COLORI

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  1. gheagabry
     
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    La teoria dei colori







    Gli oggetti e gli ambienti che ci circondano sono in gran parte colorati. Ciò dipende dal fatto che la luce si diffonde attraverso onde di diversa lunghezza: ad ogni onda corrisponde un colore. La differenza tra 'colore' e 'non colore' è spesso labile e soggettiva: la conoscenza della 'teoria dei colori' è affascinante e varia...

    Il nostro occhio percepisce solo una piccola parte delle onde luminose esistenti in natura; a questa corrisponde uno spettro di sette colori: il rosso, l’arancio, il giallo, il verde, l’azzurro, l’ìndaco e il violetto.

    Il fisico inglese Isaac Newton dimostrò, nel 1672, che la luce, che vediamo bianca, è in realtà composta dai sette colori dello spettro solare. Nel suo esperimento Newton fece passare un raggio di luce attraverso un prisma di cristallo. Il raggio si scompose così nei sette colori dello spettro solare, dimostrando che il bianco è la somma di quei colori.
    Una cosa simile accade nell’arcobaleno: la luce che passa attraverso le piccole gocce d’acqua, sospese nell’aria dopo una pioggia, si scompone nei sette colori dello spettro (con tutte le relative gradazioni intermedie).



    Deriva quindi questa osservazione: l’oggetto che riflette tutte le onde luminose appare bianco (bianco = somma di tutti i colori); l’oggetto che assorbe tutte le onde, senza restituirle ai nostri occhi, viene visto dai nostri occhi nero (nero = assenza di colori); l’oggetto che assorbe tutte le onde tranne uno, ha il colore corrispondente a quell’unica onda ( ad esempio: un oggetto che non assorbe il verde, viene visto dai nostri occhi verde).

    Per questa ragione alcuni artisti definiscono il bianco e il nero “non colori” perché il bianco è dato dalla somma di tutti i colori, il nero dall’assenza di colori.


    Colori della natura





    Nel campo della storia naturale i colori sono svariati.
    Nel regno animale essi sono causati, o dalla presenza di particolari sostanze coloranti (pigmenti), o da fenomeni fisici diversi, o dal tipo del tegumento (scaglie penne, ecc.).
    Nel primo caso si hanno parecchie sostanze producenti colori diversi come il rosso, il giallo e l'aranciato dalle carotine e dalle porfirine, e il verde dalla clorofilla.
    Queste sostanze hanno sede sottocutanea e spesso si presentano con diverse reazioni secondo particolari sollecitazioni esterne che possono modificare i colori in seguito ad adattamenti ambientali o specifiche forme di impressionabilità da parte dei soggetti.
    Casi tipici sono, ad esempio, il colore scuro begli animali abitanti nelle zone fredde, in contrasto coi variopinti colori di quelli viventi in località calde, il dimorfismo stagionale, cambiamento di colore a seconda delle stagioni, comune a molti animali.




    Anche la luce interviene nel mutamento, come nel caso di animali viventi normalmente al buio e trasportati successivamente alla luce.
    Nelle piante in genere il colore è provocato dalla presenza di pigmenti; più raramente da particolari fenomeni di riflessione o rifrazione.
    Il colore dominante è il verde, dovuto alla clorofilla; accanto a questo sono sovente presenti altri pigmenti che modificano profondamente il colore.
    Talvolta invece dei cloroplasti contenenti clorofilla, troviamo cromoplasti contenenti xantofilla o carotina, pigmenti che danno una colorazione gialla o rosso-aranciata.
    Altri pigmenti assai diffusi sono: le antocianine, disciolte nel succo cellulare, che forniscono i colori più smaglianti sia ai fiori sia ai frutti (porpora, azzurro, violetto); l'antoclorina, che provoca un colore giallo (limone); l'antofeina, bruna; i lipocromi, gialli o arancione, dei funghi; la batterioviridina, affine alla clorofilla, e la batteriopurpurina, colorante in rosso.
    Nei fiori, il colore bianco è per lo più provocato dalla presenza d'aria negli spazi intercellulari che riflettono la luce invece di assorbirla; il colore nero è invece causato dai flobafeni, sostanze di natura tannica, dai fitomelani, composti ricchi di carbonio, o da cause fisiche.

    Colori dei minerali





    Nei minerali i colori hanno una grande importanza in quanto servono per la o classificazione; possono essere metallici o ordinari. I primi si possono osservare per riflessione, i secondi per trasparenza; i minerali privi di lucentezza metallica infine sono distinti in idiocromatici e allocromatici, a seconda se hanno colori propri o se il loro colore è provocato da pigmenti. I colori dei minerali sono indicati nella scala studiata dal Werner.
    Prima dello studio spettografico delle stelle, grande importanza aveva la determinazione del loro colore, essendo esso riconosciuto in relazione alla loro temperatura.
    La scala più in uso per la stima del colore è quella stabilita dal Vogel che parte dai tre colori fondamentali: bianco, giallo rosso.

    Colori nella musica






    In musica il colore è il risultato specifico dell'arte della strumentazione, dato che ogni strumento reca un timbro e tutti i timbri formano una tavolozza sonora: è determinato perciò dall'insieme, della scelta e dal vario impasto degli strumenti, oltre che dalla sapiente disposizione delle parti del contrappunto e dalla costruzione armonica.
    Nella musica sinfonica il colore fu assai curato, e ricercato con intenzioni psicologiche, dal movimento artistico dell'impressionismo.
    Si può inoltre avere un colore come rievocazione, ossia quello che si chiama colore locale.

    Colori nell'arte





    Si distinguono in pittura i colori fondamentali, rosso, giallo azzurro che, combinati a due a due, danno i colori binari: aranciato, verde e violetto.
    I colori fondamentali, combinati assieme secondo diverse tonalità, danno luogo ai colori smorzati o ternari.
    Particolari accostamenti modificano il tono e il valore del colore, il primo inteso come qualità, il secondo come intensità luminosa e chiaroscurale del tono.
    L'uomo delle caverne usò gli unici colori a sua disposizione: il nero del carbone e il rosso del sangue animale, cui ben presto seguirono le ocre delle quali è ricco il terreno.
    Egizi, popoli orientali, Greci e Romani usarono i colori minerali, ottenuti in vario modo, ma non ignorano i colori di origine organica, tratti tanto da vegetali quanto da animali.
    I principali colori noti all'antichità, e che in pratica non subirono mutamenti sino al '500, furono: il bianco (calce diluita o crete speciali), il giallo (ocre o solfuri naturali), l'azzurro (ottenuto, con miscugli vari in cui predominava il rame, oppure con lapislazzuli), il verde (sfruttando ossidi naturali di rame, e in modo particolare, il verderame), il rosso (ricavato sia dai solfuri, come il cinabro, sia da resine vegetali, dall'ematite, da alcune ocre rosse, dagli animali, come la porpora del murice), il nero (in genere ottenuto con corpi carbonizzati).
    A questi, in epoca successiva, altri pigmenti si aggiunsero senza importanza preponderante; alla fine dell'800, le scoperte della chimica trasformarono l'industria dei coloranti.
    Grande valore ebbe l'introduzione dei colori all'anilina che si sostituirono a quelli vegetali per la loro composizione più costante.
    I colori usati nella pittura moderna, di origine minerale, vegetale o chimica, sono quindi numerosissimi; essi vengono impiegati secondo diverse tecniche, con impasti diversi (solventi) che determinano i diversi procedimenti pittorici.




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  3. gheagabry
     
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    Seduto in un angolo buio, tavolozza colori pennello, il pittore si accinge ad alitare colore sul mondo. Dal grigio della vita quotidiana, dalla notte del genere umano,
    dalla oscura solitudine, dalla cecità perenne, lui sazia la sete di colore. Con mano sicura spruzza ,spalma,crea. Con maestria rende vivo ciò che è assopito, ciò che è morto , ciò che è desiderio. Ruba il buio, il morto, il grigio. Dona l'anima pur di renderlo vivo, lotta, suda, piange fin a far risorgere il colore della vita.



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  4. gheagabry
     
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    COLORI della pittura





    Un artista pittore deve conoscere assolutamente i principali colori della tavolozza. Questa pagina, che è praticamente un riassunto dei principali colori, è collegata ad altre pagine che trattano, oltre che di colore - abbastanza da essere paragonato ad un sintetico corso di pittura, un po' meno ad un corso di disegno - anche di tecniche pittoriche. Naturalmente il tutto è descritto, come vuole la configurazione generale del sito "Frammenti d'arte", in modo sintetico e frammentato, tuttavia, il concentrato può benissimo sostituire i complicati discorsi dei vari corsi di disegno on line e corsi di pittura on line, che per spiegare cose semplici, impiegano pagine su pagine di parole e frasi, ripetute fino alla noia. La tavolozza dell'artista pittore, in questo sito è semplice e chiara. La lezione di pittura e di disegno migliora la razionalità, non l'anima! La pittura viene direttamente dall'anima.





    Ci arrivano dall'antichità opere pittoriche perfettamente conservate, mentre altri lavori eseguiti recentemente stanno alterandosi ed andando letteralmente in frantumi.. Tutto questo, porta molti di noi alla conclusione, che i colori degli antichi maestri fossero migliori di quelli che oggi troviamo in commercio. Nulla di più errato. I migliori colori del passato si trovano in commercio anche oggi, ed in più, ai giorni nostri, esistono pigmenti ottenuti con procedimenti chimici che hanno assoluta resistenza agli agenti atmosferici ed al tempo. Il problema attuale sta soltanto nel fatto che molti artisti di oggi, non conoscono a fondo le composizioni dei colori e quindi li mescolano ignorando i processi chimici a venire: questi, talvolta innescano sgraditi processi che portano all'alterazione del colore o addirittura alla polverizzazione del pigmento stesso. Gli artisti del passato si formavano nelle botteghe, studiavano i colori, i loro procedimenti di fabbricazione e li ottenevano con le loro formule: conoscevano benissimo le mescole da evitare.




