Diego Armando Maradona

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    Diego Armando Maradona


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    «Povero vecchio Diego. Abbiamo continuato a dirgli per tanti anni "Sei un Dio", "Sei una stella"... che ci siamo scordati di dirgli la cosa più importante: "Sei un uomo"»
    Jorge Valdano


    Napoli crede più in Maradona, che a San Gennaro.
    Il più grande calciatore di tutti i tempi, capace di portare all'apice delle vittorie qualsiasi squadra, e incantare col suo gioco, che sfidava le leggi di gravità.
    I mass media hanno giudicato, le sue bizze nella vita (la droga, i tradimenti alla moglie Claudia, i processi in tribunale), come se fossero più importanti della sua lealtà in campo.
    Ma pochi sapevano, quello che ha fatto per Napoli e di quante vite abbia salvato con l'impegno sociale.
    Perchè ci sono giganti, che con i loro passi, provocano un terremoto, altri nonostante il loro peso, amano muoversi con discrezione.

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    Diego Armando Maradona (Lanús, 30 ottobre 1960) è un allenatore di calcio ed ex calciatore argentino, di ruolo centrocampista offensivo ed attaccante, capitano della Nazionale argentina di calcio vincitrice del Mondiale del 1986. Ha partecipato a quattro diverse edizioni dei mondiali: 1982, 1986, 1990, 1994, andando a segno in tutte tranne nel 1990. I suoi 91 match e 34 reti con la Nazionale argentina costituirono un record, successivamente battuto da Javier Zanetti, Roberto Ayala, Diego Simeone e Oscar Ruggeri per le presenze e da Gabriel Omar Batistuta e Hernán Crespo per i gol. La Federazione calcistica dell'Argentina (AFA) gli ha inoltre assegnato il titolo di "Miglior Calciatore Argentino di sempre" nel 1993.
    Noto anche come El Pibe de Oro (Il Ragazzo d'Oro), considerato tra i più talentuosi calciatori di tutti i tempi, ha militato nell'Argentinos Juniors, nel Boca Juniors, nel Barcellona, nel Napoli, nel Siviglia e nel Newell's Old Boys in una carriera da professionista più che ventennale. Alla fine del 2000 è stato eletto da un sondaggio popolare indetto dalla FIFA miglior calciatore di tutti i tempi col 53,6% dei voti. Fu eletto Calciatore dell'anno nel 1986 dalla rivista inglese World Soccer e occupa la 2a posizione nella speciale classifica dei migliori calciatori del XX secolo pubblicata dalla stessa rivista. In una votazione tenutasi nel 2000 per l'IFFHS a cui hanno partecipato giornalisti ed ex-calciatori, Maradona è risultato il 5° miglior giocatore del XX secolo dopo Pelè, Johan Cruijff, Franz Beckenbauer e Alfredo di Stéfano.
    Ritenuto una delle figure più controverse della storia del calcio, fu sospeso due volte per positività a test antidoping nel 1991 (per uso di cocaina) e nel Mondiale 1994 (per uso di efedrina): dopo il suo ritiro ufficiale dal calcio nel 1997, ha subìto un aumento eccessivo di peso (risolto con l'ausilio di un bypass gastrico) e le conseguenze della dipendenza dalla droga, dalla quale si è liberato dopo lunghi soggiorni in centri di disintossicazione. Successivamente è stato inserito da Pelè nel FIFA 100, la lista dei 125 migliori calciatori viventi divulgata il 4 marzo 2004, in occasione del centenario della federazione ed è diventato nel 2005 una star della TV argentina con il suo show La Noche del 10. Nonostante la poca esperienza nel ruolo, nel novembre 2008 è stato nominato CT dell'Argentina con il compito di condurre la nazionale nelle qualificazioni per i Mondiali del 2010, obiettivo infine raggiunto nell'ottobre 2009. L'AFS (Association of Football Statisticians'), classificando i 100 più grandi calciatori di sempre secondo un criterio puramente statistico, lo ha incluso al 6º posto


    Carriera

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    Il calciatore nel 1973
    Maradona iniziò a giocare a calcio nella squadra del padre, l'Estrella Roja, di cui Diego era il talento più apprezzato. L'antagonista più acerrima era la squadra del miglior amico di Maradona: Goyo Carrizo. Fu proprio questi a farlo partecipare ad una selezione nelle giovanili dell'Argentinos Juniors di Buenos Aires. Entrò così a far parte delle Cebollitas (Cipolline), la squadra giovanile dell'Argentinos, il 5 dicembre 1970 a 10 anni[13]. Il suo primo allenatore fu Francisco Cornejo, che all'inizio non credette alla giovane età di Maradona (gli fu addirittura richiesto un documento, che però non aveva con sè al momento del provino). Con lui in rosa, la squadra giovanile raggiunse una striscia di 136 risultati utili consecutivi.

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    I primi passi in Argentina e nella Nazionale


    Diego Armando Maradona con la Coppa del Mondo Juniores nel 1979


    Maradona nel 1980 con la maglia dell'Argentinos Juniors
    Maradona iniziò la sua carriera professionistica nell'Argentinos Juniors nel 1976, debuttando il 20 ottobre nella partita contro il Talleres con la maglia numero 16[15], dieci giorni prima di compiere sedici anni. Poco prima di farlo esordire l'allora allenatore dell'Argentinos Juniors, Juan Carlos Montes, disse a Maradona: "Vai Diego, gioca come sai". In tutta risposta, Diego fece subito un tunnel al primo avversario che gli si parò davanti, Juan Domingo Patricio Cabrera[16]. Iniziò così a giocare spezzoni di partite fino a diventare titolare fisso. I primi gol nell'Argentinos arrivarono il 14 novembre dello stesso anno, con una doppietta al San Lorenzo. Pochi mesi dopo il debutto in campionato arrivò anche il debutto internazionale: il 27 febbraio 1977 l'allora allenatore della Nazionale maggiore Cesar Luis Menotti lo convocò per un'amichevole contro l'Ungheria allo stadio La Bombonera di Buenos Aires. Successivamente esordì anche con la Nazionale giovanile il 3 aprile dello stesso anno.
    Diventato capocannoniere del campionato argentin, sembrò destinato a far parte dei convocati per i Mondiali del 1978, ma non venne inserito nella rosa della Selección (che divenne Campione del Mondo per la prima volta nella sua storia) in quanto Menotti lo ritenne troppo giovane per affrontare un torneo di vitale importanza per l'Argentina, sia dal punto di vista sportivo che politico (i campionati del mondo dovevano costituire per il regime militare golpista presieduto da Videla l'occasione di rivalutazione dell'immagine internazionale della Nazione).
    Subito dopo la vittoria mondiale, Maradona divenne titolare della Nazionale e giocò importanti partite che riscattarono la sua mancata convocazione. Tra queste, un'amichevole fra Argentina e Resto del Mondo allo stadio Monumental di Buenos Aires, il 25 giugno 1979, finita 2-1 per gli avversari, ma con l'unico gol degli argentini segnato da Maradona[21]. Contemporaneamente continuò a giocare con la Nazionale Juniores, vincendo nello stesso anno i Mondiali di calcio giovanili in Giappone (finale vinta contro l'URSS 3-1 in cui segnò un gol),[22] durante il torneo segnò 6 reti diventando il secondo miglior marcatore del torneo dietro il compagno di squadra Ramón Díaz.
    Nel 1979 e nel 1980 vinse il Pallone d'Oro sudamericano, il premio che spetta al miglior giocatore del continente[23].
    Il Boca Juniors

