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Meryl Streep
Mary Louise Streep (Summit, 22 giugno 1949) è un'attrice statunitense. È l'attrice che attualmente detiene il record di nomination al Premio Oscar, ben quattordici; ne ha vinti due: uno come attrice non protagonista per Kramer contro Kramer e un altro come attrice protagonista per La scelta di Sophie.
Il metodo di recitazione di Meryl proviene dagli insegnamenti appresi all'Actor's Studio, ed in particolare il filone di recitazione facente capo a Stella Adler (derivato dal metodo Stanislavskij rivisto da Lee Strasberg), per il quale il personaggio che l'attore deve interpretare è dato soprattutto dalle azioni fisiche dell'attore stesso.
Biografia
Nasce a Summit, New Jersey, Stati Uniti da padre di origini tedesche e madre di origini irlandesi e inglesi. Cresce a Bernardsville, New Jersey. Vuole diventare soprano ma cambia idea, cominciando a studiare recitazione. Riceve il Bachelor of Arts in dramma al Vassar College e si guadagna il Master of Fine Arts alla scuola di dramma all'Università di Yale.
Nel primo film in cui appare, Giulia (Julia), nel 1977 ha una piccola ed irrilevante parte (è presente solo in 2 scene, di qualche minuto ognuna). Nel 1978 partecipa al suo secondo film: Il cacciatore (The Deer Hunter), e guadagna la sua prima candidatura all'Oscar come miglior attrice non protagonista. L'anno seguente vince la statuetta come migliore attrice non protagonista in Kramer contro Kramer (Kramer vs. Kramer) e nell''82 vince nuovamente, stavolta come migliore attrice protagonista, per La scelta di Sophie (Sophie's Choice).
Nel 1978 vince il suo primo Emmy Award per la miniserie Olocausto (Holocaust). Un anno dopo partecipa al film di Woody Allen, Manhattan.
Nel 1981 lavora con Jeremy Irons nel drammatico La donna del tenente francese (The French Lieutenant's Woman), nel 1985 partecipa a Plenty ma soprattutto a La mia Africa (1985) di Sidney Pollack con Robert Redford nel quale interpreta Karen Blixen. Continua con Heartburn - Affari di cuore (Heartburn) che interpreta nel 1986 con Jack Nicholson e Ironweed (1987) diretto da Hector Babenco. In Un grido nella notte (A Cry in the Dark) recita il ruolo di Lindy Chamberlain, madre australiana accusata della morte della figlia, poi prosciolta. Nel 1989 recita in She-Devil - Lei, il diavolo (She-devil).
Dal 1984 al 1990 l'attrice si aggiudica sei People's Choice Awards e nello stesso anno viene decretata World Favorite, La Preferita del Mondo. Negli anni novanta ottiene ruoli molto diversi fra loro, interpreta un'attrice di B-movie in Cartoline dall'inferno (Postcards from the Edge) con Dennis Quaid e Shirley MacLaine e partecipa al film La morte ti fa bella (Death Becomes Her) con Goldie Hawn e Bruce Willis, per il quale viene nominata al Golden Globe e al Saturn Award come miglior attrice protagonista.
Nel 1995 a 46 anni è protagonista nel film di Clint Eastwood I ponti di Madison County (The Bridges of Madison County) ottiene una nomination agli Academy Awards dopo alcuni anni di assenza, ma non vince la terza statuetta. L'anno seguente a Madonna viene assegnata la parte da protagonista (che doveva essere assegnata alla Streep, poi scartata per l'età avanzata rispetto al personaggio) di Eva Peron, nel celeberrimo musical Evita (1996) di Alan Parker, ma si produce in film come Prima e dopo (Before and After), La stanza di Marvin (Marvin's Room) con Robert De Niro, Leonardo Di Caprio e Diane Keaton. Nel 1999 (questa volta prendendo lei la parte precedentemente assegnata a Madonna[1]) recita nello struggente film di Wes Craven La musica del cuore (Music of the Heart) per il quale ha veramente imparato a suonare il violino.
Meryl Streep a San Pietroburgo nel 2004
Meryl Streep a San Pietroburgo nel 2004
In The Hours (2002), ha il ruolo di una donna lesbica alle prese con un poeta malato terminale di cui si prende cura, e nel 2004 prende parte a The Manchurian Candidate.
