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I vestiti dei romani
L'abbigliamento romano ha avuto in mille anni mutamenti dovuti a situazioni economiche politiche culturali e ad influssi provenienti da altre popolazioni. Le regole molto rigide a partire dalla tarda età repubblicana, con l'emanazione di particolari leggi per frenare l'uso di articoli di lusso e alla loro importazione, specie dall'oriente, non fermavano i romani, ad acquisti sempre più ricercati e lussuosi. Durante il periodo repubblicano, i conservatori riportavano compiaciuti l'austerità e la sobrietà del l'abbigliamento confezionato dalle matrone e loro collaboratrici, solo ed esclusivamente in seno al nucleo familiare. Plinio il Vecchio diceva: -... oggi si vanno a comprare i vestiti di seta in Cina, si vanno a pescare le perle in fondo al Mar Rosso, a trovare nelle viscere della Terra gli smeraldi, oggi addirittura si è inventati di bucarsi il lobo delle orecchie: non bastava portare i gioielli nelle mani, sul collo o fra i capelli, dovevano essere conficcati anche nel corpo". I romani attribuivano un fortissimo valore simbolico all'abito che dimostrava età, rango e status di chi li indossava. Augusto, massimo restauratore di antichi valori si occupò anche di abbigliamento e desiderò che la toga diventasse una specie di divisa di stato. Descriviamo gli abbigliamenti conosciuti sia maschili che femminili, possibilmente secondo una conseguenza cronologica. Gli abbigliamenti si confezionavano con fibre vegetali (cotone, lino, canapa), con fibre animali (lana, seta), per ultimo con pelli e cuoio, in qualche occasione facevano uso di pelliccie animali. Iniziamo quindi la descrizione dei tipi di abbigliamenti seguendo un certo ordine.
UOMINI
A contatto del corpo nudo gli uomini usavano il subligar o cintus o campestre un semplice indumento che copriva il basso ventre. Questo capo di vestiario in uso per diverso tempo fu sostituito dalla tunica interior o subacula o strictoria, una semplice camiciola a contatto con la pelle. Sopra a questo primo indumento si posizionava la tunica che era realizzata con due pezzi di stoffa di cotone o lana cuciti insieme, in modo che quello della parte davanti arrivasse alle ginocchia e quello di dietro ai polpacci, una cinta tratteneva ai fianchi questi due lembi. Era necessario che la tunica non fosse troppo lunga e sempre tenuta stretta da una cintura. Nel terzo secolo dopo Cristo, venne di moda l'uso di larghe maniche sino ai polsi, ma qualcuno parlò di moda effeminata. Il tipo più elaborato di queste tuniche era la Dalmatica, che diversi portavano al posto della toga, realizzata in lino, lana o seta. Questo indumento veniva usato anche dai sacerdoti del rito Cristiano o Mitraico, qualche volta veniva usato anche senza maniche, e in questo caso prendeva il nome di Colubium. Nel terzo secolo d.C. iniziò la moda dei pantaloni aderenti alle gambe e lunghi sino ai piedi.
TOGA
La tunica palmata era una tunica speciale, ornata di ricami a forma di foglia di palma, che veniva indossata dai trionfatori. Il clavus, era un ornamento della tunica o della toga consistente in una lunga striscia normalmente colorata di porpora, con disegni diversi a seconda del rango di appartenenza, latus clavus (senatori), angustus clavus (cavalieri), ecc.... Ma l'abbigliamento più importante, più classico, che si usava in tutti i riti, cerimonie e ricorrenze importanti era la toga. La toga, era normalmente realizzata in lana, quindi abbastanza pesante, costituita in un unico pezzo a forma di mezzo cerchio schiacciato con il diametro che poteva raggiungere anche i 5 metri di lunghezza. Chiaramente questo indumento era meno usato in provincia e non si usava affatto in campagna o nelle mura della propria casa. La toga era in sostanza l'abbigliamento ufficiale per tutti coloro che svolgevano attività importanti di qualsiasi tipo e genere, a partire dal magistrato, dal politico, dall'uomo ricco e influente ecc... Indossare la toga era un'operazione abbastanza lunga e complessa e difficilmente risolvibile da soli. Era uno schiavo (vestiplicus), sin dalla sera precedente, ne disponeva le pieghe per rendere più semplice il lavoro nel giorno successivo. Il togato che si presentava ad un comizio politico, doveva indossare una toga bianchissima (resa così bianca da un bagno in calce liquida), che doveva rendere l'immagine di una persona pulita, candida (donde il nome di candidato). I ragazzi, portavano la toga pretesta bordata di porpora sino all'età di 17 anni, subito dopo potevano finalmente indossare la toga virilis e fare il primo ingresso nel foro con un rito importante che testimoniava il passaggio dalla adolescenza alla maturità. I trionfatori sfoggiavano un abito particolare di origine Etrusca, la toga purpurea indossata sopra la toga palmata, dal terzo secolo a. C. la toga purpurea, fu sostituita dalla toga picta con ricche decorazioni ricamate. Nell'esercito si portava il paludamentum, un mantello simile alla clamide greca riservato ai gradi più alti, altri mantelli come il sagum e la poenula per quelli più bassi. I militari contribuirono a diffondere un mantello di origine Gallica, talvolta usato anche con i pantaloni delle popolazioni celtiche e germaniche, chiamata palla gallica o caracalla, prediletto dall'imperatore Marco Aurelio Antonino Bassiano, passato alla storia con il soprannome di Caracalla.
TOGA PURPUREA
DONNE
Le donne usavano come biancheria intima delle mutandine (subligar), ed una specie di fascia per reggere il seno (fascia subligaris o mammillare), sopra indossavano la tunica interior lunga sino ai piedi. Sopra la tunica si posizionava la stola che è l'abito nazionale come la toga per i maschi adulti. La stola era stretta alla vita da una cintura che poteva ripetersi anche sotto il seno. Nella Roma primitiva uomini e donne vestivano allo stesso modo, ma ben presto l'abito femminile si differenziò da quello maschile. La differenza era anche nei colori vivaci e talvolta nei ricami. Le donne romane delle classi alte, dovevano risultare piuttosto vistose se si considerano oltre agli abiti i molti gioielli, il trucco e le sontuose e costruite acconciature che prediligevano (era molto di moda la parrucca bionda realizzata con capelli di donna nordica). Sopra la stola a seconda della stagione si usavano le sopravvesti, tra queste ricordiamo in età repubblicana il ricinum, un semplice mantello quadrato che copriva le spalle ed il capo, e la palla, un comune mantello che poteva anche avere un cappuccio per il capo. Con il terzo secolo anche per le donne come per gli uomini vennero di moda tuniche fino ai piedi con lunghe maniche, di tessuti ricercati da portare anche senza cintura (tunica talaris o dalmatica).
Piazza Navona
Ponte Vittorio Emanuele II
Roma - Castel Sant'Angelo... 2 foto in notturno...Colosseo
originariamente conosciuto come Anfiteatro Flavio o semplicemente come Amphitheatrum, è il più famoso anfiteatro romano, ed è situato nel centro della città di Roma. In grado di contenere fino a 50.000 spettatori, è il più grande e importante anfiteatro romano, nonché il più imponente monumento della Roma antica che sia giunto fino a noi.
L'anfiteatro fu edificato su un'area al limite orientale del Foro Romano. La sua costruzione fu iniziata da Vespasiano nel 72 d.C. e fu inaugurato da Tito nell'80 d.C., con ulteriori modifiche apportate durante il regno di Domiziano. Non più in uso dopo il VI secolo, l'enorme struttura venne variamente riutilizzata nei secoli, anche come cava di materiale. Il nome "Colosseo", che deriva dalla vicina statua del Colosso del Dio Sole (adattamento del Colosso di Nerone), si diffuse solo nel medioevo. Ben presto l'edificio divenne simbolo della città imperiale, espressione di un'ideologia in cui la volontà celebrativa giunge a definire modelli per lo svago del popolo. Oggi è un simbolo della città e una delle sue maggiori attrazioni turistiche. Era usato per gli spettacoli gladiatòri e altre manifestazioni pubbliche (spettacoli di caccia, rievocazioni di battaglie famose, e drammi basati sulla mitologia classica). Esprime con chiarezza le concezioni architettoniche e costruttive romane della prima Età imperiale, basate rispettivamente sulla linea curva e avvolgente offerta dalla pianta ellittica e sulla complessità dei sistemi costruttivi. Archi e volte sono concatenati tra loro in un serrato rapporto strutturale. L'edificio forma un'ellisse di 527 m di circonferenza, con assi che misurano 187,5 m per 156,5 m. L'arena all'interno misura 86 m per 54 m, con una superficie di 3.357 m². L'altezza attuale raggiunge i 48,5 m, ma originariamente arrivava ai 52 m. Il Colosseo, come tutto il centro storico di Roma, è stato inserito nella lista dei Patrimoni dell'umanità dall'UNESCO nel 1980. Nel 2007 il complesso è stato anche inserito fra le Sette meraviglie del mondo moderno nell'ambito di un controverso concorso.ECCO IL COLOSSEO E ROMA ANTICA IN UNA RICOSTRUZUIONE ESEGUITA CON UN PLASTICO ...
Roma vista dal "Cupolone"....