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    Maradona con la maglia del Boca
    Rifiutata un'offerta del River Plate, si trasferì al Boca Juniors coronando il sogno di giocare nella squadra del cuore del padre. Qui incontrò un ambiente ostile, i dirigenti gli erano contro e l'allenatore Silvio Marzolini puntualizzò subito che per Maradona non ci sarebbe stato alcun tipo di "favoritismo". Per il passaggio alla nuova squadra fu organizzata un'amichevole con l'Argentinos, il 20 febbraio 1981. Maradona giocò il primo tempo con i vecchi compagni e la ripresa con Boca, davanti a venticinquemila spettatori. L'amichevole finì 3-2 per l'Argentinos, con un gol di Maradona. Due giorni dopo il debutto ufficiale alla Bombonera, il Boca vinse contro il Talleres per 4-1, con doppietta di Maradona. Un infortunio lo fermò per quattro giornate, ma al suo rientro diventò l'idolo dei tifosi segnando ventotto gol in quaranta partite e guidando il Boca alla vittoria del Campionato Metropolitano di Apertura 1981.
    La squadra argentina organizzò una tournée di amichevoli imponente: otto partite in ventuno giorni in giro per il mondo, Los Angeles, Hong Kong, Malesia, Messico, Guatemala e Giappone. A causa di problemi economici il Boca dovette privarsi di Maradona, non essendo in grado di pagare il suo trasferimento definitivo (Maradona era arrivato in prestito). Si fece quindi avanti il Barcellona, con l'offerta record di una cifra pari a dodici miliardi di lire. L'ufficializzazione poté arrivare solo dopo i Mondiali del 1982, disputati proprio in Spagna e per i quali Maradona - al contrario di quattro anni prima - venne convocato godendo ormai della fama di giocatore di primissimo livello internazionale.
    Spagna 1982: il primo campionato del mondo
    Nel primo turno a gironi, l'Argentina, campione uscente, perse l'incontro d'esordio del campionato del mondo 1982 per 1-0 contro il Belgio. Due vittorie contro l'Ungheria (4-1 con due goal di Diego) e contro il debole El Salvador diedero ai sudamericani l'accesso alla seconda fase, in un gruppo che comprendeva Brasile e Italia, destinata a succedere agli argentini nella conquista della Coppa del Mondo.
    L'incontro con gli italiani fu perso dagli argentini per 1-2, e Maradona soffrì la marcatura particolarmente attenta e aggressiva di Claudio Gentile. Contro i brasiliani la sconfitta fu più pesante: 1-3. Complessivamente Maradona ebbe cinque presenze e fece due gol, più un'espulsione contro il Brasile all'85°, per fallaccio di reazione su João Batista da Silva, con cui concluse senza gloria il suo primo mondiale.
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    Il Barcellona
    Dopo i mondiali Maradona giocò la sua prima stagione con la maglia del Barça dell'allora presidente Nuñez, deludendo però le aspettative; rimediò diversi infortuni sino a che un'epatite virale lo allontanò dai campi per oltre tre mesi. Il campionato del Barça procedeva in maniera deludente e anche le speranze di vincere la Coppa delle Coppe svanirono presto: i catalani furono eliminati ai quarti di finale dall'Austria Vienna, e Maradona poté giocare solo la partita di ritorno allo stadio Camp Nou di Barcellona a causa dell'epatite che ancora lo debilitava. La delusione, a fine annata, fu quasi totale con il Barça solo quarto nel campionato spagnolo, nonostante Maradona avesse trascinato i blaugrana alle vittorie della Coppa del Re, sconfiggendo il 4 giugno 1983 in finale i rivali storici del Real Madrid allenato da Alfredo Di Stefano e della Copa de la Liga nella doppia finale sempre contro il Real Madrid (2-2 all'andata il 26 giugno 1983 e 2-1 al ritorno il 29 giugno 1983), con un gol di Maradona in entrambe le partite.
    La stagione 1983-1984, con Menotti sulla panchina del Barça cominciò meglio: a settembre, alla prima partita di Coppa delle Coppe contro la squadra tedesca dell'FC Magdeburgo, Maradona segnò una tripletta e la partita terminò 5-1. Maradona si stava finalmente mettendo in mostra nel Barça, ma tutto si fermò alla quarta giornata di campionato durante l'incontro fra Barcellona ed Athletic Bilbao. Mentre la partita era sul 3-0 a favore del Barça, Maradona subì un grave infortunio (che gli causerà per sempre la perdita del 30% della mobilità della caviglia) per un fallo di frustrazione decisamente violento del difensore dell'Athletic Andoni Goikoetxea Olaskoaga. Durante il suo infortunio il Barça vinse la Supercoppa spagnola nella doppia finale con l'Athletic Bilbao (1-3 all'andata il 26 ottobre 1983 e 0-1 al ritorno il 30 novembre 1983).
    Rientrato a tempo di record all'inizio del 1984, grazie alle cure del suo medico di fiducia Ruben Dario Oliva, Maradona trascinò il Barcellona a sei risultati utili consecutivi, fino a quando una sconfitta di 2-1 contro il Real Madrid fermò i blaugrana. Intanto a marzo riprese la Coppa delle Coppe. Il Barcellona contro il Manchester United vinse 2-0 la gara d'andata, ma il 3-0 del ritorno per gli inglesi lo condannò all'eliminazione.
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    I trionfi non arrivavano però in campionato e Maradona incominciò a subirne le conseguenze: i tifosi erano contro di lui e nascevano contrasti con lo stesso presidente Nuñez. La stagione 1983-84 vide di nuovo il Barça lontano dal primo posto nella Liga. Maradona giocò solo sedici partite in cui segnò comunque undici gol. Dopo il campionato rimaneva comunque la Coppa del Re. A maggio si tenne la finale fra Barça e Athletic Club, gara che segnava l'occasione per Maradona per reincontrare Goikoetxea. Sebbene fossero passati mesi, la questione dell'infortunio di Maradona non era ancora risolta; alla fine della partita (fra l'altro vinta dal Bilbao per 1-0), Maradona si avventò contro il giocatore basco, innescando una memorabile e plateale rissa tra le due squadre. In seguito si scusò personalmente in un incontro ufficiale con il re di Spagna Juan Carlos, ma l'episodio segnò la fine della sua esperienza spagnola.
    I rapporti con il Barcellona e il suo presidente Nuñez erano ormai deteriorati, e Maradona, ripresosi completamente dall'incidente, fu clamorosamente ingaggiato, dopo un mese di difficili trattative, dal Napoli per la cifra record di tredici miliardi e mezzo di lire. Il contratto fu firmato senza che il Napoli disponesse della liquidità per regolarizzare l'acquisto; il denaro venne versato solo in un secondo momento. Si racconta che l'allora presidente del Napoli Corrado Ferlaino abbia depositato in federazione una busta vuota, facendo credere che contenesse il contratto firmato dal giocatore. In questo modo guadagnò il tempo necessario per concludere la trattativa, sostituendo poi la busta vuota con quella regolare.
    La prima stagione nel Napoli
    Il 5 luglio 1984 Maradona venne presentato ufficialmente allo Stadio San Paolo e fu accolto da ben settantamila persone, che pagarono la quota simbolica di mille lire per vederlo. Bastarono un palleggio ed un tiro verso la porta sotto la curva B e l'entusiasmo si trasformò già in tripudio.
    Nella prima stagione, però, le aspettative furono in grande parte disattese. Mal supportato da una squadra di mediocre valore Maradona dimostrò quasi esclusivamente le proprie doti di funambolo, ma il suo contributo non poté essere utile per raggiungere grandi traguardi. Il Napoli disputò un brutto girone di andata e solo nel finale riuscì a raggiungere una tranquilla posizione di centro classifica.
    Era chiaro che da solo Maradona non avrebbe portato il Napoli a grandi risultati e la società dovette subito correre ai ripari. L'anno successivo arrivarono in azzurro grandi rinforzi del calibro di Bruno Giordano, Claudio Garella, Alessandro Renica e rinforzi dalle giovanili del Napoli, tra i quali Ciro Ferrara che debuttò in prima squadra proprio nel 1985-86. Quella stagione finì col Napoli al terzo posto, ma era solo un anticipo del vero trionfo.
    Messico 1986: Argentina campione


    Un murales de "la mano de Dios" ad Helsinki, Finlandia
    Il culmine della carriera di Maradona fu senza dubbio la vittoria nel campionato del mondo 1986 in Messico, al termine di un torneo nel quale fu, nel bene e nel male, il protagonista: nel bene, per i suoi cinque gol e cinque assist nelle sette partite giocate nel torneo (tutte vinte, tranne l'1-1 contro l'Italia nella prima fase a gironi) e per il gol nei quarti di finale segnato contro l'Inghilterra, dopo aver dribblato tutti gli avversari che provarono ad ostacolarlo nella sua corsa dalla linea di centrocampo alla porta difesa da Peter Shilton. Nel male, per le polemiche seguite al celeberrimo gol di mano nella stessa partita contro l'Inghilterra che ruppe l'equilibrio dell'incontro e fu erroneamente convalidato dall'arbitro tunisino Ali Bennaceur. Maradona rivendicò la legittimità di quel gol come atto di giustizia a seguito della Guerra delle Falkland del 1982 (a segnare, secondo Maradona, fu la Mano de Dios), ma in effetti l'unico risultato pratico che ebbe fu quello di indurre la FIFA a escludere di fatto gli arbitri provenienti da federazioni "calcisticamente ancora in via di sviluppo" dalle fasi finali ad eliminazione diretta.
    Indipendentemente da ciò, la segnatura al termine di quello slalom (che fu quella del provvisorio 2-0, alla fine l'Argentina vinse per 2-1) risultò essere il Gol del Secolo (noto altresì come il Più grande gol nella storia della Coppa del Mondo FIFA) secondo un sondaggio indetto dalla FIFA nel 2002[24].
    Due gol al Belgio in semifinale valsero la finale contro la Germania Ovest. Ai goal argentini di Brown e Valdano risposero quasi in finale di partita Rummenigge e Völler, ma quando la gara stava per avviarsi ai tempi supplementari, Maradona pescò un corridoio sulla destra per Burruchaga, che batté Toni Schumacher per il 3-2 che diede all'Argentina il suo secondo titolo mondiale, il primo e unico di Maradona.
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    I successi con il Napoli