Recita nella commedia Prime con Uma Thurman, Robert Altman la vuole nel suo Radio America, ma ritorna al successo popolare con la dissacrante commedia Il diavolo veste Prada, in cui istrioneggia nel ruolo di Miranda Priestly, perfida direttrice di una rivista di moda, parte grazie alla quale vince il Golden Globe come miglior attrice in una commedia, lo Ioma 2007 per la miglior attrice non protagonista ed ottiene l'ennesima nomination all'Oscar. Tra il cast figurano anche le giovani Anne Hathaway e Emily Blunt ed il bravo Stanley Tucci, ma il film si basa e si regge tutto sull'immensa bravura della Streep che ha dimostrato per l'ennesima volta di essere una delle migliori attrici di tutti i tempi.
Viene confermata per il ruolo di Donna nella versione cinematografica del musical Mamma Mia! ispirato agli ABBA.
Vita privata
La Streep è stata fidanzata con John Cazale, suo co-protagonista in Il cacciatore, fino alla sua morte, sopraggiunta per un cancro alle ossa il 12 marzo 1978. Nel settembre del '78 ha sposato lo scultore Don Gummer. Hanno quattro figli: Henry (nato nel 1979), Mamie (nata nel 1983) che recita insieme alla madre in Un amore senza tempo, Grace (nata nel 1986) e Louisa (nata nel 1991). Mamie Gummer ha scelto di intraprendere la stessa carriera della madre.
filmografia
* Giulia (Julia), regia di Fred Zinnemann (1977)
* Il cacciatore (The Deer Hunter), regia di Michael Cimino (1978)
* La seduzione del potere (The seduction of Joe Tynan), regia di Jerry Schatzberg (1979)
* Kramer contro Kramer (Kramer vs. Kramer), regia di Robert Benton (1979)
* Manhattan (Manhattan), regia di Woody Allen (1979)
* La donna del tenente francese (The French Lieutenant's Woman), regia di Karel Reisz (1981)
* Una lama nel buio (Still of the Night), regia di Robert Benton (1982)
* La scelta di Sophie (Sophie's Choice), regia di Alan J. Pakula (1982)
* Silkwood (Silkwood), regia di Mike Nichols (1983)
* Innamorarsi (Falling in Love), regia di Ulu Grosbard (1984)
* La mia Africa (Out of Africa), regia di Sydney Pollack (1985)
* Plenty (Plenty), regia di Fred Schepisi (1985)
* Heartburn - Affari di cuore (Heartburn), regia di Mike Nichols (1986)
* Ironweed (Ironweed), regia di Hector Babenco (1987)
* Un grido nella notte (A Cry in the Dark), regia di Fred Schepisi (1988)
* She-Devil - Lei, il diavolo (She-Devil), regia di Susan Seidelman (1989)
* Cartoline dall'inferno (Postcards from the Edge), regia di Mike Nichols (1990)
* Prossima fermata: Paradiso (Defending Your Life), regia di Albert Brooks (1991)
* La morte ti fa bella (Death Becomes Her), regia di Robert Zemeckis (1992)
* La casa degli spiriti (The House of the Spirits), regia di Bille August (1993)
* The River Wild - Il fiume della paura (The River Wild), regia di Curtis Hanson (1994)
* I ponti di Madison County (The Bridges of Madison County), regia di Clint Eastwood (1995)
* Prima e dopo (Before and After), regia di Barbet Schroeder (1996)
* La stanza di Marvin (Marvin's Room), regia di Jerry Zaks (1996)
* Ballando a Lughnasa (Dancing at Lughnasa), regia di Pat O'Connor (1998)
* La voce dell'amore (One True Thing), regia di Carl Franklin (1998)
* La musica del cuore (Music of the Heart), regia di Wes Craven (1999)
* Il ladro di orchidee (Adaptation.), regia di Spike Jonze (2002)
* The Hours (The Hours), regia di Stephen Daldry (2002)
* Fratelli per la pelle (Stuck on You), regia di Bobby Farrelly e Peter Farrelly (2003)
* The Manchurian Candidate (The Manchurian Candidate), regia di Jonathan Demme (2004)
* Lemony Snicket - Una serie di sfortunati eventi (Lemony Snicket's a Series of Unfortunate Events), regia di Brad Silberling (2004)
* Prime (Prime), regia di Ben Younger (2005)
* Radio America (A Prairie Home Companion), regia di Robert Altman (2006)
* Il diavolo veste Prada (The Devil Wears Prada), regia di David Frankel (2006)
* Dark Matter, regia di Shi-Zheng Chen (2007)
* Un amore senza tempo (Evening), regia di Lajos Koltai (2007)
* Rendition, regia di Gavin Hood (2007)
* Leoni per agnelli (Lions for Lambs), regia di Robert Redford (2007)
* Mamma Mia!, regia di Phyllida Lloyd (2008)
* Doubt, regia di John Patrick Shanley (2008)
* Julie & Julia, regia di Nora Ephron (2009)
Televisione
* Olocausto (Holocaust), miniserie (1978)
* Angels in America (Angels in America), miniserie (2002)
Fonte Wikipedia
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arca1959.
