IL PICCOLO PRINCIPE

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  1. almamarina
     
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    IL PICCOLO PRINCIPE



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    E’ uno dei libri che accompagnano da sempre la fantasia di milioni di bambini: Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry, fra le opere più celebri del XX secolo. Arrivano ora su You Tube le immagini della versione animata alla quale già da qualche anno sta lavorando la Method Animation, coprodotta da La Fabrique d’Image, DQ Entertainment, ARD e Rai Fiction e che finalmente possiamo visionare.

    La serie del Principe comprenderà 52 episodi da mezz’ora circa realizzati con la regia di Pierre-Alain Chartier mentre l’adattamento è opera di Matthieu Delaporte e Alexandre de la Patellière. Una serie dai toni molto poetici, come ci ha abituato il romanzo di Saint-Exupéry, che stampato nel 1943 affrontava temi per ragazzi come il senso della vita, il significato dell’amore e dell’amicizia, e anche molto spettacolare, graficamente accuratissimain CGI mista ad altre tecniche e con una colonna sonora studiata con attenzione.

    Niente lasciato al caso quindi. Il Piccolo Principe della serie animata ha un volto delicato e intenso, da vero sognatore e dalla Terra sarà catapultato nell’universo in una serie di avventure che lo porteranno a visitare molteplici e diversi mondi, come il pianeta del tempo, quello della musica e quello dei giganti. Nel corso del suo viaggio sarà accompagnato dalla sua amica volpe e incontrerà dei personaggi insoliti che aiuterà a risolvere i propri problemi nel loro mondi. Un universo, quello creato da Saint-Exupéry, sempre molto vario e affascinante che sicuramente attrarrà l’attenzione di spettatori di tutte le età.

    L’uscita della serie è già prevista in Francia, Germania e Giappone sotto etichetta Sony Pictures, e in Francia con l’uscita della serie ci sarà anche uno speciale di 52 minuti in prossimità del Natale e in occasione dell’uscita del DVD Il Piccolo Principe – Il Pianeta del Tempo. Per l’Italia tra i produttori c’è anche Rai Fiction che porterà la serie animata da noi probabilmente nel 2011 su Rai Tre. Oltre alla serie è prevista inoltre la lavorazione di un lungometraggio d’animazione programmato per uscire nei cinema non prima del 2013 la cui produzione potrà contare su un badget di 45 milioni di euro.

    Per delineare la figura del Principe in Francia sono stati interpellati molti scrittori quali il Premio Nobel Le Clezio e Daniel Pennac, oltre a musicisti di grande livello e per ogni mondo che Il Principe visiterà ci sono stati autori diversi. C’è stata anche la partecipazione di Moebius, il grande disegnatore francese. Per le voci francesi, tra gli altri, l’attore Gerard Depardieu e Carole Bouquet.
     
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  2. tappi
     
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  4. gheagabry
     
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    Dite: è faticoso frequentare bambini.
    Avete ragione.
    Poi aggiungete:
    bisogna mettersi al loro livello,
    abbassarsi,inclinarsi,
    curvarsi,farsi piccoli.
    Ora avete torto.
    Non è questo che più stanca.
    E' piuttosto il fatto di essere obbligati ad innalzarsi
    fino all'altezza dei loro sentimenti.
    Tirarsi,allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi.
    Per non ferirli.
    (Janusz Korczak)


