COMETE

ATRONOMIA.

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  1. gheagabry
     
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    Che cos’è una cometa?





    Nonostante il loro aspetto talvolta maestoso, le comete sono corpi estremamente evanescenti.
    La parte principale di una cometa, in cui è concentrata quasi tutta la sua massa, è il nucleo. Si tratta di una sorta di iceberg o, se preferite, di una "palla di neve sporca" con un diametro di alcuni chilometri.
    Il nucleo della Halley, ad esempio, è stato osservato da soli 600 chilometri di distanza dalla sonda Giotto: si tratta di un blocco di ghiaccio irregolare con dimensioni 8 x 8 x 16 km. Nella composizione chimica, come accennato, è predominante il ghiaccio d’acqua, insieme con quello di anidride carbonica.

    A distanze inferiori, il nucleo è esposto alle forti radiazioni solari. Queste colpiscono il nucleo, causando l’immediata evaporazione dei materiali volatili dalla sua superficie. I gas espulsi vanno a formare un alone attorno al nucleo, detto chioma.
    Va osservato che l’evaporazione della superficie del nucleo avviene in modo molto violento ed irregolare.
    I getti di materia possono innalzarsi anche per 10.000 km (mille volte più grandi del nucleo stesso!), e talvolta possono far deviare la cometa dalla sua orbita.

    E’ questo il meccanismo del cosiddetto "effetto razzo" che complica terribilmente i calcoli delle orbite e delle posizioni cometarie.

    Le chiome hanno diametri tipici compresi fra qualche decina e qualche centinaio di migliaio di chilometri. La loro composizione chimica è assai simile a quella del nucleo. E’ importante osservare che oltre ai gas sono presenti anche granuli di pulviscolo, con diametri fra 0,1 e 10 micron, composti da magnesio, silicio e ferro, variamente combinati con idrogeno, carbonio, azoto e ossigeno.

    Quando la cometa si avvicina ancora al Sole (entro 1,5 UA), l’attività del nucleo aumenta, e parte della chioma viene soffiata via dal cosiddetto vento solare, un flusso continuo di particelle molto veloci (500 km/sec) provenienti dal Sole. In questo modo si forma la coda della cometa, che risulta sempre opposta al Sole.

    Le code possono raggiungere lunghezze impressionanti: ne sono state osservate alcune lunghe diverse centinaia di milioni di chilometri. Queste cifre acquistano un’evidenza maggiore se immaginiamo di costruire un modello in scala della cometa. Se il nucleo avesse un centimetro di diametro, la chioma sarebbe un alone di alcune decine di metri, e la coda avrebbe una lunghezza di quasi cento chilometri.



    La cometa C/1965 S1 (Ikeya-Seki), transitata nel 1965 aveva una delle più lunghe code mai osservate, 450 milioni di Km!
    (posa di 4 minuti di Roger Lynds, Osservatorio Kitt Peak, Arizona, mattino del 29 Ottobre 1965 Copyright© Roger Lynds, all rights reserved.

    In realtà esistono diversi tipi di code, che possono coesistere in una stessa cometa. Non è raro osservare comete con due o tre code. Nel 1774 fu addirittura osservata una cometa con sei code, disposte a ventaglio con un’ampiezza di 44°. Le code più lunghe sono quelle composte dai materiali più leggeri, che avendo pochissima inerzia vengono spinte molto lontano dal vento solare; inoltre, per lo stesso motivo, la loro forma è quasi rettilinea. Le code formate dai granuli di pulviscolo, essendo più pesanti, restano un po’ arretrate rispetto al moto del nucleo, e presentano delle forme piuttosto arcuate. La loro lunghezza è in genere di qualche decina di milioni di chilometri.



    La policroma coda della cometa Hale Bopp.
    Foto del 31 Marzo 1997, ore 20.03 UT. Eseguita con cameta Schmidt Celestron 14", diametro 350mm f 1.7 pellicola Agfachrome 200A, posa 8 minuti - eseguita da G. Dalla Via e A. Pasciuti - Osservatorio Astronomico G.V.Schiaparelli.