    COLORI



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    Colore azzurro: Azzurrite = carbonato basico di rame; Azzurro ceruleo = zincato di cobalto; Blu ceruleo =ossido di cobalto e ossido di stagno più stannato di cobalto; Blu di Brema = ossido idrato di rame con solfato di rame e latte di calce precipitato + ammoniaca; azzurro celeste = stannato di cobalto, azzurro di cobalto = ossido di cobalto; Blu di Parigi = ferro, ferro e sesquiossido di ferro + cianuro ferrico-Protocianuro ottenuto da sale ferrico con ferrocianuro di potassio; azzurro oltremare naturale = Azzurro di lapislazzulli; Blu di smalto = ossidi metallici con silicato doppio di cobalto e di potassio; azzurro blu di prussia = cianuro di ferro; azzurro blu oltremare non naturale = allumina carbonato di soda e zolfo; indaco = principio colorante vegetale; Blu egiziano = doppio silicato di rame e calcio, che si ottiene riscaldando, malachite, silice, carbonato di sodio e carbonato di calcio.

    Colore bianco: Bianco di antimonio = triossido di antimonio; Bianco di bismuto = bismuto metallico sciolto in acido nitrico concentrato, fatto precipitare ed essiccare; Bianco di China = ossido di zinco; bianco di calce = idrossido di calcio fatto essiccare e trasformato in carbonato di calcio; bianco d'argento = carbonato di piombo; bianco di stagno = ossido di stagno ottenuto con la calcinazione dell'acido stannico e ossalato di stagno; bianco di titanio = ossido di titanio; bianco di solfogeno = zinco ed idrato di bario; bianco di piombo = carbonato di piombo; bianco fisso = solfato di bario; bianco misto = bianco di zinco mescolato con bianco d'argento; terra bianca = fillosilicato idrato di alluminio oppure anidride silicica

    Colore bruno: Bruno di alilzarina = calcinazione della robbia (rubbia tinctorum). ; bruno di Firenze = Cianuri di rame; Aloe = colore bruno derivato dal succo di un legno indiano; bruno di Prussia = calcinazione di blu di Prussia in ambiente con molta aria; bruno di Marte = ossido di ferro precipitato; bruno di robbia = estratto di radice di robbia; bruno trasparente = ossido di ferro calcinato; bruno Avignone = lacca alizarina con pigmento azoico; bruno Van Dyck = solfato di ferro calcinato; terra di cassel = è una terra naturale; terra d'ombra = è una terra naturale; caput mortum = solfato di ferro e impurità da residui in seguito alla distillazione di scisti piritosi ottenuti nel del procedimento dell’acido solforico; terra d'ombra bruciata = è una terra d'ombra ma bruciata; terra di Siena naturale = è la terra di Siena naturale dopo essere stata bruciata, bistro = fuliggine calcinata; terra verde bruciata = manganese, alluminio e silicati ferrosi e ferrici di potassio.




    Colore giallo: giallo di bario = cromato di bario che si ottiene con la precipitazione del cloruro di bario con cromato di potassio; ocra gialla = ossido di ferro; giallo piombo-stagno = stannato di piombo o anche silico stannato di piombo; gialli di cadmio, medio chiaro e scuro = solfuro di cadmio; giallo smalto = solfuro di cadmio macinato con acqua e poi fuso in crogiuoli e macinato di nuovo; gialli di cromo medio, chiaro e scuro = cromato di piombo; giallo di zinco = cromato di zinco; giallo Napoli = antimonio di piombo; giallo di Spincervino = Rhamnus cartharticus (frutto); giallo di Marte = ossido di ferro precipitato, giallo di cobalto o aureolino = doppio nitrato di cobalto e potassa; giallo di barite = cromato di barite, giallo di stronziana = cromato di stronzio; massicotto = ossido di piombo; giallo indiano = euxantato di magnesia; giallo di Saturno o minio = ossido di piombo; lacca gialla = un derivato del catrame ; Gomma gutta = resina della Cambogia; giallo zafferano = stimmi del Crocus sativus fiore sud europeo ed asiatico.

    Colore nero: nero carbone = decomposizioni organiche vegetali di lontane epoche geologiche estratto e macinato; nero d'avorio = avorio calcinato; nero di vite = sementi di vite calcinati; nero di pesca = noccioli di pesca calcinati; nero Germania = carbonio, fosfato di calcio ed altre impurità; nero di Spagna = ; carbonio ed altre impurità derivato dalla calcinazione di sugheri senza presenza di aria; nero di quercia = legno di rovere bruciato; nero di lampada = nero fumo di lampada, grigio di payn e tinta neutra = indaco, lacca carminata e nero di lampada; terra nera = carbonio cristallino generato da carbonati di ferro, calcio e manganese


    Colore rosso: Alkanna = ricavato dalle foglie della Lawsonia ; Vermiglione o cinabro = solfuro di mercurio; rosso di cadmio = selenite di cadmio e solfuro di cadmio; rosso legno di brasile = combinazione di legni rossi che vengono estratti da Caesalpina brasiliensis ed integrati con allumina; rosso carminio = lacca preparata dalla cocciniglia; ocra rossa naturale = ossidi di ferro con silicati argillosi ed integrati con altre impurità; terre rosse rosso inglese, rosso indiano, terra rossa di Venezia, terra rossa di Pozzuoli) = terre naturali originate da ossidi di ferro ottenute bruciando anche delle ocre gialle; lacca di robbia o lacca di garanza = estratto di radice di robbia fissato su allumina; rosso oltremare = solfuro di sodio e silicato di alluminio che si ottiene con la calcinazione a 800 °, 100 parti di caolino, 80 parti di zolfo, 80 di soda e dai 10 ai 15 di carbone ligneo e carbonati


    Colore verde: Crisocolla = carbonato basico di rame con silicato idrato di rame e malachite; Verde di Brunswich = ossicloruro di rame o cloruro basico di rame ottenuto coprendo le limature del rame con cloruro di ammonio e la precipitazione ottenuta viene poi sciacquata e essiccato; Verde Paolo Veronese = arseniato di rame; verde smeraldo = ossido di cromo idrato; verde ossido di cromo = ossido di cromo anidro; verditer = carbonato basico di rame che si ottiene facendo precipitare il solfato di rame per mezzo di calce e potassa quindi trattata con solfato di rame e cloruro ammonico; verde di cobalto = ossido di zinco e di cobalto; verde permanente = verde ossido di cromo e giallo di cadmio; verde di cadmio = al verde permanente; cinabro verde = blu di prussia e giallo di cromo; verde di zinco = blu di prussia e giallo di zinco; Verde di Schweinfurt = arsenito di rame ed acetato basico di rame che si ottiene dalla precipitazione di 8 parti di acido arsenioso o acetico e di 4 parti di acetato basico di rame, il tutto mescolato fino a raggiungere la separazione del colore; terra verde o verde di Verona = terra naturale; verde vescica = sugo vegetale e lacca verde; lacche verdi = estratti di quercitrone e blu di Prussia; verde oltremare = silicato di alluminio e solfuro di sodio ottenuto dalla calcinazione interrotta (per evitare che si trasformi in blu) del caolino con zolfo, soda, carbone e carbonato.

    Colore violetto: Ametista = quarzo in cui sono presenti il manganese e gli ossidi di ferro; violetto di cobalto = fosfato di cobalto; violetto minerale = fosfato di manganese; violetto di Marte = ossido di ferro, Lacca violetta = derivato del catrame; violetto di smalto = vetro colorato con ossido di manganese macinato con l'acqua fuso, fatto raffreddare e poi macinato di nuovo fino ad avere una polvere microscopica.

    Colori tossici più conosciuti:

    Arancio di cadmio, di cromo, di molibdeno, di piombo e di zolfo

    Azzurrite, blu ceruleo, di cobalto, di manganese

    Bianco di bismuto, di piombo, di titanio, di zinco, bianco misto

    Bruno di Firenze, di manganese, di Prussia, terra d'ombra bruciata

    Giallo di bario, di cadmio, di cobalto, di cromo, di Napoli, di piombo-stango, di stronzio, di zinco, giallo minerale, terra di Siena

    Rosso cinabro di miniera, rosso di cadmio, rosso di cromo, terra di Siena naturale, minio

    Nero di lampada

    Verde di cadmio, di cinabro, di cobalto, di Guignet, di Sheele, di Schweinfurt, malachite, ossido di cromo trasparente, Veronese, verdigris.

    Violetto manganese, violetto di cobalto.

    Altri: realgar, orpimento, oro musivo, massicot, litargirio, gomma di gutta
     
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  5. gheagabry
     
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    Il colore azzurro



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    Per la tavolozza del pittore, l'azzurro è un colore di fondamentale importanza. Ha una gradazione fredda, ed il suo impiego è soprattutto indicato per ottenere tonalità leggere e delicate. Con il suo contrasto riesce a ravvivare tutte le tinte che gli vengono accostate. L'azzurro è un colore base che, se mescolato col giallo, forma il verde, mentre col rosso porpora genera gamme violette. L'azzurro è il colore complementare del giallo. Escludendo alcuni pigmenti, tra i quali l'oltremare naturale (lapislazzuli) e l'indaco naturale, gli altri colori di tono azzurro sono tutti derivati minerali, ottenuti con procedimenti artificiali.

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    I più importanti tipi di azzurro sono i seguenti:

    Colore Azzurro celeste (Stannato di cobalto), Azzurro ceruleo (Zincato di cobalto), Azzurro di cobalto (Ossido di cobalto).

    Il cobalto è un colore bellissimo e solidissimo. È uno dei più preziosi nella pittura in genere e nella tecnica della paesaggistica. Si può mescolare tranquillamente con tutti i bianchi e con tutti gli altri colori fissi, senza subire o far subire alterazioni nel tempo; quando viene mescolato ai bianchi, genera gradazioni azzurrine, che conferiscono valenze di luminosità insuperabili. Combinandolo con i vari gialli di cadmio, si possono ottenere solidissimi tipi di verde. Questo colore è indispensabile per l'artista, soprattutto nella tematica paesaggistica. Spesso, nelle botteghe delle belle arti, se ne trovano di due tipi: il chiaro e lo scuro. Tende leggermente a scurirsi ed a dominare sui colori con cui viene mescolato, ed è quindi consigliabile aggiungere un pizzico di blu di Prussia, per ovviare a questi inconvenienti. Talvolta, possiamo correggere il blu di cobalto e l'azzurro oltremare anche con terre verdi chiare. Nella tecnica dell'affresco, questo blu si può usare con tutta sicurezza, sostituendolo all'oltremare di tipo artificiale, che non dà garanzie. È sempre conveniente intervenire con aggiunte di terra verde per dargli consistenza e solidità.

