BURRO E STRUTTO

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  1. gheagabry
     
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    IL BURRO

    Il burro è costituito soprattutto da grassi ed è percio’ un alimento molto energetico e ha un elevato contenuto di colesterolo.
    Per essere di buona qualità deve avere un aspetto uniforme compatto e lucido: il colore e’ bianco d’inverno e tendente al giallo d’estate, per la diversa alimentazione delle mucche.
    Durante la lavorazione, con una tecnica speciale detta zangolatura, si separa la parte grassa del latte da quella liquida in appositi contenitori chiamati, appunto, zangole. La parte solida ottenuta, viene poi ulteriormente lavorata fino a diventare burro. Per ottenere un chilogrammo di burro occorrono circa 23-25 litri di latte.

    Molto diffuso in cucina per il suo aroma particolare, il burro e’usato nella preparazione di numerose portate e molti dolci: è importante conservarlo con attenzione per evitare che irrancidisca o che assorba odori sgradevoli. Va conservato in frigorifero a 5-6°C, perfettamente chiuso, per non più di 3-4 settimane, mentre nel freezer puo’ essere conservato anche per un anno.
    Il burro dovrebbe essere usato con parsimonia, e certamente non per friggere, in quanto la cottura altera la composizione chimica e lo rende meno digeribile.

    ■ Curiosità

    Il burro è un alimento sano e nutriente, ricco di vitamina A e sali minerali. Proprio per la vitamina A che contiene, questo alimento favorisce la crescita e lo sviluppo ed è facilmente digeribile; per tutte queste ragioni è indicato nell’alimentazione dei bambini.
    Per non sottovalutare la sua “potenza energetica” bisogna ricordare che 100 grammi di burro forniscono circa 758 chilocalorie.






    LO STRUTTO



    Lo strutto (altrimenti detto sugna), è il grasso derivato da diverse parti dal maiale, e si ottiene fondendo i suoi tessuti adiposi; ha la consistenza di una candida crema compatta.
    Per effettuare questa operazione è necessario separare il grasso dalla cotenna, il quale verrà poi tagliato a dadini e messo a cuocere a fuoco lento, in modo da fondersi e far evaporare l’acqua in esso contenuta. Quando questi piccoli pezzetti di grasso diventeranno rosati (dopo qualche ora), verranno colati e strizzati con una pressa. Il liquido ricavato è lo strutto e i pezzetti di grasso sono i cosiddetti ciccioli. Questi ultimi, cotti e ormai privi di gran parte del loro contenuto di grasso si usano come ripieno per i preparati come pane, taralli,focacce, torte salate, ecc…
    Lo strutto è stato largamente usato nei tempi passati, specialmente nelle cucine del centro-sud d’Italia, sia per friggere (in quanto di minor costo rispetto all’olio d’oliva), sia come ingrediente per ricette di ogni tipo. Anche se oggi non è più così di moda nelle nostre cucine, l’industria, invece ne fa largo uso: lo troviamo infatti in numerosissimi prodotti da forno (grissini, pan carrè, crackers, negli impasti per pizza e focaccia, nel pane confezionato e non….).
    L’impiego dello strutto nell’impasto rende più friabile la massa del glutine presente nel prodotto, aumenta il volume dell’impasto rallentando le perdita di umidità e conferisce sapore e fragranza.
    Lo strutto si trova in commercio, generalmente nei supermercati, in tre formati: liscio, granuloso e a fiocchi.

    Lo strutto, ormai in disuso nelle nostre cucine perché soppiantato dall’olio, burro e margarina, viene utilizzato dall’industria per i prodotti da forno e per la pasticceria e dagli chef anche nelle preparazioni salate.
    Avendo un punto di fumo molto alto è ottimo per friggere, infatti viene usato per il famoso gnocco fritto, o le frittelle di carnevale come chiacchiere, zeppole, sfrappole.
    Tra le ricette tradizionali italiane contenenti lo strutto ricordiamo la piadina romagnola, l’erbazzone reggiano, le tigelle modenesi, le sebadas e le pardulas sarde, le brioches e i cannoli siciliani..
    Lo strutto è molto usato negli impasti, ma anche nella cucina tradizionale per piatti di ogni portata: dai primi ai secondi, nei contorni per insaporire le verdure, e nei dolci.

     
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    GRAZIE GABRY
     
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    Altre notizie sul burro











    Origini del burro






    La preparazione del burro è, probabilmente, uno dei metodi più antichi per conservare i grassi del latte. In Medio Oriente si hanno notizie di burrificazione, per usi alimentari, cosmetici, cerimoniali e medici, anche 2000 anni prima dell'era Cristiana. Il metodo più antico utilizzato per la produzione del burro è quello da affioramento della panna o dal siero del latte. Oggi, è molto diffusa la produzione del burro tramite centrifugazione del latte o della panna. Si tratta di un processo più veloce ed efficace e permette di ottenere un burro di qualità maggiore in quanto, riducendo il tempo tra la mungitura e la burrificazione, si riduce notevolmente la carica batterica contenuta. Per ottenere un burro di elevata qualità è, inoltre, fondamentale impiegare latte e panna accuratamente selezionati.






