LE PIANTE GRASSE.. piante succulente

tutte le varieta' e querllo che c'e da sapere..

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    LE PIANTE GRASSE


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    AGAVE VARIEGATA..

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    agave victoria

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    Adromischus

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    Adromischus è un genere di piante appartenente alla famiglia delle Crassulaceae originaria del Sudafrica. Il suo nome deriva dal greco adros (abbondante) e mischòis (stelo). Sono piante succulente nane che crescono a cespi, le foglie sono molto carnose e possono assumere forma rotonda, cuneata o piatta; esposte al sole prendono una colorazione screziata. I fiori spuntano al centro della pianta sotto forma di spiga. Il genere comprende circa cinquanta specie
     
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    PIANTE GRASSE





    Sono dette PIANTE GRASSE, o più correttamente succulente, quelle piante che hanno sviluppato tessuti contenenti liquidi, che immagazzinano: nelle foglie, nel fusto, nelle radici, allo scopo di sopravvivere a lunghi periodi di siccità. Per cui "succulente" (non nel senso di gustose), è il nome più corretto dal momento che il rigonfiamento è costituito da succo senza alcuna presenza di grassi. Tuttavia da tempo in alcuni paesi, fra i quali l'Italia, è invalso il termine "piante grasse" per cui non sarà facile cambiarlo.

    Spesso si usa fare la distinzione fra cactacee e succulente non cactacee, per indicare da un lato quelle piante appartenenti alla famiglia delle cactaceae e dall'altro tutte le altre famiglie.
    Presentano succulenza fogliare, salvo qualche eccezione, le succulente non cactaceae come Lithops, Conophytum, Aloe, Agave, Echeveria, Crassula, Kalanchoe, ecc. Esse, pur nelle numerose forme, sono tipiche di territori ad aridità non troppo prolungata, in grado di sopravvivere nei periodi secchi fino ad avvizzire od anche far cadere le foglie quale ultima difesa.

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    Le specie a fusto succulento sono quelle cui appartengono la maggior parte delle cactacee aventi per lo più foglie trasformate in spine al fine di ridurre la traspirazione. I fusti sono globosi, colonnari e di colore verde a causa della clorofilla.

    La succulenza radicale è propria di alcuni cacti a radice fittonante, ma soprattutto di Bowiea, Ceropegia, Pachypodium, Adenium, Fockea, Ibervillea, Cucurbitaceae,ecc., e in generale di quel vasto gruppo definito caudiciforme avente un rigonfiamento basale (caudex) dove spesso alla succulenza del rizoma unisce quella della base del fusto. Il caudex non è quasi mai verde, per cui non avviene fotosintesi, può trovarsi sia sotto che sopra al terreno. Alcune specie, tipiche delle regioni desertiche, hanno sviluppato radici tuberose, fibrose, in grado di espandersi molto in larghezza poco al di sotto della superficie, per godere della rugiada notturna. Spesso la parte aerea muore mentre le radici sono in grado di sopravvivere e ricostituire la pianta quando le condizioni saranno più propizie.

    I CACTUS appartengono ad una famiglia di piante xerofite, comprendente un centinaio di generi e due migliaia di specie, per lo più a fusto succulento (caulinari), di forma globosa, colonnare, cespitosa, a pala, pendente, prostrata, fogliacea, articolata, a coste, a tubercoli, a superficie spinosa o glabra, a sezione stellata, circolare, ovale. Riguardo le dimensioni si va da quelle aventi un'altezza e un diametro di qualche centimetro fino a quelle con un diametro di un metro ed un'altezza di qualche decina di metri.

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    Spesso chiamiamo cactus anche piante che cactus non lo sono, come succede con certe Euphorbie colonnari e ramose. In questi casi basterebbe pungere la pianta con uno spillo per vedere uscire un lattice bianco rivelatore di una pianta appartenente, per lo più, alla famiglia delle Euphorbiaceae e non delle Cactaceae.

    Queste piante, tipiche per lo più di regioni aride e a bassa umidità atmosferica, vivono in un ambiente che non è uguale per tutte. Infatti possiamo trovarle in zone subdesertiche e pseudodesertiche, in regioni temperate ma anche in quelle innevate, a livello del mare come a oltre 3000 metri di altitudine, e persino, in zone umide tropicali.

