Woody Allen

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    Woody Allen (Allan Stewart Konigsberg)

    BIOGRAFIA

    Genio umoristico americano ma amato anche e soprattutto in Europa per l'omaggio stilistico a grandi nomi del cinema come Bergman, Fellini e Lubitsch, Woody Allen guarda a loro per inventare un modo di fare cinema che si rinnova sempre. Mostro di creatività, l'autore riesce spesso a lasciare il segno, a usare la cultura (anche di nicchia) per creare delle incredibili commedie umane che parlano direttamente allo spettatore. Sia quello ingenuo che ride delle battute con leggerezza, sia quello più colto che apprezza la complessità delle intricate sceneggiature.

    Un regista originale che scrive, recita, suona e gioca con la magia. Capace di mettere con le spalle al muro il pubblico, puntando il dito su ipocrisie e colpe non espiate, è un ottimo insegnante di vita. Chi dimentica la scena di Manhattan in cui Woody registra "le cose per cui vale la pena vivere"? La lista è ricchissima: "il vecchio Groucho Marx tanto per dirne una, Joe Di Maggio, il secondo movimento della sinfonia Jupiter, Louis Armstrong, l'incisione 'Potato Head Blues', i film svedesi naturalmente, 'L'educazione sentimentale' di Flaubert, Marlon Brando, Frank Sinatra, le incredibili mele e pere dipinte da Cézanne, i granchi da Sam Wo, il viso di Tracy". Un elenco di cose seducenti e indimenticabili ma ne manca una che aggiungiamo noi: il cinema di Woody Allen.
    L'artista viene da una famiglia ebraica, a quindici anni è già autore di strisce per la cronaca rosa e, dato il successo dei suoi scritti decide di abbandonare gli studi (che non porterà mai a termine) per tentare la strada del cabaret. Comincia a esibirsi nei nightclub con un discreto seguito di fan, nel 1961 comincia a lavorare come stand-up comedian al Greenwich Village, continuando a scrivere testi per la televisione (Tonight nel 1964) e per riviste come "New Yorker", "Playboy" ed "Esquire". Fino a quando scrive la sceneggiatura di Ciao, Pussycat (1965), film poi diretto da Clive Donner che lo scritturerà anche come attore, decretando il suo debutto nel mondo del grande schermo. La farsa erotica del film è brillante e Woody decide di continuare per questa strada: sua è la sceneggiatura di Provaci ancora, Sam (portato sul grande schermo da Herbert Ross nel 1972) che lo vede protagonista di una delle interpretazioni più memorabili della sua carriera: l'imbranato e stralunato Sam del titolo si confronta, soprattutto nel campo della seduzione, con il fantasma di Humphrey Bogart, ottenendo ovviamente risultati disastrosi.

    Nel 1969 esordisce alla regia con Prendi i soldi e scappa (1969), parodia del genere gangsteristico e di un certo stile narrativo proveniente dal cinema di Jean-Luc Godard (pensiamo alle interviste fasulle che ogni tanto interrompono l'evoluzione narrativa), in cui interpreta un impacciato imbroglione che prende spunto, da un lato, dallo stereotipo dello schlemiel della tradizione ebraica e, dall'altro, dalle battute no-sense di Groucho Marx. Il risultato è un surrogato di gag pensate e colte (moltissimi i riferimenti psicoanalitici e letterari) che colpirà positivamente il pubblico americano. Seguono alcuni film di carattere più esplicitamente comico: il fantapolitico Il dittatore dello stato libero di Bananas (1971) e Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso ma non avete mai osato chiedere (1972), oltre alla parodia fantascientifica de Il dormiglione (1973) con una bravissima Diane Keaton.

    La comicità di Woody non è mai fine a se stessa, è ricca di citazioni ed evocazioni intellettuali. Con Amore e guerra (1975) il piacere dei rimandi esplode nell'omaggio a "Guerra e pace" di Tolstoj, pretesto per riproporre la maschera yiddish dello schlemiel (qui il protagonista è un buffone in una perenne lotta antieroica contro Napoleone Bonaparte), che riutilizzerà anche l'anno dopo ne Il prestanome (1976), firmato Martin Ritt.

    La consacrazione autoriale arriva con Io e Annie (1977), intelligente commedia stile anni '40 dall'evidente marchio autobiografico, che polemizza con Hollywood alla quale contrappone una nevrotica e insicura New York. Per le strade della Grande Mela nasce, tentenna, sbanda e si conclude l'amore tra due intellettuali, interpretati da Woody e Diane Keaton che, proprio in quel periodo, stava mettendo fine alla loro vera storia d'amore. Con 5 Oscar portati a casa, Woody riceve consensi anche da quella fetta di pubblico americano che lo aveva snobbato fino a quel momento. Appassionato di musica jazz fin da ragazzino, il regista inserisce in Manhattan (film che viene considerato il sequel di Io e Annie soprattutto per l'omaggio alle atmosfere malinconiche di New York), la musica di Gershwin per raccontare un'altra storia di nevrosi e amori inconcludenti. Nel 1978 realizza come regista Interiors, film dalle atmosfere crepuscolari che, come i successivi Settembre (1987), Un'altra donna con una intensa Gena Rowlands (1988) e, in parte, Alice (1990), rende esplicito omaggio a Ingmar Bergman, uno dei suoi registi preferiti, insieme a Federico Fellini al quale guarda per la costruzione di Stardust Memories (1980), opera dichiaratamente autobiografica narrata in flusso di coscienza come 8 e mezzo. Dopo il magico riferimento shakespeariano di Una commedia sexy in una notte di mezza estate (1982), gira il mockumentary Zelig (1983), finto reportage su un uomo camaleontico che trasforma anima e corpo secondo chi si ritrova vicino, mostrando un conformismo che ha molto a che vedere con la società contemporanea. Qualche anno più tardi riceve il secondo Oscar per il campione d'incassi Hannah e le sue sorelle (1986), successivo al divertente Broadway Danny Rose (1984) e a La rosa purpurea del Cairo (1985), omaggio a La palla n. 13 di Buster Keaton.

    Successivo all'ennesimo omaggio alla musica jazz di Radio Days (1987) è il sorprendente Crimini e misfatti, riflessione divertente ma non banale sulle colpe che non vengono punite, facendo riferimento ai romanzi di Dostoevskij, scrittore che riprenderà anche più avanti in Match Point (2005). Nonostante la crisi personale con la compagna Mia Farrow, lasciata da Woody per la figlia adottiva Soo-Yi Previn (che ha all'incirca trentacinque anni in meno del regista), la vena creativa sembra inesauribile. Al ritmo costante di almeno un film all'anno, dopo Ombre e nebbia (1992) ritorna ad atmosfere più serene con Mariti e mogli (1992), Misterioso omicidio a Manhattan (1993), per il quale richiama Diane Keaton, e l'esilarante Pallottole su Broadway (1994). Cambia tono nei successivi La dea dell'amore (1995, per il quale Mira Sorvino vince l'Oscar come miglior protagonista femminile), omaggio commosso al teatro greco, e nel musical Tutti dicono I love you (1996) in cui tratta il tema delle famiglie allargate con un cast d'eccezione che coinvolge Drew Barrymore, Julia Roberts, Goldie Hawn ed Edward Norton. Affezionato però ai ritratti di personaggi in crisi, realizza Harry a pezzi (1997) e sberleffa il patinato mondo dei vip con Celebrity (1998), girato in bianco e nero. Il suo amore per il jazz invece trionfa con Accordi e disaccordi (1999) con Sean Penn.
    Con gli ultimi lavori, il successo in patria si era un po' affievolito ma, dopo un accordo con la Dreamworks di Spielberg che gli dà maggiore visibilità, ritorna ai lustri di un tempo con Criminali da strapazzo (2000), che prende spunto da I soliti ignoti di Monicelli. Dopo La maledizione dello scorpione di Giada (2001) che omaggia il cinema degli anni '40, è la volta di Hollywood Ending (2002), film non del tutto riuscito in cui tenta di costruire una metafora di un regista in declino che, malgrado una cecità psicosomatica, riesce a concludere il proprio film.
    L'anno successivo Woody chiama Jason Biggs (direttamente dall'America giovanilistica di American Pie) per affiancare Christina Ricci in Anything Else, storia d'amore impossibile tra un aspirante scrittore e una giovane dallo spirito libertino e indecisa su tutto. Con Melinda e Melinda (2004) ritorna ad affrontare il binomio tragedia/commedia delineando due storie che non annoiano ma fanno affiorare qualche cedimento di sceneggiatura. Con gli ultimi lavori Woody sembra entrare in crisi creativa ma il capolavoro è dietro l'angolo. Secondo le dichiarazioni dell'autore, Match Point è il film del quale va più orgoglioso: l'intrigo è una storia di delitto e castigo ambientata nell'alta società di Londra che si confronta con la casualità della vita in una visione realistica (che sfiora il pessimismo) dei rapporti sentimentali. Il film è il primo che vede protagonista la sensuale Scarlett Johansson, vera e propria musa del regista che la richiama per Scoop (2006), intricata commedia sullo sfondo di una Londra avvolta nel mistero delle arti magiche e in Vicky Cristina Barcelona (2008) al fianco di Penelope Cruz e Javier Bardem, in un gioco di gelosie per le strade della vivace città catalana.
    Nel 2007 Sogni e delitti, thriller con Ewan McGregor e Colin Farrell, segna il ritorno a un cinema più drammatico che indaga nelle perversioni umane più inconfessabili.

