Lazio ... Parte 2^

FROSINONE..LATINA..MONTECASSINO..GAETA..PONZA..

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    BUONGIORNO ISOLA FELICE ... BUON RISVEGLIO A TUTTI

    “... Lunedì ... inizia una nuova settimana sulla nostra Isola Felice ... ieri abbiamo mosso i primi passi alla scoperta delle bellezze del Lazio ... due province ed un territorio ricco di luoghi intrisi di storia e di bellezze uniche ... stanchi la sera abbiamo ormeggiato la mongolfiera a Tolfa e ci siamo addormentati carezzati dalla vista da un lato del mare e dall’altro delle colline ... luoghi ricchi di meraviglie ... è mattina e già fervono i preparativi per un’altra tappa del nostro viaggio ... oggi voleremo a Sud verso le due province meridionali del Lazio ... Buon risveglio amici miei ... meravigliamoci emozioniamoci ancora...”

    (Claudio)



    FROSINONE..LATINA..MONTECASSINO..GAETA..PONZA..ALTRE MERAVIGLIE DEL LAZIO ...



    “La ciociaria.. "grande e solenne Paese, che circonda, con la solitaria irradazione di memorie, la divina Roma"….così la descrisse Giosuè Carducci….Una Terra che sa suscitare, in chi le si avvicina con amore, interesse e commozione, offrendo generosamente in cambio maestose cinte murarie, archi romani, terme, chiese ed abbazie, borghi medioevali, panorami belli ed inconfutabili ed una cucina che ancora sa "di antico"….Terra di Cinema la Ciociaria che ha dato i natali a Vittorio De Sica, Nino Manfredi, ma traggono in questa schietta regione le origini altri come Giuliano Gemma, i fratelli cineasti Bracaglia, grandi della musica come Morricone e Severino Gazzelloni e moltissimi altri…”

    “Frùsino ..questo il nome latino.. era abitata anticamente dal popolo dei Volsci…. Frosinone fu più volte distrutta durante le invasioni barbariche, rimanendo sempre dipendente dalla Roma papalina, con una funzione principalmente agricola e militare.La leggendaria rocca respinse tra l'altro i tentativi d’espansione dei Conti de Ceccano, e protesse nei secoli i paesi vicini, scomparendo infine inghiottita dal tempo e dalle mille battaglie….La città subì numerose calamità, come un terremoto nel 1350, e le devastazioni da parte dei Lanzichenecchi…l’ormai scomparsa rocca, distrutta in quel frangente, venne ricostruita e attraversò i secoli restando oggi solo in rare stampe e alcune leggende… Secondo alcune fonti il portale principale sarebbe stato disegnato da Michelangelo Buonarroti. Nuove distruzioni ci furono con l'occupazione degli spagnoli in guerra contro Paolo IV nel 1556 e ciò spiega maggiormente quanto la rocca di Frosinone sia stata nei secoli strategicamente rilevante per il controllo di tutta la valle del Sacco e per la difesa di Roma…. Ed infine lo scontro con i garibaldini a Monte San Giovanni Campano nella leggendaria Casina Valentini. Nel Museo nazionale di Mentana sono conservati i cimeli della "Vendita" Carbonara "Nicola Ricciotti" patriota mazziniano, amico intimo di Garibaldi..…proprio accanto al museo archeologico … la splendida cattedrale di Santa Maria Assunta e in via Madonna della Neve, la suggestiva chiesa omonima, davanti alla quale si staglia la bella fontana settecentesca….“Frosinone ha dato alla cultura Italiana moltissime personalità di rilievo come uno dei più grandi scultori del novecento come Umberto Mastroianni, zio del noto attore Marcello..”

    “Potremmo scambiarli per i monti di Heidi. Freddissimi d’inverno e verdi d’estate. Ma le montagne della valle del Comino, con i suoi pastori e i suoi braccianti li trroviamo nella piccola Alvito, cittadina della provincia di Frosinone, le cui case, con i tetti d’amaranto e arancio, si perdono tra il verde dei boschi… arroccato fra le alture dell’entroterra ciociaro…Nelle strade si incontrano ancora carri trasportati da cavalli e nelle campagne, di color del grano e delle terra, si ritagliano gli angoli per i tanti animali in pascolo….Alvito.. può vantare il titolo di città attribuitogli da Carlo III di Borbone a metà Settecento….Il passato ancora più antico del borgo lo ritroviamo tra le mura del Palazzo Ducale….con le sue ampie sale sfarzosamente arredate con suppellettili barocchi e arazzi ottocenteschi”

    “Montecassino, sulla cui sommità si erge l’abbazia fondata da San Benedetto nel 529…L’antica Casinum, città di origine volsca, entrò nella sfera d’influenza dei Romani intorno alla fine del IV secolo a.C., divenendo un importante centro militare e commerciale. L’abitato romano, in posizione strategica a dominio del tratto meridionale della Valle del Liri, era difeso da una poderosa cinta muraria in opera poligonale, che inglobava anche l’acropoli con il tempio di Giove e il santuario di Apollo…Durante il medioevo la città, distrutta dai Longobardi, fu ricostruita con il nome di S. Germano, che fu sostituito con l’attuale “Cassino” solo nel 1863……Della città romana sono ancora visibili alcuni edifici di età imperiale, dislocati lungo il pendio del monte, come il teatro, l’anfiteatro, il mausoleo attribuito alla gens Ummidia oltre ad un tratto di strada basolata, e monumenti funerari della necropoli extraurbana… le Terme Varroniane, che secondo alcuni studiosi sarebbero state realizzate sulle rovine della villa dello scrittore Marco Terenzio Varrone….. la Rocca Janula, in posizione dominante sulla città, edificata nel X secolo con funzione difensiva…..Ma il monumento di gran lunga più importante è l’Abbazia di Montecassino, in cui San Benedetto scrisse la “Regola”, il codice normativo e spirituale di tutto il monachesimo occidentale…L’Abbazia fu invasa dai Longobardi e dai Saraceni, poi devastata da un terremoto nel 1349 e rasa al suolo durante la Seconda Guerra Mondiale, ma ogni volta risorse con grande vigore.
    …i Chiostri, la Loggia del Paradiso, la Basilica e la Cripta, oltre a preziosi codici miniati, pergamene e manoscritti conservati nella Biblioteca, fra cui il Placito Capuano del 960, il primo documento pubblico scritto in “volgare”… “

    “Sul monte Asprano in Comune di Roccasecca …i ruderi del Castello dei Conti di Aquino e della antica Cittadella di "Roccam Siccam"…. decine di edifici, tutta la cinta muraria, due piccole chiese ,varie cisterne per l’accumulo di acqua piovana sono affiorati dai lavori e finalmente tutti possono godere dei luoghi che hanno visto nascere e crescere il Grande Teologo e Santo, Tommaso D’Aquino….Il castello fu edificato nell’anno 995 D.C. dall’allora Abate Mansone di Montecassino, distrutto dopo pochi anni dai conti di Aquino (progenitori di San Tommaso) e dagli stessi ricostruito ed ampliato diede vita nel corso degli anni alla nascita della citta’ vera e propria ….Dopo varie ed alterne vicende, assedi, saccheggi, passaggi di proprietà venuta a mancare la necessità di difesa fu pian piano abbandonato dai Roccaseccani che preferirono trasferirsi più a valle..Nei pressi del Castello....la chiesa Romanica del 1300, prima chiesa dedicata al Sommo Tommaso.”

    “Alcuni versi dell’Eneide, raccontano come Enea approdato in questo lembo di terra lo avrebbe denominato Cajeta dal nome della sua nutrice…. L’antico geografo greco Strabone, invece, ricordava come i primi navigatori greci indicassero con il nome di Kaietas o Kaiattas, divenuto poi Cajeta - in greco curvatura, cavità - l’ampia insenatura che lungo il litorale del basso Lazio forma una curva nel mare, un porto naturale e sicuro dove rifugiarsi in caso di tempeste…questa insenatura ospita il Golfo di Gaeta: la cittadina guarda dritto verso il mare, protetta dai monti Ausoni e Aurunci, che digradano dolcemente verso la costa…Circondata dal mare e protetta dai venti provenienti da est…. entrati in città, lunghi filari di palme costeggiano un lungomare …il nucleo più antico della città arroccato alle falde del Monte Orlando, nell’alto Medioevo divenne un fiorente centro fortificato, circondato da mura e dominato da un grande castello, con una rete di fitte stradine ciottolate e campanili normanni, che delineano l’antico quartiere di Sant’Erasmo. Lungo queste strade, la ricchezza ed il pregio di costruzioni antichissime ma segnate dal tempo - come il Duomo con il suo museo, le Chiese della SS. Annunziata, di San Giovanni a mare, della Sorresca, di San Domenico, di San Luca, di San Francesco, di Santa Caterina d’Alessandria o il Santuario della SS.Trinità sul Monte Orlando -, conferiscono alla cittadina un fascino austero di impronta medievale, che la rende unica nel contrasto con l’atmosfera viva e frizzante del lungomare.”

    “Quattro passi, attraverso il centro storico ed il quartiere di Sant’Erasmo, e Gaeta mostra uno spettacolo di una bellezza disarmante: guardando dal promontorio verso il mare il Golfo si apre in tutta la sua grandiosità con le isole Pontine in lontananza, circondato dal Parco regionale urbano di Monte Orlando…La roccia del Promontorio del Monte d’Orlando ad un tratto mostra tre grandi spaccature verticali: una tradizione antichissima vuole che alla morte di Cristo un terremoto abbia spaccato la montagna in tre parti, conferendole l’appellativo di Montagna Spaccata…una delle aperture è chiamata Grotta del Turco, legata nell’immaginario collettivo alle vicende di scorribande saracene…. una scalinata in pietra conduce alla spaccatura più profonda, quella più suggestiva, teatro - secondo la tradizione – di una vicenda misteriosa. All’interno di questa fenditura infatti è impresso nella roccia il segno di una mano, la cosiddetta “mano del turco”: si dice che un musulmano incredulo di fronte alla miracolosa spaccatura dalla montagna, toccò la roccia, che proprio in quel momento si fuse come lava…Leggermente più in basso troviamo la cappella del Crocifisso, eretta forse alla fine del secolo XIV su di un masso incastrato nella fenditura.”