    Colore Azzurro di lapislazzuli (Oltremare naturale). L'azzurro di lapislazzuli, meglio conosciuto con il termine "oltremare" naturale, si ricava dalla pietra di lapislazzuli. Di azzurro oltremare, vi sono di vari tipi comprendenti un'ampia gamma di gradazioni, che va dal celeste cobalto all'oltremare e al grigio tendente all'azzurro..



    Colore Azzurro oltremare (Allumina carbonato di soda e zolfo)

    In commercio vi sono tre tipi di azzurro oltremare: oltremare chiaro, oltremare medio e oltremare scuro. Oggi il caratteristico pigmento "oltremare", ricavato dal lapislazzuli, viene tranquillamente sostituito dall'oltremare sintetico che ha le stesse caratteristiche, meno quella del costo e della difficile reperibilità. È un colore ricco e molto solido, resistentissimo al tempo, alla luce ed agli agenti atmosferici. Lo possiamo mescolare con tutti i colori fissi, ad esclusione di quelli che contengono piombo (bianco d'argento, bianco di piombo, giallo di cromo ecc.).



    Colore Azzurro di Prussia (Cianuro di ferro).

    Questo è un colore velenoso. È caratterizzato da un numero indefinito di difetti. Tinge potentemente ed occorre quindi adoperarlo con molta prudenza. Si altera facilmente anche allo stato puro, ed altera le tinte con le quali viene mescolato. Diventa pericoloso quando viene combinato con la biacca (bianco d'argento), col bianco di zinco, con tutti i gialli di cadmio (chiaro, medio e scuro), con le terre naturali, con il rosso di Venezia ed anche con il verde smeraldo. Nelle realizzazioni di paesaggi, talvolta è indispensabile per ottenere luminosi e corposi verdi, ma va trattato solamente con i gialli di cromo. Il blu di Prussia può essere mescolato tranquillamente con ottimi risultati insieme alla terra di Siena bruciata. Può essere utile quando si ha bisogno di ottenere forti contrasti, mescolandolo con la lacca di garanza scura. Non è molto stabile all'azione della luce ed è per questo motivo che trae in inganno: in un primo momento tende a dominare sugli altri colori, mentre con il trascorrere degli anni perde la sua forza. È bene mescolarci sempre un pizzico di cobalto. È molto utile nella pittura ad acquerello.


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    Colore Blu egiziano

    Questo pigmento di origine inorganica e sintetica è stato considerato, nel corso della storia, come uno dei blu più pregiati. Era conosciuto dagli antichi Egizi, dai popoli Etruschi, dagli ellenici e dai Romani. Trattasi di un doppio silicato di rame e calcio, ottenuto con un trattamento a caldo della silice, della malachite, del carbonato di calcio e del carbonato di sodio. Ha un buon potere coprente e può essere adoperato anche nella tecnica dell’affresco. Sconsigliato nella tecnica a tempera, a olio e nell’encausto.

    Colore Azzurro dì smalto o smaltino. Lo smaltino è da preferirsi nella pittura murale. Ha una caratteristica trasparente vitrea, e proprio per questo motivo non possiede il grande potere colorante degli altri blu.




    Vivianite

    Questo pigmento non è altro che un fosfato di ferro octoidrato che si ottiene dalla scrupolosa macinazione del materiale di base. Ha un potere coprente abbastanza buono e può essere utilizzato in tutte le principali tecniche della pittura. Ha una buona resistenza alla luce.

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    Colore Indaco (Azzurro)

    Questo colore ha una tonalità blu - turchina con forti pregi pittorici nella tecnica dell'acquerello. L'indaco, quando viene impastato con olio, perde le sue pregiate qualità coloristiche e non dura abbastanza a lungo nel tempo. Per coloro che intraprendono per la prima volta il cammino dell'arte, è consigliabile eliminare l'indaco dalla loro tavolozza nella pittura a olio, perché può essere facilmente confuso, per la grande varietà dell'indaco, naturale e sintetico, e per i diversi pregi e difetti.

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    Colore Blu di Manganese

    Questo è un pigmento inorganico e sintetico. La sua prima realizzazione risale alla fine dell’ottocento. Ha un potere coprente abbastanza buono e può essere impiegato nella tecnica a tempera e a olio. Sconsigliato per l’affresco e l’encausto.




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  6. tappi
     
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  7. gheagabry
     
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    Il colore bianco







    Il bianco risulta rappresentare l'assenza di cromatismo. Mentre ogni altro colore ha una sua specifica tendenza e può variare nel tempo la propria tonalità, il pigmento bianco, steso puro o mescolato con un po' giallo, mantiene a lungo la sua invariabilità. Sin dall'antichità il bianco nei primi piani è stato di largo impiego, perché il suo accostamento ad altri colori riesce a rafforzare le tonalità ed i contrasti. Il bianco viene impiegato, in tutte le tonalità chiare ed in quelle a mezzatinta, ma bisogna far attenzione a non mescolarlo con altri colori, per non correre il rischio di impoverirli, sia in purezza che in energia e vivacità. Proprio per l'eccessivo uso del bianco - ma anche del nero - molti artisti del passato sono stati contrari al suo utilizzo, perché lo ritenevano molto pericoloso. Tra questi Tiziano e Rubens. Tuttavia, per arrivare a certi effetti coloristici, il bianco è un colore talvolta indispensabile, come nel caso di alcune tipiche velature. Un impiego intelligente del bianco viene fatto anche nei colori di fondo, perché rende più trasparente e luminoso il cromatismo dei pigmenti, che ad essi verranno sovrapposti. Dove invece non viene apportato altro colore, si evidenzia un certo impoverimento di tono.

    Tale pregio tecnico è confermato da Leonardo nel suo trattato tecnico: « Sempre a quei colori che tu vuoi abbiano bellezza preparerai prima il campo candidissimo: e questo dico dei colori che sono trasparenti perché quelli che non sono trasparenti non giova campo chiaro e l'esempio di questo insegnano i colori dei vetri i quali, quando sono interposti infra l'occhio e l'aria luminosa, si mostrano di eccellente bellezza, il che far non possono avendo dentro a sé l'aria tenebrosa o altra oscurità ».

    Colore Bianco d'argento (Carbonato di piombo)



    Il bianco d'argento, è conosciuto anche come bianco di piombo, bianco di Krems, biacca e cerussa. Occorre maneggiarlo con prudenza perché è un pigmento molto velenoso. Ancor più pericolosa è la polvere che viene impiegata per la preparazione della miscela che darà il prodotto finale. Questo bianco ha importanti caratteristiche: essicca in breve tempo, copre bene lo strato sottostante, ha una buona resistenza al tempo, ma non resiste facilmente agli agenti atmosferici che tendono a a renderlo scuro. Inoltre, se viene mescolato con olio di lino, ottiene una durezza che altri bianchi non riescono a raggiungere. Bisogna tenere presente che il bianco d'argento, non deve essere mescolato con solfuri (es. vermiglione) e neppure con il cadmio (es. l'importantissimo giallo). Alcuni grandi pittori veneziani del passato, mescolavano il bianco d'argento con creta bianca.

    Colore Bianco di barite (Solfato di bario)


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    Il bianco di barite può sostituire benissimo il bianco d'argento. Questo pigmento, non essendo velenoso si può maneggiare con tutta tranquillità. Il solfato di bario è quel composto che, per gli accertamenti clinici nella radiologia, viene dato come pasto ai pazienti per controllare le funzionalità e le condizioni dell'apparato digerente.

    Colore Bianco di Champagne (Carbonato di calcio)

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    Sia il bianco di Champagne che quello di Spagna, insieme ai bianchi di Meudon, di Bougival (conosciuto anche come biancone), sono certamente crete bianche che contengono carbonato di calcio proveniente da antichi giacimenti di conchiglie marine. Queste vengono triturate, lasciate per un certo periodo in decantazione e quindi essiccate. Dopo il trattamento si ottiene una finissima polvere bianca, particolarmente adatta per il pigmento a tempera.




    Colore Bianco di zinco (Ossido di zinco)


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    Questo pigmento, che viene ricavato dall'ossido di zinco, non innesca processi che tendono ad alterare i colori a cui vengono mescolati, ma ha alcune caratteristiche negative molto importanti, che sono la lentezza nell'essiccazione, il suo debole potere ricoprente e la scarsa resistenza agli agenti atmosferici. Tolti questi difetti, il bianco di zinco dà vivacità e freschezza alle tinte e rende pure le gamme cromatiche, soprattutto quelle chiare e delicate che occorrono per la raffigurazione di nature morte e fiori in genere, nei riflessi del cielo, nel candore della neve e nei paesaggi marini. Questo pigmento è resistentissimo alla luce del sole. Bisogna fare molta attenzione ad impiegarlo dove si vuole grandi effetti coloristici, perché tende leggermente a spegnerli. Può essere mescolato con tutta tranquillità con gli importantissimi pigmenti che contengono il cadmio. Per quanto riguarda i difetti, due di questi possono essere risolti facilmente. Il primo, quello della lentezza nell'essiccazione, può essere ovviato con l'aggiunta di un essiccante, mentre quello dello scarso potere ricoprente, si risolve impiegando come sottostrato il bianco d'argento.

    Bianco di China e bianco di Firenze

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    Il bianco di China è leggermente più denso e corposo dell'ossido di zinco. Questo pigmento viene impiegato solitamente nella tecnica dell'acquerello.

    Il bianco di Firenze (Carbonato di calcio) viene usato soprattutto dagli artisti che lavorano nell'ambito della decorazione. Esso viene mescolato ai colori nella pittura a tempera su muro. È bene sapere che è conosciuto anche come gesso di Firenze.

