QUADRI D'AUTORE...i classici..

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    La Gioconda di Leonardo da Vinci Museo del Louvre (Parigi)

     
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    Georges De La Tour

    dipinti, opere d'arte

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    La Maddalena penitente (1638
     
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  4. tomiva57
     
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    I Girasoli, Vincent Van Gogh, 1888




    Da una lettera del vasto carteggio di Vincent Van Gogh si apprende che NATURA MORTA CON GIRASOLI venne dipinto nell’agosto del 1888. L’opera faceva parte di una serie di dodici quadri aventi tutti come soggetto dei mazzi di girasoli.
    Questo tema dunque, che fu tanto caro al pittore, ci è pervenuto attraverso numerose varianti che hanno raggiunto, sull’odierno mercato, quotazioni altissime, forse le più alte mai pagate per opere d’arte.
    Protagonisti di questo dipinto sono ancora una volta quei girasoli della Provenza, che più di ogni altro soggetto resteranno per sempre legati al nome di Van Gogh. Il pittore aveva iniziato a dipingere questi fiori già verso la fine del suo periodo parigino, ma fu ad Arles, dove egli giunse nel febbraio del 1888, che progettò un’intera serie dedicata a questo tema.
    Nelle sue lettere all’amico Bernard, Van Gogh scrisse più volte di voler decorare lo studio della sua Casa Gialla ad Arles, ed anche la camera degli ospiti, con dipinti di girasoli: ciò rappresentava per il pittore una specie di omaggio alla tanto amata arte giapponese, poiché l’uso di adornare le pareti di una casa con pannelli dipinti faceva parte della tradizione di quel popolo.
    Sempre dalle lettere sappiamo anche che Van Gogh si proponeva di raggiungere con queste opere effetti simili a quelli delle vetrate di una chiesa gotica.
    Nella NATURA MORTA CON GIRASOLI vi è l’esaltazione di quel colore giallo che rappresentava in quel momento, per il pittore, una vera e propria ossessione. L’enfasi sul colore venne raggiunta dall’artista anche con l’utilizzo di una tecnica nuova, detta ad impasto solido, che già era stata sperimentata da Manet.
    Van Gogh, che mentre era in vita riuscì a vendere un solo quadro, stimava molto i pittori di fiori, tanto apprezzati in quell’epoca, e pensava di essere riuscito finalmente ad emularli con i suoi GIRASOLI.

    Così scriveva al fratello Theo :
    - Tu sai che Jeannin ha la peonia, che Quast ha la malva rosa, ma io ho il girasole [----] se a quarant’anni dipingo i ritratti come i fiori sarò all’altezza di ogni altro artista.

    Comunque sia, questo quadro è un’ode alla Provenza, vi si trovano, contornati da sottili linee arancioni, i colori di Ponticelli (pittore provenzale 1824-1886) che Van Gogh ammirava molto e "che ha reso il Mezzogiorno di un giallo pieno, di un arancione pieno, di un color zolfo pieno".
    I quadri con i girasoli erano collegati non soltanto alla decorazione della Casa Gialla di Arles, ma anche all’amicizia tra l’artista e Gauguin.
    I due pittori si erano incontrati a Parigi nel novembre del 1886 e subito Van Gogh aveva sentito una grande ammirazione per Gauguin.
    Giunto poi ad Arles, Vincent si entusiasmò all’idea di riunire nella sua casa una comunità di artisti e alla possibilità di dividere il suo studio con Gauguin.
    A quest’ultimo, grande ammiratore dei GIRASOLI di Van Gogh, era in pratica dedicata l’intera serie, che rappresentava così una sorta di tributo alll’amicizia tra i due artisti. Purtroppo i loro rapporti non furono idilliaci come aveva inizialmente sperato Van Gogh. Profondamente diversi nel carattere e nel temperamento, poco dopo l’arrivo di Gauguin ad Arles, sorsero tra i due amici violente discussioni.
    Proprio in seguito ad una veemente lite Van Gogh si tagliò il lobo dell’orecchio con un coltello.
    Dopo questo tragico avvenimento Gauguin lasciò definitivamente l’amico.
     
