Umbria ... Parte 1^

AMELIA..CORCIANO..LA CASCATA DELLE MARMORE..TERNI..

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    BUONGIORNO ISOLA FELICE ... BUON RISVEGLIO A TUTTI


    “ ... Mercoledì ... dopo molti giorni trascorsi sulle sue terre, lasciamo la Toscana ... non c’è tempo di dispiacersi di questa partenza perchè la nostra mongolfiera ci porta in volo verso un’altro scrigno di bellezze senza fine ... voliamo verso Sud Est, verso il polmone verde dell’Italia ... l’Umbria ... Buon risveglio amici miei ... il nostro viaggio verso bellezze ed emozioni straordinarie continua ... la mongolfiera dell’Isola Felice ci attende, le sue funi, il loro stridere sembrano chiamarci ... eccoci, arriviamo!!! ..."

    (Claudio)


    “lu ternano de tutti è lu mejo perchè magna le ciriole coll'ajio e se ce mette n'tantino de ojo va gridanno l'arvojo,l'arvojo”


    AMELIA..CORCIANO..LA CASCATA DELLE MARMORE..TERNI..INZIA IL NOSTRO VOLO IN UMBRIA..



    “Un Umbria piccola ma nello stesso tempo infinita. Molti comuni, spesso celati e nascosti dietro la grandeur delle eccellenze delle grandi mete spirituali…”

    “Ad Amelia, borgo medievale dell’Italia centrale, la vita sembra scorrere con ritmi d’altri tempi. Il centro sorge su un’altura, tra le colline umbre, e domina le vallate dei fiumi Tevere e Nera, nella zona nota appunto come Amerino….Amelia è considerata quasi il capoluogo dell’area, di sicuro ne è il punto di riferimento storico e culturale. È una delle più antiche città italiche, prima degli Umbri e poi dei Romani con il nome di Ameria. Tanto conosciuta da essere addirittura citata da Plinio il Vecchio … la fondazione di Amelia risalirebbe al 1134 a. C. Della città si legge anche in una arringa di Cicerone….Testimone del periodo romano di Amelia è la statua in bronzo di Germanico e gli ambienti delle cisterne esposti nel Museo Archeologico..L’atmosfera che si respira è suggestiva: se a nord il centro storico della città è protetto da uno sperone roccioso, il resto è circondato da massicce mura poligonali del VII – IV sec. a.C…..Al di là delle mura… tutto il centro è punteggiato di palazzi storici e nobiliari che all’interno conservano sale affrescate. Molti di questi edifici risalgono al ‘700, altri a periodi precedenti. … Palazzo Petrignani, Palazzo Nacci, Palazzo Farrattini, Palazzo Venturelli e Palazzo Battista Geraldini….le chiese di San Francesco e di Sant’Agostino…. all’interno della chiesa di San Magno, è conservato un prezioso organo del XVI secolo.”

    “Il borgo sospeso sul lago Trasimeno…Corciano, delizioso borgo in provincia di Perugia, custodisce gelosamente bellezze architettoniche, naturalistiche e atmosfere medievali …Antiche tradizioni popolari, affascinanti rievocazioni storiche.. leggende di omeriana memoria…”
    “Le Cascate delle Marmore vennero create nel 290 a.C. su ordine del console Dentato di effettuare uno scavo di un canale per far defluire le acque del fiume Velino lungo la rupe di Marmore…nacque lo spettacolo al quale assistiamo oggi….Per poter assistere da vicino allo scorrere impetuoso delle acque delle cascate ….si giunge fino al cosiddetto “balcone degli innamorati” che si trova nel punto più alto, da dove è possibile sentire sulla propria pelle lo spumeggiare della fresca acqua umbra.”

    “Terni….è conosciuta come la città degli innamorati avendo come patrono San Valentino.. la Chiesa di San Francesco in stile gotico, la Chiesa di San Salvatore ..Suggestivo il Palazzo Spada, un immenso edificio regolare nel quale un tempo risiedeva l’antica famiglia omonima la Fontana di Piazza Tacito decorata con i simboli dei segni zodiacali, i quali si intravedono sotto la trasparenza dell’acqua che sgorga e che, a cascata, forma un vero e proprio velo compatto che ne ricopre la superficie.”