    “Ponza, una delle isole più belle d’Italia…. nel mar Tirreno, in provincia di Latina, ed è la maggiore dell’arcipelago pontino, di cui fanno parte anche Palmarola, Gavi e Zannone a nord e Ventotene e Santo Stefano a sud….Il porto… un antico complesso realizzato durante la colonizzazione borbonica… uno degli approdi più belli del Mediterraneo.. circumnavigare l’isola per scoprire bellissime calette e luoghi incantati…come ad esempio le Grotte di Pilato, un murenaio costruito dai Romani circa 2000 anni fa …o come Punta della Guardia, che con il suo faro segna il limite di Ponza…L’arcipelago pontino è stato il luogo d’esilio per eccellenza negli anni della Guerra, anche se si sa che già nella Roma imperiale Nerone, Agrippina e Giulia furono relegati su queste coste. Lo stesso Mussolini fu portato qui subito dopo l’arresto, avvenuto nell’agosto del 1943, e vi rimase per undici giorni, prima di essere trasferito alla Maddalena.”

    “….fiera e orgogliosa, l’Abbazia di Fossanova, splendido edificio del XII secolo, gioiello di tutto l’agro pontino, situata nel comune di Priverno….Guidata da un’ingenua curiosità decisi di esplorare quel castello misterioso, quel maestoso edificio senza tempo che chissà quanti segreti e storie custodiva fra le sue mura. Mi incamminai su un sentiero lunghissimo. Giunsi dinanzi ad un enorme cancello; mi sentivo il personaggio di una fiaba, forse al di là di quella gigantesca porta avrei incontrato orchi, draghi o principesse; oppure perché no, sarei diventata io stessa una principessa…Varcai la soglia e mi ritrovai nell’antico borgo del paese al cui centro domina incontrastata l’Abbazia. I miei occhi si riempirono di particolari da studiare. I ciottoli per terra, la fontana rurale sulla destra e le botteghe di antiquariato con gli ampi portoni di legno rosso e maniglie di ferro battuto sulla sinistra. Ero quasi frastornata per i mille pensieri che si alternavano nella mia testa. La città non era in grado di offrirmi tanto. Ma lì tutto era a portata di mano. La stalla gigantesca, le lanterne di acciaio nero e vetro sulle pareti delle botteghe…Entrai nell’Abbazia e mi lasciai annullare dall’immensità della navata centrale, ai cui lati si ergono severi ed eleganti pilastri sui quali scorrono armoniose le arcate gotiche. A quei tempi non sapevo nulla di arte ma ero perfettamente cosciente dell’importanza del luogo. Oggi, con un po’ di studio alle spalle, so che l’Abbazia di Fossanova ha segnato un’epoca. E’ diventata fonte d’ispirazione per tutti gli altri monasteri costruiti dai cistercensi in pellegrinaggio da un paese e l’altro. Al suo interno, un tempo, si tenevano lezioni di filosofia, arte e teologia E’ stata la casa del Santo Teologo Tommaso d’Aquino, nella quale visse fino alla sua morte. Non è difficile immaginare quanto quelle stanze di travertino o la calma e l’austerità del Chiostro gotico abbiano ispirato le teorie filosofiche del Santo…A distanza di anni, ripensando a quando ero bambina in vacanza a Fossanova, rivivo chiare e forti le emozioni di un tempo. Particolari che sono impressi a fuoco nella mia memoria. Non di rado, persa e frastornata dal caos cittadino, ritorno con la mente a quei giorni, in un viaggio immaginario e mi ritrovo ancora a passeggiare per i sentieri ciottolosi, accanto alle botteghe e alle stalle; mi siedo sull’erba e ai piedi di un albero guardo il mio magico castello delle fiabe.”
    Cavaliere

    “Uno dei motivi che hanno reso grande l’antica Roma è la capacità dei suoi ingegneri, architetti e manovali di costruire le strade…I romani, iniziarono a costruire lunghe strade dritte per scopi militari, politici e commerciali….Le prime strade furono create spontaneamente e prendevano il nome delle città alle quali conducevano oppure delle funzioni che avevano come la Via Salaria…Vennero costruite lunghe strade dirette verso regioni lontane che consentivano di muovere il proprio esercito facilmente e rapidamente…Non costava molto costruire le strade perché Roma impiegava i soldati per realizzarle. I consoli e i censori decidevano quando e dove costruire una strada e questa veniva realizzata in modo eccelso per farla durare in eterno... Se ci pensate bene, ancora percorriamo le strade romane senza renderci conto di quanto sono antiche e importanti…Alcune Strade di Roma tra le più importanti…La via Appia, La via Emilia, La via Flaminia, La via Salaria…La “via Appia” collegava la capitale a Brindisi, attraversando Capua, Benevento e Taranto…I Romani, per far comprendere quanta importanza aveva, la chiamarono Regina Viarum…L’Appia passava per Pompei e percorreva le famose strade che videro le leggendarie gesta del gladiatore Spartaco..La strada parte dalle Mura Aureliane e si porta ergo verso i Colli Albani, ma pare che in epoca imperiale il percorso avesse principio da porta Capena, costeggiando quindi le terme di Caracalla….La “via Emilia” fu fatta costruire tra il 189 e il 187 a.C. dal console Marco Emilio Lepido…..La via, venne costruita per collegare direttamente Rimini con Piacenza nel periodo in cui "Placentia" era circondata dai Galli Boi che anche se sconfitti dai romani si erano rifiutati di firmare la pace con Roma e minacciavano delle rivolte. Roma, quindi, decise di costruire una strada comoda per far arrivare velocemente l’esercito fino a Placentia pronto a reprimere ogni forma di rivolta dei Galli Boi….In seguito, diversi anni dopo, la strada fu prolungata da Piacenza fino a Milano….La “via Flaminia”… il tragitto iniziava dalle Mura Serviane, poi avvicinandosi al biondo Tevere si dirigeva verso l’Umbria; attraverso la verde regione toccava vari centri, Spoleto (Spoletium), Terni (Interama Nahars) .. Superati gli Appennini, la via Flaminia scendeva verso la costa adriatica diretta a Pesaro (Pesaurum) e quindi arrivava a Rimini…Non fu facile questo lavoro, sia per le gallerie, per le difficoltà planimetriche, i ponti e i viadotti che si dovettero erigere, nonostante gli ostacoli e le asperità del terreno, si riuscì a compiere un tragitto nel suo complesso parecchio rettilineo… La “via Salaria” è una delle più antiche vie consolari; costruita in più riprese dagli stessi romani va dalla capitale al mare Adriatico.. Il curioso nome risale all’utilizzo della strada fatto dai romani che era principalmente quello del trasporto del sale raccolto appunto dalle antiche saline presumibilmente allocate nelle Marche.”





    Sezze Romano


    Panorama



    Sezze sotto la neve



    Sezze, ridente paese in provincia di Latina - da cui dista 20 km - è situata a m. 319 sul livello del mare. Occupa una superficie di kmq 101,38 ed ha 22.200 abitanti, che sono denominati setini.
    I comuni limitrofi sono: Roccagorga, Priverno, Pontinia, Latina, Sermoneta, Bassiano, Carpineto Romano. Grazie alla sua posizione il clima è mite d'inverno e fresco d'estate.

    Sezze sorge su uno dei sistemi collinari che si distaccano dal monte Semprevisa (cima più alta dei monti Lepini: m. 1535). Il paese occupa uno sperone del monte Trevi che si affaccia verso la pianura, dominandola, mentre all'interno il suo territorio digrada verso l'ampia, verde e fresca vallata di Suso.

    Sezze occupa una posizione strategica sia rispetto agli altri insediamenti collinari, sia rispetto agli itinerari pedemontani e di pianura. Il suo nome è costantemente collegato alle vicende belliche che la impegnarono con i paesi confinanti. La dominanza di Sezze, un tempo espressa da torri e commerci, si conferma oggi nella maggiore densità demografica.

    In campo culinario è apprezzata per gli ottimi carciofi, per alcuni squisiti piatti locali, come la zuppa di fagioli, e per l'ottimo pane casareccio ed i dolci del luogo, le paste di mandorle e di visciole.




    Chiesa di San Carlo da Sezze



    Ciociaria

    è il nome con cui sono identificati alcuni territori del Lazio a sud-est di Roma, senza limiti ben definiti. A partire dal ventennio fascista lo stesso nome è usato impropriamente dalla stampa locale, da associazioni promozionali e manifestazioni folcloristiche come sinonimo di provincia di Frosinone e dell'insieme delle tradizioni popolari del suo territorio. L'identificazione della Ciociaria con il territorio della provincia è fatta propria dalla stessa Azienda di Promozione Turistica della provincia di Frosinone.

    La Ciociara di Francesco Hayez.



