Michelle Pfeiffer

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    Michelle Pfeiffer






    Michelle Marie Pfeiffer (Santa Ana, California, 29 aprile 1958) è un'attrice statunitense.
    È attualmente sposata con lo sceneggiatore David E. Kelley, dal cui matrimonio è nato il figlio John Henry, nel 1994. Prima del matrimonio l'attrice aveva adottato una bambina, Claudia Rose, che anche Kelley ha deciso di adottare.

    Biografia




    Gli esordi

    Si diploma nel 1976 al liceo "Fountain Valley High School"; successivamente si iscrive al "Golden West College" in California, che però, nonostante la sua originaria intenzione di entrare nel giornalismo (cronista giudiziaria), abbandonerà dopo circa un anno. Tra un lavoro e l'altro (commessa in vari negozi, cassiera in un supermercato), decide di partecipare ad uno dei tanti concorsi di bellezza che si tengono negli Stati Uniti: Miss Orange County. Da quella “piccola vittoria” discendono poi tutta una serie di apparizioni in telefilm e film TV. Studia contestualmente recitazione alla "Beverly Hills Playhouse", approdando così al debutto nel 1980 sul grande schermo con il film Ricominciare ad amarsi ancora, interpretato insieme ad Elliott Gould.

    Il suo primo lungometraggio con un'accreditata major cinematografica è stato Grease 2, seguito poi dal debutto col primo grande regista, Brian De Palma, con il quale ha girato Scarface, a fianco di Al Pacino. Michelle si distingue subito come attrice dal fascino magnetico, che poi troverà naturale collocazione e conferma nell'onirica fiaba di Ladyhawke, diretta da Richard Donner.

    Le interpretazioni

    Da sottolineare senz'altro la sua interpretazione ne I favolosi Baker dove, nel ruolo della cantante Susie Diamond che affianca un duo di pianisti jazz (i fratelli, anche nella vita reale, Jeff Bridges e Beau Bridges), prepara un intero repertorio senza alcun doppiaggio vocale, e cantando altresì dal vivo, dimostrando in tal modo un inaspettato - fino a quel momento - talento musicale (vedi discografia).

    Una costante nelle donne interpretate da Michelle Pfeiffer, in buona parte dei suoi film, è la forza interiore e, al tempo stesso, la fragilità che derivano da scelte di vita sofferte, sia subite che volitive, ma comunque coraggiose e determinate. Il tema dei figli, cresciuti da sola, persi o mai avuti, è infatti spesso presente: basti ricordare la Sukie di Le streghe di Eastwick (mamma single di una numerosa prole), Angela di Una vedova allegra... ma non troppo (fugge con il figlio dal marito, ucciso dalla mafia), Katya di La casa Russia (alleva i bambini con le proprie forze), Frankie di Paura d'amare (non può avere figli per le percosse ricevute in passato), Lurene di Due sconosciuti, un destino (ha perso un bimbo in gravidanza), Louanne di Pensieri pericolosi (ha perso un figlio), Melanie di Un giorno, per caso (donna in carriera, cresce suo figlio da sola), Beth di In fondo al cuore (smarrisce un bimbo, ritrovato dopo molti anni), Katie di Storia di noi due (gestisce una situazione familiare in crisi, con 3 figli), Rita di Mi chiamo Sam (in rotta con il proprio compagno, che poi l'abbandona, tenta di riallacciare un rapporto con suo figlio, trascurato per il successo professionale), Ingrid di White Oleander (viene incarcerata per omicidio, lasciando così la figlia da sola nel periodo di crescita adolescenziale, ma riuscendo ad influenzarla anche da dietro le sbarre), e infine Rosie nella scanzonata commedia 2 Young 4 Me - Un fidanzato per mamma (deve gestire i primi turbamenti adolescenziali della figlia, in assenza di un padre realmente maturo). Negli ultimi due lungometraggi, Stardust e Hairspray - Grasso è bello, Michelle ha voluto quasi divertirsi in ruoli di "cattiva" che, tra l'altro, sono sembrati calzarle a pennello.

