Lazio ... Parte 5^

DA OSTIA LUNGO ER BIONNO FIUME..CAREZZANDO PONTI DI STORIA..FINO ALLA CITTA’ ETERNA..ROMA

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    BUONGIORNO ISOLA FELICE ... BUON RISVEGLIO A TUTTI

    “... Giovedì ... la nostra mongolfiera sfidando le correnti si è avvicinata ogni giorno di più a Roma ... siamo alle porte della città eterna e come sempre useremo le carezze e la delicatezza per raccontare questa città e le sue bellezze che hanno superato secoli di storia per mostrarsi a noi in tutta la loro bellezza ... fermiamo la mongolfiera sulla Via Appia Antica e saliamo su bighe romane, due coppie di cavalli ci accompagneranno in questo viaggio che va oltre i luoghi perchè è intriso nella storia di una città che è anche la storia del mondo ... Buon risveglio amici miei,la storia, il viaggio ci attendono.”

    (Claudio)



    DA OSTIA LUNGO ER BIONNO FIUME..CAREZZANDO PONTI DI STORIA..FINO ALLA CITTA’ ETERNA..ROMA



    “L’origine di Roma viene fatta risalire all’VIII sec. a.C….piccoli nuclei d’agricoltori e pastori abitavano in capanne dal tetto di paglia…sul Platino…il rilievo si ergeva in prossimità di una risorsa molto preziosa, l’acqua del Tevere ed anche l’unico luogo agevole per varcare il fiume all’altezza dell’isola Tiberina. Il Periodo monarchico ha in inizio, secondo la leggenda, con la fondazione di Roma da parte di Romolo..era il 753 a.C…..Secondo antichi racconti..l’origine di Roma andrebbe fatta risalire ad Enea. Il figlio Ascanio avrebbe poi posto le fondamenta di Alba Longa, sui Monti Albani..Proco l’ultimo re lasciò il regno ai due figli..tra i quali si scatenò…vinse Amulio…Rea Silvia partorì 2 gemelli – Romolo e Remo, figli del dio Marte…furono abbandonati sulle rive del tevere per volere di Amulio…sfuggirono alla morte grazie alle cure di una lupa (ancor oggi simbolo di Roma) ed il buon cuore di un pastore…Romolo vinse la contesa col fratello e tracciò i confini della nuova città….Dopo Romolo salirono al trono altri 6 re..delle loro imprese si ricordano ..le guerre contro i Sabini…la realizzazione del carcere Mamertino..la Cloaca Massima, il Foro, il Circo Massimo ed il tempio di Giove sul Campidoglio….Dopo la cacciata dell’ultimo re…a Roma si instaurò la Repubblica. Tra il V ed il III sec. a.C., Roma arrivò a conquistare quasi interamente l’Italia…sconfisse i Latini, i Volsci, gli Equi e gli Etruschi….Tutto si fermò con l’invasione dei Galli, che dai loro territori oltre le Alpi, giunsero a saccheggiare l’Urbe stessa….secondo la tradizione..i nemici sarebbero riusciti ad espugnare il colle se le oche sacre a Giunone, non avessero dato l’allarme con il loro starnazzare…. Nel III sec., Cartagine si accorse del pericolo che poteva rappresentare Roma…il conflitto fu inevitabile…Roma riuscì a sconfiggere l’avversario….Il contatto diretto con la civiltà ellenistica diede un notevole impulso alle arti, alla filosofia, alle scienze…divenne moda studiare il greco, leggere Omero, aprire nuove scuole guidate da artisti greci…l’architettura romana, dopo gli Etruschi.., trasse insegnamento dalla scuola greca…. La progressiva scomparsa della piccola proprietà a vantaggio del latifondo in mano a pochi privilegiati, portò allo scontro …con conseguenti guerre civili: prima lo scontro tra Mario e Silla, poi tra Pompeo e Cesare….fu costui che con il consenso popolare divenne Dittatore…. Giulio Cesare fu molto amato e divenne un modello per i successivi imperatori..Quando fu ucciso, in una congiura, gli succedette Ottaviano che dopo aver sconfitto Antonio e Cleopatra ad Azio, fu accolto a Roma con il nome di Augusto ..ha lasciato una profonda impronta in tutti i sistemi da quello amministrativo, politico e militare a quello urbanistico…nacquero il tempio di Marte Ultore, il Pantheon, le terme di Agrippa e restaurò il Foro… Dopo la sua morte la politica edilizia continuò attraverso la dinastia Giulia (Tiberio, Caligola, Claudio, Nerone) e la dinastia Flavia (Vespasiano, Tito, Domiziano)…sorsero la Domus Aurea, l’Anfiteatro Flavio, il Foro Troiano, il tempio di Venere, la villa di Adriano a Tivoli, la colonna Aureliana….Nell’era dei Severi, l’impero continuò a prosperare, ma si vedevano già i primi segni di cedimento…..nel III sec. a.C. gli eventi precipitarono….solo con Diocleziano e poi Costantino si ritornò a restituire a Roma la sua grandezza…..testimoni la Basilica di Massenzio, la Basilica di San Pietro, l’Arco di Costantino….Nel V sec. d.C. la decadenza fu irreversibile con le invasione Barbariche.”

    “Abbiamo notizie precise sugli acquedotti e sulle conoscenze ingegneristiche dei Romani, del resto la capitale sorgeva proprio vicino al Tevere per l’importanza dell’acqua….Molti di loro sono tutt’oggi ben conservati e come un libro aperto ci parlano di pilastri, colonne portanti, arcate….Gli “acquedotti” nascevano in base alla posizione della sorgente, ma poi prendevano il corso che il progettista doveva coprire, in base alla parte di città da rifornire….Si rispettavano con calcoli precisi portanza e mura di sostegno, le fondamenta erano atte a sorreggere in maniera perfetta il peso dell’acqua e gli architetti erano davvero superbi…Le strutture dell’Aqua Marcia, che al presente rimangono tuttora tra le acque più importanti…fu eretta dal pretore Q. Marcius Rex nel 144 a.C.. La sorgente aveva luogo nell’acqua dell’Aniene per un tragitto di 91 chilometri…Il percorso seguiva le Mura Aureliane, fino a sboccare nella zone ove attualmente sorge quella che è la Stazione Termini per continuare poi fino all’ex ministero Delle Finanze….Vari rami poi si dirigevano verso vari altri punti, tra i quali spiccava l’alto Campidoglio, prima di quell’epoca mai raggiunto dalle acque.Con Aqua Tepula e Aqua Julia, fu possibile nel 5 a.C. lo scavalcamento dell’antica via Tiburtina….Roma, grazie a queste opere era la città meglio servita di acqua del mondo antico, ciò era necessario, non solo per garantire di che bere e lavarsi, presso le case almeno dei patrizi, ma soprattutto per limitare gl’incendi date le tante strutture in legno.”

    “La storia del Tevere inizia nel giorno in cui Enea, profugo da Troia e in cerca di una nuova patria risalendo la sua foce e poi inoltrandosi nel fiume lo risalì fino a raggiungere un luogo abitato dai pastori…Lì verrà fondata Roma… Come tutti i fiumi, secondo gli antichi anche nel Tevere risiedeva un dio, che ne era l'anima. Il cui l nome era Tiberinus o fater Tiberinus… nell'isola Tiberina gli era dedicato un santuario …Il biondo Tevere, come veniva definito nell'antichità, nasce sul monte Fumaiolo nell'Appennino tosco-romagnolo.. con un tragitto di oltre 400 Km per la Toscana, l'Umbria e il Lazio, arriva al Mar Tirreno, dopo aver attraversato i 7 colli di Roma. Il nome più antico del fiume, secondo molte fonti, fu Albula.. sostituito dai romani con Tiberis e Thibris… i primi insediamenti significativi, situati verso la foce, nella zona di Ostia Antica, risalgono al VI secolo a.C…. In epoca imperiale la storia del fiume è legata al commercio del Mediterraneo, avente come fulcro il porto di Ostia… Nel corso del tempo, con il declino dell’Impero e le invasioni barbariche, gli acquedotti andarono distrutti o non furono più utilizzabili.. Si cominciò a bere l’acqua del fiume. I Papi la ritenevano la migliore a disposizione…Per tutto il Medioevo fino al ’500 l’acqua del Tevere non solo era ritenuta potabile ma anche terapeutica. Petronio, medico di Giulio III, sosteneva che il Tevere fosse il migliore rifornitore d’acqua e come lui altri medici ritenevano che non si dovessero costruire fontane che fossero rifornite con l’acqua degli acquedotti. Tra i tanti mestieri esisteva allora quello degli acquaioli, che vendevano l’acqua portandola in orci di vetro o di coccio… nel 1556 un medico scrisse un libro in cui denunciava la pericolosità di quest’acqua definita addirittura portatrice di peste. Si cominciò così a pensare di ripristinare gli antichi acquedotti perché l’acqua del Tevere era ritenuta sempre meno potabile…”

    “”Ponte Milvio”.. venne costruito in muratura sui resti di una precedente, da M. Emilio Scauro..nel 109 a.C. .. sembra venisse adornato con un arco trionfale e una statua dell'imperatore Augusto… “Ponte Elio o Sant'Angelo”..Pons Aelius, il più settentrionale e il più bello, fatto costruire da Adriano nel 136 come via di accesso al proprio mausoleo. Subì restauri successivi, ma le arcate centrali sono ancora quelle del II secolo … “Ponte Neroniano” .. è stato costruito al tempo di Caligola (37-41) collegava Campo Marzio con il Vaticano e immetteva nella via Cornelia..i resti del ponte sono ancora visibili all'altezza della chiesa di Santo Spirito…. “Ponte Aurelio (in latino Aurelius)”…Detto anche Ianiculensis o Valentiniano,fu costruito dal console Aurelio Scauro, nel 109 a.C. per farvi passare la via consolare da lui detta Aurelia…. “Ponte Sisto” …Sisto IV (1471-1484 ), con il denaro delle tasse che pagavano le pubbliche meretrici…lo fece ricostruire nel 1476 dall'architetto Beccio Pontelli ….. “Ponte dei Quattro Capi” (anche Pons Judaeorum e Ponte Fabricio) è molto ben conservato e tuttavia il più antico esistente..questi ponti univano le due rive del Tevere all'isola Tiberina…”Ponte Sublicio” ..È il primo ponte che le fonti antiche ci ricordano e che collegò Roma con l'altra sponda del Tevere. L' edificazione è attribuita secondo la tradizione ad Anco Marzio, che lo avrebbe costruito tutto in legno (siblica pila lignea)… “

    “ Ostia nacque nel luogo dove, secondo la poetica leggenda esaltata da Virgilio, sarebbe sbarcato Enea, progenitore dei Latini…il quarto re di Roma, Anco Marzio, intorno al 630 a. C., decise di assicurare il controllo del fiume Albula - poi chiamato Tevere - al fine di dare uno sbocco sul mare a Roma ed impadronirsi delle saline… Ostia segnò dunque la prima affermazione di Roma sul mare e ne accompagnò lo sviluppo e la potenza sia navale che commerciale. Entro il III secolo a. C. i Romani imposero la propria egemonia sull'Italia centrale, assoggettando Etruschi, Latini, Volsci e Sanniti….la conseguente stabilità politica favorì l'espansione dell'abitato di Ostia fuori le mura del castrum che si trasformò in urbs… un centro animato a carattere commerciale, che si preparava a divenire l'emporio dell'Impero di Roma… Nel IV secolo il porto fu protetto da un circuito di mura difensive che comprendevano il canale d'ingresso al bacino esagonale e i cospicui resti dei magazzini traianei….Nel 1957 sono stati portati alla luce i resti affioranti del molo destro del porto di Claudio, adiacenti all'attuale Museo delle Navi di Fiumicino, insieme con murature di un edificio con tracce degli originari affreschi..Durante la costruzione dell'aeroporto "Leonardo da Vinci" sono stati recuperati i relitti di imbarcazioni, attualmente conservati nel Museo delle Navi… Collegata al porto mediante una strada che attraversava l'Isola Sacra, una fiorente vita cittadina stava nascendo…. monumentali edifici pubblici e religiosi, i suoi magazzini, le sue eleganti abitazioni, il decoro delle sue botteghe, la perfetta fognatura delle strade… Caligola la dotò di una conduttura ad acqua, Claudio vi pose un distaccamento di "vigili del fuoco" per proteggerla dagli incendi …sorsero i grandi horrea per deposito del grano.. con Traiano si intensificò un sempre crescente numero di magazzini e di taberne, e furono costruite case a schiera per la piccola borghesia.”