    Colore Bianco di Meudon (Carbonato di calcio)

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    Questo pigmento è molto simile al bianco di Champagne, di Bougival, di Spagna, ecc. Viene sconsigliato il pigmento in tempera per l'imprimitura sulla tela, perché con più stesure sovrapposte, questo bianco diventa molliccio, perdendo di consistenza. Il bianco di Meudon si impiega di solito per formare l'intonaco nella pittura a tempera su supporti parietali in muratura.

    Colore Bianco S. Giovanni.

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    Il bianco S. Giovanni è derivato dalla calce dopo il trattamento di spegnimento, di essiccazione, di frantumazione in finissima polvere e di macerazione di otto giorni immersa nell'acqua. Ogni giorno occorre rinnovare l'acqua e rimescolare il tutto. Passati gli otto giorni, la sostanza viene tolta dal bagno e ridotta a piccoli mattoni, che si fanno asciugare al calore naturale del sole. Questo bianco è molto indicato per la tecnica ad affresco. Nel procedimento per la realizzazione della sostanza pittorica, è necessario macinarlo a lungo e accuratamente, fino a fargli acquisire il necessario intenso candore.

    Colore Bianco solfogeno

    Questo tipo di bianco non è non molto conosciuto e quindi è poco reperibile nelle botteghe di belle arti. Può essere paragonato al bianco d'argento ed ha, rispetto a questo, un candore più marcato. I difetti più importanti sono la lunga essiccazione e la perdita, nel tempo, del suo smalto originale.

    Colore Bianco di titanio (Ossido di titanio)


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    Questo è un bianco molto importante, che rispetto alle sue ottime qualità, non è ancora sufficientemente conosciuto. Ha la proprietà di non alterare le gamme cromatiche se mescolato con altri altri pigmenti. Si impasta molto facilmente ed ha una buona solidità. Può sostituire la biacca ma tende a scurirsi ed impiega molto tempo ad essiccarsi. Per questo scopo è preferibile usare il bianco di zinco. Ideale per i pittori che lavorano spesso "fresco su fresco".




    Bianco




    di Cristina Arcuri

    La dimensione del bianco sfugge ad ogni misura o definizione tanto appartiene all'interiorità.
    Il bianco non è un colore, è uno stato, un passaggio ad altro, uno sfumare lento e costante verso il nulla, un nulla al quale non riservo una connotazione negativa, piuttosto è una trasparenza da custodire in silenzio, al caldo, nel letto dei nostri pensieri più profondi e per questo a noi stessi, a volte, estranei.
    Quando non riconosco o sorprendo me stessa, mi vesto di bianco, di indefinito e assoluto. Di stupore. E lo stupore appartiene alla meraviglia.

    Passaggio nel bianco: una discesa, sprofondare in una voragine e progressivamente tingersi di mistero e di eventi insondabili.
    Sporcarsi, rotolarsi, consolarsi nel bianco.
    Piano, il bianco non ama la velocità.
    È assuefatto al volgersi delicato, ai movimenti minimi, ai viaggi senza meta.

    Per certi versi il bianco mi ossessiona, attrae e fa paura.
    Quella paura che forse nasce dal desiderio di scolorare, di passare in altro, di diventare parte di altro.
    Tramutarsi.
    Essere interi e poi tingersi di bianco, perdere i riferimenti, non vedere che bianco.
    Un abbagliamento, una sensazione visiva che entra dentro: nel corpo, nei tessuti, nel cuore, nella testa, e in quella che chiamiamo anima, ma forse è coscienza, destino, significato.

    Sono nel bianco e quindi non sono.
    Sono nulla e sono tutto.
    Non vedo e vedo ogni cosa, vedere il mondo in "dissolvenza", attraverso il suo mutamento in altro.

    Il bianco, rivela, suggerisce, regala l'intuizione, laddove non saremmo mai arrivati, ci arriviamo passando attraverso il bianco. Quando vediamo in controluce, non è forse l'eccesso di bianco a cancellare il pensiero di quell'istante, e a trasportarci in uno spazio incolore, indistinto e per questo nuovo?
    Un disorientamento inebriante.
    Per un attimo l'immagine scolorata ci regala un'altra immagine di noi.

    La solitudine è bianca.
    L'assenza è bianca.

    Ritrovarsi: frammenti di bianco che si compongono. E certamente questo processo è un percorso di magia. Un mosaico di luce.
    Un volto e un'espressione che sfuggono, si sottraggono, che "colore" o traccia lasciano in chi si ostina a volerne ricercare l'interpretazione?
    Sono bianchi, senza dubbio.
    Le parole non dette o quelle che avremmo voluto dire che filamenti lasciano sospesi nel vuoto a penzolare come funi nel cielo?
    Filamenti bianchi.
    Stelle filanti che non finiranno mai a terra, arrotolate e calpestate.
    Aquiloni trasparenti e per questo invisibili.

    Un'armonia che non c'è più non è altro che bianco decomposto.
    Il ricordo è bianco perché è di colori che vorremmo tingerlo, come un pittore davanti alla tavolozza l'istante precedente alla creazione. Attrae e fa paura. Come la vita e la morte.
    Vita e morte sono un susseguirsi di bianco.

    Voglio incontrare nel bianco chi non c'è più, e toccarlo, e rivestirlo di giallo, d'azzurro, di arancio.
    Divenire altro, appunto.
    Mischiare vita e morte attraverso il mutare del bianco.

    Rivelarsi attraverso il bianco.
    Tutte le possibilità affondano nel bianco, possono emergere, ma possono anche annegare in profondità irraggiungibili.
    Amo il bianco perché non so trovarne una definizione unica e incontrovertibile, non è una formula matematica, né un esperimento scientifico.
    Il bianco lo sento addosso e dentro la pelle, si sottrae e lo inseguo, mi seduce e mi distoglie, non mi fa dormire ma è una delle ragioni per cui mi sveglio, lo corteggio e temo che arretri il passo fino a scomparire e a rimbalzare laddove non giungerò mai.

    Ha una voce che è un richiamo.
    E sempre ascolto.

     
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  8. gheagabry
     
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    IL COLORE NERO







    Caratteristiche importanti del colore nero

    Il nero, cioè assenza completa di luce, è un colore che possiamo considerare opposto al bianco. Con esso viene rappresentata la mancanza totale di illuminazione. Il nero, lo può ottenere anche il pittore mescolando assieme tre colori, corrispondenti al blu di Prussia, alla lacca di robbia e, in dosi minime al giallo, oppure impiegando altri colori come la lacca di robbia, l'asfalto ed il blu d’oltremare. Altri neri, con le più svariate gradazioni, possono essere ottenuti con la mescolanza dei tre colori base (rosso porpora o magenta, giallo di cadmio medio e blu di Prussia o d'oltremare scuro); variando a volontà le dosi, si genera una vastissima gamma di scuri che, comprendendo tutte le tendenze dei colori impiegati, va dai grigi al nero. Questo colore scurisce gli altri colori, ma li rende al tempo stesso sporchi e poveri di tono. Può essere usato come sfondo, o accostato ad altri colori, ravvivando in modo sorprendente i loro toni. L'importanza dell'accostamento delle gamme nere, per aumentare i contrasti e dare perciò risalto a tutti i colori, era già conosciuta fin dai più remoti tempi. Il nero, nella pittura a olio, presenta il difetto di essiccare molto lentamente. Per risolvere questo problema, è bene aggiungere al nero — se usato puro — un po' di cobalto o blu di Prussia (non con il nero avorio), oppure impiegare, con dovuta cautela, sostanze essiccanti, che vanno però a scapito della solidità fisica dell’impasto.

    Il colore Nero avorio.

    Come dice il nome stesso, questo pigmento proviene dall'avorio ed è prodotto dalla sua calcinazione, bruciandolo. In commercio è assai difficile trovare questo nero, anche se sulla confezione ne riporta la scritta come indicazione generica. Troveremo perciò tubetti, con la denominazione di nero avorio, per tutti i neri derivati dalle ossa. Il nero d'avorio autentico è veramente un bellissimo nero, morbido, caldo e fortemente resistente. Il suo potere coprente è di gran lunga superiore a quello del nero vite. Il nero avorio ha un'azione neutra, e quindi può essere mescolato con tutti i colori, ad eccezione del giallo di cadmio chiaro o del blu di Prussia, con i quali forma impasti destinati ad alterarsi nel tempo. Mescolandolo con i bianchi, si ottengono dei bellissimi e caldi grigi che però, col tempo, aumentano leggermente di tono. Questo colore ha il difetto di asciugare molto lentamente, perciò nel suo uso si raccomanda l'essiccativo o il blu cobalto.

    Il colore Nero vite

    Questo pigmento viene realizzato con la bruciatura della vite. I ramoscelli così carbonizzati, vengono quindi macinati e setacciati. Alla fine del processo si ottiene una bellissima e raffinata polvere nera. Il prodotto finito è assolutamente stabile e resistente agli agenti atmosferici e all'azione degli alcali e degli acidi. La sua tonalità è un po’ più fredda di quella del nero avorio perché tende verso gli azzurri. Questo pigmento, quando viene mescolato con i bianchi, genera grigi freddi e più stabili. Un colore, che se usato con molta cautela, riesce a creare bellissimi effetti nel campo della paesaggistica.

    Bitume

    Questo pigmento, talvolta classificato tra i bruni, è di origine minerale, naturale ed organica. È composto da una mescola di idrocarburi, cere ed anche petrolio (raffinato). Il bitume viene realizzato con un procedimento a lentissima ossidazione, da una polimerizzazione di petroli o di altre materie organiche simili. Ha un buon potere coprente. È solubile in trementina, nafta e solventi organici. Non si combina con acqua e neanche con l'alcool. Ha scarsissime qualità sotto tutti i punti di vista ed è un pigmento da sconsigliare ai pittori meno esperti.

    Il colore Nero pesco

    Il nero pesco viene realizzato con la calcinazione dei noccioli di pesca (o datteri, albicocche, mandorle ....). Conosciuto dal tempo dei romani, era in uso durante tutto il periodo del Medioevo. Può essere utilizzato con la tempera, l'affresco, l'encausto e l'olio.





    Il colore Nero quercia.

    Si ottiene bruciando del legno di rovere.