    Maradona nel 1985
    In maglia azzurra Maradona raggiunse l'apice della celebrità, portando il Napoli ai vertici del calcio italiano ed europeo. Grazie ad un'ottima squadra e alla sua guida, il Napoli vinse il suo primo scudetto nel campionato 1986/87 (allenatore Ottavio Bianchi), stagione memorabile anche perché dopo ben trentadue anni il Napoli riuscì a battere di nuovo la Juventus al "Comunale" di Torino.
    Il 10 maggio 1987 il Napoli pareggiò per 1 a 1 la partita casalinga con la Fiorentina conquistando matematicamente il suo primo scudetto. La città intera si abbandonò all'euforia ed alla festa. Maradona fu protagonista assoluto dell'impresa e coronò il sogno di vincere un titolo fino ad allora solo immaginato da tifosi e addetti ai lavori.
    Il Napoli vinse anche la sua terza Coppa Italia, vincendo tutte le 13 gare, comprese le due finali disputate contro l'Atalanta. L'accoppiata scudetto/coppa fu un'impresa che fino a quel momento era riuscita solo al Grande Torino ed alla Juventus. Bruno Giordano fu il capocannoniere della manifestazione con 10 reti.
    Nella stagione 1987/88 il Napoli partecipò per la prima volta alla Coppa dei Campioni, ma uno sfortunato sorteggio mise contro gli azzurri il Real Madrid: i partenopei uscirono battuti dal Bernabeu per 2-0 (con lo stadio surrealmente vuoto per via di un provvedimento disciplinare), e pareggiarono per 1-1 la gara di ritorno abbandonando subito le ambizioni europee.
    In campionato il Napoli dominò fino alla ventesima giornata mantenendo cinque punti di vantaggio sulla seconda, ma inaspettatamente gli azzurri crollarono facendosi superare dal Milan di Sacchi, perdendo quattro delle ultime cinque partite. Maradona, nonostante lo Scudetto perso, si consolò col titolo di capocannoniere del torneo con 15 reti all'attivo.
    Nel 1989 il Napoli concluse il campionato ancora al secondo posto, dietro l'Inter dei record, ma vinse la Coppa UEFA (primo titolo internazionale) dopo aver battuto nella doppia finale lo Stoccarda (2-1 all'andata e 3-3 al ritorno) e dopo aver superato avversari blasonati come la Juventus e il Bayern Monaco (che sei mesi prima aveva clamorosamente eliminato l'Inter) ed anche in quel torneo l'apporto di Maradona fu determinante, soprattutto nelle gare più importanti con assist, goal e invenzioni spesso decisivi.
    Nella stagione 1989/90 a Bianchi subentrò Albertino Bigon. Maradona non giocò le prime partite della stagione e venne sostituito da Gianfranco Zola, ma rientrò ben presto in squadra ritrovando l'amore dei tifosi. Il campionato fu riconquistato dal Napoli con Maradona pronto a presentarsi ai Mondiali fregiandosi del titolo di campione d'Italia.
    Italia '90: l'inizio della crisi
    Maradona capitanò l'Argentina anche nei Campionati del Mondo 1990, svoltisi in Italia. Un infortunio alla caviglia pregiudicò le sue prestazioni, ma comunque fu uno dei protagonisti dei Mondiali.
    Negli ottavi di finale contro il Brasile, Maradona fu autore dell'assist a Claudio Caniggia per il gol vincente. Nei quarti di finale l'Argentina affrontò la Jugoslavia che superò ai rigori nonostante l'errore di Maradona (e di Troglio).
    Si giunse così alla partita successiva contro l'Italia, padrona di casa, e per giunta nella "tana" di Maradona, quello Stadio San Paolo da lui amato. La gara, soffertissima dagli azzurri, si risolse anch'essa ai rigori dopo un 1-1; questa volta Maradona segnò un tiro dal dischetto e l'Argentina si qualificò per la finale.
    Nella gara decisiva, a Roma, l'Argentina perse contro la Germania per 1-0 con un rigore segnato da Andreas Brehme all'85º minuto a seguito di un fallo assai dubbio di Néstor Sensini su Rudolf Voeller. In quest'occasione, Maradona si rese protagonista di due episodi extra-calcistici. Prima della partita, il pubblico dell'Olimpico fischiò l'intera esecuzione dell'inno nazionale argentino e Maradona, ripreso dalle telecamere, rispose con il famigerato "hijos de puta" rivolto al pubblico. Dopo la gara, in lacrime per la finale persa, accusò l'arbitro e la FIFA di aver fatto perdere la gara ai sudamericani.
    L'ultimo anno al Napoli
    Nella stagione 1990-91, la rosa del Napoli era di poco diversa da quella laureatasi campione d'Italia. La stagione cominciò con la vittoria nella Supercoppa Italiana del 1990 ottenuta battendo la Juventus allenata da Maifredi per 5-1. Il campionato, invece, cominciò male: nelle prime tre partite la squadra ottiene solo un punto.
    In Coppa dei Campioni, dopo un inizio favorevole con una convincente doppia vittoria sugli ungheresi dello Újpesti Dózsa, al secondo turno il Napoli incontrò lo Spartak Mosca; l'andata al San Paolo finì 0-0, ma alla partita di ritorno in Russia Maradona non partì con la squadra, noleggiò un aereo privato ed arrivò a Mosca solo la sera successiva, il caso fu ampiamente affrontato dalla stampa italiana, che tra l'altro riportò alcune dichiarazioni di Luciano Moggi (allora dirigente del Napoli) e Albertino Bigon[25]. Maradona entrò in campo solo nel secondo tempo, l'incontro finì 0-0 anche dopo i supplementari e i russi vinsero la partita ai rigori (nonostante Maradona avesse siglato il suo).
    Iniziò il lento declino dell'esperienza italiana di Maradona che finì il 17 marzo 1991 dopo un controllo antidoping effettuato al termine della partita di campionato Napoli-Bari che diede il responso di positività alla cocaina. Il Napoli chiuse la stagione all'ottavo posto.
    Nel 2000 il Napoli, in onore ed in memoria della straordinaria e irripetibile carriera al Napoli decise che mai più nessun calciatore avrebbe indossato una maglia col numero dieci appartenuto a Maradona. Nel 2004, a causa del fallimento e della successiva iscrizione al campionato di Serie C1 e per il regolamento della numerazione delle maglie di quest'ultima, il Napoli fu costretto a ristampare la maglia con quel numero, fino al nuovo ritiro nel 2006, grazie alla promozione in Serie B.
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    La cessione forzata al Siviglia
    Dopo un anno e mezzo di squalifica per doping, nel 1992, la carriera di Maradona riprese nel Siviglia. Dei sette milioni e mezzo di dollari dovuti al Napoli dalla squadra spagnola, la società italiana ne ricevette solo tre: stranamente, infatti, la FIFA autorizzò il Siviglia a non completare il pagamento.[senza fonte]
    Al Siviglia, Maradona reincontrò Carlos Bilardo, l'allenatore dell'Argentina ai mondiali del 1986. Maradona debuttò il 28 settembre contro il Bayern Monaco ed il 4 ottobre giocò la sua prima partita nella Liga in cui il Siviglia fu sconfitto dall'Athletic Club per 2-1. Il campionato continuò fra alti e bassi, con Maradona sempre più contestato dai tifosi. Tornato anche nella Nazionale argentina come capitano, vinse la Coppa Artemio Franchi contro la Danimarca e fu anche eletto dalla Federcalcio argentina miglior giocatore di tutti i tempi.
    Se in Argentina la fama del numero dieci era intatta, in Spagna la situazione precipitò. Il Siviglia fallì la qualificazione per la Coppa UEFA, in 25 partite Maradona segnò solo 4 gol e dopo una sola stagione, la sua esperienza sivigliana giunse al capolinea.
    Il ritorno al calcio argentino
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    Maradona tornò a giocare in Argentina nel Newell's Old Boys; il 31 ottobre 1993, un giorno dopo il suo compleanno, ritornò a giocare con la nazionale, a Sydney, contro l'Australia per gli spareggi di qualificazione ai Mondiali USA 1994. La partita finì 1-1 e la rete argentina di Abel Balbo fu propiziata da un cross di Maradona. Nel ritorno del 17 novembre al Monumental l'Argentina vinse 1-0 qualificandosi per i Mondiali.
    In seguito all'andamento mediocre in campionato e per via alcuni problemi fisici che lo costrinsero a giocare solo sette partite, dopo la partita contro l'Huracán, il 12 febbraio 1994, Maradona sciolse il contratto con il Newell's, recependo un milione e mezzo di dollari, la metà di quanto previsto dal contratto.
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    In attesa dei mondiali per alcuni mesi Maradona si ritirò dalle competizioni di club e tornò a giocare il 20 aprile, in un'amichevole tra Argentina e Marocco che terminò 3-1 per l'Argentina, con una rete di Maradona su rigore (dopo un'"astinenza da gol" durata ben 1.255 minuti di gioco).
    Maradona non avrebbe potuto partecipare alla prevista tournée pre-mondiale in Giappone in quanto gli fu negato il visto di ingresso a causa dei precedenti con la droga. La Nazionale argentina decise di non recarsi in Giappone senza Maradona, cambiò quindi il programma di incontri sfidando Israele (3-0), Ecuador (1-0) e Croazia (0-0).
    USA '94
    Ai Mondiali, iniziati a metà giugno, l'Argentina vinse 4-0 la prima partita a Boston contro la Grecia, in cui Maradona realizzò il 3° gol, dopo il quale esultò col famoso urlo ripreso in primo piano dalla telecamera di bordocampo. Gli argentini vinsero (2-1) anche la seconda partita contro la Nigeria.
    L'Argentina e Maradona sembravano inarrestabili quando, ancora una volta, l'esito positivo di un controllo antidoping fermò la carriera di Maradona, che fu trovato positivo all'efedrina, sostanza stimolante proibita. La FIFA lo espulse dal campionato e l'Argentina fu eliminata agli ottavi contro la Romania di Gheorghe Hagi.
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    Maradona si è sempre difeso affermando che la positività al test era dovuta all'ingerimento di una bevanda energetica, la Ripped Fuel, datagli dal suo allenatore personale in sostituzione della Ripped Fast, che in Argentina usava regolarmente e che era permessa dalla FIFA, a differenza della versione statunitense della bevanda, la Ripped Fuel appunto, che, all'insaputa dell'allenatore, disse, conteneva invece efedrina. Maradona accusò pesantemente i vertici della FIFA di averlo voluto far fuori servendosi di un pretesto quale quello dell'efedrina.
    Gli ultimi anni della carriera
    Maradona provò quindi a lavorare come allenatore in due brevi periodi, guidando il Deportivo Mandiyú di Corrientes (1994) e il Racing Club Avellaneda (1995), ma senza molto successo.
    Nel 1995 gli venne assegnato il Pallone d'Oro alla carriera. In attività non poté concorrere all'assegnazione del premio perché i calciatori non europei erano allora esclusi dalla competizione.
    Il 7 ottobre dello stesso anno tornò a giocare con la maglia del Boca Juniors nella partita contro il Colón (1-0). Rimase nel Boca per due anni prima di ritirarsi dal calcio, il 30 ottobre 1997, giorno del suo trentasettesimo compleanno.
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    Dopo il ritiro dall'attività agonistica