    “Un "nasone", getto perpetuo, scroscio incessante e generoso, vivo, uno dei tantissimi.. disseminati in ogni angolo di Roma… una "banale" fontanella, abituale presenza per i nostri occhi, pronta però a regalarci, quando vogliamo, ristoro e piacere…L’acqua è vita!…e questa città è davvero "sprizzante"…In uno scenario ricco di tutto, ben 1.500 punti d’acqua ..tra fonti, fontane, fontanine, fontanili, abbeveratoi oltre gli innumerevoli "nasoni", costituiscono un patrimonio prezioso…Ma l’acqua qui è anche arte!...Piazze grandi e piccole, scalinate, angoli, salite e larghi accolgono quasi sempre statue, marmi, vasche, bronzi; architetture e forme indissolubilmente sposate ai propri spruzzi, zampilli e veli d’acqua.. si completano ed integrano costruendo e costituendo così geometrie architettoniche, spazi e prospettive …ora con irruenti ed assordanti scrosci, ora con melodici gorgoglii avvolti nell’umido silenzio degli angoli solitari, atmosfere particolari, emozionanti..Cristalli limpidi, specchi colorati, veli iridescenti, lastre intrise e lucide, muschi, frescura e odori tutto si mescola in una festa delle meraviglie…Artisti come DELLA PORTA, LOMBARDI, BERNINI hanno firmato gli infiniti piccoli lidi che da sempre colmano e soddisfano gli sguardi … L’acqua è storia e cultura!….Duemila anni di ingegneria ed architettura idraulica, maturati sotto lo stimolo della sete e la consapevolezza di un’economia dipendente dalle risorse idriche, ci hanno consegnato decine di chilometri di opere idrauliche, di filari di archi e muri che a tutt’oggi solcano rendendola unica, la campagna romana…Innumerevoli Acque (FELICE, VERGINE, LANCISIANA, MARCIA,..) dai nomi più o meno noti, legati spesso ai personaggi storici che ne hanno segnato l’esistenza, ci accompagnano nelle nostre splendide passeggiate disseminate di ruderi regalandoci quell’identità culturale in cui sentirci radicati. Un patrimonio di vita e salute, arte, storia e cultura quotidianamente sotto i nostri occhi, forse un po’ troppo distratti per coglierne profondamente e completamente il valore.” di Mauro Navarra e Giuseppe Vogelsang

    “Domina la piazza di Trevi.. la celebre fontana… è l'elemento terminale dell'acquedotto Vergine, uno dei più antichi acquedotti romani, tuttora in uso fin dal tempo di Augusto…. spettacolare costruzione barocca, opera di Nicola Salvi… capolavoro d'architettura, scultura e ingegneria, è addossata al lato minore di Palazzo Poli, che ne diventa una integrazione naturale. La parte centrale, a forma di arco trionfale… profonda nicchia affiancata da un coppia di colonne corinzie…Al centro spicca l'imponente figura di Oceano, trainato su un cocchio a forma di conchiglia da cavalli marini guidati da Tritoni….L'intera architettura sembra generarsi dal fluido vitale, nella raffigurazione degli effetti benefici dell'acqua e della storia stessa dell'acquedotto. La scogliera, che caratterizza la parte inferiore della fontana, è opera di Francesco Pincellotti e Giuseppe Poddi…..Il gruppo di Oceano, dei tritoni e dei cavalli si deve invece a Giovan Battista Maini… Ai lati spiccano le statue della Salubrità e dell'Abbondanza di Filippo della Valle e i rilievi con la raffigurazione della Vergine che indica la sorgente ai soldati di Giovan Battista Grossi (con riferimento alla leggenda secondo la quale l'acqua venne denominata Vergine in omaggio a una fanciulla che avrebbe indicato la sorgente ai soldati romani assetati) e Agrippa che approva la costruzione dell'Acquedotto, di Andrea Bergondi.”

    “Gioiello dell'epoca barocca, “Piazza Navona” è una delle piazze più belle di Roma…..di forma allungata da nord a sud deriva dallo Stadio di Domiziano, che occupava questo luogo dall'86 d.C.… ornata da tre fontane, da cui sgorga l'Acqua Vergine trovata da Agrippa nel 19 a.C…. la statua dell'Etiope che lotta con un delfino ne la “Fontana del Moro”, è opera di Giovanni Antonio Mari che la scolpì nel 1654 secondo un bozzetto di Gian Lorenzo Bernini. ..al centro della piazza, la “Fontana dei Fiumi”, opera del 1651 del Bernini..dominata da un obelisco, è formata da quattro statue in marmo bianco alte 5 m appoggiate al monolito posto in mezzo…rappresentano il Nilo, simbolo dell'Africa…, il Gange, che simboleggia l'Asia, il Rio della Plata, simbolo dell'America e infine per l'Europa con il Danubio…l'obelisco è sormontato da una croce dorata su cui si trova una colomba con un ramoscello di olivo, stemma della famiglia Pamphilj, alla quale apparteneva Innocenzo X, il committente dell'opera……..In fondo alla piazza, la “Fontana del Nettuno”, chiamata un tempo dei Calderari…era composta esclusivamente dal bacino e dalla vasca di Giacomo Della Porta fino al 1878, quando per esigenze di simmetria con la fontana del Moro, vennero aggiunti il Nettuno che lotta con una piovra e nereidi, putti e cavalli…..”

    “Le piazze di Roma rappresentano accenti storici, architettonici e turistici, che costituiscono una grande parte dell'atmosfera speciale della "Città Eterna"….”Piazza Barberini”…a cavallo tra il colle Quirinale e gli Horti Sallustiani, prende il nome dal Palazzo Barberini al centro …“La Fontana del Tritone, un'opera del Bernini.. commissionata dal Papa Urbano VIII Barberini… interamente in travertino e rappresenta un Tritone…Un tempo la fontana era nota come “la fontana del Tritone sonante” a causa dell'acuto sibilo che emetteva l'altissimo zampillo che un tempo usciva dalla conchiglia…….” Piazza Bocca della Verità”.. nell'antica zona del Foro Boario, proprio davanti all'Isola Tiberina, prende il nome da un chiusino di epoca romana, a foggia di mascherone, oggi collocato nel portico di Santa Maria in Cosmedin, antica chiesa del VI secolo….. La trapezoidale “Piazza del Campidoglio” sul colle omonimo, sul fondo il Palazzo Senatorio sede ufficiale del comune, e sui lati il Palazzo dei Conservatori e Palazzo Nuovo… fu progettata nella forma attuale da Michelangelo, che ideò anche la stella a dodici punte disegnata sul selciato con lastre di travertino e la cordonata di accesso. Al centro della piazza, su un basamento disegnato anch'esso da Michelangelo, si trova la statua equestre dell'imperatore Marco Aurelio…….. “Piazza Colonna”..prende il nome dalla colossale Colonna di Marco Aurelio o Aureliana, colonna coclide eretta a ricordo delle vittorie dell'imperatore sui Marcomanni….“Piazza Farnese “.. dominata dall'imponente Palazzo Farnese..l'edificio, opera di Sangallo e Michelangelo, è considerato il più bel palazzo rinascimentale romano… Ai lati della piazza due grandi vasche di granito, provenienti dalle Terme di Caracalla, costituiscono la base di fontane ornate dai gigli dei Farnese…. “Piazza del Popolo”…. Subito dietro le Mura Aureliane..i viaggiatori che venivano da nord raggiungevano la città tramite la Via Flaminia la Porta del Popolo (la vecchia Porta Flaminia).. al centro, sopra un grande basamento con fontane e leoni, si eleva uno dei più grandi obelischi di Roma, l'obelisco Flaminio fatto costruire dal faraone Ramesse II…. “Piazza del Quirinale”… sul più alto colle di Roma, ospita il Palazzo del Quirinale, sede ufficiale del Presidente della Repubblica, residenza dei papi sino al 1870 e poi dei re d'Italia sino al 1946. Sul lato aperto della piazza si gode una celebre veduta della città e della cupola di San Pietro…Al centro… un obelisco ed il grande gruppo marmoreo dei Dioscuri Castore e Polluce con i loro cavalli rampanti…..“Piazza della Repubblica”… il suo vecchio e storico nome era Piazza dell'Esedra…..il colonnato semicircolare..corrisponde al perimetro delle Terme di Diocleziano…. “Piazza della Rotonda”.. il suggestivo spazio davanti al Pantheon…. “Piazza Venezia”ai piedi del colle del Campidoglio..al lato sud della piazza rettangolare si erige l'imponente massa del Vittoriano, il Monumento Nazionale a Vittorio Emmanuele II, eretto agli inizi del Novecento e dedicato Milite Ignoto.. chiamato scherzosamente dai Romani la Macchina da scrivere…. La bella “piazzetta Mattei” ospita come in uno scrigno, lo stupendo e prezioso gioiello che è la fontana delle Tartarughe…la sua indimenticabile immagine si offre improvvisamente allo sguardo..E' senz'altro una delle più graziose fontane di Roma in stile fiorentino. Fu costruita su progetto di Giacomo Della Porta…”

