da Gian Lorenzo Bernini.








    La struttura del Pantheon



    Quello che stupisce il visitatore del Pantheon è il contrasto tra il (Pronao) l'ingresso squadrato, tipico dei templi, e l'immenso spazio tondeggiante dell'interno, tipico di strutture che nell'Antica Roma avevano una funzione termale. L'imponente pronao, oltre il quale si aprono il portale e due nicchie designate probabilmente alle statue di Augusto e di Agrippa, è ornato da 16 colonne granitiche alte 13 metri grigie e rosa. I muri della rotonda, doppi m 6.2, sono in laterizio e la cupola, la più grande mai costruita in muratura, è in conglomerato. La cupola è una delle meraviglie delle costruzioni di tutti i tempi: un vero gioiello di tecnologia che ha retto a 2000 anni di terremoti. La cupola in calcestruzzo, infatti, venne costruita seguendo una tecnica d'avanguardia che usava materiali sempre più leggeri mentre dal basso ci si spostava verso l'alto. Gli architetti usarono un conglomerato particolarmente leggero (opus caementicium) formato da malta e da scaglie di travertino, sostituite man mano che si sale da lapilli e pietra pomice. Sotto alle pietre c'è una stuttura di legno a cui bisogna aggiungere molti archi di scarico su cui si distribuisce il peso.





    L'interno del Pantheon



    All'interno del Pantheon vi sono sette nicchioni semicircolari e rettangolari immessi da coppie di colonne scanalate in giallo antico e pavonazzetto intervallati da edicole con colonnine che sostengono timpani; vi è poi un'ottava nicchia, sovrastata da un arco, che è situata di fronte all'ingresso. Nella volta che è ornata da cinque ordini di cassettoni, l'unica fonte di luce naturale è l'occhio orlato di bronzo di 9 metri e il pavimento è in gran parte originario con motivi a quadrati e cerchIn quasi tutte le nicchie c'è qualcosa da ammirare: nella prima vi è l'affresco "Annunciazione" ad opera di Melozzo da Forlì, nella seconda vi è la tomba di Vittorio Emanuele II pensata da Manfredo Manfredi, nella sesta ci sono i sepolcri di Umberto I e di Margherita di Savoia, nella settima, detta dei Virtuosi del Pantheon, ci sono le epigrafi funebri di Flaminio Vacca, Taddeo Zuccari e Perin del Vaga. All'interno del Pantheon vi è anche la tomba di Raffaello posta sotto la Madonna del Sasso di Lorenzetto.







    Curiosità sul Pantheon



    Si dice che nel Pantheon non piova mai, anche se c'è l'immenso oculo da cui dovrebbe entrare l'acqua. In realtà, nel Pantheon piove come in tutte le case in cui manca un tetto. Non a caso, al centro del pavimento, proprio sotto l'oculo, ci sono dei canali di scolo che raccolgono la pioggia. Il Pantheon è l'edificio di Roma più imitato nel mondo.








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    LE FONTANE DI ROMA....FONTANA DEI FIUMI.............image

    FONTANA DELLE NAIADI.............image

    FONTANA DEI FIUMI...image

    image-------FONTANA BARCACCIA...

    imageFONTANA DEL NETTUNO...

    imageFONTANA DEI TRITONI

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  3. tomiva57
     
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    grande claudio !!!
    mi è sembrato di rifare il mio itinerario romano ..grazie :mb12.gif: :TOMMY175.gif:
     
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2 replies since 29/11/2010, 14:28   6729 views
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