IVANO FOSSATI

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  1. tomiva57
     
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    ....PER CHI NON LA CONOSCE..






    Bella,
    che ci importa del mondo
    verremo perdonati te lo dico io
    da un bacio sulla bocca un giorno o l'altro.

    Ti sembra tutto visto tutto già fatto
    tutto quell'avvenire già avvenuto
    scritto, corretto e interpretato
    da altri meglio che da te.

    Bella,
    non ho mica vent'anni
    ne ho molti di meno
    e questo vuol dire (capirai)
    responsabilità
    perciò…

    Volami addosso se questo è un valzer
    volami addosso qualunque cosa sia
    abbraccia la mia giacca sotto il glicine
    e fammi correre
    inciampa piuttosto che tacere
    e domanda piuttosto che aspettare.

    Stancami
    e parlami
    abbracciami
    guarda dietro le mie spalle
    poi racconta
    e spiegami
    tutto questo tempo nuovo
    che arriva con te.

    Mi vedi pulito pettinato
    ho proprio l'aria di un campo rifiorito
    e tu sei il genio scaltro della bellezza
    che il tempo non sfiora
    ah, eccolo il quadro dei due vecchi pazzi
    sul ciglio del prato di cicale
    con l'orchestra che suona fili d'erba
    e fisarmoniche
    (ti dico).

    Bella,
    che ci importa del mondo.

    Stancami
    e parlami
    abbracciami
    fruga dentro le mie tasche
    poi perdonami
    sorridi
    guarda questo tempo
    che arriva con te
    guarda quanto tempo
    arriva con te.