    La carriera

    Pare certo che la sua brillante carriera avrebbe potuto arricchirsi di un ulteriore numero di titoli "da botteghino": è opinione diffusa che ciò dipenda anche dal suo non eccezionale fiuto nel comprendere le potenzialità commerciali di una pellicola. Sono proverbiali i suoi rifiuti di interpretare, ad esempio, 4 film che poi si sono rivelati un grande successo: Thelma & Louise di Ridley Scott (la parte propostale fu assegnata a Geena Davis), Basic Instinct di Paul Verhoeven (ruolo poi attribuito a Sharon Stone), Il silenzio degli innocenti di Jonathan Demme (la cui protagonista divenne poi Jodie Foster) e Insonnia d'amore di Nora Ephron (fu Meg Ryan ad essere selezionata per interpretare la donna che Tom Hanks conosce soltanto alla fine della pellicola).






    filmografia


    * Ricominciare ad amarsi ancora (Falling in Love Again), regia di Steven Paul (1980)
    * Grease 2, regia di Patricia Birch (1982)
    * Scarface, regia di Brian De Palma (1983)
    * Tutto in una notte (Into the night), regia di John Landis (1985)
    * Ladyhawke, regia di Richard Donner (1985)
    * La dolce indipendenza (Sweet Liberty), regia di Alan Alda (1986)
    * Donne amazzoni sulla luna (Amazon women on the moon), regia di Joe Dante e John Landis (1987)
    * Le streghe di Eastwick (The Witches of Eastwick), regia di George Miller (1987)
    * Le relazioni pericolose (Dangerous Liaisons), regia di Stephen Frears (1988)
    * Tequila Connection (Tequila Sunrise), regia di Robert Towne (1988)
    * Una vedova allegra... ma non troppo (Married to the Mob), regia di Jonathan Demme (1988)
    * I favolosi Baker (The Fabulous Baker Boys), regia di Steven Kloves (1989)
    * La casa Russia (The Russia House), regia di Fred Schepisi (1990)
    * Paura d'amare (Frankie and Johnny), regia di Garry Marshall (1991)
    * Batman - Il ritorno (Batman Returns), regia di Tim Burton (1992)
    * Due sconosciuti, un destino (Love Field), di Jonathan Kaplan (1993)
    * L'età dell'innocenza (The Age of Innocence), regia di Martin Scorsese (1993)
    * Wolf - la belva è fuori (Wolf), regia di Mike Nichols (1994)
    * Pensieri pericolosi (Dangerous Minds), regia di John N. Smith (1995)
    * Qualcosa di personale (Up Close & Personal), regia di Jon Avnet (1996)
    * A Gillian, per il suo compleanno (To Gillian on Her 37th Birthday), regia di Michael Pressman (1996)
    * Un giorno, per caso (One Fine Day), regia di Michael Hoffman (1996)
    * Segreti (A Thousand Acres), regia di Jocelyn Moorhouse (1997)
    * In fondo al cuore (The Deep End of the Ocean), regia di Ulu Grosbard (1999)
    * Sogno di una notte di mezza estate (A Midsummer Night's Dream), regia di Michael Hoffman (1999)
    * Storia di noi due (The Story of Us), regia di Rob Reiner (1999)
    * Le verità nascoste (What Lies Beneath), regia di Robert Zemeckis (2000)
    * Mi chiamo Sam (I Am Sam), regia di Jessie Nelson (2001)
    * White Oleander, regia di Peter Kosminsky (2002)
    * 2 Young 4 Me - Un fidanzato per mamma (I could never be your woman), regia di Amy Heckerling (2007)
    * Hairspray - Grasso è bello (Hairspray), regia di Adam Shankman (2007)
    * Stardust, regia di Matthew Vaughn (2007)
    * Personal effects, regia di David Hollander (2008)
    * Cheri, regia di Stephen Frears (2008)