    “..Alla fine di via Condotti si apre la famosa Piazza di Spagna..Nota fino al XVII secolo come Platea Trinitatis per la Chiesa della Trinità dei Monti che la domina, venne chiamata piazza di Spagna per la presenza della residenza dell'ambasciatore spagnolo…la scenografica scalinata di Trinità dei Monti di epoca barocca. Già nel XVI secolo, un diplomatico francese, venne realizzata solo nel 1723-26, per volontà di Innocenzo XIII, da Francesco De Sanctis…La scala rappresentò una soluzione al forte dislivello della piazza, prendendo il posto dei sentieri alberati che raggiungevano il Pincio. Una successione di dodici rampe in travertino sale secondo un andamento sinuoso, dividendosi e riunendosi. Alla base si trovano cippi con gigli di Francia e aquile di Innocenzo XIII, mentre in mezzo si apre una terrazza sulla piazza. Edifici, progettati anch'essi da De Sanctis, la fiancheggiano e hanno la funzione di incorniciarla come quinte di un palcoscenico.. Alla sua base si trova la Fontana della Barcaccia, opera del 1629 di Pietro Bernini..voluta da Urbano VIII, e arricchita con api e sole che ricordano i simboli araldici del pontefice, raffigura una barca semisommersa, sul punto di naufragare. Situata leggermente sotto il livello del suolo, con la sua posizione e l'oggetto che rappresenta risolse il problema dell'insufficiente pressione dell'acqua che non avrebbe permesso uno zampillo più alto”







    Ostia Antica

    Nel territorio si impiantò l'antica città di Ostia, fondata nel corso del IV secolo a.C. come accampamento militare e sviluppata nel corso dell'età imperiale romana come centro commerciale portuale, strettamente legato all'approvvigionamento del grano nella capitale. Raggiunse i 75.000 abitanti, ma declinò con la crisi del III secolo. Ebbe una ripresa nel IV secolo come sede residenziale, mentre le attività commerciali e amministrative si erano spostate nella città di Porto, ma decadde in seguito

    Porto di Claudio

    Già Giulio Cesare aveva intuito la necessità di creare un nuovo porto vicino Roma ma le difficoltà tecniche e l'urgenza di altri problemi l'avevano fatto rinunciare. A causa dell'aumento del traffico commerciale che rendeva insufficiente la capacità della foce del Tevere, l'imperatore Claudio, fece costruire a partire dal 42 un nuovo porto a circa 3 km a nord di Ostia, collegato al Tevere da un canale, terminato nel 46, il canale di Fiumicino, con la formazione dell'Isola Sacra. Il Porto sarà terminato da Nerone, nel 64-66, ma era già attivo nel 62. Il nuovo porto, di forma grosso modo circolare, fu creato partendo da un bacino artificiale di ca. 90 ettari di superficie e di m di profondità, costruito utilizzando una laguna che si era formata, con il cordone sabbioso che costituiva una protezione naturale. L'entrata del bacino fu sbarrata da un'immensa diga di 758 m di lunghezza e 3 m di larghezza, lasciando per l'entrata al porto un passaggio di 206 m, tra la diga ed un molo lungo 600 m e largo 12 m, il cosiddetto monte Giulio, situato a nord-est sulla terra ferma. Furono creati attracchi ed horrea sui due bracci del porto, che in complesso coprivano più di cento ettari, per facilitare gli scambi e lo stoccaggio delle merci. All'estremità della grande diga fu eretto un faro, simile a quello del porto di Alessandria, utilizzando come fondazione la nave utilizzata dall'imperatore Caligola per portare dall'Egitto l'obelisco che attualmente si trova in Vaticano. La nave fu riempita di pietre, quindi fatta affondare per far così affiorare un isolotto artificiale. Secondo i ricercatori i lavori richiesero l'intervento di 30 000 operai e di 1 000 paia di buoi durante 20 anni.

    Porto esagonale di Traiano

    Il tempio della dea Roma e di Augusto

    Il "piazzale delle Corporazioni", alle spalle del teatro.

    Un mosaico nel "piazzale delle Corporazioni", con la "pubblicità" della corporazione degli stuppatores.

    Mosaici alle Terme dei Sette Sapienti

    Mosaico, particolare




    Borghetto di Ostia Antica

    castello di ostia antica



    Ostia Antica

    Ostia antica



    Cucina... "Romanesca"



    Ostia

    conosciuta anche come Lido di Ostia (o Lido di Roma), è una frazione del Comune di Roma. È l'insediamento principale del Municipio XIII: i suoi 79.123[1] residenti costituiscono più di un quarto dei 216.515 dell'intero Municipio. Da non confondersi con Ostia Antica, si trova sul litorale tirrenico ed è costituita dai tre quartieri marini di Roma, Q.XXXIII Lido di Ostia Ponente, Q.XXXIV Lido di Ostia Levante e Q.XXXV Lido di Castel Fusano.



    Tevere

    è il principale fiume dell'Italia centrale e peninsulare; con 405 km di corso è il terzo fiume italiano per lunghezza (dopo il Po e l'Adige). Secondo solo al Po per ampiezza del bacino idrografico (17.375 km²), con quasi 240 m3/s di portata media annua alla foce è anche il terzo corso d'acqua nazionale (dopo il Po e il Ticino) per volume di trasporto.

    Il nome

    L'antico toponimo del fiume era "Albula", per la tradizione in riferimento al colore chiaro delle sue acque che in realtà sono bionde. Un altro antico nome del Tevere è stato Rumon [3], di origine etrusca, da molti collegato al nome di Roma. Il nome attuale deriverebbe secondo la tradizione dal re latino Tiberino Silvio, che vi si sarebbe annegato. In realtà già gli Etruschi lo chiamavano Thybris secondo Virgilio.

    Il Tevere a Roma

    L'antichità: leggende e usi del Tevere

    Il Tevere, fin dalla sua nascita, è stato l'anima di Roma, e il fatto che la città gli debba la propria stessa esistenza è descritto già dalla prima scena della leggenda di fondazione, con Romolo e Remo nella cesta che, arenati sotto il ficus ruminalis, succhiano il colare zuccherino dei frutti in attesa di una vera poppata. Tutti gli insediamenti preromani il cui convergere diede luogo alla Roma storica "vedevano" il Tevere, ma dall'alto e non da vicino (si pensi ad Antemnae, ad esempio), per evidenti ragioni di difesa e perché il Tevere è sempre stato un fiume soggetto a piene improvvise. Il punto in cui la pianura alluvionale era più sicuramente guadabile era l'Isola Tiberina, accanto alla quale (in quella zona che sarebbe poi divenuta il Foro romano a partire da un più modesto Foro boario) si localizzò in origine il punto di scambio tra le popolazioni etrusche che dominavano la riva destra (detta poi Ripa Veientana) e i villaggi del Latium vetus sulla riva sinistra (la Ripa Graeca). L'Isola era, inoltre, il punto fin dove le navi antiche, di basso pescaggio, potevano risalire direttamente dal mare. Poco a valle dell'Isola fu costruito (in legno, e tale rimase per diversi secoli) il primo ponte di Roma, il Ponte Sublicio. Per le popolazioni arcaiche erano così importanti, questo ponte e la sua manutenzione, che in relazione ad essi nacque il più antico e potente sacerdozio romano: il Pontifex. Il fiume stesso era considerato una divinità, personificata nel Pater Tiberinus: la sua festa annuale (le Tiberinalia) veniva celebrata l'8 dicembre, anniversario della fondazione del tempio del dio sull'Isola Tiberina ed era un rito di purificazione e propiziatorio.

    Porti e trasporti sul Tevere

    Progredendo l'interramento del fiume, le navi non poterono più arrivare come in epoca classica fino all'Emporio (sotto l'attuale rione di Testaccio), ma merci e passeggeri continuavano a giungere a Roma via fiume, col metodo dell'alaggio, cioè su chiatte o barconi che venivano rimorchiati dalla riva: la forza motrice per risalire il Tevere, che nei periodi di magra non offriva più di due metri e mezzo di pescaggio, era generalmente costituita da buoi ma anche, al bisogno, da uomini. Il sistema era ancora in uso a metà dell'800, quando i buoi vennero sostituiti da rimorchiatori a vapore, che trascinavano tre o quattro chiatte, come avveniva sulla Senna fino a non molti anni fa. Il porto dell'Emporio era stato abbandonato già in epoca medioevale, e il nuovo attracco si consolidò sulla riva destra (che era detta "Ripa Romea": era in effetti molto più comodo, per i pellegrini, sbarcare sulla riva dove era posto il Vaticano). Questo approdo era detto, per antonomasia, Ripa. Modificando il percorso delle mura a Porta Portese, il porto venne ricostruito nel 1642 un po' più a monte, all'interno della cinta daziaria, in corrispondenza dell'Ospizio di San Michele, e divenne il porto di "Ripa Grande", dedicato a merci e uomini in arrivo da Ostia. Sulla riva sinistra, a monte di Castel Sant'Angelo, venne costruito nel 1704 il porto di Ripetta, dedicato soprattutto al traffico con il retroterra umbro. Ebbe sede qui l'idrometro storico del Tevere, installato nel 1821, e che aveva come "zero idrometrico" il settimo gradino della scalinata del porto stesso. Sul Tevere navigavano imbarcazioni di tutti i tipi (anche a vela: per discendere il fiume da Orte ci volevano tre giorni). Oltre alle chiatte trainate da rimorchiatori, alle barchette dei pescatori, c'erano anche piccole barche per trasbordare le persone da una riva all'altra: non si dimentichi che fino alla caduta dello Stato Pontificio i ponti cittadini sul Tevere erano soltanto 4: Ponte Mollo, il Ponte di Castello, Ponte Sisto e i due ponti attraverso l'Isola Tiberina - Ponte Cestio e il Ponte dei Quattro Capi.

    Il Porto di Ripetta verso il 1880



    Ponti di Roma

    scavalcarono il Tevere quando ormai Roma si era impossessata stabilmente della riva sinistra del fiume; infatti fino a quel momento, per ragioni difensive, non si era ritenuto conveniente costruire ponti che potenzialmente potevano essere utilizzati dal nemico per entrare in città. Anche quando furono costruiti, i primi ponti erano realizzati in legno, proprio per poter essere distrutti in caso di attacco nemico. Solo quando i Romani si sentirono sicuri del loro potere, iniziarono a costruire ponti di pietra. Diversi degli antichi ponti romani ormai non esistono più, mentre altri ne sono stati creati per le moderne esigenze della città contemporanea. Altri ponti scavalcano il fiume Aniene. I lavori per la costruzione del ponte della musica, un nuovo ponte posto tra ponte Duca d'Aosta e ponte Risorgimento, sono iniziati nell'autunno del 2008.

    Ponti romani sul Tevere

    Antico Ponte Sublicio

    L'antico ponte è oggi scomparso. Si trovava a valle dell'Isola Tiberina, dopo il ponte Emilio. Era il ponte legato agli eroici avvenimenti di cui fu protagonista Orazio Coclite.

    Ponte Emilio

    Oggi conosciuto come ponte Rotto: probabilmente risalente alla metà del III secolo a.C., ricostruito nel 179 a.C. e completato nel 142 a.C., si conservano oggi solo un'arcata della ricostruzione cinquecentesca e i piloni originali di epoca romana. Era stato costruito a valle dell'isola Tiberina, presso il più antico ponte Sublicio.

