DINOSAURI...e ANIMALI PREISTORICI

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    I DINOSAURI



    I dinosauri, senza alcun dubbio, sono i fossili più familiari al grande pubblico e, soprattutto i bambini, spesso conoscono meglio questi animali estinti di quelli viventi. A rendere popolari i dinosauri ha contribuito quello strano fenomeno letterario che si chiama fantascienza ma anche il cinema, la televisione e l’industria dei giocattoli si sono impadroniti della loro immagine. Questo fatto ha prodotto fra la gente una maggiore coscienza scientifica (ciò di cui ci si deve rallegrare) ma ha anche portato con sé alcuni aspetti negativi legati alle deformazioni e alle tante false opinioni con cui è stato presentato il fenomeno. Fra esse vi è quella che ritiene questi animali come un pericolo per l’uomo delle caverne: i dinosauri, invece, si estinsero molto tempo prima della comparsa dell’uomo sulla Terra.

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    E’ esagerata anche l’idea che i dinosauri fossero sempre di dimensioni enormi e sanguinari rapaci, mentre in realtà molti di essi erano piccoli come tacchini e quelli più grandi erano prevalentemente erbivori timidi e docili come pecore. Con questo non si vuol dire che fra di essi non vi fossero specie feroci, ad iniziare dal terribile Tyrannosaurus rex, il più grande carnivoro terrestre mai esistito, che spargeva terrore e distruzione sul suo cammino; e che alcuni erbivori non raggiungessero dimensioni enormi, come il famoso Brachiosaurus, che in lunghezza misurava quanto tre autobus messi in fila e doveva pesare una cinquantina di tonnellate. Inoltre, non tutti i grandi animali vissuti in quel lontano tempo geologico erano dinosauri. Vi erano, di dimensioni altrettanto gigantesche, forme volanti come gli pterosauri (o rettili con le ali) e forme marine come gli ittiosauri (o rettili pesci) nonché i plesiosauri, dal lungo collo e con gli arti a forma di pinne.

    Parte della responsabilità di tante opinioni errate intorno a questo gruppo di animali estinti risale al secolo XIX quando esso ricevette il nome di “Dinosauria” dal famoso anatomista inglese Richard Owen. In quell’epoca, in effetti, si conoscevano soltanto alcune delle forme più grandi a cui Owen impose un nome formato da due parole greche: deinos che significa “enorme” e sauros che significa “lucertola” o “rettile”. Quando fu scoperto un numero sempre più grande di forme di piccola taglia si vide che il nome non era più adeguato, ma non fu necessario cambiarlo perché deinos in greco significa anche “terribile”. I dinosauri divennero così “rettili terribili”, anche se in effetti, come abbiamo visto, molti di essi non facevano paura a nessuno essendo impegnati tutto il giorno, con la testa bassa, a brucare l’erba delle zone paludose in cui vivevano per soddisfare le esigenze alimentari di un corpo di dimensioni colossali.

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    In principio

    I dinosauri si sono formati quando un animale, l' Ichtyostega, che era un anfibio, ha perduto le branchie e le sue pinne si sono trasformate in zampe.
    Passarono molti anni prima che i rettili veri e propri, discendenti dell' Ichtyostega, prendessero il controllo del pianeta 225 milioni di anni fa.
















    I Dinosauri sono un gruppo di rettili di varie dimensioni, appartenenti alla sottoclasse degli arcosauri, che dominarono l'ecosistema terrestre per oltre 160 milioni di anni e apparvero tra la fine del Triassico medio e l'inizio del Triassico superiore (circa 230 milioni di anni fa). Si estinsero completamente circa 65 milioni di anni fa, alla fine del periodo Cretaceo, e ci sono noti solo attraverso resti fossili studiati e scavati dai paleontologi, e da collezionisti ed amatori del genere.

    Hanno dominato la Terra per circa 180 milioni di anni per poi sparire definitivamente, lasciando impronte e ossa in tutto il mondo e un mistero da risolvere. Alla totale estinzione dei dinosauri che 65 milioni di anni fa, decretò la fine di un era, sono state date numerose spiegazioni. Per molti scienziati fu l’arrivo sulla Terra di un gigantesco asteroide a chiudere il sipario sui lucertoloni del Mesozoico.

    Sono circa 800 le specie di dinosauri scoperte fino ad oggi. In tutto il mondo vengono alla luce ossa, denti e scheletri più o meno completi. Nel Mesozoico, infatti, le terre emerse erano così vicine da permettere ai loro abitanti di spostarsi da un continente all'altro e di occupare tutti gli ambienti.
    Lo studioso Harry Seely ha stabilito che i Dinosauri si dividono in due gruppi per forma e posizione delle loro ossa iliache: i Saurischi “dal bacino di rettile” simile a quello delle attuali lucertole con una delle due ossa inferiori sporgente in avanti e l’altra all'indietro; e gli Ornitischi “dal bacino d’uccello” che avevano le due ossa pelviche inferiori sporgenti all’indietro e verso il basso.

    I Saurischi si dividevano poi in due sottordini quello dei Teropodi comprendenti i Carnosauri, i Ceratosauri, Ornitomimidi e i Maniraptora, bipedi e carnivori, ed i Sauropodi, quadrupedi erbivori dalla dimensioni gigantesche.
    I Teropodi, temibile predatori, fecero il loro ingresso 195 milioni di anni fa. Non superavano i 2 mt di altezza e 1 mt di lunghezza ma col passare del tempo si evolsero a tal punto da raggiungere la straordinaria lunghezza di 13 mt.
    Ma non erano solo le enormi dimensioni a rendere questi animali dei temutissimi cacciatori. Erano forniti di denti enormi in grado di dilaniare una preda con un sol morso.

    I Ceratosauri, primi carnivori del Giurassico, si caratterizzavano per la presenza sopra gli occhi o fra le narici di piccole corna che si pensa potessero servire durante le lotte fra maschi o per io riconoscimento fra individui della stessa specie.