    IL PICCOLO PRINCIPE



    "....E' cosi' che conosco "Il Piccolo Principe " e Antoine de Saint Exupery. Un incontro prematuro, un seme caduto in un terreno ancora roccioso. In biblioteca trovo il libro, ha poche pagine, ma deve per forza contenere un tesoro! Non capisco se e' un libro per bambini, per ragazzi o e' forse anche per i grandi? L'intensita' del messagio, in apparenza semplice, e' molto forte e non di immediata comprensione, così devo rileggere, e mi sorprendo nel sentirmi a casa.
    Antoine dice che "per coloro che comprendono la vita, sarebbe stato molto piu' vero "se lo avesse cominciato come una favola (c'era una volta...) E di seguito "Perche' non mi piace che si legga il mio libro alla leggera". E'un gran dispiacere per me confidare questi ricordi... e' triste dimenticare un amico"... Così io ho provato a leggerlo con molta attenzione. Nel primo capitolo del libro autobiografico, e' sottolineato questo aspetto educativo non trascurabile, noi adulti facciamo di tutto per mortificare la fantasia e creativita' dei bambini cercando di trasmettere schemi standard che sterilizzano la piu' profonda vera natura di chi vuole/deve crescere. D'altra parte Antoine bambino ribadisce a ragione che "I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegare loro tutto ogni volta" e cosi il bambino finisce per diventare come pretendono gli adulti, appunto per non deludere, a discapito pero' del proprio essere! Gia' nei primi capitoli e' chiara l'osservazione che fa agli adulti, cosi' amanti delle cifre, poco attenti all'essenziale, e ribadisce: "Non c'e' da prendesela. I bambini devono essere indulgenti con i grandi" Affermando cio'Antoine ribalta il concetto della maturita' dell'adulto, innalzando il bambino a persona comprensiva e matura a tal punto da compatire il modo di essere e di pensare dell' adulto stesso!
    Via via che il racconto si snoda e' chiara la tenerezza del dialogo tra i due, così impegnati a conoscersi gradualmente senza forzare le domande, e rispettosi l'uno dell'altro senza giudicare. E' molto toccante il racconto della preoccupazione del Piccolo Principe per il fiore che aveva lasciato nel suo pianeta, ma a causa del quale, con i suoi continui capricci, se ne era andato. Non ce la faceva piu' a sopportare tutte le sue richieste: partire era stato doloroso ma necessario. E Il Piccolo Principe afferma "Non ho saputo capire niente allora! Avrei dovuto giudicarlo dagli atti, non dalle parole. Mi profumava e mi illuminava. Non avrei mai dovuto venirmene via! Avrei dovuto indovinare la sua tenerezza dietro le piccole astuzie. I fiori sono così contraddittori! Ma ero troppo giovane per saperlo amare". Per capire il valore delle persone che amiamo a volte dobbiamo allontanarci, per poter riflettere e apprezzare i lati piu' belli e saper accettare anche cio' che meno ci piace. La vera amicizia accetta incondizionatamente l'amico così com'e' senza volerlo innanzitutto cambiare.
    E soprattutto deve essere un legame libero. Mi viene in mente a tal proposito un brano di una poesia di Gibran Kahlil: "...lasciate che ci siano spazi nella vostra unione e che i venti dei cieli danzino tra voi". Mi sembra una bella prospettiva d'amicizia..
    Prima di arrivare sulla terra , Il Piccolo Principe aveva intrapreso un viaggio come dira' lui stesso per trovare un' occupazione e per istruirsi e trovare un amico. Conoscera' personaggi molto strani: ognuno viveva sul proprio pianeta. Un Re senza suddiditi, che continuava ad imapartire ordini. Il "vanitoso" che voleva essere ammirato. L'ubriacone che beveva per dimenticare di avere vergogna del fatto che beveva e cosi' via. E qui e' chiara la stranezza dell' essere umano, impegnato ad assumere comportamenti assurdi e contradditttori. Alla fine incontra un geologo che consiglia al Piccolo Principe di andare a visitare la terra. E proprio sulla terra, fara' un incontro straordinario. La parte piu' bella del libro per me e' l'inconto con la volpe, appunto nel pianeta terra.
    Il messaggio, forte e' l'importanza dell' amicizia dell'andare lento di una relazione, dei riti che servono a creare legami, che vanno nutriti coltivati. "Addomesticare" come lo fa il piccolo Principe con la sua rosa e la volpe con lui...: "Tu fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io sono solo una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell' altro. Tu sarai per me l'unico al mondo, e io saro' per te unica al mondo."Tu non devi dimenticare: non si vede bene che col cuore. L'essenziale e 'invisibile agli occhi" .
    Il Piccolo Principe e' un libro autobiografico, il protagonista e' Antoine da piccolo, come affermera': "e un bambino che porto nel cuore". Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano.
    ( Luciana di San Zenone, piccolo-principe.com)
     