    “..ché n’te scorda chi c’è nato”. Così recita l’ultimo verso di una nota poesia dialettale dedicata ad Alviano. Chi è nato all’ombra dell’inossidabile “Rocca” non dimentica la sua storia, la sua parlata gelosamente custodita, la fame degli “anni ‘20″. Più di ogni altra cosa non dimentica il “folle” girovagare di una bizzarra vecchiarella che canta per chi non è più e di più per chi è costretto a sperare, ogni giorno, di essere domani."

    “Baschi sorge su uno sperone, guardando il Tevere scorrere lento e possente... Già abitata in epoca romana….quando il suo nome era Vescuim…. il castello, fu innalzato tra il novecento e l’anno mille….Il comune fu teatro di molti scontri e battaglie in epoca romana, ma soprattutto nel periodo delle signorie, quando fu territorio dei Baschi, i quali portarono la città al massimo splendore.
    La nobile famiglia dei Baschi regnò sul territorio per almeno otto secoli…..sotto i Baschi la città estese il suo potere dalla Toscana fino alle Marche, estendendosi su castelli e castelli, fino al numero di sessanta, riuscendo a tenerne il comando grazie alla numerosa discendenza della famiglia….Due personaggi in particolare sono ricordati nelle cronache e nelle memorie degli abitanti: Bindo e Ranuccio….Bindo, uno dei più famosi componenti della famiglia, fu a capo delle truppe ghibelline. Morì nella battaglia di Montemolino, combattendo a fianco di Perugia….Il conte Ranuccio, invece, sfuggì da piccolo alla congiura familiare in cui perse la madre. …Nonostante l’infanzia rotta, egli riuscì a sollevare le sorti del casato che sotto di lui conquistò un nuovo splendore e fece costruire il palazzo del Comune e ricostruire gran parte della città. Serbò però rancore verso la gente del contado che non salvò la madre dall’assassinio, divenendo un signore molto autoritario e perseguitando coloro che riteneva i responsabili indiretti dell’assassinio.”
    “Metti che ti trovi in un paese in cui i nomi maschili si trasformano in sostantivi femminili. Dove il dialetto rasenta una vera e propria lingua a sé. O in cui parlando di una donna, la si cita anteponendo un articolo (per esempio “la Paola”). Ad un primo momento, se foste portati qui con le bende agli occhi, fareste fatica a riconoscere il luogo in base agli accenti ricorrenti….La particolarità di Monteleone d’Orvieto è proprio questa: conservare la propria specificità, pur occupando un punto al centro dell’Umbria…Nella chiesa parrocchiale di Monteleone….dietro l’altare si nasconde un’opera cinquecentesca, dipinta niente di meno che da alcuni allievi del grande Perugino.”

    “Ferentillo, piccolo comune incluso nel Parco fluviale del Nera, a pochi chilometri dalla Cascata delle Marmore….Curiosa la vicenda che ha dato origine al suo nome: fu chiamato Ferentillo in seguito alla discesa del re longobardo Liutprando. Costui bonificò questi territori rendendoli abitabili e ribattezzandoli prendendo spunto dalla sua città di provenienza, Ferento. È proprio dura dimenticare le proprie radici, oggi come ieri! …la città è divisa dal Nera in due parti, che prendono il nome di Mattarella e Precetto. È alquanto suggestivo veder scorrere questo fiume nella gola a strapiombo della Valle Suppegna…l’Abbazia di S. Pietro in Valle…. splendido capolavoro del Medioevo è storicamente testimoniato già nell’VIII secolo, quando raccolse le spoglie del duca di Spoleto Faroaldo II. Nei secoli successivi si accese un violento scontro tra il Vescovo spoletino e gli abati responsabili dell’Abbazia, che comunque riuscirono a conservare una relativa indipendenza. Altra chiesa di assoluto rilievo è la Collegiata di Santa Maria, con l’alto campanile che spunta dal centro abitativo di Mattarella. Infine la Chiesa di Santo Stefano, eretta nel Cinquecento e inglobata nell’attuale quartiere Precetto. Tutte queste opere sono sovrastate dall’antica Rocca, che si inerpica sul costone della montagna”

    “Acquasparta…… cittadina tranquilla, lontana dal caos e dalla frenesia delle grandi metropoli…Il paesaggio, per buona parte montano, tra borghi di straordinaria bellezza, sentieri ..castagneti e oliveti….”