    I piccoli Maniraptora, invece, nascondevano un’arma micidiale: un artiglio lungo fino a 15 cm. che serviva per arpionare le prede. Predatori del Giurassico e del Cretaceo, di medie dimensioni e dei quali fa parte il più piccolo dinosauro mai esistito, il Compsognato lungo appena 60 cm.
    Si trattava di animali agili e scattanti, che probabilmente cacciavano in gruppo per sopraffare alcune prede anche più grandi di loro.
    Ma fra i Teropodi c’erano anche animali docili: gli Ornitomimidi, piccoli carnivori che si cibavano di piccole prede ma che non disdegnavano una dieta vegetariana.
    Questi dinosauri avevano un cranio con grandi orbite e un becco corneo e privo di denti. Camminavano su due zampe e correvano velocemente grazie alle lunghe e sottili zampe e allo scheletro leggero.
    I dinosauri sauropodi popolarono le terre mesozoiche dalla fine del Triassico all’inizio del Creataceo. I Prosauropodi furono i primi. Con dimensioni ancora “ridotte” non superavano i 10 mt.
    Avevano un collo lungo ed una piccola testa e riuscivano, pur essendo dei quadrupedi con una mole notevole, a sollevarsi e diventare bipedi per raggiungere grazie al loro lungo collo i rami piu’ alti e ricchi di germogli piu teneri.



    Dinosauri da record

    I dinosauri sono tra gli animali più potenti mai vissuti sulla terra. Sono stati gli animali terrestri più grandi, pesanti e lunghi mai esistiti e dominarono il pianeta per almeno 150 milioni di anni. Al confronto i 4 milioni di anni dalla comparsa della razza umana sulla terra sembrano un attimo. I dinosauri sono stati gli animali più strani e straordinari del mondo. E' sempre stato difficile per noi immaginare un mondo popolato di creature di tali dimensioni: i resti del primo dinosauro scoperto, un megalosaurus di 9 m. furono inizialmente attribuiti ad un essere umano gigantesco. Ci è sempre riuscito difficile immaginare anche quanto furono spettacolari queste creature. Il Seismosaurus, la "lucertola terremoto", il più grande dei sauropodi arrivava anche a 30 m. Sono state trovate alcune delle sue ossa: una scapola di 2,4 m, più lunga anche dell'uomo più alto e una vertebra di 1,5 m. Il suolo doveva tremare a ogni suo passo!

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    grazie lussy
     
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    Grande, più grande, grandissimo!!!


    Negli anni '70 e '80 furono trovate ossa di sauropodi ancora più grandi del brachiosaurus, lungo 26 m. : il Supersaurus, l'Ultrasaurus e il Seismosaurus raggiungevano probabilmente i 30 m.! I loro fossili non sono ancora stati dissotterrati e potrebbero passare 10-20 anni prima che gli interi scheletri vengano ricostruiti: i record di oggi andranno allora rivisti.

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    Estinzione


    Ci sono voluti 65 milioni di anni, ma alla fine gli esperti hanno risolto in modo "definitivo" uno dei grandi misteri della scienza, scoprendo perchè i dinosauri si sono estinti. Un asteroide di enormi dimensioni è precipitato vicino alla penisola di Yucatan, che fa ora parte del Messico, con una forza superiore di un miliardo di volte alla bomba atomica sganciata su Hiroshima e creando un cratere con un diametro di cento chilometri. Nel giro di pochi giorni tutti i dinosauri sono morti.

    Un team internazionale di 42 scienziati ha pubblicato sulla rivista Science i risultati della loro ricerca ventennale. L'esplosione causata dall'impatto dell'asteroide ha provocato incendi, terremoti, giantesche frane e tsunami, ma l'effetto più devastante è stato il lancio di rocce, detriti e polveri nell'atmosfera, che ha oscurato completamente il sole e ha creato un inverno globale. "Nel giro di due ore la Terra è stata completamente avvolta da una nuvola di polvere, - spiega uno degli scienziati, Joanna Morgan di Imperial College a Londra. – Sul pianeta è diventato buio e molto molto freddo."

    Il crollo della temperatura ha ucciso tutti i rettili a sangue freddo come i dinosauri, mentre alcuni piccoli mammiferi sono riusciti ad adattarsi alle nuove condizioni e a sopravvivere aprendo la strada, con il tempo, all'evoluzione degli esseri umani. "Questa giornata infernale ha segnato la fine del regno dei dinosauri, durato 160 milioni di anni, ma si è rivelata un gran giorno per i mammiferi, che fino ad allora avevano vissuto all'ombra dei dinosauri," spiega Gareth Collins di Imperial College.

    Gli esperti di Science escludono la teoria alternativa propugnata da molti scienziati che una serie di eruzioni vulcaniche abbia raffreddato l'atmosfera e provocato piogge acide causando l'estinzione dei dinosauri.

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    Ere geologiche






    L'era in cui sono vissuti i dinosauri è la mesozoica..La prima era geologica si chiama arcaica o archeozoica. Inizia con il nascere della terra (5, 5 miliardi di anni fa) .4, 5 miliardi di anni fa la crosta terrestre inizia a solidificarsi. Un miliardo di anni dopo si formano batteri e alghe che daranno vita ad animali (batteri) e piante (alghe)



    La seconda era si chiama paleozoica o primaria (250 milioni di anni fa). In questa era la crosta terrestre si era già formata e si erano già
    formati anche i mari ed i continenti. Però i continenti erano uniti in un'unica grande terra chiamata Pangea circondata dagli oceani. Questa teoria si chiama "deriva dei continenti ed è stata elaborata dal geologo tedesco Alfred Wegener osservando che le coste dell'America meridionale e dell'Africa combaciavano quasi perfettamente .Alla fine di questa era grazie ai movimenti delle zolle la Pangea si divise in Laurasia (Europa, Asia e America settentrionale) e Gondwana (America meridionale e Africa). La terza era si chiama Mesozoica o secondaria ( da 245 a 65 milioni di anni fa) è divisa in : Triassico, guirassico e cretaceo.




    ...






