IL NATALE....esplode la magia

festa, tradizioni e usanze...decoupage

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    IL NATALE

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    La ricorrenza, la festa di Natale cade il 25 dicembre, ma le tradizioni fanno cominciare la sua celebrazione nel periodo precedente. I riti e le usanze partono con il periodo dell'Avvento, i giorni che separano dalla festa, sono scanditi dal calendario (dell'Avvento) che parte dal 1 Dicembre. Il passare dei giorni e l'attesa della Vigilia (notte del 24 Dicembre) sono così scanditi e ricordati da regali, immagini o da pensieri nascosti dietro ogni finestrella e giorno del calendario. Il Natale, porta con sè anche altre tradizioni popolari a partire dalla decorazione dell'albero (un abete), e alla creazione del presepe.

    Albero di Natale.

    auguri-a-tutti
    L'usanza dell'albero di Natale, l'abete.

    L’usanza di adornare un abete era già diffusa presso gli antichi chi popoli germanici. L'abete sempreverde era considerato simbolo di vita e di nascita e in occasione della festa del solstizio d'inverno veniva ornato di ghirlande per celebrare il ritorno del sole e la rinascita della natura. Con l'avvento del Cristianesimo questa usanza è diventata il simbolo del Natale.

    Intorno all'origine dell'albero di Natale sono nate molte leggende. Una di queste racconta che in una fredda notte di Natale un povero boscaiolo stava ritornando a casa. All'improvviso si fermò, incantato da uno spettacolo meraviglioso: tantissime stelle brillavano attraverso i rami di un abete carico di neve. Per spiegare alla moglie quello che aveva visto, il boscaiolo tagliò un piccolo abete, lo portò a casa e lo ornò di candeline e di festoni per riprodurre le stelle e la neve.
    La tradizione e le altre piante di Natale.
    Decorare l'abero di Natale.
    AlberoNatale
    Il vischio, il biancospino, l'agrifoglio e il pungitopo, il ginepro, sono piante usate a Natale, nel periodo natalizio per addobbare e decorare l'albero di Natale. Scopriamo il significato tradizionale di queste piante di Natale usate come decorazioni natalizie.

    Il vischio di Natale
    vischio
    il vischio è la pianta natalizia più ricercata, perché è anche la più rara. Dal momento che non affonda le sue radici nella terra, ma vive in modo aereo (in realtà è una pianta parassita, che vive cioè a scapito di un'altra pianta), gli antichi le attribuirono virtù curative. Tali virtù le furono attribuite proprio per il fatto che si riteneva si nutrisse di aria pura.

    L'agrifoglio e il pungitopo
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    L'agrifoglio e il pungitopo sono ritenuti dalla tradizione cristiana come piante resistenti al male grazie alle loro foglie dure e spinose. Le loro bacche sono così divenute il simbolo del Natale.

    Il ginepro
    frutti_di_ginepro
    Il ginepro, secondo la tradizione, avrebbe protetto Maria mentre era in fuga dai soldati di rè Erode e sarebbe anche la pianta il cui legno venne usato per fabbricare la croce di Gesù. Nell'antichità si riteneva che le sue bacche avessero il potere di risparmiare gli uomini dai morsi dei serpenti. Essendo poi il serpente simbolo del demonio, al ginepro venne attribuito anche il potere di tenere lontano dall'uomo il male e il peccato.

    Il biancospino a Natale
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    Il biancospino germoglia nei giorni di Natale e fiorisce a Pasqua. Segna quindi con il suo ciclo vitale le tappe più importanti dell'anno liturgico cristiano. Si tramanda che il primo biancospino nacque a Glastonbury, in Inghilterra, dal bastone di san Giuseppe d'Arimatea.


    Non bisogna dimenticare che la festa, nonostante i regali, Babbo Natale e aspetti ed usanze sempre più volte al consumismo, di natura religiosa (Cristiana) e annuncia la nascita di Gesù bambino. Se nel periodo natalizio la pace è l'amore sono i simboli che devono essere ricordati durante le feste, gli stessi devono rappresentare il cammino ed essere presenti anche nel resto dell'anno.


    Babbo Natale

    yule2
    Scopriamo come la tradizione, in tutti i paesi del mondo, di fare regali ai bambini sia nata e si sia evoluta. Come sia nata la figura di Babbo Natale che porta doni e regali nelle case. Chiamato con diversi nomi Santa Klaus, Father Christmas, Papa Noèl, Weithnachtsmann, oggi incarna nell'immaginario dei bambini il simbolo di dolcezza e generosità, con la sua slitta trainata da renne volanti, vola nel cielo, sopra i tetti, per portare regali a tutti i bimbi buoni.
    Leggi le origini e la vera storia di Babbo Natale.


    Babbo Natale.
    La storia di Babbo Natale.

    L’uso di fare doni ai bambini in occasione del solstizio d'inverno c'è sempre stato. Ma nel passato i regali non li portava Babbo Natale. A portare i regali ai bambini ci pensavano gli elfi, gli angeli, le fate, i Rè Magi, Santa Lucia, Gesù Bambino, la Befana. La figura di Babbo Natale si ricollega a San Nicola di Mira e a Sanctus Nicolàus, che operava già nel Medioevo. Per diventare ciò che è attualmente, la leggenda e la storia di (Babbo Natale - San Nicola) dovette arrivare negli States al seguito degli immigrati olandesi e, infine, a New York trovò Clement Clark Moore, che nel 1822 scrisse per i suoi sei figli la poesia "A visitfrom St. Nicholas" in cui lo descriveva in vesti nuove.

    Il successo fu immenso e lui, con i nomi di Santa Klaus, Father Christmas, Papa Noèl, Weithnachtsmann, Babbo Natale, diventò il più amato portatore di doni e regali.

    Babbo Natale è vecchio con la sua lunga barba bianca ma giovane nel suo entusiasmo, complice e paterno. Il suo vestito rosso, ornato di pelliccia e il suo inconfondibile berretto, ricorda quello degli gnomi e anche lui porta un sacco (cornucopia). Babbo Natale saetta nel cielo su un carro volante pieno di regali e doni natalizi, ma poiché viene dal paese dei ghiacci, ha una slitta trainata da renne, mitica rappresentazione dell'inverno, in cui si sommano e si accavallano folletti, santi, dei e rè. Babbo Natale è buono e tollerante. Non c'è carbone nel suo sacco e forse è proprio questo che spinge a diventar migliori. Entra misteriosamente dal camino o dalle finestre, provoca un pizzico di batticuore - quel tanto che ci vuole - lascia i regali, ammicca e se ne va.


    canto-di-natale




    Edited by gheagabry1 - 19/10/2019, 14:03
     
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  2. tomiva57
     
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    grazie lussy

     
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    La Casa Di Babbo Natale

     
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    Poesie Sul Natale

    Rosso e dorato

    Senza risposte
    guardo
    il mio presepe
    rosso e dorato,
    scultura d’argilla
    sempre lì
    sullo scaffale scuro,
    in attesa
    di chi giunge nella casa.

    Non sempre,
    non ogni giorno,
    non ogni momento
    amo il Natale.

    Talvolta
    l’angoscia mi travolge,
    l’ansia si attorciglia
    come ramo d’edera
    al mio respiro
    e un turbinio
    di pensieri
    mi trascina
    nel vortice delle incertezze.

    Quando
    la speranza si allontana,
    mi dibatto
    nella ricerca
    della causa,
    vana panacea razionale
    per il mio animo dolente.
    E poi ecco
    in quella ingenua architettura
    la risposta
    che mi libera il cuore.