    Premi e riconoscimenti

    * Una vedova allegra... ma non troppo (nomination al Golden Globe per la migliore attrice in un film commedia o musicale);
    * Le relazioni pericolose (nomination per l'Oscar alla miglior attrice non protagonista);
    * I favolosi Baker (vittoria al Golden Globe per la migliore attrice in un film drammatico, e nomination per l'Oscar alla migliore attrice);
    * La casa Russia (nomination al Golden Globe per la migliore attrice in un film drammatico);
    * Paura d'amare (nomination al Golden Globe per la migliore attrice in un film commedia o musicale);
    * Due sconosciuti, un destino (vittoria dell'Orso d'Argento per la migliore attrice al Festival di Berlino, nonché nomination al Golden Globe per la migliore attrice in un film drammatico, e per l'Oscar alla migliore attrice);
    * L'età dell'innocenza (nomination al Golden Globe per la migliore attrice in un film drammatico).

    Discografia

    Michelle Pfeiffer è presente come cantante in alcuni brani dei seguenti dischi:

    * Grease 2 - Original Soundtrack Recording (disponibile su CD)
    * The Fabulous Baker Boys - Original Motion Picture Soundtrack (disponibile su CD)
    * Hairspray - Original Motion Picture Soundtrack (disponibile su CD)

    Doppiatrici Italiane

    Emanuela Rossi è la doppiatrice che dà la voce a Michelle Pfeiffer, con le seguenti eccezioni:

    * Cristiana Lionello per il film:
    o LadyHawke (1985)
    * Rossella Izzo per:
    o Tutto in una notte (1985)
    o Tequila connection (1988)
    o Batman - Il ritorno (1992)
    * Cristina Boraschi per:
    o Sweet Liberty - La dolce indipendenza (1986)
    * Roberta Paladini per:
    o Le streghe di Eastwick (1987)
    * Paila Pavese per:
    o Una vedova allegra... ma non troppo (1988)
    * Susanna Javicoli per:
    o Le relazioni pericolose (1988)
    o I favolosi Baker (1989)
    * Mavi Felli per:
    o Pensieri pericolosi (1995)
    * Roberta Greganti per:
    o 2 young 4 me - Un fidanzato per mamma (2007)


    Fonte Wikipedia.it
     
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    Ladyhawke





    Titolo originale Ladyhawke
    Paese USA
    Anno 1985
    Genere fantastico, avventura, romantico
    Regia Richard Donner
    Soggetto Edward Khmara
    Sceneggiatura Edward Khmara, Tom Mankiewicz, Michael Thomas, David Webb Peoples
    Produttore Lauren Shuler
    Fotografia Vittorio Storaro
    Montaggio Stuart Baird
    Effetti speciali John Richardson
    Musiche Andrew Powell
    Scenografia Wolf Kroeger
    Costumi Nanà Cecchi

    Interpreti e personaggi

    Matthew Broderick: Philippe Gaston
    Michelle Pfeiffer: Isabeau D'Anjou
    Rutger Hauer: Etienne Navarre
    Leo McKern: Imperius
    John Wood: Vescovo di Aguillon
    Ken Hutchison: Marquet
    Nicolina Papetti: la signora Pitou

    Doppiatori italiani

    Cristiana Lionello: Isabeau D'Anjou
    Massimo Foschi: Etienne Navarre
    Loris Loddi: Philippe Gaston
    Carlo Baccarini: Imperius
    Alvise Battain: Vescovo di Aguillon

    Premi

    Nomination all'Oscar nel 1986 per: Miglior sonoro (Best Sound) e Miglior montaggio sonoro (Best Effects - Sound Effects Editing).





    « Sempre insieme, eternamente divisi… »


    (Philippe Gaston, il Topo, parlando della maledizione dei protagonisti)




    Corre l’anno 1239. Ci troviamo nella cittadina di Aquila (in alcune traduzioni riportata come Avignone); attraverso i labirinti fognari, il giovane ladruncolo Philippe Gaston (Matthew Broderick) riesce a scappare dalle locali prigioni, sfatando una leggenda che le voleva a prova di evasione.