    Nero seppia





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    GRAZIE
     
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  10. gheagabry
     
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    Il colore è, per la mente, come le onde per il mare...


    I COLORI nel MONDO



    Esistono circa dieci milioni di sfumature diverse, senza contare quelle che solo alcuni animali possono vedere. Infatti il gatto e la civetta conoscono sfumature per noi inesistenti quali quelle della banda di luce dell'infrarosso, mentre le api vedono anche le tonalità dell'ultravioletto.
    Tutti i colori si possono formare mescolando tre tinte di base dette primarie: magenta (rosa molto carico), giallo e ciano (un azzurro che tende al turchese).


    Ogni popolo in ogni tempo ha attribuito ai colori significati simbolici diversi e i nomi dati alle tinte variano da una cultura all'altra. Non esiste in ogni lingua una traduzione dei nostri giallo, rosso, blu e verde.
    Le tribù della savana africana , ad esempio non distinguono tra verde e azzurro.
    Alcune popolazioni della Nuova Guinea non hanno nomi per i colori ed usano solo le espressioni chiaro e scuro.
    Gli eschimesi hanno coniato sette termini diversi per indicare il bianco, tonalità dominante nel loro mondo "di ghiaccio".
    In Giappone una fabbrica di automobili ha dipinto le pareti dei bagni di rosso, che crea disagio, per limitare le pause dei suoi dipendenti. Nel Giappone imperiale il giallo poteva essere indossato solo da chi apparteneva alla famiglia reale.
    In Cina, addirittura, le finestre della camera del paziente venivano coperte con teli di colore adeguato e il malato doveva indossare indumenti della stessa tinta.
    I cinesi scelgono arredi rossi per i loro ristoranti: sembra che mettano appetito. Alcune sfumature di giallo danno nausea e sono proibite sugli aerei. .....In Oriente il giallo è il colore del sole, della fertilità e della regalità.
    Molte tribù degli indiani d'America si cerchiavano gli occhi di giallo intenso, pensando in tal modo di ipnotizzare il nemico e indossavano casacche gialle e nere perché tale abbinamento di colore, utilizzando la simbologia del mondo animale (vedi le vespe) serve da avvertimento: chi sfoggia tali tonalità nasconde un pericoloso veleno. I Masai si preparavano alla battaglia dipingendo il proprio corpo e gli scudi di ocra.
    In India la medicina ayurvedica ha sempre tenuto conto di come i colori influenzino l'equilibrio dell'uomo.


    Per gli antichi Egizi le materie coloranti come il khesebedh, (azzurro lapislazzuli), il khenemet (rosso rubino), il nesemet (azzurro), il mefekat (verde smeraldo) e il bruno scuro (kem) avevano dei significati particolari, ed erano usati per abbellire il corpo secondo regole tanto precise che Rimmel, nel 1870, ne formula i principi dell'arte cosmetica: "il bianco che corregge i toni della pelle, il rosso che ripristina la freschezza delle guance, l'azzurro che sottolinea i confini della fronte, il carminio che ravviva l'incarnato delle labbra, lo henna (rosso tenue) che impartisce alle dita la tonalità dell'aurora.
    Alle tinte della seduzione si aggiungono le paste cosmetiche più diffuse che servivano per potersi presentare alle divinità infernali e si sostituiscono al colore della vita: il nero (semeti) e il verde (uadh)....Nell'antica Grecia il giallo era il colore dei pazzi che, per essere riconosciuti, erano obbligati a vestire di giallo.



    Tanto tanto tempo fa, della nostra cara e amata terra non si poteva veder traccia. Vi era solo il nulla, tutto era buio, un profondo e maestoso silenzio regnava sovrano.
    In questo luogo infinito, triste e solitario, un giorno improvvisamente si senti un forte boato; sembrava un tuono, ma il suo rumore era ancora più forte! Il buio non fu più buio, apparvero tre colori:giallo, rosso e blu.
    Erano colori bellissimi, puri, talmente belli che sarebbe stato impossibile descriverli, se avessimo un telescopio, potremmo vederli brillare nelle galassie lontane, lassù nel cielo.
    I tre colori si sentivano come fratelli, passavano tutto il tempo a giocare e cantare senza fine, ma sopratutto con la loro luce e con la loro incredibile fantasia, erano capaci di disegnare nel cielo strane e affascinanti forme, ogni volta diverse e sempre più belle.
    Capitava poi, tra un gioco e l’altro, tra un canto ed un disegno, che I tre amici si fermassero per parlare un pò; amavano inventarsi e raccontarsi bellissime storie con curiosi personaggi.
    Voi non lo sapete, ma sono stati proprio blu, rosso e giallo ad inventare per primi la forma della terra, dei suoi abitanti, del cielo e del mare, dei fiumi e dei monti; ma nelle loro storie inserivano anche draghi, mostri marini, ciclopi, unicorni, gnomi, orchi e tanti altri personaggi che ancora non conoscete.
    Insomma non si annoiavano proprio mai! Eppure ogni tanto sentivano che gli mancava qualcosa……
    Un giorno, mentre disegnavano sullo schermo del cielo, blu e giallo si scontrarono!
    Che botta!!! Ma per fortuna nessuno si fece male, anzi I due colori si misero a ridere come pazzi; ad un certo punto gli sembrò di sentire una risata….
    Pensarono fosse rosso, ma con loro grande stupore, si chinarono a guardare verso il basso e si accorsero che c’era un nuovo colore! Secondo voi da dove sbucò?
    Quando blu, rosso e giallo lo videro si stupirono molto, ma contenti di avere un nuovo amico, lo accettarono subito tra loro e decisero di chiamarlo verde.
    Gli insegnarono tutti I trucchi del disegno, gli cantavano le loro canzoni e lo fecero partecipare alle loro buffe storie.
    I tre si accorsero che grazie a verde, I loro racconti e le loro storie erano molto più belle ed interessanti.
    Insomma I giochi diventavano sempre più coinvolgenti, ma quello che li appassionava di più, erano le avventure di due gattifanti di nome Beatrice e Nicolò….ora sò cosa vi state domandando tutti! GATTIFANTI??? E cosa sarebbero??!?
    Nicolò e Beatrice erano un pò gatti e un pò elefanti! Nicolò era blu e Beatrice rossa; vivevano da innamorati a Gattifantia.
    Un giorno però, presi dalla passione, le loro proboscidi si abbracciarono così forte che non riuscirono più a staccarsi.
    E tira a destra tira a sinistra, tira a destra tira a sinistra finalmente I due gattifanti riuscirono a separarsi.
    Una parte di loro però rimase unita, ma non era nè rossa nè blu: “é nato un nuovo colore!” urlarono all’unisono tutti I colori “che bello!!, gli daremo il nome viola!”
    Viola diede subito sfoggio di una fantasia incredibile, sembrava essere l’artista del gruppo.
    Grazie al suo estro, riusciva ad inventare un nuovo gioco in pochi secondi, e gli altri colori si stupivano di questa sua capacità. Viola era bravissimo, non c’era gioco che non facesse divertire gli altri colori.
    Viola, non solo inventava fantastici giochi, ma alle volte si divertiva anche a suonare….e quando nel mondo dei colori risuonava forte la sua musica, giallo e rosso non li fermava più nessuno.
    Erano già due colori normalmente vivaci, sembravano non stancarsi mai!
    Se avessero voluto avrebbero potuto continuare a giocare per sempre. Erano I primi ad iniziare e gli ultimi a finire.
    Appena sentirono la musica di viola, giallo e rosso iniziarono ad inseguirsi l’uno con l’altro, e la velocità alla quale si muovevano era tale da formare dietro di loro una scia di nuovo colore. Era così nato arancione!!




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  11. gheagabry
     
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    Il "ROSSO POMPEIANO"


    “Con la sua piccolezza e angustia di spazio, Pompei è una sorpresa per qualunque visitatore: strade strette ma diritte e fiancheggiate da marciapiedi, casette senza finestre, stanze riceventi luce dai cortili e dai loggiati (…). Ma tutto, stanze, corridoi, loggiati, è dipinto nei più vivaci colori: le pareti sono monocrome e hanno al centro una pittura eseguita alla perfezione, oggi però quasi sempre asportata (…). E la desolazione che oggi si stende su una città sepolta dapprima da una pioggia di lapilli e di cenere, poi saccheggiata dagli scavatori, pure attesta ancora il gusto artistico e la gioia di vivere di un intero popolo (…)”.


    Così scriveva Goethe nel suo Viaggio in Italia ricordando la visita a Pompei del marzo 1787. All’epoca gli scavi di Pompei erano diventati uno dei massimi motivi di richiamo per i turisti stranieri in Italia, fonte di ispirazioni artistiche e letterarie e di un vero e proprio “immaginario” legato alle antiche rovine. Gli scavi vesuviani erano iniziati casualmente nell’aprile del 1711, con la scoperta, da parte di un contadino di Resina, di resti di murature antiche, nello scavare un pozzo nel proprio giardino. Tuttavia gli scavi ufficiali iniziarono nel 1738, ad Ercolano, per iniziativa di re Carlo di Borbone. E il 23 giugno 1739 si ebbe il primo rinvenimento di una pittura: un dipinto che rappresentava due leoni e un mostro marino e un delfino. All’epoca erano pochi gli esempi di pitture antiche conservati e allo stupore e alla meraviglia seguì il desiderio di costituire una collezione unica al mondo, motivo per cui gli affreschi–spesso in porzioni molto piccole- furono distaccati dalle pareti delle antiche case per essere conservati nel museo della nuova residenza che il sovrano si era fatto costruire a Portici. Ciò che non veniva asportato veniva distrutto. Nel 1762 le pitture conservate nel museo erano già 1200. Alle pitture emerse dagli scavi vesuviani, insieme a quelle di Roma (più rare, in quanto la continuità di vita della città fino ai tempi moderni ne ha resa più difficile la conservazione), si deve gran parte della nostra conoscenza della pittura parietale romana. Pitture a fresco dalla grande varietà di forme, composizioni, temi, e da una affascinante policromia di colori, che sono giunte sino a noi sfidando la Storia, le intemperie e le decisioni umane, che ne hanno fatto oggetto, per usare le parole di Goethe, di “saccheggio”, ma anche di attenzioni e restauri, nel corso degli anni. (dal web)