    Un bagliore rosso dorato
    illumina anche il mio ritorno
    e mi accoglie
    sulla soglia della casa,
    come sempre,
    lì,
    in attesa di chi giunge.
     
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    frasi carine per natale

    *
    Natale rende l’aria intorno a noi magica e speciale… ma io ho delle persone che rendono la mia vita così 365 giorni l’anno… tu sei una di queste… Buon Natale… !!!
    *
    Ho imparato che tutti vogliono vivere in cima alla montagna… ma tutta la felicità e la crescita avvengono mentre la scali, la felicità è nel cammino. Ed è splendido fare questo cammino assieme a te! Che sia per TE un Meraviglioso Natale di Scoperte autentiche!
    *
    Caro Gesu’ bambino, ti scrivo dopo tanti anni, perché i “grandi” non ti scrivono più. L’ultima volta che ti ho scritto me la ricordo ancora, ti chiedevo tanti giochi, tante cose, tanti dolci.. adesso ti chiedo ancora di più. I bambini diventano grandi, crescono, maturano.. e tu dal cielo li osservi e li ami; ma piu’ crescono e più hanno bisogno di te, del tuo aiuto, ma hanno vergogna a dirtelo. I “grandi” hanno bisogno di te, loro lo sanno, ma non te lo dicono, pensano di farcela da soli… io oggi te lo dico e ti scrivo una “letterina”. per Natale, caro Gesu’ Bambino, vorrei anzitutto un po’ di stupore. Si’, perché la gente non si stupisce piu’ di niente: ha tutto e vuole ancora di piu’, dice cio’ che vuole e non gli bastano mai le parole, vede di tutto ed è sempre piu’ curiosa… la gente non si stupisce piu’ di niente: donaci un po’ di stupore, di quello che ci lascia senza fiato, a bocca aperta, proprio come qualche anno fa. Per Natale vorrei anche un po’ di libertà, libertà di sognare come quando ero bambino!


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    proverbi e modi di dire.

    Vorrei poter mettere lo spirito del Natale all’interno di un barattolo e poterlo tirare fuori mese per mese, poco alla volta.
    Harlan Miller
    *
    Il Natale, bambini, non è una data. E’ uno stato d’animo.
    Mary Ellen Chase
    *
    Onorerò il Natale nel mio cuore e cercherò di tenerlo con me tutto l’anno.
    Charles Dickens
    *
    Da un punto di vista commerciale, se il Natale non esistesse bisognerebbe inventarlo.
    Katharine Whitehorn
    *
    Natale non sarà Natale senza regali.
    Louisa May Alcott
    *
    Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi.
    Proverbio
    *
    Se il Natale è verde la Pasqua sarà bianca.
    Proverbio
    ..
     
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    Alberi famosi: il Natale di Rockefeller


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    Uno degli alberi di Natale più famosi del mondo è sicuramente quello che ogni anno viene allestito al Rockefeller Center di New York (foto AFP), il complesso di edifici eretto dalla celebre famiglia di banchieri americani nella zona di Manhattan. E’ una tradizione iniziata la vigilia di Natale del 1931 quando un gruppo di operai che lavoravano alla costruzione del complesso addobbarono un piccolo abete con decori di carta, cranberries (mirtilli rossi) e lattine. A partire dal 1933, anno di inaugurazione del Rockefeller Plaza, ogni anno si ripete l’evento che prevede diverse fasi, dalla scelta dell’albero, al trasporto, all’installazione fino all’inaugurazione ufficiale, che avviene con la cerimonia di accensione delle luci. Quest’anno sarà il 30 di novembre, con un grande spettacolo per l’occasione ricco di cantanti e artisti.

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    Il grande successo dell’albero di Natale del Rockefeller Center (nella foto AFP quello del 2009) inizia dalla scelta dell’abete perfetto. Tutti gli anni, gente da ogni parte dell’America scrive ed invia foto, nella speranza di veder scelto il proprio albero che deve comunque avere delle caratteristiche ben precise ovvero deve essere alto almeno 20 metri e largo 11 anche se solitamente l’abete prescelto ha sempre avuto un altezza compresa tra 23 e 27 metri.

    Non viene offerta nessuna ricompensa in cambio, se non l’orgoglio di aver donato l’albero di Natale più amato d’America.

    L’albero in questione è generalmente un Picea abies quello che negli States è comunemente chiamato ‘Norway spruce’. Si tratta di una conifera originaria dell’Europa ma che è diventata diffusissima anche negli Stati Uniti dove questo abete è stato piantato a scopo ornamentale e si possono ormai trovare esemplari di dimensioni ragguardevoli in molti giardini privati.

    L’abete che sarà protagonista del Natale 2010 proviene da Mahopac, una località a 50 miglia da Manhattan ed è stato donato dalla famiglia di un pompiere del New Your City Fire Department, Peter Acton, veterano delle operazioni di salvataggio a Ground Zero. L’intera famiglia, marito, moglie e due bambini hanno assistito con un misto di orgoglio e di tristezza al taglio del loro albero e alla sua partenza per New York.

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  7. gheagabry
     
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    timthumb_0



    Buon Natale nel mondo

    Perché non spedire ad amici cari e parenti nel mondo i vostri biglietti o cartoline di auguri di Natale.
    Qui trovate le traduzioni nelle più diffuse lingue del mondo per augurare un Buon Natale a tutti nella propria lingua!





    Arabo:
    Idah Saidan Wa Sanah Jadidah

    Bulgaro:
    Tchestita Koleda

    Ceco:
    Prejeme Vam Vesele Vanoce a stastny Novy Rok

    Cinese:(Cantonese)
    Gun Tso Sun Tan’Gung Haw Sun

    Danese:
    Glædelig Jul

    Ebraico:
    Mo’adim Lesimkha. Chena tova

    Finnico:
    Hyvaa joulua

    Francese:
    Joyeux Noel

    Giapponese:
    Shinnen omedeto. Kurisumasu Omedeto

    Greco:
    Kala Christouyenna
    Islandese:

    Gledileg Jol


    cartolina-d-auguri-di-buon-natale-dal-mondo-nelle-lingue-differenti-81693898

    Inglese:
    Merry Christmas

    Irlandese:
    Nollaig Shona Dhuit, o Nodlaig mhaith chugnat

    Latino:
    Natale hilare et Annum Faustum

    Norvegese:
    God Jul, o Gledelig Jul

    Olandese:
    Vrolijk Kerstfeest en een Gelukkig Nieuwjaar! o Zalig Kerstfeast

    Polacco:
    Wesolych Swiat Bozego Narodzenia o Boze Narodzenie

    Portoghese:
    Feliz Natal

    Romeno:
    Craciun Fericit

    Russo:
    Pozdrevlyayu s prazdnikom Rozhdestva is Novim Godom

    Serbo:
    Hristos se rodi

    Slovacco:
    Sretan Bozic o Vesele vianoce

    Spagnolo:
    Feliz Navidad

    Svedese:
    God Jul

    Tedesco:
    Froehliche Weihnachten

    Turco:
    Noeliniz Ve Yeni Yiliniz Kutlu Olsun

    Ukraino:
    Srozhdestvom Kristovym

    Ungherese:
    Kellemes Karacsonyi unnepeket


    13-2



    Edited by gheagabry1 - 19/10/2019, 14:08
     
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    Leggende di Natale:
    La leggenda delle Campane di Natale

    I pastori si affollarono a Betlemme mentre viaggiavano per incontrare il neonato re. Un piccolo bimbo cieco sedeva sul lato della strada maestra e, sentendo l'annuncio degli angeli, pregò i passanti di condurlo da Gesù Bambino. Nessuno aveva tempo per lui.
    Quando la folla fu passata e le strade tornarono silenziose, il bimbo udì in lontananza il lieve rintocco di una campana da bestiame. Pensò "Forse quella mucca si trova proprio nella stalla dove è nato Gesù bambino!" e seguì la campana fino alla stalla ove la mucca portò il bimbo cieco fino alla mangiatoita dove giaceva il neonato Gesù.