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Meryl Streep, lady di ferro e terzo Oscar: «Datemi un whiskey»
LOS ANGELES - «Meryl Streep è tutto». Poche parole, scritte su Twitter da Jessica Alba, ma che rendono perfettamente l'idea di cosa rappresenti Meryl Streep per Hollywood e il mondo del cinema. È tutto, non solo l'attrice che ha ricevuto più nomination nella storia degli Oscar, ben diciassette, non sono l'attrice che ieri ha vinto a sorpresa, la favorita era Viola Davis, la terza statuetta della sua carriera, ma un vero e proprio modello, fuori e dentro al set. «Quando ho sentito il mio nome ho immaginato che metà degli americani stessero sbuffando, dicendo “Noooo, ancora lei? Che noia”. Perchè lei ancora? Poi mi sono detta: amen!».
Schietta, simpatica, onesta: «E poi uno pensa di essere vecchio, di essere ormai avvezzo a un certo tipo di emozioni, e di fregarsene di certe cose ma non è così. Quando realizzi di aver vinto è come essere investiti da una luce bianca. Mi sono sentita una bambina, ero una bambina quando l'ho vinto l'ultima volta, trent'anni fa, e sono felice anche se mi spiace per le altre nominate, tutte attrici di grandi talento, oltre che amiche, e davvero non me lo aspettavo».
La Streep ha vinto il primo oscar nel 1980 per Kramer contro Kramer. Dopo essere stata nominata l'anno precedente per Il cacciatore e ha poi rivinto la statuetta tre anni dopo, per La scelta di Sophie, da allora ad oggi, dodici nominations, tra cui quelle per I ponti di Madison County, La mia Africa, Il diavolo veste Prada, Il dubbio, e l'ultima due anni fa con Julie and Julia. Tra le doti della protagonista di The Iron Lady, non la migliore pellicola in cui abbia recitato, c'è sicuramente la generosità: «Così come hanno aumentato il numero dei film in gara credo dovrebbero aumentare anche il numero degli attori e delle attrici. La scorsa stagione ci sono state tantissime meravigliose perfomance di colleghe che non sono state nemmeno nominate. Mi sento molto fortunata ad essere qui e so che sarà l'ultima volta».
La fortuna c'entra poco. Meryl, è la campionessa, il talento indiscusso, l'unica attrice che non ha mai smesso di recitare e che nonostante l'età, sessantadue anni, incubo per le sue colleghe, riceve quotidianamente decine di offerte, tanto che la vedremo a breve in altri due film, Great Hope Springs, con Tommy Lee Jones e Steve Carrell e Osage Country, al fianco di Julia Roberts, a proposito di attrici ossessionate dall'età. »Due delle attrici nominate non erano nemmeno nate, quando ho vinto il primo Oscar: a essere precise non erano nemmeno state concepite. «È incredibile - ha detto prima di perdersi nelle tante feste anche in suo onore - Ora mi bevo un paio di bicchieri di whiskey e poi vediamo se riuscirò a camminare nelle mie scarpe di Ferragamo!».
da.....http://www.ilmessaggero.it/. -
gheagabry.