    Braccato dalle guardie del Vescovo di Avignone, riesce a salvarsi solo grazie all’intervento di Etienne Navarre (Rutger Hauer), solitario e misterioso cavaliere che non tarda a rivelare i propri scopi: usare le doti dell’abile Philippe per entrare di nascosto in Avignone e compiere una vendetta.

    La sua storia inizia due anni prima, quando, Capitano delle Guardie innamoratosi (ricambiato) dell’incantevole Isabeau d’Anjou – Isabella d’Angiò – (Michelle Pfeiffer), è costretto a fuggire con lei per sottrarla alle ossessive e sacrileghe attenzioni del Vescovo in persona, follemente stregato dalla bellezza della giovane. Tremenda allora la maledizione lanciata su di loro dall’ecclesiastico, e sostenuta da un patto scellerato con le più empie forze delle tenebre: dall’alba al tramonto lei sarà un bellissimo falco, e lui, dal tramonto all’alba, un temibile lupo nero, almeno “fino a quando esisteranno il giorno e la notte”.



    Costretto al seguito di Navarre, Philippe ne scoprirà gradualmente il segreto, divenendo suo malgrado intermediario tra i due sfortunati amanti. Quando, nel corso di uno scontro con gli implacabile armigeri del Vescovo, il falco/Isabeau viene colpita quasi a morte da una freccia, sarà lo stesso Philippe a salvarla, portandola dall’unica persona in grado di curarla e nasconderla: Imperius, il prete che, in preda ai fumi dell’alcool, aveva a suo tempo tradito il segreto del loro amore denunciandolo al Vescovo nonostante il vincolo della confessione.

    Roso dal rimorso, proprio Imperius rivelerà l’esistenza di una via di salvezza per i due amanti: da lì a tre giorni, “un giorno senza notte ed una notte senza giorno” avrebbe finalmente permesso loro di affrontare il Vescovo come uomo e donna, e spezzare così la maledizione.

    “Sempre insieme eppure eternamente divisi” è forse la frase più suggestiva che riassume la vendetta del Vescovo. Nel film, divenuto ormai un classico, sono affrontati diversi aspetti del lato umano, estremizzati in caratteri ben riusciti che lo rendono una favola da non perdere. La Chiesa ne esce sconfitta nei suoi personaggi: il Vescovo, odiato e temuto perfino dal papa (al tempo Gregorio IX), è un essere malvagio, corrotto dal potere, incapace di amare veramente, e ossessionato da una passione morbosa e proibita; il prete Imperius impersona il vizio, ubriacandosi, lodando i piaceri della gola e tradendo la segretezza del confessionale. Lui si redimerà, cercando di porre rimedio al male che lui stesso ha causato.



    Sotto l’aspetto della fede, il film ribadisce come la società dell’epoca avesse plasmato la propria cultura attorno alla religione. Perfino il ladro Gaston si rivolge spesso a Dio, seppure in modo ironico, affermando alla fine: “I migliori risultati li ho ottenuti con le bugie”. I frequenti colloqui del ladruncolo con L’Ente Supremo riempiono in modo divertente alcuni tempi morti del film.

    Navarre è il tipico Eroe Combattente, che vince ogni scontro, impavido e risoluto in ogni situazione, abituato a comandare più che a chiedere, un “principe” dagli occhi di ghiaccio, che tuttavia si scioglie fatalmente di fronte a Isabeau, la dolce e incantevole “principessa” che ogni favola deve avere. La spada di Navarre rappresenta un piccolo anacronismo nel film: ha una foggia successiva al XIII secolo, periodo in cui si svolge la vicenda. È una lama che ha servito la famiglia Navarre senza mai perdere uno scontro, ed è legata ad un voto che obbliga ogni suo possessore a compiere un grande gesto, testimoniato da una gemma incastonata nell’elsa: c’è ancora un incavo vuoto, che spetterà a Navarre riempire. Nel film si dice che la spada appartiene alla famiglia da cinque generazioni, ma solamente il padre di Navarre ha incastonato una pietra prima di lui; oltre a quella ve n’è infatti solo un’altra che simboleggia il legame della famiglia con la Chiesa Cristiana di Roma. Una piccola imprecisione, quindi: una sola pietra, un solo atto eroico in cinque generazioni. Anche la balestra è decisamente poco comune: è un’arma a due colpi di una precisione alquanto irreale.