    Burro e nutrizione






    Il burro è un alimento naturale ricco di vitamine e trova la sua collocazione in un'alimentazione sana ed equilibrata. Il burro, essendo ricco di lipidi, è molto energetico. I lipidi sono essenziali per il nostro organismo, il quale è in grado di assorbirli rapidamente. Il burro è una delle poche fonti di vitamina D, importante per il metabolismo del calcio, cioè per un buon sviluppo e la salute delle ossa. Contiene anche significative quantità di vitamine liposolubili come la A, che favorisce la crescita, protegge le mucose e difende dalle infezioni. Il burro è anche ricco di vitamine E, K, e sali minerali (calcio, fosforo, magnesio, potassio, rame, zinco e selenio).

    Caratteristica importante ed esclusiva del burro sono gli acidi grassi a catena corta che hanno un punto di fusione inferiore alla temperatura del corpo. Si tratta di un ottimo requisito per la digeribilità (coefficiente di digeribilità: 97%) e colloca il burro in una posizione di favore rispetto a tutti gli altri grassi.






    Regolamentazione






    Il burro è un alimento rigorosamente controllato e regolamentato dalla legge. Il burro può essere realizzato solo da latte e panna tramite processi esclusivamente meccanici e fisici. Per quanto riguarda la composizione, il burro deve contenere almeno l'82% di materia grassa butirrica con vitamine liposolubili (A, D, E, K), non più del 16% di acqua e un massimo del 2% di residuo secco non grasso del latte (proteine, lattosio, sali minerali, vitamine idrosolubili).






    Il burro in pasticceria






    sono disponibili diverse tipologie di burro adatte ad ogni applicazione in pasticceria. Nella scelta, oltre a valutare la tipologia di burro in base all'applicazione che se ne deve fare, è molto importante non sottovalutare la qualità. Il burro, infatti, ha un ruolo molto importante in pasticceria sia per le sue caratteristiche “tecnologiche” che ne determinano lavorabilità, facilità d'impiego e riuscita del prodotto finito sia per le caratteristiche organolettiche che apporta al prodotto finito.



    Il burro, perché sia di qualità, deve possedere le seguenti caratteristiche:

    Costanza: colore, gusto e struttura non cambiano al variare delle stagioni.
    Friabilità : questa caratteristica è in stretta relazione con la proprietà che ha il burro di “impermeabilizzare”. Nel caso della pasta sfoglia, per esempio, è il burro che fondendo assicura l'impermeabilizzazione della pasta permettendo lo sviluppo. Nel caso della pasta frolla, il burro rivestendo le particelle di farina le impermeabilizza e aumenta friabilità del prodotto finito alla cottura.
    Plasticità : è la proprietà del burro di lasciarsi lavorare senza che la sua consistenza venga modificata ovvero non diventa troppo molle e non si rompe.
    Proprietà di fondere: questa dipende dalla curva e dal punto di fusione. In generale il burro ha un punto di fusione più basso della temperatura del corpo: fonde immediatamente sul palato e lo lascia pulito.
    Fissaggio degli aromi: un buon burro ha la proprietà di assorbire gli aromi degli alimenti e di imprigionarli, “amplificandone” il gusto.
    Sapore: il burro ha la proprietà di addolcire i sapori fondamentali (acido, zuccherato, amaro e salato).
    Cremosità nel caso di salse e creme, morbidezza nel caso dei lievitati.






    Tipologie di burro






    Malassato, in pomata, sotto forma di crema, fuso, il burro si lascia lavorare in mille modi in funzione del risultato che si ricerca ed ha un ruolo diverso in ogni preparazione. A volte conferisce plasticità o friabilità o morbidezza e sempre un sapore inimitabile....