Origini dell'attuale nome
Nelle vicinanze era presente una statua colossale di Nerone in bronzo, dalla quale deriva il nome Colosseo, attestato a partire dal Medioevo e legato anche alle dimensioni colossali dell'edificio. Dopo l'uccisione di Nerone, la statua venne rimodellata per raffigurare Sol Invictus, il dio Sole, aggiungendo intorno alla testa i raggi della corona solare. Il Colosso venne quindi spostato dalla sua originale collocazione, l'atrio della Domus Aurea per far posto al tempio di Venere e Roma sotto Adriano, nel 126. Il sito del basamento della statua colossale dopo lo spostamento è attualmente segnato da un moderno basamento in tufo. Tuttavia la colossale statua di Nerone venne abbattuta in età imperiale ed è difficile che se ne serbasse il ricordo nel VI secolo. Il bolognese Armannino Giudice, nel XIV secolo sosteneva che il Colosseo fosse il principale luogo pagano del mondo. Secondo la sua interpretazione «il Colosseo era diventato la sede di alcune sette di maghi ed adoratori del demonio. A chi si avvicinava veniva chiesto: "Colis Eum?" (cioè adori lui?, intendendo il diavolo) a cui bisognava rispondere "Ego Colo"». Il papa Benedetto XIV fece esorcizzare il Colosseo e lo consacrò alla memoria della passione di Cristo e di tutti i santi.
Giochi
Il Colosseo ospitava i giochi dell'anfiteatro, che comprendevano: lotte tra animali (venationes), l'uccisione di condannati da parte di animali feroci o altri tipi di esecuzioni (noxii), e i combattimenti tra gladiatori (munera). Per l'inaugurazione dell'edificio, l'imperatore Tito diede dei giochi che durarono tre mesi, durante i quali morirono circa 2.000 gladiatori e 9.000 animali. Per celebrare il trionfo di Traiano sui Daci vi combatterono 10.000 gladiatori. Gli ultimi combattimenti tra gladiatori sono testimoniati nel 437, ma l'anfiteatro fu ancora utilizzato per le venationes (uccisione di animali) fino al regno di Teodorico il Grande: le ultime vennero organizzate nel 519, in occasione del consolato di Eutarico (genero di Teodorico), e nel 523, per il consolato di Anicio Massimo.
Colosseo ripreso dalla terrazza del Campidoglio...
A pochi metri di distanza dal Colosseo ... ecco un'altro monumento, un altro pezzo della storia del mondo ...
Arco di Costantino
è un arco trionfale a tre fornici (con un passaggio centrale affiancato da due passaggi laterali più piccoli), situato a Roma, a breve distanza dal Colosseo. Oltre alla notevole importanza storica come monumento, l'Arco può essere considerato come un vero e proprio museo di scultura romana ufficiale, straordinario per ricchezza e importanza.
Storia
L'arco fu dedicato dal senato per commemorare la vittoria dell'imperatore romano Costantino I contro Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio (28 ottobre del 312) e inaugurato ufficialmente nel 315 (nei decennalia dell'imperatore, cioè l'anniversario dei dieci anni di potere) o nel 325 (vicennalia). La collocazione, tra il Palatino e il Celio, era sull'antico percorso dei trionfi. L'arco è uno dei tre archi trionfali sopravvissuti a Roma: gli altri due sono l'arco di Tito (81-90 circa) e l'arco di Settimio Severo (202-203). L'arco, come anche quello di Tito, è quasi del tutto ignorato dalle fonti letterarie antiche e le informazioni che si conoscono derivano in gran parte dalla lunga iscrizione di dedica, ripetuta su ciascuna faccia principale dell'attico. All'epoca della costruzione dell'arco, Costantino non aveva ancora "ufficializzato" la simpatia verso il Cristianesimo, nonostante la tradizione agiografica dell'apparizione della Croce durante la battaglia di Ponte Milvio; l'imperatore, che aveva dato libertà di culto alle popolazioni dell'Impero Romano nel 313, partecipò solo nel 325 al concilio di Nicea. Nonostante la discussa frase instinctu divinitatis ("per ispirazione divina") sull'iscrizione (vedi sotto), è verosimile che all'epoca Costantino mantenesse perlomeno una certa equidistanza tra le religioni, anche per ragioni di interesse politico. Tra i rilievi dell'arco sono infatti presenti scene di sacrificio a diverse divinità pagane (nei tondi adrianei) e busti di divinità sono presenti anche nei passaggi laterali, mentre altre divinità pagane erano raffigurate sulle chiavi dell'arco. Significativamente però, tra i pannelli riciclati da un monumento dell'epoca di Marco Aurelio, vennero tralasciati nel reimpiego proprio quelli che si riferiscono al trionfo e al sacrificio capitolino (che oggi sono ai Musei Capitolini), raffiguranti quindi la più alta cerimonia della religione di stato pagana. Nel 1530 Lorenzino de' Medici venne cacciato da Roma per aver tagliato per divertimento le teste sui rilievi dell'arco, che vennero in parte reintegrate nel XVIII secolo.
L'arco di Costantino e alle spalle il Colosseo
Romolo e Remo - dipinto di Pieter Paul Rubens
Il ratto delle Sabine - dipinto di Jacques-Louis DavidLe iscrizioni
Al centro dei due lati dell'attico è presente la seguente iscrizione:
« IMP(eratori) · CAES(ari) · FL(avio) · CONSTANTINO · MAXIMO · P(io) · F(elici) · AVGUSTO · S(enatus) · P(opulus) · Q(ue) · R(omanus) · QVOD · INSTINCTV · DIVINITATIS · MENTIS · MAGNITVDINE · CVM · EXERCITV · SVO · TAM · DE · TYRANNO · QVAM · DE · OMNI · EIVS · FACTIONE · VNO · TEMPORE · IVSTIS · REM-PUBLICAM · VLTVS · EST · ARMIS · ARCVM · TRIVMPHIS · INSIGNEM · DICAVIT · »
« All'imperatore Cesare Flavio Costantino Massimo, Pio, Felice, Augusto, il Senato e il popolo romano, poiché per ispirazione della divinità e per la grandezza del suo spirito con il suo esercito vendicò ad un tempo lo stato su un tiranno e su tutta la sua fazione con giuste armi, dedicarono questo arco insigne per trionfi. »
Roma arco di Costantino - Colosseo
La foto si sofferma su un particolare dei cosiddetti Tondi Adrianei,otto rilievi circolari dell'epoca dell'imperatore Adriano di oltre 2 m di altezza sono collocati al di sopra dei fornici laterali, sulle due facciate.
In questi giorni stiamo postando immagini di Roma ... racconti di storia e di miti ... ma ci sono come sempre cose che travalicano la storia perchè raccontano meglio di ogni libro le cose ... ci sono carezze che restano impresse e che nessun tomo potrà mai raccontare allo stesso modo ... sono i racconti di vita vissuta che tracciano linee indelebili nella memoria e che commuovono più di ogni altra immagine ... poco fa ho ricevuto da un nostro comune amico, Rino, un racconto di vita vissuta che meglio di ogni altra parola o immagine può testimoniare le bellezze che raccontiamo ... su sua autorizzazione rendo noto anche a voi il suo racconto ... sono certo commuoverà anche voi come ha fatto con me ... RINO SEI UNA PERSONA SPECIALE, I TUOI RACCONTI, QUESTO NON E' IL PRIMO, SONO IMMAGINI FORTI E NITIDE CHE CAREZZANO E SCALDANO L'ANIMA ... GRAZIE DI VERO CUORE ... TI VOGLIO BENE AMICO MIO ...