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    Il più antico documento che testimonia l'uso del nome Ciociaria per indicare una regione fisica risale al XVII secolo e consiste in un manoscritto in cui è registrato il toponimo Ciocciarìa. Non esistono invece documenti nel regno di Napoli o in Terra di Lavoro che attestino l'espressione geografica entro i confini delle Due Sicilie e, nonostante il documento vaticano, per lungo tempo le fonti storiche tacciono. Perché l'espressione geografica diventi nota a scrittori, storici ed intellettuali si deve aspettare il pieno evo moderno.Nei testi e nella letteratura per la prima volta si parla di Ciocerìa dal 1833, così si ritiene che il toponimo sia effettivamente entrato nell'uso comune, senza precise connotazioni geografiche, a partire dalle invasioni francesi nello Stato Pontificio, quando fu istituito anche nelle province romane l'obbligo di prestare il servizio di leva, situazione che portò a Roma i contadini e pastori delle periferie, che in città furono denominati, in base ai loro costumi, ciociàri (dalla ciocia). A partire dal XVIII secolo il termine a Roma divenne d'uso comune, con cui si appellavano gli abitanti di alcuni comuni non assimilabili direttamente all'economia della capitale, prevalentemente collocati a sud della valle del Tevere, in evocazioni generiche delle tradizioni del Lazio. I toponimi Campagna di Roma e Campagna e Marittima che ricalcano direttamente il nome imperiale Campania, con cui erano conosciuti alcuni territori della Regio I, furono però da sempre le uniche denominazioni adottate per indicare i territori del Lazio meridionale, assieme al classicheggiante Latium dei cartografi e degli umanisti e, nei territori duosiciliani, al toponimo Terra di Lavoro, fino al 1927. L'aggettivo campanino era inoltre il vocabolo con cui si qualificavano gli abitanti della Campagna e con cui si indicava tutto ciò che riguardava l'omonima provincia pontificia, con pertinenza geografica ed amministrativa.

    Ciocie nel museo civico di Alatri

    Le ciocie in una esibizione folkloristica.



    La frequentazione da parte di registi e letterati dei territori a sud di Roma, descritta e testimoniata in molte opere e pubblicazioni, ha favorito anche la divulgazione del costume ciociaro e la spettacolarizzazione. Alcuni artisti dicono di aver qui trovato l'ispirazione, per ambientazioni letterarie e set cinematografici, di soggetti e contesti, spesso vaghi, che generalmente esprimevano un indeterminato provincialismo meridionale. Le corrispondenze fra queste poetiche e la geografia laziale accomunano un insieme di film, ambientati tra il Tevere e il Garigliano, e i caratteri e la recitazione di alcuni attori. Sia per le tematiche trattate che per diverse collaborazioni tra i registi in questi film si riscontra una poetica comune, che spesso viene messa in relazione ad una indefinita idea di Ciociaria, anche se solo pochi autori e attori di fatto hanno sentito e attestato una «identità ciociara» nelle proprie opere, culturale o territoriale, ancor meno se a questo tema si voglia ricondurre una loro scelta artistica.Nel 1960 De Sica girò La Ciociara, tratto dall'omonimo romanzo di Alberto Moravia: il successo di pubblico e critica fanno sì che l'opera diventi l'eponimo di una discreta produzione neorealista, anche di opere che precedettero l'uscita del film, a cui avevano dato il loro notevole contributo artisti che vissero nel Lazio meridionale, come Cesare Zavattini e Giuseppe De Santis.

    Vittorio De Sica

    Sofia Loren in un'immagine tratta dal film del 1960 La ciociara.



    Frosinone

    è una città del Lazio di 48.280 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia, spesso identificata anche come capoluogo della Ciociaria. È il dodicesimo comune della regione per numero di abitanti. È un centro industriale e commerciale e un importante nodo di comunicazione del Lazio meridionale. Esistente sin dall'epoca preromana, nel corso della sua storia ha subito numerose devastazioni a seguito di saccheggi, terremoti (il più distruttivo nel 1350) e guerre (da ultimo la Seconda guerra mondiale) per cui conserva poche ma importanti tracce del proprio passato, come le rovine dell'anfiteatro, i reperti conservati nel museo archeologico cittadino e il monumento funerario del II secolo in località Sant'Angelo.



    L'antica volsca Frusino, fu a capo della Lega Ernica contro Roma, da cui fu presa nel 386 a.C. e del cui dominio non rimangono che pochi ruderi dell'anfiteatro nella pianura presso il fiume Cosa. Pur essendo stata sempre considerata il centro principale della Ciociaria, fino agli anni '60 del XX secolo ha svolto solo modeste funzioni urbane, limitandosi al ruolo di centro commerciale dei prodotti agricoli della fertile Valle Latina e di quelli della più povera area silvo-pastorale dei Monti Ernici. La costruzione dell'Autostrada del Sole diede notevole impulso industriale con l'insediamento di molti stabilimenti di importanza nazionale. Il centro storico si sviluppa lungo la collina, dove domina il Palazzo della Prefettura. Interessanti reperti archeologici sono conservati nel museo comunale. La città si è progressivamente sviluppata estendendosi inizialmente sulle colline circostanti. L'espansione maggiore della città si è realizzata nella pianura sottostante nel corso del Novecento, scendendo disordinatamente lungo i crinali e le vie di comunicazione.



    Cattedrale di Santa Maria Assunta (Frosinone)

    Le origini della chiesa sono paleocristiane: venne innalzata sui resti di un tempio dedicato a Marte sulla cima del colle dove era sorta l'acropoli dell'antica Frusino, e si ritiene che sia stata cattedrale di un'antica diocesi frusinate che si sarebbe poi fusa con quella di Veroli nell'VIII secolo. Nel medioevo fu ricostruita in stile romanico, ma venne ampiamente rimaneggiata nel XVIII secolo: fu di ispirazione per la nuova veste della chiesa la basilica di Sant'Andrea della Valle a Roma. Dell'edificio medievale rimase il campanile romanico, a tre ordini di finestre bifore.

    Il campanile



    Abbazia di Casamari (Frosinone)





    Chiesa abbaziale di San Benedetto



    GAETA...gaeta

    MONTECASSINO.....montecassino

    GAETA...STORICO....piazza3


    La chiesa della Santissima Annunziata

    Chiesa di Santa Lucia



    Posta Fibreno

    è un comune di 1.230 abitanti della provincia di Frosinone. Nel suo territorio è stata istituita la riserva naturale lago di Posta Fibreno. Fa parte della Comunità Montana "Valle di Comino" e dell'Unione dei Comuni del Lacerno e del Fibreno.

    Il lago

    Il lago di Posta Fibreno, detto anche della Posta o Fibreno, è ubicato ad un' altitudine di 289 m s.l.m. La sua superficie è di circa 0.287 km² ed il suo perimetro è di 5.163 m. Ha una lunghezza pari a circa 1096 m, la sua larghezza è di 570 m e la sua larghezza media di 261 m, mentre la profondità massima è di 15 m e si riscontra all' interno di una fossa in località Carpello, localmente conosciuta come "Codigliane" e quella media di 2.5 m. Il lago Fibreno non ha immissari ed il suo unico emissario è l' omonimo fiume. Situato nel versante sud-occidentale dei Monti della Marsica, si origina da un sistema di sorgenti pedemontane che derivano dal bacino imbrifero carsico dell' alta Valle del Sangro in Abruzzo. Il bacino del lago presenta una forma stretta ed allungata addossata alle colline che delimitano la sponda nord- est. Ed è proprio dalle montagne del Parco d'Abruzzo che il lago Fibreno o della Posta trova le proprie origini. Infatti parte delle acque che precipitano sotto forma di neve o di pioggia su quelle montagne sono le stesse che dopo un lungo percorso, in massima parte in falde sotterranee, rivedono la luce nelle numerose sorgenti che pullulano lungo le rive del lago alimentando lo stesso con circa 6 m3 di acqua al secondo. Un'origine, quella carsica, che permette di mantenere all' acqua una temperatura pressoché costante, all'incirca sui 10/11 gradi centigradi, nel corso dell'intero anno. Una caratteristica, forse unica in Europa, e già citata da Plinio nella sua opera "Naturalis historia" è rappresentata dalla presenza di un'isola galleggiante formata da rizomi, torba e radici, in grado di spostarsi all'interno del suo allagato con un leggero alito di vento o con l'aumento della portata delle sorgenti che sfociano nei pressi dell'area di pertinenza. Forse per la composizione chimica di tale isola gli alberi che si trovano sulla sua superficie non si sviluppano come altri simili che hanno radici sulla terra ferma, ma crescono poco più di semplici arbusti. La "Rota", così viene localmente chiamata l'isola galleggiante, che ha una larghezza di circa trenta metri di diametro ed una forma conica, con la punta rivolta verso il basso, quasi certamente venne originata da un'eccezionale corrente sotterranea che fece sollevare il fondo di torba da quasi nove metri sotto il livello dell'acqua. La caratteristica forma allungata, unita all'elevata velocità di ricambio teorico totale, la temperatura pressoché costante nell'arco dell' anno anche a varie profondità, fanno sì che esso possa essere paragonato ad un ambiente lotico piuttosto che ad un ambiente lentico. E proprio grazie a queste caratteristiche che rappresentano l'habitat ideale per alcune importanti specie ittiche quali i Salmonidi, che vivono in acque ricche di ossigeno.

    Il Crocifisso sommerso

    Dal 1977 in località Codigliane, nel punto dove si registra la maggiore profondità del lago, è stata posta, a protezione del bacino lacustre e di coloro che lo frequentano, una Croce. L'opera, realizzata dallo scomparso scultore Pino Bonavenia, in acciaio e platino, viene riportata in superficie il primo fine settimana di agosto di ogni anno nel corso di una suggestiva manifestazione, chiamata “Festa del crocifisso e del subacqueo”. Associazioni di subacquei provenienti da diverse regioni d’Italia si ritrovano in questo punto suggestivo del lago per consegnare agli abitanti di Posta Fibreno la Croce che, dopo un anno, rivede la luce. Il sabato sera la Croce viene portata in processione sulle acque del lago, lungo un percorso segnato da fiaccole, accompagnata da un corteo di barche e canoe. La mattina seguente, al termine della Messa officiata sulle sponde del lago, i sub, ognuno in rappresentanza del proprio gruppo partecipante, si immergono per riportare il simbolo cristiano nella sua collocazione originaria. Per un altro anno, la Croce veglierà sul Paese dal fondo del Fibreno, cullata dalle onde e dal silenzio di uno dei laghi più belli d’Italia.