    Isabeau è bellissima e chiunque l’abbia conosciuta se ne è innamorato. Ospite dalla cugina ad Avignone per sfuggire alle lotte che impegnavano la famiglia d’Angiò, è una creatura dolce che vive nella speranza di una vita normale. Fragile nell’aspetto ma al tempo stesso coraggiosa e determinata nel carattere, non demorde mai, non si abbatte, trova sempre il momento per un sorriso o una parola gentile. La sua prima apparizione è di grande effetto: è notte e Gaston prende la balestra per uccidere il lupo nero, senza sapere che si tratta di Navarre… Lei allora si frappone, apparendo per la prima volta in forma umana, avvolta nel mantello che divide con il suo uomo, mostrando il suo viso candido e bellissimo, messo in risalto dall’ombra scura del cappuccio. La fede di Isabeau in Navarre è incrollabile, come pure il suo amore, accetta senza dubbi o rimorsi ogni decisione del compagno, anche la più estrema.
    Philippe Gaston è il ladro simpatico e scanzonato, capace di trovare il lato ironico in ogni situazione, e timorato di Dio solo quando “gli fà comodo” esserlo. Agile e determinato, affronta ogni situazione trovando nella semplicità il suo modo di essere. Senza ombra di dubbio è lui il personaggio principale intorno a cui ruota l’intera storia. Tutto inizia con la sua fuga, e il suo incontro con Navarre, prosegue con la sua opera di mediazione, con i messaggi inventati che riporta ai due amanti per farli sentire più vicini, con le sue prodezze coraggiose che salvano loro ripetutamente la vita… E termina con lui che abbraccia i due innamorati, finalmente liberi.
    Alcune incongruenze nello svolgersi della vicenda riguardano due scene in particolare. Nella prima, si possono individuare due sequenze “anomale”: il falco (Isabeau) è stato ferito in un’imboscata e Philippe cavalca per un tempo imprecisato (ma di certo non breve) per raggiungere le rovine del castello di Imperius. Navarre viene lasciato sul luogo dell’agguato e raggiunge anche lui il castello il giorno seguente, dopo aver viaggiato presumibilmente sotto forma di lupo con spada e balestra… Arriva in tempo per salvare Gaston dalle guardie scoccando una freccia da una distanza abbastanza inverosimile.



    Nella seconda sequenza, contemporanea alla prima, Gaston e Isabeau, ferita, hanno passato la notte nel castello: la mattina seguente, all’arrivo delle guardie, i due fuggitivi salgono sull’unica torre ancora intatta, ma qui la luminosità è troppo chiara e prolungata per essere l’alba. Questo piccolo paradosso è tuttavia necessario per creare la scena ad effetto in cui Michelle Pfeiffer cade dalla torre proprio quando il primo raggio di sole la trasforma in falco, permettendole di salvarsi la vita.
    L’altra pecca riguarda la scena finale, più per contenuto che per forma: Navarre entra e ingaggia un duello con il soldato che ha preso il suo posto come Comandante delle Guardie: il combattimento è per lo più “uno ad uno”, tipico di stili come quello greco, non certo medioevale. Nessuno osa muoversi, nessuno va a chiamare il drappello di soldati che Navarre supera prima di entrare in città, e, perfino quando il Vescovo viene ucciso, nessuno dei molti uomini di chiesa presenti muove un dito: si arriva così alla scena finale in cui Navarre solleva Isabeau tra le sue braccia sotto gli applausi di tutti. Se si dà per sconato che nessuno conosca la storia della maledizione, appare allora piuttosto irrazionale una trama in cui un uomo entra in chiesa durante la funzione, attacca le guardie, uccide il Vescovo, e per questo viene applaudito.
    La colonna sonora, molto suggestiva e coinvolgente, anche se poco medioevale, è stata composta da Andrew Powell. Al film sono state riconosciute due nomination agli Oscar, per i migliori effetti visivi e per il miglior suono. Nel 1986, vince due Saturn Award per i migliori costumi e come miglior film fantasy. I panorami splendidi che accompagnano i personaggi in questa storia sono quelli del Parco Nazionale d’Abruzzo in giornate che alternano un forte sole primaverile alla neve.