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  5. tomiva57
     
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    grazie gabry..bellissimo libro
     
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  6. gheagabry
     
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    Il Piccolo Principe

    di Antoine Marie Roger de Saint-Exupéry

    Cap. XXI



    In quel momento apparve la volpe.
    "Buon giorno", disse la volpe.
    "Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
    "Sono qui", disse la voce, "sotto al melo..."
    "Chi sei?" domando' il piccolo principe, "sei molto carino..."
    "Sono una volpe", disse la volpe.
    "Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe, sono cosi' triste..."
    "Non posso giocare con te", disse la volpe, "non sono addomestica".
    "Ah! scusa", fece il piccolo principe.
    Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
    "Che cosa vuol dire <addomesticare>?"
    "Non sei di queste parti, tu", disse la volpe, "che cosa cerchi?"
    "Cerco gli uomini", disse il piccolo principe.
    "Che cosa vuol dire <addomesticare>?"
    "Gli uomini" disse la volpe, "hanno dei fucili e cacciano. E' molto noioso! Allevano anche delle galline. E' il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline?"
    "No", disse il piccolo principe. "Cerco degli amici. Che cosa vuol dire "<addomesticare>?"
    "E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire <creare dei legami>..."
    "Creare dei legami?"
    "Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io saro' per te unica al mondo".
    "Comincio a capire" disse il piccolo principe. "C'e' un fiore... credo che mi abbia addomesticato..."
    "E' possibile", disse la volpe. "Capita di tutto sulla Terra..."
    "Oh! non e' sulla Terra", disse il piccolo principe.
    La volpe sembro' perplessa:
    "Su un altro pianeta?"
    "Si".


    "Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?"
    "No".
    "Questo mi interessa. E delle galline?"
    "No".
    "Non c'e' niente di perfetto", sospiro' la volpe. Ma la volpe ritorno' alla sua idea:
    "La mia vita e' monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio percio'. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sara' illuminata. Conoscero' un rumore di passi che sara' diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi fara' uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiu' in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me e' inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo e' triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sara' meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che e' dorato, mi fara' pensare a te. E amero' il rumore del vento nel grano..."
    La volpe tacque e guardo' a lungo il piccolo principe:
    "Per favore... addomesticami", disse.
    "Volentieri", disse il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, pero'. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose".
    "Non ci conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe. "Gli uomini non hanno piu' tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose gia' fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno piu' amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"
    "Che cosa bisogna fare?" domando' il piccolo principe.
    "Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti sederai un po' lontano da me, cosi', nell'erba. Io ti guardero' con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' piu' vicino..."
    Il piccolo principe ritorno' l'indomani.
    "Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe.
    "Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincero' ad essere felice. Col passare dell'ora aumentera' la mia felicita'. Quando saranno le quattro, incomincero' ad agitarmi e ad inquietarmi; scopriro' il prezzo della felicita'! Ma se tu vieni non si sa quando, io non sapro' mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti".
    "Che cos'e' un rito?" disse il piccolo principe.
    "Anche questa e' una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'e' un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedi ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedi e' un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".
    Cosi' il piccolo principe addomestico' la volpe.
    E quando l'ora della partenza fu vicina:
    "Ah!" disse la volpe, "... piangero'".
    "La colpa e' tua", disse il piccolo principe, "io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi..."
    "E' vero", disse la volpe.
    "Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
    "E' certo", disse la volpe.
    "Ma allora che ci guadagni?"


    "Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
    Poi soggiunse:
    "Va' a rivedere le rose. Capirai che la tua e' unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalero' un segreto".
    Il piccolo principe se ne ando' a rivedere le rose.
    "Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente", disse. "Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora e' per me unica al mondo".
    E le rose erano a disagio.
    "Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. "Non si puo' morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, e' piu' importante di tutte voi, perche' e' lei che ho innaffiata. Perche' e' lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perche' e' lei che ho riparata col paravento. Perche' su di lei ho uccisi i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perche' e' lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perche' e' la mia rosa".
    E ritorno' dalla volpe.
    "Addio", disse.