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    FILMOGRAFIA


    Regista
    Che fai, rubi? (What's Up, Tiger Lily?) (1966)
    Prendi i soldi e scappa (Take the Money and Run) (1969)
    Men of Crisis: The Harvey Wallinger Story, cortometraggio per la TV (1971)
    Il dittatore dello stato libero di Bananas (Bananas) (1971)
    Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso * ma non avete mai osato chiedere (Everything You Always Wanted to Know About Sex * But Were Afraid to Ask) (1972)
    Il dormiglione (Sleeper) (1973)
    Amore e Guerra (Love and Death) (1975)
    Io e Annie (Annie Hall) (1977)
    Interiors (Interiors) (1978)
    Manhattan (Manhattan) (1979)
    Stardust Memories (Stardust Memories) (1980)
    Una commedia sexy in una notte di mezza estate (A Midsummer Night's Sex Comedy) (1982)
    Zelig (Zelig) (1983)
    Broadway Danny Rose (Broadway Danny Rose) (1984)
    La rosa purpurea del Cairo (The Purple Rose of Cairo) (1985)
    Hannah e le sue sorelle (Hannah and Her Sisters) (1985)
    Radio Days (Radio Days) (1987)
    Settembre (September) (1987)
    Un'altra donna (Another Woman) (1988)
    Edipo relitto (Oedipus Wrecks) episodio di New York Stories (New York Stories) (1989)
    Crimini e misfatti (Crimes and Misdemeanors) (1989)
    Alice (Alice) (1990)
    Ombre e nebbia (Shadows and Fog) (1992)
    Mariti e mogli (Husbands and Wives) (1992)
    Misterioso omicidio a Manhattan (Manhattan Murder Mystery) (1993)
    Pallottole su Broadway (Bullets Over Broadway) (1994)
    Don't Drink the Water, film per la TV (1994)
    La dea dell'amore (Mighty Aphrodite) (1995)
    Tutti dicono I Love You (Everyone Says I Love You) (1996)
    Harry a pezzi (Deconstructing Harry) (1997)
    Celebrity (Celebrity) (1998)
    Accordi e disaccordi (Sweet and Lowdown) (1999)
    Criminali da strapazzo (Small Time Crooks) (2000)
    La maledizione dello scorpione di giada (The Curse of the Jade Scorpion) (2001)
    Sounds from the Town I Love, episodio del documentario The Concert for New York City (2001)
    Hollywood Ending (Hollywood Ending) (2002)
    Anything Else (Anything Else) (2003)
    Melinda e Melinda (Melinda and Melinda) (2004)
    Match Point (Match Point) (2005)
    Scoop (Scoop) (2006)
    Sogni e delitti (Cassandra's Dream) (2007)
    Mezzanotte a Barcellona (Vicky Cristina Barcelona) (2008)
    Whatever Works (2009)

    Sceneggiatore
    The Laughmaker, cortometraggio, regia di Joshua Shelley (1962)
    Ciao Pussycat (What's New, Pussycat), regia di Clive Donner (1965)
    Che fai, rubi? (What's Up, Tiger Lily?), regia di Woody Allen (1966)
    James Bond 007 - Casino Royale (Casino Royale), regia di Val Guest, Ken Hughes, John Huston, Joseph McGrath e Robert Parrish (1967)
    Prendi i soldi e scappa (Take the Money and Run), regia di Woody Allen (1969)
    Come ti dirotto il jet (Don't Drink the Water), regia di Howard Morris (1969)
    Pussycat, Pussycat, I Love You, regia di Rodney Amateau (1970)
    Men of Crisis: The Harvey Wallinger Story, cortometraggio per la TV, regia di Woody Allen (1971)
    Il dittatore dello stato libero di Bananas (Bananas), regia di Woody Allen (1971)
    Provaci ancora, Sam (Play It Again, Sam), regia di Herbert Ross (1972)
    Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso * ma non avete mai osato chiedere (Everything You Always Wanted to Know About Sex * But Were Afraid to Ask), regia di Woody Allen (1972)
    Il dormiglione (Sleeper), regia di Woody Allen (1973)
    Amore e Guerra (Love and Death), regia di Woody Allen (1975)
    Io e Annie (Annie Hall), regia di Woody Allen (1977)
    Interiors (Interiors), regia di Woody Allen (1978)
    Manhattan (Manhattan), regia di Woody Allen (1979)
    Stardust Memories (Stardust Memories), regia di Woody Allen (1980)
    Una commedia sexy in una notte di mezza estate (A Midsummer Night's Sex Comedy), regia di Woody Allen (1982)
    Zelig (Zelig), regia di Woody Allen (1983)
    Broadway Danny Rose (Broadway Danny Rose), regia di Woody Allen (1984)
    La rosa purpurea del Cairo (The Purple Rose of Cairo), regia di Woody Allen (1985)
    Hannah e le sue sorelle (Hannah and Her Sisters) (1985), regia di Woody Allen (1985)
    Meetin' WA, cortometraggio documentario, regia di Jean-Luc Godard (1986)
    Radio Days (Radio Days), regia di Woody Allen (1987)
    Settembre (September), regia di Woody Allen (1987)
    Un'altra donna (Another Woman), regia di Woody Allen (1988)
    Somebody or The Rise and Fall of Philosophy, cortometraggio, regia di Axel Hildebrand (1989)
    Edipo relitto (Oedipus Wrecks), episodio di New York Stories (New York Stories), regia di Woody Allen (1989)
    Crimini e misfatti (Crimes and Misdemeanors), regia di Woody Allen (1989)
    Alice (Alice), regia di Woody Allen (1990)
    Ombre e nebbia (Shadows and Fog), regia di Woody Allen (1992)
    Mariti e mogli (Husbands and Wives), regia di Woody Allen (1992)
    Misterioso omicidio a Manhattan (Manhattan Murder Mystery), regia di Woody Allen (1993)
    Pallottole su Broadway (Bullets Over Broadway) (1994), regia di Woody Allen (1994)
    Don't Drink the Water, film per la TV, regia di Woody Allen (1994)
    La dea dell'amore (Mighty Aphrodite), regia di Woody Allen (1995)
    Tutti dicono I Love You (Everyone Says I Love You), regia di Woody Allen (1996)
    Count Mercury Goes to the Suburbs, cortometraggio, regia di Joel Bruns (1997)
    Harry a pezzi (Deconstructing Harry), regia di Woody Allen (1997)
    Celebrity (Celebrity), regia di Woody Allen (1998)
    Accordi e disaccordi (Sweet and Lowdown), regia di Woody Allen (1999)
    Criminali da strapazzo (Small Time Crooks), regia di Woody Allen (2000)
    La maledizione dello scorpione di giada (The Curse of the Jade Scorpion), regia di Woody Allen (2001)
    Sounds from the Town I Love, episodio del documentario The Concert for New York City (2001), regia di Woody Allen (2001)
    Hollywood Ending (Hollywood Ending), regia di Woody Allen (2002)
    Anything Else (Anything Else), regia di Woody Allen (2003)
    Melinda e Melinda (Melinda and Melinda), regia di Woody Allen (2004)
    Match Point (Match Point), regia di Woody Allen (2005)
    Scoop (Scoop), regia di Woody Allen (2006)
    Sogni e delitti (Cassandra's Dream) (2007)
    Mezzanotte a Barcellona (Vicky Cristina Barcelona) (2008)
    Whatever Works (2009)