    “La ridente cittadina di Umbertide si trova nei pressi di un ponte sul fiume Tevere….il borgo, attraversato anche dal torrente Reggia, ha un nucleo storico interamente delimitato da cinta muraria medioevale….l’antica Piazza delle Erbe - in seguito divenuta del Mercato - la Chiesa di San Giovanni, magnifico sfondo a una piccola viuzza e a un’altra chiesetta intitolata a San Pietro, costruita in un periodo antecedente….il magnifico convento francescano di Santa Maria della Pietà, al cui interno si trovava anticamente il capolavoro del Pinturicchio, l’”Incoronazione della Vergine“…la Chiesa ed il Museo di Santa Croce, che ancora conserva al suo interno la celeberrima pala d’altare “Deposizione dalla Croce“, dipinta agli inizi del cinquecento da Luca Signorelli: noto pittore rinascimentale abilissimo nell’uso della tecnica prospettica….la Collegiata di Santa Maria della Reggia, dove è possibile ammirare una pregevole “Ascensione al Cielo” raffigurata proprio dallo stesso artista.”

    “Pochi passi in salita …. alle porte della Castiglione antica… protetta gelosamente dalle sue mura. Ad un lato dell’entrata notai una scritta che recitava:”Castiglione del Lago, uno dei borghi più belli d’Italia”…. scorci indimenticabili, verso il promontorio più estremo che dà sul Lago Trasimeno: uno spettacolo davvero mozzafiato. Immortalare la linea piatta dell’acqua, tra le feritoie delle mura…ogni due anni si celebra una famosa manifestazione in cui i protagonisti sono gli aquiloni: si chiama Coloriamo i Cieli…..qui risiede una prestigiosa scuola di musica per artisti in erba. Infine, c’è un tragitto pedonabile, chiamato Percorso Vita, che circoscrive tutto il promontorio fin sotto alla Fortezza.”

    “vallo di Nera…Valnerina con tutt’attorno folti boschi e quell’odore di macchia mediterranea che non ti dimentichi più….L’origine del borgo risale ad una particolare concessione che l’allora potente Spoleto, nel 1217, concesse ai locali per costruire un castello sulle rovine di un’antica rocca. Successivamente fu terreno di contesa, vista la sua particolare posizione strategica…. sulle facciate esterne di alcune abitazioni .. affreschi devozionali, piccole edicole dedicate ai santi protettori di Vallo. Le due chiese simbolo, dedicate a Santa Maria e a San Giovanni Battista, conservano dipinti di importanti pittori locali….lo scenario è una favola. Immaginate qualche particolare che lo rende straordinario: un paesaggio invernale, dove i boschi circostanti sono spogli e magari coperti da una coltre di neve appena caduta… un presepe vivente allestito tra queste strette vie, dove le case fanno da paesaggio naturale. È quello che capita tutti gli anni a Vallo di Nera”
    “In un paesaggio costellato di migliaia di ulivi Trevi da secoli si regge sull’economia dell’olio. La sua forma è di quelle che saltano subito all’occhio: una grande chiocciola che si avvolge fino a trovare il centro nella chiesa del santo patrono Emiliano e poi a digradare in terrazzamenti.”

    “Spello, un bellissimo borgo posto ai margini della valle che solca l’Umbria centrale. Le sue tradizioni risentono della presenza secolare dell’olivo, oltre ai rituali della raccolta e la olitura. È famosa nel mondo soprattutto per l’Infiorata del Corpus Domini, in cui si allestiscono, con curiose decorazioni fatte da petali di fiori, le strade interne…..La Chiesa di Santa Maria Maggiore è uno dei luoghi di culto più antichi che si trovano a Spello. La sua origine, infatti, risale all’XI secolo. All’interno c’è la perla artistica più rilevante: la Cappella Baglioni, con il ciclo di affreschi del Pinturicchio. Le opere più rappresentative dell’artista rinascimentale sono l’Annunciazione, l’Adorazione dei Magi e la Disputa nel Tempio.”

    "...Rimbombo di acque! Dalla scoscesa altura il Velino fende il baratro consunto dai flutti. Caduta di acque! Veloce come la luce, la lampeggiante massa spumeggia, scuotendo l'abisso. Inferno di acque! là dove queste urlano e sibilano e ribollono nell'eterna tor¬tura; mentre il sudore della loro immane agonia, spremuto da questo loro Flegetonte, abbraccia le nere rocce che circondano l'a¬bisso, disposte con dispietato orrore..."