    OGGI


     
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  6. gheagabry
     
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    I FOSSILI


    Per lungo tempo i fossili (dal verbo latino fodere che significa “dissotterrare“) costituirono uno degli enigmi più profondi e imperscrutabili della natura e soltanto nel corso del XVIII secolo l’uomo ha compreso che quegli strani oggetti che si rinvenivano nelle rocce altro non erano che i resti degli antichi abitanti del nostro pianeta. Senza ovviamente sapere cosa fossero, le vestigia degli antichi esseri viventi erano conosciute perfino dall’uomo primitivo nelle cui caverne sono state trovate collane composte di gusci di conchiglie fossili o delle loro impronte. Anche i greci antichi conoscevano bene i fossili, di cui in genere veniva data un’interpretazione corretta. Aristotele, però, in questo campo, non ebbe quelle intuizioni meravigliose che lo guidarono nelle sue ricerche intorno ai fenomeni naturali e pensava che i fossili fossero delle forme organiche simili a quelle viventi che però si erano sviluppate direttamente nelle rocce per azione di una non meglio specificata vis formativa. Il guaio è che quello che diceva Aristotele nel campo della scienza era Vangelo e quindi le sue idee rimasero irremovibili per quasi 2000 anni.



    Del grande pensatore greco normalmente si dà un’immagine negativa sottolineandone gli errori: in realtà i risultati da lui raggiunti furono danneggiati dall’operato degli studiosi medioevali i quali, intimiditi forse dalle sue formidabili intuizioni e dalla vastità delle sue conoscenze, erano giunti a considerarlo infallibile. Opponendosi alla cultura dominante del suo tempo, Aristotele fu soprattutto un empirista che verificava le sue ipotesi osservando e sezionando. Quello che riuscì a realizzare senza avere a disposizione altri strumenti di indagine se non gli occhi, fu davvero straordinario. Egli capì ad esempio che i delfini sono mammiferi e non pesci come tutti pensavano a quel tempo e come si continuò a ritenere fino a un paio di secoli fa. Osservò che le api raccolgono il nettare dai fiori. Comprese la forma e la natura delle trombe di Eustachio, strutture dell’orecchio che furono descritte con esattezza solo 2000 anni più tardi dall’anatomista italiano Bartolomeo Eustachio.

    Il filosofo di Stagira, con il suo lavoro, sottolineò l’importanza delle osservazioni nella scoperta del funzionamento delle strutture interne degli organismi viventi e degli aspetti più segreti della natura, sbagliandosi solamente dove l’osservazione diretta dei fenomeni era impossibile. Così ad esempio pensava che le anguille nascessero dal fango, mentre si riproducono nel mare dei Sargassi un luogo che solo Colombo nel suo viaggio verso le Americhe scoprì nel 1492.



    Analogamente, aprendo uova di età diverse, poté osservare l’embrione del pulcino nelle diverse fasi dello sviluppo, ma non poteva vedere direttamente la fecondazione perché il processo si svolge a livello microscopico. Intuì infatti che nella formazione dell’embrione il contributo del padre era dato dallo sperma, mentre sbagliò nel ritenere che quello della madre si trovasse nel sangue mestruale. Pertanto se è vero che molto egli si ingannò soprattutto nell’ambito della fisica, è altrettanto vero che fu per quei tempi ineguagliabile nel metodo della ricerca scientifica.
    Dopo la parentesi aristotelica, torniamo ora al nostro argomento. Senza una teoria precisa che ne chiarisse l’essenza, per tutto il Medioevo i fossili avevano eccitato la curiosità e stimolato l’immaginazione della gente, tanto che erano state avanzate di essi le spiegazioni più fantasiose e suggestive. Si parlava di scherzi della natura, che si sarebbe divertita ad imitare forme tipiche delle piante e degli animali per burlarsi dell’uomo. Alcuni vi avevano visto i risultati imperfetti del Creatore che aveva condotto delle prove prima di giungere a modellare, con maggiore maestria, le attuali forme viventi. Altri ancora parlavano di conchiglie lasciate cadere dai pellegrini di ritorno dai viaggi in Terra Santa.



    Fu Leonardo da Vinci (1452–1519), durante i suoi lavori di ingegneria idraulica nella pianura padana, ad intuire la vera natura dei fossili. Egli aveva avuto l’opportunità di esaminare diverse rocce ricche di conchiglie non molto dissimili da quelle che si trovavano nelle spiagge vicine: dalla loro osservazione aveva dedotto che i fossili erano esattamente quello che apparivano, cioè resti di organismi marini che erano vissuti nel periodo di formazione delle rocce nelle quali ora si trovavano. Secondo il grande artista e scienziato rinascimentale le conchiglie erano state quindi seppellite sul fondo di un mare che in tempi passati aveva ricoperto il nord d’Italia. Questi sedimenti successivamente si sarebbero solidificati e quindi sarebbero emersi a seguito di spinte che traevano origine nell’interno del pianeta. Tali affermazioni peraltro non trovarono seguito fino al XVIII secolo, quando nacque la paleontologia come scienza. Il termine è l’unione di tre parole greche: palaios = antico, ontos = essere e logos = discorso, quindi la paleontologia è un “discorso sugli antichi esseri viventi”.


    L’uomo difficilmente abbandona le vecchie idee per le nuove e quindi non deve stupire che anche in questo caso abbia cercato a lungo e in buona fede di interpretare le scoperte paleontologiche alla luce della tradizione. L’influenza della Chiesa in campo scientifico, come si sa, fu determinante: essa sosteneva che la Terra era stata creata in sei giorni e la sua età era di pochi millenni. I fossili venivano quindi ignorati e quando non se ne poteva fare a meno venivano considerati opera della genialità del demonio il quale, ponendo nel terreno quelle strane forme pietrificate, si divertiva ad ingannare e confondere il genere umano. Il moltiplicarsi di nuove scoperte costrinse però la Chiesa a rivedere le sue posizioni ed allora i fossili furono ritenuti i resti di esseri annegati durante il Diluvio universale.
    Anche gli scienziati stentavano a rendersi autonomi dalla Sacre Scritture. Un forte condizionamento subì perfino il grande naturalista francese Georges Cuvier, al quale tuttavia va il merito di avere esteso le sue ricerche di anatomia comparata agli organismi del lontano passato. L’anatomia comparata è quella scienza che mette a confronto le strutture di vari esseri per evidenziarne differenze e analogie. Cuvier raggiunse il massimo della popolarità quando, avendo trovato in un deposito gessoso nei dintorni di Parigi uno scheletro che mostrava scoperta solo la mascella, che nei caratteri della dentatura gli ricordava quella di un marsupiale, predisse che nel resto dello scheletro si sarebbero trovate ossa di marsupiale: cosa che in effetti si verificò con l’isolamento completo del fossile.