    Storia di Natale: Il Presepe.

    Il primo vero presepe della storia fu creato nella chiesa di Santa Maria Maggiore, a Roma. Questa usanza divenne così popolare che presto tante altre chiese vi aderirono. Ognuna creava un presepio particolare ed unico. Le scene della natività erano spesso ornate con oro, argento, gioielli e pietre preziose.

    Anche se molto popolare tra le classi più ricche, questa opulenza era quanto di più distante dal significato della nascita di Gesù.

    Dobbiamo il "nostro" presepe attuale a San Francesco d'Assisi, che nel 1224 decise di creare la prima Natività come era veramente descritta nella Bibbia. Il presepe che San Francesco creò nel paese di Greccio, era fatto di figure intagliate, paglia e animali veri.
    Il messaggio era diretto, e poteva essere capito e recepito da tutti, ricchi e poveri.
    La popolarità del presepe di San Francesco crebbe fino ad espandersi in tutto il mondo.
    In Francia si chiama Crèche, in Germania Krippe, in Spagna e America Latina si chiama Nacimiento, nella Repubblica Ceca si dice Jeslicky, in Brasile si dice Pesebre, e in Costa Rica si dice Portal.

    Storie di Natale: Il bastoncino di zucchero

    Il bastoncino di zucchero è stato a lungo un simbolo del Natale, con il suo gusto di menta.
    Perché i bastoncini di zucchero sono bianchi a strisce rosse? La tradizione vuole che fossero inventati da un dolciaio che aveva intenzione di creare un dolce che ricordasse Gesù alle persone. Ecco cosa rappresenta il bastoncino di zucchero:
    E' fatto di caramello solido perché Gesù è la solida roccia su cui sono costruite le nostre vite (Matt 16:18) (1Thess 5:24).
    Al caramello diede la forma di una "J" per Jesus (Gesù in inglese) (Atti 4:12), mentre per altri è la forma di un bastone da pastore, perché Gesù è il nostro pastore (Giovanni 10:11).
    I colori sono stati scelti anche per rappresentare l'importanza di Gesù: il bianco per la purezza e l'assenza di peccato in Gesù (Heb 4:15) , e la larga striscia rossa rappresenta il sangue di Cristo versato per i peccati del mondo (Giovanni 19:34-35). Le tre strisce rosse sottili rappresentano le strisce lasciate dalle frustate del soldato romano (Isaia 53:5).

    Il sapore del bastoncino è di menta piperita che è simile all'issopo, pianta aromatica della famiglia della menta usato nel Vecchio Testamento per purificare e sacrificare. Gesù è il puro agnello di Dio venuto a sacrificarsi per i peccati del mondo.

    Molte leggende narrano che l'abete è uno degli alberi dal giardino dell'Eden.
    Una narra che l'abete è l'albero della Vita le cui foglie si avvizzirono ad aghi quando Eva colse il frutto proibito e non fiorì più fino alla notte in cui nacque Gesù Bambino.

    Un'altra leggenda narra che Adamo portò un ramoscello dell'albero del bene e del male con lui dall'Eden. Questo ramoscello più tardi divenne l'abete che fu usato per l'albero di Natale e per la Santa Croce.
     
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  9. gheagabry
     
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    Storia ed origini del Natale



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    Il Natale è la principale festa dell'anno. Festa che nella tradizione popolare era legata alla chiusura di un ciclo stagionale e alla apertura del nuovo ciclo.
    La festa appartiene all'anno liturgico cristiano, in cui si ricorda la nascita di Gesù Cristo, che nella Cristianità occidentale cade il 25 dicembre, mentre nella Cristianità orientale viene celebrato il 6 gennaio. La nascita di Gesù viene fatta risalire dal 10 al 4 a.C. Il Natale non viene introdotto subito come festa cristiana, ma bisogna aspettare l'arrivo del Quarto secolo nell'Impero Romano, e più tardi ancora nelle zone dell'Oriente. La festa cristiana si intreccia con la tradizione popolare. Prima del Natale cristiano c'era la festa del Fuoco e del Sole, perché in questo periodo avviene il solstizio d'inverno, con il giorno più corto dell'anno, e da questa data (21 dicembre) le giornate iniziano ad allungarsi.

    Nell'antica Roma si festeggiavano i Saturnali in onore di Saturno, dio dell'agricoltura ed era un periodo di pace, si scambiavano i doni, e si facevano sontuosi banchetti. Tra i Celti invece si festeggiava il solstizio d'inverno. Nel 274 d.C. l'imperatore Aureliano decise che il 25 dicembre si festeggiasse il Sole. Da queste origini risale la tradizione del ceppo natalizio, ceppo che nelle case doveva bruciare per 12 giorni consecutivi e doveva essere preferibilmente di quercia, un legno propiziatorio: osservandolo bruciare si presagiva l'anno nuovo. Il ceppo natalizio nei nostri giorni si è trasformato nelle luci e nelle candele che addobbano case, alberi, e strade. Il nostro Natale deriva da tradizioni borghesi del secolo scorso, con simboli e usanze sia di origine pagana che cristiana. Il Natale è anticipato dalla Vigilia, che dovrebbe essere una giornata di digiuno e di veglia preparatoria alla Festa della natività. Nelle case viene allestito un presepe (o presepio), specie nei paesi meridionali, o un albero di tradizione più nordica (vedi simboli del Natale). Il periodo di festa continua, con il 31 dicembre e Capodanno, primo giorno dell'anno. E' una festa periodica di rinnovamento, celebrata in tutte le civiltà e caratterizzata da rituali che simbolicamente chiudono un ciclo annuale e inaugurano quello successivo.
    Infine arriva l'Epifania (che tutte le feste si porta via), una delle principali feste cristiane la cui celebrazione cade il 6 gennaio.

    Immagine-dipinto-Nativita-Giotto




    Nata nella regione orientale per commemorare il battesimo di Gesù, fu presto introdotta in occidente dove assunse contenuti religiosi diversi, come il ricordo dell'offerta dei doni dei magi nella grotta di Betlemme, che poi ha determinato il nascere della figura della befana distributrice di doni. I magi erano un gruppo di personaggi (studiosi e maghi) che, guidati da una stella, arrivarono dall'oriente per rendere omaggio a Gesù appena nato a Betlemme, donandogli oro, incenso e mirra. Successivamente vennero indicati come "re" e che il loro numero venne fissato a tre, con i nomi Melchiorre, Gaspare e Baldassarre.Questa festa porta un supplemento di regali ai bambini, e fa terminare il ciclo di festeggiamenti. Il 7 gennaio si spengono le luminarie, si smantellano i presepi, si ripongono gli addobbi degli alberi di Natale…. E si cominciano a vedere alcuni abeti avvizziti depositati nei luoghi di raccolta delle immondizie.