    Ponte Milvio

    Conosciuto nel medioevo come ponte Mollo: menzionato per la prima volta nel 207 a.C., fu ricostruito in muratura nel 110 a.C. Su di esso, fuori città, oltrepassavano il Tevere la via Flaminia e la via Cassia, a cui si aggiungevano la via Clodia e la via Veientana.

    Ponte Fabricio

    Oggi ponte dei Quattro Capi: del 62 a.C., tuttora esistente. Collega l'Isola Tiberina alla riva sinistra.

    Ponte Cestio

    Oggi ponte di San Bartolomeo: edificato da Lucio o Gaio Cestio alla metà del I secolo a.C., restaurato nel IV secolo; oggi resta l'arcata centrale originaria, mentre quelle più esterne sono una ricostruzione del XIX secolo. Collega l'Isola Tiberina e la riva destra

    Ponte di Agrippa

    Venne costruito da Agrippa, amico e genero dell'imperatore Augusto prima della sua morte nel 12 a.C., ed ebbe in seguito numerosi restauri e ricostruzioni; corrisponde all'attuale ponte Sisto.

    Ponte Neroniano o ponte Trionfale

    Costruito sotto l'imperatore Nerone, nel I secolo d.C.; ne sono visibili oggi scarsi resti che affiorano durante le magre del fiume presso l'attuale ponte Vittorio.

    Ponte Elio (pons Aelius)

    Oggi ponte Sant'Angelo: costruito nel 134 sotto l'imperatore Adriano per collegare alla riva sinistra il proprio mausoleo.



    Metto 'a colonna sonora pè 'stò biondo Tevere



    Ponte Garibaldi

    Inaugurato nel 1888 ad opera dell'architetto Angelo Vescovali era in origine costituito da un pilone centrale in muratura e da due arcate in ferro. Tra il 1953 e il 1958 le arcate in ferro furono sostituite da altre in muratura con centina metallica incorporata. Mette in collegamento il quartiere di Trastevere (viale Trastevere) con il centro (via Arenula), immediatamente a monte dell'Isola Tiberina. Ha una lunghezza di 120 m.

    Ponte Palatino

    Iniziato nel 1886 e inaugurato nel 1891 sostituisce l'antico ponte Emilio a valle dell'Isola Tiberina. A causa dell'organizzazione della circolazione automobilistica inversa rispetto al normale (cioè all'inglese), è detto comunemente “ponte inglese”, pur non essendo l'unico con tale caratteristica (anche ponte Umberto I si percorre da qualche anno a sensi invertiti). Ha una lunghezza di 155 m.

    Ponte Regina Margherita (o “ponte Margherita”)

    iniziato nel 1886 e inaugurato nel 1891 ad opera dell'architetto Angelo Vescovali. Mette in collegamento il rione Prati (via Cola di Rienzo) con Piazza del Popolo. Ha tre arcate in muratura rivestite di travertino per una lunghezza di 103 m.



    Trilussa per tutti coloro che vogliono apparire quello che non sono e per coloro che ci cascano


    Tratta da: Giove e le bestie

    L'Oca e er Cigno

    Un Rospo, più burlone che maligno,
    diceva all'Oca: - Bella come sei,
    un po' ch'allunghi er collo, pari un cigno...
    - eh, mica ha torto! - j'arispose lei -
    Co' 'sto cattivo gusto che c'è adesso
    sarei più che sicura der successo. -

    E a forza de ginnastica svedese
    e a furia de st' ar sole e de sta' a mollo
    er fatto sta che all'Oca, doppo un mese,
    je s'era quasi raddoppiato er collo:
    e un Critico stampò sopra un giornale:
    "La scoperta d'un Cigno origginale"
    .





    Ponte Cavour

    Iniziato nel 1891 e inaugurato nel 1896 ad opera dell'architetto Angelo Vescovali. Mette in comunicazione il rione Prati (via Vittoria Colonna) con il centro storico sulla riva sinistra del Tevere (via Tomacelli). Ha cinque arcate in mattoni, per una lunghezza di 110 m.



    Ci sono tanti altri ponti sul tevere ... ho citato quelli più conosciuti ... in un percorso ideale dal fiume Tevere passiamo a parlare dell'acqua a Roma ... anche questa non può prescindere dalla storia ... e quindi parliamo brevemente degli acquedotti ...

    Acquedotti di Roma

    Ci informa Frontino, nel suo De aquis urbis Romae, che “nei 441 anni che seguirono la fondazione di Roma, i Romani s’accontentarono di usare le acque tratte dal Tevere, dai pozzi e dalle sorgenti”, che però nel 312 a.C. (442° dalla fondazione della città), non erano più sufficienti a coprire il maggior fabbisogno dovuto allo sviluppo urbanistico ed all’incremento demografico.
    L’opera di realizzazione degli acquedotti fu di tale impegno ed efficacia che Dionigi di Alicarnasso poteva scrivere: “Mi sembra che la grandezza dell’Impero Romano si riveli mirabilmente in tre cose, gli acquedotti, le strade, le fognature” (Ant. Rom. III, 13). E più tardi Plinio il Vecchio osservava che: “Chi vorrà considerare con attenzione … la distanza da cui l’acqua viene, i condotti che sono stati costruiti, i monti che sono stati perforati, le valli che sono state superate, dovrà riconoscere che nulla in tutto il mondo è mai esistito di più meraviglioso” (Nat. Hist. XXVI, 123).
    Gli undici acquedotti di epoca romana che dal 312 vennero costruiti portarono alla città una disponibilità d’acqua pro capite pari a circa il doppio di quella attuale, distribuita tra le case private (ma solo per pochi privilegiati), le numerosissime fontane pubbliche (circa 1.300), le fontane monumentali (15), le piscine (circa 900) e le terme pubbliche , nonché i bacini utilizzati per gli spettacoli come le naumachie e i laghi artificiali.La sorveglianza, la manutenzione e la distribuzione delle acque venne affidata, per due secoli e mezzo, alla cura un po’ disorganizzata di imprenditori privati, che dovevano rendere conto del loro operato a magistrati che avevano altri compiti principali. Solo con Agrippa, intorno al 30 a.C., venne creato un apposito servizio, poi perfezionato ed istituzionalizzato da Augusto, che si occupava dell’approvvigionamento idrico cittadino e quindi del controllo e manutenzione di tutti gli acquedotti.
    Oltre agli undici condotti principali, nel tempo furono costruite diverse diramazioni e rami secondari, per cui un catalogo del IV secolo ne contava ben 19. Furono gli Ostrogoti di Vitige, nell’assedio del 537, a decretare la fine della storia degli acquedotti antichi; vennero tagliati per impedire l’approvvigionamento della città, e d’altra parte Belisario, il generale difensore di Roma, ne chiuse gli sbocchi per evitare che gli Ostrogoti li usassero come via di accesso. Qualcuno fu poi rimesso parzialmente in funzione, ma dal IX secolo il crollo demografico e la penuria di risorse tecniche ed economiche fecero sì che nessuno si occupasse più della manutenzione, i condotti non furono più utilizzabili ed i romani tornarono ad attingere acqua dal fiume, dai pozzi e dalle sorgenti, come alle origini.

    Via Appia- Parco degli Acquedotti -

    Resti del acquedotto di Claudio



    IMMAGINI NOTTURNE..............E NON..........













    Aqua Appia

    L’acquedotto venne costruito dai censori Appio Claudio Cieco (da cui riprende il nome) e Caio Plauzio Venox nel 312 a.C. e captava sorgenti lungo una strada secondaria che si staccava dalla via Prenestina, tra il VII e l’VIII miglio.

    Anio Vetus

    Il secondo acquedotto romano venne costruito tra il 272 e il 270 a.C., con il bottino della vittoria contro Taranto e Pirro, da due magistrati appositamente nominati dal Senato (duumviri aquae perducendae), i censori Manio Curio Dentato e Flavio Flacco; fu il secondo ad occuparsi dell’impresa, essendo il collega morto cinque giorni dopo l’incarico. L’acquedotto ebbe l’appellativo di "vecchio" (vetus) solo quando, quasi tre secoli dopo, fu costruito quello dell’Anio Novus (o "Aniene Nuovo").

    Aqua Marcia

    Il terzo acquedotto venne costruito nel 144 a.C.dal pretore Quinto Marcio Re: per questo compito (e per la restaurazione dei due precedenti acquedotti) gli fu assegnata dal Senato la somma considerevole di 180 milioni di sesterzi.
    Raccoglieva l’acqua dell’alto bacino dell’Aniene, attingendo direttamente dalle sorgenti, abbondanti e di ottima qualità e purezza, nei pressi dell’attuale comune di Marano Equo, tra Arsoli ed Agosta, dove ancora oggi è possibile riscontrarne tracce nell’ex cava di pietra. Era onsiderata la migliore acqua tra quelle che arrivavano a Roma, e Plinio il Vecchio la definì “clarissima aquarum omnium” e “un dono fatto all’Urbe dagli dei".

    Aqua Tepula

    L’ultimo acquedotto dell’età repubblicana, il quarto, venne costruito dai censori Caio Servilio Cepione e Lucio Cassio Longino nel 125 a.C.. Il nome era dovuto alla temperatura "tiepida", a 16-17 gradi, dell’acqua. Captava sorgenti situate nella zona vulcanica dei Colli Albani, dette della “Pantanella” e dell’”Acqua Preziosa”, al X miglio della via Latina. Il percorso dell’acquedotto aveva una lunghezza di 18 km, dei quali 9.580 m sulle arcuazioni dell’Aqua Marcia.

    Aqua Iulia

    Il quinto acquedotto romano venne costruito da Agrippa nel 33 a.C. e prese il nome dalla gens Iulia, il “casato” di cui faceva parte l’imperatore Augusto. Venne unito in un unico condotto con quello dell’aqua Tepula, ed in seguito restaurato dallo stesso Augusto tra l’11 e il 4 a.C.. Raccoglieva l’acqua da sorgenti nel territorio tuscolano, al XII miglio della via Latina, identificate presso l’attuale ponte degli “Squarciarelli”, nel comune di Grottaferrata. Arrivava a Roma, come gli acquedotti precedenti, nella località “ad spem veterem”, presso Porta Maggiore, e seguiva poi lo stesso percorso dell’Aqua Marcia fino alla porta Viminale. Il percorso complessivo era pari a 15.426 miglia romane, pari a quasi 23 km, dei quali circa 11 in superficie; la portata originaria era di 1.206 quinarie (pari a 50.043 m3 al giorno, cioè 579 litri al secondo), e in seguito (con il condotto parzialmente fuso con quello dell’Aqua Tepula) fu accresciuta di 92 quinarie provenienti dall’Aqua Marcia e di altre 163 dall’Anio Novus.

    Acqua Vergine

    Anche il sesto acquedotto venne costruito da Agrippa (già tre volte console e all’epoca senza più nessuna magistratura) che lo inaugurò il 9 giugno del 19 a.C., a servizio dell’impianto termale del Campo Marzio. Le sorgenti erano all’VIII miglio della via Collatina nell’Agro Lucullano, a poca distanza dal corso dell’Aniene. Il nome deriva, secondo una leggenda, dalla fanciulla che avrebbe indicato ai soldati il luogo della sorgente, ma, più probabilmente, si riferisce alla purezza dell’acqua. Il percorso dell’acquedotto era di 20 km, quasi tutto sotterraneo tranne 2 km in superficie. La portata giornaliera era di 2.504 quinarie (pari a 103.916 m3 e 1.202 litri al secondo).