    Attore
    Ciao Pussycat (What's New, Pussycat), regia di Clive Donner (1965)
    James Bond 007 - Casino Royale (Casino Royale), regia di Val Guest, Ken Hughes, John Huston, Joseph McGrath e Robert Parrish (1967)
    Prendi i soldi e scappa (Take the Money and Run), regia di Woody Allen (1969)
    Men of Crisis: The Harvey Wallinger Story, cortometraggio per la TV, regia di Woody Allen (1971)
    Plimpton! Did You Hear the One About?, cortometraggio per la TV, regia di William Kronick (1971)
    Il dittatore dello stato libero di Bananas (Bananas), regia di Woody Allen (1971)
    Provaci ancora, Sam (Play It Again, Sam), regia di Herbert Ross (1972)
    Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso * ma non avete mai osato chiedere (Everything You Always Wanted to Know About Sex * But Were Afraid to Ask), regia di Woody Allen (1972)
    Il dormiglione (Sleeper), regia di Woody Allen (1973)
    Amore e Guerra (Love and Death), regia di Woody Allen (1975)
    Il prestanome (The Front), regia di Martin Ritt (1976)
    Io e Annie (Annie Hall), regia di Woody Allen (1977)
    Manhattan (Manhattan), regia di Woody Allen (1979)
    Stardust Memories (Stardust Memories), regia di Woody Allen (1980)
    Una commedia sexy in una notte di mezza estate (A Midsummer Night's Sex Comedy), regia di Woody Allen (1982)
    Zelig (Zelig), regia di Woody Allen (1983)
    Broadway Danny Rose (Broadway Danny Rose), regia di Woody Allen (1984)
    Hannah e le sue sorelle (Hannah and Her Sisters), regia di Woody Allen (1985)
    Radio Days (Radio Days'), regia di Woody Allen (1987)
    King Lear, regia di Jean-Luc Godard (1987)
    Edipo relitto (Oedipus Wrecks), episodio di New York Stories (New York Stories), regia di Woody Allen (1989)
    Crimini e misfatti (Crimes and Misdemeanors), regia di Woody Allen (1989)
    Storie di amori e infedeltà (Scenes from a Mall), regia di Paul Mazursky (1991)
    Ombre e nebbia (Shadows and Fog), regia di Woody Allen (1992)
    Mariti e mogli (Husbands and Wives), regia di Woody Allen (1992)
    Misterioso omicidio a Manhattan (Manhattan Murder Mystery), regia di Woody Allen (1993)
    Don't Drink the Water, film per la TV, regia di Woody Allen (1994)
    I ragazzi irresistibili (The Sunshine Boys), film per la TV, regia di John Erman (1995)
    La dea dell'amore (Mighty Aphrodite), regia di Woody Allen (1995)
    Tutti dicono I Love You (Everyone Says I Love You), regia di Woody Allen (1996)
    Harry a pezzi (Deconstructing Harry), regia di Woody Allen (1997)
    Wild Man Blues (Wild Man Blues), documentario, regia di Barbara Kopple (1997)
    Gli imbroglioni (The Impostors), regia di Stanley Tucci (1998)
    Z la formica (Antz), voce, regia di Eric Darnell e Tim Johnson (1998)
    Una spia per caso (Company Man), regia di Peter Askin e Douglas McGrath (2000)
    Criminali da strapazzo (Small Time Crooks), regia di Woody Allen (2000)
    Ho solo fatto a pezzi mia moglie (Picking Up the Pieces), regia di Alfonso Arau (2000)
    La maledizione dello scorpione di giada (The Curse of the Jade Scorpion), regia di Woody Allen (2001)
    Hollywood Ending (Hollywood Ending), regia di Woody Allen (2002)
    Anything Else (Anything Else), regia di Woody Allen (2003)
    Scoop (Scoop), regia di Woody Allen (2006)


    Curiosità:
    Allen si rifiuta di guardare i suoi film dopo la loro uscita nelle sale, il regista, infatti, ha affermato che rivedendo la pellicola finita sicuramente penserebbe che il film non sia sufficientemente buono e che avrebbe potuto fare di meglio. Anche per questo motivo non ha mai registrato un commento audio per nessuno dei suoi film da includere nei DVD, per i quali pretende edizioni semplici, prive di extra, monodisco e con l'audio mono che caratterizza tutti i suoi film.

    Sono numerosissime le sue fobie: è terrorizzato da insetti, cani, cervi, colori brillanti, strapiombi, spazi piccoli, dalla folla, dai bambini, dal cancro, e, persino, dal sole.

    Grande appassionato di pallacanestro, come di molti altri sport, baseball soprattutto, Allen è da molti anni un abbonato della squadra NBA della "Grande Mela", i New York Knicks, dei quali non perde una partita. I piani di lavorazione sono basati anche sulle date e sugli orari delle partite, in modo che Allen possa finire in tempo le riprese della giornata e andare a vedere la partita.

    Quasi tutte le sequenze dei titoli di apertura e di chiusura dei film di Allen presentano come carattere di scrittura il Windsor bianco su sfondo nero, senza effetti di scorrimento, con musica jazz di sottofondo.

    Tra i suoi miti figurano Ingmar Bergman, Groucho Marx, Federico Fellini, Cole Porter, Louis Armstrong ed Anton Čechov.

    Secondo la vedova di Stanley Kubrick, il regista aveva considerato Allen per il ruolo di Sydney Pollack nel suo ultimo film, Eyes Wide Shut.

    Non è mai stato apertamente schierato politicamente, ma negli ultimi anni ha sostenuto esplicitamente il Partito Democratico, anche se ha ammesso di non averlo sempre scelto, in passato.

     
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  2. gheagabry
     
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    Così mangiò Zarathustra
    (Tratto da Pura anarchia, una raccolta di racconti di Woody Allen)




    Il grasso è in sé una sostanza o l’essenza di una sostanza, ossia l’Idea di sostanza di questa essenza. Il problema si pone quando comincia a depositarsi sui vostri fianchi.
    In un primo frammento dell’Etica, Aristotele stabilisce che la circonferenza di un uomo si ottiene moltiplicando il suo giro vita per pi greco. Questa formula resterà immutata fino al Medio Evo, fino a quando Tommaso d’Aquino tradusse dei menù dal latino e si aprì il primo ristorante di frutti di mare. All’epoca, la Chiesa vedeva ancora sotto una luce negativa le cene al ristorante. Come noi tutti sappiamo, Roma ha considerato per secoli il panino alla piastra con salsa piccante come il massimo della trasgressione; numerosi panini sono stati a lungo privati di salsa piccante e non hanno avuto diritto a farsi passare alla piastra che dopo la Riforma. Gli Spagnoli si rivelarono particolarmente crudeli: l’Inquisizione poteva condannare a morte un uomo che aveva farcito degli avocado con della polpa di granchio.
    Nessun filosofo riuscì a risolvere la questione del senso di colpa associato all’accumulo di peso, fino a quando Cartesio non fece la distinzione tra spirito e corpo, permettendo al corpo di ingozzarsi mentre lo spirito si diceva:”Io penso, quindi non sono io.”
    Fu Leibniz il primo ad affermare che il grasso è costituito di monadi, comunque, nonostante seguisse una dieta e facesse molto esercizio fisico, Leibniz non riuscì mai a liberarsi delle sue monadi. Spinoza invece si nutriva frugalmente perché era persuaso che Dio esiste in tutte le cose, e può incutere un certo timore il divorare un kebab se si è convinti di aver aggiunto del ketchup alla Causa Immanente di Tutte le Cose.
    La catastrofe esistenziale, per Schopenhauer, consisteva meno nel fatto di mangiare che in quello di piluccare tra i pasti. Per Schopenhauer, a partire dal momento in cui l’uomo comincia a mangiucchiare salatini, patatine e noccioline mentre è impegnato in altre cose, non può più fermarsi. Ne risulta un universo pieno di briciole. Anche Kant si è occupato del problema, dicendo categoricamente che era imperativo ordinare il pranzo in un modo tale che, se ognuno ordinasse la stessa cosa, il mondo sarebbe più morale. Il problema sul quale Kant non ha riflettuto è che se tutti ordinano la stessa cosa, si creeranno dei problemi in cucina per sapere a chi spetterà l’ultima porzione di branzino. “Ordinate come se ordinaste per qualunque essere umano”, consigliava. Certo, ma che fare se la persona seduta accanto a voi non ama il guacamole? In fin dei conti non esiste un cibo morale, tranne naturalmente l’uovo alla coque.
    Per finire, a parte le crepe Al di là del Bene e del Male e la vinaigrette Volontà di Potenza di Nietzsche, fra tutte le ricette che hanno avuto un forte impatto sul pensiero occidentale, quella del paté di pollo di Hegel fu la prima ad utilizzare dell’uva passa. I gamberetti e verdure saltate di Spinoza saranno apprezzati sia dagli atei che dagli agnostici. Per quelli invece che hanno una fame da lupo, si consigliano gli spiedini di maiale con salsa barbecue, una ricetta poco nota di Hobbes e che resta ancora oggi un enigma intellettuale.

     
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    woody e un grande di cinema..ma a me non gusta..scusate..
     
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  4. gheagabry
     
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    Il regista parla dei suoi attori e del rapporto che ha con loro. E rivela che...
    Per Woody Allen il cinema era “nient'altro che una fuga”. A dirlo è lui stesso in un'intervista pubblicata su “Grazia” di questa settimana. “Da ragazzo quando volevo scappare, andavo al cinema. Ora faccio lo stesso, mettendomi dall'altra parte della macchina da presa” dice il regista.
    Un bel modo per “fuggire”, visto il successo mondiale che con i suoi film ha attenuto in anni di carriera. Scherza anche su questo fatto Allen: “Non mi lamento: i miei amici fanno gli avvocati o i medici, si alzano tutte le mattine e vanno in ufficio. Io vado sul set, dove trovo Penelope Cruz e il massimo della preoccupazione sono le luci o i costumi”.
    Il prossimo suo sforzo artistico sarà nei cinema a partire dal 3 dicembre, la pellicola s'intitola: “Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni” che ha un cast davvero incredibile. Il film racconta le vicende di due coppie sposate tra ansie per la carriera, guai e follie di vario genere. Nel cast nomi “stellari” quali: Anthony Hopkins, Josh Brolin, Naomi Watts, Antonio Banderas, Anna Friel, Freida Pinto, Gemma Jones.
    A proposito del rapporto con i suoi attori Woody a “Grazia” rivela: “E' buffo: gli attori leggono su di me che sono uno che non parla, che sono scontroso, che ho un brutto carattere. Poi, arrivano sul set il primo giorno, trascorrono con me un po' di ore e vedo che cambiano espressione e pensano: 'Ok, nessun pericolo, è innocuo'”.
    Ma nonostante questo ammette di avere un rapporto piuttosto distaccato con le star dei suoi film e di non eccedere mai con i complimenti: “E perché dovrei? Li ho assunti, li pago, è ovvio che penso che siano bravi. Se fanno qualcosa di sbagliato glielo dico, ma, in genere, li lascio liberi”. Ultima curiosità niente pasti insieme: “Non parlo con loro fuori dal set. Non ci vado a pranzo: preferisco che la nostra relazione resti professionale”.