    <p align="center">L'oasi di Ninfa (Latina)






    Il Giardino di Ninfa è un'oasi che ispira misticismo e poesia, posto ai piedi dei monti Lepini, al confine tra il comune di Sermoneta e Cisterna di Latina.
    Racchiude un connubio di storia, mito, leggenda, arte. Diverse fonti parlano delle origini, le più lontane sono quelle di epoca romana, citate da Plinio nel Naturalis Historia-lib. II cap.95. Parla di un tempietto dove venerare e porgere doni alle Ninfe. Ninfa è un giarDino elencato tra i più belli d'Italia. Nell'area perimetrale sorgeva una città medievale con il castello e la torre (tra i ruderi si trovano anche i resti di alcune chiese).



    Magnolia




    Fiore nel giardino di Ninfa


    Cascatelle


    Ponte dei Glicini



    Lago Posta Fibreno

    Come si raggiunge

    Imboccare l'autostrada Roma-Napoli e uscire a Frosinone prendere la superstrada per Sora. Arrivati a Sora seguire le indicazioni per Atina. Seguire poi sulla sinistra le indicazioni per Posta Fibreno. Ad un certo punto troverete un bivio: a sinistra si va al lago, a destra verso il centro storico. N.B. Sulle rive del lago potete trovare il ristorante La Trota d'Oro, dove si può mangiare ottimo pesce di lago. Presentarsi da Pompeo dicendo che vi manda Felice.



    Fiuggi

    è un comune italiano di 9.698 abitanti della provincia di Frosinone, nel Lazio. Già nota come Anticoli di Campagna (da ante colles: davanti ai colli; Campagna era il nome del basso Lazio fino all'Ottocento), acquisì nel 1911 il nome attuale, originariamente riferito solamente al luogo dove sgorga la celebre acqua; esso deriverebbe dal latino fluvius, fiume; secondo un'altra teoria avrebbe origine invece dal nome della felce, pianta molto abbondante nel territorio. Il centro storico cittadino, noto come Fiuggi Città, sorge su una collina alle pendici dei Monti Ernici; al di sotto, circondato da boschi di castagni, si estende il moderno centro termale di Fiuggi Terme o Fiuggi Fonte.



    La città di Fiuggi lega il suo nome alle celebri acque termali che sgorgano dalle sue fonti, che, come diceva Michelangelo (assiduo frequentatore) era "un'acqua che spaccava la pietra". Posta su di una gradevole collina e circondata da boschi di castagni, Fiuggi è divisa in due parti: Fiuggi Città, con il centro storico, le chiese e i palazzi storici; Fiuggi Fonte (o Terme), vero cuore della città turistica, con alberghi e negozi. Chiamato fino al 1911 Anticoli di Campagna, il piccolo centro era attivo già prima dell'avvento dei Romani. Dominato per secoli dai signorotti locali (Colonna e Caetani in primis), divenne nel Medioevo libero comune. In seguito passò sotto il dominio della vicina Anagni e poi, nel 1860, entrò a far parte del Regno d'Italia.



    La vecchia linea ferroviaria che univa Roma a Fiuggi, ora in disuso ... ecco un l'interno di un vagone ...



    Comune Fiuggi

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    Lago di Canterno

    è un lago di origine carsica che si trova nel cuore dei Monti Ernici e lambisce i comuni di Ferentino, Fiuggi, Fumone e Trivigliano. Il lago originariamente si riempiva quando un inghiottitoio, attraverso il quale le acque defluivano nel terreno, era ostruito da detriti; la crescente pressione dell'acqua provocava quindi la riapertura dell'inghiottitoio e il lago tornava a svuotarsi. Tale ciclo naturale è stato interrotto con la chiusura artificiale dell'inghiottitoio per la produzione di energia elettrica. Nel 1997 è stata istituita la Riserva Naturale Regionale del Lago di Canterno, che si estende su 1.824 ettari nei comuni di Fiuggi, Fumone, Torre Cajetani e Trivigliano. Attuale presidente della Riserva è il sig. Paolo Coladarci.



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    TREVI...TRAMONTO

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    ANGUILLARA..IL LAGO...

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    L'Abbazia di Fossanova (Latina)





    L'Abbazia di Fossanova si trova lungo la strada provinciale per Priverno. Il toponimo "fossa nova", forse collegato a dei lavori di drenaggio e di sistemazione idraulica connessi al fiume Amaseno, è documentato per la prima volta nel secolo XI a proposito della presenza di un monastero benedettino. I monaci lo edificarono nell'area di una ricca villa romana (di cui sono visibili alcuni resti). Intorno al 1134 il papa Innocenzo III concesse il monastero ai frati Cistercensi, che edificarono la chiesa e risanarono la località paludosa. La chiesa, dedicata alla Vergine e a Santo Stefano, fu iniziata nel 1187 e il 10 giugno 1208 Innocenzo III ne consacrò l'altare maggiore. Fossanova raggiunse il suo apice di massimo splendore in tutto il XIII secolo, ma a partire dal secolo successivo comincerà un lento ma inarrestabile declino che si concluderà nell'Ottocento, con la trasformazione del complesso abbaziale in Borgo rurale. È un insigne monumento gotico-cistercense, dal bellissimo e luminoso interno, che riceve la luce dal grande e caratteristico rosone presente sulla facciata (foto 1). Il nucleo principale è costituito dalla Chiesa con il Chiostro, intorno al quale ruotano il Refettorio, la Sala Capitolare e l'infermeria dei monaci. Presso questa chiesa si trova anche la Casa dell'Abate, preso la quale, nel 1274, venne ospitato il santo Tommaso d'Aquino, caduto malato mentre si recava al concilio indetto a Lione, ed in cui morì nel giorno 7 Marzo. Nel giardino interno dell'abbazia è posta a memoria di questo avvenimento una statua del santo (foto 2), ed è ancora oggi possibile visitare la cella in cui soggiornò (foto 3) e la cappella in cui si ritirava a pregare.





    scorcio



    Chiostro fiorito



    Anagni

    è un comune italiano di 21.599 abitanti della provincia di Frosinone, nel Lazio. È nota come la città dei Papi, per aver dato i natali a numerosi pontefici e per essere stata a lungo residenza papale. In particolare il nome di Anagni è legato alle vicende di papa Bonifacio VIII e all'episodio noto come lo schiaffo di Anagni. È un importante centro industriale e commerciale.

    « ...veggio in Alagna entrar lo fiordaliso
    e nel vicario suo Cristo essere catto;
    veggiolo un'altra volta essere deriso;
    veggio rinovellar l'aceto e 'l fele
    e tra vivi ladroni essere anciso »

    (Dante Alighieri, XX canto del Purgatorio (vv. 86-90) della Divina Commedia)

    Storia

    Anagni, l'antica "Anagnia" capitale della Confederazione degli Ernici, si erge su di una collina tra i monti Ernici e la Valle del Sacco. La leggenda la annovera tra le cinque città della Ciociaria fondate da dio Saturno (Anagni, Alatri, Arpino, Atina e Ferentino, quest'ultima detta anche Antino). Sottomessa dai Romani nel 306 a.C., divenne prefettura e poi municipio. Nel 1160, durante le lotte tra papa Alessandro III e Federico Barbarossa, ad Anagni venne pronunciata la scomunica contro l'imperatore e contro l'antipapa Vittore IV. Fu libero comune e nel secolo XIII cadde sotto la signoria dei Caetani. In questo periodo visse una fase di straordinario splendore, dando alla Chiesa ben quattro papi e divenendo residenza pontificia, tanto da meritare l'appellativo di "Città dei Papi" (Innocenzo III, Alessandro IV, Gregorio IX e Bonifacio Vlll). Fu teatro delle lotte tra i Colonna, il re di Francia Filippo il Bello e papa Bonifacio Vlll, che qui venne fatto prigioniero e avvenne il celebre episodio dello schiaffo di Anagni. Nel 1798, prese parte ai movimenti giacobini che portarono alla Repubblica Romana. Nel centro rigorosamente medievale, fatto di edifici eleganti ed austeri, di chiese romaniche, di campanili, di logge e di piazze dall'architettura sobria ed essenziale, sono di grande interesse il duecentesco palazzo di Bonifacio Vlll, il Palazzo civico, la casa Barnekow e le numerose chiese, tra cui spicca la Cattedrale, con la splendida cripta i cui affreschi costituiscono uno dei più interessanti cicli pittorici del Duecento italiano. Oggi Anagni si è affermata anche come grosso centro commerciale e come uno dei poli industriali più importanti del centro-sud.

    Porta cerere Anagni

    Cattedrale di Santa Maria

    Il duomo di Anagni sorge sulla sommità dell'acropoli ed è il risultato di differenti fasi di costruzione. Allo stile romanico (1072 - 1104) si è aggiunto, intorno alla metà del XIII secolo, lo stile gotico. Molto affascinante la parte absidale. Di straordinario interesse è il ciclo di affreschi della cripta (1104 - 1255). Su una delle pareti esterne è situata una statua di papa Bonifacio VIII. Nel 1160, Alessandro III vi pronunciò la scomunica inferta al Barbarossa e vi fu eletto papa Innocenzo IV. L'interno è prevalentemente gotico, ed è caratterizzato da un pregevole pavimento, dalla Cappella Caetani con un grande sepolcro, dagli affreschi contenuti nella cripta che raffigurano scene del Vecchio e Nuovo Testamento, dal reliquiario di San Tommaso Becket.