    George Byron








    Lago Trasimeno




    Il territorio del comprensorio turistico è collocato nell’area nord-occidentale dell’Umbria, al confine con la Toscana.
    Accanto a gioielli architettonici di epoca romana, medievale e rinascimentale, conserva tracce di una storia antica e travagliata, dove i castelli, le rocche, le chiese e le abbazie impreziosiscono i capolavori d’arte lasciati da maestri della pittura come il Perugino o il Pomarancio.



    Il grande specchio d’acqua del lago si colloca in un ampio bacino aperto ad ovest verso la Valdichiana e dagli altri lati racchiuso da un anfiteatro di dolci colline che si alternano a zone pianeggianti lungo le sue sponde. Posta in un’area di confine tra Umbria e Toscana, le città ed i centri storici riflettono l’intreccio e le contaminazioni tra le due regioni nel paesaggio collinare, nei sapori della cucina e nelle tradizioni.

    Umbria

    è una regione dell'Italia centrale di 899.550 abitanti posta nel cuore della penisola. Con una superficie di 8.456 km² (6.334 la provincia di Perugia, 2.122 quella di Terni) è una tra le più piccole regioni italiane e l'unica a non avere confini esterni, terrestri o marittimi. È anche l'unica regione dell'Italia peninsulare a non essere bagnata dal mare. Confina ad est ed a nord-est con le Marche, ad ovest e nord-ovest con la Toscana ed a sud e sud-ovest con il Lazio. Inoltre, è presente una ex-clave nelle Marche, appartenente al comune di Città di Castello. Il capoluogo regionale è Perugia.






    Storia

    La regione venne abitata in epoca protostorica dagli Umbri e dagli Etruschi. Nel 672 a.C. viene fissata la leggendaria fondazione di Terni. Nel 295 a.C. dopo la battaglia di Sentino fu conquistata dai Romani, che vi stanziarono alcune colonie e ne attraversarono il territorio con la via Flaminia (220 a.C.). Vi ebbe luogo la battaglia del Trasimeno durante l'invasione di Annibale nel corso della seconda guerra punica e Perugia venne espugnata e data alle fiamme nel Bellum Perusinum, durante la guerra civile tra Marco Antonio e Ottaviano nel 40 a.C.. Il territorio della regione, dopo la fine dell'impero romano vide le lotte tra Ostrogoti e Bizantini e la fondazione nella parte orientale della regione del longobardo ducato di Spoleto (indipendente tra il 571 e la metà del XIII secolo). Ai Bizantini rimase comunque il cosiddetto corridoio bizantino, striscia di territorio estesa lungo il corso del Tevere e facente capo all'Esarcato di Ravenna. Carlo Magno conquistò la maggior parte dei domini longobardi e li cedette al Papa. Le città conquistarono una certa autonomia e furono spesso in guerra tra loro, inserendosi nel più generale conflitto tra papato e impero e tra Guelfi e Ghibellini. Nel XIV secolo nacquero diverse signorie locali che furono quindi assorbite dallo Stato Pontificio, sotto cui la regione rimase fino alla fine del XVIII secolo. Con le vicende successive alla Rivoluzione francese fece parte della Repubblica romana (1789-1799) e dell'Impero napoleonico (1809-1814). Nel 1860 a seguito dei moti risorgimentali la regione entrò a far parte del Regno d'Italia.





    Guelfi e Ghibellini


    Dopo la morte dell'imperatore Enrico V nel 1125 l'impero venne conteso fra diversi pretendenti. Si disse ghibellino il partito dei sostenitori della casa di Hohenstaufen, duchi di Svevia e signori del castello di Wibeling in Fandonia, ostili alla supremazia papale, in contrapposizione al partito dei guelfi, guidato dai duchi di Baviera, eredi di Guelfo (1070-1101), più inclini ad un accordo con i pontefici.



    Al tempo della lotta fra il Barbarossa, appartenente appunto alla casa sveva, ed il papato i due schieramenti assunsero il significato di partito decisamente antipapale o antimperiale. Successivamente, a partire dall'età di Federico II, i termini qualificarono due schieramenti, presenti in tutta l'Italia centro-settentrionale, comprendenti famiglie, fazioni e intere città, alleate o discordi per interessi loro particolari politici, economici e religiosi, che non ebbero sempre un collegamento diretto con la lotta fra l'impero e il papato, benché i Ghibellini continuassero all'occasione a cercare l'appoggio imperiale, e i Guelfi a riconoscersi nella guida politica, oltre che spirituale, del papa.