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    FrançOis Truffaut. Une Autobiographie




    Cast
    Woody Allen
    Regia
    Anne Andreu
    Generi
    Documentario, Biografico

    Trama
    François Truffaut conservava tutto: foto delle persone amate, foglietti di appunti, lettere, vecchie versioni delle sceneggiature. A partire da queste tracce il film ricollega i temi prediletti dal cineasta: l'infanzia, la formazione, i rapporti conflittuali uomo donna, la morte. Si cerca così un filo rosso tra i suoi film. A parlare sono coloro che, volte altrettanto prestigiosi, gli sono stati accanto, nel lavoro come nella vita, o lo hanno ammirato come Woody Allen che per la prima volta racconta la sua passione per lui. Il documentario consente di misurare l'eredità considerevole lasciataci da Trouffaut.

    Note
    - PRESENTATO AL FESTIVAL DI PALAZZO VENEZIA 2006


    DAL WEB





    Tutto Quello Che Avreste Voluto Sapere Sul Sesso Ma Non Avete Mai Osato Chiedere


    (Everything You Always Wanted to Know About Sex But Were Afraid to Ask)




    Cast
    William Beckley, Ian Abercrombie, Robert Walden, Tom Mack, Baruch Lumet, Don Chuy, Ref Sanchez, Jay Robinson, Geoffrey Holder, Dort Clark
    Regia
    Woody Allen
    Sceneggiatura
    Woody Allen
    Generi
    Commedia, Fantasy
    Distribuito da
    UNITED ARTISTS EUROPA - WARNER HOME VIDEO (GLI SCUDI)

    Trama
    - PRIMO EPISODIO: "Funzionano gli afrodisiaci?" Nel Medioevo, un buffone di corte tenta di sedurre la regina somministrandole un afrodisiaco; ne viene impedito dalla cintura di castità: il re lo scopre e lo fa decapitare. - SECONDO EPISODIO: "E' disdicevole amare gli animali?" Un medico si innamora di una pecora armena e per lei abbandona la moglie. Quando il pastore se la riprende, finisce solo e disperato. - TERZO EPISODIO: "Perché alcune donne hanno difficoltà a raggiungere l'orgasmo?" Frigida a letto, una giovane moglie riesce a raggiungere l'orgasmo soltanto in situazioni di pericolo. - QUARTO EPISODIO: "I travestiti sono omosessuali?" Dopo vent'anni di matrimonio, una donna scopre che al marito piace indossare abiti muliebri. - QUINTO EPISODIO: "Ci si può fidare degli studi e delle ricerche sul sesso?" Due giovani ricercatori, che indagano sul sesso, si sottraggono agli esperimenti di un medico folle. Contribuiscono poi alla cattura di una mostruosa mammella gigante. - SESTO EPISODIO: "Il laboratorio del sesso". L'atto sessuale descritto dall'interno di un corpo maschile, immaginato come un laboratorio diretto da un'equipe di scienziati.


    DAL WEB
     
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  6. tappi
     
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    GRAZIE
     
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  7. gheagabry
     
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    Tratto da un'intervista al Times
    27.6.2010


    Tra i tanti passaggi della lunga intervista al Times (l’articolo è visibile previa registrazione), Woody Allen parla anche del suo fallimento come regista. Esatto: Allen dice di non essere contento di quasi nessuno dei suoi film.
    “Ho sprecato un’opportunità per cui la gente ucciderebbe. Ho avuto libertà artistica totale. Altri registi non ce l’hanno in tutta la loro vita. E io, con l’opportunità che ho avuto, sono riuscito a fare pochissimo. Di 40 film che ho fatto 30 avrebbero dovuto essere capolavori, 8 buoni film e 2 cose imbarazzanti, ma non è andata così. Molti dei film sono piacevoli per lo standard che c’è in giro, ma guarda quelli che sono riusciti a fare cose meravigliose — Kurosawa, Bergman, Fellini, Buñuel, Truffaut — e poi guarda i miei film. Ho sprecato un’opportunità e posso incolpare solo me stesso.” Lo dice con serenità, senza autocommiserazione, senza voler essere confortato. “Non posso dare la colpa a interferenze delle case di produzione. Ho sempre usato gli attori, le sceneggiature e le musiche che ho voluto. Ho montato i film come volevo. E, comunque, non erano belli.”
    È a questo punto, quando Tim Teeman del Times gli fa notare che “c’è parecchia gente a cui piacciono i suoi film”, che Allen decide di salvarne sei.
    “Ce n’è qualcuno meglio degli altri, circa sei, ma è una quantità esageratamente piccola di tutta la celluloide che ho usato. Arrivi a una certa età e ti rendi conto di non essere un grande. Da giovane aspiri ad esserlo, ma poi per un motivo o per l’altro — mancanza di impegno, disciplina o semplicemente genio — non riesci a diventarlo. Gli anni passano e poi te ne rendi conto: ‘Sono un tipo mediocre’. Ho fatto il meglio che ho potuto.”

    i sei prescelti di Woody Allen.

    1983
    Zelig


    Ambientato alla fine degli anni ’20, è un finto documentario ispirato al modello in voga in quegli anni. Racconta la rara e strana malattia di Leonard Zelig (Woody Allen), che in base al contesto in cui si trova cambia i propri tratti psicosomatici. Una psichiatra (Mia Farrow) decide di prendersene cura per capire da cosa derivi questa specie di “camaleontismo”. Nel 2007, tre psicologi italiani hanno pubblicato un articolo sulla rivista NeuroScience descrivendo i sintomi di un loro paziente come molto simili a quelli presentati nel film, e proponendo “Sindrome di Zelig” come nome per la malattia.

    1985
    La Rosa Purpurea del Cairo


    Durante la Grande Depressione degli anni ’30, Cecilia (Mia Farrow) va continuamente al cinema a vedere sempre lo stesso film — intitolato appunto La Rosa Purpurea del Cairo — innamorata del personaggio protagonista, Tim (Jeff Daniels). All’ennesima visione del film, Tim esce letteralmente dallo schermo del cinema, per avventurarsi nella vita reale e innamorarsi della spettatrice. Se le cose vi sembrano in qualche modo complicate, aspettate quando Gil, l’attore che interpreta Tim nel film all’interno del film, si mette alla ricerca del suo personaggio per convincerlo a tornare nello schermo.


    1992
    Mariti e mogli


    Un classico di Allen, i rapporti coniugali ed extraconiugali. Jack e Sally (Sidney Pollack e Judy Davis) stanno per divorziare, ma decidono di darsi un’ultima possibilità chiedendo aiuto a una coppia di amici, Gabe e Judy. I due sono interpretati da Woody Allen e Mia Farrow, che proprio durante le fasi finali di realizzazione del film decisero di divorziare nella vita reale: la coincidenza fu sfruttata dalla casa di produzione del film, che sostenne il film con un marketing e una presenza nelle sale mai vista prima d’allora per un film di Allen.

    1994
    Pallottole su Broadway


    Un altro film ambientato negli anni ’20: un autore teatrale (John Cusack) ha la possibilità di mettere in scena una sua opera, ma solo a costo che tra le attrici ci sia l’amante — una ballerina di nightclub totalmente incapace — del boss mafioso che ha finanziato lo spettacolo.

    2005
    Match Point


    Probabilmente il più riuscito dei film di ultima generazione di Woody Allen (di sicuro il più lungo, due ore e quattro minuti), in cui il thriller prende il posto della commedia. Diverse novità rispetto ai soliti marchi di fabbrica del regista: Londra invece di New York, musica classica invece del jazz. Il film racconta la scalata sociale dell’ex tennista Chris (Jonathan Rhys-Meyer), complicata dall’entrata in scena di Nola (Scarlett Johansson, qua al primo di una serie di film con Allen), di cui Chris si innamora. Con Match Point Woody Allen è tornato ad avere successo negli Stati Uniti, in cui negli ultimi vent’anni i suoi incassi erano sempre andati male.