    Ma si trattò di un vero colpo di fortuna perché il paleontologo non può fare miracoli: non può, ad esempio, come generalmente si crede, ricostruire un animale intero in base ad un unico osso. In questo trabocchetto cadde proprio lo stesso Cuvier quando enunciò le sue celebri leggi sulla correlazione dei caratteri. In virtù delle medesime ad un certo tipo di dentatura doveva necessariamente essere associato un particolare tipo di arti. Avvenne invece, nel caso di un mammifero estinto di cui si era trovato il cranio, che quando fu rinvenuto lo scheletro intero gli arti erano muniti di artigli e non di zoccoli come avrebbe dovuto essere sulla base delle leggi formulate dal naturalista francese.
    Nonostante le sue profonde conoscenze degli esseri viventi e dei fossili il Cuvier rimase fissista e creazionista. Egli sosteneva che nel passato erano avvenuti fenomeni geologici di violenza imponente, veri e propri cataclismi, che avevano distrutto ogni forma di vita sulla faccia della Terra, ma poi una nuova creazione aveva ripopolato le terre e i mari. E tutto ciò per mano di Dio che di volta in volta aveva perfezionato la sua opera creando animali e piante di più elevata organizzazione: sostanzialmente correggendo sé stesso. Gli ultimi fissisti verso la metà del 1800 erano arrivati a contare ben ventisette cataclismi e altrettanti atti creativi!
    Insieme a conchiglie, foglie e semi di piante furono rinvenute impronte e ossa di vertebrati, comprese quelle di dinosauri ma non essendo noti animali di dimensioni enormi, di queste ultime vennero date le interpretazioni più incredibili. Ad esempio, le grandi impronte a tre dita rinvenute in Africa vennero attribuite ad un fantomatico corvo gigante che non aveva trovato posto sull’arca di Noè e le ossa fossili trovate in Cina furono considerate appartenenti a dragoni precipitati dal cielo come meteoriti e finiti sotto terra. Uno dei primi naturalisti inglesi, il reverendo Robert Plot, vissuto nella seconda metà del XV secolo, attribuì un osso di enormi proporzioni (molto più grande di quelli di elefante), trovato negli scavi della sua parrocchia, ad un uomo di taglia colossale, un autentico gigante di cui si sarebbe parlato anche nella Bibbia.






    GLI STUDI SCIENTIFICI SUI DINOSAURI

    Solo all’inizio del 1800, per il moltiplicarsi di nuove scoperte, la comunità scientifica fu in grado di dare la giusta interpretazione ai fossili di grandi dimensioni. Dopo qualche esitazione anche il Cuvier si convinse che in un lontano passato geologico dovevano essere esistiti giganteschi rettili erbivori. Ma che cosa sono esattamente i dinosauri?
    Si tratta di animali vissuti in un arco di tempo compreso fra i 225 e i 65 milioni di anni fa, cioè in quella che va sotto il nome di Era mesozoica (dal greco mesos = medio e zoion = animale), ossia l’Era di animali non ancora completi come saranno i mammiferi dell’Era successiva né primitivi come erano i pesci corazzati dell’Era precedente. Potrebbero quindi essere di dinosauro solo i fossili rinvenuti in terreni del Mesozoico, mentre sicuramente non sono di dinosauro né i fossili trovati in terreni più antichi, né quelli estratti da terreni più recenti. Spesso, per indicare le ere e i periodi geologici si usa l’aggettivo sostantivato (ad esempio il Mesozoico invece di Era mesozoica). Il Paleozoico (dal greco palaios = antico e zoion = animale), come abbiamo accennato, è detto “era dei pesci” perché in quel periodo a dominare l’ambiente furono i pesci. Quella successiva, la mesozoica, è detta “era dei rettili”, i quali derivarono non direttamente dai pesci ma dagli anfibi, che a loro volta si differenziarono dai pesci dopo avere sviluppato strutture anatomiche e fisiologiche tali da consentire loro, primi fra i vertebrati, di invadere la terra ferma. I rettili a loro volta dettero origine ai mammiferi e agli uccelli.



    Il nome di rettile deriva dal latino repo, che significa “striscio”: è evidente che quando fu scelto il termine per designare questi animali si conoscevano solo serpenti e lucertole, non i grandi dinosauri del passato, che non strisciavano, e forse nemmeno tartarughe e coccodrilli. Oggi si conoscono quattro ordini di rettili: i sauri o lucertole, i cheloni o tartarughe, i loricati o coccodrilli e gli ofidi o serpenti. Sono tutti animali a sangue freddo che si muovono lentamente strisciando in modo piuttosto incerto sul terreno. A parte i serpenti che sono privi di arti, gli altri rettili viventi hanno le zampe situate lateralmente rispetto all’asse del corpo. Questa disposizione degli arti non consente loro di sostenersi saldamente sul terreno e pertanto, quando stanno fermi, poggiano il ventre a terra. Quando invece si muovono la loro andatura ricorda un po’ quella di un soldato che avanza, facendo molta fatica, a “passo di leopardo”. Nei dinosauri questo non accade e per capire l’andatura di uno di loro bisogna pensare più ad un elefante o a un bue, che a un coccodrillo. I dinosauri, tutti animali terrestri, si differenziano dagli altri rettili per la disposizione delle zampe le quali sono poste verticalmente sotto il corpo. Essi possono essere bipedi o quadrupedi, ma il ventre e la coda non toccano mai (o quasi mai) il terreno.