    Ingresso del condotto d’ispezione all’acquedotto dell’Acqua Vergine in via del Nazareno (ancora in funzione)

    Aqua Alsietina

    Anche noto come “aqua Augusta”, il settimo acquedotto di Roma fu costruito sotto Augusto nel 2 a.C. a servizio della naumachia, il lago artificiale per spettacoli di combattimenti navali che l’imperatore aveva appena fatto costruire nella zona di Trastevere. Raccoglieva l’acqua del lago di Martignano (il cui nome latino era lacus Alsietinus), nei pressi del lago di Bracciano. La portata giornaliera dell’acquedotto era di sole 392 quinarie (pari a 188 litri al secondo, cioè 16.228 m3 al giorno): di queste, 254 erano riservate all’uso dell’imperatore e le restanti 138 venivano concesse in uso ai privati. Il percorso, interamente sotterraneo tranne un tratto di circa 500 metri, era lungo quasi 33 km., di cui si conosce con una certa approssimazione solo il tratto iniziale di circa 200 m., corrispondente al cunicolo sotterraneo da cui veniva presa l’acqua dal lago. Entrava in Roma nei pressi dell’attuale Porta San Pancrazio, per poi scendere verso Trastevere e raggiungere la zona di Piazza San Cosimato dove si trovava la “naumachia”.

    Aqua Claudia

    L’acquedotto Claudio fu iniziato (insieme a quello dell’Anio novus) da Caligola nel 38 e terminato da Claudio nel 52.
    Raccoglieva le acque, di ottima qualità, da sorgenti nell’alta valle dell’Aniene presso i monti Simbruini, e terminava il suo percorso “ad spem veterem”, presso Porta Maggiore, la monumentalizzazione degli archi che scavalcavano le vie Prenestina e Labicana, più tardi inserita nelle mura aureliane. Dal VII miglio della via Latina correva su arcate, condivise con l’Anio novus, tuttora in parte conservate nel Parco degli Acquedotti. Nella località di Tor Fiscale incrociava due volte, scavalcandolo, l’acquedotto dell’Aqua Marcia, formando una sorta di recinto trapezoidale, che venne utilizzato come fortificazione dagli Ostrogoti di Vitige, in lotta con Belisario nel 539 ("Campo Barbarico").

    Anio Novus

    Come l’Acquedotto Claudio, anche l’Anio novus fu iniziato da Caligola nel 38 e terminato da Claudio nel 52. Captava le acque nell’alta valle dell’Aniene, direttamente dal fiume, e terminava “ad spem veterem”, presso Porta Maggiore. Il percorso dell’Anio Novus era il più lungo di tutti, misurando quasi 87 km (58.700 miglia), dei quali 73 in canale sotterraneo e 14 in superficie.

    Aqua Traiana

    L’acquedotto venne costruito dall’imperatore Traiano nel 109, con parziale riutilizzazione del condotto dell’Aqua Alsietina. Raccoglieva le acque di sorgenti sui monti Sabatini, presso il lago di Bracciano (lacus Sabatinus). La lunghezza complessiva era di circa 57 km e la portata giornaliera di circa 2.848 quinarie, pari a poco meno di 118.200 m3. Raggiungeva la città con un percorso in gran parte sotterraneo lungo le vie Clodia e Trionfale e poi su arcate lungo la via Aurelia, entrando a Roma sul colle Gianicolo, sulla riva destra del fiume Tevere.

    Aqua Alexandrina

    L’ultimo degli undici grandi acquedotti dell’antica Roma fu costruito durante il principato di Alessandro Severo, intorno al 226. Raccoglieva l’acqua del "Pantano Borghese", sulla via Prenestina, alle falde del colle di “Sassolello”, a 3 km dall’odierno comune di Colonna: le medesime sorgenti furono successivamente utilizzate da papa Sisto V per la costruzione del suo acquedotto dell’"Acqua Felice". Con un percorso misto, sotterraneo e con viadotti per superare le vallate, entrava in Roma presso Porta Maggiore e si dirigeva nel Campo Marzio, dove lo stesso Alessandro Severo, nel 226, aveva restaurato le "Terme di Nerone", da allora quindi conosciute come Thermae Alexandrinae, dotate in tal modo di un autonomo rifornimento idrico. Il percorso complessivo era di 22 km e la portata giornaliera pari a 21.632 m3.



    Prima di passare a parlare di altro, in questo percorso logico che anima il mio itinerario per guidarvi dentro Roma, volevo dar seguito a quanto scritto fin ora sull'acqua e quindi ... Roma città ricca di storia, monumenti e acqua buonissima da bere ... sempre fresca ... dissetante ...

    La classica fontanella ... da noi romani chiamata "nasone" ...



    ... ancora acqua ... ancora fontane ... ecco la più bella ... la più famosa ... spettacolare ...

    Fontana di Trevi

    è la più grande ed una fra le più note Fontane di Roma; è considerata all'unanimità una delle più celebri fontane del mondo.
    La settecentesca fontana, progettata da Nicolò Salvi, è un connubio di classicismo e barocco adagiato su un lato di Palazzo Poli.

    Storia

    La storia della fontana inizia, in un certo senso, ai tempi dell'imperatore Augusto, quando il genero Agrippa fece arrivare l'acqua corrente fino al Pantheon ed alle sue terme grazie alla costruzione dell'acquedotto Vergine (che si può ammirare anche a Piazza del Popolo). Leggendaria è l'origine del nome Vergine che, secondo Frontino, sarebbe stato dato dallo stesso Agrippa in ricordo di una fanciulla (in latino virgo) che indicò il luogo delle sorgenti ai soldati che ne andavano in cerca.
    L'Acquedotto dell'acqua Vergine, benché compromesso e assai ridotto nella portata dall'assedio dei Goti di Vitige nel 537, rimase in uso per tutto il medioevo: fu restaurato già dall'VIII secolo, poi ancora dal Comune nel XII e da Niccolò V e Paolo IV a metà del XV secolo, quando l'acqua tornò a fluire abbondante in una grande vasca con tre bocche di notevole portata. Ma le sorgenti originarie furono riallacciate solo nel 1570 da Pio V, che collocò la vasca dal lato opposto di quello della fontana attuale. Papa Urbano VIII (Barberini) (1623 - 1644) per primo ordina una "trasformazione" della piazza e della fontana a Giovan Lorenzo Bernini, in modo da creare un nuovo nucleo scenografico vicino al proprio palazzo famigliare, Palazzo Barberini, e ben visibile dal Palazzo del Quirinale, sua residenza. Bernini progetta una grande mostra d'acqua, ribaltando ortogonalmente la mostra dell'acquedotto, sino ad arrivare all'allineamento odierno. La mostra da lui progettata, nota da varia documentazione illustrata, era costituita da un'architettura traforata,incentrata sulla statua della vergine Trivia posta su un basamento sotto il livello dell'acqua, a sembrare sbucare dall'acqua stessa. La morte del Papa e il conseguente processo aperto contro la famiglia Barberini dal nuovo pontefice Innocenzo X Pamphilj con la decisione di affidare al Borromini il trasporto dell'acqua Vergine sino a Piazza Navona per realizzare una nuova mostra monumentale dinanzi al proprio palazzo (realizzata per altro sempre dal Bernini), porterà a interrompere lavori a livello della vasca e basamento. Papa Innocenzo XIII (Conti) (1721- 1724) fa allargare le proprietà della propria famiglia fino alla piazza di Trevi, e il palazzo Poli (i componenti della famiglia erano i duchi di Poli) "ingloba" diversi edifici più piccoli, ed arriva ad affacciarsi dietro alla fontana rimasta incompiuta. All'inizio del XVIII secolo quello della fontana di Trevi diventa un tema obbligato per i numerosi architetti di passaggio a Roma, e l'Accademia di san Luca ne fa il tema di diversi concorsi. Si conoscono disegni e pensieri di Nicola Michetti, Luigi Vanvitelli, Ferdinando Fuga ed altri architetti italiani e stranieri. Tocca a Papa Clemente XII Corsini (1730 - 1740), nel 1731, il compito di riprendere in mano le sorti della piazza e della fontana: nell'ambito delle grandi commissioni del suo Pontificato che porteranno al completamento di grandi fabbriche rimaste incompiute, bandisce un importante concorso per la costruzione di una grande mostra d'acqua che occupi l'intera facciata del palazzo Poli, con grande disappunto dei duchi di Poli, ancora proprietari dell'edificio, che avrebbero visto la facciata del proprio palazzo diminuita di due interassi di finestre e ancor più coronata dallo stemma Corsini. Il bando viene vinto da Nicolò Salvi, e alcuni diranno a "riparazione" del concorso per la facciata di San Giovanni in Laterano. Salvi inizia la costruzione della fontana nel 1732, impostando l'opera secondo un progetto che raccorda influenze barocche e ancor più berniniane al nuovo monumentalismo classicista che caratterizzerà tutto il pontificato di Clemente XII. Egli riprende l'idea di fondo di Urbano VIII e di Bernini, l'idea di narrare, tramite architettura e scultura insieme, la storia dell'Acqua Vergine. Papa Clemente XII inaugura la fontana nel 1735, con i lavori ancora in corso. Nel 1740, però, la costruzione viene ancora una volta interrotta, per riprendere solo due anni più tardi. Papa Benedetto XIV (Lambertini) (1740 - 1758) pretende una seconda inaugurazione nel 1744. La prima fase dei lavori termina nel 1747, quando vengono completate le statue e le rocce posticce. Nonostante la morte di Niccolò Salvi (1751), la costruzione prosegue sotto la guida di Giuseppe Panini, che porta finalmente l'opera a compimento nel 1762, sotto Papa Clemente XIII (Rezzonico) (1758 - 1769). Al cantiere, andato avanti per circa un trentennio, hanno lavorato almeno dieci scultori, da Maini a Bracci, oltre al Salvi e al Panini stessi. Alla fine, però, la fontana di Trevi diventa una scenografia e simbolo fondamentale della Roma papale.

    ...

    il rituale e beneagurante lancio della monetina di spalle alla fontana esprimendo un desiderio ...

    La fontana di Trevi e il cinema

    Il mondo del cinema non è rimasto indifferente di fronte alla magnificenza ed alla fama della fontana di Trevi. Del 1964 è il film che porta il suo nome - appunto, Fontana di Trevi - girato nel 1964 dal regista Carlo Campogalliani su sceneggiatura di Federico Zardi. Il monumento è protagonista di una delle scene più famose del cinema italiano e, forse, di quello mondiale: in La Dolce Vita di Federico Fellini, Anita Ekberg si tuffa nella vasca, invitando Marcello Mastroianni a fare lo stesso. Precedentemente, la fontana era stata protagonista del film statunitense Tre soldi nella fontana, dove la fontana del titolo è proprio quella di Trevi. In Tototruffa 62 Totò tenta di vendere la fontana ad uno sprovveduto ed ignaro turista, e con essa i diritti d'autore per tutte le foto scattate dagli altri turisti, scatenando in questo modo una serie di gag ed incomprensioni.