    Nel sec. XVIII, quando furono intrapresi gli scavi di Pompei ed Ercolano, il rosso pompeiano divenne la tinta preferita per i salotti “bene” dei ricchi europei. Ora però sembra giunto il momento di escluderlo dalla tavolozza dei colori. Secondo una nuova ricerca, presentata la scorsa settimana a Roma, all’Università della Sapienza, ampi frammenti d’intonaco affrescati in “rosso pompeiano” erano in origine gialli e cambiarono colore reagendo con i gas emessi dal vulcano, quando il Vesuvio eruttò, nel 79 d.C. Gli esperti sanno da tempo che alcuni degli affreschi del caratteristico rosso vivo a Pompei e ad Ercolano in origine erano gialli. Ora un nuovo studio condotto dall’Istituto Nazionale di Ottica suggerisce di ampliare il numero degli affreschi che hanno mutato colore. Sergio Omarini ha presentato i risultati della ricerca: “Si conoscevano 246 frammenti percepiti come rossi e 57 come gialli. La nuova ricerca muta il loro numero, rispettivamente, in 165 e 138...“La scoperta ci induce a pensare che l’originale aspetto della città fosse ben diverso da quanto si credeva, quando si pensava che prevalesse il rosso ‘pompeiano’.”...
    Andrew Wallace-Hadrill, professore di studi classici all’Università di Cambridge, e autore di Houses and Society in Pompeii and Herculaneum, ha detto: “Una delle ironie di questa scoperta consiste nel fatto che il rosso, nell’Antichità, era regolarmente imitato, perché era un colore molto caro e pregiato. Il rosse vivo era realizzato con il minio, un composto di piombo importato dall’Armenia. Il rosso pompeiano era invece una “soluzione povera”, fatta lavando con il rosso dei nuri preventivamente dipinti di giallo.” I vari rossi di Pompei: il vero rosso, caro, e la versione economica, e poi quello prodotto dai gas del vulcano, possono essere difficili da discernere, anche per gli esperti. Talvolta l’ultimo tipo si può identificare dai “segni di marea”: “si vede chiaramente che sul muro il rosso va digradando verso il giallo”. I più famosi affreschi in rosso pompeiano sono quelli della cosiddetta “Villa dei Misteri”, in cui gruppi di figure enigmatiche compiono rituali su uno sfondo scarlatto. Secondo Wallace-Hadrill, quasi certamente quelle pareti erano rosse anche in origine – benché il loro splendore e la vrillantezza siano dovuti ai restauri aggressivi compiuti al principio del sec. XX. “Si tratta probabilmente di un rosso autentico, di quelli più cari – egli dice – E’ troppo presto per sostenere che il rosso pompeiano sia un colore del tutto inventato.”..Mary Beard, professoressa di studi classici a Cambridge e autrice di Pompeii, dice: “Sono sempre un poco sospettosa di fronte a tali scoperte. Sappiamo che un tempo alcuni di quei rossi erano gialli, ma non posso essere sicura della loro percentuale. Ciò che è sicuro è che il calore ha un certo effetto sui colori: così dobbiamo perdere l’idea che Pompei fosse una specie di ‘capsula del tempo’.” La scoperta delle case antiche a Pompeii, Ercolano e altrove ha avuto un effetto enorme sulla storia del gusto. Generazioni di persone d’alto livello, in Gran Bretagna e in Europa, hanno visitato l’Italia compiendo il Grand Tour, come per esempio l’architetto Sir John Soane, che vide gli scavi nel 1780. A giudicare dal suo uso frequente del colore nelle proprie opere, “il Rosso Pompeiano era il suo colore preferito”, secondo Tim Knox, direttore del Sir John Soane’s Museum....Secondo Amanda Vickery, professoressa di storia alla Queen Mary University of London, e autrice di Behind Closed Doors: At Home in Georgian England: “Il Grand Tour forgiò i parametri culturali del gruppo dirigente per 150 anni. Era una specie di anno sabbatico di istruzione complementare, e serviva a modellare il buon gusto.”
    (archeonews)





    La formula del colore rosso, scintillante ed intenso, che dominava le pitture murarie di Pompei 2 000 anni or sono, è stata scoperta da un ricercatore Italiano.
    Sepolto nella catastrofica eruzione del 79 d.C., il brillante e cosiddetto era stato preservato per sempre dalla lava del Monte Vesuvio, ed a tratti fa ancora mostra di sé in diversi affreschi.
    "Malgrado consista semplicemente in pigmento di cinabro, il rosso pompeiano è veramente unico. La sua intensità stupisce quando lo si paragona ai normali strati di vernice di cinabro" ha dichiarato Daniela Daniele, ricercatrice presso lo Staatliche Museen di Berlino.
    Il cinabro è solfuro di mercurio (II), il principale minerale di mercurio.
    La Daniele ha analizzato le stratigrafie di alcuni campioni di ville Pompeiane che riproducevano questa unica tonalità di rosso e le ha paragonate ad altre antiche pitture romane contenenti strati di pittura di normale cinabro.
    Il suo scopo era scoprire perché, nel rosso di Pompei, si riuscisse ad ottenere un drammatico effetto cromatico, pur usando lo stesso pigmento di minerale.
    Nel caso del rosso Pompeiano, il cinabro naturale veniva processato con particolare cura, che includeva ciò che la Daniele definisce: "purificazione, macinatura e controllo dimensionale".
    "Più raffinati erano i grani, e più brillante e coprente era il colore. Ma c´è ancora di più" ha aggiunto la Daniele.
    Al microscopio ha individuato una "granulometria bimodale" con 10-15 microcristalli che agiscono come particelle riflettenti in una matrice di grani più raffinati.
    Di base, gli antichi romani aggiungevano semplicemente alcuni grani più grossi alla polvere di cinabro finemente processata, creando grani della misura di circa 2-3 micron. Il risultato era una superficie scintillante, che non perdeva il suo tono di rosso saturo.
    Secondo Bernardo Marchese dell´Università Federico II di Napoli, il rosso cinabro richiedeva nei fatti un raffinato processo di lavorazione.
    "Il pigmento era usato in calce media, e doveva essere abbastanza liquido da essere applicato in strati di tinta sulla superficie delle pareti... Il risultato finale era soggetto ad una lucidatura a cera, per la prevenzione delle alterazioni, specie quando il colore era applicato alle pareti esterne, " hanno scritto Marchese e colleghi nel catalogo della mostra di Pompei: Homo faber: natura, scienza e tecnologia in una città romana.
    Ma l´analisi di Daniele mostra che i campioni degli strati di pittura del normale cinabro mostrano solo un leggero processo del pigmento.
    La polvere di cinabro ottenuta dai grani più grandi, di misura compresa tra i 10 ed i 25 micron, si è rivelata molto più trasparente e opaca, e atta a produrre un colore simile al rosso ocra, ha spiegato la ricercatrice.
    "Ciò mostra che il « rosso pompeiano » è davvero diverso. Rappresenta l´acme dell´antica arte romana di creare i colori".




    dal web
     
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  12. gheagabry
     
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    ”Avalon viene identificata con Glastonbury, il cui nome deriva dal celtico Caer Wydyr, “Fortezza di Vetro” .. veniva anche chiamata Yniswytryn o Isola di Vetro, perchè la superficie era Glasten, ossia di colore verde-azzurro, oppure perchè vi abbondava l'erba chiamata Glast, ossia il Guado, Isatis Tinctoria, le cui foglie e radici contengono una sostanza colorante azzurra usata dai celti per dipingersi il corpo.”
    (Riccardo Taraglio)


    BLU INDACO....Il GUADO


    L' Isatis tinctoria è pianta erbacea biennale, della famiglia delle Crucifere (o Brassicacee), nativa, pare, del Mediterraneo, anche se alcune fonti la vedrebbero originarsi nelle steppe caucasiche e nell’Asia dell’est. La sua altezza può variare dai 40 ai 120 centimetri. E' una pianta pelosa, infestante, con foglie di due tipi: quelle radicali sono piccole e ovate, disposte a rosetta, mentre quelle del fusto sono lunghe. Nel suo primo anno di vita la pianta rimane in una fase vegetativa nella quale forma una rosetta di foglie; nel secondo anno si ha lo sviluppo dello stelo fiorale che porta alla successiva fruttificazione. Di origine asiatica, fu quasi certamente introdotta nell'area europea fin dal neolitico. Secondo altre fonti, tuttavia, potrebbe essere stata importata in Italia dai Catari stabiliti in particolare nella zona del Piemonte corrispondente all'attuale città di Chieri.

    Quando Cesare invase la Britannia nel 55 d.C, i Romani si videro assaliti da guerrieri con corpo e viso dipinti di blu: alcuni dicono che fossero i Pitti, i ribelli scozzesi, ma la maggior parte degli storici ritiene che coloro che incontrarono i Romani, fossero popoli celtici. Una conferma della probabile presenza di colture di quest’erba nei dintorni di Glastonbury. Anche tra gli Iceni della regina Boudicca, era d'uso dipingersi il corpo e il viso in battaglia con il guado. The Woad.
    Il primo compito del Guado era quello di proteggere i guerrieri, attraverso la scrittura sul corpo di simboli e segni. Ma oltre a proteggersi e a spaventare il nemico, aveva l'innegabile dote di disinfettare, proprietà utilissima durante la battaglia, per sanare in fretta le ferite. Il Guado, nelle ere, fu ampiamente impiegato in molti modi: tintura tessile primariamente, come foraggio o erba medica per l'intestino, come cosmetico per le donne, ma anche come pigmento per le belle arti, in tutta Europa, dal Nord al Sud, e in Italia nella zona della Toscana e del Centro Italia, dove alcuni paesi si sono sostenuti con il commercio del Guado per secoli, in tempi passati.

    .....l'indaco....