    Edited by gheagabry1 - 19/10/2019, 14:14
     
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    La stella di Natale




    Quando Gesù fu nato a Betlemme di Giudea ai tempi del Re Erode, ecco apparire dall'Oriente a Gerusalemme alcuni Magi, i quali andavano chiedendo dove fosse nato il Re dei Giudei, perché - dicevano - avevano visto la sua stella al suo sorgere ed erano venuti ad adorarlo [...]. Allora Erode, accolti segretamente i Magi, si informò accuratamente da loro circa l'epoca in cui la stella era apparsa [...]. Udito il re, essi partirono ed ecco, la stella che avevano visto al suo sorgere, apparve di fronte a loro, finché si arrestò sul luogo dove stava il Bambino. Matteo (II, 1-2)


    In ogni presepio del mondo, sopra la grotta che ospita la sacra famiglia, o sulla punta dell'albero addobbato per la festa, trova posto da tempo immemorabile una splendente stella cometa. Vuole la tradizione che i re Magi fossero stati guidati nel luogo dove nacque Gesù proprio da una luminosa cometa, divino messaggero del glorioso evento. Ma quanto c'è di verificabile, dal punto di vista astronomico, in questa affascinante rappresentazione? La stella dei Magi è esistita davvero?

    I progressi odierni della scienza permettono, grazie a computer con programmi di calcolo sempre più potenti ed all'affinamento dell'indagine storiografica ed archeologica di ricostruire con grande precisione il cielo notturno osservato dai nostri progenitori migliaia di anni e di dare un contributo decisivo alla risoluzione di un "caso" affascinante ed assai complicato.

    L'interesse degli astronomi per la stella di Betlemme è sempre stato vivo e non accenna a diminuire: dopo duemila anni si susseguono ancora interpretazioni e studi al riguardo. Superata come è giusto che sia la volontà di far corrispondere fatti ed eventi scientificamente provati alle parole degli Evangelisti, come se l'attendibilità delle Sacre Scritture dovesse risiedere nella verificabilità storica e scientifica dell'interpretazione letterale, pare sia mantenuta solo dagli astronomi la speranza di poter conferire un senso preciso a questo astro misterioso.

    Quando nacque Gesù?

    Diventa necessario per la nostra indagine andare alla ricerca di tutti i possibili fenomeni astronomicamente rilevanti, e possibilmente riportati nelle cronache dell'epoca, avvenuti in corrispondenza della nascita di Gesù.

    Questa viene celebrata, come tutti sappiamo, il 25 dicembre: ma nel passato le cose andavano ben diversamente. Su questa data per lungo tempo la comunità cristiana fu dubbiosa, visto che mancava al riguardo una tradizione apostolica. L'origine della natività del 25 dicembre andrebbe considerata nell'ottica di un'importante festa pagana, la celebrazione del Sol invictus, dio del Sole e signore dei pianeti: in quei giorni, infatti, avviene il solstizio invernale, che segna il momento a partire dal quale il Sole riprende il suo moto in salita sull'eclittica (1) facendo allungare di conseguenza le giornate. Il messia veniva spesso descritto come "Sole di giustizia" e lo stesso vangelo ne parla a volte paragonandolo al Sole. Ecco spiegata la preferenza per questa data, anche se probabilmente non è esatta: la scelta del 25 dicembre sembra quindi essere derivata dalla necessità, per la nuova religione del Cristianesimo che si stava diffondendo, di contrapporre una festa cristiana ad una pagana, ed è stata accettata come storicamente certa da Sant'Agostino verso la metà del IV secolo.

    Ricordiamo che in Palestina e a Gerusalemme ancora fino al V secolo era comunque l'Epifania ad essere festeggiata in memoria della nascita di Cristo. Storici famosi come Clemente Alessandrino propendevano per il 6 gennaio, altri per il 10 gennaio o il 25 marzo. Consideriamo allora come intervallo temporale accettabile per la nascita di Cristo il periodo dal 20 dicembre al 20 marzo. E per quanto riguarda l'anno di nascita?

    L'anno zero della nostra epoca fu stabilito dal monaco Dionigi il piccolo vissuto nel VI secolo: dopo laboriosi calcoli ed indagini egli si convinse che coincidesse con il 754° anno dalla fondazione di Roma. Oggi sappiamo che Dionigi sbagliò in eccesso di almeno quattro anni. Nella lettura dei Vangeli vi sono riferimenti che ci aiutano a fissare un limite superiore ed uno inferiore alla nascita di Cristo.

    Lo storico Giuseppe Flavio racconta che Erode morì in un giorno intermedio tra un'eclisse di Luna visibile a Gerico e la Pasqua ebraica successiva. Conti alla mano si scopre che questa eclisse avvenne nella notte tra il 13 e il 14 Marzo dell'anno 4 avanti Cristo. Allora, essendo Erode morto nella primavera del 4 a.C. ed essendo stato visitato dai Magi quando Gesù era già nato, Gesù stesso deve essere venuto alla luce come minimo quattro anni prima di quanto vuole la tradizione. D'altra parte questa data non può essere anticipata oltre il 7 a.C., perché questo è l'anno del censimento voluto da Augusto in conseguenza del quale - secondo l'evangelista Luca - Giuseppe e Maria, genitori di Gesù, furono costretti a tornare nella natia Betlemme. Fu allora che Erode "mandò ad uccidere tutti i maschi che erano in Betlemme e in tutto il territorio dall'età di due anni in giù, secondo il tempo del quale s'era esattamente informato dai Magi", Matteo (2,16).

    Chi erano i magi?

    I Magi appartenevano originariamente una delle dei tribù in cui era diviso il popolo dei Medi. Essi costituivano la classe sacerdotale: in Persia infatti, dove vivevano, il loro nome assunse il significato generico di sacerdoti. I Magi esercitavano la professione che oggi definiremo astrologia: alla corte di Babilonia essi interpretavano i segni celesti, osservando i moti delle stelle e dei pianeti, traendone auspici favorevoli o meno. La "stella" che essi videro era uno di quei segni con i quali presso i pagani la divinità rendeva noti i propri disegni. Alcuni testi arabi collegano i Magi alla religione iranica e a Zoroastro "fondatore della dottrina del magismo", al quale veniva attribuita tra le altre cose anche la profezia della nascita di Cristo.

    Oggi sorridiamo del fatto che gli astri possano avere un'influenza prevedibile sul nostro agire quotidiano, o che tantomeno permettano di predire eventi futuri: l'astrologia ha perso ogni fondamento di scientificità, anche presunta, con l'avvento del metodo scientifico nel 16° secolo. Non dobbiamo dimenticare tuttavia che astronomia e astrologia hanno proceduto di pari passo per secoli, la prima al servizio della seconda. Fu a causa della creduta influenza dei corpi celesti sul destino dell'uomo che i sapienti dell'epoca affinarono la propria conoscenza sull'astronomia posizionale.

    La stella dei Magi nelle letture sacre.

    I Vangeli sono una fonte privilegiata per inquadrare con una certa precisione la "stella" che videro i Magi. Dal Vangelo di Matteo ci proviene un'utile informazione: il fenomeno astronomico osservato dai Magi fu si importante ma non certo eclatante, ossia perfettamente evidente a chiunque. In caso contrario anche Erode ne sarebbe stato a conoscenza e non avrebbe dovuto chiederne informazioni dettagliate. Da perfetti conoscitori della volta celeste quali erano, i Magi sicuramente si resero conto che ciò che videro, nel loro lungo viaggio da Babilonia a Betlemme, era qualcosa di importante per la propria esperienza di studiosi del cielo, anche se poi, a livello popolare, poteva passare del tutto inosservato. Ecco dunque perché furono i Magi a vedere "la stella" e non altri: solo loro erano in grado, come esperti osservatori delle stelle, di apprezzarne la particolarità.