    La celebre scena del film La Dolce Vita con Marcello Mastroianni e Anita Ekberg nella Fontana

    Il 19 ottobre 2007 la fontana è stata oggetto di un atto dimostrativo, da molti ritenuto vandalico, rovesciando del colorante a base di anilina nelle sue acque tingendole di un rosso molto vivo. La sera stessa, tuttavia, la fontana è stata ripulita e riportata allo stato precedente in quanto il colorante non era tale da intaccare i marmi, come subitamente temuto. Il gesto è stato rivendicato da un gruppo autodefinitosi di avanguardia futurista attraverso un volantino ritrovato presso la fontana stessa, inneggiante contro l'amministrazione capitolina e gli sprechi, prendendo a pretesto la contemporanea "Festa internazionale del cinema di Roma". Dopo le indagini della Digos è stato arrestato e successivamente scarcerato Graziano Cecchini, l'autore del «gesto».



    ... poco distante ... un altro luogo unico ... una piazza davvero speciale ...

    PIAZZA NAVONA

    è una delle più celebri piazze di Roma. La sua forma è quella di un antico stadio, e venne costruita in stile monumentale per volere di papa Innocenzo X, della famiglia Pamphili.

    Storia

    Piazza Navona, ai tempi dell'antica Roma, era lo stadio di Domiziano che fu costruito dall'imperatore Domiziano nell'85 e nel III secolo fu restaurato da Alessandro Severo. Era lungo 276 metri, largo 54 e poteva ospitare 30.000 spettatori. Lo stadio era riccamente decorato con statue, una delle quali è quella di Pasquino (forse una copia di un gruppo ellenistico pergameno che si presume rappresentante Menelao che sorregge il corpo di Patroclo), ora nell'omonima piazza di fianco a piazza Navona. Poiché era uno stadio e non un circo, non c'erano i carceres (i cancelli da cui uscivano i cavalli da corsa) né la spina (il muro divisorio intorno a cui correvano i cavalli) come ad esempio il Circo Massimo, ma era tutto libero ed utilizzato per le gare degli atleti. L'obelisco che ora sta al centro della piazza non si trovava lì, ma viene dal circo Massenzio, che stava sulla via Appia. Il nome della piazza era originariamente "in Agone" (dal latino agones, "giochi") poiché lo stadio era usato solo ed esclusivamente per le gare di atletica. Non è assolutamente vero che piazza Navona veniva usata per le battaglie navali: si tratta di una leggenda metropolitana generata dal fatto che la piazza veniva allagata solitamente nel mese di agosto per lenire il caldo; anticamente la piazza era concava, si bloccavano le chiusure delle tre fontane e l'acqua usciva in modo da allagare la piazza. Tra il 1810 ed il 1839 nella piazza si tennero le corse al fantino, ossia corse di cavalli montati (che però non avevano parentela con le più famose corse dei barberi di Via del Corso

    PIAZZA NAVONA FONTANA DEI 4 FIUMI DEL BERNINI

    Si trova al centro della Piazza, costruita per volere del Papa Innocenzo X Pamphili, fu inaugurata nel 1651. Lo stemma araldico del Papa, la colomba con il ramo d'Ulivo, decora la roccia piramidale sotto l'obelisco egizio, che si ergeva un tempo nel circo di Massenzio sulla Via Appia.La fontana fu disegnata dal Bernini e pagata con i proventi di tasse impopolari sul pane e su altri generi di consumo. I quattro fiumi più lunghi del mondo il Gange, il Danubio, il Nilo ed il Rio della Plata sono rappresentati da quattro giganti . Il Nilo ha la testa velata perchè all'epoca le sue origini erano sconosciute, (per il popolo invece il velo era il disprezzo del Bernini per la Chiesa di Sant'Agnese in Agone del Borromini), il Braccio alzato a protezione della testa del Rio della Plata esprimerebbe il timore che la chiesa di Sant'Agnese potesse crollare,sono delle leggende, in realtà il Bernini terminò la fontana prima che il Borromini iniziasse la Chiesa.

    La Fontana del Moro

    è la fontana posta al lato sud della piazza: eseguita nel 1574 su progetto di Giacomo Della Porta durante il pontificato di Gregorio XIII Boncompagni, fu completamente rinnovata nel 1653, ed il papa Innocenzo X Pamphilj affidò al Bernini l'incarico. Nel restauro del 1874 i quattro tritoni e le quattro maschere vennero sostituite da copie eseguite da Luigi Amici (gli originali si trovano in un deposito comunale). La scultura centrale disegnata dal Bernini ed eseguita da Giannantonio Mari nel 1655, è erroneamente chiamata il Moro per i suoi tratti somatici, ma in realtà si tratta di un tritone che trattiene un delfino.

    La Fontana del Nettuno

    sistemata nella parte settentrionale della piazza, detta dei Calderai, fu creata sempre dal Bernini ma per trecento anni rimase priva di statue ed ornamenti. Nel 1873 venne bandito un concorso vinto dallo scultore Antonio Della Bitta a cui fu affidata l'esecuzione del Nettuno, mentre lo scultore Gregorio Zappalà eseguì i gruppi attorno al bacino: cavalli marini, sirene e putti che giocano con i delfini. I lavori finirono nel 1878.



    ALTRE NOTIZIE SU PIAZZA NAVONA ...

    La piazza ospita un mercato che nel tempo è divenuto tradizionale per la città. Nato come mercato rionale (in realtà si trattava del trasferimento del mercato del Campidoglio), simile a quello tuttora attivo di Campo de' Fiori, risultava caratteristico per l'ubicazione dei banchi che, più o meno come attualmente, seguivano l'ovale. Durante i mesi caldi, il mercato era sospeso per l'uso di allagare la piazza a fini di refrigerio della cittadinanza, abitudine ancora in uso (come del resto testimonia uno dei sonetti sotto riportati) sino all'Ottocento. Nel tempo, anche in ragione della sempre più marcata destinazione turistica dei luoghi, il mercato fu pian piano riversato sul già esistente vicino mercato di Campo de' Fiori e limitato in questa piazza al solo periodo natalizio; forse anche per la limitazione temporale, il valore tradizionale di questo mercato ha assunto più denso spessore, raggiungendo l'apice con la ricorrenza dell'Epifania e rendendo la "Befana di piazza Navona" uno dei momenti più diffusamente sentiti della cittadinanza.A partire dal dopoguerra, così come per la scalinata di Trinità dei Monti, numerosi artisti hanno cominciato a frequentare la piazza insediandovi estemporanei banchetti per dipingere e per esporre (anche a fini di vendita) le loro creazioni; parallelamente, è nato inoltre il noto uso di realizzare ritratti (anche caricaturali) per i passanti ed in tempi recenti la piazza è divenuta luogo di incontro e di performance di artisti "stradali" che la rendono, soprattutto nelle ore serali, uno dei punti più vitali ed interessanti della città

    Piazza Navona la sera dell'Epifania ...





    A pochi passi da Piazza Navona troviamo un altro luogo degno di nota ...

    Campo de' Fiori

    Fino al quattrocento la piazza non esisteva in quanto tale, e al suo posto vi era un prato fiorito con alcuni orti coltivati, da cui il nome. Secondo una leggenda, la piazza dovrebbe invece il suo nome a Flora (donna amata da Pompeo, il quale aveva costruito nei pressi il suo teatro). Nel 1456, Papa Callisto III fece lastricare la zona, nell'ambito di un progetto più ampio di risistemazione dell'intero rione Parione. Questo rinnovamento fece sì che molti palazzi importanti fossero costruiti in zona: in particolare palazzo Orsini, che dava proprio su Campo de' Fiori.
    Per questo motivo la piazza divenne un luogo di passaggio obbligato per personalità di spicco quali ambasciatori e cardinali. Ciò portò un certo benessere nella zona: Campo de' Fiori divenne sede di un fiorente mercato dei cavalli che si teneva due volte la settimana (lunedì e sabato), e nei dintorni della piazza sorsero molti alberghi, locande e botteghe di artigiani. La piazza divenne il centro di varie attività sia commerciali sia culturali. In Campo de' Fiori avevano luogo le esecuzioni capitali e le punizioni con tratti di corda. Giovedì 17 febbraio 1600 vi fu arso vivo il filosofo e frate domenicano Giordano Bruno, accusato di eresia. In ricordo del filosofo, nel 1888 fu realizzato sul luogo stesso del rogo un monumento bronzeo, opera dallo scultore Ettore Ferrari.
    Dal 1869 la piazza è sede di un vivace e pittoresco mercato, la cui atmosfera popolare è ben resa dal noto film Campo de' fiori del 1943, con Anna Magnani e Aldo Fabrizi. Campo de' Fiori è l'unica piazza storica di Roma dove non è presente una chiesa.

    Nel centro della piazza si erge una statua eretta nel 1889 del filosofo Giordano Bruno, che in data 17 febbraio 1600 è stato bruciato come eretico.



    VISTA DALLA MONGOLFIERA DEL NOSTRO CLAUDIO............NON SPORGETEVI TROPPO.............AHAHAHAHAHAH







    In un fazzoletto attraversiamo luoghi che appartengono a varie epoche storiche e artistiche ... anche in questo stupisce questa città ... si passa da un luogo ad un altro facnedo poche centinaia di metri e più che uno spostamento fisico, sembra un salto nel tempo ... in diverse epoche storiche ... percorriamo Via Condotti e in fondo ad essa ... un'emozione forte ... un altro luogo d'incanto ...

    Piazza di Spagna

    con la scalinata di Trinità dei Monti, è una delle più famose piazze di Roma. Deve il suo nome al palazzo di Spagna, sede dell'ambasciata dello stato iberico presso la Santa Sede.

    Al centro della piazza vi è la famosa Fontana della Barcaccia, che risale al primo periodo barocco, scolpita da Pietro Bernini e da suo figlio, il più celebre Gian Lorenzo Bernini. All'angolo destro della scalinata vi è la casa del poeta inglese John Keats, che vi visse e morì nel 1821, oggi trasformata in un museo dedicato alla sua memoria e a quella dell'amico Percy Bysshe Shelley, piena di libri e memorabilia del Romanticismo inglese. All'angolo sinistro c'è, invece, la sala da tè Babington's fondata nel 1893. Dal lato di via Frattina sorge il Palazzo di Propaganda Fide, di proprietà della Santa Sede. Di fronte alla sua facciata, progettata dal Bernini (mentre la facciata laterale è invece del Borromini), svetta la colonna dell'Immacolata Concezione, che fu innalzata due anni dopo la proclamazione del dogma (1856).

