DIK DIK

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  1. giufab62
     
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    dikdihlpuno1

    Dik Dik (1967)


    ......Il 33 giri dei Dik Dik di cui vi parlo oggi fu uno dei primi della mia collezione e rimpiango ancora oggi di averlo purtroppo venduto una ventina d'anni dopo, per ragioni di trasloco e di spazio. Dico purtroppo perché non è stato mai ripubblicato un equivalente in CD e, a parte i pezzi più noti, alcuni brani non si trovano più. Riascoltandolo oggi, dispiace notare innanzitutto quanta poca cura dedicasse la Ricordi a questo tipo di prodotti, stampandoli su una pasta di vinile che definire pessima è poco. Paradossalmente suonano meglio le ristampe della serie Orizzonte rispetto agli originali, una cosa che si nota ad esempio anche nelle incisioni Ricordi di Mia Martini o di Milva: una vera fregatura per i collezionisti che pagano uno sproposito per avere la prima edizione e rifiutano magari la ristampa senza sapere che dal punto di vista della resa sonora è molto migliore quest'ultima.

    Il disco non può non aprirsi con quello che è stato il maggior successo commerciale del gruppo, il celebre Senza luce che a me non è mai piaciuto nelle varie versioni italiane, nessuna delle quali rende l'atmosfera psichedelico-barocca dell'originale. Ancora oggi non mi stanco di ascoltare la versione dei Procol Harum, che considero uno dei migliori 45 giri degli anni '60, e ancora oggi continuo a ritenere la voce di Gary Brooker inimitabile, come è inimitabile la timbrica di quell'Hammond M 102, anche se Fisher ha rivelato già molto tempo fa la posizione dei drawbar da impostare per riprodurne il suono. Per non parlare del testo di Mogol, che nell'intento di dare un senso plausibile agli sconclusionati e oscuri versi originali, ricade nella banalità delle sue storie di tradimenti e di abbandoni.

    Subito dopo, la facciata B del 45 giri, con una ventina di secondi di introduzione in stile "progressive": l'altra faccia di Mogol, la migliore, per un pezzo di Battisti oggi poco ricordato e quasi mai rieseguito nei periodici tributi e anniversari vari: Guardo te e vedo mio figlio il titolo. Era il periodo in cui Lucio non era ancora esploso come personaggio e, benché fosse noto fra gli addetti ai lavori come autore, le sue composizioni venivano ancora relegate nel retro dei singoli che dovevano scalare le classifiche: come sapete, il primo a rischiare fu qualche mese prima Maurizio Vandelli e la sua Equipe con la leggendaria 29 settembre.

    Tornando ai Dik Dik, la terza traccia è una cover di If I Were A Carpenter di Tim Hardin, un successo negli USA grazie a Bobby Darin, già eseguito in Italia dai Rokes un anno prima con il titolo Se fossi povero. Reinterpretata con uno stile totalmente diverso, i Dik Dik la intitolano Se io fossi un falegname e la pubblicano come retro di Il mondo è con noi.

    Windy è una cover degli Association, mentre Cado giù è la versione italiana di My World Fell Down degli Ivy League ed è anche il primo pezzo che i Dik Dik eseguono appositamente per l'album. Chiude la facciata un brano italiano, Serenella di Mogol e Donida, che Bobby Solo aveva già pubblicato come facciata B di Non c'è più niente da fare e che solo molti anni dopo riascolteremo nella demo inedita di Luigi Tenco.

    La seconda facciata dell'album si apre con un altro successo epocale dei Dik Dik, quel Sognando la California che aveva spalancato al gruppo le porte della Hit Parade, e prosegue con Il mondo è con noi: entrambe sono versioni italiane di successi dei Mamas & Papas. Meno fortunata Inno, il pezzo più recente rispetto alla data di uscita del 33 giri, uscito con una copertina che ne ripeteva la grafica un po' rétro e con la foto seriosa, in posa perfetta, fatta in uno studio fotografico d'altri tempi e che doveva appunto servire da traino all'intero album. Molto ben confezionata con cori e atmosfere alla Beach Boys (come del resto la già citata Cado giù), Inno è un rifacimento (migliore dell'originale) di Let's go to San Francisco dei Flowerpot Men; rimase nei piani bassi della classifica, forse per colpa di una introduzione che ricordava (del tutto involontariamente, dato che era ripresa pari pari dall'edizione originale) la famigerata Grazie dei fiori di Nilla Pizzi. O forse fu promossa con poca convinzione dagli addetti ai lavori, visto che Inno fu per i Dik Dik un ripiego, scelto dopo lo scippo di Nel cuore, nell'anima da parte dell'Equipe 84. Il gruppo in ogni caso si rifarà sei mesi dopo entrando in classifica con Il vento, il cui arrangiamento fu curato dallo stesso Battisti, come curato da Battisti è l'intero LP di oggi.

    Altro brano di Mogol-Battisti è Dolce di giorno, di cui i Dik Dik condividono la base musicale con l'autore stesso. Per il gruppo era servita da facciata B per Sognando la California, mentre per Battisti fu la facciata B di Per una lira. Chiude il disco una ballata un po' anomala, Nel 1303 che, pur ambientata nel medioevo, sembra provenire da un futuro post-atomico......


    Orlando

    DIK DIK - DIK DIK (1967)


    01 Senza Luce ( A Whiter Shade Of Pale) (Reed-Broker-Mogol)
    02 Guardo Te E Vedo Mio Figlio (Battisti-Mogol)
    03 Se Io Fossi Un Falegname (Hardin-Mogol-Cassia)
    04 Windy (Ruthann-Friedman-Clausetti)
    05 Cado Giù (My World Fell Down)(Carter-Lewis-Mogol)
    06 Serenella (Donida-Mogol)
    07 Sognando La California (California Dreamin') (Philips-Mogol)
    08 Il Mondo è Con Noi (I Saw Here Again)(Philips-Mogol)
    09 Inno (Let's Go To San Francisco)(Carter-Lewis-Mogol)
    10 Dolce Di Giorno (Battisti-Mogol)
    11 Nel 1303 (Do You Believe) (Grey-Mogol)




    Pubblicato da Verdier il Vampiro