    Un evento molto raro ed interessante è quello dell’anticoda. Essa appare come un pungiglione puntato dritto verso il Sole. L’anticoda si osserva quando la Terra attraversa il piano su cui giace la coda di poveri della cometa. Se questa è abbastanza incurvata, l’ultima sua parte appare diretta proprio verso il Sole per un effetto di prospettiva. Esistono in realtà anche delle anticode reali, cioè non dovute ad un effetto di prospettiva. Esse sono molto più corte delle anticode prospettiche, e sono dovute all’elevata velocità di espulsione dei materiali dal nucleo.




    Anticoda della cometa Arend-Roland 1957 III. Immagine dell'Osservatorio di Armagh del 25-4-1957 Strumento: Schmidt 30 cm (da P. Tempesti: "I segreti delle Comete" - CURCIO (1984)





    LA COMETA DI HALLEY



    Ben a ragione le comete si possono considerare "gli abitanti" del Sistema Solare più belli e difficili da osservare. Esse seguono sentieri nello spazio diversi da quelli dei pianeti, e il loro aspetto etereo ne ha celato a lungo la vera natura all’indagine umana. Quando, in tempi ancora relativamente recenti, non si conosceva nulla sulle comete, la loro inattesa comparsa era salutata con apprensione dagli uomini. Nell’immaginazione collettiva erano viste come ambasciatrici della Storia: la nascita di Cristo, l’invasione normanna dell’Inghilterra nel 1066, le terribili pestilenze che travagliarono l’Europa, erano annunciate dal silenzioso passaggio di una cometa.


    Anche per gli uomini di scienza le comete rappresentarono a lungo un mistero. Secondo Aristotele, "il maestro di color che sanno", come lo chiama Dante nella Divina Commedia, le comete erano esalazioni della Terra, che venendo in contatto con l’alta atmosfera prendevano fuoco, originando splendide code.

    Questa idea sulla natura delle comete predominò per duemila anni, fin quando Tycho Brahe mise alla prova questa ipotesi. Provò a misurare la parallasse di una cometa passata nel 1585, ossia la sua posizione apparente contro le stelle fisse osservata allo stesso momento da due città distanti. Non riuscendo a misurare alcuna parallasse, dedusse correttamente che la cometa era molto più lontana della luna, dimostrando così che si trattava di un oggetto celeste e non atmosferico, come sosteneva Aristotele.
    Stranamente, la sua scoperta passò sotto silenzio per quasi un secolo, fino all’epoca di Newton e Halley.
    Essi riuscirono a calcolare le traiettorie delle comete nel Sistema Solare.

    Newton mise a punto le tecniche matematiche necessarie, e Halley si accorse della estrema somiglianza dei percorsi di tre comete, apparse nel 1682, 1607 e 1531. Egli capì che non erano affatto tre comete diverse, ma una sola cometa che ripassava ogni 76 anni. Preannunciò il suo ritorno per il 1758, che si verificò puntualmente, solo per rendere omaggio alla memoria del povero Halley, ormai morto da sedici anni. Questa cometa, che a buon diritto è stata chiamata cometa di Halley, torna ancora periodicamente a farci visita, e il suo prossimo passaggio è previsto per il 2062.




    La Cometa di Halley nel suo ultimo passaggio ravvicinato alla Terra, nel 1985-86.
    Foto del 29.12.1985 , ore 18.35 UT. Eseguita con cameta Schmidt Celestron 14", diametro 350mm f 1.7 pellicola FP4, posa 15 minuti - eseguita da P. Valisa e A. Argieri - Osservatorio Astronomico G.V.Schiaparelli.
    La cometa transitava nella costellazione dei Pesci ad una distanza di 165 milioni di Km.
    La scia bianca che apparentemente attraversa il nucleo è stata lasciata da un meteorite che entrava nell'atmosfera. Ovviamente la sovrapposizione è solo prospettica.
     