    "Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale e' invisibile agli occhi".
    "L'essenziale e' invisibile agli occhi", ripete' il piccolo principe, per ricordarselo.
    "E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa cosi' importante".
    "E' il tempo che ho perduto per la mia rosa..." sussurro' il piccolo principe per ricordarselo.
    "Gli uomini hanno dimenticato questa verita'. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa..."
    "Io sono responsabile della mia rosa..." ripete' il piccolo principe per ricordarselo.

     
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  7. gheagabry
     
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    Capitolo X

    Il piccolo principe si trovava nella regione degli asteroidi 325, 326, 327, 328, 329 e 330. Comincio' a visitarli per cercare un'occupazione e per istruirsi.
    Il primo asteroide era abitato da un re.
    Il re, vestito di porpora e d'ermellino, sedeva su un trono molto semplice e nello stesso tempo maestoso.
    "Ah! ecco un suddito", esclamo' il re appena vide il piccolo principe.
    E il piccolo principe si domando':
    "Come puo' riconoscermi se non mi ha mai visto?"
    Non sapeva che per i re il mondo e' molto semplificato. Tutti gli uomini sono dei sudditi.
    "Avvicinati che ti veda meglio", gli disse il re che era molto fiero di essere finalmente re per qualcuno.
    Il piccolo principe cerco' con gli occhi dove potersi sedere, ma il pianeta era tutto occupato dal magnifico manto di ermellino. Dovette rimanere in piedi, ma era tanto stanco che sbadiglio'.
    "E' contro all'etichetta sbadigliare alla presenza di un re", gli disse il monarca, "te lo proibisco".
    "Non posso farne a meno", rispose tutto confuso il piccolo principe. "Ho fatto un lungo viaggio e non ho dormito..."
    "Allora", gli disse il re, "ti ordino di sbadigliare. Sono anni che non vedo qualcuno che sbadiglia, e gli sbadigli sono una curiosita' per me. Avanti! Sbadiglia ancora. E' un ordine".
    "Mi avete intimidito... non posso piu'", disse il piccolo principe arrossendo.
    "Hum! hum!" rispose il re. "Allora io... io ti ordino di sbadigliare un po' e un po'..."
    Borbotto' qualche cosa e sembro' seccato. Perche' il re teneva assolutamente a che la sua autorita' fosse rispettata. Non tollerava la disubbidienza. Era un monarca assoluto.
    Ma siccome era molto buono, dava degli ordini ragionevoli.
    "Se ordinassi", diceva abitualmente, "se ordinassi a un generale di trasformarsi in un uccello marino, e se il generale non ubbidisse, non sarebbe colpa del generale. Sarebbe colpa mia""
    "Posso sedermi?" s'informo' timidamente il piccolo principe.
    "Ti ordino di sederti", gli rispose il re che ritiro' maestosamente una falda del suo mantello di ermellino.
    Il piccolo principe era molto stupito. Il pianeta era piccolissimo e allora su che cosa il re poteva regnare?
    "Sire", gli disse, "scusatemi se vi interrogo..."
    "Ti ordino di interrogarmi", si affretto' a rispondere il re.