    Comune di Anagni

    Palazzo di Bonifacio VIII

    Importante dal punto di vista storico ed architettonico è il palazzo detto "di Bonifacio VIII", nel quale, si narra, il pontefice fu pubblicamente umiliato da Sciarra Colonna durante il duro confronto tra il papa e l'inviato di Filippo il Bello, Guglielmo di Nogaret (l'episodio è passato alla storia come "lo schiaffo di Anagni", anche se probabilmente si trattò di uno "schiaffo" morale piuttosto che di vere percosse fisiche).

    Il Palazzo papale

    Casa Barnekow

    Molto interessante è Casa Gigli, un edificio medievale che ricorda quelli di Palermo. Fu comprata e ristrutturata, verso la metà del XIX secolo, dal pittore svedese Albert Barnekow ed è oggi conosciuta come Casa Barnekow. Si ritiene che la casa possa aver ospitato Dante Alighieri durante una sua permanenza in città.



    Tramonto da Anagni ...



    Scorcio della Ciociaria ...



    SERRONE......

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    ALCUNI PAESAGGI LAZIALI........

    LA MAREMMA LAZIALE............



    CAMPAGNA PALOMBARESE.......



    LAGO DI BOLSENA..........



    BEL PAESAGGIO...........



    CASTEL DI TORA RIETI..........



    Cassino

    è un comune di 32977 abitanti in provincia di Frosinone, nella bassa ciociaria . Fino al 1927 faceva parte della provincia di Terra di Lavoro, regione storica sorta sotto il Regno di Sicilia (poi Regno di Napoli e Regno delle Due Sicilie)La città di Cassino, posta alle estreme propaggini della provincia di Frosinone, al confine con la Campania, sorge alle falde del colle denominato Montecassino, che qui si distacca dal monte Cairo. La posizione della località è di notevole importanza poiché, a causa prima di un restringimento della valle del Liri e poi dello sbarramento della valle Latina, la collina di Montecassino domina la strada tra Roma e Napoli. La città è stata perciò nei secoli oggetto di aspre contese. La collina cassinate è di natura vulcanica: essa non trattiene le acque piovane che pertanto affluiscono abbondanti a valle. Nella piana di Cassino il Rapido si versa nel Liri; per questo motivo le acque spesso formano ristagni che, nei secoli passati, davano luogo a larghe aree paludose. Secondo alcuni il nome deriva da un vocabolo sabino, cascum, che significherebbe “antico” e il nome indicherebbe la remota origine della città. In epoca romana si chiamò Casinum. Il centro abitato non ebbe però sempre lo stesso nome: nel Medioevo si chiamò prima Castellum Sancti Petri, poi Eulogimenopoli (città di San Benedetto), per poi diventare San Germano. Questo nome rimase fino al 1863, quando il centro riacquistò l’antico nome. Poiché l’area pianeggiante era un vasto bacino lacustre, i primi insediamenti umani si ritrovano nelle grotte della collina. Resti del Neolitico, oggi scomparsi, testimoniano la frequenza dell’uomo, ma solo con l’Età del ferro sembra che si sia formato uno stanziamento stabile documentato da una necropoli. Casinum, posto al confine fra i volsci e i sanniti, entrò nell’orbita romana dopo il 313 a.C. e per il controllo dell’area i romani fondarono la colonia di Interamna Succasina, sottraendo parte del territorio ad Aquino e Cassino. Durante la guerra annibalica, Casinum si schierò con Roma. Da quest’epoca in poi il centro scompare dalle testimonianze degli scrittori. Oggi ci rimangono solo alcuni ruderi per comprendere come era costituita la città e vaghe notizie della tarda repubblica e dell’epoca imperiale. Cassino sembra essere stata in quell’epoca un operoso borgo provinciale. Varrone vi possedeva una villa. L’abitato romano sorgeva sulle falde della collina di Montecassino, nella zona del la borgata “Crocefisso”, lungo l’antico percorso della via Latina che l’attraversava interamente. La città presentava un ampio circuito murario di circa 4 chilometri e conservava nel suo interno un gran numero di monumenti. La colonia romana ebbe diverse configurazioni giuridiche all’interno della compagine statale (municipium, colonia, praefectura) che indicano una progressiva romanizzazione e inserimento nell’ordinamento di Roma. La costituzione della colonia significò anche una centuriazione (oggi non più rintracciabile nell’agro cassinate), ma che comunque si realizzò poiché l’agro venne bonificato e attraversato da una strada importante per la viabilità romana: la via Latina. All’altezza di Casinum, si dipartiva una strada che penetrava nella valle di Comino, collegandosi con l’Abruzzo medio e con Roma, via Sora. La città tributava il culto principale ad Apollo, il cui tempio era sull’acropoli. Altri dei venerati erano Deluentius, una divinità locale delle acque, Venere, Cerere, Giove, Concordìa, Marte, Ercole e Silvano. Fra i monumenti importanti della Cassino romana si ricordano l’acquedotto che portava l’acqua potabile dalla vicina zona montana; il foro che corrisponderebbe al centro della vecchia Cassino distrutta durante la seconda guerra mondiale e, secondo le ipotesi accolte anche dal Carettoni, doveva essere esterno alla cinta urbana per favorire il mercato boario; l’anfiteatro, ancora esistente e posto nella borgata Crocefisso. Si tratta di una costruzione molto grande in buona parte conservata, edificata sfruttando il declivio naturale della collina. Cinque fornici immettevano all’interno; tutta la costruzione si presenta di semplice, sobria fattura. Anche il teatro, conservato e restaurato in tempi recenti, appartiene ai monumenti dell’antica Casinum pervenutici malgrado i guasti del tempo. Esempio monumentale di teatro romano con cavea a semicerchio esatto, è situato non lontano dall’anfiteatro. Altri resti romani sono il sepolcro di Uminidia Quadratilla, giunto sino a noi perché trasformato in chiesa dedicata al Crocefisso, le Terme e la Villa di Varrone costruite sulle sponde del Rapido, in parte utilizzati per costruire una chiesa e ridotti infine a casa colonica. Si tratta di un complesso molto esteso, assai danneggiato nel tempo, ma sopravvissuto nei rilievi cinquecenteschi del Sangallo..

    L’anfiteatro Romano di Casinum

    fu costruito nella seconda metà del I secolo a.C., lungo la strada basolata immediatamente a valle della cinta muraria urbana. L’edificio, destinato alla caccia alle fiere e agli spettacoli gladiatorii, presenta una pianta ellittica e dimensioni piuttosto limitate (85×69 m): potevano prendervi posto circa 4500 spettatori.

    Il Teatro romano di Cassino

    è situato nel’area centrale della città romana e ne occupa l’angolo nord-occidentale, con la cavea semicircolare parzialmente addossata al declivio del monte. Realizzato fra la fine del I sec. a.C. e il I sec. d.C. in opus reticulatum con blocchetti calcarei di due diversi colori, ha subìto pesanti restauri fra il 1959 e il 1962.

    La Tomba c.d. di Ummidia Quadratilla

    fu edificata fra il I sec. a.C. e il I sec. d.C. all’interno dell’area urbana, a breve distanza dal Teatro.Molti studiosi attribuiscono il mausoleo alla benefattrice cassinate Ummidia Quadratilla, figlia del console Ummidio Durmio Quadrato, vissuta fra il I e il II secolo d.C., ma non esistono prove certe. L’edificio fu concepito, quindi, in origine come tomba monumentale, ma nell’XI secolo fu riadattata al culto cristiano e trasformata in chiesa dedicata a S. Nicola da parte di Teobaldo, per conto dell’abate Giovanni III (ab. 997-1010).



    Terme Varroniane Cassino

    sono un parco naturale-termale nato nel dopoguerra nei pressi della villa di Marco Terenzio Varrone, erudito scrittore latino, presso la città di Cassino.Nella zona del territorio di Cassino detta Monticello, presso la stazione ferroviaria, sgorgano migliaia di sorgenti che generano uno dei rami del fiume Gari. La zona sorgentizia delle Terme Varroniane è classificata come la più grande d'Italia. Tali acque sgorgano dal parco delle Terme Varroniane, ricco di vegetazione, nella quale spiccano i salici piangenti con i rami spioventi sui ruscelli. Il paesaggio è particolarmente suggestivo in primavera e autunno. Il parco è poco distante dalla zona dove dovrebbe esservi l'antico edificio latino identificato come una sontuosa villa appartenuta a Marco Terenzio Varrone, da lui citata nei suoi scritti. Marco Tullio Cicerone sostiene che la villa avrebbe ospitato degli incontri amorosi sregolati di Marco Antonio. Il parco ospita oggi uno stabilimento idropinico, la sala congressi - banchetti, l'area concerti ed il camping internazionale, attrezzato con area pic-nic e per attività sportiva. I ruscelli sono ricchi di fauna come trote, carpioni, anguille e lamprede. Il complesso ha funzione anche di stabilimento idropinico, che utilizza le sorgenti naturali convogliate in fontanelle a getto continuo, dislocate per tutto il parco. Si stima che il flusso sia di 18 metri cubi all'ora. La temperatura delle acque è di 13 gradi. Le acque, classificate come "bicarbonate medio-minerali fredde", sono diuretiche ed indicate per varie patologie gastriche, renali ed epatiche, nonché per alleviare la gotta.



    Sperlonga






    Sperlonga è senza ombra di dubbio una delle perle del Mediterraneo, uno splendido connubio tra natura e storia. Un borgo unico che si distingue per il suo innato fascino e per i suoi incredibili scenari. Il paese conserva intatto il suo nucleo originario dal sapore tipicamente mediterraneo, caratterizzato da costruzioni bianche, fughe di piccoli archi tra i ristretti vicoli con improvvisi panorami azzurri, grazie alla magica fusione di mare e di cielo.