    Ciò le ha condotte a mettere in atto tutta una serie di adattamenti morfologici con riferimento alla forma, e fisiologici con riguardo al funzionamento dei tessuti. Osserviamo così piante che hanno ridotto la dimensione delle foglie (che spesso cadono durante il riposo) o le hanno trasformate in spine; hanno assunto una forma ovale o cilindrica, spesso con costolature per ridurre l'incidenza dei raggi solari; hanno la superficie esterna coperta di uno strato impermeabile, o hanno il corpo ricoperto di setole biancastre; sviluppano radici estese, oppure producono un lungo fittone centrale; riducono il numero degli stomi; attuano la respirazione notturna e rendono minimo il metabolismo durante il riposo. Lo scopo di tutto ciò è quello di ridurre la traspirazione, che comporta perdita di liquidi, e cercare di assumere acqua sia dall'aria che dal suolo.

    Per difendersi dagli animali le succulente si mimetizzano nell'ambiente, crescono in luoghi inaccessibili o sviluppano tessuti velenosi. I fiori rivestono una grande importanza per la conservazione delle specie: alcuni si aprono di notte per richiamare gli uccelli notturni impollinatori, altri attirano gli insetti con l'odore, il colore, il nettare. Altre specie si aprono in epoche diverse onde evitare l'ibridazione.

    Anche i semi svolgono un ruolo importante: alcuni sono forniti di ali o sono molto minuti per poter essere facilmente dispersi dal vento, altri attuano una dormienza così da non germinare fino a quando non si verificano condizioni climatiche favorevoli, al pari di alcuni frutti che non permettono la fuoriuscita del seme se non sono bagnati, oppure scagliano lontano i semi per mezzo di un meccanismo ad elastico. Alcune piante fanno in modo che gli articoli o parti dello stelo si attacchino al vello di alcuni animali, che in tal modo provvederanno al trasporto ed alla diffusione in altre zone.

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    L'elemento che accomuna la famiglia delle CACTACEAE è costituito dall'areola, una specie di cuscinetto feltroso dal quale emergono spine, aculei, setole, peli, in grado di sostituire i nodi che hanno le altre piante. I cactus a costole hanno le areole lungo gli spigoli delle coste stesse, quelli forniti di foglie le mostrano all'ascella di esse, quelli muniti di tubercoli hanno le areole sulla sommità degli stessi. Dalle areole traggono origine anche rami e fiori, i quali possono situarsi sia verso l'apice che lontano da esso. Alcuni generi, raggiunta la maturità, emettono un cefalio (agglomerato di setole e lanugine) chi sull'apice e chi lungo il fusto. Ciò può costituire, per alcuni generi, la fine della crescita della pianta o del ramo recante il cefalio.

    Le spine, originate da foglie modificate, hanno lo scopo di ridurre la traspirazione (al pari dello strato ceroso che ricopre l'epidermide del fusto), riflettere la luce e convogliare sull'areola l'acqua di condensa. Assumono una enorme varietà di forme, spessori, lunghezza, consistenza, tessitura, numero, colore, sezione, disposizione. Le spine presentano, inoltre, una struttura superficiale ancorata alle areole e non intimamente connessa al tessuto sottostante, per cui se asportate la pianta non subisce alcun danno.

    Le foglie delle CACTACEAE sono persistenti solo nella sottofamiglia delle Pereskioideae, una forma di transizione non ancora una vera succulenta. Nelle Opuntioideae le foglie possono essere molto piccole e cadere assai presto, o presentarsi grandi e persistenti. Tipici sono anche i glochidi delle Opunzie: piccolissime spine in grado di staccarsi con facilità dalla pianta per aderire, in modo assai fastidioso, alla parte che ha avuto la disavventura di toccarle. Le radici possono essere lunghe e superficiali, ovvero più brevi ma a fittone.