    I dinosauri, inoltre, non rappresentano un gruppo omogeneo di animali come pensava chi propose per loro questo nome. Oggi il termine di dinosauro sopravvive nel linguaggio comune, ma da un punto di vista scientifico questi animali vengono suddivisi in due grandi gruppi sistematici che prendono il nome di Saurischi (cioè con ischio da rettile) e Ornitischi (cioè con ischio da uccello). L’ischio è un osso del bacino che si completa con altri due: l’ileo e il pube. Al primo gruppo appartengono quindi quei dinosauri che hanno una disposizione delle ossa del bacino che ricorda quelle di un rettile, mentre i secondi hanno le ossa del bacino che ricordano quelle di un uccello. Paradossalmente gli uccelli non si sono evoluti dagli Ornitischi, ma dai Saurischi. Dell’ordine dei Saurischi fanno parte i giganteschi quadrupedi erbivori come il Brontosaurus (la “lucertola del tuono”), il Diplodocus (cosiddetto per la presenza di due ossa dello sterno) e molti bipedi carnivori; mentre gli Ornitischi, bipedi e quadrupedi, sono tutti erbivori: fra questi si annoverano lo Stegosaurus dal corpo corazzato e l’Adrosaurus, dal muso a becco d’anatra.




    Per quanto concerne le dimensioni i dinosauri probabilmente erano ai limiti di taglia. Il più grande esemplare che si conosca era il Brachiosaurus, un bestione alto sedici metri (sarebbe potuto arrivare con la testa all’altezza della finestra del quinto piano di un palazzo) lungo un po’ meno di 40 metri il cui peso doveva sfiorare le 50 tonnellate. Si tratta di dimensioni enormi che tuttavia non sono in assoluto le massime raggiunte da un animale; alcune delle attuali balene, ad esempio, sono grosse almeno il doppio del più grande dei dinosauri ma esse sono animali costantemente acquatici e carnivori, adattati ad uno speciale modo di catturare il cibo, che ottengono filtrando l’acqua attraverso i fanoni ed ingoiando le piccole prede che si fermano in bocca. Questo modo di nutrirsi consente loro di non dovere spendere energie nella caccia o per sfuggire a predatori naturali: il loro unico nemico è l’uomo. I dinosauri erano invece animali terrestri che molto probabilmente passavano gran parte della loro vita nella palude dove l’acqua, attraverso la spinta di Archimede, li aiutava a sostenere la loro immensa mole e dove potevano nutrirsi di piante molli e di alghe. Anche i dinosauri dalla leggendaria ferocia, secondo alcuni paleontologi, vivevano in realtà una vita relativamente inattiva in modo da conservare preziose calorie alimentari. In effetti con tutto quel ben di Dio a disposizione, rappresentato da animali di grandi dimensioni e praticamente immobili, i carnivori forse non erano costretti a furiosi inseguimenti per catturare la preda come accade attualmente ad esempio per il ghepardo, che vive assai vicino al crollo energetico dato che ben pochi dei suoi rapidissimi inseguimenti sono coronati da successo.




    Pur passando la maggior parte del tempo in acqua non si esclude che i dinosauri erbivori di grandi dimensioni non potessero andare a riva, se non altro per deporre le uova. Sulla terra ferma indubbiamente si saranno mossi lentamente e a fatica: bisogna infatti sapere che le esigenze meccaniche di un animale terrestre pongono un limite all’accrescimento corporeo, che non può superare certe dimensioni imposte dalle ossa con funzione di sostegno. E’ del tutto evidente che più pesante è il carico che un osso deve sopportare, maggiore è il diametro che quest’osso deve avere. Quello che normalmente non si considera è che le zampe di un animale di grosse dimensioni sono spropositatamente più grandi di quelle di un animale di piccole dimensioni. Le zampe di un elefante ad esempio non sono solo più grandi di quelle di un topo, ma spropositatamente più grandi. I motivi di tutto ciò trovano giustificazione matematica in una legge di natura che va sotto il nome di “effetto scala”.




    Questa legge afferma che il rapporto superficie/volume in un qualsiasi corpo solido diminuisce con l’aumentare delle dimensioni complessive di quel corpo perché il valore numerico del volume cresce di più di quello della superficie. Dal momento quindi che la massa di un animale cresce con il cubo, mentre la resistenza degli arti cresce con la superficie di sezione delle loro ossa, cioè con il quadrato, un animale molto grosso deve possedere da un lato ossa spropositatamente grandi e dall’altro il resto del corpo spropositatamente piccolo. Pertanto più è grande l’animale, minore è, in proporzione, la mole rappresentata dai muscoli e dagli organi interni rispetto a quella delle ossa al punto che, se potesse crescere indefinitamente, verrebbe il momento in cui quell’animale sarebbe formato di sole ossa senza muscoli in grado di muoverle. Ecco perché gli animali, quanto più grandi sono, tanto più lentamente si muovono.
    Lo stesso discorso vale per le esigenze di cibo le quali crescono proporzionalmente all’aumento di massa corporea cioè con il cubo, mentre la superficie masticatoria cresce con il quadrato e il rapporto fra superficie e volume è tanto più piccolo quanto più l’animale è grande. Questo è il motivo, ad esempio, per cui non è possibile far lavorare gli elefanti addomesticati per più di quattro ore continuative: il resto della giornata deve essere occupato a mangiare.