    Il fulcro del borgo è rappresentato dalla piazzetta, dove il turista ritrova l'atmosfera di un salotto ospitale, tra i mille colori delle tante botteghe circostanti, e dalla quale poi partono viuzze e scalette che portano verso l'azzurro del mare più incontaminato del Lazio. Oltre alla singolare identità del nucleo abitato, la città offre una suggestione naturalistica senza eguali, unendo al mare i due laghi, detti anche "gli occhi" di Sperlonga (quello circolare di S. Puoto e il Lago Lungo), numerosi punti panoramici ed oasi naturali.









    VILLA D'ESTE TIVOLI..............











    L’abbazia di Montecassino

    fu fondata da S. Benedetto verso l’anno 529 sulle vestigia di una preesistente cittadella sacra. Nella zona corrispondente all’attuale chiostro d’ingresso sorgeva un tempio dedicato ad Apollo, trasformato da Benedetto in oratorio dedicato a S. Martino di Tours; a sud dell’oratorio erano situati i locali della primitiva comunità monastica, mentre sulla cima del monte, dove oggi sorge la basilica abbaziale, si ergeva un’ara sacrificale. Al suo posto Benedetto edificò un oratorio dedicato a S. Giovanni Battista, dove trovarono sepoltura i corpi dello stesso Santo e della sorella S. Scolastica.

    Prima Distruzione di montecassino

    Quattro abati succedettero a Benedetto nel governo dell’abbazia: Costantino, Vitale, Simplicio e Bonito. Sotto l’abbaziato di questultimo il monastero conobbe la prima delle quattro tragiche distruzioni che ne segnarono la storia. Nel 577, durante il decennio di anarchia ducale seguito alla morte del re longobardo Clefi (574), le soldataglie del duca Zotone assalirono nottetempo il monastero costringendo alla fuga i monaci che ripararono a Roma, accolti da papa Pelagio II. L’esilio romano della comunità cassinese aprì le strada ad una rapida diffusione della Regola di s. Benedetto e a radicare nella chiesa romana la figura del patriarca, grazie soprattutto all’opera di papa Gregorio Magno il quale, colpito dalla fama del Santo, ne narrò la vita nel II libro dei Dialoghi. Fu soltanto intorno al 718, su esortazione di papa Gregorio II, che alcuni monaci, guidati dal bresciano Petronace (718-749/750), ristabilirono a Montecassino l’osservanza monastica e riedificarono gli edifici ormai in rovina, anche grazie al sostegno di papa Zaccaria II e ad un periodo di relativa stabilità politica e di collaborazione tra il ducato longobardo di Benevento e la Sede Apostolica. Proprio negli anni di abbaziato di Petronace Montecassino, a testimonianza della disciplina regolare ivi condotta, accolse tra i propri monaci Willibaldo, Sturmi, fondatore dell’abbazia di Fulda, Carlomanno, figlio di Carlo Martello e fratello di Pipino il Breve, Ratchis duca del Friuli e re dei longobardi dal 744 al 749, s. Ludgero, poi primo vescovo di Münster, Adalrado, poi abate di Corbie e s. Anselmo poi abate di Nonantola. Nel 744 Gisulfo II duca di Benevento donò all’abbazia i territori compresi tra le contee di Aquino, Comino, Venafro, Teano e il ducato di Gaeta, costituendo così il primitivo nucleo territoriale della terra Sancti Benedicti. In quegli anni Montecassino ricopre un capitale ruolo di mediazione tra Sede Apostolica, regno longobardo e regno franco, anche se l’elezione dell’abate Teodemaro (777-778) di origine franca, segnò una netta svolta dell’orientamento politico cassinese in senso filofranco, sigillata dalla visita che Carlo Magno fece a Montecassino nel 787, e in seguito alla quale l’abbazia si vide confermati dall’imperatore il possesso dei beni temporali, le immunità, ed il diritto alla libera elezione dell’abate.
    A Teodemaro successe l’abate Gisulfo (796-817), dei duchi di Benevento, che impresse al proprio governo un indirizzo filolongobardo. Considerevole fu il suo impegno nel rinnovo della veste architettonica dell’abbazia: allungò l’edificio oratoriale dedicato a S. Martino ed ampliò il primitivo oratorio di S. Giovanni Battista, trasformandolo in una basilica a tre navate preceduta da un portico al cui centro si ergeva la torre campanaria.

    Seconda Distruzione di montecassino

    La situazione di forte squilibrio politico in cui versava l’Italia centro-meridionale, a partire dalla fine degli anni 20 del IX secolo, non poteva non ripercuotersi sul monastero cassinese: i Saraceni, inviati da Radelchi, principe di Benevento, e da Sikenolfo, principe di Salerno a comporre con le armi i dissidi esistenti tra i due principati, costituivano la principale fonte di preoccupazione per tutto il territorio, sfuggito al controllo carolingio. L’abate Bassacio (837-856) si adoperò alacremente presso l’imperatore Lotario I al fine di allontanare il pericolo saraceno e favorendo la riconciliazione tra i due contendenti. Il successore di Bassacio, l’abate Bertario (856-883), sempre in vista del pericolo saraceno, rafforzò le difese dell’arce e fondò pure ai piedi del monte una nuova città: Eulogimenopoli (città di Benedetto), che poco più tardi mutò il nome grecizzante in quello di San Germano. Il 4 settembre 883 i Saraceni di stanza presso il fiume Garigliano, volendosi vendicare per la politica filoimperiale manifestamente antisaracena tenuta dagli abati di Montecassino, depredarono il monastero consegnandolo poi alle fiamme, e passarono a fil di spada l’abate Bertario con molti monaci, rifugiatisi a pregare nella chiesa del monastero di S. Salvatore. I monaci superstiti trovarono rifugio prima a Teano e poi a Capua, ma il definitivo ritorno a Montecassino della comunità si realizzò soltanto parecchi anni dopo sotto il governo dell’abate Aligerno (948-985). Uomo accorto e di larghe vedute, Aligerno rivendicò la giurisdizione abbaziale contro la prepotenza dei signori locali, ordinò sapientemente il regime feudale e restaurò le fabbriche dell’abbazia, edificando inoltre la Rocca janula a difesa della città di San Germano. Con la morte di Aligerno si manifestarono i rischi legati alla posizione dell’abbazia, geograficamente collocata a fianco di piccole ed ambiziose signorie locali, e al centro del delicato equilibrio che legava tra loro il catepanato dell’impero d’Oriente in Italia, e il forte influsso degli Ottoni nel sud della penisola. Con l’elezione abbaziale di Teobaldo (1022-1035) e, più tardi, sotto il governo dell’abate Richerio (1038-1055) Montecassino entrò sempre più nella sfera d’influenza della politica imperiale.

    Terza distruzione montecassino

    Il 9 settembre 1349 la Terra sancti Benedicti venne colpita da una scossa di terremoto talmente violenta da causare la rovina della maestosa basilica desideriana, del cenobio e della maggior parte dei possedimenti del monastero. Nessun intervento ricostruttivo si registrò nei successivi otto anni, sino a che, nel 1357 papa Innocenzo VI nominò abate vescovo di Montecassino Angelo della Posta, già abate di San Vincenzo al Volturno, il quale avviò con slancio la ricostruzione, proseguita dal suo successore Angelo Orsini (1362-1365) iniziando dalla basilica, dal refettorio e dal dormitorio. Dopo la sua morte papa Urbano V, già abate di san Vittore di Marsiglia, avendo preso a cuore lo stato miserevole in cui versava l’abbazia, avocò a se la carica di abate, sopprimendo l’episcopato e ristabilendo lo status abbaziale; vista la difficoltà di raccogliere le ingenti somme necessarie all’opera di riedificazione, il papa impose a tutti i monasteri benedettini, a partire dal 1369, di versare ogni due anni la sessantesima parte dei propri redditi. Urbano V provvide inoltre a chiamare a Montecassino monaci a sostegno della comunità e a nominare un abate. Tuttavia, negli anni che intercorsero tra la morte di Roberto d’Angiò (1343) e l’avvento al trono di Napoli di Alfonso d’Aragona (1442), Montecassino si trovò al centro delle complicate vicende politiche che scossero il regno. Provvidenziale, per la salvaguardia del patrimonio territoriale dell’abbazia, fu il provvedimento con cui, nel 1463 il papa annetteva i territori al Patrimonio di S. Pietro.
    Il periodo che va dal 1454 al 1504 vede la carica abbaziale affidata ad abati commendatari, i quali, estranei alla comunità monastica, venivano eletti dal papa a godere del titolo e, cosa di maggior rilievo, delle sostanze dell’abbazia. Montecassino ebbe come commendatari il cardinale Ludovico Trevisan, patriarca di Aquileia (1454-1554); papa Paolo II (1465-1461); il cardinale Giovanni d’Aragona (1471-1485), figlio del re Ferdinando I e, ultimo della serie, il cardinale Giovanni de’ Medici (1486-1504), futuro papa Leone X. Fu proprio durante la commenda di Giovanni dè Medici che papa Giulio II, su sollecitazione di Gonzalo de Cordoba, annesse l’abbazia alla Congregazione di S. Giustina, che d’allora in poi muterà il nome in Congregazione Cassinese.