    I fiori, per lo più a simmetria raggiata (divisione in parti uguali su piani diversi) ed in alcuni casi a simmetria bilaterale, possono essere solitari o a corona, grandi (anche 10 cm) o piccoli (solo qualche mm.), ma senza una netta differenziazione fra il calice e la corolla. Durano per la maggior parte solo poche ore anche se non mancano eccezioni. Alcune specie aprono i propri fiori di sera e li chiudono all'alba, o viceversa, altre li chiudono temporaneamente nelle ore più calde o in mancanza di sole, altre ancora hanno una fioritura che dura diversi giorni ovvero sono in grado di rifiorire in tempi successivi. La fioritura delle cactacee avviene per molte specie in primavera, ma notevoli sono i casi di fioritura estiva, autunnale e persino invernale. I fiori traggono origine da una gemma vegetativa modificata e pur essendo ermafroditi (presenza di stami e pistillo), raramente risultano autofertili (autoincompatibilità). Non mancano casi di piante dioiche, cioè presenza dei due sessi in piante diverse (piante maschio e piante femmina).

    Il frutto, derivante dalla trasformazione del ricettacolo e del pericarpello, è quasi sempre costituito da una bacca, secca o carnosa, spesso indeiscente (che non si apre a maturazione), recante semi in discreta quantità e di varia grandezza.

    Le cactaceae sono tipiche del continente americano e si estendono dal Canadà alla Patagonia, ma sono soprattutto diffuse nelle steppe, nelle praterie e nei semideserti anche se si estendono fino alla catena delle Ande ben oltre i 4000 metri, e un limitato numero di specie a carattere epifita, persino in ambienti caldo-umidi tipici della foresta tropicale e subtropicale
     
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    Acanthocalicium


    Cactaceae


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    Generalità: cactacea globosa, colonnare con l'età, originaria del versante argentino delle Ande. Il fusto è grigio-verde, talvolta tendente al giallastro, con 15-20 costolature; le areole sono glabre alla base, lanose all'apice, e portano 10-12 spine gialle o brune. Dalla fine della primavera all'inizio dell'autunno gli esemplari di almeno tre anni producono numerosi fiori sulle areole attorno all'apice del fusto, di colore giallo o rosso; la specie A. violaceum produce fiori bianchi o rosa scuro.




    Esposizione: coltivare gli acanthocalycium in pieno sole, o comunque in posizione molto luminosa, non amano assolutamente l'ombra. In inverno porre in luogo protetto, poichè temono il freddo sopportando al massimo temperature intorno ai 3-4°C.

    Annaffiature: nel periodo freddo annaffiare raramente, con piccole quantità d'acqua; dalla primavera all'autunno annaffiare abbondantemente, attendendo però che il terreno si asciughi completamente tra un'annaffiatura e l'altra. Ogni 15-20 giorni fornire del concime per piante grasse mescolato all'acqua delle annaffiature.

    Terreno: necessita di terreno sciolto, molto ben drenato, costituito da terriccio bilanciato mescolato con sabbia e pietra pomice. Questa cactacea non necessita di molto terreno, si può coltivare in contenitori di dimensioni modeste, poichè le dimensioni massime raggiunte sono intorno ai 15-20 cm di altezza per 10-15 cm di diametro.

    Moltiplicazione: avviene per seme, da utilizzare fresco, in semenzaio riempito con torba e sabbia in parti uguali; mantenere il terriccio umido per garantire la germinazione dei semi, e in luogo temperato.

    Parassiti e malattie: come molte altre cactacee anche gli acanthocalycium vengono colpiti con facilità dalla cocciniglia.









    Acanthocereus


    Cactaceae



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    Generalità: cactus colonnare con fusti di colore verde brillante, solitamente molto lunghi e ramificati, che tendono a significare con gli anni. Le piante crescono dapprima erette, con gli anni si allungano notevolmente piegandosi, talvolta tendono a crescere lungo supporti, come tronchi d'albero, oppure ricadono a terra. Costituiscono dei veri e propri cespugli; in estate producono grandi fiori di colore bianco-verdastro, seguiti da frutti tondeggianti, carnosi, di colore rosso, ricoperti da scaglie; la polpa è bianca e tenera ed è commestibile. Esistono circa dodici specie di acanthocereus, tutte originarie dell'America centrale, diffuse soprattutto nel sottobosco o tra la vegetazione delle dune costiere.




    Esposizione: questi cactus prediligono zone molto luminose, ma non amano il sole diretto per troppe ore al giorno, vanno quindi posti in luoghi semiombreggiati, che vengano colpiti dal sole soltanto nelle ore pomeridiane. Temono il freddo, quindi in inverno vanno posti in serra temperata o comunque in luoghi in cui la temperatura non scenda al di sotto dei 10-12 °C.