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[size=24]MERYL STREEP
L'occasione, celebrare Meryl Streep con l'Orso d'oro alla carriera. Il pretesto, la presentazione nella sezione 'Competition Special Screening' del suo ultimo film, The Iron Lady, che le è valso la diciassettesima nomination all'Oscar e un Golden Globe. Critici e giornalisti cinematografici di tutto il mondo hanno esaurito gli aggettivi per definire l'arte della più grande attrice vivente, che questa sera verrà insignita del prestigioso riconoscimento in una cerimonia che rappresenta uno dei momenti più attesi del 62.mo Festival di Berlino, degno coronamento dell'ampia retrospettiva che la Berlinale ha dedicato all'inteprete americana. Un excursus della lunghissima vita artistica che tra le tappe comprende come scritto anche la presentazione del biopic su Margaret Thatcher diretto da Phyllida Law. Nel divertentissimo incontro con la stampa che si è tenuto nel tardo pomeriggio, Meryl Streep è stata ovviamente l'assoluta protagonista e al partner sul set Jim Broadbent (Dennis, il fido marito della Thatcher) e alla regista del film, Phyllida Law, non è restato altro che assistere al vero e proprio trionfo di questa donna meravigliosa a cui alcuni giornalisti hanno regalato un mazzo di fiori per San Valentino e una matrioska che rappresentava le fattezze dell'attrice ('Che carini, avete rimpicciolito il mio naso', ha commentato ridendo)
Signora Streep lei sente ancora le farfalle nello stomaco quando pronunciano la frase, 'and the Oscar goes to....'? In effetti durante i Golden Globe è apparsa piuttosto emozionata... .
Meryl Streep: emozionata? Dica pure scioccata. Certo che sento ancora le farfalle nello stomaco. E' piuttosto strano, in realtà. Quando hai fatto un lavoro di cui ti senti orgoglioso, come questo film, vuoi semplicemente che lo vedano più persone possibile e basta. Poi ti ritrovi catapultato in una cosa tipo il Super Bowl!
Piuttosto difficile...
Difficile soprattutto perché un attore è cosciente di ogni cosa. Sa esattamente cosa avviene attorno a lui e la cosa si complica quando si ha a che far con le aspettative di tutti.
Cosa fa in questi casi?
Mi tengo stretta la mia paura, le mie insicurezze. Un attore non è uno scienziato che salva vite umane, ma una persona che di volta in volta cerca qualcosa di nuovo per cui emozionarsi ancora.
Qual è stata la cosa più dura nella sua costruzione del personaggio?
Non c'è stato nulla di difficile o troppo arduo da superare, anche se alla fine di una giornata di riprese la regista mi portava sembre un bicchiere di gin e tonic (ride). Certo, un ruolo come quello della Thatcher è stato lungo da preparare, ed è stato complesso in particolare rappresentare la stessa donna in diverse età della sua vita, ma sinceramente per me sarebbe stato molto più complicato essere sul set di un film pieno di effetti speciali. Il risultato è il frutto del lavoro di Phyllida, di Jim e di tutti gli altri attori che hanno recitato con me.
In questo caso potremmo dire che il trucco è stato il suo unico effetto speciale...
Lavoro con lo stesso team di make up da 35 anni ormai. Sono dei professionisti meravigliosi, soprattutto perché, come dicevo prima, il personaggio viene ripreso in diverso anni della sua vita. Quando ti confronti con gli altri attori sul set e loro ti guardano negli occhi e non vedono in te il personaggio o la maschera, ma la vera persona, quello è il momento più bello e gratificante.
Come fa ad apparire sempre diversa nei ruoli che interpreta?
Ho avuto la fortuna di intepretare dei personaggi in cui mi rivedevo o meglio, in cui notavo delle qualità che sentivo anche io di possedere. Credo sia questo il segreto.
Signora Lloyd, alcune critiche che le sono state rivolte erano legate al fatto che la sua Thatcher fosse in realtà una Lady d'oro più che di ferro...
Phillida Lloyd: il 50% della storia è stata totalmente creata dalla fantasia della sceneggiatrice Abi Morgan, l'altra metà invece è rappresenta il punto di vista di Margaret ed è totalmente soggettivo. Non è un documentario e non è un film politico, almeno non nel senso tradizionale del termine, perché io considero molto politica la scelta di mettere al centro della storia una donna anziana. Quanto alle critiche, la mia generazione è cresciuta considerando Margaret Thatcher come un mostro, ma noi ci siamo limitati ad esplorare solo alcuni episodi, soffermandoci su temi molto generici come il potere e soprattutto la perdita del potere.
Signora Streep, lei ha sentito il peso di questo personaggio così controverso?