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  2. tomiva57
     
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    grazie gabry..bel lavoro
     
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  3. tappi
     
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    GRAZIE GABRY
     
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  4. gheagabry
     
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    "..io restai a lungo supino, con gli occhi aperti, il viso e le braccia coperti di paglia.
    La notte era chiara, fresca e penetrante.
    Non c'era la luna ma le stelle sembravano appena lavate dalla pioggia e sul sonno cieco di tutti gli altri,
    scintillavano tremolando solo per me nel grembo del cielo..."
    Pablo Neruda



    LE COMETE



    Le comete sono tra i corpi celesti più caratteristici e affascinanti, grazie alla loro lunga coda luminosa. Esse hanno sempre affascinato e intimorito l'uomo per il loro aspetto e la loro improvvisa apparizione in cielo. Secondo le antiche credenze popolari, le comete erano portatrici di sventure, pestilenze e guerre.
    In realtà, esse non sono altro che innocue "palle di neve sporca", composte da rocce mescolate a gas congelati, acqua, metano, ammoniaca e polvere. Le comete provengono da un insieme di milioni e milioni di corpi rocciosi, detto "nube di Oort". Questa nube, a forma di guscio sferico, si trova ai confini del Sistema Solare e si estende fino a cinquantamila volte la distanza Terra-Sole.
    Le comete si trovano nella nube di Oort fin da quando il Sistema Solare si è formato e si sono conservate uguali ad allora, come in un grande "frigorifero cosmico". Ogni tanto, quando qualche cosa disturba la loro orbita, uno di questi pezzi di roccia ghiacciata sfugge dalla nube e si avvicina al Sole a grande velocità. Esso entra in un'orbita molto allungata e diventa una cometa.
    Alcune comete percorrono un'orbita chiusa, di forma ellittica, perciò si ripresentano periodicamente, mentre altre percorrono un'orbita aperta e quindi passano solo una volta in prossimità del Sole.
    I diversi tipi di orbita di una cometa. Non appena la cometa si avvicina a poche centinaia di milioni di chilometri dal Sole, il ghiaccio che contiene incomincia a vaporizzare, formando attorno al nucleo roccioso una nube sferoidale di gas e polveri, detta chioma.In effetti, il nome "cometa" deriva dal latino "coma" che significa chioma. Quando la cometa si avvicina a meno di due-trecento milioni di Km dal Sole, la radiazione solare incide sulle particelle di polvere della chioma, esercita su di esse una pressione e le spinge via lungo la direzione opposta al Sole. La polvere forma dunque una coda, rivolta dalla parte opposta del Sole.
    La combinazione del moto della cometa e della spinta della radiazione fa sì che la coda assuma una forma leggermente arcuata.
    Le comete non sono così luminose solo perché emettono luce propria, ma soprattutto perché le particelle che compong ono la chioma e la coda diffondono la luce del Sole. La coda di una cometa può raggiungere i 150 milioni di chilometri, pari alla distanza Terra - Sole! Ma mano che la cometa si allontana, la coda si accorcia sempre più fino a non essere più visibile. La cometa ritorna nel buio profondo da dove è venuta.





    .......nella storia.......