    Annaffiature: rispetto a molte altre cactacee gradiscono quantità un po' maggiori di acqua, che va somministrata con regolarità da marzo a ottobre, lasciando comunque asciugare il terreno tra un'annaffiatura e l'altra. In inverno diminuire drasticamente le annaffiature, fino a sospenderle completamente nei mesi più freddi, soprattutto se la pianta soggiorna in locali non riscaldati. Nel periodo vegetativo fornire del concime per piante succulente sciolto nell'acqua delle annaffiature ogni 15-20 giorni.

    Terreno: gli acanthocereus prediligono terreni molto ben drenati, soffici e sabbiosi; utilizzare un substrato apposito per cactacee mescolato a piccoli pezzi di corteccia e a terriccio di foglie.

    Moltiplicazione: può avvenire per seme, utilizzando gli innumerevoli piccoli semi contenuti nella polpa del frutto. Si possono propagare queste piante in maniera molto efficace anche prelevando le porzioni apicali dei fusti che radicano con facilità, infatti spesso i rami più lunghi, ricadendo, toccano il terreno e radicano dando origine ad una nuova pianta.

    Parassiti e malattie: queste piante temono i ristagni idrici, che possono provocare il marciume radicale; talvolta possono essere attaccate dalla cocciniglia o dal ragnetto rosso.



     
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  11. gheagabry
     
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    APOROCACTUS O CODA DI VOLPE





    L’Aporocactus (noto anche come coda di volpe o coda di topo) è una pianta appartenente alla famiglia delle Cactacee ed originaria dell’America centrale e meridionale, anche se largamente diffusa a tutte le latitudini. E’ costituita da fusti striscianti, lunghi fino a 60 centimetri e ricoperti da numerose spine.

    Nel periodo primaverile presenta una splendida fioritura a forma di imbuto, che può assumere una colorazione che va dal rosso al viola, rendendo la pianta ancor più spettacolare a livello visivo.








    Generalmente l’Aporocactus viene colivato in casa, sia in vaso che in panieri sospesi, ma nelle zone a clima temperato non è poi così raro ammirarlo anche in ambiente esterno, dove arricchiscesoprattutto i giardini rocciosi con la sua particolare bellezza.



    Per una buona coltivazione si consiglia di esporlo in posizione soleggiata, ma al riparo dai raggi diretti del sole ed avendo cura di ripararlo in caso di gelate invernali. L’Aporocactus infatti riesce a sopportare egregiamente le temperature più calde, ma di fronte al freddo persistente tende a soffrire, perdendo la sua naturale bellezza.

    Il terreno deve essere fertile e ben drenato, tale da consentire il passaggio dell’acqua senza creare danni. Le innaffiature devono essere moderate ma costanti, in modo da mantenere una certa umidità del terreno tra un’operazione di irrigazione e l’altra. Nel periodo freddo, invece, si consiglia di diradare le innaffiature, intervenendo solo nel caso in cui la pianta si mostri sofferente al clima secco dovuto al riscaldamento domestico.

    All’acqua delle innaffiature, poi, è opportuno aggiungere del fertilizzate liquido per piante grasse, da alternare a stallatico fresco nel periodo primaverile. E sempre in primavera si può provvedere alla semina dell’Aporocactus, in modo da veder spuntare le prime piante nella stagione successiva. La propagazione può essere effettuata anche tramite talea in estate, tagliando dei pezzetti di fusto e mettendoli a radicare in piena terra, dopo averli lasciati asciugare per un paio di giorni.











    Myriophyllum aquaticum (Coda di volpe acquatica )



    La coda di volpe é una pianta che produce ossigeno adatta a stagni e vasche,sotto l’acqua la pianta appare come filigranata quando esce dall’acqua le foglie diventano verde chiaro.Puó uscire dall’acqua fino a 15 cm. Va bene anche per acquario.In ogni caso dovrá passare l’inverno al riparo perche teme il gelo.