    2008
    Vicky Cristina Barcellona


    Il primo film di Allen girato in Spagna, racconta il complicato quadrato amoroso tra un pittore spagnolo (Javier Bardem), la sua ex moglie (Penelope Cruz) e due turiste americane (Scarlett Johansson e Rebecca Hall). Come Match Point il film è stato un successo economico, ma non è piaciuto altrettanto né alla critica né al pubblico. Il percorso della nascita del film è stato contorto: la città di Barcellona ha chiesto ad Allen di girare un film lì in cambio della copertura dei costi di produzione, e il regista ha accettato, andando a ripescare una vecchia sceneggiatura ambientata a San Francisco adatta a essere girata in Spagna.

     
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  8. gheagabry
     
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    Woody Allen, 'Girero' un film a Roma'
    E' stato uno degli incontri stampa piu' veloci della storia: un'ora e un quarto di attesa per poche frasi: Woody Allen ha involontariamente trasformato la conferenza stampa fissata stasera a Roma prima del suo concerto all'Auditorium della Conciliazione in una gag dei film del suo primo periodo con tanto di scambio di valige da clarinetto. Allen e' a Roma, per un unica data, perche' ha accettato di suonare per beneficienza a favore del Bambino Gesu' Associazione, cui devolve il suo cachet. Il grande regista e autore e' in tournee in Europa con la New Orleans Jazz Band, la formazione con cui suona da piu' di 35 anni tutti i lunedi' a New York, piu' precisamente all'Hotel The Carlyle e con cui da qualche tempo va in tournee. Qualche maligno sostiene che con questi concerti all'estero finanzi parte del budget dei suoi film. Allen, che alloggia in uno degli alberghi piu' famosi di Roma e che e' accompagnato dalla moglie e dai figli, ha confermato che comincera' a girare il suo prossimo film questa estate a Roma, scegliendo ancora una volta come sfondo di una sua pellicola una grande citta' europea dopo la Londra di Match Point e di Scoop, la Barcellona di Vicky Cristina Barcelona, la Parigi di Midnight in Paris, film che aprira' il prossimo festival di Cannes poco prima quindi della partenza delle riprese romane. ''Era tanto tempo che desideravo di girare in questa citta' e sono molto eccitato all'idea di farlo'', ha detto Allen a proposito del film che sara' ambientato nella capitale. In realta' e' apparso chiaro che Allen non aveva alcuna intenzione di parlare con i giornalisti: in un primo momento era stato annunciato che il tempo a disposizione era di 15 minuti. Ma quando e' arrivato, con le due valigette dei clarinetti in mano, il maglione a girocollo blu e i pantaloni color kaki, ha lasciato capire che non aveva tempo per rispondere alle domande: ''Fra pochi minuti devo suonare - ha detto, non si sa se ignorando volutamente che era atteso da piu' di un'ora - c'e' una sala piena e devo suonare''. La gag involontaria e' nata quando Vincenzo Mollica, al quale l'organizzazione del Bambino Gesu' aveva delegato il compito di condurre l'incontro, gli ha presentato gli esponenti dell'associazione, mettendo in moto una sorta di gioco di equilibrio con le due valigette dei clarinetti che gli sfuggivano di mano mentre lui si presentava ai suoi ospiti. (Ansa)



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  9. gheagabry
     
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    "Non è vero che sono narcisista. Se avessi potuto vivere fra gli antichi Greci non sarei stato Narciso".
    "E chi saresti stato?"
    "Zeus!"

    (Woody Allen)

     
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  10. gheagabry
     
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    Allen cita Sordi, dirige vigile a piazza Venezia
    Roma - ''Ho firmato un contratto e quindi non posso dirlo''. Bocca cucita per Pierluigi Marchion sulla battuta che ha recitato, a sorpresa, per Woody Allen questa mattina a piazza Venezia. ''Non e' stato difficile, ho fatto solo me stesso'', ha spiegato il vigile romano che questa mattina era in turno davanti all'Altare della Patria. Il regista americano probabilmente e' rimasto colpito dai gesti coreografici che Marchion stava facendo mentre dirigeva il traffico dalla pedana al centro della piazza e lo ha voluto inserire nel suo nuovo film 'Bop Decameron', girato nella capitale. Marchion ha confessato di essersi ispirato ad Alberto Sordi, che ha reso celebre il ''pizzardone'' nella pellicola di Luigi Zampa. Il novello attore ha recitato in inglese e non ha fatto brutta figura. Piu' di una volta Woody Allen gli ha dato indicazioni, consigliandogli come pronunciare la battuta e come muoversi. Finito il lavoro in una decina di ciak, Marchion e' dovuto tornare in pedana, questa volta a dirigere davvero il traffico: con lo sciopero dei mezzi di trasporto, non si annoiera' di certo. (Ansa)




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  11. gheagabry
     
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    Qui è tutto sbagliato. La vita dovrebbe essere vissuta al contrario.

    Tanto per cominciare si dovrebbe iniziare morendo, e così tricchete tracchete il trauma è già bello che superato.

    Quindi ti svegli in un letto di ospedale e apprezzi il fatto che vai migliorando giorno dopo giorno. Poi ti dimettono perchè stai bene, e la prima cosa che fai è andare in posta a ritirare la tua pensione, e tela godi al meglio.

    Col passare del tempo, le tue forze aumentano, il tuofisico migliora, le rughe scompaiono.

    Poi inizi a lavorare, e il primo giorno ti regalano un’ orologio d’oro. Lavori quarant’anni finchè non sei così giovane da sfruttare adeguatamente il ritiro dalla vita lavorativa.

    Quindi vai di festino in festino, bevi, giochi, fai sesso e ti prepari per iniziare a studiare. Poi inizi la scuola, giochi con gli amici, senza alcun tipo di obblighi e responsabilità, finchè non sei bebè.

    Quando sei sufficientemente piccolo, ti infili in un posto che ormai dovresti conoscere molto bene. Gli ultimi 9 mesi te li passi flottando tranquillo e sereno, in un posto riscaldato con room service e tanto affetto, senza che nessuno ti rompa i c……i.

    E alla fine abbandoni questo mondo in un orgasmo!

    (Woody Allen)

     
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  12. gheagabry
     
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    Dopo di che si fece molto tardi, dovevamo scappare tutti e due. Ma era stato grandioso rivedere Annie, no? Mi resi conto che donna fantastica era e di quanto fosse divertente solo conoscerla. E io pensai a… quella vecchia barzelletta, sapete… Quella dove uno va dallo psichiatra e dice: "Dottore mio fratello è pazzo, crede di essere una gallina", e il dottore gli dice: "perché non lo interna?", e quello risponde: "e poi a me le uova chi me le fa?". Be', credo che corrisponda molto a quello che penso io dei rapporti uomo-donna. E cioè che sono assolutamente irrazionali, ehm… e pazzi. E assurdi, e… Ma credo che continuino perché la maggior parte di noi ha bisogno di uova. (Alvy)


    IO e ANNIE



    Titolo originale Annie Hall
    Paese Stati Uniti d'America
    Anno 1977
    Durata 93 min
    Genere commedia romantica
    Regia Woody Allen
    Soggetto Woody Allen, Marshall Brickman
    Sceneggiatura Woody Allen, Marshall Brickman
    Produttore Charles H. Joffe
    Produttore esecutivo Robert Greenhut
    Casa di produzione Rollins-Joffe Productions
    Fotografia Gordon Willis
    Montaggio Wendy Greene Bricmont, Ralph Rosenblum
    Scenografia Mel Bourne

    Interpreti e personaggi

    Woody Allen: Alvy Singer
    Diane Keaton: Annie Hall
    Tony Roberts: Rob
    Carol Kane: Allison Portchnik
    Paul Simon: Tony Lacey
    Shelley Duvall: Pam
    Janet Margolin: Robin
    Colleen Dewhurst: Mrs. Hall
    Christopher Walken: Duane Hall
    Donald Symington: Mr. Hall
    Helen Ludlam: Grammy Hall
    Mordecai Lawner: Mr. Singer
    Joan Neuman: Mrs. Singer
    Jonathan Munk: Alvy Singer a 9 anni
    Ruth Volner: zia di Alvy
    Martin Rosenblatt: zio di Alvy
    Hy Anzell: Joey Nichols
    Rashel Novikoff: zia Tessie

    Premi

    1978 - Premio Oscar
    Miglior film
    Migliore regia a Woody Allen
    Miglior attrice protagonista a Diane Keaton
    Migliore sceneggiatura originale a Woody Allen e Marshall Brickman
    1978 - Golden Globe
    Miglior attrice in un film commedia o musicale a Diane Keaton