    In una notte che non sappiamo datare, appartenente ad un tempo remoto, apparve per la prima volta una cometa splendida. Forse i primi ad osservarla furono gli Assiro-Babilonesi dalle loro ziqqurat o, ancor prima, i Caldei di Ur.
    Ma forse l'avevano già vista uomini preistorici che dagli ingressi delle loro caverne avevano alzato verso il cielo uno sguardo attonito e atterrito. Perché in quelle prime apparizioni il loro aspetto doveva essere grandioso, in quel cielo nerissimo privo di smog e illuminazioni artificiali. L'aspetto della coda era impressionante, pieno di sfumature col risultato di un'imponenza aggressiva che riusciamo appena ad immaginare.
    Per gli astronomi dell'antichità le comete rappresentarono un vero e proprio enigma: apparivano e scomparivano improvvisamente, non si muovevano, come le altre "stelle erranti", lungo la fascia zodiacale, ed erano seguite da una coda luminosa e di dimensioni variabili. Per di più, non si sapeva nemmeno se fossero oggetti astronomici o semplici fenomeni atmosferici. I più antichi cultori di astronomia che si conoscano sono i Caldei, un popolo di stirpe semitica insediatosi nella Mesopotamia centrale. Molto probabilmente essi spiegavano le comete in modi differenti: un frammento del VII-VIII secolo a.C. parla delle comete assieme alle stelle, ossia trattandole come corpi celesti. Così afferma anche Apollonio di Mindo, citato da Seneca nelle Naturales quaestiones come uno studioso formatosi presso i Caldei, ma Epigene, ricordato negli stessi termini sempre da Seneca, sostiene al contrario che sono fuochi accesi da turbini di aria: "Costui [Apollonio] afferma che le comete sono poste dai Caldei nel numero delle stelle erranti e che quindi seguono il corso di queste ultime.
    Al contrario Epigene sostiene che i Caldei non sanno nulla di comete, ma che queste sembrano venir accese da un qualche mulinello di aria turbolenta e vorticosa." (Nat. quaest., VII, 4, 1).
    Inoltre le comete già in quell'epoca erano considerate segno di buoni o cattivi auspici. Gli egiziani non hanno tramandato nulla sugli astri chiomati, anche se sembra che furono i primi a chiamarli in tale modo. Diodoro Siculo, alla fine del I secolo, scriveva che potevano prevedere la loro apparizione, ma le sue parole e il contesto in cui sono inserite hanno un carattere più astrologico che sicuro.
    I Greci invece con la loro fervida intelligenza esercitata e sviluppata in numerose scuole filosofiche dove, discutendo sulla natura e sui possibili sistemi del mondo, si cercavano spiegazioni razionali per i corpi e i fenomeni celesti, dettero numerose interpretazioni, molte delle quali sono giunte fino a noi. Anassagora e Democrito dissero che esse si formano quando due pianeti si trovano accostati, mentre i Pitagorici sostennero che fossero dei pianeti veri e propri, con la coda causata da qualche fenomeno ottico. Entrambe queste ipotesi, accomunate dal fatto che le comete venivano poste nel mondo celeste, furono prese in esame e confutate da Aristotele nella sua meteorologia.

    Ben a ragione le comete si possono considerare "gli abitanti" del Sistema Solare più belli e difficili da osservare. Esse seguono sentieri nello spazio diversi da quelli dei pianeti, e il loro aspetto etereo ne ha celato a lungo la vera natura all’indagine umana. Quando, in tempi ancora relativamente recenti, non si conosceva nulla sulle comete, la loro inattesa comparsa era salutata con apprensione dagli uomini. Nell’immaginazione collettiva erano viste come ambasciatrici della Storia: la nascita di Cristo, l’invasione normanna dell’Inghilterra nel 1066, le terribili pestilenze che travagliarono l’Europa, erano annunciate dal silenzioso passaggio di una cometa.
    Anche per gli uomini di scienza le comete rappresentarono a lungo un mistero. Secondo Aristotele, "il maestro di color che sanno", come lo chiama Dante nella Divina Commedia, le comete erano esalazioni della Terra, che venendo in contatto con l’alta atmosfera prendevano fuoco, originando splendide code.
    Questa idea sulla natura delle comete predominò per duemila anni, fin quando Tycho Brahe mise alla prova questa ipotesi. Provò a misurare la parallasse di una cometa passata nel 1585, ossia la sua posizione apparente contro le stelle fisse osservata allo stesso momento da due città distanti. Non riuscendo a misurare alcuna parallasse, dedusse correttamente che la cometa era molto più lontana della luna, dimostrando così che si trattava di un oggetto celeste e non atmosferico, come sosteneva Aristotele.
    Stranamente, la sua scoperta passò sotto silenzio per quasi un secolo, fino all’epoca di Newton e Halley.
    Essi riuscirono a calcolare le traiettorie delle comete nel Sistema Solare.
    Newton mise a punto le tecniche matematiche necessarie, e Halley si accorse della estrema somiglianza dei percorsi di tre comete, apparse nel 1682, 1607 e 1531. Egli capì che non erano affatto tre comete diverse, ma una sola cometa che ripassava ogni 76 anni. Preannunciò il suo ritorno per il 1758, che si verificò puntualmente, solo per rendere omaggio alla memoria del povero Halley, ormai morto da sedici anni. Questa cometa, che a buon diritto è stata chiamata cometa di Halley, torna ancora periodicamente a farci visita, e il suo prossimo passaggio è previsto per il 2062.