    Come anticipato in precedenza, oggi in commercio si trovano diverse tipologie di burro adatte ad ogni tipo di lavorazione e applicazione. Le più conosciute ed utilizzate in pasticceria sono:

    Burro all'82% m.g.
    Si tratta della tipologia di burro maggiormente utilizzata in pasticceria. E' disponibile in blocchi, per incorporazione negli impasti, o in placche, per laminazione. In ogni caso, è sempre importante scegliere un burro di elevata qualità: si lavora meglio e non si hanno sprechi, si ha la certezza della riuscita del prodotto finito, si ha una resa maggiore e gusto e profumo migliori.
    Burro anidro o concentrato
    Si ottiene da creme con almeno il 99,8% di grassi. L'elevata percentuale di materia grassa offre diversi vantaggi: risparmio in quanto se ne usa in dosi minori, migliore conservazione (non contiene acqua), gusto e colore più intensi. Questa tipologia di burro è particolarmente adatta all'utilizzo in pasticceria soprattutto per sfoglia, croissant, crema al burro. Nella realizzazione delle ricette (solitamente calcolate in base al burro all'82% m.g.) occorre tener conto del più elevato tenore di materia grassa e quindi si possono diminuirne i quantitativi. E' disponibile in blocchi o placche.
    Burro alleggerito o a ridotto tenore di grassi (60% m.g.)
    Si tratta di una novità nel settore professionale. Si lavora come un burro all'82% di materia grassa. E' più leggero e conferisce un sapore più delicato. E' sicuramente una valida alternativa “naturale” all'utilizzo di altre tipologie di grassi in quelle regioni italiane dove i consumatori hanno un palato “meno” abituato al gusto di burro nei prodotti di pasticceria.
    Burro chiarificato
    Ha una percentuale molto alta di materia grassa e viene usato solitamente per friggere e per le salse. Lo si trova in vendita o lo si può ottenere in casa dal burro ordinario. In commercio è disponibile il burro chiarificato liquido ottimo nei lievitati in quanto garantisce ottima resa e morbidezza.

    Diversamente da quanto avviene in Italia, dove il burro salato è poco diffuso, negli Stati Uniti e nel nord Europa il burro in vendita può essere normale o salato. Negli Stati Uniti può inoltre contenere conservanti.

    Dopo essere stato profondamente demonizzato negli ultimi decenni del XX secolo, specialmente nell'Europa Meridionale, il burro sta lentamente riacquistando popolarità, e gli specialisti ne consigliano un consumo non eccessivo ma nemmeno troppo ridotto, alternandolo all'olio extravergine d'oliva.[2] [3] Il burro è infatti meno calorico degli oli, non idrogenato o ottenuto chimicamente come molte margarine e ricco di fondamentali nutrienti come calcio, proteine del latte e vitamina A. Ne è sconsigliato un utilizzo consistente nei casi di ipercolesterolemia.











    Conservazione e cucina






    Il burro generalmente inizia ad ammorbidirsi attorno ai 15°, molto al di sopra delle temperature dei normali frigoriferi. Il "cassetto del burro" che si può trovare in molti frigoriferi può essere una della parti più calde all'interno dell'elettrodomestico, ma lascia comunque il burro piuttosto duro. Mantenere il burro strettamente incartato ritarda l'irrancidimento, causato dall'esposizione alla luce o all'aria, ed evita che il burro assuma altri odori. Il burro, se ben incartato, può essere conservato diversi mesi in un normale frigorifero.

    Una volta che il burro si è ammorbidito si possono aggiungere spezie o erbe (per esempio aglio, rosmarino, basilico), o anche acciughe, creando ciò che viene chiamato burro composto. Il burro composto può essere usato come crema da spalmare, oppure come salsa su un piatto caldo. Il burro composto, una volta zuccherato, può anche essere servito come dessert.







    burro composto






    Il burro sciolto gioca un importante ruolo nella preparazione di salse, soprattutto nella cucina francese. Il burro nero (beurre noir in francese) ad esempio è una salsa che si ottiene sciogliendo il burro e cuocendolo a fuoco lento fino a che non assuma una colorazione nocciola. Non appena il burro cambia colore si aggiunge dell'acido, in genere succo di limone o aceto. Alcune ricette prevedono l'uso di prezzemolo, che però va tolto prima dell'aggiunta dell'acido. Di solito il burro nero si serve con uova ("œuf au beurre noir") o pesce.







    burro nero






    La salsa olandese e la salsa bernese sono emulsioni di tuorlo d'uovo e burro sciolto, in sostanza sono una maionese preparata usando il burro invece dell'olio[4]. Il beurre blanc, o burro bianco, si produce frustando il burro con aceto o vino ridotto, formando un'emulsione con la consistenza di una crema spessa. Il burro viene usato per saltare o per friggere, sebbene esso si scurisca e bruci attorno ai 150 °C, una temperatura piuttosto bassa per la maggior parte delle ricette. In genere si usa burro chiarificato, che ha un punto di fumo più elevato (200°).







    salsa olandese su asparagi bianchi e patate







    fonte lechef.be e wikipedia




     
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  4. arca1959
     
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    grazie Silvana
     
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  6. gheagabry
     
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    LA RISCOSSA DEL BURRO



    I grassi sono davvero tornati? Dopo le diete iperproteiche o carboidrato-centriche anche i grassi vivono il loro momento, se non di gloria, di meritata rivalutazione. E la comunità scientifica fa mea culpa per la demonizzazione degli ultimi decenni