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  7. ZIALAILA
     
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    CITAZIONE (Lussy60 @ 21/10/2010, 22:04)
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    .... che siano questi ... gli originali leonardeschi ? ahahah
     
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    CAVALLI NEL DESERTO
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    Edited by gheagabry - 12/2/2012, 00:25
     
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    Adorazione dei Magi è un dipinto a olio su tavola di cm 246 x 243 realizzato tra il 1481 ed il 1482 dal pittore Leonardo da Vinci. È conservato alla Galleria degli Uffizi di Firenze.

    Questa tavola fu commissionata nel 1481 dai monaci di San Donato a Scopeto, ma poiché non venne mai portata a termine essa rimase, alla partenza di Leonardo per Milano, nella stanza della casa del suo amico Amerigo Benci. Sull’altare di Scopeto fu poi collocata, in sostituzione di quella di Leonardo, mai pervenuta, una tavola di Filippino Lippi.

    Passò successivamente nella collezione della famiglia Medici, arrivando infine alla Galleria degli Uffizi.

    In primo piano, al centro la Madonna con il Bambino circondata da una folla di personaggi fra cui anche i Magi, in essa domina un senso di circolarità, un vortice di azione e gesti che fa perno sul gruppo della Vergine con Figlio, che rappresenta l’Epifania che sconvolge tutti gli astanti. Con i Magi, la Madonna dà origine ad una piramide, di cui lei è il vertice; il fatto che le sue gambe siano rivolte a sinistra mentre la sua testa e quella di Gesù si volgono a destra danno alla piramide un senso di movimento rotatorio. La testa di Maria è l’intersezione delle due diagonali del dipinto, che si può dire quadrato visto la lieve differenza tra altezza e base, quindi la testa della Madonna è centrale nell’opera.

    Sullo sfondo, attraverso la diagonale formata dai due alberi, il primo un alloro simbolo di trionfo e il secondo una arecacee, simbolo di martirio si svolgono due scene a destra, uno scontro di armati, uomini disarcionati e cavalli che s’impennano, come simbolo della follia degli uomini che non hanno ancora ricevuto il messaggio cristiano e a sinistra il tempio in rovina che allude alla caduta Tempio di Gerusalemme, sull’arco spezzato, piccoli arbusti come si vedono talvolta su alcune costruzioni in cui la natura ha avuto tutto il tempo di impadronirsene nuovamente. Secondo alcuni esperti inoltre, il fanciullo all’estrema destra del quadro potrebbe essere un autoritratto giovanile di Leonardo.




    La “parcella” di Leonardo per questo dipinto
    Questo dipinto è stato realizzato da Leonardo nella prima parte della sua vita, quando ancora il suo lavoro veniva retribuito molto poco, non venendo ancora considerato un “grande dell’arte”. Per l’Adorazione dei Magi, ricevette 28 ducati più 2 carichi d’asino, uno di fascine e l’altro di legna grossa, più un barile di vino vermiglio.


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  13. gheagabry
     
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    Marinetti, poeta, scrittore e drammaturgo italiano. non è stato un caso isolato nella storia della Cultura Italiana.

    Di fatto, han ripreso delle istanze già presenti nel Barocco; la creazione di un'estetica della contemporaneità che, invece di basarsi sul Passato e sulla Tradizione, guarda a ciò che accade nel Mondo e nel suo Divenire

    E l'utilizzo dell'Analogia. Se la ragione non è capace di dar senso al mondo, deve farlo l'istinto, capace di fondere in un insieme più ampio il contrasto dinamico, la guerra, e la diversità

    Di fatto Marinetti riprende n'ambizione tipicamente rinascimentale, la corrispondenza tra Macrocosmo, L'Universo, e Microcosmo, l'Uomo che però, a differenza della mistica del Cinquecento, è basata sulla idea di comunicare visivamente, potremmo citare Marinetti, Breton, Dada ecc. ri-considerandoli come passaggio e non punto di partenza verso oggi, nella gradazione continua fra ieri e domani. E allora, ma solo allora, potremo citare Marinetti insieme ad Arcimboldo, Breton con de Sade, Dada e Bosch, in una opponibile dis-continuità storica ma non mentale, ironica ma non imbecille.