Partiamo dal fatto che io non giudico mai i personaggi che interpreto, sarebbe una cosa totalmente insensata, un po' come giudicare te stesso. Anche io, da liberal, non avevo grossa simpatia per la Thatcher. Era amica di Ronald Reagan, poi indossava dei vestiti un po' così, aveva i capelli che aveva, noi donne ci giudichiamo su queste cose sapete? (ride), ma alla fine ho scoperto degli aspetti che mi hanno davvero sorpreso. Sconvolse i conservatori americani perché non era contro l'aborto, si è preoccupata del surriscaldamento del pianeta prima degli altri, a differenza dei politici americani non ha mai smantellato la Sanità, sono delle qualità che le vanno riconosciute. Mi interessava fare di lei un ritratto tridimensionale, sottolineare la sua autorità, ma anche il grande coraggio che ha dimostrato quando è scesa in politica. Era un mondo diverso rispetto al nostro.
A suo modo potremmo definirla una femminista?
Che le piacesse o meno lo era eccome! Soprattutto se consideriamo che lei ha lavorato per uno schieramento politico decisamente conservatore. E' arrivata al punto più alto del suo partito e questo ha reso possibile quello che veniva considerato inconcepibile. Quando io ero piccola non esistevano figure politiche di così grande livello come la sua. Le donne potevano essere infermiere o insegnanti, ma nessuna poteva mettere piede nella stanza dei bottoni ed è stato grazie a lei se la situazione è cambiata, ha aperto le porte alle donne.
Ci sono dei ruoli che l'hanno in qualche modo cambiata? Penso ad esempio a quello di protagonista ne La scelta di Sophie...
Recitare è come ascoltare della musica, quando leggo un copione sento subito se lo devo fare. Ho sempre pensato che questo dipendesse dal fatto che certi sentimenti fossero in me prima di prendere in mano una determinata sceneggiatura. Ho un ricordo preciso di La scelta di Sophie. Avevo dieci anni e mia madre mi trascinò letteralmente in biblioteca e presi in mano il libro. Fu la prima cosa che imparai dell'Olocausto. Le immagini con le scarpe rimasero impresse per molto, molto tempo, perché somigliavano a quelle di mia madre.
Lei sceglie sempre delle donne molto forti...
Più che forti direi complicate (ride).
Cosa significa per lei ricevere l'Orso d'Oro alla carriera?
Sono onorata! Vengo da un piccolo paese del New Jersey con cinquemila abitanti e l'idea di essere qui, in uno dei festival più prestigiosi al mondo, mi emoziona.
Spesso lei viene considerata un vero modello dalle altre attrici. Lei come vede le sue colleghe?
Non posso certo mettermi a fare classifiche, mi dispiacerebbe troppo dimenticarne qualcuna. Quello che posso dire, però, è che il livello della recitazione è davvero molto cresciuto. Le interpretazioni sono tutte belle e molto profonde. Spero soprattutto che non si giudichi un'attrice dal numero di nomination ottenute, perché io trovo assurdo che un'interprete del calibro di Olivia Colman non sia stata candidata all'Oscar per Tyrannosaur. E tutto questo perché un film meraviglioso come questo non riesce a trovare una distribuzione negli Stati Uniti. Siete voi che dovete far pubblicità a queste artiste, voi che dovete farle conoscere al grande pubblico.
(movieplayer.it)GENERE: Biografico, Drammatico
REGIA: Phyllida Lloyd
SCENEGGIATURA: Abi Morgan
ATTORI:
Meryl Streep, Jim Broadbent, Harry Lloyd, Richard E. Grant, Olivia Colman, Ronald Reagan, Roger Allam, Nicholas Farrell, Julian Wadham, Anthony Head
Ruoli ed Interpreti
FOTOGRAFIA: Elliot Davis
MONTAGGIO: Justine Wright
MUSICHE: Clint Mansell, Thomas Newman
PRODUZIONE: Film4, Goldcrest Pictures, Pathé, UK Film Council
DISTRIBUZIONE: Bim
PAESE: Gran Bretagna 2011
DURATA: 105 Min
The Iron Lady, ovvero Margaret Thatcher, ex Primo Ministro britannico, ormai ottantenne, fa colazione nella sua casa in Chester Square, a Londra. Malgrado suo marito Denis sia morto da diversi anni, la decisione di sgombrare finalmente il suo guardaroba risveglia in lei un'enorme ondata di ricordi. Al punto che, proprio mentre si accinge a dare inizio alla sua giornata, Denis le appare, vero come quando era in vita: leale, amorevole e dispettoso. Lo staff di Margaret manifesta preoccupazione a sua figlia, Carol Thatcher, per l'apparente confusione tra passato e presente dell'anziana donna. Preoccupazione che non fa che aumentare quando, durante la cena che ha organizzato quella sera, Margaret intrattiene i suoi ospiti incantandoli come sempre, ma a un bel momento si distrae rievocando la cena durante la quale conobbe Denis 60 anni prima. Il giorno dopo, Carol convince sua madre a farsi vedere da un dottore. Margaret sostiene di stare benissimo e non rivela al medico che i vividi ricordi dei momenti salienti della sua vita stanno invadendo le sue giornate nelle ore di veglia.