    Il guado fa parte delle cosiddette piante da blu insieme al guado cinese e persicaria dei tintori. Il pigmento viene estratto principalmente dalle foglie. Queste vanno estirpate e non tagliate, in quanto il liquido che ne fuoriuscirebbe, produrrebbe subito l' indaco, per ossidazione.
    Sin dall' antichità l'Isatis tinctoria è stata utilizzata per la produzione dell' indaco. Attraverso vari procedimenti estrattivi si potevano ottenere diverse gamme cromatiche, che spaziavano dal celeste all'azzurro scuro. Fino al XVII secolo la coltivazione del Guado, per fini tintori, era piuttosto diffusa in Italia, specialmente nella zona centrale della penisola, tra il Lazio e le Marche.
    Il nome Pastello deriva dall'antica lavorazione per l'estrazione del pigmento. Le foglie venivano lavorate entro e non oltre due giorni dalla raccolta e venivano macinate fino ad ottenere una massa pastosa (da cui proviene il nome "pastello"). Questo "pastello" veniva così compattato in panetti e fatto asciugare. A questo punto si procedeva alla macerazione in un composto di acqua, vino e/o urina. Tale lavorazione emanava un fetore così potente che veniva realizzata lontano dai centri abitati. Dopo un mese, si poteva estrarre il colore.
    Il mercato del Guado scemò vorticosamente con l'avvento dell' indaco extra-europeo (come quello indiano per esempio – Indigofera tinctoria), realizzato con tecniche più semplici ed economicamente più appetibili. Paradossalmente fu la tradizione a penalizzare realmente questa storica coltivazione. Da sempre il Guado veniva lavorato secondo un metodo di estrazione lunga e laboriosa. L'Indaco indiano invece non richiedeva nessun processo di macinazione e macerazione, per cui era più semplice da trasformare. Solo verso la fine del XVIII secolo si scoprì che anche il Guado poteva essere lavorato come l'Indaco indiano. La nuova tecnica estrattiva prevedeva l' immersione diretta delle foglie appena colte in recipienti d'acqua. Qui venivano fatte macerare per 3 giorni, dopo di che veniva aggiunta dell' acqua di calce e il tutto agitato per qualche ora. Si formava così un precipitato fangoso blu che veniva fatto percolare e seccare, fino ad ottenere una polverina colorante, non idrosolubile e pronta per l'uso.

    Nel Medioveo, il colore Blu Persia, ricercatissimo in tutto il mondo orientale, era ottenuto dal Guado coltivato e lavorato principalmente in Normandia (celebri i tintori di Rouen). Lo scambio commerciale di questo pigmento fu uno dei tanti contatti tra il cuore dell' Europa e le regioni dell'Oriente.
    La solidità del colore è provata dagli arazzi medioevali giunti fino a noi: i verdi dell'Arazzo di Bayeux sono stati tinti con guado sormontato sul giallo della ginestra minore e i blu dell'Arazzo dell'apocalisse hanno superato i secoli.
    Il guado era tra i coloranti indaco utilizzati, un tempo, per la tintura della stoffa con cui venivano confezionati i pantaloni blue-jeans.
     
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  13. gheagabry
     
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    Dal cielo al mare, era un'infinita varietà di blu. Per il turista, quello che viene dal nord, dall'est o dall'ovest, il blu è sempre blu. Solo dopo, quando ci si sofferma a guardare il cielo e il mare, ad accarezzare con gli occhi il paesaggio, se ne scoprono altre tonalità: il blu grigio, il blu notte e il blu mare, il blu scuro, il blu lavanda. O il blu melanzana, nelle sere di temporale. Il blu verde. Il blu rame del tramonto, prima del mistral. O quel blu così pallido, quasi bianco.
    (Jean-Claude Izzo)


    ATTRAVERSO IL BLU....la storia del colore


    L'evoluzione dei termini dei colori ci costringe a renderci conto del fatto che il colore non è un mero dato fisiologico oggettivo, non è una reale caratteristica delle cose: il colore è un fenomeno complesso, una costruzione culturale e sociale, alla cui costituzione cooperano i più svariati fattori. Il colore non resta sempre identico a sé stesso: non ha alcuna verità archetipale, ma è un fatto sociale che si definisce storicamente e culturalmente. È l’uomo che stabilisce la definizione del colore, i nomi che lo dicono, il suo significato, il suo valore simbolico e sociale, gli ambiti della sua applicazione.
    “Il colore ha sempre mantenuto rapporti privilegiati con la materia tessile. Per tale ragione, per lo storico, stoffe e vestiti costituiscono la documentazione più ricca e più diversificata per tentare di comprendere il ruolo e la storia dei colori in una data società; una documentazione più ricca e più diversificata del lessico, dell'arte e della pittura. L'universo del tessuto è quello che mescola più strettamente i problemi materiali, tecnici, economici, sociali, ideologici, estetici e simbolici. Tutte le questioni del colore vi si trovano riassunte: chimica dei coloranti, tecniche di tintura, attività di scambio, interessi commerciali, vincoli finanziari, classificazioni sociali, rappresentazioni ideologiche, preoccupazioni estetiche.”

    Il Blu è il colore del tempo che passa, della malinconia che ti prende quando guardi dalla finestra un temporale che piano sta passando. Vicino ma irraggiungibile, è il colore dell'uccello azzurro di una vecchia favola... è un colore freddo, ma ti da conforto, è il colore del cammino interiore, del viaggio del bambino che diventa uomo, perché Turchini sono i capelli della fata di Pinocchio, e Azzurro è il manto della Madonna. È il colore dell'infinito, come del cielo Azzurro e del mare trasparente, profondo, burrascoso che lo riflette... ma in fondo al mare, nelle profondità impossibili... in mezzo al buio... esiste vita... il Blu, il colore della vita.
    (Dino Di Girolamo)


    La strana storia del blu


    “Il blu è un autentico rebus storico”, che permette allo scrittore Pastoureau di mostrare il carattere storico e culturale del colore. Seguire gli avvicendamenti delle fortune del blu sarà di per sé sufficiente a confermare il carattere storico e culturale del colore e richiederà di guardare all'intera storia dei colori, perché nessun colore può essere trattato da solo. Ogni colore è tale solo
    all'interno dell'intero sistema cromatico e in relazione ai colori cui è contrapposto e assimilato (Pastoureau 1990, p. 373)..Pastoureau comincia dalle origini; le sue osservazioni prendono l'avvio dal Paleolitico superiore, ma tutto ciò che si può osservare sul blu è che esso è del tutto assente dai primi disegni rupestri. Gli uomini impararono a riprodurre il blu molto più tardi. Eppure questa assenza nel punto in cui la storia dell'uomo prende le mosse fu gravida di conseguenze: quand'anche gli uomini riuscirono a fabbricare e utilizzare tinture blu, ormai il sistema simbolico dei colori era stato definito intorno al bianco, al rosso e al nero e il blu ne era definitivamente escluso. Il blu era simbolicamente troppo irrilevante per poter essere utile nell'organizzazione e trasmissione di idee e concetti, nella classificazione e gerarchizzazione, nella prassi sociale, religiosa e artistica...La marginalità del blu e la sua incapacità di veicolare significati prende le mosse da qui, dalla sua assenza nella tavolozza dei nostri più lontani antenati, e sarà destinata a perdurare per millenni.
    In occidente la padronanza delle tinture blu arrivò davvero molto tardi: fino agli inizi dell'epoca romana le stoffe venivano tinte quasi esclusivamente di toni presi dalla gamma dei rossi. Per gli antichi il bianco aveva due opposti, che si disponevano lungo due assi differenti: quello della luminosità, al cui estremo opposto al bianco troviamo il nero, e quello della saturazione, al cui estremo troviamo il rosso. Nella gran parte del mondo occidentale il blu era quindi pressoché inutilizzato nella tintura dei tessuti e relegato a ruolo marginale nella pittura, sebbene greci e romani conoscessero sia il guado, utilizzato per tingere di blu da Celti e Germani, che l'indaco, i lapislazzuli e l'azzurrite, utilizzati dalle popolazioni del Vicino Oriente . Le importazioni di questi prodotti erano però rare. Da una parte il guado era considerato dai Romani una prerogativa dei barbari e tale associazione contribuì a screditare nella cultura Romana il blu; d'altra parte
    l'indaco e i lapislazzuli erano molto costosi, sia per la difficoltà della lavorazione, sia perché venivano importati da lontano.
    Ad ogni modo sappiamo che i Greci usavano poco il blu e lo consideravano poco pregiato, mentre i Romani addirittura lo disprezzavano, considerandolo un colore cupo, barbarico e mortuario. Da entrambi era utilizzato per lo più come sfondo.
    Gli Egizi usavano molto il blu, lo consideravano un benefico protettore contro le forze del male, mentre gli ebrei importavano indaco e lapislazzuli ben prima della nascita di Cristo, ma a causa dei costi elevati li utilizzavano con molta parsimonia. È tuttavia molto difficile stabilire il ruolo del blu
    nelle antiche popolazioni della Bibbia, poiché l'antico ebraico, così come l'aramaico e il greco, possedeva “soltanto parole per la materia, la luce, la densità o la qualità” e non per il colore.
    Agli antichi – ci rivela Pastoureau - il blu non interessava, il loro sistema simbolico si era costruito intorno ad altri colori e il blu ne era stato escluso: ormai era troppo “poco valorizzato e poco valorizzante” per assicurarsi un posto importante nel lessico, nell'ordinamento della realtà, nel sistema di codifica sociale, culturale e religiosa.
    Nella trattatistica sui colori, nella simbologia del colore, nei codici dei colori liturgici, persino nelle descrizioni dell'arcobaleno, il blu è costantemente il grande assente fino all'anno Mille. Il perdurare dell'abitudine che i Celti e i Germani avevano di tingere con il guado stoffe, abiti comuni, oggetti di cuoio e pelle fece sì che il blu fosse presente in modo considerevole nella via quotidiana dell'Alto Medioevo occidentale; tuttavia per la sensibilità comune esso restava quello che era nell'epoca
    romana: pressoché irrilevante. Solo a partire dall'anno Mille il blu si schiarisce, nelle miniature si inizia ad applicare sullo sfondo un blu chiaro, luminoso, simile a quello che già da tempo si utilizzava nei mosaici (che ereditavano la dimestichezza che l'arte bizantina aveva con i blu)...Il blu fu protagonista, a partire dal XI secolo, ma soprattutto nel XII, di una repentina e straordinaria valorizzazione, che prese le mosse proprio dall'ambito iconografico e artistico e presto si diffuse nel campo dell'abbigliamento, della rappresentazione sociale e dell'araldica. Questa “improvvisa promozione” “testimonia una riorganizzazione totale della gerarchia dei colori nei codici sociali, nei sistemi di pensiero e nei modi della sensibilità”.
    È nel XII secolo che il blu diviene definitivamente un attributo mariano: prima di allora la Vergine era vestita di scuro - indifferentemente di nero, grigio, bruno, viola, blu o verde cupo - a indicare il lutto per il figlio crocifisso. Progressivamente il blu tende ad assolvere da solo questo compito e nel contempo diventa più luminoso e deciso. Questo nuovo blu mariano si accorda con le nuove concezioni della luce e presto vetrai, miniatori, ceramisti e pittori arricchiscono le loro opere di blu
    intensi e chiari, carichi di luminosità.
    A imitazione della Vergine alcuni personaggi illustri iniziano a indossare abiti blu; contemporaneamente in Europa apparvero i primi stemmi di casate in cui figurava il blu. A promuovere questa diffusione concorse un esempio illustre: il re di Francia, sul finire del XII secolo, fu tra i primi ad adottare l'azzurro nel suo blasone, con il celebre stemma a giglio d'oro su fondo
    azzurro. Anche nei romanzi cavallereschi, nel cui codice fino ad allora c'era spazio solo per nero, bianco, rosso e verde, fece la sua comparsa il blu, a vestire personaggi leali, fedeli, coraggiosi,
    dapprincipio figure di secondo piano, poi eroi protagonisti.
    La crescente richiesta di tinte blu impose la diffusione della coltura del guado e della produzione di pastello e spinse a migliorare le tecniche di tintura; per secoli i tessuti tinti di blu erano stati sbiaditi, cupi e instabili; ora finalmente i progressi tecnologici permettevano di ottenere blu intensi, luminosi e stabili. Solo questo permise l'effettiva diffusione del blu nelle stoffe e nell'abbigliamento. Per i medievali un bel colore, prezioso e costoso era necessariamente un colore intenso, luminoso, saturo; colori pallidi e slavati erano adatti solo a tingere stoffe destinate al popolo.
    Nella seconda metà del XVII secolo Isaac Newton scompose la luce bianca e vi scoprì lo spettro cromatico. “La scienza venne così a confermare ciò che la morale e la società praticavano da
    un pezzo: l'esclusione del nero e del bianco dall'universo dei colori”. In questo ordine il centro non era più occupato dal rosso, ma dal blu e dal verde, ormai pienamente concepito come mescolanza di blu e giallo. Dal XVIII secolo il rosso cessò di essere un vero rivale per il blu: nella pittura e nell'abbigliamento il suo utilizzo era talmente regredito da lasciare largo spazio al blu, che diventò “il colore preferito” delle popolazioni europee.
    Intorno al blu si definì il nuovo simbolismo dell'epoca dei Lumi e ancor più del Romanticismo; simbolo del progresso, dell'ideale, della libertà e poi del sogno, del sentimento e della malinconia, il blu divenne il colore più presente in pittura e più citato in letteratura e in poesia.
    Nei primi decenni del ventesimo secolo molti vestiti maschili, dalle uniformi agli abiti da sera, che nei secoli precedenti erano stati neri, vennero tinti del famoso “bleu marin”. Pastoureau
    considera questa trasformazione del nero in blu “uno dei grandi eventi cromatici del XX secolo”. Ma il trionfo dei toni del blu è da attribuirsi anche alla diffusione, in particolare a partire dagli anni cinquanta, dei jeans. Dalla Prima guerra mondiale ad oggi i sondaggi di opinione citano immancabilmente il blu come colore preferito in Europa.