    "Se stimate che un pianeta non possa circolare in cielo se non tocca lo zodiaco, una cometa può avere un'orbita diversa purché penetri nello zodiaco in una delle sue parti. Ma questo contatto è possibile, non necessario... Credete che in questo immenso e splendido universo, tra le innumerevoli stelle che ornano la notte in modo vario senza mai lasciare una minima parte vuota e inattiva, solo cinque astri abbiano il diritto di muoversi liberamente e che tutti gli altri restino la, come una folla fissa e immobile?... Ignora la potenza delle natura colui che crede che le sia possibile fare solo ciò che fa più spesso. Non mostra frequentemente le comete perché ha attribuito ad esse un altro luogo, altri tempi, movimenti diversi da quelli degli altri astri."
    Naturalmente egli si domanda perché il percorso delle comete in cielo non è noto come quello dei pianeti. La risposta ovvia è perché queste appaiono raramente e non sono mai state osservate bene a lungo; e conclude:
    "Perché dunque stupirci che le comete, uno spettacolo così raro al mondo, non siano soggette a leggi fisse, che non si sappia dove cominci e fino a dove arrivi una corsa il cui ritorno avviene soltanto dopo lunghi intervalli di tempo?"
    Sembra impossibile che Seneca abbia potuto pronunciare quasi duemila anni fa una frase che esprime una realtà riconosciuta solo due secoli fa. Tuttavia Seneca non si illude di avviare le ricerche da lui ipotizzate nel capitolo in tempi brevi ("Verrà un'epoca in cui uno studio attento e prolungato per secoli illuminerà su questi fenomeni della natura") e anzi chiude amaramente il capitolo affermando che difficilmente si potrebbe in quei tempi raggiungere qualcosa di utile per la scienza.
    Le sue parole però vennero ben presto dimenticate.





    ....una leggenda antica...



    Una leggenda voleva che Giulio Cesare, divenuto un dio dopo la sua morte si fosse trasformato in una cometa e che essa si ripresentasse ogni volta che lo stato era in pericolo; perciò quando una cometa fu osservata al tempo di Nerone, molti predissero la sua caduta in disgrazia, come effettivamente avvenne, quando dopo la sua morte il senato ne decretò la damnatio memoriae, cioè la dannazione eterna alla sua memoria e la cancellazione perpetua del suo nome e di tutti i suoi atti.