Claudio
Ciao Claudio,
permettimi di inviarti un mp per renderti partecipe di una esperienza vissuta nella Capitale che stiamo visitando con la nostra mongolgiera, esperienza dovuta al mio lavoro avendo operato in un commissariato di polizia distante dal Colosseo circa 150 metri e conseguentemente sia il Monumento che quasi tutta l'area archeologica erano compresi nella giurisdizione dell'Ufficio e per tale motivo, per ragioni di servizio. da me "visitati" anche quei luoghi non accessibili ai turisti Incomincio a parlere del Colosseo, questo monumento inzialmente da me "odiato", per via delle innumerevoli persone che vi salivano per protestare per qualsiasi motivo, dalla licenza di venditore ambulante non concessa dal Comune alla famiglia sfrattata che non riusciva ad avere casa; qeste persone arrivavano fino all'ultimo cornicione con grave pericolo della loro incolumità fisica per cui ero costretto a reggiungerli per dissuaderli da propositi suicidi (per la verità non ho mai creduto a tali propositi e lo facevano solo per pubblicizzare un loro disagio). Voglio sottolineare una cosa, mi domando, come facevano gli antichi romani a salire quelle scale tanto ripide e disconnesse che al confronto scalare una montagna era una bazzecola? ... e questo non faceva altro che aumentare la mia avversione verso il monumento. Fino a quando...Fino a quando in un tardo pomeriggio di diversi anni orsono, forse 20,nell'ennesima segnalazione del solito "pierino" che era salito sul cornicione (sembra una maledizione ma ciò accedeva sempre quando ero di turno in ufficio) lo raggiungo per la solita prassi dell'identificazione e della persuasione a scendere. Mi fermo per ammirare la Città dall'alto e.... visione. In un cielo sgombro da nuvole con il sole vicino al tramonto che dipingeva di rosso tutti i monumenti della Città dal Vittoriano alla Cupola di San Pietro, dalla Chiesa di Piazza del Popolo alla Sinagoga, tutto era uno spettacolo da mozzare il fiato. Mi metto a contemplare lo spettacolo come se fossi dentro in un'altra dimensione constatando, cosa mai accertata prima, che da lassù tutto era silenzio perfino i rumori del traffico giungevano molto attenuati come se la stessa città avesse un sacrale rispetto del Monumento. Ero lì immobile quando vengo sollecitato dall'Agente per far ritorno in Ufficio per le dovute pratiche, ebbene da quel momento ho visto il Colosseo e la stessa Città con occhi diversi e piano piano ho iniziato ad apprezzare i tesori inestimabili di questo monumento vivente che è Roma sollecitato dal fatto che, per motivi di servizio, ho stretto amiciazia con soprintendente ai monumenti e all'antichità di Roma che spesse volte mi ha fatto da cicerone spiegandomi il significato anche di una pietra che sembrava posta lì casualmente. Sono tanti gli episodi che mi hanno fatto innamorare di questa Città ma uno voglio narrarlo brevemente. In pieno periodo del terrorismo ove ogni piccolo fruscio di una foglia presagiva un temporale, vengo chiamato all'una di notte per due persone sorprese, in una piazza dell'Aventino, dentro un tombino. Sul posto apprendo che erano due studenti universitari che stavano preparando una tesi su alcune figure di mosaico del'antichità per cui avevano chiesto al Conune di accedere lì sotto per studiare dal vivo l'opera, permesso che è stato regolarmente negato per cui avevano pensato bene di farlo nottetempo con l'errata coinvinzione di non essere notati. Per mera curiosità scendo nel tombino a circa 6 o 7 metri e...meraviglie delle meraviglie, con la torcia elettrica in una stanza di circa 8 mtri quadri nella parete sinistra vi era una scena di caccia a mosaico il cui colore predominante era il celeste, mosaico che sembrava essere stato fatto da poco per quanto era stato ben conservato. La cosa che mi ha sorpreso e meraviglato direi, è che in superficie passavano macchine e pedoni senza sapere che stavano passando sopra un tesoro inestimabile il cui accesso era un semplice tombino come quello del gas o dell'acea e il mio pimo pensiero è stato quello di chissà quanti altri tesori analoghi vi erano nel sottosuolo di Roma le cui conoscenze erano riservate solo a pochi. Per la cronaca, sebbene i miei diretti superiori erano del parere ad essere denunciati ,ho rilaciato i due ragazzi senza fare loro alcun male dopo aver constatato la loro buona fede.Rino
UN PÒ CASA MIA.................
COLOSSEO..E GLADIATORI...ROMANI
I gladiatori romani, il cui nome deriva dall'antica spada romana "gladius", erano per la maggior parte prigionieri di guerra, schiavi o condannati a morte. Agli spettacoli, tuttavia, partecipavano anche uomini liberi attratti dalle ricompense e dalla gloria, ma chiunque scegliesse di diventare gladiatore automaticamente veniva considerato "infamis" per la legge.
Si suppone che gli spettacoli gladiatorii abbiano origine da lontane cerimonie funebri celebrate con il sacrificio umano per calmare l'ira degli Dei infernali e l'inquietudine dei morti. I lottatori seguivano un duro addestramento nelle scuole fondate da Nerone e da Cesare nelle quali venivano sottoposti a torture ed un ordine imposto con l'uso reiterato delle punizioni corporali con il fuoco e la frusta. La disciplina era dura, con regole ferree e con pene severe in modo da far diventare i gladiatori romani delle vere e proprie macchine da combattimento.
Al termine del periodo di addestramento tutti i gladiatori venivano raggruppati in "compagnie" di proprietà esclusiva dell'imperatore. Le sfide iniziavano con una parata dove i gladiatori entravano in scena su carri o a piedi seguiti da un gruppo di suonatori; giunti sotto la tribuna dell'imperatore, lo salutavano con le parole "Ave cesare morituri te salutant" ("Ave o Cesare, coloro che si apprestano a morire ti salutano"), poi si dirigevano verso l'organizzatore dei giochi il quale esaminava le armi che erano diverse in base alla categoria del lottatore.
I "retiarii", ispirati al Dio Tritone, lottavano seminudi armati di una rete, un tridente ed un pugnale; i "mirmilloni" invece avevano un elmo, uno scudo ed erano armati di una falce, i gladiatori, che facevano parte della categoria dei "sanniti" indossavano un elmo munito di creste una forte armatura ed impugnavano un giavellotto. I duellanti che venivano scelti erano di categoria diversa in modo da rendere più avvincente lo spettacolo; da alcune cronache del tempo infatti sembra addirittura che l'imperatore Nerone, per onorare il re di Armenia, Tiridate, fece combattere un nano contro una donna.
A volte gli attacchi, dopo aver reso le armi inoffensive, erano solamente simulati ma nella maggior parte dei casi i combattimenti erano duri e sanguinosi e si concludevano con la morte di uno dei gladiatori. Se il gladiatore sconfitto rimaneva ferito poteva chiedere la grazia alzando il braccio, allora il pubblico invocava la salvezza o la morte presso l'autorità presente sul palco imperiale, mostrando il pollice rivolto verso il basso, o sventolando un fazzoletto bianco. I gladiatori uccisi, prima di essere portati via, venivano avvicinati da due schiavi travestiti da Caronte e da Ermete Psicopompo: uno ne verificava il decesso toccandoli con un ferro rovente, l'altro, eventualmente, dava loro il colpo finale facendo poi segno ai "libitinarii" di portar via il corpo trascinandolo sull'arena con un uncino.
I vincitori venivano premiati con palme d'oro, denaro e dall'immensa popolarità conseguita soprattutto tra le donne; se il gladiatore vincitore era uno schiavo, dopo dieci vittorie, che venivano segnate su un collare di metallo, gli era resa la libertà; egli allora poteva decidere se continuare a combattere per soldi o intraprendere altre attività come ad esempio l'istruttore nelle scuole per gladiatori.
Un altro gioco molto amato dal pubblico erano le "venationes" dove i gladiatori lottavano contro belve feroci come elefanti, ippopotami, leoni, tori, tigri, pantere, e leopardi. Le cacce potevano consistere anche in una sfida fra uno o più animali contemporaneamente, oppure essere prese a pretesto per le esecuzioni capitali, quando i condannati venivano introdotti nell'arena senza alcuna difesa insieme alle fiere.
Erano molto apprezzate anche le "naumachie", che consistevano in finte battaglie navali, ma essendo molto costose per le spese relative all'armamento delle imbarcazioni, venivano organizzate raramente. Di tanto in tanto scendevano in scena, anche se la legge lo proibiva, le donne ed esponenti delle classi più elevate, ma costoro ovviamente non convivevano con gli altri gladiatori e non combattevano fino alla morte.
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Foro Romano
(Forum Romanum, sebbene i Romani si riferissero ad esso più spesso come Forum Magnum o semplicemente Forum) era situato nella valle compresa tra il Palatino ed il Campidoglio e costituì il centro commerciale, religioso e politico della città di Roma.
Origini
La valle del Foro, paludosa e inospitale, venne utilizzata tra X e VII secolo a.C. come necropoli dei primi villaggi stanziati sulle colline circostanti. Secondo lo storico Tacito la piana del Foro come pure il vicino colle del Campidoglio furono aggiunti alla Roma quadrata (Palatino) di Romolo da Tito Tazio. Solamente verso il 600 a.C., ad opera del re etrusco Tarquinio Prisco, venne drenata con la costruzione della Cloaca Massima e ricevette una pavimentazione in tufo; la piazza di forma rettangolare nacque come luogo di mercato oltre che per lo svolgimento della vita politica e giudiziaria, in un punto centrale della città verso cui convergevano molte importanti strade, la più importante delle quali era la Via Sacra, che correva dalle pendici del Campidoglio fino all'Arco di Tito.
Pianta del Foro Romano del 1904
Il Foro Romano visto dal Palatino con indicazione degli edifici intorno alla piazza
La Piramide Caio Cestio
Fu costruita tra il 18 e il 12 a.C. come tomba per Gaio Cestio Epulone, un membro dei Septemviri Epulonum; è in calcestruzzo, con cortina di mattoni e copertura di lastre di marmo bianco di Carrara; è alta 36,40 metri con una base quadrata di circa 30 metri di lato e si leva su una piattaforma di cementizio.
Nonostante la montagna di calcestruzzo, la piramide fu costruita in soli 330 giorni, forse anche meno. Infatti Caio Cestio nel testamento dispose espressamente che gli eredi gli innalzassero il sepolcro piramidale entro tale termine, pena la perdita della ricca eredità, come ricorda l’iscrizione scolpita sul fianco orientale del monumento: opus absolutum ex testamento diebus CCCXXX, arbitratu (L.) Ponti P. f. Cla (udia tribu), Melae heredis et Pothi l(iberti). Gli eredi si affrettarono ad eseguire la disposizione testamentaria, tanto che, sembra, completarono la costruzione della piramide con qualche giorno di anticipo.
All'interno di questa montagna di calcestruzzo vi è un'unica camera sepolcrale, di 5,95 x 4,10 ed alta 4,80 metri, la cui cubatura costituisce poco più dell'1% del volume complessivo del monumento. Su entrambi i lati verso oriente e verso occidente, a due terzi dell'altezza, è incisa nel rivestimento l'iscrizione che registra il nome e titoli di Cestio; sul solo lato orientale soltanto, a circa un terzo dell'altezza, sono descritte le circostanze della costruzione del monumento.