    "Sire, su che cosa regnate?"
    "Su tutto", rispose il re con grande semplicita'.
    "Su tutto?"
    Il re con un gesto discreto indico' il suo pianeta, gli altri pianeti, e le stelle.
    "Su tutto questo?" domando' il piccolo principe.
    "Su tutto questo..." rispose il re.
    Perche' non era solamente un monarca assoluto, ma era un monarca universale.
    "E le stelle vi ubbidiscono?"
    "Certamente", gli disse il re. "Mi ubbidiscono immediatamente. Non tollero l'indisciplina".
    Un tale potere meraviglio' il piccolo principe.
    Se l'avesse avuto lui, avrebbe potuto assistere non a quarantatre' , ma a settantadue, o anche a cento, a duecento tramonti nella stessa giornata, senza dover spostare mai la sua sedia! E sentendosi un po' triste al pensiero del suo piccolo pianeta abbandonato, si azzardo''a sollecitare una grazia dal re:
    "Vorrei tanto vedere un tramonto... Fatemi questo piacere... Ordinate al sole di tramontare..."
    "Se ordinassi a un generale di volare da un fiore all'altro come una farfalla, o di scrivere una tragedia, o di trasformarsi in un uccello marino; e se il generale non eseguisse l'ordine ricevuto, chi avrebbe torto, lui o io?"
    "L'avreste voi", disse con fermezza il piccolo principe.
    "Esatto. Bisogna esigere da ciascuno quello che ciascuno puo' dare", continuo' il re.
    "L'autorita' riposa, prima di tutto, sulla ragione. Se tu ordini al tuo popolo di andare a gettarsi in mare, fara' la rivoluzione. Ho il diritto di esigere l'ubbidienza perche' i miei ordini sono ragionevoli".
    "E allora il mio tramonto?" ricordo' il piccolo principe che non si dimenticava mai di una domanda una volta che l'aveva fatta.
    "L'avrai, il tuo tramonto, lo esigero', ma, nella mia sapienza di governo, aspettero' che le condizioni siano favorevoli".
    "E quando saranno?" s'informo' il piccolo principe.
    "Hem! hem!" gli rispose il re che intanto consultava un grosso calendario, "hem! hem! sara' verso, verso, sara' questa sera verso le sette e quaranta! E vedrai come saro' ubbidito a puntino".
    Il piccolo principe sbadiglio'. Rimpiangeva il suo tramonto mancato. E poi incominciava ad annoiarsi.
    "Non ho piu' niente da fare qui", disse il re. "Me ne vado".
    "Non partire", rispose il re che era tanto fiero di avere un suddito, "non partire, ti faro' ministro!"
    "Ministro di che?"
    "Di... della giustizia!"
    "Ma se non c'e' nessuno da giudicare?"
    "Non si sa mai" gli disse il re. "Non ho ancora fatto il giro del mio regno. Sono molto vecchio, ma c'e' posto per una carrozza e mi stanco a camminare".
    "Oh! ma ho gia' visto io", disse il piccolo principe sporgendosi per dare ancora un'occhiata sull'altra parte del pianeta. "Neppure laggiu' c'e' qualcuno".
    "Giudicherai te stesso", gli rispose il re. "E' la cosa piu' difficile. E' molto piu' difficile giudicare se stessi che gli altri. Se riesci a giudicarti bene e' segno che sei veramente un saggio".
    "Io", disse il piccolo principe, "io posso giudicarmi ovunque. Non ho bisogno di abitare qui".
    "Hem! hem!" disse il re. "Credo che da qualche parte sul mio pianeta ci sia un vecchio topo. Lo sento durante la notte. Potrai giudicare questo vecchio topo. Lo condannerai a morte di tanto in tanto. Cosi' la sua vita dipendera' dalla tua giustizia. Ma lo grazierai ogni volta per economizzarlo. Non ce n'e' che uno".
    "Non mi piace condannare a morte", rispose il piccolo principe, "preferisco andarmene".
    "No", disse il re.
    Ma il piccolo principe che aveva finiti i suoi preparativi di partenza, non voleva dare un dolore al vecchio monarca:
    "Se Vostra Maesta' desidera essere ubbidito puntualmente, puo' darmi un ordine ragionevole. Potrebbe ordinarmi, per esempio, di partire prima che sia passato un minuto. Mi pare che le condizioni siano favorevoli..."
    E siccome il re non rispondeva, il piccolo principe esito' un momento e poi con un sospiro se ne parti'.
    "Ti nomino mio ambasciatore", si affretto' a gridargli appresso il re.
    Aveva un'aria di grande autorita'.
    "Sono ben strani i grandi", si disse il piccolo principe durante il viaggio.