    'Io e Annie' ('Annie Hall') è sicuramente il film che ha segnato una grande svolta nella carriera artistica del Woody Allen regista ed attore: i quattro premi Oscar assegnati al film, tra cui quelli di miglior regia e miglior film, segnano l'attenzione con cui l'America guarda al suo giovane genietto, ma non sono l'unica ragione per affermare che 'Io e Annie' è la prima opera matura di Allen. Commovente e discontinuo, disordinato e gradevolissimo, geniale al punto giusto, 'Io e Annie' racconta, senza badare troppo a continuità temporali, la difficile storia d'amore tra la bella Annie e Alvy. Il personaggio interpretato da Woody Allen è qui un comico di successo che appare in tutta la sua sconcertante incapacità di condurre un rapporto d'amore: quando finalmente Alvy, dopo due matrimoni falliti, conosce Annie durante una partita di tennis, la sua vita sentimentale sembra avviata verso una bella svolta. E tutto sembra procedere per il meglio finché Annie, durante una esibizione canora in un night club, non incontra un manager che vorrebbe scritturarla. Da lì iniziano i problemi della coppia, con i continui trasferimenti tra New York e Los Angeles, città che Alvy odia ma che Annie ritiene indispensabile per la sua carriera.
    Sono molti i temi cari a Woody Allen ripresi, o appena accennati, in questo delizioso film, al pari delle originali soluzioni registiche che avrebbero, nel corso degli anni, caratterizzato e reso immortale il regista newyorchese: dall'uso personalissimo del mezzo cinematografico (spesso Allen parla guardando in macchina come se volesse rivolgersi al pubblico) al personaggio che interpreta e che lavora nel mondo dello spettacolo, dalle battute sull'antisemitismo alle ossessioni sul sesso, dalla immancabile menzione della psicanalisi all'oscuro senso della morte.
    I film dei primi anni settanta di Woody Allen condensano benissimo il talento comico del regista, ma è solo a partire da quest'opera che il regista ed attore mostra una vena triste, nostalgica, che avrebbe poi trovato successive, e forse meglio delineate, espressioni nel capolavoro 'Manhattan'. Ciò che appare evidente, fin dai primi film di Allen, è la evidente identificazione dei suoi personaggi con uno stereotipo decisamente confusionario, a tratti inconcludente, irascibile: tutte caratteristiche che di certo non sono proprie del Woody Allen scrittore, sceneggiatore e regista, se è vero come è vero che ancora oggi il quasi settantenne Allen riesce a girare un film all'anno mantenendo alto, talvolta altissimo, il livello delle sue pellicole. Ma se è difficile fare graduatorie dei film di Woody Allen, non è esagerato affermare che 'Io e Annie' sia una delle opere più riuscite del nevrotico e geniale artista della Grande Mela; e se l'Oscar assegnato ad Annie-Diane Keaton è meritato altrettanto giusto sarebbe stato premiare Allen come attore.
    (ERNESTO MARIA VOLPE, PAGINE 70)


    Io e Annie è una commedia deliziosa e delicata che vale la pena ciclicamente di rivedere, anche per riflettere sull’irrazionalità dei legami sentimentali e sulle diversità di genere, sul peso dell’infanzia nel futuro adulto e sul ruolo del tempo nelle storie d’amore. Il film inizia con Woody Allen impegnato a raccogliere i cocci di un rapporto importante e ormai conclusosi. Con amarezza e lucidità. Lui è Alvy Singer (Woody Allen), comico, intellettuale, ebreo, psicanalizzato, tormentato, simpatico, ironico. Lei è Annie Hall (Diane Keaton), cantante dilettante, insicura, bella, elegante, dolce, ingenua, nevrotica, ancora alla ricerca di un’identità, di un ruolo e di una passione. Si incontrano durante una partita di tennis, amici di amici. Lei gli offre un passaggio in macchina e lo seduce con la sua guida pazza (“sei la persona che guida peggio dell’America, dell’Europa, di dovunque…”, “Hai fatto scuola guida sui carri-armati?”), con la sua intraprendenza e disponibilità, dimostrandosi sempre libera e desiderosa di conoscerlo (“Cos’hai un principio di lebbra che sei sempre libera?”), con il suo modo di vestirsi e con un bicchiere di vino.
    Lui la conquista con il senso dell’umorismo, con la cultura e la voglia di farla crescere, con la sua sicurezza (celata da un’autocommiserazione) e il suo animo crepuscolare (“la vita è divisa in orribile e miserrima, se sei fortunato è miserrima”). Stanno insieme, si innamorano, si conoscono, si prendono in giro e poi arriva il deterioramento, la voglia di lei di andare oltre, la depressione di lui, l’allontanamento. Ma Io e Annie è una commedia romantica nevrotica e anche quando l’amore finisce non finisce del tutto. Forse è proprio quando lei inizia ad avere fiducia nelle proprie doti canore e in sé stessa e lui capisce che deve lasciarla andare che l’unicità del loro rapporto emerge con prepotenza. Prima scherzavano e andavano al cinema, facevano l’amore e passeggiate romantiche, ma soprattutto vivevano una quotidianità che credevano normale e che invece più tardi, ormai troppo tardi, si rivela straordinaria. Emblematica la scena degli astici: dovevano cucinarli vivi, lui e Annie, e Alvy era terrorizzato. Lei lo provocava, inseguendolo con un astice, lui rideva. In futuro Alvy si ritrovò nuovamente alle prese con una cena di astici in dolce compagnia. Ma niente fu più come prima. Nessuno rideva più, volti femminili si succedevano in quella cucina con sguardi perplessi (quando non disgustati) alla vista di Alvy e dei suoi astici. Si mancano Alvy e Annie, anche quando la morte del loro rapporto è ormai celebrata. Si mancano quando lei trova un orrendo e peloso ragno nel bagno e lo chiama nel cuore della notte, disturbandolo (ma nemmeno troppo) nel corso in uno dei suoi tentativi di dimenticarla, e lui corre, senza se e senza ma, per poi scoprire che era una cavolata e che lei era stata a un concerto rock, senza di lui, con un altro.
    Galeotta nella fine dell’amore fu proprio la cultura, quella stessa cultura superiore che lui la incoraggia tanto a ottenere, fatta di corsi all’università, di libri sulla morte (e non solo sui gatti) e di psicanalisi. Lei cresce, si migliora, e poi vuole esplorare il mondo.
    Ma quando al loro ultimo incontro (in un bar dominato da un ombrellone con la scritta addio) lei arriva con un vestitino bianco anni settanta e una sciarpa casual-noglobal-ante litteram sembra bellissima, più sicura e più realizzata. Ma meno felice. Forse sono destinati a mancarsi per sempre Alvy e Annie, anche se la vita va avanti. Per tutti e due.
    E’ un film comico e divertente, ma anche molto amaro. Ad Alvy infine va la consolazione di inserire la propria storia sentimentale nel testo di una pièce teatrale, dove si prende la rivincita di farla durare per sempre, con lei che dice a lui: “Aspetta, io vengo con te. Mi fai impazzire”. Io e Annie nel 2000 è stato inserito al quarto posto della classifica delle migliori cento commedie statunitensi e al trentunesimo posto della classifica dei cento miglior film dall’American Film Institute. Nel film Allen utilizza variegate tecniche cinematografiche, dallo split screen ai sottotitoli che svelano agli spettatori i pensieri dei personaggi (ben diversi da ciò che stanno dicendo ad alta voce). Inoltre, qui per la prima volta Allen fa parlare i personaggi fuori campo, espediente che utilizzerà spesso nei suoi successivi film.
    La morale della pellicola è nel finale, azzeccatissimo e illuminante: la metafora del fratello pazzo e delle sue uova spiega le storie d’amore e i loro segreti: un paziente dice al suo analista: “Mio fratello è pazzo, pensa di essere una gallina”. E l’analista: “Lo faccia internare”. E il paziente: “E poi a me chi me le fa le uova?”. Perché le relazioni amorose sono quanto di più irrazionale e pazzo e assurdo esista. “Le storie d’amore esistono per questo – conclude Alvy – perchè la maggior parte di noi ha bisogno di uova”. Parola di Alvy Singer di Brooklyn, figlio di un giostraio e di una mamma castrante, ebreo e decisamente geniale, fin dai tempi in cui, piccolissimo e affetto da iperattività immaginativa, era in ansia perché “l’universo è in espansione e prima o poi esploderà…”.
    (capubianco.wordpress)
     
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  13. gheagabry
     
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    Woody Allen e gli Oscar

    Domani sera a Los Angeles consegnano gli Oscar per l’ottantaquattresima volta nella storia del cinema. Tra i film che hanno ricevuto più nomination c’è Midnight in Paris di Woody Allen, che personalmente potrebbe vincere il premio per la miglior regia e per la migliore sceneggiatura originale. Nella sua carriera, Allen ha personalmente vinto tre Oscar e ha ricevuto 23 nomination, ma si è sempre rifiutato di partecipare alla cerimonia, anche quando il suo film Io e Annie ricevette cinque nomination e fu premiato con quattro Oscar nel 1978.
    Woody Allen fece una sola eccezione dieci anni fa, quando fu invitato dall’Academy Awards a partecipare alla cerimonia per raccontare il rapporto di New York con il cinema, a distanza di qualche mese dagli attentati dell’11 settembre. Allen accettò spiegando di essere pronto a fare qualsiasi cosa per la sua città e fece un monologo divertente, seguito da un montaggio delle scene più celebri girate a New York, che quelli di Slate hanno recuperato.