La Piramide Cestia dal prato del Cimitero acattolico
Una comparazione della forma con le Piramidi di Giza rivela che la resistenza strutturale del calcestruzzo ha permesso di costruire la piramide romana ad un angolo molto più acuto di quelle dell'Egitto. La forma più slanciata ha permesso che la Piramide Cestia raggiungesse un'altezza maggiore con la stessa quantità di materiale.
Il monumento era posto lungo la Via Ostiense, era circondato da una recinzione in blocchi di tufo, oggi parzialmente in vista, aveva 4 colonne agli angoli (di cui sono state rialzate quelle dal lato opposto dell'Ostiense) e due statue del defunto ai lati della porta.
La camera sepolcrale con volta a botte - originariamente murata al momento della sepoltura, come nelle piramidi egizie - è dipinta in bianco, con sottili cornici e figure decorative (sacerdotesse ed anfore alle pareti, 4 figure di Nike sulla volta) di stile pompeiano. È relativamente ben conservata, ma completamente nuda, e sulla parete di fondo, dove doveva esserci il ritratto del defunto, ora c'è un buco, praticato da scavatori alla ricerca di tesori.Basilica Emilia
(latino: Basilica Aemilia) è una basilica civile, edificata nel Foro Romano dell'antica Roma. La basilica, sebbene pervenutaci solo in forma di rovine, è l'unica sopravvissuta della stagione repubblicana a Roma, essendo completamente scomparse la basilica Porcia (la più antica), la Basilica Sempronia e la basilica Opimia. Nonostante ciò l'aspetto odierno è influenzato dai numerosi restauri e rifacimenti di epoca imperiale.
La moneta del 61 a.C. di Marco Emilio Lepido con raffigurazione dell'interno[1] della Basilica Emilia coi clipei al primo piano aggiunti dal padre (dal volume Christian Hülsen, "Il Foro Romano - Storia e Monumenti" del 1905)
IL SIMBOLO PRINCIPALE DI ROMA....
IL VITTORIANOArco di Settimio Severo
La costruzione dell'Arco di Settimio Severo risale al 203 d.C., come si ricava dall'iscrizione, per celebrare i primi 10 anni del suo impero. I rilievi, molto erosi, celebrano le vittorie dell'imperatore in Partia (attuali Iraq e Iran) e in Arabia. Si tratta di un arco a tre fornici, alto metri 20,88, largo 23,27 e profondo 11,20. Ai fornici laterali si accedeva tramite brevi scalinate, mentre il passaggio centrale era forse attraversato da una strada, ora scomparsa, che correva a livello più alto di quella attuale, di età augustea. Entrambi i lati dell'attico (all'interno del quale vi sono quattro vani), riportano la medesima iscrizione con la dedica a Settimio Severo e a Caracalla: "All'Imperatore Cesare Lucio Settimio Severo, figlio di Marco, Pio, Pertinace, Augusto, padre della patria, Partico, Arabico e Partico Adiabenico, Pontefice Massimo, rivestito della potestà tribunizia per l'undicesima volta, acclamato imperatore per l'undicesima volta, console per la terza volta, proconsole; e all'Imperatore Cesare Marco Aurelio Antonino, figlio di Lucio, Augusto, Pio, Felice, rivestito della potestà tribunizia per la sesta volta, console, proconsole, padre della patria, di ottimi e fortissimi principi, per aver salvato lo stato e ampliato il dominio del popolo romano e per le loro insigni virtù, in patria e all'estero, il Senato e il Popolo Romano". La quarta riga mostra chiaramente tracce di rielaborazione: si nota infatti che una serie di fori, destinati a sostenere le lettere di bronzo, non coincidono con le lettere attuali. Al posto della scritta OPTIMIS FORTISSIMISQUE PRINCIPIBUS (di ottimi e fortissimi principi) è stato così possibile leggere P. Septimio Getae nob. Caesari, cioè la dedica all'altro figlio di Settimio Severo, Geta: originariamente l'iscrizione era dedicata a Settimio e ai suoi due figli, Caracalla e Geta, ma, dopo la morte di Settimio, Caracalla fece assassinare Geta e cancellare il suo nome da tutti i monumenti pubblici. L'arco, di travertino e mattoni, è interamente rivestito di marmo. La superficie è animata da quattro colonne composite per facciata, poggianti su alte basi. La decorazione, ricchissima, comprende: due figure di Marte nelle chiavi del fornice centrale (nella foto a sinistra); sopra l'archivolto Vittorie con trofei (anche queste visibili nella foto a sinistra), ai piedi delle quali vi sono le personificazioni delle quattro stagioni; quattro divinità, due maschili e due femminili, nelle chiavi dei fornici minori, anche se solo quella di Ercole è oggi ancora identificabile; divinità fluviali sopra l'archivolto degli stessi archi, al di sopra dei quali corre un piccolo fregio con la rappresentazione del trionfo degli imperatori. Sulle basi delle colonne, sui tre lati liberi, sono raffigurati soldati romani con prigionieri Parti. Ma la parte più importante ed originale della decorazione è costituita da quattro grandiosi pannelli di m 3,92 x 4,72 posti sopra i fornici minori, dove vi sono rappresentati i momenti salienti delle due campagne contro i Parti. Al di sopra dell'arco, come appare da una moneta del 204 che lo rappresenta, era una quadriga di bronzo con gli imperatori. Durante il Medioevo il fornice centrale, mezzo sepolto e in rovina, fu utilizzato come negozio di barbiere. Nello stesso periodo, era stata addossata all'arco una torre di proprietà dei nobili Bracci o Brachis (tanto che il luogo fu anche denominato "Le Brache"), ma facente parte di quel sistema difensivo realizzato dai Frangipane talmente ricco di torri da far assumere alla zona la denominazione di Campo Torrecchiano. Nel 1803, grazie all'intervento di Pio VII, si provvide al dissotterramento dell'arco, anche se occorreranno diversi anni per vedere completati i lavori di sterro: l'arco fu completamente liberato nel 1898.
Curia Iulia
era l'antica sede del Senato romano, posta al culmine del lato breve del Foro. Si tratta di un grande edificio in mattoni posto all'angolo tra l'Argileto (la strada che la separa dalla basilica Emilia) e il Comizio.L'edificio deve il suo nome alle assemblee dei "curiati", cioè dei cittadini ponderati in base al censo, che si svolgevano nel Comizio; qui si affacciava la prima curia di Roma, la Curia Hostilia, edificata secondo la leggenda da Tullo Ostilio, terzo re di Roma.
L'interno (nella foto a sinistra), grandioso, lungo 27 m, largo 18 ed alto 21 (la ragione di questa altezza notevole è da riconoscere probabilmente in necessità acustiche), è ornato da un bellissimo pavimento in marmi policromi di età dioclezianea (in parte ricostruito coi marmi antichi), così come pure la decorazione architettonica delle pareti, con nicchie inquadrate da colonnine poggianti su mensole, destinate a contenere statue. L'aula è suddivisa in tre settori longitudinali: quello di destra e quello di sinistra sono occupati da tre larghi e bassi gradini in pavonazzetto e giallo antico, destinati a sorreggere i seggi dei senatori, i patres conscripti (circa 300). Tra le due porte che si aprono sulla parete di fondo vi è un largo basamento per la presidenza, con una base sulla quale evidentemente sorgeva la statua della Vittoria, proveniente da Taranto, e qui collocatavi da Ottaviano. Nella Curia vi sono attualmente esposti due grandi rilievi, trovati al centro del Foro e noti come Plutei di Traiano (in origine forse balaustre di una tribuna, costruita probabilmente al posto della statua equestre di Domiziano): in essi sono rappresentate scene relative al principato di Traiano. Quello di sinistra, incompleto, presenta il condono dei debiti fiscali ai cittadini, con la rappresentazione dei registri bruciati in presenza dell'imperatore; quello di destra presenta invece l'istituzione degli alimenta, cioè dei prestiti agricoli a basso interesse che venivano impiegati per il sostentamento dei fanciulli poveri. Le scene si svolgono nel Foro, del quale costituiscono una rara immagine antica.
L'ARCO DI COSTANTINO...