....intervista alla regia......
Dietro la macchina da presa troveremo Phyllida Lloyd, che ha confessato il suo interesse nei confronti della figura di Elisabetta I, svelando però che quella di Margaret Thatcher dopo di lei è una delle figure femminili più importanti della Gran Bretagna:
Mi piaceva molto il fatto che la sceneggiatura non fosse un biopic convenzionale. È molto complesso realizzare un film nella forma del biopic: come fai a destreggiarti con un simile catalogo di fatti? Ma questa era una creatura completamente diversa, grazie a una scrittura brillante, in particolare nel descrivere Margaret anziana, per la quale Abi ha creato uno straordinario mondo nel presente, puro frutto della sua immaginazione.
Come anticipato, “The iron lady” non sarà un film convenzionale:
Ho immediatamente capito che non si tratta di un film politico, ma di un film quasi shakespeariano. È la storia di una grande leader, al tempo stesso meravigliosa e imperfetta in tutti i sensi. È una storia sul potere, sul tracollo a causa del potere e sull’epilogo della vita di un individuo che ha condotto un’esistenza traboccante di intensità sul piano professionale che all’improvviso finisce. Ma per molti aspetti è una storia universale, è uno specchiodell’esistenza di ognuno di noi, amplificata dalle dimensioni enormi ed epiche della vita che ha vissuto lei. È la storia di quello che accadrà a tutti noi quando le nostre carriere si concluderanno, quando perderemo le nostre capacità e dovremo affrontare la vecchiaia. Non abbiamo condotto una vita pubblica, importante e sempre in primo piano come la sua,ma comprendiamo tutti le difficoltà con i partner, i famigliari, l’accettazione, l’elaborazione ela rassegnazione, le perdite e i lutti e la necessità di sostenerci reciprocamente nei momentidi bisogno.
Già vista nel trailer in forma più che strepitosa, Meryl Streep ha rivelato cos’ha pensato quando è stata scritturata per la parte di Margaret Thatcher:
Quando Phyllida mi ha detto che avrebbe diretto un film sulla vita di Margaret Thatcher e sulle tematiche della sua leadership, ha immediatamente stuzzicato il mio interesse. Nonsono molte le donne leader e non sono molti i registi interessati a sondare cosa significa peruna donna essere una leader. Riflettere sulle barriere che Margaret Thatcher ha dovuto abbattere per diventare la Premier del Regno Uniti significava entrare nella mente di una donna di fine anni ’70, quando riuscì ad emergere e ad assumere il comando del suo partito. E io non faccio che ripetere alle mie figlie che allora il mondo era molto diverso e che tuttavia alcune cose restano molto simili. È stato interessante seguire le orme di una donna cresciuta durante la Guerra, scoprire la Gran Bretagna del dopoguerra, un periodo di privazioni e di ricostruzione, e vedere questadonna elaborare la propria filosofia e tradurla in pratica formulando soluzioni per quelle che lei considerava delle mancanze nel benessere economico del suo paese. È stato come osservare una persona, casualmente donna, che tenta di risolvere enormi problemi di portata mondiale in un modo del tutto inedito per una donna.
..recensione..
Londra, 2008. Nel suo appartamento ben arredato, l’ex Primo Ministro Margaret Thatcher prepara la colazione per il marito Denis, esattamente come ha fatto ogni mattina della loro vita coniugale. Fino a che l’assistente personale di Margaret non entra nella stanza, non vediamo che la donna siede al tavolo da sola. Denis è vivo solo nella sua immaginazione. Descritto in più di un’occasione quand’era in vita come “sempre presente, anche se non c’è mai”, Denis è ancora presente per Margaret. Bloccata nella forzata inattività del pensionamento a combattere la cattiva salute, Margaret è sommersa dai ricordi. Frammenti della sua vita privata e della sua premiership si susseguono nella sua mente e li rivive in vividi dettagli. Mentre Margareth lotta per mantenere il proprio equilibrio, Denis la prende in giro e la punzecchia. La lotta, i trionfi, i tradimenti - alla fine, cosa ha ottenuto? Ora che tutto è stato detto e fatto, ne valeva la pena? The Iron Lady è la storia di una donna che venne dal nulla per sfondare le barriere di genere e di classe, per farsi ascoltare in un mondo dominato dagli uomini. E ‘un film sul potere e il prezzo che viene pagato per il potere, una storia che è allo stesso tempo unica ed universale..