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    Il SEDUM


    Il genere Sedum appartiene alla famiglia delle Crassulaceae, vasto gruppo di piante succulenti originarie dell'Europa meridionale, del Messico ed anche dell'Africa centrale. Il genere comprende un numero molto elevato di specie, circa 600. Sono piante quasi tutte perenni e molto rustiche con un portamento per lo strisciante o ricadente anche se esistono specie con portamento eretto, ad alberello e cespuglioso. Sono piante molto apprezzate in quanto sono molto belle da un punto di vista estetico, con foglie di un verde molto particolare ed attraente e formano dei fiori stellati di grande effetto decorativo. La pianta non supera generalmente i 15-20 cm di altezza.

    Presenta lunghi fusti carnosi, di diametro vicino al centimetro, con portamento prostrato, di colore verde o rossastro, che radicano con grande facilità; le foglie sono tondeggianti, opposte lungo i fusti, a grappolo all'apice dei singoli rametti, hanno colore verde brillante, e tendono a divenire rossastre con l'arrivo dei mesi freddi.Sia i fusti che le foglie del Sedum sono carnosi ed hanno la funzione di immagazzinare acqua. Le foglie sono opposte e disposte alternativamente lungo il fusto e ricoperte da una sostanza cerosa o da una leggera peluria. All'inizio dell'estate produce numerosissimi fiori a stella di dimensioni molto diverse ma per lo più piccoli, a seconda della specie riuniti in infiorescenze erette a corimbo, a grappolo o a pannocchia.che si elevano al di sopra del fogliame, di colore rosso, rosa o bianco rosato.

    Il Sedum telephium L., conosciuta con i nomi popolari di Erba della Madonna o erba da calli. La tradizione popolare, infatti attribuisce a questa piccola pianta grassa, appartenente alla famiglia delle Crassulaceae, interessanti proprietà vulnerarie. Le foglie fresche e spellate erano considerate detergenti, disinfiammanti, cicatrizzanti e analgesiche ed erano impiegate topicamente per trattare ulcere ascessi, paterecci ecc.. Alle foglie erano attribuite anche proprietà emollienti e cheratolitiche in virtù delle quali venivano impiegate, sempre per uso topico, nel trattamento delle zone ipercheratosiche plantari e dei calli. Non è un caso, quindi, che la pianta fosse conosciuta anche come erba dei calli o erba callista.
     
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    Stapelia, pianta grassa

    stapelia

    Al genere Stapelia appartengono circa cinquanta specie di piante grasse della famiglia delle Asclepiadaceae originarie dell’Africa meridionale che si caratterizzano per i loro fusti eretti o leggermente prostrati alla base e per i loro grandi fiori.

    Le piante appartenenti al genere Stapelia, che possono arrivare ai quaranta centimetri di altezza, sono in genere molto ramificati e con il fusto di colore verde brillante ricoperto interamente di una sottile peluria. In tarda estate producono dei fiori piuttosto grandi, possono arrivare anche a venti centimetri di diametro, dalla forma a stella, caratterizzati da cinque lobi carnosi di colore giallo, rosso, porpora o striati.

    Nonostante il loro aspetto decorativo i fiori della Stapelia emanano un odore poco gradevole in quanto per l’impollinazione attirano le mosche; ai fiori seguono i frutti: dei baccelli che contengono molti semi.

    Stapelia
    Fioritura: tarda estate
    Impianto: in primavera
    Tipo di pianta: pianta grassa
    Altezza max: 30-40 centimetri
    Esposizione
    L’esposizione preferita dalla Stapelia è quella soleggiata, anche se in estate è bene porla a mezz’ombra nelle zone più calde della giornata. La Stapelia può sopportare anche temperature di qualche grado inferiori allo zero ma è meglio non esporle a temperature al di sotto dei 5°C.
    Terreno
    Il terreno preferito dalla Stapelia è quello sabbioso e ben drenato; l’ideale sarebbe creare un composto a base di due parti di terriccio universale e una parte di sabbia e una di lapillo.
    Innaffiatura
    Da marzo a settembre annaffiate regolarmente avendo cura di lasciar asciugare bene il terreno tra un’innaffiatura e l’altra, mentre nei mesi freddi irrigate solo ogni tanto.
    Malattie e avversità
    Queste piante sono molto sensibili agli attacchi della cocciniglia.
    Concimazione
    Durante il periodo vegetativo fornite alla pianta del terreno specifico per piante succulente da sciogliere nell’acqua di annaffiatura.
    Moltiplicazione
    La riproduzione della Stapelia avviene per seme in primavera; in alternativa potete propagarla per talea.