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  14. gheagabry
     
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    Canaletto rappresenta la realtà come dovrebbe essere. Eterna. Imperitura. Una pura idea platonica.

    Bellotto, la trasforma in una quinta teatrale. Carica di ombre e di mistero.

    Guardi la rappresenta così come è. Instabile e balucinante. Racchiusa nel suo divenire
     
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  15. gheagabry
     
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    Fanciullo con canestro di frutta è un dipinto ad olio su tela di cm 70 x 67 realizzato tra il 1593 ed il 1594 dal pittore italiano Caravaggio. È conservato alla Galleria Borghese di Roma.

    Il dipinto appartiene al periodo in cui Caravaggio, dopo essere uscito dall'Ospedale dei poveri di Santa Maria della Consolazione, viene accolto nello studio di Giuseppe Cesari, meglio conosciuto come il Cavalier d'Arpino, pittore alla moda, periodo durante il quale Caravaggio lavorò a "dipingere fiori e frutti".

    Infatti questo quadro, insieme al Bacchino malato rimarrano nella bottega del Cavalier d'Arpino fino a quando, nel 1607, per motivi fiscali verranno requisiti dagli emissari di Papa Paolo V e consegnati al nipote del papa stesso Scipione Caffarelli-Borghese, noto collezionista e mercante d'arte dell'epoca, e quindi alla futura Galleria Borghese.

    C'è però anche la possibilità che risalga al periodo poco successivo, dopo che Caravaggio e Mario Minniti avevano lasciato la bottega di Giuseppe Cesari (gennaio 1594) per cavarsela da soli vendendo dipinti attraverso il rivenditore Costantino.

    Il modello del quadro è il suo amico e compagno Mario Minniti, pittore siciliano allora di sedici anni giunto a Roma nel 1593.

    Allo stesso periodo appartengono altri complessi lavori, in cui il Minniti ha nuovamente posato , quali Buona ventura o Ragazzo morso da un ramarro o I bari, che portarono Caravaggio a essere trovato dal suo primo importante mecenate: il Cardinale Francesco Maria Del Monte.

    Il dipinto mostra l'abilità di Caravaggio nel raffigurare ogni dettaglio, da quelli della pelle del ragazzo a quelli della buccia di una pesca, dalle pieghe dell'abito al vimini del canestro. Inoltre l'ombra sullo sfondo è probabilmente quella del pittore con la sua tela. In questo dipinto si nota anche molto la tecnica, molto utilizzata dal Caravaggio, delle luci e delle ombre. Altri commentatori hanno rimaracato la sensualità di Minniti nel ritratto di Caravaggio, con la sua spalla nuda, la magra gola e lo sguardo languido, tanto che più di un osservatore nei secoli ha preso Minniti per una ragazza. Ma se c'è un accenno di sensualità nel ritratto che Caravaggio dipinge di Minniti, non ve ne è affatto nello stesso Minniti: ha l'apparenza di un ragazzo che posa per un amico con un pesante cesto, un po' stanco ma obbligato. Questo è un primo accenno di quel realismo psicologico, oltre che fisico, che avrebbe marcato la pittura matura del Caravaggio.

    Si notano rimandi alla pittura di Lorenzo Lotto e di Tiziano e dei Pittori fiamminghi.

    fonte: wikipedia


     
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19 replies since 12/10/2010, 11:06   3468 views
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