    (il post.it)

    Edited by gheagabry - 18/11/2012, 19:43
     
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  14. gheagabry
     
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    MIDNIGHT IN PARIS



    GENERE: Commedia, Romantico
    REGIA: Woody Allen
    SCENEGGIATURA: Woody Allen
    ATTORI:
    Owen Wilson, Rachel McAdams, Kurt Fuller, Mimi Kennedy, Michael Sheen, Nina Arianda, Carla Bruni, Adrien Brody, Marion Cotillard, Kathy Bates, Léa Seydoux, Corey Stoll, Tom Hiddleston, Alison Pill, Gad Elmaleh, Sonia Rolland, Yves Heck, Marcial Di Fonzo Bo, David Lowe, Adrien De Van
    Ruoli ed Interpreti

    FOTOGRAFIA: Darius Khondji
    MONTAGGIO: Alisa Lepselter
    MUSICHE: Stephane Wrembel
    PRODUZIONE: Gravier Productions, Mediapro
    DISTRIBUZIONE: Medusa
    PAESE: Spagna, USA 2011
    DURATA: 94 Min
    FORMATO: Colore 1.85 : 1



    TRAMA



    E' una storia romantica ambientata a Parigi, nella quale s'intrecciano le vicende di una famiglia, in Francia per affari, e di due giovani fidanzati prossimi alle nozze; tutti alle prese con esperienze che cambieranno per sempre le loro vite. Il film è anche la storia del grande amore di un giovane uomo per una città, Parigi e dell'illusione di tutti coloro che pensano che se avessero avuto una vita diversa sarebbero stati molto più felici.

    ....recensioni......



    Esiste un posto dove poter rincorrere in pace i propri pensieri? È troppo semplice anche solo immaginarlo o si può davvero fare? Se mai esistesse, si meriterebbe tutto il nostro rispetto, dedizione e coraggio. Un luogo che magari vediamo solo noi, e quando ne parliamo ci scambiamo per matti. Per uno strano e assurdo modo di pensare, la strada della propria felicità è sempre un sentiero poco battuto. Qualche reminiscenza e l’atmosfera giusta di un quartiere però, possono essere il colpo di grazia per fare una scelta. E allora sì che potremo librarci in volo sulla terra. E la nostra vita non sarà più una composta degustazione pomeridiana, ma si comporterà come uno spontaneo dopo-mezzanotte parigino.
    Il maestro Woody Allen torna a girare secondo la collaudata formula “introspezione e un’intera città come scenografia”. Forse ce n’è anche troppo di quest’ultima. L’inizio saranno due minuti abbandonanti di solo immagini su Parigi. Senza dialogo, con la telecamera che flirta insistentemente sulla scalinata di Montmartre. Il Louvre viene inquadrato una sola volta. L’attenzione del regista è tutta per le stradine di vita quotidiana, come se fosse alla ricerca dei tanti personaggi che hanno abitato questa straordinaria città: lo scrittore Ernest Hemingway, il pittore Palo Picasso, lo sceneggiatore Francis Scott Fitzgerald. Dopo la tanto celebrata Grande Mela, la telecamera ha puntato diritta verso Londra (Match Point, 2005) e Barcellona (Vicky Cristina Barcelona, 2008). Ora è il turno della capitale transalpina (Midnight in Paris, 2011) e prossimamente lo sarà di Roma.
    Gil (un Owen Wilson molto Alleniano) e Inez (Rachel McAdams) sono una coppia di quasi-sposati che non ricordano più il motivo del perché stiano insieme, eppure fervono i preparativi per il grande giorno. Un viaggio inaspettato nel cuore della capitale francese spalancherà una voragine nella mente sognatrice di Gil, ancora intento a ricordare il proprio passato parigino, e desideroso di abbandonare la monotonia della ricchezza di sceneggiatore hollywoodiano per iniziare una nuova vita con la sua dolce futura metà inseguendo sogni di scrittore di romanzi, magari trasferendosi fuori Parigi, nella quiete rurale di Giverny, il piccolo comune dove il padre dell’impressionismo Claude Monet visse e morì. Dall’altra parte c’è una donna superficiale e pragmatica, presumibilmente finita tra le braccia sincere di Gil per sfuggire ai rigidi dettami repubblicani modello Tea-party dei genitori, ma che alla fine torna all’ovile, sposando in pieno la loro mentalità spocchiosa e guerrafondaia.
    Gil è aperto. Non ha nulla di che spartire con gli amici snob della fidanzata, in particolare con l’enciclopedia vivente Paul (un insopportabilmente meraviglioso Michael Sheen). Gil è in cerca dell’ispirazione per finire il suo libro. E il percorso è obbligato. C’è bisogno di una musa. La troverà nell’incantevole Adriana (Marion Cotillard), direttamente dagli Anni ’20, all’epoca della Generazione Perduta, e passando le nottate insieme a tutti i protagonisti di quel periodo indimenticabile, inclusa la poetessa Gertrude Stein (Kathy Bates) a cui farà leggere il proprio inedito manoscritto. Un incredibile salto temporale nella Parigi tanto amata dal novello scrittore americano. Fantasia o realtà? Gil non è soddisfatto del proprio presente. Molto la pensano così. Lui però non abbandona i propri sogni. Continua a tornare indietro, passando anche per la Belle Epoque con tappa al Moulin Rouge. Quando capisce cosa c’è di sbagliato nella sua vita, ritorna nel XXI secolo, e agisce. Una volta per tutte. Il resto è la magia della Vita tipica d tutti quelli che sanno osare. Per chi non ha paura di salutare i tetti, o scatenare la propria danza alla prima goccia di pioggia.
    (Luca Ferrari)

    E’ un Woody Allen molto più tranquillo e meno negativo quello che ritroviamo con “Midnight in Paris”. Eravamo abituati a finire di vedere i suoi film con l’amaro in bocca o con un senso di turbamento per il finale della storia che ci veniva raccontata (anche se questo non metteva in dubbio la bellezza di tali film). Ecco che adesso ci ritroviamo in una magica Parigi, magica a dir poco, dato che allo scoccare della mezzanotte, in una qualunque piazzetta di un qualunque angolo della capitale francese, una Peugeot anni ‘20 si ferma strombazzando e ci conduce in un altro tempo. E dove adesso sorge una lavanderia a gettoni, in un altro tempo trovi un elegante locale per degustare scotch o whisky, dove sono seduti nientepopodimeno che Ernest Hemingway e i coniugi Fitzgerald, Scott e Zelda. Ogni sera è così. Al protagonista, Gil Pender (interpretato da un woodyalleniano Owen Wilson) non sembra vero poter vivere nella sua epoca preferita in assoluto, la Parigi degli anni ‘20, a contatto con i più grandi artisti del periodo (uno stralunato Salvador Dalì, che vede dappertutto rinoceronti, o un ambiguo Picasso, che crea dei capolavori a cui non riesce a dare una giusta definizione).
    Ma ben presto Gil, aspirante scrittore di romanzi, si accorgerà che il desiderio di fuga dal tempo è dettato dalla parziale insoddisfazione della sua vita presente, costellata da un matrimonio destinato a fallire e un lavoro come sceneggiatore hollywoodiano che non odia e non ama. Ed ecco che la fuga temporale dal presente non è altro che un invito a seguire ciò che si ama, non per forza in un’altra epoca, ma vivendo nella città giusta, con la donna giusta, facendo il lavoro giusto (tripletta perfetta in tutti i campi).
    Insomma Woody colpisce ancora. Stavolta con un film sobrio, particolare e senza ripensamenti, con un messaggio semplice e magnifico allo stesso tempo. Perfetta la caratterizzazione degli artisti degli anni ‘20 che Gil incontra nel suo cammino notturno. Tutti riportati con i loro pregi di artisti ma soprattutto con i loro difetti di uomini normali.
    (Crow91, bestmovie.it)