L’arco di Costantino è un arco trionfale a tre fornici (con un passaggio centrale affiancato da due passaggi laterali più piccoli), situato a Roma, a breve distanza dal Colosseo. Oltre alla notevole importanza storica come monumento, l’Arco può essere considerato come un vero e proprio museo di scultura romana ufficiale, straordinario per ricchezza e importanzaL’arco fu dedicato dal senato per commemorare la vittoria dell’imperatore romano Costantino I contro Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio (28 ottobre del 312) e inaugurato ufficialmente nel 315 (nei decennalia dell’imperatore, cioè l’anniversario dei dieci anni di potere) o nel 325 (vicennalia). La collocazione, tra il Palatino e il Celio, era sull’antico percorso dei trionfi.L’arco è uno dei tre archi trionfali sopravvissuti a Roma: gli altri due sono l’arco di Tito (81-90 circa) e l’arco di Settimio Severo (202-203). L’arco, come anche quello di Tito, è quasi del tutto ignorato dalle fonti letterarie antiche e le informazioni che si conoscono derivano in gran parte dalla lunga iscrizione di dedica, ripetuta su ciascuna faccia dell’arco.Sulla base di scavi condotti nelle fondazioni dell’arco, su uno dei lati, è stata proposta l’ipotesi che il monumento sia stato costruito all’epoca di Adriano e successivamente pesantemente rimaneggiato in epoca costantiniana, con lo spostamento in fuori delle colonne, il rifacimento dell’intero attico, l’inserimento del Grande fregio traianeo sulle pareti interne del passaggio centrale, e l’esecuzione dei rilievi e delle decorazioni riconosciute di epoca costantiniana, sia per mezzo della rilavorazione dei blocchi già inseriti nella muratura, sia con l’inserzione di nuovi elementi. All’originaria decorazione del monumento apparterrebbero dunque i Tondi adrianei.Al centro dei due lati dell’attico è presente la seguente iscrizione:
« IMP(eratori) · CAES(ari) · FL(avio) · CONSTANTINO · MAXIMO · P(io) · F(elici) · AVGUSTO · S(enatus) · P(opulus) · Q(ue) · R(omanus) · QVOD · INSTINCTV · DIVINITATIS · MENTIS · MAGNITVDINE · CVM · EXERCITV · SVO · TAM · DE · TYRANNO · QVAM · DE · OMNI · EIVS · FACTIONE · VNO · TEMPORE · IVSTIS · REM-PUBLICAM · VLTVS · EST · ARMIS · ARCVM · TRIVMPHIS · INSIGNEM · DICAVIT · »
Tradotta in Italiano:
« All’imperatore Cesare Flavio Costantino Massimo, Pio, Felice, Augusto, il Senato e il popolo romano, poiché per ispirazione della divinità e per la grandezza del suo spirito con il suo esercito vendicò ad un tempo lo stato su un tiranno e su tutta la sua fazione con giuste armi, dedicarono questo arco insigne per trionfi. » .Le Terme di Caracalla
Frigidarium
Ufficialmente chiamate Thermae Antoninianae, le Terme di Caracalla si trovano a Roma alle pendici dell’Aventino, fuori dall’antico centro abitato. Soltanto nella seconda metà del III secolo d.C., con la costruzione delle mura aureliane, esse furono integrate nella città, anche se rimasero sempre alla periferia. Nel VI secolo d.C. i Goti distrussero gli acquedotti e le misero così definitivamente fuori uso.Costruite per volere dell’imperatore Caracalla a partire dal 212 d.C., come dimostrano i bolli laterizi, le terme furono inaugurate nel 216 d.C., anno in cui venne completato il corpo centrale; i successori Elagabalo e Alessandro Severo ultimarono i lavori, aggiungendo il recinto esterno con le due imponenti esedre. Per l’alimentazione idrica delle terme, Caracalla fece costruire un nuovo acquedotto, l’Aqua Antoniniana, un ramo speciale dell’Aqua Marcia che oltrepassava la via Appia e confluiva nei grandi serbatoi situati dietro il recinto e nascosti da un’esedra di forma semiellittica.
Interno
Peristilio. Qui nel periodo estivo e fino a 10 anni orsono
venivano rappresentate le opere liriche........
●Il Monumento di Michele Bianchi
Sul colle “Bastia”, che deve la sua denominazione ad un antico bastione, fu eretto nel 1932 il monumento tombale a Michele Bianchi, il quadrunviro fascista della marcia su Roma. La colonna è alta trentacinque metri e nel suo interno corre una scala a chiocciola che porta ad una loggetta- belvedere, dalla quale si gode un vasto e meraviglioso panorama.
Chiesa di S.Bonaventura vista dalle Terme di Caracalla
Trinità dei MontiPERCORSI DEI FORI....
Piazza della Repubblica (piazza Esedra)....
...punto di ritrovo dalla stazione Termini con gli amici appena giunti a Roma, la prima volta per lavoro.... tanti anni fà.....Roma - Tempio Adriano
Seduta di fronte alla Roma antica...Sembra strano, ma vi assicuro che la vista esprime meglio la potenza di quelle colonne.
CHIARIMENTO...
TOMBA DETTA DEGLI ORAZI E CURIAZI ALBANO LAZIALE (ROMA)
Il monumento, che ancora oggi si erge maestoso e pieno di fascino per la sua storia, fatta di leggenda e di un pò di mistero, costituisce un unicum per la sua architettura che trova riscontro nelle urne cinerarie etrusche di Volterra.
Sull'alto basamento quadrangolare, realizzato come tutto il monumento in grossi parallelepipedi di peperino, si ergevano quattro tronchi di cono sugli angoli e forse un quinto, più alto, su di una base centrale a tamburo.
Il mausoleo fu edificato in età repubblicana, nella prima metà del I sec. a.C. e quindi non può essere riferito ai mitici fratelli Orazi e Curiazi. Alcuni studiosi recentemente ritengono che questo mausoleo costituisca una erudita ricostruzione della tomba di Arunte da parte dell'antica famiglia Arruntia che qui vicino aveva i suoi possedimenti.Teatro Marcello
Più appartato e senza dubbio meno celebre del suo fratello maggiore Colosseo, il Teatro Marcello è uno dei più grandiosi e suggestivi monumenti della Roma antica. Riadattato più volte nei secoli, l'edificio mostra una strardinaria stratificazione edilizia, che coinvolge pure l'adiacente Chiesa di San Nicola in Carcere, assieme alla quale forma un magnifico scorcio di paesaggio urbano. Di notte, poi, il Teatro Marcello, illuminato magistralmente, offre un'atmosfera di grande fascino, molto adatta alle notturne.Piazza Bocca della Verità è una celebre piazza di Roma.
Posta nell'antica zona del Foro Boario, proprio davanti all'Isola Tiberina, prende il nome dalla Bocca della Verità, oggi collocata nel portico della chiesa di Santa Maria in Cosmedin.
Oltre alla chiesa risalente al tardo medioevo, nella piazza sorgono l'Arco degli Argentari, l'Arco di Giano, il Tempio di Ercole, erroneamente identificato con il Tempio di Vesta in ragione della sua forma circolare, ed il Tempio di Portuno, divinità legata al porto fluviale che qui sorgeva.
La fontana davanti ai due templi detta Fontana dei Tritoni, realizzata da Carlo Bizzaccheri su commissione di papa Clemente XI, fu posta nella piazza nel 1715; la fontana ha base ottagonale e rappresenta due tritoni che sorreggono una conchiglia sopra le teste da cui sgorga l'acqua.
Qui fino al 1868 venivano eseguite le condanne capitali.GLADIATORI.....D'OGGI!!!
Colosseo... in particolare
CIRCO MASSIMO
PRIMA....
DOPO....
Ricostruzione della DOMUS AUREA
DOMUS AUREA
La Domus Aurea fu fatta costruire da Nerone in sostituzione della precedente Domus Transitoria, che era bruciata interamente nell'incendio del 64 d.C. Suetonio scrive che una statua colossale, alta 120 piedi, immagine di Nerone, poteva entrare nel vestibolo della casa. Tutto era coperto di oro, ornato di gemme e di conchiglie. Le sale da pranzo avevano soffitti coperti di lamine d'avorio forate in modo da permettere la caduta di fiori e profumi. La sala più importante era circolare e ruotava come la Terra. Nei bagni arrivava acqua marina e solforosa. Gli architetti della Domus Aurea erano stati Severo e Celere e la decorazione era stata eseguita da Fabullus. La casa era ornata da statue predate in Grecia e in Asia minore. L'estensione approssimativa della casa era di ottanta ettari, e inglobava tutta la valle dove sorgerà poi l'anfiteatro Flavio, dove allora si trovava uno stagno. L'ingresso era situato sulla via Sacra. Al centro era la statua colossale di Nerone eseguita da Zenodoros alta secondo Plinio 119 piedi (30 metri circa). Oggi resta solo un padiglione, quello del colle Oppio, che deve la sua salvezza all'inserimento nelle fondazioni delle Terme di Traiano. In esso si possono notare aggiunte e restauri ad opera di Ottone e forse di Tito. Questa parte della casa fu abitata fino al 104 d.C., quando fu distrutta da un incendio: essa fu allora ricoperta dalle Terme di Traiano.
Guardando la pianta si notano due parti distinte dell'edificio: quella occidentale, organizzata intorno a un cortile rettangolare, composta di due bracci perpendicolari che racchiudevano una corte aperta verso la valle del Colosseo. A questo corpo, se ne affianca uno a est con ambienti disposti intorno a una grande rientranza poligonale, seguiti da un settore impostato a raggiera intorno a una sala ottogonale (16). Nella parte in cui i due complessi si incontravano vi è un insieme di ambienti monchi, distorti, irregolari; è quindi evidente che la parte orientale è stata aggiunta in seguito. L'ingresso attuale (1) è nel parco del colle Oppio. I muri di ingresso e quello di destra, fanno parte delle Terme di Traiano, mentre quelli in fondo e a sinistra, orientati diversamente e originariamente rivestiti di marmo, sono della Domus Aurea. Le colonne, tutte le crustae e i pavimenti marmorei furono tolti al momento della costruzione delle Terme di Traiano, nelle quali furono riadoperati. Dopo la costruzione delle terme, proprio al di sopra della Domus, essa fu probabilmente utilizzata come sotterraneo di servizio. Nella parte posteriore vi è un grande cortile porticato (2) sui tre lati, al centro di esso si trova il bacino di una fontana. La casa è perfettamente orientata verso i punti cardinali. Il lato occidentale consiste in una serie di ambienti intercomunicanti aperti verso il cortile interno. Ciò permetteva di creare giochi di luce durante l'arco dell'intera giornata; la luce, infatti, entrando dal cortile, si rifletteva sulle pareti e raggiungeva le sale più interne del palazzo grazie a finestre interne collocate nella parte superiore dei muri. Nei corridoi erano effettuate delle controsoffittature all'altezza di due metri circa, per accentuare il contrasto con l'ampiezza delle sale più grandi. Per ottenere questo effetto, le aperture e l'orientamento degli ambienti dovettero essere calcolati con una precisione stupefacente per i mezzi dell'epoca. Il gruppo di ambienti più importante, quello meridionale, è suddiviso in due appartamenti da una doppia sala centrale (5). Ai lati di questa aperte verso il portico, sono due sale munite di alcove (4,6) in cui si sono voluti identificare i cubicula (stanze da letto) della coppia imperiale. Due porte laterali all'alcova portano in due ambianti minori (7,8). Questi ambienti, bui e tetri, non danno oggi la minima idea della situazione originaria, quando dalle grandi porte, murate poi per la costruzione delle Terme, entrava a fiotti la luce attraverso il portico antistante, dal quale probabilmente si poteva godere la vista della valle, con il lago artificiale e i giardini che lo cingevano. Il lato a est è costituito da un grande ninfeo (11), in asse con il cortile, verso cui si apre.