    LADYHAWKE e il Fantasy onirico

    Una fuga, un’incontro, una storia d’amore. Sulla commistione dinamica di questi tre temi tradizionali del cinema d’azione, Richard Donner ha costruito il microcosmo fantasy in cui si svolge la storia di Ladyhawke, in un sapiente gioco di ombre e luci, grandi e piccoli sentimenti, magia e astuzia. In un medioevo verosimile senza essere severo, l’atmosfera viene delineata fin dalle prime immagini attraverso uno scenario a sfumature vivaci e colorate, caratteristico di un certo cinema degli anni ottanta, che ricercava un’atmosfera rassicurante e concettualmente incontaminata.
    Pur riproponendo lo schema classico bene/male, i personaggi positivi contrapposti senza quartiere a quelli negativi, il risultato è un riuscito esempio di aggregazione di ruoli che arriva a toccare positivamente l’immaginario personale e collettivo. Si intrecciano quattro figure, che riprendono la simbologia tipicamente fantasy: il Cavaliere, la Dama, il Mago e la Bestia, riuniti nel tema essenziale del film che è quello della fuga. Navarre e Isabeau, condannati a fuggire “eternamente uniti, eternamente separati”; Gaston il “mendicante ladro”, un Lazarillo de Tormes ben tratteggiato nei suoi atteggiamenti picareschi, che evade dal donjon di Avignone; il monaco alchimista Imperius, fuggito dalla sua vita ecclesiastica, tormentato dalla più grave delle colpe: il tradimento della confessione, di cui cerca di espiare le crudeli quanto involontarie conseguenze. Di fronte a loro, la figura inesorabilmente malvagia del Vescovo, i cui abiti talari sono una pura formalità sopra le realtà oscure che ne animano pensieri e azioni. “Credo nei miracoli, il mio ruolo lo impone”: in questa frase particolarmente illuminante c’è molto della religiosità medievale, in cui la forma spesso governa la sostanza, e non viceversa. Tuttavia, se mentre al Vescovo saranno sicuramente precluse le porte del Paradiso, sarà grazie al coinvolgimento nella vicenda di Navarre e Isabeau, alla loro ribellione e al loro coraggio, che Imperius e Gaston troveranno il proprio riscatto: dopo un’esistenza ai margini, redenzione per l’uno e maturazione per l’altro.
    Il film non ha pause né concede ripensamenti, segue un filo narrativo sicuro e trascinante, in cui la figura scura di Navarre, cavallo nero e falcone, rappresenta il prototipo, assai amato da molta letteratura fantasy, del Cavaliere sans-terre, senza più patria né amico, alla conquista dell’antica e amata esistenza perduta, per la quale è pronto a sconfiggere i propri demoni e vendicarsi dei propri nemici.