     
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    Turbinicarpus, pianta grassa

    Turbinicarpus

    Al genere Turbinicarpus appartengono alcune cactacee di forma globosa e di piccole dimensioni originarie dell’America centrale. Queste piante grasse crescono soprattutto in suoli calcarei ad un’altitudine che va dai 300 ai 3000 metri sul livello del mare; molto spesso crescono in aree generalmente ostili per la maggior parte delle piante, ma essendo piante decisamente resistenti, i Turbinicarpus possono crescere praticamente ovunque.

    Le piante appartenenti al genere Turbinicarpus presentano tubercoli bassi con areole spinose e in primavera producono dei piccoli fiori di colore rosa o giallo, ai quali seguono, in estate, dei frutti di forma tondeggiante che contengono i semi.

    Turbinicarpus
    Fioritura: primaverile
    Impianto: in primavera
    Tipo di pianta: pianta grassa
    Altezza max: 45 centimetri
    Esposizione
    I Turbinicarpus amano le esposizioni luminose, anche se riescono a svilupparsi bene anche a mezz’ombra; in inverno vanno ricoverati in casa o una serra temperata, anche se possono resistere senza problemi a leggere gelate; in estate e in primavera vanno poste all’esterno.
    Terreno
    Il terreno ideale per i Turbinicarpus non deve essere necessariamente molto fertile, l’importante è che sia ben drenato per evitare i ristagni idrici che sono molto dannosi per queste piante che sono abituate a vivere in climi desertici. Per favorire il drenaggio si può creare un terreno a base di torba, sabbia e terriccio in parti uguali, con l’aggiunta di materiale grossolano sul fondo, tipo argilla espansa o perlite.
    Innaffiatura
    I Turbinicarpus hanno bisogno di annaffiature frequenti soprattutto in primavera e in estate, pur senza esagerare con le quantità d’acqua; in inverno diradare le annaffiature, fino a sospenderle se la pianta è ricoverata in serra.
    Malattie e avversità
    I Turbinicarpus possono essere attaccati dagli afidi e dalla cocciniglia e in caso di annaffiature eccessive anche dal marciume radicale.
    Concimazione
    Durante il periodo vegetativo, fornite alla pianta del concime specifico per piante grasse da sciogliere nell’acqua di annaffiatura ogni venti giorni circa.
    Moltiplicazione
    La riproduzione dei Turbinicarpus può avvenire per seme in primavera oppure per polloni basali da staccare e da far radicare.

     
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  15. gheagabry
     
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    Asclepiadaceae e le loro meravigliose fioriture

    Le Asclepiadaceae sono una famiglia di piante appartenente all' ordine Gentianales, con specie succulente.
    La classificazione APG include le specie di questa famiglia nella sottofamiglia Asclepiadoideae delle Apocynaceae
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    800px-Swamp_Milkweed_Asclepias_incarnata_Flowers_Closeup_2800px


    Questa famiglia si compone di piante erbacee perenni, arbusti rampicanti, liane e alberi con foglie succulente.
    Fanno parte di questa famiglia alcune specie assai strane che a volte assumono forme mostruose e anomale. Altre specie hanno forma tubolare e sono poco coltivate per via della loro rara e poco vistosa produzione di fiori; altre ancora sono rampicanti ma adatte solo alla crescita in serra; ne esistono anche con fusti cilindrici e piccoli fiori.
    Le specie della tribù Stapeliae, ed in particolare quelle dei generi Huernia, Stapelia, Hoodia e Caralluma, posseggono fusti succulenti ed uno sviluppato e complesso meccanismo di impollinazione, simile a quello delle Orchidaceae. L'odore dei fiori è spesso associato all'odore di una carogna; ha la funzione di attrarre le mosche che andranno poi a impollinare i fiori.


    stapelia variegata:


    Orbeasemitubiflora
    Orbea denboefii

    Orbeasemitubiflora-1

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    Caralluma acutangula



    Stapelia Hirsuta






    Huerniakeniensisvnairobensis
    Huernia keniensis v. nairobensis


    Huerniazebrina


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    Stapelia revoluta

    IMG_5131JPG


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