    Un’altra delle caratteristiche più notevoli dei dinosauri era data dalle modestissime dimensioni del cervello il quale occupava un minuscolo recesso nella parte posteriore del cranio. La sua funzione probabilmente era solo quella di azionare le mascelle e ricevere generiche informazioni circa la localizzazione del cibo e forse di un pericolo incombente. Alcune delle forme più grandi possedevano anche una espansione del midollo spinale alla base della colonna vertebrale che fungeva da secondo cervello. Questo era molto più grande di quello situato nel capo, ma si limitava a controllare il funzionamento della muscolatura delle zampe posteriori e della coda. Un giornalista americano, venuto a conoscenza di questa particolarità, scrisse, ironicamente, che il successo di questi giganteschi animali era dovuto al fatto che potevano ragionare sia a priori che a posteriori. In realtà nessuno dei due cervelli di cui erano dotati i grandi dinosauri era sviluppato abbastanza da permettere loro la minima facoltà di pensiero razionale; il successo biologico di questi strani animali pertanto va cercato da altre parti.
    Sebbene la documentazione fossile non sia sufficiente per stabilirlo con certezza, oggi alcuni paleontologi ritengono che i dinosauri, a differenza degli attuali rettili, fossero omeotermi cioè a sangue caldo, come lo sono i mammiferi e gli uccelli. Ciò si deduce dal fatto che alcuni dinosauri vantavano una crescita rapida, una postura eretta e raggiungevano grandi velocità nella corsa, tutte prestazioni queste che richiedono un forte dispendio di energia di cui un animale a sangue freddo non dispone.



    dal web

    Edited by gheagabry - 10/10/2010, 00:56
     
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    Scoperto antenato del t-rex, era alto 1 metro

    Era poco più alto di 1,20 metri e pesante dai 4 ai 6 kg, ma era un predatore nato e secondo i paleontologi è l'antenato del feroce tirannosauro rex: si tratta dell'Eodromaeus, il nuovo dinosauro scoperto nel nordest dell'Argentina, nella formazione di Ischigualasto, dagli studiosi e vissuto 230 milioni di anni fa, proprio quando iniziò l'era di questi animali giganteschi, come spiega lo studio pubblicato su Science.
    Pur avendo quasi le dimensioni di un animale domestico, l'Eodromaeus era un feroce predatore di animali piccoli e degli esemplari più giovani di quelli più grandi. "Era molto astuto - spiega Paul Sereno, paleontologo dell'università di Chicago - né lo si vorrebbe come animale d'appartamento. Meglio come dinosauro da guardia, per tenere lontani i cani".
    Era un carnivoro molto agile e veloce, con lunghi canini, ideali da affondare nella preda. Basandosi sulla sua anatomia, gli scienziati ritengono che sia uno dei primi antenati dei teropodi, un gruppo di dinosauri che include anche il tirannosauro rex.
    L'Eodromaeus somiglia per dimensioni e struttura a un altro dinosauro, l'Eoraptor, antenato dei sauropodi, che erano erbivori. Entrambe queste due specie erano piccole, correvano su due gambe e hanno vissuto nello stesso periodo. Il che fa supporre ai ricercatori che gli antenati comuni di tutti i dinosauri fossero piccoli, e alti circa 1 metro.



     
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    OVIRAPTOR



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    DINO L'ACCHIAPPA-UOVA



    Con il suo becco e la sua buffa cresta sulla testa ha l'aspetto di un uccello.

    Ha avuto a lungo la fama di ladro di uova, infatti si chiama Oviraptor.

    Questo animaletto è scomparso 73 milioni di anni fa, ma i suoi resti scoperti in Asia durante alcuni scavi parlano per lui.

    Nel 1992 il paleontologo americano Toy Chapman Andrews scoprì nel deserto del Gobi, nel Nord dell'Asia, resti di ossa risalenti a 80 milioni di anni fa.

    Durante una ispezione il suo assistente cadde in un nido pieno di uova di dinosauro e trovò adagiato sul quel giaciglio lo scheletro di un rettile di specie sconosciuta.

    La zona era piena di ossa di dinosauro di dimensioni enormi.i protoceratopi, i ricercatori quindi dedussero che le uova di quel nido appartenevano al protoceratopo e che il dinosauro adagiato sopra di esse era stato colto mentre stava cercando di rubarle.

    Il malandrino venne allora chiamato OVIRAPTOR che significa (Ladro di uova)



    Più di 70 anni dopo la scoperta dell'oviraptor, una nuova spedizione americana scoprì altri nidi simili a quello di Andrews.

    Uno di questi era protetto dallo scheletro di un Oviraptor adulto, quel nido si era conservato perfettamente, una delle uova infatti racchiudeva un embrione intatto, non si trattava però di un embrione di protoceratopo, ma di oviraptor!

    Il dinosauro sul nido non era un ladro, ma una mamma che covava i suoi piccoli, morta soffocata da una tempesta di sabbia.

    Per andare a caccia di dinosauri bisogna ispezionare gli strati di terreno dell'epoca in cui la specie visse, sarebbe bene che gli strati non fossero stati rovinati da forti cambiamenti di temperatura o pressione perchè si rischierebbe di imbattersi in una pappa di ossa che non dà nessuna informazione.

    Gli scienziati cercano invece strati di roccia di tipo sedimentario cioè composti da fango, calcare o sabbia, come quelli del deserto del Gobi.

    In questa zona le tempeste di sabbia hanno sepolto resti di animali preistorici, che si sono fossilizzati e conservati intatti.
     