    Maradona in un'intervista sui Mondiali 2006
    Nel 2000 Maradona pubblicò la sua autobiografia, intitolata Yo Soy El Diego (Io sono il Diego), che in Argentina divenne subito un bestseller.
    Nel 2001 l'Asociación del Fútbol Argentino (AFA) chiese alla FIFA l'autorizzazione di ritirare la maglia numero 10 dell'Argentina in onore di Maradona, ma la FIFA respinse la richiesta.
    Il 26 dicembre 2003, l'Argentinos Juniors rinominò il suo stadio Stadio Diego Armando Maradona, in onore al campione argentino.
    Il 27 aprile 2005 fu nominato direttore sportivo del Boca Juniors.
    Il 9 giugno 2005, in occasione dell'addio al calcio di Ciro Ferrara a Napoli, Maradona, dopo quattordici anni di assenza, fece ritorno nella città partenopea, dove il pubblico del San Paolo, anche a distanza di anni, gli riservò un'accoglienza di eccezionale calore ed entusiasmo.
    Il 22 giugno 2005 Maradona tornò al Boca Juniors come vicepresidente, dopo una deludente stagione del Boca, coincisa con il centenario della squadra. Il contratto iniziò il 1 agosto 2005 e tra le sue prime decisioni assunse Alfio Basile come nuovo allenatore. Nel 2005 il Boca vinse i titoli: Apertura, Clausura, la Copa Sudamericana, la Copa Libertadores e la Recopa Sudamericana.
    Il 15 agosto 2005 debuttò come conduttore del programma televisivo argentino La Noche del 10 che fu molto seguito. In una puntata ospitò ed intervistò Pelè, il calciatore che gli contende la palma di miglior giocatore di ogni tempo. Altri ospiti furono Zidane, Ronaldo ed Hernán Crespo, Fidel Castro e Mike Tyson. Inoltre, durante una puntata incentrata sul tema dei talenti calcistici più promettenti dell'Argentina, tra i vari Messi e Agüero, spuntava anche l'attuale stella del Napoli Lavezzi, che in quel periodo giocava nel San Lorenzo
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    Il 6 giugno 2006, in occasione della manifestazione di beneficenza "Giugliano Cuore", nell'omonima cittadina a nord di Napoli, fu coinvolto in una spiacevole situazione: fermato e accompagnato in caserma dalla Guardia di Finanza, gli furono pignorati due Rolex d'oro a seguito di un suo vecchio contenzioso con il fisco italiano (risultava infatti evasore fiscale per circa 31 milioni di euro)[26].
    Il 26 agosto 2006 abbandonò la carica di vicepresidente del Boca per disaccordi con l'AFA, che scelse Basile come nuovo allenatore della Nazionale argentina.
    Nel 2006, in occasione degli ottanta anni del Napoli Calcio, gli fu consegnato da Gennaro Montuori, detto "Palummella", il Pallone d'Oro come miglior giocatore della storia partenopea. L'ambito premio gli è stato assegnato in seguito ad un sondaggio che ha visto partecipare tutti i tifosi napoletani. Il Boca Juniors ha voluto inoltre onorare Maradona con un statua posta all'interno dello stadio Bombonera.
    Nel luglio 2007, il narcotrafficante colombiano Hernando Gómez Bustamante, uno dei capi del Cartello 'Norte del Valle', poco prima di essere estradato oggi negli Stati Uniti, ha assicurato che, quand'era agli arresti a Cuba, dove è stato catturato nel 2004, ha dato 50.000 dollari a Diego Maradona affinché influisse sul governo de L'Avana per evitare che fosse deportato in patria.
    Verso la fine del 2007 Maradona torna a far parlare di se come calciatore: sponsorizza e partecipa in prima persona, in Sudamerica, ad incontri amichevoli di Showbol tra ex stelle del calcio, che riscuotono un buon successo.
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    Nel gennaio del 2008 il quotidiano britannico The Sun ha annunciato che Maradona, dopo quasi ventidue anni, ha chiesto scusa agli inglesi per il goal di mano segnato durante i Mondiali del 1986. Notizia poi smentita dallo stesso Maradona che protestò per un errore di traduzione da parte del giornalista che lo aveva intervistato. Nello stesso mese Maradona ha donato la sua maglia numero 10 al leader iraniano Mahmud Ahmadinejad, scatenando le polemiche della comunità ebraica in Argentina.
    Alla guida della Nazionale argentina
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    Il CT argentino in compagnia della presidentessa della nazione sudamericana Cristina Fernández de Kirchner.
    Il 28 ottobre 2008 viene nominato nuovo C.T. dell'Argentina, dandone l'annuncio di persona, in sostituzione del dimissionario Alfio Basile. Come suoi collaboratori vengono nominati Carlos Bilardo, tecnico dell'albiceleste ai Mondiali 1986, e Pedro Troglio, ex giocatore di Lazio, Verona e Ascoli. La prima partita della sua gestione è stata giocata il 19 novembre del 2008 a Glasgow contro la Scozia e vinta per 1-0. Il 1 aprile 2009 l'Argentina subisce però la sconfitta più pesante nella storia delle qualificazioni mondiali, crollando 6-1 con la Bolivia, penultima in classifica.
    Nonostante le difficoltà incontrate nella strada verso la qualificazione a Sudafrica 2010, la Nazionale riesce a guadagnare la qualificazione per il torneo all'ultima giornata del girone battendo l'Uruguay a Montevideo il 14 ottobre 2009.Dopo la partita Maradona si è scagliato contro ai giornalisti, colpevoli di aver messo in dubbio le sue qualità di allenatore. Per questo fatto la FIFA lo ha squalificato per due mesi. Il 3 luglio 2010 conclude malamente il mondiale 2010 alla guida della nazionale argentina che viene sconfitta 4-0 dalla Germania nei quarti di finale.
    La stampa argentina gli ha rimproverato la cattiva conduzione della squadra, augurandosi che di Maradona il calcio argentino faccia definitivamente a meno: «Si faccia a Maradona un monumento come miglior giocatore del nostro calcio, ma basta sfruttare la sua figura o che egli sfrutti questo suo merito per trasformarsi in un dinosauro da museo Gli si faccia una gran festa e poi vada a scrivere le sue memorie Se continuamo così, finirà che diventerà rettore della Facoltà di filosofia o presidente della Nazione».
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    Vita

    Diego Maradona sposò Claudia Villafañe il 7 novembre 1989, a Buenos Aires, dopo la nascita delle loro figlie, Dalma Nerea (nata nel 1987) e Gianinna Dinorah (nata nel 1989). Nella sua autobiografia Maradona ha ammesso che non è sempre stato fedele a Claudia, benché la definisca "l'amore della sua vita"[32]. Nel 2004 i due divorziarono, rimanendo però amici: sono stati visti insieme in diverse occasioni, come nelle partite della Nazionale Argentina durante la Coppa del Mondo 2006. Dopo il divorzio, Claudia intraprese la carriera di produttore di teatro, mentre Dalma vorrebbe frequentare l'Actor's Studio di Los Angeles[33]. L'altra figlia Gianinna è invece legata sentimentalmente al giocatore dell'Atletico Madrid Sergio Agüero, da cui ha avuto un figlio, Benjamin, nato il 19 febbraio 2009, facendo diventare quindi Maradona nonno per la prima volta.
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    Dopo il ritiro
    Nel 2000 il Napoli decise che mai più nessun calciatore avrebbe indossato una maglia con il numero 10 appartenuto a Maradona, in onore della sua straordinaria carriera. Nel 2004, a causa del fallimento e della successiva iscrizione al campionato di Serie C1 e visto il regolamento della numerazione delle maglie di quest'ultima, il club fu costretto a ristampare la maglia con il 10, fino al nuovo ritiro nel 2006 grazie alla promozione in Serie B. Nel 2001 anche l'AFA chiese alla FIFA l'autorizzazione a ritirare la maglia numero 10 della Nazionale argentina in onore di Maradona, ma la FIFA dichiarò respinta la richiesta nel 2002[35]. La Federazione argentina annunciò che l'avrebbe assegnato al terzo portiere, Roberto Bonano, ma ai Mondiali del 2002 la maglia fu vestita da Ariel Ortega e a Bonano andò il "classico" numero 23].