    Ivano Fossati: l’intervista

    Il titolo è piacevolmente “vintage”, con un certo tocco “snob” che in fin dei conti non guasta: Musica moderna. Ma le canzoni di questo nuovo album di Ivano Fossati, di certo, non sono né snob né “vintage”, non rifiutano di certo il confronto con i nostri giorni, «ma mi piaceva l’idea di giocare con questa “modernità” che ormai è già passato», dice lui. Ed in fin dei conti il gioco di rimandi tra passato e presente è una sorta di filo conduttore musicale del disco, nel quale è possibile trovare echi degli anni Cinquanta, citazioni rock del decennio Settanta, come melodie appassionate e senza tempo e testi che invece provano a raccontare, con indignazione, i tempi correnti. A cinquantasette anni Ivano Fossati sta attraversando una sorta di “seconda giovinezza” musicale, perfettamente calato nella contemporaneità, pronto a recuperare dal passato tutto quello che serve e a proiettarlo, idealmente, nel futuro. «Ho, come tutti, delle preoccupazioni sul futuro», ci dice parlando delle canzoni dell’album, «e ci tenevo a fare un disco che non fosse lontano dalla realtà. Ma allo stesso tempo non volevo affliggere la musica. Una bella lezione degli ultimi 15 anni è che si può raccontare tutto su un divertimento ritmico e armonico. Le canzoni così risultano vive, scintillanti, pur raccontando di cose serie e serissime». E’ così “Il paese dei testimoni”, uno dei brani più belli del disco, dove Fossati veste i panni di un personaggio “senza memoria, senza vergogna, senza pudore”: «In questo caso il testo è il ritmo, mi sembrava importante dire quelle parole in quel modo. Mi calo nei panni di qualcun altro, uno che vende la propria delazione a chiunque pur di illudersi di contare qualcosa, uno che tradisce, che dice il falso semplicemente per esserci. Chi fa il mio mestiere si dimentica che può anche interpretare gli altri come può fare un attore. È diverso, da molta soddisfazione, è efficace quanto più è diretto. Mi è sembrato giusto diventare lui, piuttosto che raccontare un personaggio, sarebbe stato più difficile, sono le drammaturgie che insegnano».
    Subito dopo, per contrasto c’è una canzone come “D’amore non parliamo mai”, dove è Fossati a raccontare se stesso: «Non è un caso che l’abbia messa in quella posizione, per uno come me ha ancora importanza se un brano è il terzo o il quarto di un disco, si genera un percorso naturale tra le canzoni. Questa è una canzone sui ricordi che arriva in mezzo ad altre sensazioni musicali molto più forti, sta li per bilanciare parlando di cosa si può fare con i ricordi per rigenerarli». In Canzoni moderne c’è l’amore, come sempre, è c’è l’impegno, ricordato in una bellissima “La guerra dell’acqua”: «Mi trovavo in Francia, l’argomento dell’accaparramento dell’acqua in certi paesi del sud del mondo era all’ordine del giorno, se ne parlava alle nove di sera alla tv, in lunghi dibattiti, sui giornali. Tornando qui mi sono reso conto che se ne parlava molto meno, che la gente è meno informata, non sa cosa accade e cosa potrebbe accadere. E dato che per scrivere le canzoni a mio avviso serve una ragione valida, serve un buon motivo per prendere un foglio e scrivere, quello mi sembrava un buon argomento, un tema che aveva la dignità per essere raccontato, che coprisse un argomento di interesse generale. E’ una canzone sull’avidità patologica, che genera i mostri di questi giorni, che sono parenti, La patologia dell’arricchimento a ogni costo e contro ogni regola. Una delle ultime canzoni di Gaber era “L’obeso”: ci sono organizzazioni nel mondo che sono “l’obeso”, che inseguono fatturati maggiori a danno di popolazioni intere. Argomenti come questi vanno presi e trasformati, se ci si riesce, in canzoni».
    E’ ancora possibile che una canzone cambi qualcosa, che “serva”?
    «Quando inizio a scrivere spesso non so nemmeno se per quella canzone ci sarà qualcuno in ascolto e questo pensiero mi prende sempre di più. Ma questo non fiacca la voglia di arrivare in fondo a quel testo e quella musica, è tutto racchiuso nel momento in cui una canzone si scrive, quello che accade dopo è un puro miracolo.
    Quando ascolto le canzoni che mi hanno cambiato lo spirito, sono certo che gli autori quando le scrivevano non stavano pensando a colpire l’animo di qualcuno. Io credo che non bisogna chiederselo prima. Mai chiedersi niente prima».
    Le canzoni di questo album non sono prevedibili nella struttura, hanno un movimento di toni e di ritmi che risulta sempre sorprendente…
    «Mi sono dato come compito da qualche anno di scrivere componendo, non solo di buttare già istintivamente delle sequenze di accordi, e le canzoni di questo album sono scritte secondo una composizione vera e propria. Anche il testo è musica quanto i cambi tonali, la scelta delle ritmiche e delle velocità. Sono tutti elementi che parlano a chi ascolta, non si racconta una canzone solo con le parole, ma con ritmi, accordi che variano con i toni, tante voci separate che si fondono in una e raccontano una storia in un modo il più completo possibile».
    Ci sono echi del passato in qualche canzone, c’è molto Ry Cooder, c’è persino una chitarra che ricorda i Pink Floyd
    «Si, mi sono reso conto che quella musica che abbiamo amato tanto, con la quale siamo nati e che ci ha accompagnato fino agli anni Settanta è diventata il nostro mondo classico al quale non ha alcun senso sottrarsi. Se negli ani novanta ho tentato vie di fuga, attraverso formazioni rock cameristiche, che avevano una base ritmica prepotente ma poi erano cameristiche, con arpe, oggi non ne ho bisogno. Non ho fatto alcuna marcia indietro, mi sono reso conto che stavo rifiutando una forma classica che ha una dignità altissima. Non ha alcun senso rifiutare noi stessi. Mi sono reso conto anche io che quel passaggio di chitarra ricorda i Pink Floyd, non è una citazione, va bene così, ci porta da quelle parti e ne sono felice».
    Fossati scriverebbe ancora una canzone per il Partito Democratico?
    «Non credo che una canzone oggi risolleverebbe gli animi, ci vuole ben altro, per risollevare l’indignazione, il senso critico, il coraggio. Penso che i tempi siano cambiati, non mi piace tutta questa fuga ostentata dei pensieri di sinistra, c’è un fuggi fuggi, un non riconoscere il proprio passato che mi in qualche modo mi delude, mi fa male. Non credo che sarebbe utile, quello che poteva essere utile nella politica del 1996 non lo sia più oggi. I modelli sono talmente differenti, i canali di comunicazione, il grado di partecipazione della gente è differente, questo è il punto principale. Non credo che una canzone oggi risolleverebbe gli animi, ci vuole ben altro, per risollevare l’indignazione, il senso critico, il coraggio».


    ERNESTO ASSANTE
     
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77 replies since 4/10/2010, 15:16   2329 views
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