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  10. gheagabry
     
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    I rettili marini preistorici partorivano come i delfini.
    Partorivano e allevavano i cuccioli allo stesso modo. Lo rivela un fossile. I plesiosauri, che sono stati fra i più grandi rettili marini a solcare gli oceani del Mesozoico, partorivano e allevavano i cuccioli proprio come fanno le balene e i delfini. La scoperta, pubblicata su Science, è il risultato della ricerca condotta dal Museo di Storia Naturale di Los Angeles in collaborazione con la Marshall University. Gli studiosi hanno studiato il fossile di una femmina di plesiosauro incinta e, dall’analisi del feto, hanno dedotto che anche il Plesiosauro, come molti altri rettili dello stesso periodo, fosse viviparo, cioè partorisse i piccoli, e non deponesse quindi uova, come ritenuto finora da molti. I ricercatori sono convinti che i plesiosauri fossero gli unici rettili acquatici a dare alla luce un solo cucciolo alla volta, che avessero una forte socialità e vivessero in grandi gruppi parentali nei quali gli adulti si prendevano cura dei più piccoli. “Da tempo gli scienziati avevano compreso che il corpo di questi rettili avessero caratteristiche che non permettevano loro muoversi sulla terraferma a deporre le uova, ha spiegato Robin O’Keefe, uno dei responsabili della ricerca, “ora il rebus è stato risolto”. L’esperto rileva che “il feto ritrovato è molto grande comparato alla madre”, “molto più grande rispetto a quello degli altri rettili’’ e che la ‘’proporzione èinvece molto simile a quella degli animali moderni, che mettono al mondo un solo piccolo e hanno rapporti parentali molto sviluppati. Queste considerazioni ci fanno supporre che anche i Plesiosauri avessero dei comportamenti simili”. Il fossile analizzato, rinvenuto nel 1987, è stato studiato a lungo e ora sarà esposto nelle sale del museo californiano, dove sarà possibile a tutti osservare i resti di questo rettile vissuto circa 80 milioni anni fa. Del Plesiosauro in questione si è conservata buona parte della struttura scheletrica di circa 5 metri, con l’eccezione di parte del collo e testa, ed è perfettamente visibile il feto del piccolo che questo potente carnivoro portava in grembo. I plesiosauri sono rettili marini molto comuni nel periodo del Mesozoico e Cretaceo, altrimenti noto come era dei dinosauri; erano voracissimi predatori che popolavano il mare interno occidentale, il vasto oceano tropicale che separava il Nord e il Sud America. Questo antico animale era caratterizzato da quattro arti a forma di remo, coda corta e collo molto lungo ed era capace di immergersi a grandi profondità.



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  11. gheagabry
     
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    Lo sguardo del predatore



    Torna dalla preistoria lo sguardo di uno dei primi predatori vissuti sulla Terra. Era un invertebrato rivestito da una corazza e 515 milioni di anni fa popolava gli oceani del Cambriano. I suoi occhi fossili, la cui scoperta ha guadagnato la copertina della rivista Nature, sono simili a quelli di una moderna libellula ed erano il segreto che rendeva un cacciatore temibile.Il nome del predatore è Anomalocaris; i suoi occhi fossili sono stati scoperti nel Sud dell'Australia, nella formazione Emu Bay Shale, e studiati da un gruppo coordinato dall'australiano John Paterson, dell'università del New England.

    Gli occhi fossilizzati di questo animale, che sembra essere uscito da un film di fantascienza e somigliava a un grande crostaceo dal corpo lungo un metro, sono eccezionalmente ben conservati. I suoi occhi sono fra i più grandi e complessi mai esistiti: misurano circa tre centimetri di lunghezza e sono composti di circa 16.000 lenti esagonali. Queste caratteristiche, osservano gli esperti, fanno dedurre che questo animale avesse una vista molto acuta, usata per dare la caccia alle loro prede e la loro esistenza potrebbe aver accelerato la corsa evolutiva agli 'armamenti' fra preda e predatore, iniziata oltre 500 milioni di anni fa. Questo animale è considerato al vertice della catena alimentare degli oceani del Cambriano. Oltre alla sua super-vista, per sostenere la sua vita di predatore aveva due formidabili tenaglie per colpire o afferrare la preda che spuntavano dai lati della testa. I fossili degli occhi mostrano, inoltre, che gli occhi molto complessi di questo animale si sono evoluti prima dell'esoscheletro e forniscono un’ulteriore prova che queste creature sono collegate agli artropodi, animali invertebrati che comprendono molte specie, dagli insetti ai crostacei.(Ansa)



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  12. gheagabry
     
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    I nidi di dinosauro più antichi del mondo


    Fotografia per gentile concessione D. Scott

    Il più antico embrione di dinosauro. I nidi sono stati scoperti all'interno dello stesso parco sudafricano dove in precedenza i ricercatori avevano rinvenuto il più antico embrione di dinosauro.

    Dopo aver descritto il ritrovamento, nel 2005, "abbiamo deciso di tornare sul sito e vedere se riuscivamo a trovare embrioni e uova ancora nella parete", dice uno degli autori dello studio, il paleontologo Robert Reisz della University of Toronto a Mississauga.



    national geographic
     
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  13. gheagabry
     
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    Il coccodrillo che aveva il casco



    Scoperto in Marocco un antico coccodrillo con il 'casco': vissuto nel tardo Cretaceo, circa 95 milioni di anni fa, aveva il cranio sormontato da una particolare struttura circolare in pelle che serviva probabilmente a intimidire i nemici, attirare i potenziali partner e a regolare la temperatura della testa. Lo studio del suo cranio fossile, condotto dai ricercatori dell'università del Missouri, è pubblicato sulla rivista Plos One. Il nonno africano dei coccodrilli moderni appartiene alla specie Aegisuchus witmeri ed è stato battezzato 'Shieldcroc' proprio per questo particolare 'scudo' circolare di pelle sulla testa. I ricercatori sono riusciti a dimostrarne la presenza analizzando in modo dettagliato il resto fossile del cranio conservato al Royal Ontario Museum di Toronto, e analizzando in particolare le tracce lasciate impresse nell'osso dai vasi sanguigni. Il 'casco' di pelle pero' non è l'unica particolarità di questo esemplare. Confrontando i suoi resti con quelli appartenenti ad altre specie di coccodrillo, si è osservato che aveva un cranio molto più piatto e mascelle più sottili. Difficile quindi immaginarlo impegnato in una lotta corpo a corpo con un dinosauro in riva al fiume: è molto più probabile che trascorresse le sue giornate come un pigro pescatore. ''Crediamo che Shieldcroc usasse il suo lungo muso come una trappola per pesci'', spiega il ricercatore Nick Gardner. ''E' possibile che rimanesse immobile in attesa fino all'arrivo di un pesce, e che aprisse poi la bocca per inghiottirlo senza bisogno di lottare con forti mascelle''. Un gigante pacifico, quindi, che secondo le stime degli esperti poteva essere lungo quasi nove metri. Lo studio di questo antico esemplare potrà aiutare a comprendere meglio i coccodrilli moderni minacciati dall'uomo. ''I coccodrilli di oggi vivono nei delta e negli estuari, gli ambienti pià stressati a causa delle attività umane'', spiega il ricercatore Casey Holliday. ''Comprendere come si sono estinti gli antenati di questi animali ci potrà aiutare a capire come proteggere gli ecosistemi vitali per la loro sopravvivenza''. (ansa)