Prima donna premier di una democrazia occidentale, undici anni al 10 di Downing Street dal 1979 al 1990 la Thatcher è stata molto amata dalla destra conservatrice e al contempo contestata da sinistra e forze sindacali. "Questo non è un documentario - ha dichiarato Meryl Streep - Abbiamo piuttosto voluto raccontare la storia di una donna che ha vissuto a fondo la sua vita. Il film ha un piccolo budget, lavoravamo 12 ore al giorno senza pause. Mi sono sentita come una contorsionista e sognavo sempre grandi massaggi. Ma mi sono sentita anche molto me stessa".
(primissima.it). -
gheagabry.
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Dove eravamo rimasti
Un film di Jonathan Demme. Con Meryl Streep, Mamie Gummer, Rick Springfield, Kevin Kline, Audra McDonald.
Demme trova in un'ottima Meryl Streep l'interprete giusta per far funzionare una storia già vista innumerevoli volte sul grande schermo.
Giancarlo Zappoli
Rick è la front woman di una band rock che entusiasma un non foltissimo pubblico di appassionati. Non è più giovanissima e ha lasciato da molti anni il marito e i tre figli per inseguire il suo sogno musicale. La brusca rottura del matrimonio della figlia Julie la spinge a 'tornare a casa'cioè a raggiungere l'ex marito che vive con la nuova compagna in una lussuosa villa. L'incontro con l'ormai cresciuta prole avrà luci ed ombre.
Sicuramente Jonathan Demme sarà rimasto affascinato dallo script di Diablo Cody (ricordate Juno?) per la possibilità che gli forniva di tornare a tradurre la musica in immagini. Lo aveva fatto in passato con i Talking Head e con Neil Young perché non riprovarci ancora mutando però il livello di lettura passando dal documentario alla fiction? Da grande regista qual è deve avere anche intuito immediatamente che la storia di base era di quelle già viste innumerevoli volte sul grande schermo: un genitore che ha lasciato la famiglia ed è costretto dalle circostanze a farvi ritorno portandosi dietro tutte i propri buoni diritti ma anche una montagna di sensi di colpa. Ma Demme sapeva che anche i copioni più deja vu, se hanno dentro un fondo di verità, possono funzionare se affidati a un'interprete che sappia fare emergere quella verità. L'ha trovata in Meryl Streep e anche qui si potrebbe cadere nel risaputo perché si sono sprecati fiumi di parole nel corso dei decenni per dire quanto è brava Meryl Streep e si finisce con il doverlo ripetere per l'ennesima volta. Perché la Streep che suona e canta davvero non si limita a questo tipo di performance passando dal country dell'altmaniano Radio America al rock carico di energia della sua band, ma fa molto di più. Offre a questa madre tutto il carico degli anni e dei sentimenti provati, le regala sensi di colpa ma anche di orgoglio, insinua nei suoi gesti quella che altri pensano sia volgarità e che per lei non è un atteggiamento ma un modo di essere. Demme le consente anche di lavorare su un piano che mescola finzione e realtà ponendola di fronte al tormentato personaggio di Julie che è interpretato da Mamie Gummer che è figlia di Meryl e ha seguito le sue orme.
In tutto questo Demme non dimentica la propria dimensione 'politica' e non si lascia alle spalle film come Philadelphia o documentari come The Agronomist o Man from Plains. Porta così sullo schermo una Rick che ha votato due volte per George W. Bush, che non pronuncia neppure il nome di Obama e che di fronte al figlio gay non ha un atteggiamento iniziale di comprensione. Rick sta dall'altra parte rispetto a ciò che pensa Demme ma questo non impedisce di fare emergere passo dopo passo, ruga dopo ruga, un senso di umanità profonda in cui errori e capacità di riconoscerli finiscono con il coesistere. Perché come diceva Giorgio Gaber (per rimanere sempre in ambito musicale) "L'uomo è quasi sempre meglio rispetto alla propria ideologia".
Video.