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    Diego Maradona durante il Soccer Aid del 27 maggio 2006
    Il 22 giugno 2005 Maradona tornò al Boca Juniors come vicepresidente del settore calcio, dopo una deludente stagione del Boca coincisa con il centenario della squadra. Il contratto iniziò il 1 agosto 2005[37] e tra le sue prime decisioni assunse Alfio Basile come nuovo allenatore. Nel 2005 il Boca vinse il campionato di Apertura, la Copa Sudamericana e la Recopa Sudamericana: nel 2006 vinse invece il campionato di Clausura e nuovamente la Recopa Sudamericana. Il 26 agosto 2006 Maradona abbandonò la carica per disaccordi con l'AFA, che scelse proprio Basile come nuovo allenatore della Nazionale argentina.
    Nel maggio 2006 ha accettato di partecipare al Soccer Aid, un programma di sostegno all'Unicef[39]. Nello specifico, Maradona giocò nel Resto del Mondo contro l'Inghilterra il 27 maggio 2006: segnò su calcio di rigore per la rappresentativa mondiale e la partita finì 2-1 per l'Inghilterra[40]. Alla fine del 2007 sponsorizzò e partecipò in prima persona, in Sudamerica, ad incontri amichevoli di showbol tra ex stelle del calcio, che riscossero un buon successo[41].
    Nel gennaio del 2008 il quotidiano britannico The Sun annunciò che Maradona, dopo quasi ventidue anni, chiedeva scusa agli inglesi per il goal di mano segnato durante i Mondiali del 1986[42]. La notizia fu smentita pochi giorni dopo dallo stesso Maradona, che protestò per un errore di traduzione da parte del giornalista che lo aveva intervistato
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    Nella cultura popolare
    Sin dalla vittoria del Mondiale 1986, gli argentini usano il nome di Maradona per farsi riconoscere come suoi compatrioti in tutte le parti del mondo: in Argentina e a Napoli il campione argentino è indicato come simbolo ed eroe dello sport[44] (lo sportivo è infatti un mito "democratico", in quanto pone le sue basi nella gente comune: è infatti rappresentante del popolo e dei suoi valori[44]). Maradona incarnò perfettamente questo spirito, date le sue umili origini e la sua originaria bassa condizione sociale: i molteplici guadagni non gli fecero perdere i modi di esprimere e il vocabolario proprio della frangia meno agiata della popolazione. A ciò si aggiunse il suo schierarsi contro i "poteri forti": in particolar modo con i napoletani che lo videro come un rappresentante degli "oppressi" del Sud Italia che lottava contro lo "strapotere" delle squadre del Nord. Numerose furono anche le "battaglie" combattute con o i "poteri forti" come la FIFA (e il suo presidente Havelange), e la AFA presieduta da Grondona].
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    L'altarino dedicato a Maradona, in via San Biagio dei Librai a Napoli
    Fu anche per questo e non solo per le sue prodezze nei campi di calcio che Maradona venne in pratica idolatrato sia dagli argentini che dai napoletani. A Rosario, in Argentina, i suoi tifosi fondarono nel 1998 la Iglesia Maradoniana (Chiesa di Maradona), dove il calendario si calcola contando gli anni dalla sua nascita: il suo quarantatreesimo compleanno, nel 2003, rappresentò l'inizio dell'anno 43 d.D. - después de Diego (dopo Diego). Se alla sua nascita la chiesa contava 200 membri, i fedeli raccolti anche tramite il sito ufficiale raggiunsero gli 80.000, tra cui alcuni giocatori famosi come Michael Owen, Ronaldinho e Juan Román Riquelme. Il 26 dicembre 2003 la sua prima squadra, l'Argentinos Juniors, inaugurando il nuovo stadio costruito nel quartiere di La Paternal a Buenos Aires, decise di dedicarglielo chiamadolo Estadio Diego Armando Maradona: il nome fu ufficializzato il 10 agosto 2004]. Inoltre ha un monumento situato nel museo del Boca Juniors, all'interno della Bombonera, una statua nella cittadina di Bahía Blanca e numerose altre sculture in diverse parti del mondo.
    A Napoli, in una via pubblica, gli fu dedicato addirittura un altarino con una foto nella quale indossa la maglia del Napoli e un suo capello in una teca, dove i tifosi si recavano prima delle partite a chiedere la "grazia calcistica". L'11 maggio 1991 fu celebrato nella città partenopea un convegno in onore di Maradona, intitolato Te Diegum, al quale presero parte molti intellettuali tifosi della squadra azzurra. Il report di questa esperienza (oltre che della sua preparazione) è riportato in un libro omonimo, pubblicato nello stesso anno[51].
    Il 15 agosto 2005 debuttò come conduttore del programma televisivo argentino La Noche del 10, che fu molto seguito. In una puntata ospitò ed intervistò Pelè, il calciatore che gli contende la palma di miglior giocatore di ogni tempo. Altri ospiti importanti furono Zidane, Ronaldo, Hernán Crespo, Fidel Castro e Mike Tyson. Inoltre, durante una puntata incentrata sul tema dei talenti calcistici più promettenti dell'Argentina, tra i vari Messi e Agüero, spuntava anche l'attuale stella del Napoli Lavezzi, che in quel periodo giocava nel San Lorenzo.
    Oltre a ciò e alla sua autobiografia Yo soy el Diego, pubblicata nel 2000 e subito diventata un bestseller, Maradona è stato citato in numerosi libri, fumetti e film, oltre ad aver recitato in diversi camei in serie televisive. A lui furono dedicate diverse canzoni da artisti più o meno famosi, come Rodrigo Bueno, che interpretò La mano de Dios. Altri furono i Mano Negra con Santa Maradona, Charly García con Maradona blues, gli Attaque 77 con Francotirador, Pino Daniele con Tango della buena suerte e altri. Tra le varie pubblicità da lui girate, quella che generò più polemiche fu quella della bibita brasiliana Guaraná Antarctica, dove Maradona compariva come un membro della Nazionale di calcio brasiliana, indossando la classica divisa color oro e cantando l'inno nazionale brasiliano con Kaká e Ronaldo. Maradona si svegliava improvvisamente, realizzando di aver vissuto un incubo provocatogli dall'abuso di Guaraná Antarctica. Lo spot generò molte polemiche nei mass media argentini, sebbene fosse stato trasmesso solo in Brasile; i fan ne vennero a conoscenza tramite YouTube.
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    Problemi di salute
    Dai primi anni ottanta fino al 2004 Maradona fu dipendente dalla cocaina: egli ammise, nella sua autobiografia pubblicata nel 2000, di aver iniziato a far uso di droga dal 1983 quando militava nel Barcellona. Durante il suo soggiorno a Napoli il consumo divenne una vera e propria tossicodipendenza, che cominciava ad interferire con la sua capacità di giocare a calcio[54]. Negli anni successivi al suo ritiro, la sua salute peggiorò progressivamente: il 4 gennaio 2000, durante una vacanza a Punta del Este (in Uruguay), dovette essere trasportato d'emergenza nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale locale, il Cantegril. Qui gli fu riscontrata una aritmia ventricolare e una crisi ipertensiva: nella successiva conferenza stampa, i medici dichiararono di aver riscontrato danni al muscolo cardiaco e il suo rappresentante Coppola confermò che il ricovero non era dovuto all'abuso di droga ma al fatto che Maradona soffrisse di ipertensione[55]. In realtà le analisi del sangue e delle urine rilevarono tracce di cocaina: fu pertanto coinvolta la polizia uruguaiana, alla quale Maradona dovette rispondere anche se il consumo di droga non è considerato reato[55]. Due settimane dopo Maradona fu dimesso e si recò a Cuba, dove rimarrà per qualche tempo, per iniziare un piano di riabilitazione e disintossicazioneimage.
    Il 18 aprile 2004 Maradona fu nuovamente ricoverato d'urgenza nella clinica Suizo-Argentina di Buenos Aires, questa volta per un infarto e una nuova crisi ipertensiva dovuti ad un'overdose di cocaina. Il respiratore artificiale venne rimosso il 23 aprile, ma Maradona rimase in terapia intensiva fino a quanto fu dimesso, il 29 aprile. Entrò il 9 maggio nella clinica neuropsichiatrica "Del Parque" per iniziare un nuovo ciclo di disintossicazione: dopo 3 mesi cercò di ripartire per Cuba, ma la sua famiglia si oppose avendo ottenuto la responsabilità legale sulle azioni di Maradona, dato che egli non era in grado di esercitarla in base al codice civile argentino[58]. Il trattamento pertanto continuò in Argentina.


    Maradona nel giugno 2006
    Lontano dall'attività sportiva e a causa degli eccessi con cibo e droga, Maradona aumentò considerevolmente di peso, arrivando a pesare 120 kili nel febbraio del 2005. Il 6 marzo 2005 si fece ricovere in una clinica di Cartagena de Indias (Colombia) specializzata nelle cure contro l'obesità[59]: tramite un intervento gli venne impiantato un bypass gastrico che, grazie anche ad un regime alimentare controllato, gli permise di perdere più di 50 kili.
    Il 29 marzo 2007 fu nuovamente ricoverato all'ospedale Güemes di Buenos Aires a causa di un'epatite dovuta all'eccesso di alcool, aggravata da un nuovo aumento di peso e dall'abuso di sigari cubani[60]. Ciò costrinse Maradona ad una degenza di circa due settimane e fu dimesso l'11 aprile. Il suo medico personale, Alfredo Cahe, dichiarò: "quello che mi preoccupa è il suo entourage, perché tutti quelli che gli si avvicinano lo fanno per approfittarsi di lui. E da quando ha cominciato con il cosiddetto showbol mangia e beve in quantità eccessive"[61]. Due giorni dopo essere stato dimesso Maradona avvertì un nuovo malore che lo costrinse ad un ennesimo ricovero, questa volta nella clinica privata Madre Teresa di Calcutta di Buenos Aires, dove rimase fino al 21 aprile. Circolarono alcune notizie riguardo la sua morte[62] che furono subito smentite, così come le voci precedenti che lo dichiaravano morto in un incidente automobilistico[63]. Per curare la sua dipendenza dall'alcool, rimase per due settimane nelle clinica psichiatrica Avril, dalla quale fu dimesso il 7 maggio[64]. Il giorno dopo apparve in televisione, dichiarando di aver smesso di bere e di non usare droga da due anni e mezzo.
    Problemi con la giustizia
    Nel corso degli anni, Maradona è stato implicato in diversi procedimenti giudiziari, in parte risolti fuori dai tribunali. Quelli che hanno avuto più risalto sono sicuramente quelli legati alla paternità, ma diversi sono stati quelli per droga, aggressione e questioni economiche. I primi processi furono intentati a causa della droga: a seguito della positività per doping durante la sua permanenza a Napoli, la giustizia sportiva nel settembre 1991 lo condannò a 15 mesi di squalifica e la giustizia ordinaria a 14 mesi di prigione per possesso di stupefacenti, anche se Maradona non entrò mai in carcere[66]. Pochi mesi dopo la positività, rientrato a Buenos Aires ad aprile, fu sorpreso in possesso di cocaina dalla polizia nel suo appartamento: fu trattenuto per una notte e liberato il giorno dopo, pagando una cauzione di 20.000 pesos, non fu processato penalmente ma venne condannato a sottoporsi ad un trattamento di riabilitazione.
    Il 2 febbraio 1994, pochi mesi prima del Mondiale, un gruppo di giornalisti circondò la casa di Maradona: in tutta risposta l'argentino sparò loro con un fucile ad aria compressa, venendo per questo condannato, anni dopo, a due anni di prigione con la condizionale e all'indennizzo dei giornalisti colpiti dagli spari.
    Cristiana Sinagra iniziò una causa in Italia in modo che Maradona riconoscesse la paternità di suo figlio, chiamato Diego come suo padre, nato il 20 settembre 1986 dopo una relazione tra i due. Il 6 maggio 1992, dato che l'argentino si rifiutò per tre volte di sottoporsi al test del DNA, il giudice Maria Lidia de Luca confermò la paternità, autorizzando la Sinagra ad usarne il cognome e obbligando il giocatore a pagare 4.000 dollari al mese: la sentenza verrà poi confermata nel 1995[69].