    Di grande interesse sono anche i Vangeli apocrifi, che la Chiesa esclude dal novero di quelli canonici per motivi dottrinali. Dopo il concilio di Trento i primi persero credito nei confronti dei secondi, ma ebbero una vita sotterranea molto intensa almeno fino al Medioevo, influenzando fortemente l'iconografia cristiana. Gli stessi Vangeli apocrifi, nella loro forma orale, sembrano avere un'origine molto remota, perlomeno come i Vangeli canonici, e contengono elementi dogmatici che la Chiesa ritiene validi. Nel Protovangelo di Giacomo (databile tra il 130 e il 140 d.c.) viene più volte ribadito un concetto: la stella è un simbolo di regalità, rappresenta l'annuncio della nascita di un re. Un altro Vangelo apocrifo, quello definito dello Pseudo-Matteo, delinea molti particolari sulla grotta di Gesù e sulla brillante stella che vi splendeva dal tramonto all'alba. Nei Vangeli apocrifi redatti in Siria intorno al VI secolo si leggono molti altri dettagli: i Magi, avvertiti da un angelo, intrapresero un viaggio durato nove mesi guidati da una stella e giunsero a destinazione nel momento in cui la Vergine dava alla luce Gesù. Sono questi stessi scritti che identificano i Magi con i loro nomi.

    [...] la stella si muoveva precedendoli, fin quando si fermò sopra la grotta. Allora la sua forma cambiò e divenne simile ad una colonna di luce che si levava dalla terra al cielo. L'angelo che aveva assunto la forma di una stella ritornò per far loro da guida [...].
    Un fatto importante va sottolineato quando prendiamo spunto dalle letture evangeliche riguardanti la "stella" dei Magi: quest'ultima è una prova molto evidente di quanto nella cristianità degli albori fosse penetrata la cultura laica, ed astrologica in particolare. I racconti di Matteo e dei Vangeli Apocrifi dovettero fare i conti per molto tempo con la scarsa considerazione per l'astrologia, frequente nei primi secoli del cristianesimo. Molti la ritenevano addirittura una pratica demoniaca, che avesse avuto comunque una sua liceità fino alla nascita di Cristo. L'adorazione dei Magi attestava proprio la superiorità dei Vangeli sulle convinzioni dei pagani, rappresentava l'inchinarsi della cultura orientale alla dottrina cristiana e la fine della validità dell'astrologia. I padri della chiesa del IV secolo attribuirono alla "stella" dei magi caratteristiche miracolose, per cercare di togliere ad essa ogni carattere di premonizione astrologica. S.Basilio faceva osservare che la stella in se non era né un pianeta, né una cometa o altro: era qualcosa di straordinario, per esempio nel suo movimento diverso da quello degli astri conosciuti, e non poteva certo essere identificata con una stella da cui trarre un oroscopo. Essa era in realtà un angelo, un diretto segno del cielo. Le credenze astrologiche non uscirono tuttavia sconfitte da questa interpretazione, anzi, continuarono a diffondersi più o meno sommessamente.

    Tracciamo allora un identikit della "stella" dei Magi. Innanzi tutto essa non apparì eccezionale alla gente comune, mentre la sua osservazione fu particolarmente significativa durante l'opposizione (2) al Sole. Inoltre la stella si mostrò una prima volta, scomparve, poi ricomparve. Quale fenomeno astronomico, dunque, può aver attirato l'attenzione dei Magi tra il 7 e il 4 a.C.?

    L'ipotesi cometaria.

    Pare che il primo ad interpretare la stella di Matteo come un oggetto astronomico vero e proprio sia stato Origene, teologo alessandrino vissuto nel III secolo. Nel suo Contra Celsus egli sostiene con fermezza la realtà astronomica dell'evento, che interpreta come la comparsa di una brillante cometa (3).

    Una prima constatazione molto importante tuttavia emerge subito: Matteo non fa assolutamente cenno ad una cometa, ma parla di una stella in maniera generica.

    È probabile che anche nelle prime comunità cristiane la stella dei Magi fosse interpretata come una cometa. Presso i Babilonesi queste erano considerate come oggetti astronomici, fonti di buono o cattivo auspicio a seconda della loro posizione in cielo, luminosità, colore. Aristotele le relegò al mondo sublunare come fenomeni astronomici, mentre Tolomeo ne sottolineava l'importanza per la predizione di importanti eventi. Innumerevoli sono gli esempi che vedono le comete come atteso segno per l'avvento di re o imperatori, oppure causa di profondi cambiamenti politici, o carestie e pestilenze. Fu così che nel 118 a.c. una luminosa cometa sembrò indicare la nascita di Mitridate, re del Ponto. Più tardi, nelle parole di Tacito leggiamo il terrore che incutevano a Roma: Nerone ne fu impaurito a tal punto, era il 64 a.c., da sacrificare alcuni noti personaggi romani per evitare potenziali tragedie.

    Si cominciò a parlare insistentemente di un astro chiomato solo a partire dal 1300. Il grande pittore Giotto osservò personalmente una meravigliosa apparizione della cometa di Halley e, comprensibilmente, non resistette all'idea di disegnare il grande evento astronomico sulla scena della natività nella Cappella degli Scrovegni a Padova nel 1301. Molti storici ritengono che la tradizione popolare della stella cometa abbia tratto particolare forza proprio da questa rappresentazione.

    A favore dell'ipotesi cometaria si potrebbero portare diverse prove: ai Magi la stella appare due volte, la prima quando li guida verso la Palestina, la seconda da Gerusalemme a Betlemme. Potremmo interpretare questo fatto come la visibilità di una cometa prima alla sera e poi alla mattina, dopo il passaggio al perielio (4).

    La cometa di Halley.

    L'astro chiomato sul quale maggiore si è posta l'attenzione degli storici è stato la cometa di Halley, non per nulla la più conosciuta. Innumerevoli studi hanno ricostruito i passaggi della cometa fino a circa 2500 anni fa basandosi su precise osservazioni del tempo(5). La cometa di Halley apparve nei cieli del nostro emisfero, come riportato con precisione dalle cronache scritte, nel mese di ottobre dell'anno 12 a.c.. Era un periodo di pace e tranquillità per l'area del Mediterraneo: l'imperatore Augusto abbelliva Roma con templi, opere edilizie come l'Ara Pacis ed il teatro di Marcello. In Palestina Erode il Grande stava costruendo una città in onore di Augusto, Cesarea. A Roma vivevano Orazio ed Ovidio. Proprio nella capitale dell'impero troviamo cronaca di un primo avvistamento della cometa, riportato contemporaneamente alla morte di Marco Vipsiano Agrippa, genero di Augusto e suo valido collaboratore: "Sotto il consolato di Valerio Messala e di Sulpicio Quirino, prima della morte di Agrippa, si vide per parecchi giorni una cometa: era come sospesa sulla città di Roma, ed in seguito apparve risolversi in diverse piccole fiaccole".