     
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  14. gheagabry
     
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    Trovato un fossile di 'mamma' dinosauro



    (di Tommaso Romanin)

    Quando videro quello che avevano scavato, lui e il capo spedizione rimasero impalati dieci minuti. Increduli, guardavano quel dinosauro piumato rimasto 'immortalato' per sempre nella pietra, in un canyon del deserto del Gobi. Un esemplare di oviraptor che covava una ventina di uova nel suo nido, settanta milioni di anni fa. "Fissavamo quella parete di roccia, ridendo come bambini", ricorda Federico Fanti, ricercatore dell'Università di Bologna, 30 anni. Nell'estate del 2007, all'epoca del ritrovamento, ne aveva solo 25 ed era arrivato da quattro giorni in Mongolia, partito a sue spese come volontario, per partecipare alla spedizione nel deserto guidata da Philip John Currie, 'guru' canadese degli studi sull'evoluzione dai dinosauri agli uccelli di oggi. La scoperta del giovane paleontologo ora è 'sancita' da un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Plos One. E' la prova, spiega lui, di una specie molto più longeva e adattabile di quanto si credesse. Capace di sopravvivere, tanto in ambienti desertici quanto fluviali, per centinaia di migliaia, forse milioni di anni.

    "L'oviraptor - continua il dottorando - è l'unico dinosauro che sia mai stato ritrovato a covare uova. Si pensa che avesse un'organizzazione sociale molto sofisticata". In teoria, le femmine non potevano deporne più di due per volta: "Nidiate così numerose, come quella che abbiamo scoperto, si spiegano solo come frutto di 'deposizioni' collettive. Con gli adulti che collaboravano alternandosi alla cova". Il giorno dopo la scoperta del nido, i ricercatori trovarono resti di altri oviraptor nelle vicinanze. Dopo altri scavi, trasportarono tutto al centro paleontologico della capitale Ulan Bator. Reperti che Fanti ha avuto modo di analizzare solo nel 2010: "Mi feci spedire uno scanner tridimensionale a Bologna e mi chiusi in laboratorio per dieci giorni". Così il rettile risultò essere appartenente alla specie Nemegtomaia (dal nome della località della Mongolia). E il fossile, risalente al tardo Cretaceo. Trovato in ambiente desertico e confrontato con altri resti rinvenuti in rocce più recenti e habitat ricchi d'acqua, ha fatto dire ai ricercatori che si trovavano di fronte alla specie più adattabile mai documentata. Le ossa e le uova portate alla luce da Fanti contribuiscono anche a sfatare un altro equivoco, già smentito dagli studiosi: oviraptor in latino significa 'ladro di uova'. La prima volta che il dinosauro fu scavato, infatti, aveva la testa vicino alle uova, così da far pensare ad un gesto predatorio. La 'covata' fossile scaccia definitivamente quest'ipotesi.(ansa)
     
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  15. gheagabry
     
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    Piume iridescenti nere e blu coloravano il Microraptor.
    1163467r
    Un dinosauro 'vanitoso', grande come un piccione ma colorato come un corvo, che usava le sue piume nere con riflessi iridescenti blu per mettersi in bella mostra durante il corteggiamento: ecco l'ultimo ritratto 'a colori' del Microraptor, dinosauro con quattro ali ma incapace di volare vissuto 130 milioni di anni fa. A tratteggiarlo e' lo studio pubblicato su Science da un gruppo di ricercatori cinesi e statunitensi coordinati dal Museo di storia naturale di Pechino. Il colore del piumaggio del Microraptor e' stato ricostruito per la prima volta partendo dai resti fossili di un esemplare rinvenuto nel Nord-Est della Cina e conservato presso il museo pechinese. Grazie al microscopio a scansione elettronica, i paleontologi hanno studiato forma e distribuzione degli organelli cellulari (chiamati melanosomi) che contengono il pigmento delle piume. Confrontandoli con i melanosomi degli uccelli moderni, i ricercatori hanno stabilito che il Microraptor aveva piume completamente nere con deboli riflessi blu cangianti, le piu' antiche piume iridescenti scoperte finora. ''Gli uccelli moderni usano le piume per diversi scopi, che vanno dal volo alla regolazione della temperatura corporea fino al corteggiamento'', spiega uno degli autori dello studio, il biologo Matt Shawkey, dell'universita' di Akron, nell'Ohio. ''L'iridescenza e' molto diffusa tra gli uccelli moderni ed e' spesso usata per mettersi in mostra. Il fatto che anche il Microraptor fosse in gran parte iridescente - prosegue - ci suggerisce che le piume erano importanti per mettersi in mostra anche nelle prime fase della loro evoluzione''. E che il Microraptor fosse un dinosauro piuttosto vanitoso lo dimostrano anche i dettagli della sua coda. Sebbene fosse piu' stretta di quanto ipotizzato finora, era dotata di due lunghe piume affusolate che non avevano una funzione aerodinamica: secondo questa ultima ricostruzione, infatti, venivano usate esclusivamente per il corteggiamento e per altri tipi di interazione sociale. ''Grazie alla scoperta di numerosi fossili di uccelli e piante fiorite, sapevamo gia' che quello del Cretaceo era un mondo ricco di colori'', commenta Ke-Qin Gao, uno degli autori dello studio che lavora presso la Peking University di Pechino. ''Ora - aggiunge - abbiamo perfezionato ulteriormente questa visione grazie al Microraptor, il primo dinosauro che mostra colori iridescenti. Solo pochi anni fa per noi sarebbe stato impensabile poter fare uno studio come questo''.
    (Ansa)



    Edited by gheagabry - 9/4/2012, 18:18
     
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67 replies since 6/10/2010, 20:58   21403 views
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