Le decorazioni presenti erano di livello altissimo; ciò ci è testimoniato, oltre che dagli scarsi frammenti di pittura conservati,da disegni di numerosi artisti rinascimentali. Molti di essi infatti, calandosi dall'alto attraverso fori praticati sul soffitto, venivano qui a ispirarsi per le loro opere e lasciavano anche la loro firma incisa (tra queste, quella di Raffaello). L'immagine che ricevevano della Domus Aurea così stravolta dalla quasi completa muratura degli ambienti, era quella di grotte: da qui deriva appunto, il termine grottesche per indicare le pitture della Domus.
Degno di nota è l'ambiente ottagonale. Esso è coperto da una cupola aperta. Le pareti sono quasi inesistenti, aperte in porte ampissime e disposte in maniera radiale. La sala absidata (17) è un grande ninfeo a cui giungeva acqua corrente attraverso un canale che passava per il corridoio attraverso un arco inclinato.La Domus Aurea era l’immensa residenza di Nerone, l'imperatore passato alla storia come il responsabile del grande incendio di Roma del 64 d.C., da lui voluta per vivere "in una casa finalmente degna di un uomo".
La reggia, realizzata da Celer e Severus, è stata progressivamente distrutta dai successori di Nerone, i Flavi (69-96) e, soprattutto dall'imperatore Traiano (98-118), che l'ha usata come fondamenta delle sue grandiose terme. Sappiamo che in origine era estesa su tre colli (Palatino, Celio ed Esquilino), e che occupava 80 ettari: era talmente grande che, come diceva il poeta satirico latino Marziale, "riempiva tutta Roma" ed era "un bel pezzo di campagna nel mezzo della città". Il grande complesso comprendeva vari edifici, fontane, giardini, boschi con animali selvatici in libertà e anche un lago artificiale (il Colosseo occupa proprio l'area in cui si trovava questo lago), ma di tutto questo rimane solo un grande padiglione sul Colle Oppio (una
Un disegno di G. Chedanne ricostruisce una delle sale della Domus Aurea: sul fondo il gruppo scultoreo del Lacoonte
delle cime dell'Esquilino), padiglione che si è salvato perché è stato utilizzato come fondamenta delle Terme di Traiano.
Sala della "Volta dorata" La decorazione era lussuosa: ovunque c'erano statue in marmo e in bronzo dorato; le sale interne avevano pavimenti in mosaico ed erano rivestite di marmi colorati, stucchi, avorio, oro, e affreschi. La tradizione dice che la Sala del trono era coperta da una volta che girava su se stessa giorno e notte, così come nel cielo girano in cerchio il sole, la luna, i pianeti e i segni dello zodiaco: la sala era perciò il simbolo del dominio di Nerone sull'universo.
La statua colossale dell'imperatore rappresentato come Helios (Sole), alta 35 metri, era nel cortile porticato della villa, e sottolineava questo dominio. Ma anche di questa ricchezza rimane molto poco.
"Volta dorata" con gli affreschi ancora intatti, acquarello di Francisco de Hollanda, 1538 (El Escorial, Biblioteca) Le architetture e gli affreschi della casa d'oro sono stati riscoperti a partire dalla fine del 1400 grazie ad alcuni pittori che erano penetrati nelle stanze interrate sotto il Colle Oppio e che avevano ormai l'aspetto di grotte: tra di loro c'erano Raffaello e Giovanni da Udine. Gli affreschi, ideati dal pittore romano Fabullo, sono stati importantissimi per lo sviluppo della pittura rinascimentale, in particolare del genere chiamato grottesca (cioè pittura delle "grotte").
La Domus Aurea ha riaperto al pubblico il 24 giugno 1999 dopo un restauro durato 20 anni; sono visitabili al momento solo 32 stanze delle 150 scavate finora.
LE TERME DI TRAIANO
Le terme traiane furono costruite in parte sui resti della Domus Aurea, distrutta da un incendio nel 104 d.C. Per rendere solide le fondamenta fu necessario costruire muri e volte di sostegno e riempire completamente la Domus Aurea di terra. Il complesso termale, contrariamente a quanto riportato da alcune fonti, non fu iniziato da Domiziano: esso è un'opera interamente traianea, cominciata dopo il 104 e inaugurata il 22 Giugno del 109 d.C. Queste date sono confermate dai bolli laterizi. L'architetto fu Apollodoro di Damasco, l'autore del foro di traiano. Il complesso è il primo esempio di "grandi terme" in Roma: esso aggiunge infatti al corpo centrale un grande recinto con l'esedra che sarà imitato dalle successive Terme di Caracalla e soprattutto da quelle di Diocleziano. Le parti ancora esistenti sono: un'esedra e una sala biabsidata. Dell'edificio centrale restano: l'esedra della palestra orientale e l'abside di un'aula del lato sud. Al di sotto dell'edificio, verso il lato occidentale, è conservato un ninfeo forse appartenuto alla Domus Aurea.
LE TERME DI CARACALLA
Il più grandioso esempio di terme imperiali, ancora conservato per gran parte delle sue strutture, fu costruito interamente da Caracalla a partire dal 212 d.C., come è stato possibile dimostrare sulla base dei bolli laterizi. In quello stesso anno fu creato un ramo speciale dell'Acqua Marcia, l'Aqua Antoniniana, che oltrepassava la Via Appia sul cosiddetto "arco di Druso", poco prima della porta S. Sebastiano (questo, precedentemente alla porta, costituiva in un certo modo l'ingresso monumentale della città). I lavori dovettero prolungarsi fino al 217 circa. Il recinto esterno (porticus) fu invece opera degli ultimi due imperatori della dinastia dei Severi, Elagabalo e Alessandro Severo. Restauri si devono ad Aureliano, Diocleziano e Teodorico. Apartire dal 537 in seguito al taglio degli acquedotti ad opera di Vitige, le terme cessarono di funzionare. Negli scavi avvenuti in varie epoche, specialmente nel XVI secolo, furono scoperte varie opere d'arte: ricordiamo le tre gigantesche sculture Farnese, il Toro, la Flora e l'Ercole, ora al Museo Nazionale di Napoli; il mosaico con atleti, scoperto nel 1824, e ora nel Museo Lateranense-Vaticano, e le due vasche di granito in piazza Fornese. In questo secolo furono realizzati scavi assai importanti: nel 1901 e nel 1912 furono liberati in parte i sotterranei, lavoro continuato nel 1938, quando si scoprì il grande mitreo. Nella sua più ampia estensione, recinto compreso, l'edificio misurava m. 337x 328 (ma calcolando la sporgenza delle esedre il lato maggiore oltrepassava i 400 metri) e il corpo centrale m. 220x114 (più di 140 con la sala circolare del caldarium). Misure queste che saranno superate solo dalle Terme di Diocleziano. Il recinto esterno, verso nord-ovest, era costituito da un portico, di cui non resta praticamente nulla; esso era preceduto da una serie di concamerazioni su due piani, che sostenevano un lato dell'immenso terrapieno artificiale su cui sorgevano le terme. Sui due lati erano due grandiose esedre (15), che includevano una sala absidata centrale, preceduta da un colonnato e fiancheggiata da due ambienti minori non simmetrici. Sul lato di fondo un'esedra schiacciata (16), a forma di stadio mancante di un lato, munita di gradinate, nascondeva le enormi cisterne: queste erano cosatituite di una duplice fila di ambienti e avevano la capacità di 80.000 metri cubi. Ai lati di essa, due sale absidate erano certamente le biblioteche (solo quella di destra è conservata).