    Fontana della Barcaccia

    La scalinata

    La monumentale scalinata di 135 gradini fu inaugurata da papa Benedetto XIII in occasione del Giubileo del 1725; essa venne realizzata (grazie a dei finanziamenti francesi del 1721-1725) per collegare l'ambasciata borbonica spagnola (a cui la piazza deve il nome) alla chiesa di Trinità dei Monti. Venne progettata sia da Alessandro Specchi che da Francesco De Sanctis dopo generazioni di lunghe ed accese discussioni su come il ripido pendio sul lato del Pincio dovesse essere urbanizzato per collegarlo alla chiesa. La soluzione finale scelta fu quella di Francesco De Sanctis: una grande scalinata decorata da numerose terrazze-giardino, che in primavera ed estate viene addobbata splendidamente con molti fiori. La sontuosa, aristocratica scalinata, posta all'apice di un lungo asse viario che portava al Tevere, fu disegnata in modo che avvicinandosi gli effetti scenici aumentassero man mano. Tipico della grande architettura barocca era infatti la creazione di lunghe, profonde prospettive culminanti con quinte o sfondi a carattere monumentale. La scalinata è stata restaurata nel 1995.



    C'ERA UNA VOLTA................





    IMMAGINI CURIOSE..........









    Er giorno der giudizzio


    Quattro angioloni co’ le tromme ‘n bocca
    Se metteranno uno pe’ cantone
    A ssonà: poi co’ tanto de vocione
    Cominceranno a dì: "Fôra a chi ttocca".

    Allora vierà ssù ‘na filastrocca
    De schertri da la terra a pecorone,
    Pe’ ripijà ffigura de perzone,
    Come purcini attorno de la bbiocca.

    E ‘sta bbiocca sarà Dio bbenedetto,
    Che ne farà ddu’ parte, bianca, e nera:
    Una pe annà in cantina, una sur tetto.

    All’urtimo uscirà ‘na sonaijera
    D’angioli e, come si ss’annassi a letto,
    Smorzeranno li lumi, e bbona sera.


    Giuseppe Gioacchino Belli



    La scerta


    Sta accusì. La padrona cor padrone,
    Volenno marità la padroncina
    Je portonno davanti una matina,
    Pe sceje, du' bravissime perzone.

    Un de li dua aveva una ventina
    D'anni, e du' spalle peggio de Sanzone;
    E l'antro lo diceveno un riccone
    Ma aveva un po' la testa cennerina.

    Subbito er giuvinotto de quer paro
    Se fece avanti a dì: "Sora Lucia,
    Chi volete de noi? parlate chiaro".

    "Pe dilla, me piacete voi e lui",
    Rispose la zitella; "e ppijerìa
    Er cicio vostro e li quadrini sui".


    Giuseppe Gioacchino Belli



    image



    Chiesa di San Pietro in Montorio


    San Pietro in Montorio è una chiesa di Roma sul Gianicolo, nel rione di Trastevere.

    Storia

    Nel sito, dove si diceva fosse stato crocifisso san Pietro, è citata già nella prima metà del IX secolo l'esistenza di un monastero beati Petri quod vocatur ad Ianuculum[1]. Il complesso di chiesa e monastero passò nei secoli ai Benedettini, ai Celestini (a questo punto - siamo nel 1320 - la chiesa si chiama "Sancti Petri Montis Aurei"[2]), agli Ambrosiani, e alle monache benedettine.

    Nel 1472, gli edifici completamente fatiscenti e un vasto terreno attorno furono assegnati da Sisto IV Della Rovere alla congregazione francescana di Amedeo Menez da Sylva[3], il quale fece restaurare ed ampliare il convento, e demolire la vecchia chiesa iniziando la costruzione della nuova.



    La ricostruzione rientrava nel programma di sviluppo edilizio voluto da Sisto IV, e fu anche occasione di diplomatici contributi finanziari, prima da Luigi XI di Francia al papa Della Rovere, poi - più sostanziosi - da Ferdinando II e Isabella di Castiglia al papa Alessandro VI Borgia, che consacrò la chiesa nel 1500.

    Il progetto è attribuito da alcuni a Baccio Pontelli (ma il Vasari, che cita la notizia, se ne dice incerto), da altri a Meo del Caprino, realizzatore negli stessi anni, per un altro della Rovere - il cardinale Domenico - del Duomo di Torino.

    Per la sua posizione esposta, e sul confine della città, il complesso (che era già stato ceduto ai francesi dalla prima Repubblica romana nel 1798, soppresso nel 1809 e recuperato dai frati nel 1814) subì gravi danneggiamenti per mano dei francesi di Napoleone III, intervenuti a soffocare la seconda Repubblica Romana del 1849. Durante la difesa del Gianicolo la chiesa fu utilizzata come ospedale (e i romani lo rinominarono San Pietro in mortorio), e l'archivio si ritrovò infine disperso e saccheggiato.

    Nel 1876 il convento fu ceduto dallo Stato sabaudo alla Spagna, alla quale ancora appartiene, e da questa destinato a sede dell'Accademia spagnola di belle arti a Roma.



    Interno


    La chiesa è abbellita da capolavori di eminenti artisti del XVI e XVII secolo.

    La prima cappella a destra contiene la Flagellazione e la Trasfigurazione di Sebastiano del Piombo.

    La seconda cappella ha un affresco attribuito al Pomarancio, alcuni affreschi della scuola del Pinturicchio e una sibilla allegorica attribuita a Baldassarre Peruzzi.

    La quarta e la quinta cappella contengono affreschi di Giorgio Vasari.


    San Pietro in Montorio interno - San Francesco in estasi di Francesco Baratta (1640 circa, Cappella Raimondi)

    L'altare è attribuito a Giulio Mazzoni, mentre i monumenti funerari del Cardinale del Monte e di Roberto Nobili sono di Bartolomeo Ammannati. Sotto l'altar maggiore riposavano le spoglie di Beatrice Cenci, finché la tomba non fu profanata da francesi nel 1798.

    Fino al 1797, la Trasfigurazione di Raffaello era collocata sull'altare maggiore. Sottratta dai francesi nel 1797, e successivamente restituita nel 1816, passò alla Pinacoteca vaticana e fu sostituita da una copia della Crocifissione di San Pietro di Guido Reni realizzata da Vincenzo Camuccini.

    La seconda cappella sulla sinistra, la Cappella Raimondi (1640), fu disegnata da Gian Lorenzo Bernini.

    Hugh O'Neill e Rory O'Donnell, Conti Irlandesi del XVII secolo, fuggiti dall'Irlanda e morti a Roma, sono qui seppelliti. Sulla tomba di Hugh O'Neill è scritto 'Hugonis Principis Onelli'.



    Tempietto del Bramante

    [color=green][font=Arial]<i><b>Nel primo cortile del convento vi è il cosiddetto tempietto del Bramante, risalente ai primi anni del XVI secolo e considerato dalla critica uno degli esempi più significativi d'architettura rinascimentale.
    Trattasi di un monumento celebrativo di piccole dimensioni, sopraelevato e periptero, dedicato martirio di San Pietro.






    - Piazza Venezia -






    La piazza, antistante il quattrocentesco Palazzo Venezia, residenza del papa Paolo II, fu il primo grande intervento urbanistico della Roma del '500, punto d'arrivo della famosa 'corsa dei Bàrberi', che si svolgeva a Carnevale lungo la Via del Corso, a cui la piazza faceva da monumentale conclusione.

    La realizzazione del colossale monumento a Vittorio Emanuele II (1885-1925) causò una radicale trasformazione di tutta l'area a ridosso del Campidoglio: sul fronte opposto al Palazzo Venezia venne realizzato il Palazzo 'gemello' delle Assicurazioni Generali, mentre il Palazzetto Venezia, che occupava lo spazio antistante il monumento, venne smontato e ricostruito più indietro, a ridosso del Palazzo.



    Dopo la Grande Guerra, con la tumulazione del Milite Ignoto e con la destinazione del monumento a sede del capo del Governo, si rafforzò l'immagine della piazza come centro politico e 'nuovo foro' della città.




    Sul lato Ovest della piazza si trova il Palazzo Venezia, residenza cardinalizia, poi papale, fatta edificare dal cardinale Barbo e ampliata con la sua elezione a pontefice (Paolo II). Costituisce il primo esempio di palazzo rinascimentale toscano realizzato a Roma: un volume compatto, a pianta rettangolare e torri angolari, e un cortile interno porticato e loggiato.




    Attualmente ospita, oltre all'omonimo Museo, la biblioteca dell'Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell'Arte, che raccoglie oltre 300.000 volumi e 15.000 tra manoscritti, disegni e stampe.





    PIAZZA DEL CAMPIDOGLIO





    La piazza del Campidoglio, cuore di Roma e sede del governo cittadino, fu progettata nel suo monumentale assetto da Michelangelo nel 1536.
    Essa rappresenta forse la più perfetta traduzione del concetto aulico di piazza che fu proprio del Rinascimento.
    Di modeste dimensioni, occupa la depressione compresa tra le due sommità del colle Capitolini.




    Ha pianta trapezoidale - i disegni del selciato la riducono ovoidale - ed è cinta su tre lati da masse edilizie in perfetto equilibrio, mentre il quarto,al quale sale dal basso una lunga e bellissima cordonata, disegnata da Michelangelo, si apre con una balaustrata a terrazza panoramica sulla città.



    Nel fondale della piazza, quale edificio preminente, sta il palazzo senatorio, opera di Giacomo della Porta e Girolamo Rainaldi, eretto sul romano tabularium, o archivio di stato.
    Lo precede un monumentale doppio scalone , disegnato da Michelangelo, e lo sovrasta la torre Capitolina, di Martino Longhi il Vecchio (1582).



    I due edifici laterali, il palazzo dei Conservatori a destra, e il palazzo del Museo Capitolino a sinistra, perfettamente uguali e simmetrici, scanditi da alti pilastri, con portico terreno e un ordine di nobili finestre, rivelano nella grandiosità e plasticità delle forme, che riscattano la stessa modestia delle proporzioni, l'impronta michelangiolesca.





    La statua di Marco Aurelio è l'unica statua equestre giunta
    integra fino ai giorni nostri; all'epoca del posizionamento (la
    statua venne eretta nel 176 d.C.) le statue equestri erano nu-
    merosissime ma in seguito vennero distrutte dai cristiani. La
    statua di Marco Aurelio è giunta fino a noi perché all'epoca,
    secondo la tradizione, venne identificata con l'immagine di
    Costantino, imperatore convertitosi al cristianesimo, e per
    questo risparmiata.
    E' tuttora sconosciuto dove fosse situata la statua in prece-
    denza, tuttavia, visto che si tratta di una statua celebrativa, è
    possibile che la statua fosse o nel Foro Romano o sulla piaz-
    za con il tempio dinastico che circondava la colonna Antoni-
    na (l'attuale piazza Colonna).
    Secondo le fonti la statua sarebbe stata collocata al Laterano
    almeno dalla fine dell'VIII secolo d.C. ma nel 1538 il monu-
    mento è stato posto nella piazza del Campidoglio per ordine
    di papa Paolo III, poiché sul colle dal 1143 era stata posta
    l'autorità cittadina; in seguito nel 1539 venne affidato a Mi-
    chelangelo in compito di risistemare la statua che venne po-
    sta al centro della piazza diventando il perno dei complesso
    architettonico.
    Nel gennaio del 1981 la statua venne rimossa dal basamento
    e portata presso l'Istituto Centrale per il Restauro di Roma,
    dove fu oggetto di un restauro conservativo molto lungo.
    Nel 1990 il monumento è stato riportato in Campidoglio ed è
    stato collocato all'interno del cortile dei Musei Capitolini in
    un ambiente protetto.
    Il monumento attualmente visibile sul basamento michelan-
    giolesco è una perfetta copia della statua di bronzo.