    La Falena, la Stella Cometa e la Farfalla



    Una falena piangeva disperata, e i suoi singhiozzi giunsero sino al cielo.
    Falena? - Disse la Luna, cos’è che ti fa soffrire tanto?
    Luna piango perché sono malata. Aiutami ti prego! - Rispose la Falena.
    - Malata? A me non sembri malata!
    - Luna guardami meglio, un buon dottore non si ferma mai all’apparenza.
    La Luna per guardarla meglio scese dal cielo, e si avvicinò alla falena, illuminandola, e lo spettacolo che vide la lasciò senza parole. Un esserino esile e tremante avvolto nelle sue stesse lacere ali, e una profonda pietà la colse.
    Capisco – poi disse – ed ora so anche il perché, tu non sei malata, sei solo fuori posto.
    - Fuori posto?
    - Si, non è qui che dovresti stare, tu non sei un falena, ma una farfalla.
    - Una farfalla??? Disse sorpresa la falena - Ma io sono figlia di generazioni di falene, come posso essere una farfalla.
    La Luna ci pensò un attimo su e poi disse:
    - Non importa quale sia il motivo, o come sia potuto accadere, ma tu sei una farfalla. La notte non è adatta alle tue ali delicate, al tuo nutrirti di luci e colori, tu soffri tanto perché questo non è il tuo luogo. Vivi la notte, ma dovresti vivere il giorno.
    La farfalla che aveva sempre creduto d’essere una falena, divenne ancora più triste, dicendo:
    - Io non riesco a vivere così, presto morirò la sofferenza è troppa!
    La Luna, sentì che aveva ragione e riunì immediatamente il consiglio delle stelle.
    - C’è una farfalla intrappolata nella fauci della notte!
    - Com’è possibile? Dissero le stelle in preda ad agitazione.
    E la luna continuò dicendo:
    - Non è il suo posto, si ferisce ovunque vada, non ha occhi per fendere il buio, non ha ali adatte ad affrontare il freddo, dobbiamo trovare il modo di condurla al giorno prima che muoia, soffre tanto.
    Le stelle abbassarono i loro musetti in giù, e videro la piccola farfalla attendere speranzosa, con gli occhi persi nel cielo. E poi dissero in coro:
    - Addormentiamola! Così quando si risveglierà domattina, si troverà a vivere il giorno della vita e non più la notte.
    - Ma come si fa ad addormentarla? Chiese la Luna preoccupata -Invertire il ciclo di una vita non è pericoloso Le stelle non riuscivano a trovare un rimedio e poi improvvisamente la Stella Cometa fece la sua entrata, e sorridente disse:
    -Io so come fare!
    La luna la guardava incredula:
    - Dimmi, non mi far stare sulle spine, come puoi portarla alla luce del giorno.
    - Facile Luna, io inizierò il mio viaggio nel cielo sino al nuovo giorno, e lei non dovrà fare altro che seguirmi dalla terra.
    La Luna ridiscese giù dalla triste farfalla e le raccontò il piano, la farfalla accettò, del resto non aveva altra scelta...La stella cometa salutò le sue consorelle e iniziò il viaggio e con lei la farfalla. Il cammino fu lungo e stancante, ma improvvisamente il cielo prese a cambiare e alla farfalla questo mutare fu subito chiaro.
    - Stella? disse la farfalla - Io vedo una luce…
    La stella cometa era tutta un sorriso.
    - Si cara ci siamo quasi, su un ultimo sforzetto.
    La farfalla quell’ultimo sforzetto lo fece con gioia, quella gioia che solo chi ha tanto atteso e patito la notte più nera può conoscere, e improvvisamente il cielo si illuminò a giorno.
    - Stella? Disse di nuovo la farfalla alzando gli occhi al cielo, senza però riuscire a distinguerla - E’ giorno
    E la stella dall’alto del cielo disse:
    - Si è giorno, ora puoi vivere la tua vita farfalla, io torno nel mio cielo, la mia missione è compiuta.
    - Stella aspetta, posso strapparti una promessa?
    - Si cara dimmi.
    - Ci sono molte farfalle che credono ancora di essere falene, aiutale.
    La Stella cometa tornò nel cielo della notte, portando nel cuore la promessa fatta alla farfalla, e da quel giorno di viaggi così, ne fece tanti (Cleonice Parisi).




    Edited by gheagabry - 17/9/2014, 19:19
     
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  5. gheagabry
     
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    da Arca

    La cometa ISON
    Si sta avvicinando sempre di più al Sole, sciogliendosi e diventando molto luminosa

    cometa-ison-02
    foto: NASA/MSFC/MEO/Cameron McCarty


    Da alcuni giorni nel cielo dell’emisfero boreale, quindi il nostro, è visibile la cometa ISON, scoperta nel settembre del 2012 dagli astronomi russi Vitali Nevski e Artyom Novichonok con un telescopio riflettore dell’International Scientific Optical Network (ISON) nei pressi di Kislovodsk, nel Caucaso del nord, in Russia. La denominazione completa di ISON è “C/2012 S1”, nome meno amichevole, ma che dà diverse informazioni: la “C” indica che la cometa è non periodica, e che quindi non è certo che in futuro faccia ritorno nel nostro cielo; “2012” ci dice che è stata scoperta in quell’anno e “S1” che si è trattato della prima cometa scoperta nella seconda metà del mese di settembre.