Una passeggiata sopraelevata seguiva il recinto sul lato interno, per tutta la sua lunghezza, ed era probabilmente porticata (ciò che spiega il nome di porticus che in antico era attribuito a questi ambienti). Lo spazio tra questo e il corpo centrale era occupato dai giardini. Il corpo centrale, la cui pianta è più o meno simile a quella delle altre terme più antiche (in particolare a quelle di Traiano) era accessibile da quattro porte che si aprivano sulla facciata nord-est (l'orientemento è lo stesso di tutti gli altri grandi stabilimenti termali). Due porte si aprivano su vestiboli adiacenti alla natatio (piscina), altre due su ambienti che davano direttamente accesso alle palestre. L'ingresso attuale è quello centrale di destra (1). Da qui sarà opportuno seguire un'itinerario pressapoco equivalente a quello previsto in antico. Dal vestibolo (1) che si apriva sulla natatio (13), verso sinistra, con un portico a quattro colonne, si passava ad un ambiente quadrato (2), fiancheggiato da due stanze per lato, coperte di volte a botte (nella seconda a destra una scala saliva ai piani superiori). Questo complesso è forse l'apodyterium (spogliatoio). Seguiva una delle due grandi palestre (3), simmetricamente disposte sui lati brevi. La parte centrale, un cortile scoperto (lungo m. 50, largo 20) era conclusa su tre lati da un portico di colonne di giallo antico, coperto a volta. Un grande emiciclo si apriva sul portico, tramite sei colonne, mentre, sul lato opposto, non colonnato, erano cinque ambienti (il centrale absidato). Qui aveva inizio il normale percorso di un bagno, con esercizi sportivi vari, che potevano svolgersi sia al riparo che all'aperto. Il pavimento è ancora coperto da notevoli mosaici policromi (nell'emiciclo erano quelli con atleti, ora al Museo Lateranense-Vaticano). Da qui si passava alle sale successive verso sud-ovest (6,7,8), di forma e dimensioni varie, dotata spesso di vasche. In particolare, la stanza rettangolare con due lati curvi (6), aperta verso sud-ovest, poteva essere un laconicum (bagno turco). Si noteranno i piccoli ingressi obliqui, destinati a evitare ogni dispersione di calore. Si arrivava così al caldarium (9) di cui resta in piedi solo una parte. Si trattava di una grande sala circolare, del diamatro di m 34, coperta da una cupola che poggiava su otto poderosi pilastri ( quattro sono conservati, mente degli altri restano poche tracce). Le mura si aprivano arditamente in finestroni, disposti su due piani destinati a ricevere il sole dalla tarda mattinata al tramonto. Al centro doveva essere una vasca circolare, mentre altre sei minori trovavano posto tra un pilone e l'altro. Il percorso finora descritto poteva essere compiuto anche nell'altra metà dell'edificio, perfettamente identica. Dal caldarium in poi, invece, i servizi non erano più sdoppiati, ma unici, sia pur percorribili su due linee parallele. Dopo il bagno di sudore nel laconicum e le abluzioni di acqua calda nel caldarium, si passava in un'ambiente più piccolo, il tepidarium (10), anch'esso fiancheggiato da due vasche. Da questo ambiente temperato, attraverso il salone centrale, la basilica (11) si terminava il bagno nella grande natatio (13). La basilica centrale (11) è, come al solito, l'ambiente più grande: essa misura m 58 per 24, ed è coperta da tre grandi volte a crociera, poggianti su otto pilastri, fronteggiati in origine da altrettante colonne di granito. Al centro dei due ambienti rettangolari, che fiancheggiavano i lati brevi della basilica erano probabilmente collocate le due vasche di granito, ora in piazza Farnese. La natatio (13) era certamente scoperta, e anch'essa decorata con quattro colonne di granito, una delle quali, l'unica superstite, è dal 1563 nella piazza di S. Trinità a Firenze. Notevole è il prospetto architettonico sul rovescio della facciata, con gruppi di nicchie sovrapposte su due piani, tre per ogni intercolumnio, e certamente destinate a contenere statue. Sul lato opposto, al centro, è una nicchia rettangolare, aperta verso la basilica, e fiancheggiata da due vasti emicicli, ove sono ora poggiati quattro grandi capitelli figurati, con rappresentazioni di divinità. La visita potrà essere continuata anche sull'altro lato, che, pur essendo asssolutamenrte simmetrico, è in qualche parte meglio conservato. Grande interesse presentano anche i sotterranei, nei quali erano raccolti i servizi fondamentali delle terme, e che costituivano una vera e propria rete stradale sotterranea. In uno di questi nei pressi dell'esedra di nord-ovest (1), fu installato un mitreo, il più grande di quelli noti a Roma (vi si giunge facendo il giro dall'esteno: un custode accompagna con la chiave). L'ambiente centrale, coperto da una serie di volte a crociera su pilastri, con due grandi banconi laterali, conserva ancora il pavimento a mosaico bianco con fasce nere. Esso è preceduto come al solito da un vestibolo, seguito da due altri ambienti, in uno dei quali si è voluto identificare la stalla per il toro del sacrificio.
.......varie ricostruzioni............
domus aurea
...visista alla città antica....
....colosseo....
Le terme.....
Le terme erano delle strutture dotate di bagni caldi e piscine, in cui i cittadini Romani (intorno al I secolo d.C.) trascorrevano il loro tempo libero. Il riscaldamento era assicurato da un sistema di fornaci sotterranee (ipocaustum) inserite tra le fondamenta e il pavimento sopraelevato delle piscine in modo tale che il calore si diffondesse con uniformità nelle vasche piene d’acqua.
Esistevano due classi di terme, una più povera destinata alla popolazione minuta e una destinata ai ricchi, che erano dei veri e propri monumenti e piccole città all'interno della città.
Nelle prime l’entrata era gratuita o comunque a prezzi molto ridotti, poiché era uno degli svaghi preferiti dalla popolazione romana, per cui le autorità politiche, per ottenere maggiori consensi popolari, si impegnarono ad assicurare sempre questo servizio ai cittadini.
Le terme costituivano un punto d’incontro molto frequentato e gran parte del tempo era dedicato alle conversazioni. Attorno a questi spazi principali, si sviluppavano gli spazi accessori: l'apoditerio (spogliatoio), il sudatorio e il laconico (simili ad una sauna), il destrictorio (sala di pulizia), il ginnasio (una sorta di palestra).
All'interno delle terme più sontuose potevano trovare spazio anche piccoli teatri, biblioteche, sale di studio e addirittura negozi.
Vista l’alta frequentazione delle terme, per chi vi abitava vicino costituivano una fonte di disturbo quotidiano e ce lo testimonia la seguente lettera, di Lucio Anneo Seneca, vissuto in quei anni, un intellettuale che fu consigliere dell’imperatore Nerone.
“Che io possa morire, se il silenzio è tanto necessario, come sembra, al raccoglimento e allo studio. Infatti mi circonda da ogni parte un chiasso indiavolato. Ho la sfortuna di abitare proprio sopra le terme: immagina di sentire un vocio, un gridare confuso che ti fa desiderare di essere sordo.
Sento gli affanni e i sospiri di quelli che si esercitano con gli attrezzi ginnici e si affaticano (o fingono di affaticarsi). Se anche capita uno più pigro, che se ne sta zitto a farsi massaggiare, si sente comunque il battere delle mani del massaggiatore sulle sue spalle. Quando poi arriva uno di quelli che non ce la fanno a giocare a palla senza urlare e incomincia a contare i colpi a voce alta, allora è proprio finita.
Ci sono poi il litigioso, il ladro che viene colto sul fatto, il chiacchierone, o quello a cui piace sentire la propria voce mentre fa il bagno. Poi c’è il fracasso di quelli che saltano nella piscina. Ma almeno queste voci sono normali: pensa invece al depilatore che richiama i clienti con voce stridula e sta zitto solo quando strappa loro i peli, ma allora urla chi gli sta sotto… Non parliamo poi dei venditori di bibite, di salsicce, di pasticcini e i garzoni delle locande che vanno in giro a vendere la loro merce!”
Seneca, Lettere a Lucillo
Nelle commedie di Plauto la frequentazione dei bagni sembra un fatto abituale nella Roma del II secolo a.C. Presumibilmente la costruzione dei primi stabilimenti fu attuata alla fine del III secolo, ad opera di alcuni imprenditori che si ispirarono a precedenti greci. Si spiega in tal modo il nome balneum, dal greco balanèion. All’inizio erano impianti piuttosto modesti ma, poiché offrivano, con una spesa irrisoria, la possibilità di fare un bagno caldo, ebbero un grande successo e, in poco tempo, si moltiplicarono divenendo più comodi e attrezzati. Nel IV secolo d.C. , per esempio, erano presenti a Roma circa mille stabilimenti senza contare le undici terme imperiali, considerate a parte.
Un momento importante per i bagni fu quello di Agrippa, verso la fine della repubblica. Infatti nell’anno in cui fu edile, rese gratuito l’accesso ai balnea della città e poi, tra il 25 e il 19 a.C., fece costruire il primo edificio termale del nuovo tipo, designato col nome di termæ. Le terme di Agrippa, oggi interamente scomparse, si distinsero dagli altri stabilimenti per le proporzioni, la perfezione degli impianti e la ricchezza dell’ornamentazione e possono essere considerate un esempio che portò alla nascita delle Grandi Terme Imperiali.
Il passo successivo, e forse decisivo, fu compiuto da Nerone, il quale fece costruire le terme con una planimetria caratterizzata dal coordinamento degli elementi su due assi, che si incrociavano ad angolo retto, con la sequenza degli ambienti essenziali lungo uno dei due assi e la duplicazione degli ambienti minori in posizione simmetrica. Un ulteriore passo in avanti si compì con le terme di Traiano, costruite su una vasta area, aperta e delimitata sui quattro lati da un recinto o peribolo, e dislocate con una migliore posizione rispetto ai punti cardinali. Dopo le terme di Traiano si ebbero solo variazioni e perfezionamenti con le terme di Caracalla e di Diocleziano. Queste furono le più grandi di tutte e le ultime ad essere costruite per le masse. Infatti le terme di Costantino, le ultime realizzate, furono riservate ad una frequentazione di “quartiere”, più limitata e selezionata.