    Dalla Cina provengono osservazioni più precise: gli astronomi imperiali riportano l'apparizione di una cometa nella costellazione dei Gemelli nel mese di agosto del 12 a.c.. Essa si spostò di seguito nelle costellazioni della Lince, del Leone Minore e del Leone, passando poco distante da Saturno. Raggiunse le costellazioni di Ofiuco e dello Scorpione, dove scomparve alla vista per la vicinanza del Sole, 57 giorni dopo il suo avvistamento. Quindi la cometa apparve molto luminosa e visibile per ben due mesi. Alcuni studiosi hanno cercato di risalire alla magnitudine (6) della cometa comparando questo passaggio a quello del 1835, molto simile geometricamente, ma l'influenza dell'attività solare sulla lunghezza e luminosità delle code cometarie ha reso il compito abbastanza arduo. La stessa apparizione recente della cometa, avvenuta negli anni 1985-86, ha mostrato l'estrema difficoltà nel predire correttamente la luminosità di un simile corpo celeste, anche se osservato per diversi passaggi. Si trattò comunque della cometa più luminosa per un periodo di almeno quindici anni prima e dopo la sua apparizione. Dobbiamo quindi escludere, vista la bontà della verifica storica, che la cometa di Halley possa essere stata la "stella di Natale" come indicato da alcuni autori nel passato. L'incongruenza di fondo tra la sua apparizione e la data di nascita di Cristo non è cronologicamente risolvibile.

    Un'altra cometa?

    Dobbiamo rinunciare, anche se non completamente, all'ipotesi di un'altra cometa. Le cronache del tempo erano troppo precise, sia in ambito mediterraneo che orientale, per lasciarsi sfuggire l'apparizione di una luminosa cometa. Ricordiamo che gli astronomi-astrologi del tempo, proprio come i Magi, rispondevano a volte con la propria vita per una predizione sbagliata o per inesattezze giudicate negativamente dai loro re o imperatori.

    Le cronache cinesi riportano due eventi astronomici molto appariscenti registrati in quel periodo, uno nel marzo del 5 a.c., l'altro nell'aprile del 4 a.c., ma entrambi danno un'interpretazione piuttosto ambigua. Si parla di una "cometa senza coda" così come di una "stella nuova". Alcuni storici ed astronomi ritengono che il primo avvistamento sia effettivamente una cometa apparsa nel Capricorno; la seconda cronaca potrebbe invece indicare l'esplosione di una nova (7) nella costellazione dell'Aquila. Anche ammettendo l'esistenza di una cometa nel 5 a.c., di cui però non abbiamo cronaca in area mediterranea, perché allora i Magi si misero in cammino proprio verso Gerusalemme? Perché non in un'altra direzione?. Le comete si sostano nel cielo a causa del moto di rotazione terrestre, e fra le stesse costellazioni per il loro moto proprio: indicano quindi sempre direzioni diverse. Dobbiamo pensare che il fenomeno celeste a cui assistettero i Magi offriva loro una chiave di lettura ben precisa dal punto di vista astrologico che legava l'apparizione, come vedremo, a Gerusalemme ed agli ebrei.

    L'ipotesi supernova.

    Un'altra ipotesi sulla stella di Natale venne formulata dal famoso astronomo polacco Keplero quando, nel 1604, egli fu testimone dell'esplosione di una supernova (8).

    È un fenomeno estremamente raro da osservarsi ad occhio nudo, poiché in questo caso deve avvenire nella nostra galassia: la frequenza media di apparizione di un tale cataclisma nel nostro sistema galattico è di un evento ogni quattrocento anni. L'ultima visibile senza l'ausilio di strumenti ottici esplose nella galassia di Magellano nel 1987 (9).

    La supernova di Keplero divenne per alcune settimane brillante come Venere: l'astronomo pensò che potesse essere quello un avvenimento molto simile alla stella del Vangelo di Matteo. A sfavore dell'ipotesi della supernova c'è comunque una critica di fondo: la durata di molti mesi del fenomeno osservato dai Magi, che mal si adatta con la limitata persistenza di una supernova nelle condizioni di massima luminosità (da pochi giorni a tre settimane).

    La congiunzione planetaria.

    Anche Keplero, per non conoscendo l'origine fisica della supernova, si era reso conto di questa difficoltà, tanto è vero che cercò soluzioni alternative intuendo, forse per primo, una possibilità nuova e molto accattivante. Il fatto è che egli fu anche testimone, nello stesso periodo, di una spettacolare congiunzione (10) tra Giove e Saturno avvenuta nella costellazione dei Pesci alcuni giorni prima del Natale del 1603. Ebbene, facendo dei conti a ritroso l'astronomo si rese conto che un simile fenomeno era avvenuto anche nel 7 a.C. e poteva benissimo avere avuto un grande significato simbolico per i Magi.

    Keplero si accorse che nel 7 a.C. l'evento fu rarissimo perché Giove e Saturno si erano avvicinati fino a circa un grado di separazione angolare (due volte la grandezza apparente della Luna Piena), non una ma ben tre volte di seguito nella costellazione dei Pesci, rispettivamente il 29 Maggio, il 29 Settembre e il 4 Dicembre secondo i calcoli del celebre scienziato. Congiunzioni triple tra Giove e Saturno si ripetono ogni 120 anni ma occorrono circa 800 anni perché il fenomeno si ripeta nella costellazione dei Pesci! Questo avvicinamento dei due pianeti sviluppatosi per un periodo di tempo così lungo da accompagnare i Magi durante tutto il loro viaggio, sembra davvero essere un ottimo candidato per l'evento celeste descritto nel Vangelo di Matteo.

    Ricordavamo che l'evento non fu particolarmente appariscente: infatti la distanza minima dei due pianeti fu di circa un grado, quindi si trattò di un fenomeno non molto spettacolare all'osservatore casuale.

    La costellazione zodiacale dei Pesci godeva di un significato assolutamente particolare per gli Ebrei, e la presenza contemporanea in quella regione di cielo di due pianeti come Giove (simbolo della regalità) e di Saturno (protettore del popolo ebraico) non poteva certo passare inosservata. Saturno era la stella dei giusti ed i Pesci, segno d'acqua, erano da sempre associati a Mosè, il liberatore salvato proprio dalle acque del Nilo. L'elemento acqua, giova ricordare, compare molto spesso con grande rilievo nella simbologia cristiana.

    Evidentemente un evento così raro non poteva che essere interpretato dagli astrologi d'Oriente come un segno che un nuovo re, un grande profeta, forse il Messia liberatore stava per nascere in Israele.

    Questa interpretazione originale di Keplero è stata ripresa negli anni '70 dall'astronomo inglese dell'università di Sheffield David Hughes, che ha pubblicato forse il più noto libro sul tema della stella dei Magi (12). Hughes ricostruisce l'evento con grande attendibilità storica aiutato in particolare dal ritrovamento di alcuni antichi documenti babilonesi scritti in caratteri cuneiformi: in essi si sottolinea con evidenza la tripla congiunzione planetaria occorsa proprio nel 7 a.c. tra le stelle dei Pesci. Hughes inoltre tenta anche una precisa ricostruzione della data di nascita di Cristo. I Magi avrebbero previsto in anticipo le tre date del massimo avvicinamento di Giove e Saturno, cioè il 27 maggio, il 6 ottobre e il 1 dicembre del 7 a.c. Essi avrebbero interpretato la visibilità dei pianeti all'opposizione, cioè a partire dalla sera, come la data di nascita del Messia. Questo evento si verificava intorno alla metà di settembre: così essi avrebbero intrapreso il viaggio durante l'estate ed avrebbero raggiunto Gerusalemme nel mese di novembre. Una volta giunti nella città furono interrogati da Erode, incuriosito dal loro viaggio. I Magi avrebbero rilevato oltre alla probabile data di nascita di Gesù anche il fatto che i due pianeti erano prospetticamente vicini in cielo già dalla primavera precedente. Fu per questa notizia che Erode decise, per mettersi al sicuro riguardo alla venuta di un nuovo re che lo avrebbe detronizzato, di mettere a morte tutti i bambini di Betlemme al di sotto dei due anni. I Magi nel frattempo avevano lasciato Gerusalemme già ai primi di novembre, dopo aver osservato nuovamente la congiunzione dei pianeti. L'aver verificato che Giove e Saturno erano ancora vicini in cielo, mantenendo intatto il loro messaggio astrale, provocò in loro grande gioia, come leggiamo nel Vangelo: "Ed essi, veduta nuovamente la stella, si rallegrarono di grandissima gioia", Matteo (2,10).