    Quarta distruzione montecassino

    La I guerra mondiale non toccò che alla lontana la pace del monastero cassinese, che registrò anzi, proprio in quegli anni, una notevole fioritura umana, culturale e spirituale, grazie alla presenza, nelle mura stesse dell’abbazia, del seminario diocesano e di un frequentatissimo collegio laicale. Assai più funeste furono invece le conseguenze del secondo conflitto mondiale per Montecassino. Fu con la risalita della penisola italiana da parte delle truppe alleate, sbarcate in Sicilia nel luglio 1943, e dirette verso la capitale, e l’organizzazione della resistenza tedesca lungo la linea Gustav (che passava proprio sul territorio della città di Cassino) che gli eventi bellici si strinsero più d’appresso alle mura dell’abbazia. Nell’ottobre di quell’anno lasciarono Montecassino i beni più preziosi: le reliquie, i codici e le pergamene dell’archivio, la biblioteca, i quadri. Furono il tenente colonnello Schlegel e il capitano Becker ad occuparsi del trasporto. Di fronte alla resistenza delle forze tedesche, gli alleati si concentrarono a ridosso della città di Cassino, con la conseguenza che l’abbazia e la città si trovarono in un punto strategico essenziale per la difesa tedesca. Alle 9,45 del 15 Febbraio 1944 gli alleati aprirono il fuoco contro queste venerabili mura: il bombardamento proseguì fino alle 15,45. Montecassino non era che un cumulo di macerie: solo per una serie di provvidenziali coincidenze l’abate Gregorio Diamare ed i pochi monaci rimasti poterono salvarsi.



    <p align="center">Villa di Tiberio, Sperlonga




    Sperlonga Villa di Tiberio


    Grotta di Tiberio



    Villa di Tiberio, gruppo marmoreo, Scilla che uccide i compagni di Ulisse



    Villa di Tiberio, Polifemo





    Villa di Tiberio, Testa di Omero



    Monte Cassino



     
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    Atina


    Da Wikipedia

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    Geografia fisica
    I Monti Bianchi.

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    La città occupa buona parte di una collina che si sviluppa nella Valle di Comino al margine occidentale di un complesso montuoso di dolomie bianche, detto Monti Bianchi, che culmina in località il Colle (430 m. s.l.m.) propaggine occidentale del centro storico di Atina.

    Se la città antica è completamente arroccata su un colle che agli antichi doveva apparire inespugnabile, per cui fu detta da Virgilio Atina potens, edifici moderni e complessi residenziali si sono sviluppati nella sottostante valle del Melfa dando vita ad un vero e proprio centro abitato speculare: Ponte Melfa. Una serie di politiche urbanistiche dal dopoguerra hanno favorito il collocamento di diverse sedi comunali e servizi nella pianura sottostante il centro storico dando vita così all'unico vero e proprio polo commerciale della Valle di Comino.

    Il resto del territorio comunale racchiude nel suo perimetro un paesaggio piuttosto variegato; a sud presso il valico Cancello-Capo di China (504 m. s.l.m.) sullo spartiacque tra Melfa e Rapido passa il confine con Belmonte Castello che prosegue verso ovest sui monti di Montattico fino ad includere il Pizzo del Prato Caselle (1365 m. s.l.m.) e l'altopiano carsico de la Soda. La linea quindi continua verso nord, lungo la pianura del Melfa (340 m. s.l.m. ca.) dove lambisce le colline di Gallinaro fino a Rosanisco dove, a est, incontrato il comune di Villa Latina, risale sui Monti Bianchi, e senza raggiungere le cime, torna al Capo di China.

    Un piccolo corso d'acqua, oltre il Melfa, entra nel suo territorio presso la frazione Le Sode: il Rio Molle.



    Storia

    Il palazzo ducale di Atina.



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    Origini

    La leggenda attribuisce ad Atina origini antichissime: sarebbe stata fondata da Saturno nella mitica età dell'oro, insieme ad altre 5 città del Lazio che cominciano con la lettera A. Le fonti storiche e letterarie attestano con ragionevole certezza la sua esistenza in età preromana: è noto che in un passo dell'Eneide Virgilio la inserì tra le città che prepararono le armi in soccorso di Turno contro Enea.

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    Storia antica

    Con tutta probabilità fu una città volsca, posta lungo la strada che congiungeva Sora con Casinum. Nel IV secolo a.C., quando al limitare della Valle del Liri la crescente potenza dei Sanniti viene in contatto con la presenza romana, la troviamo tra le città della Lega Sannitica, quasi certamente appartenente alla grande tribù dei Pentri, come Alife, Cassino e Venafro. Atina aveva un ruolo importante non solo per le vie di comunicazione tra Sannio, Campania e basso Lazio, ma anche per la vicinanza alle miniere di ferro del monte Meta Conquistata dai Romani nel corso delle guerre sannitiche e inserita nella tribù Teretina, divenne prefettura e poi municipio. Fornì alla repubblica e all'impero validi amministratori e militari, soprattutto dopo la conclusione della guerra sociale nel 90 a.C. e la definitiva acquisizione della cittadinanza romana: Cicerone la definisce "Atina madre di molti uomini illustri, tanto che nessuna città d'Italia può dirsi più ricca" . Nell'organizzazione territoriale di Augusto fu inclusa nella I Regio, Lazio e Campania.
    Medioevo

    La chiesa di San Marco e ruderi romani.

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    Distrutta dai Longobardi, fu ricostruita nel 626 ed entrò a far parte del Ducato di Benevento, poi della contea di Capua e infine del regno unificato dai Normanni. Alla fine del secolo XII fa parte dei domini di Monte Cassino; in seguito rientra nei possessi dei conti d'Aquino. Nel 1349 fu distrutta da un rovinoso terremoto e ricostruita qualche decennio dopo. Come buona parte della Valle di Comino fu inserita nella contea e poi ducato di Alvito, sotto i Cantelmo, i Folch de Cardona e i Gallio, sia pure con una sua peculiare fisionomia cittadina.



    Età moderna e contemporanea

    La ferriera Mancini di Rosanisco.


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    Abbozzo storia


    All'iniziativa dei Visocchi è dovuta l'introduzione della cartiera nel 1845 e, sul finire del secolo, della connessa centrale idroelettrica di Castellone, nel territorio di Picinisco, che sfruttava la caduta delle acque del Melfa attraverso una condotta forzata. Lo sfruttamento delle miniere di ferro (prevalentemente limonite) del Meta, a cui la storia di Atina e della Valle di Comino è legata fin dalla più remota antichità, continuò con alterne vicende anche nell'epoca moderna, ed ebbe una ripresa a partire dal 1774, con la costruzione di una ferriera nella Valle di Canneto, chiusa nel 1799 durante l'occupazione francese. Nel 1852 il governo borbonico pensò ad uno sfruttamento deciso delle risorse minerarie della zona, con la costruzione della Magona o Ferriera in località Rosanisco. Questo progetto, che era in fase di completamento, si fermò dopo l'occupazione piemontese del 1860.


    Onorificenze
    Medaglia d'argento al merito civile - nastrino per uniforme ordinaria

    Medaglia d'argento al merito civile
    «Comune siglato ai margini della linea "Gustav" ed a pochi chilometri da Cassino, occupato dalle truppe tedesche, subiva violenti saccheggi, devastazioni e continui bombardamenti che causavano la morte di numerosi cittadini, nonché la quasi completa distruzione del patrimonio edilizio. La popolazione, costretta a rifugiarsi nei paesi vicini, seppe resistere con fierissimo contegno agli stenti e alle dure sofferenze, per intraprendere, poi, la difficile opera di ricostruzione morale e materiale.»
    — 1943/1944 - Atina (FR)

    Monumenti e luoghi d'interesse


    Palazzo Cantelmo

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    Il Palazzo Cantelmo, detto anche palazzo ducale, fu costruito dopo il terremoto del 1349, nello stesso luogo dove era posta la rocca dei d'Aquino. Attualmente è sede del comune. Ha avuto nel corso del tempo diversi restauri. La facciata presenta 2 torrioni, di cui solo il destro è compiuta, bifore gotiche e rosoni. Sul portone d'ingresso è raffigurato un bassorilievo romano. All'interno è presente la cappella di Sant'Onofrio. Davanti alla facciata c'è una statua togata di epoca romana; nel cortile interno si trovano diverse epigrafi e resti di colonne.


    Concattedrale



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    La concattedrale di Atina, denominata anche Parrocchiale dell'Assunta, o Cattedrale di Santa Maria Assunta, nell'attuale veste architettonica fu iniziata nel 1725 e terminata nel 1746. Sorge sul luogo della primitiva cattedrale paleocristiana edificata, secondo la tradizione, sui resti del tempio di Saturno dal vescovo Leone. Sulla facciata ha due bassi campanili. Nell'interno, a tre navate, sono visibili un battistero barocco in legno, tele del pittore Aloisio Volpi e gli affreschi dell'atinate Teodoro Mancini (1796-1868). Di fronte c'è la piazza Marconi, delimitata dal porticato del Palazzo della prepositura (o del vescovato).


    Museo Civico e Biblioteca


    Hanno sede in corso Vittorio Emanuele. Il museo, con cinque sale di esposizione, conserva reperti provenienti da Atina e da paesi circostanti della Valcomino, come la le località Omini morti di San Biagio Saracinisco e di Pescarola di Casalvieri. Il materiale archeologico consiste in iscrizioni, ceramica preromana e romana, mosaici, sepolture con corredo funerario. Notevoli tre affreschi del XIV secolo provenienti dal palazzo ducale. La Biblioteca è ricca di volumi di notevole interesse per la storia e l'archeologia della Valle di Comino

    Mura poligonali e resti di epoca romana

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    Avanzi di mura poligonali - costruite in tempi diversi con varie tipologie (3 maniere)- si riscontrano nel centro e nelle zone adiacenti. Al di là degli aspetti leggendari, relativi sia alla datazione che all'estensione, sono comunque databili con buona approssimazione tra il VII e il II secolo a.C. Della grande Porta aurea oggi resta solo la denominazione. In piazza Garibaldi è visibile il cippo funerario del monumento funebre di Lucio Elio Aurelio Commodo. Diverse iscrizioni romane si trovano incorporate nei palazzi del centro storico, mentre nella zona cimiteriale di San Marco ci sono gli avanzi di una domus romana. Sul sito del tempio di Giove sembra certo che sia stata costruita la chiesa di San Pietro, analogamente alla cattedrale edificata sul sito del tempio di Saturno. Le tombe romane visibili, che in una mappa del 1910 risultavano 22, sono 3.