     
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  8. gheagabry
     
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    "Gli uomini hanno delle stelle che non sono le stesse. Per gli uni, quelli che viaggiano, le stelle sono delle guide. Per altri non sono che delle piccole luci.Per altri, che sono dei sapienti, sono dei problemi. Ma tutte queste stelle stanno zitte. Tu, tu avrai delle stelle come nessuno ha..." "Che cosa vuoi dire?" "Quando tu guarderai il cielo, la notte, visto che io abiterò in una di esse, visto che io riderò in una di esse, allora sarà per te come se tutte le stelle ridessero. Tu avrai, tu solo, delle stelle che sanno ridere!" E rise ancora."E quando ti sarai consolato (ci si consola sempre), sarai contento di avermi conosciuto. Avrai voglia di ridere con me. E aprirai a volte la finestra, così, per il piacere... E i tuoi amici saranno stupiti di vederti ridere guardando il cielo. Allora tu dirai: "Sì, le stelle mi fanno sempre ridere!" e ti crederanno pazzo. da: "Il piccolo principe", Antoine de Saint-Exupéry



     
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  9. gheagabry
     
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    E che ne fai di cinque centomilioni di stelle ?
    Cinquecento e un milione seicentoventiduemila
    settecentotrentuno. Sono un uomo preciso
    E che te ne fai di queste stelle ?
    Che cosa me ne faccio ?
    Si
    Niente. Le possiedo
    Tu possiedi le stelle?
    Si
    Ma ho già veduto un re che...
    I re non possiedono. Ci regnano sopra. E' molto diverso.
    E a che ti serve possedere le stelle?
    Mi serve ad essere ricco.
    E a che ti serve essere riccco?
    A comperare delle altre stelle, se qualcuno ne trova.
    Questo qui - si disse il principe - ragiona un po'
    come il mio ubriacone.
    Ma pure domandò ancora:
    Come si può possedere le stelle ?
    Di chi sono? rispose facendo stridere i denti
    l'uomo d'affari
    Non lo so, di nessuno.
    Allora sono mie che vi ho pensato per il primo.
    E questo basta ?
    Certo. Quanto trovi un diamante che non
    è di nessuno, è tuo. Quanto trovi un'isola che non
    è di nessuno , è tua. E io possiedo le stelle, perchè
    mai nessuno prima di me si è sognato di possederle.
    Questo è vero - disse il piccolo principe.
    Che te ne fai ?
    Le amministro. Le conto e le riconto. - disse l'uomo d'affari -
    E' una cosa difficile, ma io sono un uomo serio!
    Il piccolo principe non era ancora soddisfatto.
    Io, se possiedo un fazzoletto di seta , posso metterlo
    intorno al collo e portarmelo via.
    Se possiedo un fiore, posso cogliere il mio
    fiore e portarlo con me. Ma tu non puoi cogliere le stelle.
    [...] Io, disse il piccolo principe, possiedo
    un fiore che innaffio tutti i giorni.
    Possiedo tre vulcani dei quali spazzo
    il camino tutte le settimane. Perchè spazzo
    il camino anche di quello spento. Non si sa mai.
    E' utile ai miei vulcani, ed è utile al mio fiore
    che io li possegga. Ma tu non sei utile alle stelle....
    L'uomo d'affari aprì la bocca ma non trovò
    niente da rispondere e il piccolo principe se ne andò.
    Decisamente i grandi sono proprio straordinari,
    si disse semplicemente durante il viaggio.

    - Antoine De Saint Exupéry, il piccolo principe -



     
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  10. gheagabry
     
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    “I grandi amano le cifre. Quando voi gli parlate di un nuovo amico, mai si interessano alle cose essenziali. Non si domandano mai: «Qual è il tono della sua voce? Quali sono i suoi giochi preferiti?
    Fa collezione di farfalle?»
    Ma vi domandano: «Che età ha? Quanti fratelli? Quanto pesa? Quanto guadagna suo padre?»
    Allora soltanto credono di conoscerlo.”
    (Antoine de Saint-Exupéry, da "Il piccolo principe)

     
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9 replies since 6/10/2010, 09:06   1136 views
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