    Cascata delle Marmore












    Un incontro imprevisto


    Nella tarda mattinata di qualche anno fa, dopo aver sistemato alcune pratiche negli uffici nella città di Rieti e far ritorno al mio paese d'origine ubicato non lontano dall'Aquila, per poter risparmiare tempo decido, insieme a mia moglie, di raggiungere quest'ultima città facendo la statale 4.
    Non so per quale motivo, forse perchè distratto dal coilloqui con mia moglie, mi accorgo che stavo fecendo una strada che si inerpicava con diverse curve verso una montagna, strada che non avevo mai percorso sebbene il tragitto previsto l'avessi fatto già altre due volte. Fra i rimproveri della "dolcissima" consorte noto un cartello direzionale "Cascata delle Marmore". Proseguo ad inerpicarmi quando improvvisamente sulla mia sinistra sento un frastuono molto forte, volto lo sguardo e.... spettacolo bellissimo. Mi fermo, parcheggio ed ammiro la cascata che con i suoi spruzzi ,ai riflessi del sole formava multiformi colori come se un arcobaleno si scomponesse buttando i suoi colori qua e la. La posizione in cui mi trovavo era al di sopra o in parallelo dell'inizio della cascata e presumo che quello non era il posto ideale dove sono di solito fermarsi i visitatori poichè lo spettacolo si poteva ammirare solo attraverso la vegetazione.
    Mi fermo per molti minuti estasiato dalla potenza dell'acqua e come la natura potesse essere così perfetta da formare uno spettacolo unico e irripetibile e per un attimo mi sono sentito come fossi un corpo estraneo a tanta bellezza.
    Risalgo in macchina più che altro sollecitato da mia moglie (ah le mogli, se non ci fissero bisognerebbe inventarle perchè altrimenti non sarei andato più via) riprendendo la marcia verso il paese non prina di aver chiesto informazione per l'itinerario ad una persona di un paese vicino.

    Il borgo di Amelia, in provincia di Terni.


    Sulla sommità della collina è ben visibile il Duomo, dedicato a S. Firmina.

    image

    Collocata su una dorsale collinare interposta tra le vallate del fiume Tevere e Nera, Amelia è il maggior centro dell'Amerino. Di origine molto antica, è ritenuta una delle città piú antiche dell'Umbria. Citata nella "Storia naturale di Plinio" fu ricordata da Cicerone in una nota arringa, come Ameria un municipio militare romano iscritto alla tribú Clustumina.


    Amelia, panorama



    Amelia, Teatro Soiciale del XVIII secolo



    Amelia, Chiostro Boccalini


    Amelia, una strada del centro

    Alcuni scatti di Corciano (PG)



    Corciano è un comune di 18.493 abitanti della provincia di Perugia posto su un colle a 12 km da Perugia. È inserito tra i Borghi più belli d'Italia.
    Le tracce più antiche della presenza dell'uomo (alcuni frammenti di utensili su lama di selce e vari frammenti di vasi in impasto non tornito) risalgono al Neolitico. La scoperta di due vasi cinerari (conservati nell'Antiquarium del palazzo Comunale) segnalano la presenza umana in un periodo compreso tra il IX e l'VIII secolo a.C. Tra il III e il I secolo a.C. si formarono numerosi nuclei abitati (in genere di piccole dimensioni) dediti prevalentemente all'attività agricola e a quella artigianale.

    L'area, nota archeologicamente per il famoso ritrovamento ottocentesco della tomba dei carri bronzei risalente alla seconda metà del VI secolo a.C. subì, quattro secoli più tardi, un forte processo di sviluppo probabilmente in relazione alla crescente richiesta di travertino utilizzato per la produzione di urne, cippi funerari, ma soprattutto per la costruzione della città urbana di Perugia.

    I primi documenti [modifica]
    È solo dopo l'anno Mille che alcuni documenti documentano la sua esistenza. Nel 1136 papa Innocenzo II conferma il Castrum de Corciano al Vescovo di Perugia e lo stesso castello è citato nell'elenco delle ville e dei castelli presenti nel territorio perugino nell'anno 1258. La stretta dipendenza con Perugia portò i soldato corcianesi a combattere contro Todi che aveva occupato parte del territorio perugino: nel 1310 respinsero i tuderti fino alle porte della loro città.