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    Curiosità

    * Nel 1975 ad Atina vennero girati 4 spot di natale sul Panettone Motta (qui il video).
    * Ogni anno si svolgono le gare con le carrozzelle in cui persone di tutte le età possono gareggiare da Piazza Garibaldi fino a Via Sferracavallo.
    * Fino al 2002, nel periodo estivo, si organizzava la colonia, situata nella parte alta del paese in mezzo al verde. Al giorno d'oggi, invece, il posto è in totale stato di abbandono e rovinato dai vandali.
    * Si pensa che ad Atina sia nato Ponzio Pilato.
    * Atina ha accolto vari personaggi noti nel mondo dello spettacolo e non come Dino Zoff, Pippo Franco (in vista dei comizi del 2006) e Roberto Benigni (per AtinaJazz).
    * Il picco di abitanti si è registrato nel 1.951 con un numero di 5.961. Attualmente, ne conta 4557 (152,9 ab./km²).
    * Il patrono è San Marco e si festeggia il 1 ottobre.
    * Il cognome più diffuso è Caira (14.500 persone) seguito da De Luca (11.600 persone).

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    Maltagliati con cannellini di Atina




    INGREDIENTI

    300 grammi di cannellini di Atina; mezzo decilitro d’olio extra-vergine d’oliva; una cipolla rossa di media grandezza, 3 spicchi d’aglio; 3 costole di sedano; un peperoncino; sale e (potevano mancare) 200 grammi di pomodori maturi.

    ESECUZIONE

    Lavare bene in acqua corrente i fagioli e porli a bagno per 10-12 ore. Formare il cratere con la farina e impastare con l’acqua necessaria per ottenere un impasto duro, lavorarlo a lungo, quindi formare una sfera e porla a riposare coperta da un panno umido per almeno un’ora. Nel frattempo avremo messo i cannellini a bollire, partendo ovviamente da acqua fredda, con una costola di sedano e uno spicchio d’aglio. Far bollire almeno per 2 ore, piano, piano, in una pentola di coccio o di pesante rame stagnato. Tirare la pasta, non tanto fine, con matterello, infarinare la sfoglia e arrotolarla su se stessa, tagliare con un coltello di sbieco, in modo da ottenere non delle fettuccine, ma dei rombi. In un tegame a bordi alti fare un soffritto con l’olio e con le costole di sedano tritate fini, con la cipolla tagliata a dischi sottili, gli spicchi d’aglio sbucciati e tritati fini, oppure interi se preferite toglierli. Quando stanno per imbiondire buttarci il peperoncino tritato e i pomodori lavati e passati. Lasciare insaporire e poi buttarci i fagioli ormai a fine cottura, con la loro poca acqua. Girare col mestolo di legno e poi buttarci i maltagliati cotti al dente, 3-4 minuti, in abbondante acqua salata e scolati. Girare col mestolo, aggiustare eventualmente il sale, spegnere il fuoco, coprire e attendere almeno 10 minuti prima di servire.




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    Il Fagiolo cannellino di Atina è Dop


    Fagiolo cannelino di AtinaL’Unione Europea riconosce la Denominazione di Origine Protetta al Fagiolo Cannellino di Atina. Un riconoscimento che premia l’agricoltura regionale di qualità

    “Il Fagiolo Cannellino di Atina è il 19° prodotto della Regione Lazio a ottenere un riconoscimento comunitario. Un risultato importante che premia le realtà produttive locali che investono sulla qualità e sul proprio territorio”. Lo dichiara l’Assessore Regionale alle Politiche Agricole e Valorizzazione dei Prodotti Locali, Angela Birindelli. Il Fagiolo Cannellino di Atina si aggiunge agli 11 prodotti DOP e 7 IGP già approvati. Inoltre il Lazio può vantare 367 prodotti Tradizionali e altri 6 prodotti DOP e 2 IGP in fase di riconoscimento. “Un patrimonio di assoluto livello – aggiunge la Birindelli – dal quale la Regione Lazio vuole ripartire per dare una nuova immagine e un nuovo impulso all’intero comparto agricolo e agroalimentare regionale”.

    Il fagiolo Cannellino di Atina è un ecotipo locale. La sua peculiarità è quella di avere un epicarpo tenero e deliquescente al palato dopo la cottura. Il fagiolo cannellino di Atina non necessita di essere messo a bagno e richiede un tempo di cottura (cottura alla prima acqua) piuttosto breve: da inizio ebollizione a cottura completata 40-55 minuti.

    Molteplici sono le testimonianze storiche in merito al fagiolo cannellino di Atina la cui tecnica colturale, tutt’ora praticata dai coltivatori locali è dettata dalla loro esperienza secolare. Tra le fonti storiografiche citiamo: Il Demarco nel 1811 definisce il Fagiolo cannellino di Atina di ottima qualità. Il Cirelli nel “Il Regno delle due Sicilie” (Vol.III 1855/60) fornisce dati statistici molto significativi sulla produzione agricola del 1853, e fra questi menziona la produzione del Fagiolo cannellino di Atina dell’Agro di Atina pari a 2500 tomoli annui. Nel 1883 nei magazzini della casa Visocchi, nel comprensorio di Atina, erano conservati circa 16 tomoli di fagiolo cannellino di Atina.

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    Torna l’atteso appuntamento con “CantinAtina”, giunta ormai alla sua nona edizione, che rappresenta sicuramente l’occasione migliore per celebrare una delle ricchezze enologiche più importanti del territorio: il Cabernet Doc di Atina.
    La manifestazione, organizzata dal Comune di Atina, dalla Pro loco “C. Ferraro”, dall’Associazione Commercianti Artigiani di Atina, dai Produttori Atina Doc, con il patrocinio dell’Assessorato al Turismo della Regione Lazio, festeggia il decimo anno della denominazione di questo splendido vino, ormai conosciuto a livello internazionale. Oggi, infatti, a partire dalle 19 i vicoli del centro storico si riempiranno di colori e sapori della Valle di Comino, con gli stand espositivi e le degustazioni che seguiranno un percorso tematico ben preciso. Numerose le cantine che parteciperanno all’evento:Cantine Palumbo, La Ferriera, Agricola Guido, Cominium, Tullio, Nardelli, Casal Volante e Iucci. Il vino Cabernet sarà il filo di Arianna che accompagnerà i piatti tipici della tradizione gastronomica ciociara come quelli a base dei famosi fagioli cannellini di Atina, che hanno ottenuto da tempo la denominazione Dop, oltre a quelli che attingono alle ricette della storia contadina come la minestra, lo spezzatino di carne e la trippetta.
    Sarà possibile inoltre assaporare piatti tipici della tradizione locale. Musiche popolari poi allieteranno i visitatori che potranno coniugare le bellezze architettoniche e naturalistiche di Atina alle eccellenze enogastronomiche.



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    XXV Edizione di Atina Jazz Festival

    Scritto da Elisabetta Castiglioni


    Musica latina-jazzAncora una volta Michael Pergolani e Renato Marengo, autori e conduttori di DEMO, il programma "Acchiappatalenti" di Radio 1 Rai, sono vicini alla creatività dei giovani talenti musicali, questa volta con una finestra aperta al mondo del jazz. DEMO, infatti, selezionerà quindici formazioni jazz scelte tra le migliori che invieranno un demo a: DEMO, Radio1 Rai , Largo Villy De Luca 5 00188, Saxa Rubra - Roma, specificando "per Atina Jazz".

    L'iniziativa rientra nell'ambito del concorso lanciato da Atina Jazz, uno dei più prestigiosi festival italiani, in occasione del suo venticinquennale ed è indirizzato a valorizzare progetti musicali inediti nell'ambito di questo genere musicale.

    DEMO JAZZ AWARD 2010, organizzato da Atina Jazz e Palco Reale, e condotto da Michael Pergolani e Renato Marengo si svolgerà dal 28 al 31 luglio presso la Villa Comunale di Cassino, all'interno della rassegna Cassino Jazz che costituisce parte integrante della XXV Edizione di Atina Jazz Festival.

    Il programma dei primi tre giorni prevede l'esibizione di 5 band per sera. Una giuria di esperti sceglierà i 4 finalisti che si contenderanno il premio jazz award nella serata finale del 31 luglio. Guest star d'eccezione sarà Rossana Casale col suo quartetto, che chiuderà la serata del 28 luglio, mentre ospiti delle serate successive saranno rispettivamente i jazzisti Mario Romano & Friends, Giovanni Guidi and Unknown Rebel Band e Babyra Project.

    Il vincitore del DEMO Jazz Award 2010, oltre ad esibirsi in apertura del concerto finale di Enrico Rava e Stefano Bollani che si terrà il 1 agosto nella splendida cornice del Teatro Romano di Cassino, parteciperà, nel giugno del 2011 al festival di Rochester in Canada; al secondo classificato la partecipazione di diritto alla II edizione di Atina Jazz winter 2010.

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    La novità di quest'anno sarà la realizzazione di un cd prodotto da Raitrade, che conterrà i brani dei quindici semifinalisti scelti da DEMO.

    All'interno della Villa Comunale di Cassino sarà inoltre allestito il DEMO Village con gli stand di SIAE, AFI, RAITRADE, ASSOMUSICA, NOTE LEGALI, MUSICALNEWS,TOAST RECORD, ONE E MUSIC e DEMO RADIO1 RAI, dove tutti gli artisti potranno consegnare personalmente un proprio demo alla redazione del programma. Nei giorni della manifestazione ci sarà anche un convegno sul rapporto tra artisti emergenti, discografia e opportunità per esibirsi, al quale parteciperanno la SIAE, gli autori ed esperti del settore.
     
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