    DI ELISA POLI


    Tempo fa rabbrividii quando un amico condì davanti ai miei occhi della fette di mozzarella freschissima usando non un filo d'olio ma del burro noisette (fatto sciogliere a fuoco basso e leggermente dorato).
    Il mio orgoglio mediterraneo si scioccò, quasi offeso, ma l'effetto al palato fu sorprendente. Se, d'altra parte i cugini francesi in cucina "affogano" nel burro non solo carne ma anche verdure e pesce un motivo ci sarà. L'effetto di gratificazione che hanno i grassi è innegabile e su questo aspetto primitivo dell'alimentazione si basano quei meccanismi deleteri del lato più inquietante e consumista dell'industria.
    Guarda caso un anno fa la copertina di Time Magazine incitava "Eat butter". L'ennesima manovra pubblicitaria? No, piuttosto una rottura, una provocazione forse: la stessa rivista che demonizzava burro, uova e bacon negli anni Ottanta, ha fatto retromarcia. E il sottotitolo spiega: gli scienziati avevano etichettato il burro come nemico, ecco perché si sbagliavano.
    Dietro questa rivalutazione infatti ci sono gli studi della nutrizionista Nina Teicholz. Il suo "The Big Fat Surprise", frutto di un lavoro durato 9 anni, spiega che il momento in cui il burro divenne il nemico pubblico n.1 della nostra tavola può esser fatto risalire al 13 gennaio del 1961, quando Ancel Keys, inventore delle razioni K per i soldati della Seconda Guerra Mondiale, comparve sulla copertina del Time Magazine. Keys aveva portato avanti lo studio Seven Countries Study (che prosegue ancora oggi) analizzando il rapporto tra alimentazione e malattie cardio-vascolari, causa principale di morte nei paesi dell’Occidente. Nelle sue conclusioni Keys aveva individuato nei grassi le responsabilità maggiori, andando poi a scoprire e descrivere gli effetti di questi ultimi sul colesterolo.
    Nel 2010 l’American Journal for Clinical Nutrition pubblica un importante studio sui grassi, concludendo che “non vi sono evidenze scientifiche convincenti sul fatto che i grassi saturi causino problemi cardiaci. Né che il consumo di grassi saturi causi l’obesità”.



    Anche gli Annals of Internal Medicine pubblicano uno studio sintetico, comparandone ben 72, che sostiene che non ci siano evidenze scientifiche che i grassi saturi aumentino il rischio di malattie cardiovascolari, ma che anzi una mancanza di grassi saturi potrebbe addirittura essere dannosa.
    Pierluigi Rossi, medico specialista in Scienza dell’Alimentazione, spiega che il burro è un’emulsione di acqua e molecole lipidiche, digeribile, con pochissimo lattosio e ben tollerato anche da chi soffre di allergie alimentari. Ricco di vitamine importanti, come A, E e K, è uno dei pochi alimenti a contenere la vitamina D, oggi definita un ormone, che agisce sull’integrità delle ossa e ha un ruolo cruciale nel sistema immunitario. Contiene anche acidi grassi (tra cui omega 3 e Omega 6) utilizzati per produrre energia e mantenere costante la temperatura corporea.
    La cover del Time di giugno 2014 Noi siamo mediterranei, è vero. L'olio extra vergine di oliva ci scorre nel sangue e la nostra dieta è stata scientificamente certificata come salutare. Ma anche il burro, come pure i formaggi, è un capitale nutrizionale e gastronomico del nostro Paese.
    Il focus quindi deve essere su qualità e quantità. Mangiare meno, ma di tutto e scelto con cura. Il problema è infatti quello che si annida nella lunga lista di ingredienti nei prodotti industriali, pieni di zucchero e ultralavorati, soprattutto nel caso di quelli definiti "light" e "fat-free".
    Anche il Guardian lo sostiene: a trarre il maggior giovamento dalla guerra ai grassi saturi sono stati proprio i cibi prodotti industrialmente, come se al "devi vendere spazzatura" si fosse aggiunto "però assicurati che sia spazzatura light" (theguardian.com).
    Il consiglio "non mangiare nulla di ciò che tua nonna non riconoscerebbe come cibo" sembra essere quindi più che mai calzante.
    Difficilmente ora burro e grassi animali scompariranno dalle nostre tavole. Dolci, brioche, risotto e cotoletta alla milanese (che nella versione dello chef Dabide Scabin richiede circa di 150 g di burro a testa per la cottura di una porzione di filetto di fassona) sono sani e salvi.
    Per la gioia di Julia Child, e di tante nonne, rispettose del panetto di burro quasi fosse un lingotto d'oro.




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