    Diego Maradona Jr. nel 2008
    Diego Sinagra incontrò il suo padre biologico solo nel 2003, durante un torneo di golf a Fiuggi[70]: ma, aldilà di questo incontro, Maradona non lo riconnobbe mai veramente come suo figlio, dichiarando nell'ottobre del 2005 durante il suo programma televisivo La Noche del 10: "Accettare non significa riconoscere. Ho due figlie con l'amore della mia vita. Si chiamano Dalma e Gianinna. Sto pagando i miei errori del passato. Un giudice mi obbligò a pagare, ma non può obbligarmi a sentire affetto per lui" A seguito di queste dichiarazioni, Diego jr. iniziò una causa per danni morali. In seguito è diventato anche lui un calciatore ed in particolare un giocatore di beach soccer. A causa di ritardi nel pagamento degli alimenti, all'inizio del 2005 Cristiana Sinagra diede il via ad una procedimento volto al recupero del dovuto, che portò alla vendita all'asta di una proprietà che Maradona possedeva a Moreno. Dopo una lunga serie di negoziazioni tra le parti, la vendita dell'immobile fu sospesa.
    Diego Sinagra non è l'unico figlio non riconosciuto nato da una relazione extraconiugale: nel 1996 nacque una bambina, che fu chiamata Jana, frutto della relazione dell'argentino con Valeria Sabalaín. Maradona, come già in passato, rifiutò di sottoporsi all'esame del DNA per cinque volte: il giudice Graciela Varela gli assegnò la paternità, autorizzò la madre ad usare il cognome Maradona e il 29 giugno 2001, durante la sentenza di appello, dispose una quota per gli alimenti pari a 2.000 pesos. Nel 2004 venne raggiunto un accordo tra le parti per la chiusura della causa, sulla base di un pagamento di 400 mila pesos e di 2.400 pesos di alimenti mensili tramite l'impresa Aceites y Esencias Patagónicas, alla quale Maradona aveva ceduto alcuni diritti commerciali. L'azienda non rispettò l'accordo, pertanto si riaprì la disputa legale che, a seguito del pagamento delle cifre pattuite, vide l'assoluzione di Maradona: l'indagine infatti provò che la responsabilità dei pagamenti era a carico di Guillermo Coppola, indicato pertanto come colpevole dei mancati pagamenti. Alla fine del 2005 venne intentata una nuova causa per un nuovo sospetto figlio del calciatore argentino. I genitori del ragazzo, chiamato Santiago, sarebbero Maradona e Natalia Garat, morta a causa di un tumore nel novembre del 2005 e alla quale l'argentino avrebbe elargito diverse somme di denaro.
    Emersero inoltre problemi di natura ecomonica con il fisco italiano, che lo accusò di aver evaso le imposte durante gli ultimi due anni di permanenza a Napoli[79]. Il giornalista Gianni Minà spiegò come i dirigenti del Napoli facessero firmare ai giocatori due contratti, uno da calciatori e uno per i diritti d'immagine[80]: questa procedura fu vista dalla Guardia di Finanza come evasione e lasciò del tempo per permettere agli accusati di pareggiare i conti ma Maradona, al contrario di alcuni ex-compagni di squadra come Careca ed Alemao, non prese provvedimenti. Vista la legge che prevede l'aumento della mora con il passare degli anni, una sentenza della Corte di Cassazione il 17 febbraio 2005 condannò il giocatore al pagamento di 31 milioni di euro. A maggio 2008 la cifra ha toccato quota 34 milioni di euro a causa degli interessi accumulati (circa 3.000 euro al giorno[). A questo proposito, la Guardia di Finanza sequestrò il suo compenso di 3 milioni di euro percepiti nel 2005 per la partecipazione al programma televisivo italiano Ballando con le stelle[82]: inoltre il 6 giugno 2006, in occasione della manifestazione di beneficenza "Giugliano Cuore", nell'omonima cittadina a nord di Napoli, gli furono pignorati due Rolex d'oro del valore di 10.000 euro[79]. Il 18 settembre 2009, durante un soggiorno a Merano, gli vennero ulteriormente pignorati due orecchini del valore di 4.000 euro
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    Nel gennaio del 2006, mentre si trovava in vacanza in Polinesia, fu accusato di aver rotto un bicchiere in testa ad una donna, colpevole di aver avuto un alterco con sua figlia Gianinna: la questione venne risolta con un accordo tra le parti[83].
    Nel chiudere il contratto con il suo procuratore Guillermo Coppola, nel 2003 fu iniziata una causa nella quale il giocatore chiedeva il pagamento di 2 milioni di dollari, riguardanti la scomparsa di soldi guadagnati anche grazie alla partecipazione ad alcune partite promozionali[84]. Dopo il fallimento di varie udienze di conciliazione, Maradona decise nell'aprile 2008 di ritirare la querela[85].
    Nel 2006, Maradona fu accusato di lesioni lievi ai danni di una coppia, ferita dai vetri di una cabina telefonica alla quale era andato addosso con la sua jeep il 10 febbraio dello stesso anno[86]. Secondo alcuni testimoni l'argentino lasciò il luogo dell'incidente senza fornire i suoi dati né quelli relativi al suo mezzo: Maradona, interpellato, negò di possedere il mezzo incriminato e, supportato da alcuni testimoni, dichiarò che egli non fu mai presente sul posto[87]. Dopo che l'ex calciatore non si presentò in tribunale a seguito di 5 citazioni, il giudice Gonzalo Rúa emanò un ordine di "comparizione forzata" nei suoi confronti: fu per questo fermato all'aeroporto di Ezeiza e portato in tribunale dove gli fu notificato ufficialmente l'atto[86].
    Nel luglio 2007, il narcotrafficante colombiano Hernando Gómez Bustamante, uno dei capi del cartello della droga Norte del Valle, poco prima di essere estradato negli Stati Uniti ha assicurato che, quand'era agli arresti a Cuba, diede 50.000 dollari a Diego Maradona affinché influisse sul governo de L'Avana in modo da evitare l'estradizione[88].
    Idee politiche
    Maradona ha mantenuto per diversi anni una discontinua ma forte amicizia con l'ex Presidente dell'Argentina, il neoliberista di destra Carlos Saúl Menem[89]. Nel 1999 ha festeggiato con lui il trionfo alle elezioni presidenziali del radicale Fernando de la Rúa[90] che ottenne più voti del peronista Eduardo Duhalde (principale rivale di Menem all'interno del partito). Maradona gli fece visita mentre era agli arresti domiciliari nel 2001, accusato di aver favorito durante il suo mandato un traffico illecito di armi con Croazia e Ecuador[91]. Lo stesso Menem partecipò nel 2000 alla presentazione dell'autobiografia di Maradona, Yo soy el Diego, dedicata tra gli altri anche a lui[92].


    Maradona incontra il presidente dell' Argentina Néstor Kirchner il 12 agosto 2004 a Buenos Aires
    Negli ultimi anni, il giocatore ha espresso il suo appoggio a diversi politici di sinistra. All'inizio del suo primo tentativo di riabilitazione a Cuba ha stretto amicizia con il leader cubano Fidel Castro, che ha poi appoggiato anche pubblicamente. Ha inoltre espresso ammirazione per l'argentino Ernesto 'Che' Guevara: dello stesso ha dichiarato nella sua autobiografia, riferendosi anche a Jorge Rafael Videla: "Tipi come Videla fanno sì che il nome dell'Argentina sia malvisto all'estero; al contrario, gente come il Che ci fa sentire orgogliosi"[93]. Segni di questa ammirazione sono due tatuaggi che Maradona si è fatto fare, rispettivamente di Guevara sul braccio destro e di Castro nella gamba sinistra[94]. Ha anche riconosciuto il lavoro dell'ex presidente argentino Néstor Kirchner, che incontrò nel 2004[95]. Nell'ottobre del 2007 manifestò pubblicamente il suo appoggio alla candidata (e attuale Presidente) Cristina Fernández[96].
    Nel 2005 si recò in Venezuela per incontrare il presidente Hugo Chávez, che lo ricevette a Miraflores. Dopo questo incontro Maradona affermò di essere andato in Venezuela per "incontrare un grande uomo", ma di avere invece "incontrato un gigante"[97]. Nel novembre dello stesso anno Maradona fu uno dei partecipanti di spicco al Vertice dei Popoli, chiamato anche "controvertice" in opposizione al 4° Summit delle Americhe a Mar del Plata. Iniziò la sua partecipazione il 3 dello stesso mese, salendo a bordo dell'Expreso del Alba, un treno che partì da Buenos Aires e che trasportò 160 partecipanti al "controvertice", tra i quali il candidato alla Presidenza della Bolivia Evo Morales[. Il Vertice dei Popoli, dal quale emerse avversione per l'imperialismo neoliberale e il rifiuto a George W. Bush (Maradona in particolare vestì una t-shirt con la scritta Stop Bush e si riferì al presidente degli Stati Uniti come "immondizia umana"), contava oltre all'argentino la presenza del presidente venezuelano Hugo Chávez, Silvio Rodríguez, Adolfo Pérez Esquivel e le Madri di Plaza de Mayo. La partecipazione di Maradona generò la reazione negativa di vari politici, tra i quali il presidente messicano Vicente Fox. Nell'agosto 2007 Maradona andò oltre, apparendo nello show televisivo settimanale di Chavez dichiarando: "Odio tutto ciò che viene dagli Stati Uniti, lo odio con tutte le mie forze". Alla fine del 2007 Maradona si dichiarò vicino al popolo iraniano, in quanto avversario del presidente Bush, e donò la sua maglia numero 10 al leader iraniano Mahmud Ahmadinejad: il gesto scatenò le polemiche della comunità ebraica in Argentina, date le precedenti dichiarazioni del presidente iraniano sull'Olocausto.
    Il 14 marzo 2008 appoggiò l'idea della Bolivia di continuare a giocare le partite di calcio in altura, sopra i 2700 metri sul livello del mare, in contrasto con quanto espresso dalla FIFA e dal suo presidente Joseph Blatter (riguardo alla difficoltà, per squadre non abituate, di giocare a certe altitudini


     
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    Sei stato immenso!! Pelè (pur fortissimo) NON ti vale.
    La differenza tra te e quelli di adesso è che tu facevi i capricci ma facevi vincere la tua squadra, mentre quelli di adesso fanno i capricci e basta. Tra l'altro i tuoi capricci erano gli stessi di quelli di adesso, ma tu avevi la sfortuna di portare la nomea. E nessuno, e dico nessuno, ha mai sottolineato una cosa: nopnostante i capricci, in campo (partita o anche semplice allenamento, nonostante fossi consapevole di essere il più grande del mondo, eri sempre il più umile di tutti.

    Lo dico col dolore nel cuore di un tifoso napoletano: aver giocato a Napoli è stata la tua fortuna, ma anche la tua sfortuna. Se avessi giocato in un'altra squadra italiana NON ti avrebbero dato addosso in quel modo (quando Napoli vince, anche se solo nello sport, dà troppo fastidio), ti avrebbero aiutato e saresti durato di più.
    La cosa che fa schifo è che sei stato spesso rapportato ad un criminale, quando in realtà NON hai mai fatto male a nessuno se non a te stesso.
    Quando ti ho visto finalmente ripreso è stato uno dei giorni più belli della mia vita.
     
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  6. arca1959
     
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    Diego Armando Maradona è il miglior giocatore del secolo
    A Dubai l'ex calciatore del Napoli ha ricevuto il premio alla carriera. Riconoscimenti speciali anche a Mourinho, allenatore dell'anno, e Radamel Falcao, miglior giocatore del 2012.