    Nessun libro - scrive Pastoureau- nessuna opera d'arte e nessun avvenimento esercitò tale influenza sulla moda quanto il libro di Goethe “I dolori del giovane Werter”, pubblicato nel 1774. Per almeno 10 anni il capo più richiesto dai giovani di tutta Europa fu proprio “l’abito alla Werter” e cioè la marsina blu che l’eroe indossava quando conobbe Carlotta. Lo stesso Goethe vestiva spesso di blu, e nella sua Teoria dei Colori definì l'associazione del blu e del giallo come l'armonia cromatica assoluta. Ma non fu il solo: al pari del grande scrittore tedesco tutto il movimento romantico portò un culto assoluto al colore blu.
    Simbolo del romanticismo divenne così “il piccolo fiore blu” visto in sogno da Enrico di Ofterdingen, protagonista dell'omonimo romanzo di Novalis. Per i romantici il blu costellava la poesia, il sogno, la melanconia, il languore assetato di assoluto. Arthur Rimbaud, il poeta “maledetto” che amava la simbologia alchemica, associava il blu alla lettera O, figura rotonda, piena e materna. Vasilij Kandinskij e Franz Marc fondarono insieme nel 1911 il movimento pittorico “Der Blaue Reiter” (Il Cavaliere azzurro). Kandinskij scrisse che blu implicava profondità ed era il colore dei personaggi spirituali. nessun libro - scrive Pastoureau- nessuna opera d'arte e nessun avvenimento esercitò tale influenza sulla moda quanto il libro di Goethe “I dolori del giovane Werter”, pubblicato nel 1774. Per almeno 10 anni il capo più richiesto dai giovani di tutta Europa fu proprio “l’abito alla Werter” e cioè la marsina blu che l’eroe indossava quando conobbe Carlotta. Nietzsche invece distingueva tra colori politeisti (giallo e rosso) e monoteisti (azzurro e verde).
    Marc Chagall è riuscito a fare del blu un colore sconfinato attraverso i suoi quadri enigmatici.
    Nelle Rondini Azzurre (che solo quando muoiono precipitano al suolo) del commediografo americano Tennessee Williams rivive l'antico e diffuso mito dell'uccello azzurro, frammento dell'infinito, simbolo di un’ineffabile, ultraterrena libertà (e talvolta dell'anima del defunto).


    ...curiosità....



    Per i giapponesi “esistono parecchi bianchi che portano nel lessico comune nomi diversi e vanno dall'opaco più spento al brillante più luminoso. L'occhio occidentale, contrariamente a quello giapponese, non è sempre in grado di distinguerli e il vocabolario delle lingue europee è
    troppo povero nella gamma dei bianchi per poterli nominare” Il giapponese ha la capacità di ordinare diverse tonalità di bianco secondo la loro luminosità, mentre l'occidentale, guardando gli stessi campioni non noterebbe alcuna differenza significativa. I giapponesi vedono dunque molti bianchi – osserva Pastoureau - mentre gli occidentali ne vedono solo uno: giapponesi e occidentali vedono il bianco in maniera diversa, perché le rispettive società praticano il colore in modo diverso.
    E il motivo risiede – ormai lo abbiamo capito – nel fatto che “è la società che «fa»il colore”
    (.lettere.unimi.it)
     
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  14. gheagabry
     
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    AP434744909856
    scatto di Ajit Solanki, AP Photo


    Colore per antonomasia, al punto che in spagnolo colorado significa rosso e in russo la radice di rosso (krasni) e bello (krassivi) è la stessa. Eppure la storia del rosso è paradossale: per gli antichi era davvero il colore principe, tra medioevo e Rinascimento l’uomo importante vestiva di rosso, o almeno in una delle sue sfumature. Poi il crollo: la Riforma, la controriforma, l’illuminismo, la rivoluzione industriale, l’ascesa della borghesia hanno relegato in secondo piano l’uso sociale del rosso, colore ‘poco serio’. Il rosso è il colore per antonomasia perché si vede più degli altri, perché segnala qualcosa di speciale, ai confini della norma, di stravagante, di eccitante. È il colore della seduzione, della tentazione e perciò anche del divieto, è il colore dei segni, di ciò che non deve passare inosservato...perché aggressivo, forte, passionale e duro il rosso si fa vedere nell’uso invadente che se ne comincia a fare nel benefit sociale. Iniziò il poppy rosso inglese, poi il red ribbon della lotta all’Aids e, di seguito tutti i prodotti che in qualche misura vengono commercializzati e il ricavato, va in parte o in toto, in beneficenza...... I bambini non hanno quasi mai dubbi su che colore scegliere, sia un giocattolo o un cibo. Forse gli antichi sono i bambini della storia? Forse avevano meno tabù? (dal web)

     
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  15. gheagabry
     
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    I colori del mondo ... e dell’anima


    Io non mai visto o percepito i colori come semplici tonalità del mondo; i colori hanno da sempre accompagnato la mia vita così come un’immagine che fissa nella mente e nell’anima un’emozione indelebile. I colori sono parola ed immagine, essi ci trasmettono sensazioni e ci carezzano, sento spesso la loro voce la parola che giunge al cuore; ho provato alcune volte a immaginare un mondo senza colori, in bianco e nero; è come essere avvolti in un silenzio assordante, come se improvvisamente il mondo avesse perso la parola. Oggi viaggiavo tra colline verdi e prati fioriti , e ho sentito forte l’emozione che quei colori trasmettevano; quell’immagine la porto ancora con me, così indelebile e forte ... ferma nella mia mente ... penso ai colori del mare, del cielo ... e di ogni spicchio di mondo che ci circonda. Vedo il mondo che con i colori da delicate pennellate al cielo della nostra anima e sento in quel momento anime e mondo dialogare con parole colme di amore e dolcezza ...

    (Claudio)



    Ali di carta….colorano il mondo…sfiorano la fantasia…
    ..sfuggono la tristezza..evitano le lacrime…
    ...e dolcemente planano nel giardino dei sogni...
    L'odore del mare giunge fino a me…
    Chiudo gli occhi, e vedo il blu' che tocca il cielo,
    distesa infinita che abbraccia l'aria..e si diffonde…
    Apro gli occhi ..vedo un mare d'erba, attimo incontaminato..
    ...pace assaporata…punta estrema di me che tocca il cielo…
    ...giocano i colori….in una varietà infinita…
    .. e miei occhi si riempono di vita.

    - Anonimo -

     
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