    Comete
    Le comete sono corpi celesti di solito piccoli, simili agli asteroidi, ma costituiti quasi completamente da ghiaccio. La teoria più accreditata è che si tratti di residui rimasti dopo la condensazione della grande nebulosa da cui ha avuto origine il nostro sistema solare. Le nebulose sono ammassi di polvere, idrogeno e plasma che possono portare alla formazione di stelle e pianeti. Le aree periferiche della nebulosa che portò alla formazione del posto che conosciamo meglio nello Spazio, quello dove c’è anche la Terra, erano fredde a sufficienza da permettere all’acqua di trovarsi allo stato solido (ghiaccio), cosa che portò alla formazione delle comete.

    Chioma e coda
    Le comete seguono una loro orbita intorno al Sole e quando capita che si avvicinino il grande calore fa sublimare gli strati di ghiaccio più esterni (da stato solido a gassoso senza passare per quello liquido). La nuvola di vapore intorno al nucleo delle comete viene chiamata “chioma”. Il vento solare e la pressione della radiazione del Sole spingono parte della nuvola di vapore portando alla formazione della “coda”, che punta quindi in direzione opposta a quella della stella. È quando si verifica questo fenomeno che la cometa diventa ben visibile nel cielo notturno, a occhio nudo se è molto grande come fu Hale-Bopp nel 1997 altrimenti con i telescopi.

    cometa-ison-03
    foto: NASA/MSFC/Aaron Kingery



    ISON
    La cometa ISON per gli astronomi è una sorta di macchina del tempo: è un corpo celeste antico con un’età di miliardi di anni e che può dare diverse informazioni su come era fatto un tempo il nostro sistema solare. La cometa sta seguendo un’orbita che nelle ultime settimane l’ha portata molto vicino alla superficie del Sole. Si stima che durante questa settimana arriverà ad appena 1,1 milioni di chilometri dalla nostra stella, che ha un diametro di circa 1,4 milioni di chilometri. La coda della cometa si ingrosserà man mano che questa si avvicinerà al Sole e non è detto che ISON resista all’incontro.

    Come abbiamo visto la chioma di una cometa non è solida, e quella di ISON non fa eccezione. A metà novembre è stato calcolato che abbia raggiunto un diametro di circa 120mila chilometri. Si tratta naturalmente di una stima, anche perché la chioma non ha confini netti e ben distinguibili, essendo formata da gas. La coda, invece, ha raggiunto una lunghezza di circa 8 milioni di chilometri, come andare dieci volte avanti e indietro dalla Terra alla Luna.

    encke_ison_crop_srem_lr


    ISON ha una massa stimata complessiva intorno ai 2-3 miliardi di tonnellate e ha un diametro di circa 2 chilometri. Poiché si sta sciogliendo nel suo passaggio ravvicinato al Sole, si stima che stia perdendo circa tre tonnellate d’acqua al secondo. Il ritmo potrebbe aumentare nei prossimi giorni, ma è bene ricordare che il comportamento delle comete è abbastanza imprevedibile. Non è chiaro se ISON sopravviverà: potrebbe sgretolarsi a causa del grande calore oppure evaporare completamente.

    Come vederla
    La cometa è luminosa a sufficienza da poter essere vista a occhio nudo e ancora più facilmente con un buon binocolo. Il problema è che si sta avvicinando sempre di più al Sole, la fonte luminosa per eccellenza dell’intero sistema solare. Per vederla bisogna guardare proprio verso il Sole, cosa che è non raccomandabile visto che la sua luce accecante può causare problemi seri e permanenti alla vista. Meglio non rischiare e attendere qualche giorno, quando ISON sarà passata intorno al Sole e sarà visibile a ovest poco dopo il tramonto. In giro online ci sono decine di mappe e indicazioni per trovare la cometa nel cielo. Se avete uno smartphone potete usare le applicazioni per le osservazioni astronomiche, tra le più diffuse ci sono Star Walk per iOS e Sky Map per Android.

    cometa-ison-06
    foto: Steve Fossey/University of London Observatory/UCL
    cometa-ison-08
    foto: TRAPPIST/E. Jehin/ESO




    www.ilpost.it
     
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4 replies since 15/11/2010, 01:22   949 views
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