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    Tutto il gotha del mondo del calcio in questi giorni è a Dubai, dove si svolge la terza edizione dei Globe Soccer Award. A Dubai Diego Armando Maradona ha vinto il premio come miglior giocatore del secolo. Premio più che meritato per il ‘Pibe de Oro’, che ieri ha festeggiato assieme a Radamel Falcao, che ha vinto il premio come miglior giocatore dell’anno e a José Mourinho, miglior allenatore del 2012. Oltre a Mourinho, Falcao e Maradona, che ha detto di sognare la panchina del Napoli, sono stati premiati anche Eric Abidal e Michel Platini. Il presidente della Uefa sul podio ha scherzato con l’argentino, con cui sicuramente ha rievocato gli anni ’80, quelli in cui ‘le Roi’ Michel e Diego Armando Maradona deliziavano appassionati e tifosi e lottavano per lo Scudetto con le rispettive squadre in una bellissima Serie A.

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    Al Barcellona
    Il calciatore argentino Diego Maradona, allora al Barcellona, in una amichevole contro il Paris Saint Germain a Parigi,13 novembre 1982 (JOEL ROBINE/AFP/Getty Images)




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    Maradona libero dal fisco, può tornare a Napoli. L’Agenzia delle Entrate: “Non è vero”
    Gli avvocati dell'ex Pibe, Pisani e Scala, hanno annunciato che la Commissione Tributaria Centrale, ultimo grado di giudizio della giustizia fiscale, con sentenza depositata il 29 gennaio 2013, ha accertato l'estinzione per intervenuto condono dei giudizi che vedevano ancora coinvolti la Società Sportiva Calcio Napoli per le vicende di Careca, Alemao e Maradona.



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    Diego Armando Maradona non è più un evasore per il Fisco italiano e può tornare in Italia, a Napoli. Nella sua Napoli, quella che ancora sogna quando ricorda il suo nome e vive, oggi come fosse ieri, il miracolo dello scudetto. Che sia anche questo un segno premonitore? E, magari, allo stadio San Paolo ci sarà anche lui per il big match contro la Juventus. La rivale di sempre. Una cosa alla volta… Intanto gli avvocati Angelo Pisani e Angelo Scala, legali dell’ex Pibe de Oro, hanno annunciato che la Commissione Tributaria Centrale, ultimo grado di giudizio della giustizia fiscale, con sentenza depositata il 29 gennaio 2013, ha accertato l’estinzione per intervenuto condono dei giudizi, che vedevano ancora coinvolti la Società Sportiva Calcio Napoli per le vicende di Careca, Alemao e Maradona, in virtù delle norme speciali sul condono confermando inoltre la nullità dell’originario accertamento fiscale nei confronti di questi contribuenti da dichiarata dalla sentenza appellata nel 1994. Il fisco italiano reclamava circa 40 milioni di euro, cifra poi ridotta a 34.2 dopo la sentenza delle Commissione provinciale tributaria di Napoli dello scorso giugno, per pendenze relative all’attività di calciatore svolta dal 1984 al 1991.

    Il commento e la soddisfazione dei legali.

    Ed è per questo motivo – affermano a Sky Sport – che non soltanto si conferma definitivamente la sentenza di appello numero 126 del 29 giugno 1994 sulla nullità dell’accertamento fiscale carente di prova delle violazioni da parte del fisco e da quel giorno favorevole ai calciatori e alla Società sportiva Calcio Napoli, ma si certifica che comunque dal 2001 l’obbligazione nei confronti anche di Maradona era già estinta oltre che per l’annullamento per l’accertamento fiscale, anche per condono da parte del Calcio Napoli e che dunque Equitalia e Agenzia per le Entrate in tutti questi anni piuttosto che esigere crediti veri hanno solo perseguitato il più grande calciatore del mondo facendolo scappare dall’Italia e costringendolo a non metterci più piede per una pretesa infondata e tasse non dovute, delle quali addirittura avevano già ottenuto il pagamento per effetto del predetto condono da parte della Società Sportiva Calcio Napoli.



    Incubo finito per Diego, può riabbracciare la sua città.

    Maradona è finalmente libero dall’incubo del fisco e dalle false strumentalizzazioni a suo carico e ha dato mandato di agire in giudizio nei confronti dell’agente della riscossione e dell’Agenzia delle Entrate per chiedere il risarcimento dei danni personali, all’immagine, patrimoniali e da perdita di chance, subiti in questi anni con cartelle false per tasse annullate non dovute, quantomeno per una somma equivalente alla stessa pretesa, ingiustamente addebitatagli di 40 milioni di euro.



    L’ex numero Dieci partenopeo aveva sempre proclamato la propria innocenza.

    L’ho sentito ieri ed era felicissimo della notizia – ha concluso Pisani – mi ha invitato a Dubai, mi ha detto di andare lì per 15 giorni per festeggiare e poi venire a Napoli. Sapeva di essere innocente, ha sempre pagato le tasse. Maradona potrebbe essere in Italia già nei prossimi giorni con la figlia per riabbracciare tutti i napoletani senza più essere perseguito.



    L’Agenzia delle Entrate precisa. “La Commissione tributaria centrale non ha annullato, né dichiarato estinto, né modificato il debito che il signor Diego Armando Maradona ha con l’erario italiano” fa sapere, sottolineando che come sia stata anzi “rigettata” la richiesta di adesione al giudizio sul Napoli avanzata dal calciatore. Nell’ambito del caso Maradona, le Entrate valuteranno di ”avviare azioni legali, anche in sede civile, a tutela della propria immagine”. Lo afferma l’Agenzia per la ”reiterata diffusione di notizie inesatte” da parte dei legali dell’ex giocatore ”di fatti che non rispecchiano la posizione dell’Agenzia” né gli obblighi di Maradona.

    Il dispositivo della sentenza a cui fa riferimento il Fisco. Non è ancora stata pubblicata la ”sentenza” della commissione tributaria in relazione ad alcuni ricorsi presentati dagli ex calciatori del Napoli. Ma il dispositivo che sintetizza le decisioni è già stato protocollato, con il numero 12492/1995, con una decisione che indica: ”ricorso parzialmente respinto”. Cinque i punti del dispositivo, il primo dei quali riguarda proprio Diego Armando Maradona. Eccoli.

    ”La commissione tributaria centrale – è scritto – A) rigetta la richiesta di intervento adesivo dipendente, avanzata dal calciatore Maradona; B) dichiara estinti i giudizi relativi alla fallita società sportiva Calcio Napoli e al calciatore De Oliveira, per tutte le annualità in contestazione; C) dichiara estinto il giudizio relativo all’accertamento notificato al calciatore De Brito per la rettifica della dichiarazione dei redditi del 1898; d) rigetta il ricorso dell’ufficio proposto nei confronti dello stesso calciatore De Brito, avente ad oggetto la rettifica dei redditi all’anno 1990”.








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    Maradona salta sul balcone al coro “chi non salta juventino è” (VIDEO/FOTO)
    L'ex Pibe de Oro accolto dalla folla di tifosi sul Lungomare. In serata vede la partita del Napoli in tv assieme all'attore, Alessandro Siani.



    Non è andato a Scampìa, impossibile raggiungerla considerato che l’auto a bordo della quale viaggiava è stata costantemente seguita e braccata da un codazzo di curiosi e tifosi. L’unico balcone al quale s’è affacciato è stato quello dell’Hotel Royal Continental, che gli ha riservato la suite 836. Ottavo piano, affacciato sul Golfo. Finestra su Castel dell’Ovo. Niente visita a Palazzo San Giacomo, Maradona è stato accolto sul Lungomare con cori da stadio, dagli osanna scanditi dal ‘corazon che batte’, trasmessi di padre in figlio. Già, perché buona parte dei tifosi, circa 200, accorsi per salutare l’ex Pibe nemmeno erano nati quando calciò quella punizione magica che schiantò la ‘Vecchia Signora’ al San Paolo. “Chi non salta juventino è”, gli urlano da giù. E lui, dall’alto, alza il pugno al cielo, indica la folla, allarga le braccia e saltella. “Chi non salta juventino è”, Cantanapoli e pure Diego. Era di maggio, lo è ancora oggi. Altri tempi, stessa ressa. Diego esce dall’auto, abbagliato dal sole, dai flash dei fotografi, accecato dagli spot delle telecamere. Stretto nella morsa, gli manca il fiato, rischia di cadere: la folla preme, nemmeno una finta l’avrebbe sottratto alla calca. E allora guadagna in fretta le scale, spalleggiato dalle guardie del corpo e si rintana nel mini appartamento (80 metri quadrati) che la Direzione gli ha concesso. Appuntamento a domani: alla conferenza stampa nella Sala Masaniello (ore 10.30, C.so Umberto I 174), dove saluterà Napoli e spiegherà a che punto è la diatriba fiscale con lo Stato italiano. Per l’Agenzia delle Entrate deve pagare. Cartelle pazze, afferma il suo avvocato, Angelo Pisani: quel debito non esiste. Toccata e fuga, alle 20.45 lascerà la città e volerà in Spagna, a Madrid per altri impegni. La partita degli azzurri contro la Juve, nemica di sempre, la vedrà in tv.

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    maradona saluta i tifosi
    La folla lo acclama al suo arrivo, Diego sorride e saluto dalla vettura


    Siani ospite di Diego. ”Fammi fare una piccola parte in un tuo film”, gli ha detto Diego. ”E tu fammi fare una piccola parte in una tua partita di calcetto”, la replica del ‘principe abusivo’, Alessandro Siani. E’ lo scambio di battute tra Maradona e l’attore, ricevuto in albergo per espresso desiderio dell’ex campione argentino. Unico ad avere avuto accesso nella suite blindata per giornalisti e curiosi. Insieme hanno visto un po’ dell’incontro Udinese-Napoli e Siani ha ricordato che da ragazzino andava allo stadio per lui, l’indimenticabile Dieci. “Ho visto la partita. Il Napoli doveva vincere, lo meritava. Hamsik non è riuscito a segnare quando ne ha avuto la possibilità. Peccato, così la Juve si allontana”. In serata, cena al ristorante di Bruscolotti.