    Il lupo è animale di metamorfosi per antonomasia, associato a scenari inquietanti: la notte, il gelo, la foresta. Solo in alcuni casi si riveste di un aspetto più rassicurante, mettendo la propria natura di predatore al servizio di creature indifese o amate, come in questo caso, diventandone il paladino. Il cavaliere si identifica nel Lupo, figura altamente rappresentativa in molte mitologie, e porta sul pugno il Falcone, emblema di nobiltà e di prestigio e, soprattutto nel medioevo, simbolo dei privilegi di casta. Non è un caso che Dama Isabeau, il premio più desiderato, sia il falco: legato anima e corpo al suo signore, combatte per lui ma da pari a pari, da compagno e non da servo.
    Il tema della Magia, senza essere esasperato, permea tutto il film: l’antica leggenda della Luce e del Buio viene trasformata in un incantesimo diabolico che colpisce i due protagonisti condannandoli ad una vita immersa nella Notte senza Giorno e nel Giorno senza Notte, tema che diverrà risolutivo nel finale. La maledizione, che getta una luce inquietante sull’occulto potere ecclesiastico, e l’Eclissi, vista come momento di forza se non arcana sicuramente “ai confini della realtà”, sono l’alfa e l’omega del film, a riprova della posizione insostituibile dell’elemento magico nel fantasy tradizionale
    Di particolare effetto è il momento in cui il piccolo ladro Gaston vede la trasformazione del falco in donna: un improvviso gioco di ombre di luci in cui si svelano lo sguardo azzurro e il cappuccio nero, o forse blu come la notte. Donna e lupo, il raffronto con la “Bella e la Bestia” viene istintivo forse, ma qui il legame è più complesso perché di giorno i ruoli si invertono: la Bella si trasforma in bestia e il Lupo ritorna uomo, eternamente irraggiungibili l’uno all’altra come il giorno e la notte.
    La scoperta della magia da parte di Gaston, la sua istintiva negazione di essa per rifugiarsi in una situazione onirica (“Sto sognando”…) abbastanza tipica dell’atteggiamento dell’uomo medievale, che istintivamente teme l’occulto, e la sua successiva accettazione e coinvolgimento nella vicenda costituiscono il vero filo conduttore di tutto il film. Gaston può vedere Navarre e Isabeau nel loro aspetto umano, diventandone il tramite e il protettore, paladino di lei e alleato di lui, in un ruolo altrettanto importante che fa da fulcro al succedersi degli avvenimenti. “Anche tu ci sei dentro, Philip Gaston”, dice Imperius, tra una fiasca di liquore e l’altra, perché “in vino veritas” naturalmente, in perfetta coerenza con l’immagine del monaco medievale che ben apprezza il cibo e il bere. Ma di questo Gaston si renderà conto fino in fondo in un particolare momento, in cui l’intensità del film raggiunge il suo vertice: la Dama e il Lupo vicini in una delle loro infinite albe, vengono colpiti dalla luce impietosa e abbagliante del primo raggio di sole, una scena di inesorabile ed esasperata lentezza, sottolineata dai primi piani in ralenti della macchina da presa, che concede appena il tempo di uno sguardo, nemmeno quello di una carezza.
    Anche se tutto il film fa presagire il lieto fine, con il malvagio che viene sconfitto e l’amore che trionfa, questa “consapevolezza” non disturba né rovina l’effetto. Regno dei buoni sentimenti, in conclusione, in cui la Favola viene rivestita dalla giusta dose di pathos e realismo, in modo da non poter essere definita scontata. Il lieto fine è intuito e desiderato dallo spettatore, la vicenda non può che concludersi in un unico modo, senza alternative. La Magia deviata del Vescovo Negromante viene sconfitta dalla sapienza del Monaco Alchimista, dall’astuzia e dal coraggio comico di Gaston, dalla forza e dal valore dei due amanti finalmente riuniti sotto l’aura scura e doppia dell’Eclissi, in cui tutti i mondi, fatati e non, si incontrano. Celebrazione dei buoni sentimenti che vincono sul male, con un effetto rasserenante e desiderato.
    Citando le parole del regista stesso alla prima di Ladyhawke, si tratta di “avventura, pura evasione”, tuttavia, grazie alla immediatezza dei contenuti e al calibrato ma professionale uso degli effetti speciali, il film materializza la fantasia e il sogno. Un sogno fantasy, quindi, che si fa perdonare forse la leggerezza di tematiche e i caratteri troppo da archetipo dei protagonisti, ma comunque un sogno da cui si esce rasserenati e di cui si prova nostalgia. E comunque, come si dice, la Vita è Sogno.




    Articolo tratto dalla rivista "Terre di Confine"
    di Emanuele "Krisaore" Palmarini, Cristina "Anjiin" Ristori, Terre di Confine n. 1, 15 Novembre 2005
     
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