    Conclusioni.

    Quali conclusioni siamo in grado di trarre, da un punto di vista strettamente scientifico, sulla reale esistenza e natura della stella dei Magi? Certo non possiamo affermare che esistano prove definitive a favore di una tesi o dell'altra, e tantomeno che ci siano fatti incontrovertibili i quali permettano di dire se la stella dei Magi sia esistita davvero o sia piuttosto un racconto di valore simbolico. È possibile che in futuro emergano nuovi elementi archeologici o storiografici risalenti ai primi anni della cristianità: essi potranno dar peso ad un'interpretazione piuttosto che ad un'altra.

    Per il momento, è scientificamente corretto sospendere il nostro giudizio, e sperare che un giorno non lontano venga definitivamente chiarita la storia della più misteriosa stella mai apparsa nei cieli dell'umanità.


    Edited by gheagabry1 - 13/12/2022, 20:12
     
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    PICCOLE STORIE


    La prima neve



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    La prima volta che vidi la neve avevo dieci anni.
    Era l’alba del 25 dicembre di tanti anni fa, e io ero stato sveglio forse per tutta la notte. Non mi era mai capitato di starmene da solo in una cameretta, e l’assenza di altri respiri, e la presenza di quegli odori per me sconosciuti, e perfino il buio, che sembrava avere un colore diverso da quello cui ero abituato, mi terrorizzavano. Me ne stavo fermo fermo sotto quella sorta di sacco riempito di piume, mentre le lacrime che avevo trattenuto per giorni e giorni mi rigavano le guance. Ogni tanto la porta si apriva e allora bloccavo il respiro e ricominciavo a respirare solo quando mia madre, dopo essersi chinata su di me e avermi fatto una carezza sui capelli, usciva dalla stanza.
    Mia madre. Ma allora non la associavo ancora alla parola madre, quella donna con i capelli rossi apparsa qualche mese prima nella mia vita. Madre, mama, per me era Ameena. Ma lei, come i miei due fratelli, come la mia sorellina Irat, come babu, mio padre, erano stati spazzati via da un’onda enorme, sei anni prima. E tanti altri, con loro. Di un intero villaggio ci eravamo salvati in tre. E le suore dell’orfanotrofio di Tangalle per sei anni mi avevano chiamato il piccolo miracolato.
    Dello tsunami ricordavo niente. Della famiglia sì, ricordavo gli odori, sembrava mi fossero rimasti dentro le narici, e da lì si espandessero dentro di me, per confortarmi: l’odore di curry che usciva dalle pieghe del sari della mamma, e quello di pesce essiccato che impregnava la pelle di mio padre, l’odore di terra che si portavano sempre addosso i miei fratelli quando rientravano dopo i giochi sulla riva del fiume che scorreva dietro la nostra casa. La nostra casa fra le due acque: limacciosa quella del fiume, e con tutte le sfumature dell’azzurro quella dell’oceano.
    Ma quella notte, la mia prima notte in Italia, gli odori del cuore erano spariti, sostituiti da altri, che erano acidi, senza nome, paurosi. Erano gli odori delle cose sconosciute, come sconosciuto era l’odore dell’aereo che mi aveva portato fino a lì, e prima ancora l’odore della stanza d’albergo di Colombo dove avevo passato la mia ultima notte in Sri Lanka. La donna con i capelli rossi e l’uomo che era con lei, il marito, anche loro avevano un odore che non conoscevo. Estraneo a tutto quello che avevo vissuto fino a quel momento.
    "Sei un bambino fortunato", mi aveva detto suor Mary. "Questi signori italiani vogliono che tu vada a vivere con loro. Ti vogliono come figlio, diventerai il loro bambino. "
    Ma in quella notte, in quella notte che le suore mi avevano insegnato fosse la Notte Santa, io non mi sentivo fortunato.
    Mi mancavano i miei compagni, ragazzini senza famiglia come me, mi mancavano le suore che avevano sostituito mia madre nel darmi affetto e rimproveri e che come lei odoravano di curry. Mi mancava l’odore della mia terra. Forse, anche se era un pensiero che data la mia giovane età non riuscivo a concretizzare, non sapevo più chi ero.
    Suor Mary mi aveva insegnato qualche parola d’italiano: mamma, papà, buongiorno, buon Natale…
    Ma io, da quando, due giorni prima, avevo lasciato l’orfanotrofio, non avevo più parlato.

    Forse mi addormentai, alla fine di quella lunga notte. Quando riaprii gli occhi una stranissima luce bianca stava schiarendo il buio della stanza. E avvertii anche un silenzio particolare, come se tutto, intorno, fosse avvolto da bende.
    Mi alzai e a piedi nudi mi diressi alla porta-finestra. Scostai le tende e…
    Centinaia, migliaia di piume bianche stavano scendendo dal cielo. Danzavano davanti ai miei occhi, poi si posavano sugli alberi e sul vialetto del giardino, e sulle aiuole, e sul muretto che separava il giardino dalla strada. Tutto era nascosto sotto una coperta candida, e brillava, quella coperta, come se fosse intessuta di piccole gemme di cristallo.
    E io stavo lì, con il naso schiacciato contro i vetri, e mi venne in mente la parola miracolo, e pensai che mai avevo visto una cosa così bella. E sentii qualcosa, dentro, che si allentava, un peso che usciva e uscendo mi rendeva leggero, mi faceva ritornare il bambino che ero stato fino a qualche giorno prima. Aprii la finestra. Fu allora che sentii l’odore. Un odore nuovo, anche quello, ma che era fresco, come quello delle lenzuola stese nel cortile dell’orfanotrofio quando c’era vento. Era un odore buono. Un odore del cuore. Era un buon odore.

    Una mano mi si posò sulla spalla. Una voce dolce mi disse:
    "Vieni, piccolo, non prendere freddo. "
    Mi girai e,
    " Buon Natale, mamma", dissi.