Nelle terme imperiali, gli ambienti particolarmente curati ai fini del loro decoro in maniera adeguata alla grandiosità delle strutture, più importanti e canonici, cioè richiesti dal succedersi delle diverse fasi del bagno, erano i seguenti:
* l’apodyterium, lo spogliatoio nel quale il frequentatore romano delle terme riponeva i vestiti; era presente solo in alcuni stabilimenti;
* il tepidarium, il cui nome non derivava dall’acqua tiepida poiché non era una sala da bagno, era una stanza priva di attrezzature particolari e serviva alla traspirazione del corpo e alla preparazione dello stesso alle temperature elevate del calidarium;
* il calidarium, una sala calda orientata a sud - ovest per sfruttare il calore dei raggi del sole; si trovava al centro di tutte le stanze calde per conservare il calore di queste e sporgeva dalla costruzione in modo tale che tutto il calore confluisse verso di esso; secondo le indicazioni di Vitruvio aveva una forma rettangolare ed era costituita da due spazi: uno che conteneva l’alveo, ampio bacino destinato al bagno, e l’altro il labrum, conca rotonda al centro della quale zampillava dell’acqua, utilizzata da persone, che si trovavano attorno ad essa, per compiere lavaggi;
* il frigidarium, l’ambiente più vasto al cui interno si trovavano dei bacini d’acqua come la piscina o la cisterna; di solito si affacciava all’esterno sulla natatio;
* l’heliocaminus, il luogo destinato alle cure solari e privo di pareti nella zona sud - ovest per ricevere i raggi solari;
* la palestra, il luogo adibito agli esercizi ginnici e derivato dal ginnasio greco; era costituito da un cortile porticato a pianta quadrata, era formato da vari ambienti quali l’ephebeum nel quale i giovani cominciavano a praticare la ginnastica, il coryceum, forse destinato al gioco della palla o al consumo dei pasti, il conisterium e l’elacothesium dove erano riposti gli unguenti e le polveri dei lottatori;
* la natatio era una piscina con acqua in equilibrio termico con l’ambiente circostante, nella quale si bagnavano anche coloro che giocavano nella palestra;
* il laconicum, l’ambiente che serviva per una forte sudorazione del corpo; soprattutto dopo il pasto per aiutare la digestione; in senso stretto era definito laconicum proprio l’apparecchio che serviva a riscaldare l’ambiente.
E’ importante dire che gli ambienti principali erano disposti in successione verticale, formando il settore centrale, mentre gli ambienti secondari, identici e simmetrici, costituivano due settori laterali. Nel settore centrale si susseguivano la natatio e l’aula basilicale con funzioni di frigidario e infine tepidario e calidario. Per quanto riguarda i settori laterali c’erano l’apodyterium in corrispondenza della natatio, la palestra all’altezza della basilica e infine una serie di scale all’altezza del calidario. L’aula basilicale era in diretta comunicazione con tutti gli altri ambienti, svolgendo così anche la funzione di raccordo e di snodo per le grandi folle che l’edificio doveva gestire. Per mezzo di questa struttura si creava, seguendo le scale, un percorso anulare molto agevole che collegava tutti gli ambienti. L’impianto termale vero e proprio si esauriva generalmente al piano terreno, anche se alcuni ritrovamenti a Caracalla lasciano credere che ci fossero anche ambienti superiori con bagni privati e terrazzi per i bagni di sole (solaria). Il recinto perimetrale era aperto e libero, poiché gli ambienti che conteneva potevano essere di varia natura. Ciò comportava una varietà di forme, orientata comunque verso gli spazi aperti, in contrasto con l’ambiente chiuso delle sale balneari.
Della struttura generale è da sottolineare l’assenza di facciate, l’utilizzo delle costruzioni a volta e la ricerca dell’equilibrio tra spazi chiusi e aperti tramite la particolare struttura descritta in precedenza. La tecnica costruttiva si basava invece sull’utilizzo di materiali leggeri nella muratura delle volte per ridurne le spinte sul rivestimento degli intradossi con laterizi sottili per risparmiare le centine....il Pantheon....
l Pantheon o Chiesa di S.Maria ad Martyres
La prima cosa che colpisce del Pantheon è la grande iscrizione in latino con lettere di bronzo: M.Agrippa L.F.Cos. Tertium.Fecit ("Marco Agrippa, figlio di Lucio, console per la terza volta, edificò"). In realtà, questa scritta risale alla prima "versione" del Pantheon, quella fatta costruire da Marco Vespasiano Agrippa, genero di Augusto, nel 27 a. C.
Quello che oggi si vede, invece, è il Pantheon fatto ricostruire completamente da Adriano nel 118-125, che però volle mantenere sulla fronte dell'edificio l'iscrizione originaria alla quale gli studiosi, per molto tempo, non sono riusciti a dare una precisa collocazione cronologica.
Il tempio dedicato a tutti gli Dei
Il Pantheon, in greco, è il luogo in cui si riuniscono tutti gli Dei. La funzione che doveva svolgere nell'antica Roma è ancora incerta. Secondo gli storici fu costruito per accogliere le statue di molte divinità della Roma pagana, ma il nome può derivare anche dal fatto che la cupola richiamava la volta celeste. Quasi sicuramente Agrippa ne voleva fare un tempio dedicato al culto degli dei protettori della famiglia Giulia, in particolare Marte e Venere.
Storia del Pantheon
Quando l'Impero cadde il Pantheon fu abbandonato fino a quando l'imperatore di Bisanzio, Foca, lo cedette nel 608 a Bonifacio IV che lo consacrò alla Madonna e a tutti i martiri. Successivamente ebbe anche la funzione di fortilizio e nel 1652 Urbano VIII Barberini eliminò il rivestimento bronzeo delle travi del portico dalle quali ottenne 80 cannoni designati a Castel Sant'Angelo e le quattro colonne tortili del baldacchino di S. Pietro. Quando fu proclamata l'Unità il Pantheon ebbe la funzione di sacrario dei re d'Italia e i successivi restauri eliminarono le cancellate del pronao e le famose "orecchie d'asino", i campanili aggiunti da Gian Lorenzo Bernini.
La struttura del Pantheon
Quello che stupisce il visitatore del Pantheon è il contrasto tra il (Pronao) l'ingresso squadrato, tipico dei templi, e l'immenso spazio tondeggiante dell'interno, tipico di strutture che nell'Antica Roma avevano una funzione termale. L'imponente pronao, oltre il quale si aprono il portale e due nicchie designate probabilmente alle statue di Augusto e di Agrippa, è ornato da 16 colonne granitiche alte 13 metri grigie e rosa. I muri della rotonda, doppi m 6.2, sono in laterizio e la cupola, la più grande mai costruita in muratura, è in conglomerato. La cupola è una delle meraviglie delle costruzioni di tutti i tempi: un vero gioiello di tecnologia che ha retto a 2000 anni di terremoti. La cupola in calcestruzzo, infatti, venne costruita seguendo una tecnica d'avanguardia che usava materiali sempre più leggeri mentre dal basso ci si spostava verso l'alto. Gli architetti usarono un conglomerato particolarmente leggero (opus caementicium) formato da malta e da scaglie di travertino, sostituite man mano che si sale da lapilli e pietra pomice. Sotto alle pietre c'è una stuttura di legno a cui bisogna aggiungere molti archi di scarico su cui si distribuisce il peso.
L'interno del Pantheon
All'interno del Pantheon vi sono sette nicchioni semicircolari e rettangolari immessi da coppie di colonne scanalate in giallo antico e pavonazzetto intervallati da edicole con colonnine che sostengono timpani; vi è poi un'ottava nicchia, sovrastata da un arco, che è situata di fronte all'ingresso. Nella volta che è ornata da cinque ordini di cassettoni, l'unica fonte di luce naturale è l'occhio orlato di bronzo di 9 metri e il pavimento è in gran parte originario con motivi a quadrati e cerchIn quasi tutte le nicchie c'è qualcosa da ammirare: nella prima vi è l'affresco "Annunciazione" ad opera di Melozzo da Forlì, nella seconda vi è la tomba di Vittorio Emanuele II pensata da Manfredo Manfredi, nella sesta ci sono i sepolcri di Umberto I e di Margherita di Savoia, nella settima, detta dei Virtuosi del Pantheon, ci sono le epigrafi funebri di Flaminio Vacca, Taddeo Zuccari e Perin del Vaga. All'interno del Pantheon vi è anche la tomba di Raffaello posta sotto la Madonna del Sasso di Lorenzetto.
Curiosità sul Pantheon
Si dice che nel Pantheon non piova mai, anche se c'è l'immenso oculo da cui dovrebbe entrare l'acqua. In realtà, nel Pantheon piove come in tutte le case in cui manca un tetto. Non a caso, al centro del pavimento, proprio sotto l'oculo, ci sono dei canali di scolo che raccolgono la pioggia. Il Pantheon è l'edificio di Roma più imitato nel mondo.
LE FONTANE DI ROMA....FONTANA DEI FIUMI.............
FONTANA DELLE NAIADI.............
FONTANA DEI FIUMI...
-------FONTANA BARCACCIA...
FONTANA DEL NETTUNO...
FONTANA DEI TRITONI. -
tomiva57.
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grande claudio !!!
mi è sembrato di rifare il mio itinerario romano ..grazie.