    Il nuovo film di Woody Allen si pone nel segno della continuità col suo lungo percorso artistico. Il regista continua ad esplorare le città europee e dopo Londra (Match Point, Scoop, Sogni e delitti), Barcellona (Vicky Cristina Barcelona) e prima di Roma (Nero Fiddled è annunciato per il prossimo anno) eccolo a spasso per la Ville Lumiere, in una dichiarazione d’amore alla città che ricorda quella fatta anni fa a Manhattan (con quell’incipit fatto di immagini-cartoline della città…).
    Certo i tempi dei capolavori alleniani sono lontani, e Manhattan – appunto uno dei suoi capolavori più compiuti - rimane solo un ricordo e una sensazione che aleggia, insieme con altri titoli, nella memoria dello spettatore. Il quale, tuttavia, grazie all’abilità con la quale il regista costruisce storie e personaggi e dirige i suoi attori, non resterà deluso, nonostante si suggeriscono cose dette e viste anche in passato – e difatti l’idea del film ricorda il bellissimo La rosa purpurea del Cairo: dove là era il personaggio di un film che usciva dallo schermo per entrare nella realtà, qui è un uomo “vero” che lascia il mondo reale per rifugiarsi nel passato.
    C’è, nel personaggio interpretato con convinzione da Owen Wilson, molto dell’Allen che abbiamo imparato a conoscere e amare nei suoi film. Un Allen certo molto più giovane e anche più bello (un senile vezzo narcisistico?) ma che senza dubbio ci riporta a lui fin dal mestiere che fa: uno sceneggiatore che lavora, insoddisfatto, a Hollywood, e che sogna di scrivere un grande romanzo nell’Europa che ha sempre vagheggiato (e il regista, da molti anni a questa parte, è certo più stimato in Europa che non negli USA). Senza contare, poi, che Gil ha tutte le cadenze, i tic, le movenze tipiche dell’attore-regista-sceneggiatore.
    In questa pellicola c’è, dunque, molto della sua cinematografia, anche se lo sguardo sul reale spesso feroce negli ultimi anni si è come addolcito e fatto più benevolo, tanto che una delle frasi che meglio sintetizzano lo spirito che pervade l’opera è quella fatta pronunciare da Kathy Bates nei panni di Gertrude Stein: «Compito dell’artista non è di soccombere alla disperazione ma di trovare un rimedio alla tristezza». E così quello che poteva sembrare un cedimento nella poetica alleniana diventa una regola di vita. Forse è possibile trovare una propria, vitale dimensione esistenziale anche nel presente, perché rincorrere il passato può rappresentare uno sterile percorso senza fine: “Il passato non è morto, forse non è neanche passato” (W. Faulkner).
    Si nota infine nel film una certa irriverenza nel tratteggiare figure artistiche che appartengono ormai all’empireo della cultura: oltre a quelli citati vi compaiono Ernest Hemingway, Joséphine Baker, Cole Porter, Man Ray, Leo Stein, Henri Matisse, Paul Gauguin, Toulouse-Lautrec, spesso osservati con sguardo ironico e tagliente. Ricco il cast: oltre al protagonista Owen Wilson ricordiamo la bella e brava Marion Cotillard, Rachel McAdams, Michael Sheen, Adrien Brody, mentre la tanto pubblicizzata presenza di Carla Bruni è ridotta ad un paio di brevi scene.
    (Tommaso Spinelli)



























     
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  15. gheagabry
     
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    « Adoro la città, non mi piace la campagna. Fuori da New York ci sono solo due città al mondo dove mi sento a casa: una è Venezia, l'altra è Parigi. Sono venuto a Venezia per la prima volta a cinquant'anni e prima di arrivare, mentre stavo sull'aereo, ero preso dalle angosce: non mi piaceva molto l'idea di dovere andare in giro con una gondola oppure su una barca. Quando, però, mi sono trovato per la prima volta a solcare la laguna, il tempo melanconico, le emozioni del paesaggio, la gioia irrazionale che mi derivava dall'esserci me l'hanno fatta amare. So che è pazzesco, ma per qualche motivo che non so spiegare New York, Parigi e Venezia hanno per me un denominatore comune che me le fa sentire molto vicine. Io ho girato tutto il mondo e tutta l'Europa. Queste tre città, nel mio cuore, non hanno uguali. »
    (woody allen)


    Tutti dicono I Love You



    Titolo originale Everyone Says I Love You
    Paese di produzione Stati Uniti
    Anno 1996
    Durata 101 min
    Genere commedia romantica, musicale
    Regia Woody Allen
    Soggetto Woody Allen
    Sceneggiatura Woody Allen
    Produttore Robert Greenhut
    Fotografia Carlo Di Palma
    Montaggio Susan E. Morse

    Interpreti e personaggi

    Natasha Lyonne: Djuna
    Woody Allen: Joe
    Julia Roberts: Von
    Alan Alda: Bob
    Edward Norton: Holden
    Drew Barrymore: Skylar
    Gaby Hoffmann: Lane
    Goldie Hawn: Steffi
    Natalie Portman: Laura
    Billy Crudup: Ken
    Tim Roth: Charles
    Lukas Haas: Scott
    Robert Knepper: Greg
    Andrea Piedimonte: Alberto
    Isiah Whitlock Jr.: poliziotto
    Patrick Cranshaw: Nonno

    Premi
    National Board of Review Awards 1996: miglior attore non protagonista (Ed Norton)


    TRAMA


    A New York, nella zona più esclusiva di Manhattan, vivono Bob e Steffi, ricchi, democratici e dediti ad una intensa vita sociale. Entrambi divorziati, lui si è portato i due figli del precedente matrimonio, un maschio e una femmina, lei ha con sè la figlia del precedente marito, insieme hanno avuto due figlie. Di questa famiglia mista fa parte anche Joe, il primo marito di Steffi, intellettuale e scrittore, che dopo la separazione non riesce a trovare un legame stabile e di queste sue difficoltà rende partecipi la ex moglie e il suo nuovo marito. Intanto la figlia Skylar è in procinto di sposare il giovane Holden che le regala un anello di valore. Ma la madre, dedita al riscatto delle persone meno fortunate, accoglie in casa il gangster Charles che corteggia Skylar, la quale cede, salvo ravvedersi dopo un grande spavento. Joe per l'estate va in vacanza a Venezia con la figlia Dj che l'aiuta ad avvicinare la bella Von, studiosa americana del Tiepolo. Von è sposata ma, in crisi con il marito, accetta di raggiungere Joe nella sua casa di Parigi. Dopo un periodo di vita insieme, Von però sente il bisogno di tornare a New York dal marito, lasciando Joe in grande depressione. Anche Dj a Venezia ha conosciuto un ragazzo col quale vuole sposarsi, ma appena sbarcata dall'aereo di ritorno, ne conosce un altro e cambia idea. Passata l'estate, arriva l'autunno, quindi l'inverno e, in prossimità del Natale, tutta la famiglia si trasferisce a Parigi dove, all'holet Ritz, è solita trascorrere le vacanze di fine anno. Qui Joe e Steffi partecipano al ballo in onore di Groucho Marx, ma ad un certo punto si allontanano e, lungo la Senna rievocano i momenti del loro matrimonio. I ricordi sono dolci ed è importante conservare la speranza di un nuovo amore.

    Peripezie sentimentali di una famiglia ricca, eccentrica e liberal di New York durante una trasferta in Europa, tra Venezia e Parigi. È la 1ª commedia musicale di un autore-attore che ha sempre fatto un cinema zeppo di canzoni. È una romantic comedy con vecchi trucchi e nuovi effetti speciali (anche il ricorso alla computer-graphic) in cui si parla d'amore e sull'amore si mette l'accento: amori che nascono, amori che passano. Il romance stinge nella malinconia, ma il sessantenne Allen ha la malinconia generosa: sull'amore fa intenerire, ma anche sorridere o ridere: "in Allen parlare di cuore significa necessariamente parlare anche di testa, anzi di cervello" (F. La Polla). È anche una dichiarazione d'amore alle tre città che ama. Come si conviene a una commedia musicale, c'è una forte carica di irrealismo: nessuno lavora in questa famiglia, e gli agganci con la realtà sociale sono rari, spesso non felici. Ma il colpo di stiletto sulla conversione a destra di uno dei figli, in polemica con il radicalismo chic dei genitori, va a segno. È una sagra di canzoni swing degli anni '30 e '40, mirabilmente arrangiate da Dick Hyman per la sua grande orchestra. Allen è un regista melodico.

    ...recensioni...


    La tenerezza malinconica di "Hannah e le sue sorelle", l'indiscrezione puntigliosa di "Un'altra donna", le trovate paradossali di "Ciao Pussycat" (sceneggiato da Allen nel '65), la macchina a mano di "Mariti e mogli", il romanticismo di "Manhattan". Aggiungere un pizzico del musical newyorkese all'aria aperta alla Donen/Kelly, la raffinatezza di Minnelli, il lusso scintillante di "Gli uomini preferiscono le bionde" di Hawks, la follia imprevedibile e irridente dei fratelli Marx. Miscelare, ed ecco l'ultimo, geniale film di Woody Allen, un puro musical, dove tutti i personaggi, dai barboni per strada ai manichini nelle vetrine di Saint Laurent, ai ragazzini mascherati per Halloween, all'improvviso cominciano a cantare e, talvolta, a ballare. Chi ha un fil di voce (Allen, con "I'm Through with Love", il filo conduttore del film), chi intona con garbo sornione (Alan Alda, che sta diventando il perfetto alter ego di Al1en), chi rivela una voce perfettamente impostata (Tim Roth, improbabile gangster innamorato, in una scena romantica con Drew Barrymore). "Tutti dicono I Love You" è un piacere per gli occhi, per l'intelligenza e per lo spirito, una storia di famiglia, di innamoramenti e di malinconie, della vita che va avanti per caso e per follia, basta imparare a riderci (e a ballarci) su.
    Nato dalle esibizioni del Coro in "La dea dell'amore", è parente strettissimo di "Io e Annie", "Manhattan" e "Hannah e le sue sorelle", che, alla loro maniera, erano già costruiti come musical. Almeno quattro numeri impagabili: "My Baby Just Cares for Me" (dal gioielliere, puro anni '50), "Enjoy Yourself (It's Later Than You Think)" (irresistibile, nella camera mortuaria), l'ultimo "I'm Through with Love" (anche "danzato" sulla Senna da Allen e Goldie Hawn) e la festa dei Groucho Marx. Entrerà nella lista delle cose per le quali vale la pena vivere?
    (Emanuela Martini, filmTV)
     
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16 replies since 22/10/2010, 13:56   1621 views
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