    Bologna, 9/10 dicembre 2008

    Milvia Comastri

    Edited by gheagabry1 - 19/10/2019, 14:16
     
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    Un lungo anno



    C’era una volta Babbo Natale.
    Poi accaddero diversi pasticci e a pasticciare furono gli uomini.
    Non si seppe bene quando cominciò, forse da quando cominciò l’esistenza degli uomini. Di sicuro, ci fu un periodo di discreto benessere, di progresso tecnologico, accompagnato purtroppo da molti episodi bellici, sparsi per il mondo, contrassegnato da un egoismo sempre crescente, da un individualismo ai limiti della decenza: ognuno pensava per sé e nessuno si curava degli altri. Via via che gli anni trascorrevano il cuore degli uomini inaridiva.
    I bambini erano sempre più selvaggi, arroganti e prepotenti. Come gli adulti, né più, né meno.
    C’erano quelli che morivano di fame? S’arrangiassero. Quelli che stavano male? S’arrangiassero! Quelli che chiedevano solo una parola di conforto: s’arrangiassero …
    Così, un Natale a cui era rimasto solo il nome , perché nessuno aveva più tempo per festeggiare la nascita del Bambino Gesù e tutti preferivano divertirsi, abbuffarsi e scambiarsi doni senza la tenerezza dello scambio, Babbo Natale decise di non mettersi in viaggio con le sue renne.
    Mentre lui se ne stava sconsolato al Polo Nord, circondato da elfi e gnomi e una gran quantità di giochi, sulla Terra nessuno si accorse del mancato passaggio di Babbo Natale. Nessuno ricordò che millenni prima nacque il Salvatore.
    La misura fu colma.
    Quell’anno nuovo, cominciò con abbondanti nevicate, così abbondanti che molti paesi restarono isolati. Poi arrivò un freddo polare che gelò tutte le tubature. Saltarono le comunicazioni. Non partirono gli aerei per molti giorni. Niente rifornimenti, perché anche i treni non riuscirono a viaggiare, per non parlare degli automezzi. Tutto bloccato. Nei supermercati cominciò a scarseggiare il cibo e così era in tutto il mondo. Le armi non arrivarono dove c’erano le guerre e non si poté più combattere. Arrivò la primavera, ma il gelo rimase. Non fiorirono i fiori. In compenso, arrivarono altre nevicate a complicare la situazione già abbondantemente critica.
    Alle porte di quella che una volta era chiamata estate, arrivò una gelata tremenda. I carburanti di ogni genere terminarono e la gente, tutta la gente, ebbe freddo, fame e sete.
    Per scaldarsi cominciarono a stare vicini, in gruppo, abbracciati. Per scaldarsi batterono mani e piedi tutti insieme. Per scacciare la malinconia di quei tempi difficili, cantarono. Piano piano riscoprirono il piacere di fare gruppo e di condividere il cibo e gli affanni.
    Passò l’estate , arrivò l’autunno. Molti morirono. I più anziani, i piccoli più delicati, i più ammalati. Molte lacrime furono versate. Ogni cuore riscoprì il dolore e, allo stesso momento, riscoprì l’amore per il prossimo. Ogni cuore si rese conto di quanto l’umanità si fosse persa. Ogni cuore si rivolse al proprio Dio e ognuno riprese a pregare le proprie preghiere.
    Arrivò l’inverno e tutti temettero di morire, perché se aveva fatto così freddo fino ad allora, che freddo mai li avrebbe avvolti quell’anno?
    Ma l’amore è miracoloso, anche se loro ancora non lo sapevano.
    Quell’anno non ci fu denaro per festeggiare il Natale, niente tavole imbandite. Poche patate, fatte crescere in simil-serre con degli espedienti, erano il pasto da dividere con gli altri. Quell’anno si radunarono attorno a quel poco di fuoco che erano riusciti a procurarsi e si augurarono Buon Natale. Poi, a mezzanotte, cercarono di raggiungere le loro chiese. Ricordarono che millenni prima, un Bimbo nacque e fu chiamato Gesù, il Salvatore. Si strinsero attorno a quella culla di paglia dove giaceva la statua di un bimbo. Molti compresero e piansero. Piansero sulle proprie disgrazie, su quel nulla che essi stessi avevano creato.
    Qualcuno, all’improvviso, si ricordò anche di Babbo Natale e ne parlò agli altri. Fu come se si fosse accesa una lampadina a far luce sulla loro memoria assopita e si ricordarono che l’anno prima il caro vecchietto non si era presentato al consueto appuntamento. La voce si sparse: che fosse accaduto qualcosa a Babbo Natale?
    Un anno! Un anno intero ci impiegarono! Nessuno pensava ai doni, ma piuttosto si preoccupava della salute di Babbo Natale.
    Lui, dal Polo Nord, guardava quel popolo di umanità, davvero risorto a nuova vita. Un po’ contrariato perché avevano compreso dopo così tanto tempo, ma … meglio tardi che mai! Si erano accorti della sua assenza e se ne stavano preoccupando.
    D’acchito li avrebbe lasciati così, a soffrire al freddo, ma si sa: Babbo Natale ha un cuore grande e, mosso a compassione, caricò alla svelta la slitta e via, con le sue adorate renne.
    Davvero, nessuno lo vide, però i pacchi caddero sulla neve. Giochi, dolci, legna da ardere, stufette… e giù doni a non finire. La gioia contagiò tutti quanti e l’amore fu così tanto e sincero che lentamente cominciarono a sentire meno freddo.
    Una donna se ne accorse dopo poco e chiese ad una vicina se anche lei avvertiva meno freddo. Eh, si: le mani non erano più così congelate. Abbracciandosi, saltarono dalla gioia!
    In un attimo, tutti erano abbracciati e tutti ridevano contenti.
    Quello fu il più bel Natale che vissero, perché nonostante gli stenti, i loro cuori erano colmi d’amore come non lo erano mai stati.
    Capirono che i beni materiali hanno poca importanza, soprattutto se non possono essere condivisi e che il benessere è dato dall’amore, che rende la vita vera.
    Capirono che senza l’amore divino, l’uomo non è nulla.
    Da quel Natale e per ogni Natale, festeggiarono l’amore ritrovato e per generazioni e generazioni tramandarono il racconto di quell’esperienza.
    E Babbo Natale, non saltò più un Natale!


    Claudia Giacopelli

    Edited by gheagabry1 - 19/10/2019, 14:19
     
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    Natale




    Si avvicina il Natale,

    nell'aria si respira un profumo

    di gioia e di amore.

    Se ti guardi intorno

    non vedrai che serenità!


    Ma...cosa succede?

    Là in quel piccolo paese non c'è gioia!

    C'è solo dolore, gente che soffre,

    gente che muore...



    E là? Guarda là!

    C'è solo indifferenza,


    in quel paese alle persone

    non importa nulla del Natale!

    Troppa gente soffre,

    troppa gente non sa!


    E' Natale,

    cerca anche tu di portare pace e amore...

    ...dove c'è guerra e odio.



    Lucia Porfiri




    E' Natale !




    E' Natale ogni volta

    che sorridi a un fratello

    e gli tendi la mano.

    E' Natale ogni volta

    che rimani in silenzio

    per ascoltare l'altro.

    E' Natale ogni volta

    che non accetti quei principi

    che relegano gli oppressi

    ai margini della società.

    E' Natale ogni volta

    che speri con quelli che disperano

    nella povertà fisica e spirituale.

    E' Natale ogni volta

    che riconosci con umiltà

    i tuoi limiti e la tua debolezza.

    E' Natale ogni volta

    che permetti al Signore

    di rinascere per donarlo agli altri.





    Madre Teresa di Calcutta


    Edited by gheagabry1 - 3/12/2023, 17:18
     
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  15. lella06
     
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    A Gesù Bambino

    di Umberto Saba



    La notte è scesa

    e brilla la cometa

    che ha segnato il cammino.

    Sono davanti a Te, Santo Bambino!

    Tu, Re dell’universo,

    ci hai insegnato

    che tutte le creature sono uguali,

    che le distingue solo la bontà,

    tesoro immenso,

    dato al povero e al ricco.

    Gesù, fa’ ch’io sia buono,

    che in cuore non abbia che dolcezza.

    Fa’ che il tuo dono

    s’accresca in me ogni giorno

    e intorno lo diffonda,

    nel Tuo nome.



     
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179 replies since 28/11/2010, 13:55   45352 views
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