IL NATALE....esplode la magia

festa, tradizioni e usanze...decoupage

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  1. gheagabry
     
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    Un lungo anno



    C’era una volta Babbo Natale.
    Poi accaddero diversi pasticci e a pasticciare furono gli uomini.
    Non si seppe bene quando cominciò, forse da quando cominciò l’esistenza degli uomini. Di sicuro, ci fu un periodo di discreto benessere, di progresso tecnologico, accompagnato purtroppo da molti episodi bellici, sparsi per il mondo, contrassegnato da un egoismo sempre crescente, da un individualismo ai limiti della decenza: ognuno pensava per sé e nessuno si curava degli altri. Via via che gli anni trascorrevano il cuore degli uomini inaridiva.
    I bambini erano sempre più selvaggi, arroganti e prepotenti. Come gli adulti, né più, né meno.
    C’erano quelli che morivano di fame? S’arrangiassero. Quelli che stavano male? S’arrangiassero! Quelli che chiedevano solo una parola di conforto: s’arrangiassero …
    Così, un Natale a cui era rimasto solo il nome , perché nessuno aveva più tempo per festeggiare la nascita del Bambino Gesù e tutti preferivano divertirsi, abbuffarsi e scambiarsi doni senza la tenerezza dello scambio, Babbo Natale decise di non mettersi in viaggio con le sue renne.
    Mentre lui se ne stava sconsolato al Polo Nord, circondato da elfi e gnomi e una gran quantità di giochi, sulla Terra nessuno si accorse del mancato passaggio di Babbo Natale. Nessuno ricordò che millenni prima nacque il Salvatore.
    La misura fu colma.
    Quell’anno nuovo, cominciò con abbondanti nevicate, così abbondanti che molti paesi restarono isolati. Poi arrivò un freddo polare che gelò tutte le tubature. Saltarono le comunicazioni. Non partirono gli aerei per molti giorni. Niente rifornimenti, perché anche i treni non riuscirono a viaggiare, per non parlare degli automezzi. Tutto bloccato. Nei supermercati cominciò a scarseggiare il cibo e così era in tutto il mondo. Le armi non arrivarono dove c’erano le guerre e non si poté più combattere. Arrivò la primavera, ma il gelo rimase. Non fiorirono i fiori. In compenso, arrivarono altre nevicate a complicare la situazione già abbondantemente critica.
    Alle porte di quella che una volta era chiamata estate, arrivò una gelata tremenda. I carburanti di ogni genere terminarono e la gente, tutta la gente, ebbe freddo, fame e sete.
    Per scaldarsi cominciarono a stare vicini, in gruppo, abbracciati. Per scaldarsi batterono mani e piedi tutti insieme. Per scacciare la malinconia di quei tempi difficili, cantarono. Piano piano riscoprirono il piacere di fare gruppo e di condividere il cibo e gli affanni.
    Passò l’estate , arrivò l’autunno. Molti morirono. I più anziani, i piccoli più delicati, i più ammalati. Molte lacrime furono versate. Ogni cuore riscoprì il dolore e, allo stesso momento, riscoprì l’amore per il prossimo. Ogni cuore si rese conto di quanto l’umanità si fosse persa. Ogni cuore si rivolse al proprio Dio e ognuno riprese a pregare le proprie preghiere.
    Arrivò l’inverno e tutti temettero di morire, perché se aveva fatto così freddo fino ad allora, che freddo mai li avrebbe avvolti quell’anno?
    Ma l’amore è miracoloso, anche se loro ancora non lo sapevano.
    Quell’anno non ci fu denaro per festeggiare il Natale, niente tavole imbandite. Poche patate, fatte crescere in simil-serre con degli espedienti, erano il pasto da dividere con gli altri. Quell’anno si radunarono attorno a quel poco di fuoco che erano riusciti a procurarsi e si augurarono Buon Natale. Poi, a mezzanotte, cercarono di raggiungere le loro chiese. Ricordarono che millenni prima, un Bimbo nacque e fu chiamato Gesù, il Salvatore. Si strinsero attorno a quella culla di paglia dove giaceva la statua di un bimbo. Molti compresero e piansero. Piansero sulle proprie disgrazie, su quel nulla che essi stessi avevano creato.
    Qualcuno, all’improvviso, si ricordò anche di Babbo Natale e ne parlò agli altri. Fu come se si fosse accesa una lampadina a far luce sulla loro memoria assopita e si ricordarono che l’anno prima il caro vecchietto non si era presentato al consueto appuntamento. La voce si sparse: che fosse accaduto qualcosa a Babbo Natale?
    Un anno! Un anno intero ci impiegarono! Nessuno pensava ai doni, ma piuttosto si preoccupava della salute di Babbo Natale.
    Lui, dal Polo Nord, guardava quel popolo di umanità, davvero risorto a nuova vita. Un po’ contrariato perché avevano compreso dopo così tanto tempo, ma … meglio tardi che mai! Si erano accorti della sua assenza e se ne stavano preoccupando.
    D’acchito li avrebbe lasciati così, a soffrire al freddo, ma si sa: Babbo Natale ha un cuore grande e, mosso a compassione, caricò alla svelta la slitta e via, con le sue adorate renne.
    Davvero, nessuno lo vide, però i pacchi caddero sulla neve. Giochi, dolci, legna da ardere, stufette… e giù doni a non finire. La gioia contagiò tutti quanti e l’amore fu così tanto e sincero che lentamente cominciarono a sentire meno freddo.
    Una donna se ne accorse dopo poco e chiese ad una vicina se anche lei avvertiva meno freddo. Eh, si: le mani non erano più così congelate. Abbracciandosi, saltarono dalla gioia!
    In un attimo, tutti erano abbracciati e tutti ridevano contenti.
    Quello fu il più bel Natale che vissero, perché nonostante gli stenti, i loro cuori erano colmi d’amore come non lo erano mai stati.
    Capirono che i beni materiali hanno poca importanza, soprattutto se non possono essere condivisi e che il benessere è dato dall’amore, che rende la vita vera.
    Capirono che senza l’amore divino, l’uomo non è nulla.
    Da quel Natale e per ogni Natale, festeggiarono l’amore ritrovato e per generazioni e generazioni tramandarono il racconto di quell’esperienza.
    E Babbo Natale, non saltò più un Natale!


    Claudia Giacopelli

    Edited by gheagabry1 - 19/10/2019, 14:19
     
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179 replies since 28/11/2010, 13:55   45365 views
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