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    diego scortato dagli uomini della sicurezza
    Stretto nella morsa della folla, Maradona protetto da uomini della sicurezza


    La visita nel 2005. L’ultima volta che l’ex Pibe de Oro era stato a Napoli era il 2005 e allo stadio si sarebbe giocata la partita d’addio del suo compagno Ciro Ferrara. Maradona scelse allora un hotel del centro cittadino, il Majestic, con delirio di folla strada davanti l’ingresso.

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    maradona tra la folla in albergo
    Ressa di cronisti, fotografi e telecamere in albergo
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    il pibe de oro saluta la folla sul lungomare
    Pugno verso il cielo, Maradona fa il segno della vittoria
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    i tifosi cantano e diego saltella con loro
    Diego saltella al ritmo dei tifosi
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    tifosi sul lungomare
    Sostenitori azzurri fanno baldoria e tifo da stadio in strada






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    mitico,ma anche lui dovrebbe pagare le tasse!
     
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  11. arca1959
     
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    Serie A - Il sogno di Maradona: "Io dopo Mazzarri"
    Show del campione argentino all ritorno a Napoli. "Sogno la panchina azzurra". Sulle accuse di evasione: "Ringrazio la gente per l'affetto, ma io non sono un evasore fiscale. Non ho i 40 milioni di euro da dare al fisco: altrimenti non lavorerei". E sull'attuale presidente del Napoli: "Non mi ha mai invitato allo Stadio". Su Messi e Pelè: "Ero meglio io".
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    Parole pesanti e decise quelle di Diego Armando Maradona. Il Pibe de Oro attacca il Presidente De Laurentiis: "Non mi ha mai invitato a vedere una partita del Napoli, non si è mai fatto sentire". E poi tenta di discolparsi dalle accuse di evasione fiscale. Parole dolci per il tecnico Mazzarri e per Cavani, ai quali dice di credere sullo Scudetto. E nel futuro conferma che il suo sogno è quello proprio di allenare gli azzurri. Su Messi e Pelè: "Ero meglio io".

    SU MAZZARRI E CAVANI: "GRANDE TECNICO E GRANDE ATTACCANTE". "Non credo che De Laurentiis mi possa offrire l'incarico che vorrei, perché a me piace la panchina, e quella è già occupata. E comunque io non sono qui per candidarmi. Non penso alla panchina azzurra, ho troppo rispetto per Mazzarri e per il suo lavoro che sta facendo benissimo". L'ex Pibe de Oro torna poi a parlare del Napoli attuale: "Mi piacerebbe giocare dietro Cavani per mettergli palle gol come facevo con Careca. Hamsik è un giocatore fantastico, che deve chiudere tutte le giocate trasformandole in gol. Se fa questo lo chiede il Barcellona il prossimo anno. Vedo un Napoli ben messo in campo, forse deve essere più attento, più costante, più aggressivo. Ha una mentalità offensiva, la difesa a volte soffre, perché la squadra di Mazzarri ha un dna da squadra che va soprattutto in avanti. Cavani? Lasciatelo in pace, non fate paragoni. Deve pensare solo alla Juve ed a fare gol". Poi Diego ribadisce: "Mazzarri? Non sono qui per prendere il posto di qualcuno".

    SU PELE': "PARLA TROPPO QUANDO PRENDE LE PASTIGLIE". "Pelé? Giocava contro giocatori che non si muovevano in campo. Non lo sopporto perché quando prende le pasticche dice qualsiasi stupidaggine. Io non mi paragono a lui e anche mia madre mi diceva: ma se tu sei molto più forte, perché ti paragonano a quello la".

    SU MESSI: "E' FORTISSIMO, MA IO ERO MEGLIO". "Spero che Messi dia all'Argentina il Mondiale, ma non sarà facile: per me lui è un bravissimo ragazzo, è fortissimo, ma io credo di essere sempre il migliore".

    SUL NAPOLI: "SOGNO QUELLA PANCHINA". "Ora c'è Mazzarri, ma se lui dovesse andar via, eccomi qua! Io sogno quella panchina", - spiega il campione argentino alzando la mano e candidandosi per un futuro in azzurro".

    SU NAPOLI E I NAPOLETANI: "GRAZIE". "Ho di nuovo respirato l'aria di Napoli e la sento in tutto il mio corpo, era da tanto tempo che volevo rivedere Napoli, ma c'è qualcuno che non me l'ha lasciato fare e non capisco perché'". Queste le prime parole di Diego Armando Maradona che, in conferenza stampa, ha parlato della sua controversia con il fisco. "Io li ringrazio perchè mi dimostrano che l'affetto e l'amore nei miei confronti non e' cambiato, che Napoli ha memoria, quella che forse qualcuno vuole distorcere. Io non vengo a chiedere la panchina di nessuno vengo a chiedere alla giustizia di lasciarmi camminare per l'Italia, perche' non ho ammazzato nessuno".

    SUI PROBLEMI COL FISCO: "NON SONO UN CRIMINALE". "Io pensavo solo ad andare in campo la domenica e l'unico che non può entrare in Italia sono io. Tutti quelli che hanno fatto il mio contratto, da Coppola a Ferlaino - ha spiegato Maradona -, devono dire la verità, io pensavo solo a giocare, ad andare in campo per far felici i napoletani. Mi chiedo perchè devo pagare io, mentre loro possono tranquillamente andare in giro per Napoli. Io mi giocavo la vita in ogni partita. Dico alla giustizia italiana che non deve mettersi contro di me, non sono una vittima perché guadagnavo tanto, ma uno che sta pagando senza sapere quali erano i termini del contratto. Io sono qui per metterci la faccia, non ho ammazzato nessuno, non sono mai stato un evasore e sono qui per chiedere giustizia. Non capisco perché la giustizia italiana se la prende con me. Se avessi i 40 milioni di euro, non lavorerei più".

    SU PRESIDENTE E SINDACO: "NON MI HANNO MAI CHIAMATO". "Non ho mai ricevuto da De Laurentiis un invito a vedere una partita del Napoli e il sindaco ha tanti problemi da risolvere legati a questa città, figuriamoci parlare con me". Così Diego Armando Maradona, nel corso della conferenza stampa nella sala Masaniello di Corso Umberto I, a Napoli, convocata per parlare della sua situazione tributaria con il fisco italiano, ha risposto a una domanda sul perché del mancato incontro con il presidente del club azzurro, Aurelio De Laurentiis, e con il sindaco della città, Luigi De Magistris.

    SULLO SCUDETTO: "IL NAPOLI CI DEVE CREDERE". ""Se la Juventus vincerà lo scudetto stiamo per vederlo, ma io non credo che a dodici giornate dalla fine si possa dire vincerà questo o quello, perché dobbiamo regalarglielo: il Napoli deve stare lì, alla caccia della Juve, perche non credo che sia più forte del Napoli, solo che la Juve è pratica, arriva una volta e fa due gol". "Il Napoli di ieri l'abbiamo visto - continua l'ex campione argentino - Il tiro di Hamsik in qualsiasi campo del mondo sarebbe stato gol e l'ha buttato fuori! Il Napoli non deve mollare perchè la Juventus fuori casa non è quella di Torino, l'ha dimostrato con la Roma, per questo chiedo ai giocatori di non aver paura di vincere. Per me il Napoli può vincere".

    SU MICCOLI: "GRAZIE PER GLI ORECCHINI". "Miccoli è un grandissimo calciatore e lo ringrazio per aver preso il mio orecchino. Il suo è stato un gesto bellissimo". Diego Armando Maradona, nel corso della conferenza stampa nella sala Masaniello incentrata sulla sua situazione tributaria con il fisco italiano, ha ringraziato il capitano del Palermo, Fabrizio Miccoli, che ha acquistato l'orecchino di Maradona battuto all'asta dopo il sequestro. Il numero 10 rosanero è un grande tifoso dell'ex "Pibe de Oro".

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    Fidel Castro e Maradona insieme a Cuba
    La foto è stata diffusa da Granma, che ha parlato di "un animato e utile incontro tra due vecchi amici"

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    l quotidiano cubano Granma ha pubblicato lunedì 14 aprile una foto dell’incontro tra l’ex presidente cubano Fidel Castro, oggi 86enne, e l’ex calciatore argentino Diego Armando Maradona. Secondo quanto scrive Granma l’incontro si è tenuto sabato pomeriggio a la Havana. Granma non ha specifica altri dettagli, se non che quello tra Castro e Maradona è stato “un animato e utile incontro tra due vecchi amici”.


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    Maradona è sempre più tracotante. Calci e sassi al fotografo: guarda


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    Maradona arriva a Buenos Aires in auto insieme alla giovane fidanzata Rocia Oliva

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    Maradona guarda con aria di sfida i paparazzi mentre fuma il sigaro in auto

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    Maradona disturbato lancia dei sassi ai paparazzi che lo stanno tampinando

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    Rissa violenta tra Madarona ed i fotografi in mezzo alla strada

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    Infastidito impreca ed alza le mani contro i fotografi

    Foto: Olycom © Gossip.it


    La 'Mano de Dios' l'ha scagliata contro fotografi e giornalisti. Geniale e unico in campo, Diego Armando Maradona nel privato ha spesso mostrato il peggio di sé. Anche ora che ha 52 anni non perde il vizio dei suoi eccessi... Atterrato a Buenos Aires con la nuova e giovanissima fidanzata Rocio Oliva, il Pibe de Oro ha trovato una folla di cronisti e paparazzi ad attenderlo all'aeroporto di Ezeiza. Prima ha risposto ad alcune domande, poi, montato in macchina, dopo essersi accorto di essere seguito, ha fatto bruscamente fermare il mezzo, è sceso e ha cominciato a tirare sassi ai malcapitati. Non contento, imbufalito, li ha aggrediti con insulti e calci. Maradona, di ritorno da Dubai dove svolge il ruolo di ambasciatore sportivo, è arrivato in Argentina per conoscere il figlio avuto lo scorso 13 febbraio dalla sua ex compagna Veronica Ojeda.

    Fonte:www.gossip.it
     
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    Maradona e Messi giocano a Calcio-Tennis. Spettacolo.mp4

     
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