    BOCCA DELLA VERITA'



    La Bocca della Verità è un antico mascherone in marmo pavonazzetto, murato nella parete del pronao della chiesa di Santa Maria in Cosmedin di Roma dal 1632.

    La scultura, databile attorno al I secolo, ha un diametro di 1,75 m e un peso calcolato di circa 1300 Kg. Rappresenta un volto maschile barbato nel quale occhi, naso e bocca sono forati e cavi. Il volto è stato interpretato nel tempo come raffigurazione di vari soggetti: Giove Ammone, il dio Oceano, un oracolo o un fauno.

    Anche le sue funzioni sono incerte: fontana o tombino di impluvium o addirittura di cloaca (ipotesi quest'ultima legata probabilmente alla vicinanza del sito alla Cloaca Massima, in questo ultimo caso rappresenterebbe il più antico chiusino noto in Italia).

    Quel che è certo, invece, è che il mascherone gode di fama antica e leggendaria: si presume sia questo l'oggetto menzionato nell'XI secolo nei primi Mirabilia Urbis Romae[1] (una guida medievale per pellegrini), dove alla Bocca viene attribuito il potere di pronunciare oracoli. In essa si dice Ad sanctam Mariam in Fontana, templum Fauni; quod simulacrum locutum est Iuliano et decepit eum ("Presso la chiesa di santa Maria in Fontana si trova il tempio di Fauno. Questo simulacro parlò a Giuliano e lo ingannò").

    Un testo tedesco del XII secolo racconta un mito avverso all'imperatore restauratore del paganesimo: descrive dettagliatamente come, da dietro quella bocca, il diavolo - qualificatosi come Mercurio (non a caso protettore dei commerci e anche degli imbrogli) - trattenesse lungamente la mano di Giuliano (che aveva truffato una donna e su quell'idolo doveva giurare la propria buona fede), promettendogli infine riscatto dalla figuraccia e grandi fortune se avesse rimesso in auge le divinità pagane.

    Nel medioevo si fa strada la leggenda che fu Virgilio mago a costruire la Bocca della Verità, ad uso dei mariti e delle mogli che avessero dubitato della fedeltà del coniuge.

    Nel XV secolo viaggiatori italiani e tedeschi ricordano non del tutto increduli questa pietra "che si chiama lapida della verità, che anticamente aveva virtù di mostrare quando una donna avessi fatto fallo a suo marito".[2]

    In un'altra leggenda tedesca del XV secolo ritroviamo l'immagine che "non osa" mordere la mano di una imperatrice romana che - benché avesse effettivamente tradito il suo imperiale consorte - la inganna con un artificio logico.

    Una storia simile che circolava nei racconti popolari, parlava di una donna infedele che, condotta dal marito giustamente sospettoso alla Bocca della Verità per essere sottoposta alla prova, riuscì a salvare la sua mano con una astuzia. Infatti la donna incriminata disse all'amante di presentarsi anche lui nel giorno in cui sarebbe stata sottoposta alla prova e che, fingendosi pazzo, la abbracciasse davanti a tutti. L'amante eseguì perfettamente quanto da lei richiesto. Così la donna, al momento di infilare la sua mano nella Bocca, poté giurare tranquillamente di essere stata abbracciata in vita sua solo da suo marito e da quell'uomo che tutti avevano visto. Avendo detto la verità, la donna riuscì a ritirare indenne la sua mano dalla tremenda Bocca, benché fosse colpevole di adulterio.

    Il nome "Bocca della verità" compare nel 1485 e la scultura rimase da allora costantemente menzionata tra le curiosità romane, venendo frequentemente riprodotta in disegni e stampe. Da questi ricaviamo che era in origine collocata all'esterno del portico della chiesa; fu spostata nel portico con i restauri voluti da papa Urbano VIII Barberini nel 1631.









    Piazza Bocca della Verità



    La piazza prende il nome dalla famosa Bocca della Verità, il celebre mascherone collocato nel portico della chiesa di Santa Maria in Cosmedin. Secondo una conosciutissima leggenda romana la bocca minacciosa mangerebbe la mano di tutti coloro che ponendo la mano nel suo interno mentissero

    La piazza è al centro dell'antica zona mercantile di Roma fra il porto fluviale, presso l'isola Tiberina, e l'Emporio.
    Qui si trovavano il Foro Olitorio (o delle verdure) e il Foro Boario; banchieri e cambiavalute svolgevano la loro attività nel Velabro.

    Caduto l'impero, sotto l'influenza bizantina, fu il centro della colonia greca.
    In questa zona vennero effettuate fino al 1868 le esecuzioni capitali con la ghigliottina. Qui operava il celebre Mastro Titta, che dal 1796 al 1864 divenne tristemente noto per aver tagliato 516 teste!

    Oggi la piazza vanta un insieme di monumenti unica al mondo: due templi antichi ancora conservati, una fontana del '700, una chiesa altomedievale con splendido campanile.
    Il cosiddetto tempio di Vesta è il più antico tempio marmoreo romano a pianta circolare e risale al II sec. A.C. Erroneamente attribuito a Vesta per la pianta simile all'omonimo tempio del Foro romano era in realtà dedicato ad Ercole. Venne utilizzato come chiesa e le pareti interne sono affrescate con dipinti del '400. Al lato si erge il tempio di Portunus, divinità del porto fluviale, esempio di architettura greco-romana risale al II sec A.C.
    Sede fino all'ottocento della chiesa di Santa Maria Egiziaca, ex-cortigiana e per questo protettrice delle donne di cattiva fama.
    A decorare la piazza nel 1715 il papa Clemente XI vi fece collocare una fontana tardo-barocca ad opera di Carlo Bizzaccheri, due tritoni con le code intrecciate sollevano due conchiglie al cui centro i monti, simbolo della famiglia Albani, lanciano in aria uno zampillo







    TEMPIO DI VESTA






    Subito oltre il podio del tempio di Giulio Cesare inizia l'area religiosa del Foro composta dalla Regia e dal Tempio di Vesta. La Regia, originariamente abitazione del secondo re di Roma, Numa Pompilio, divenne poi il luogo in cui i massimi rappresentanti della religione esercitavano le loro funzioni.

    L' edificio, oltre ad ospitare un santuario di Marte, conservava gli archivi dei pontefici, il calendario e gli annuali della città. Il Tempio, piccola costruzione circolare di cui rimangono poche colonne, era uno dei più antichi ed importanti santuari romani.
    Focolare di Stato e luogo dove venivano custoditi gli oggetti che Enea aveva portato da Troia, il tempio era sorvegliato dall'unico corpo sacerdotale femminile di Roma: le Vestali.
    Le Sei fanciulle, figlie del re in età arcaica e successivamente scelte tra le figlie di famiglie nobili, entravano nel tempio all'età di sei anni per un sacerdozio di trent'anni, facendo voto di verginità. Il mancato rispetto del voto veniva punito con la sepoltura da vive, mentre il colpevole era condannato a morte per fustigazione davanti alla curia.
    In cambio di così rigide regole, le vestali, considerate quasi delle divinità, godevano di molti privilegi: erano sottratte alla patria podestà e rispondevano solo al Pontefice Massimo, godevano di mezzi finanziari e di prestigio, potevano spostarsi in carro, disponevano di posti riservati per tutti gli spettacoli e partecipavano a tutte le cerimonie, le loro sepolture erano dentro la città.
    La casa delle Vestali, ancora visibile appena dietro il tempio, fu abbandonata solamente quando Teodosio nel 394 dichiarò l'abolizione dei culti pagani per essere occupata in un primo momento dai funzionari della corte imperiale e successivamente da quelli della corte papale.





    Via dei fori imperiali[/color]



    La via dei Fori Imperiali, già via dell'Impero, è una strada moderna di Roma, che riprende l'attuale nome dai resti degli antichi Fori imperiali, che attraversa.L'area occupata dai resti degli antichi edifici fu interessata nel Medioevo dal sorgere di abitazioni, chiese e monasteri, fino alla radicale trasformazione voluta, alla fine del XVI secolo, dal cardinale Michele Bonelli, nativo di Alessandria, che vi realizzò il quartiere denominato "Alessandrino".Una massiccia opera di demolizione dell'intero quartiere venne effettuata, per decisione dello stesso Benito Mussolini, tra il 1924 e il 1932 per l'apertura di una grande strada che doveva collegare simbolicamente il Colosseo a Piazza Venezia, il centro del neonato impero fascista, la quale prese appunto il nome di "via dell'Impero" e venne inaugurata il 9 aprile del 1932. Mussolini a cavallo tagliò il nastro inaugurale e sulla nuova via sfilarono i mutilati della grande guerra, come ideale ricongiungimento dell'abnegazione patriottica moderna con il ricordo della potenza antica. Il nome di "via dell'Impero" fu attribuito anche ai tratti di strada oltre la piazza del Colosseo, divenuta raggiungibile con l'eliminazione dell'antica collina della Velia, con le attuali vie "di San Gregorio" (tra l'Arco di Costantino e il Circo Massimo) e "delle Terme di Caracalla".Dopo il 1945 il primo tratto di via dell'Impero fu rinominata in via dei Fori Imperiali. Il 2 giugno vi si svolge la parata militare per la festa della Repubblica ItalianaA partire dagli anni ottanta è stata discussa l'ipotesi di eliminare la via per ragioni archeologiche, in quanto essa copre i resti dei Fori imperiali, tagliando a metà l'area archeologica. Attualmente la strada è aperta al transito, ma la domenica viene chiusa al traffico veicolare e diventa zona pedonale.



    Fontana della barcaccia....stesso giorno...con la neve



    Foro Romano.... stesso giorno...



    La valle del Foro, paludosa e inospitale, venne utilizzata tra X e VII secolo a.C. come necropoli dei primi villaggi stanziati sulle colline circostanti. Solamente verso il 600 a.C., ad opera del re etrusco Tarquinio Prisco, venne drenata con la costruzione della Cloaca Massima e ricevette una pavimentazione in tufo; la piazza di forma rettangolare nacque come luogo di mercato oltre che per lo svolgimento della vita politica e giudiziaria, in un punto centrale della città verso cui convergevano molte importanti strade, la più importante delle quali era la Via Sacra, che correva dalle pendici del Campidoglio fino all'Arco di Tito

    Colosseo... di notte

     
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    grazie claudio
     
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    grazie claudio ..qui si viaggia in ...casa...
     
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    grazieeeee
     
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