    Braccio da Montone [
    Tra il 1415 e il 1416 il Capitano di ventura Braccio da Montone, espulso da Bologna, con le sue truppe si dirige in Umbria seminando distruzione e morte. Tenta di conquistare Corciano, ma la cittadina si difende valorosamente e mette in fuga le truppe di Braccio. I Magistrati perugini, come compenso per l'eroica difesa, esentarono Corciano da ogni tassa per cinque anni. Ma Braccio non si ferma: dopo aver conquistato 120 castelli nel territorio perugino, torna a Corciano che, non potendo sopportare un nuovo assedio, gli apre spontaneamente le porte.

    Nel XIV secolo Corciano passò, come quasi tutta l'Umbria, nell'orbita dello Stato della Chiesa e divenne feudo dei Duchi della Corgna che avevano la loro residenza nell'attuale palazzo Comunale. Nel 1809 l'esercito napoleonico stabilì a Perugia il Governo imperiale e Corciano venne eretta a Mairie. Il 9 novembre 1860 viene pubblicato il plebiscito per l'annessione della Provincia di Perugia al Regno d'Italia: 97.000 voti favorevoli e 386 contrari.



    Panorama


    Scorcio




    Ciao Lussy T.V.B., sai sei entrata nel cuore di tutti noi Auguri Smak

    TODI





    qualche scatto mio fatto col cellulare peraltro..















     
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  2. tomiva57
     
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    san gemini






    San Gemini, originario borgo preromano denominato Casventum in epoca romana, assunse l'odierno nome nel IX secolo, quando un monaco di nome Gemine, proveniente dalla Siria, vi cominciò a predicare, istruendo e beneficando a tal punto da far designare la cittadna come la città di "Santo Gemine".

    Divenuta Comune con il favore del Papato, ed essendo un nodo stradale di vitale importanza per le comunicazioni con Roma da nord, la cittadina divenne un centro culturale, artistico e religioso di prim'ordine. Ne son testimonianza le Abbazie di San Nicolò e di San Gemine, oggi duomo, le chiese di San Giovanni, con un antico Battistero dell'VIII secolo, e di San Francesco (sec. XIII), nonchè il Palazzo del Capitano del Popolo e la poderosa Cinta Muraria ancora visibile in larghi tratti. Piazza San Francesco, la pi grande della città, è dominata dalla mole turrita del Palazzo Canova, testimonianza del lungo soggiorno in San Gemini del grande scultore. Numerosi altri resti storici, come la raccolta cappella di Santa Maria de Incertis e le chiese di Santa Maria Maddalena e Santo Stefano, e bellezze architettoniche come torrioni, case-torri, scalinate, arcate, bastioni, ponticelli di sostegno, severi edifici, nonchè la vicinanza con i resti della bella città romana di Carsulae e con le Terme le cui acque portano il suo nome, concorrono a rendere San Gemini pari ad un gioiello che riempie di meraviglia e di ammirazione il visitatore che si addentra nelle sue viuzze e ne scopre gradatamente le varie sfaccettature.
    La più importante manifestazione organizzata nel paese è la rievocazione storica della Giostra dell'Arme.



    San Gemini - Museo di Scienze della Terra: Geolab

    Il Geolab, progettato per superare uno dei limiti che si riscontrano tra il mondo della scuola e le istituzioni museali - l’inaccessibilità dei materiali -, è una grande avventura, un ambiente ricco di stimoli ed emozioni dove si partecipa attivamente attraverso esperimenti originali e divertenti.
    San Gemini (Tr). Geolab è uno spazio espositivo permanente dedicato alla divulgazione delle Scienze della terra. Tra il museo e un laboratorio interattivo Geolab, grazie ad una serie di macchine interattive, invita il visitatore a conoscere divertendosi attraverso la sperimentazione con metodi scientifici.



    La visita che si propone viene articolata in due momenti diversi: la visita al museo attraverso cinque sale espositive ed un percorso di laboratorio a scelta tra ‘Le pagine scritte nella roccia’, ‘L’orogio della terra: Ifossili’ e ‘La descrizione e rappresentazione del paesaggio:la geografia e topografia’.

    Possibilità di scegliere anche il ‘Geotour’ per un immersione di tre giorni alla scoperta delle scienze della terra. Il museo si trova presso Santa Maria della Misericordia (uscita San Gemini Sud) in via della Misericordia 1.

    Mercatino Antiquariato a San Gemini

    San Gemini (Tr). Ogni terza domenica del mese a San Gemini si svolge una vera e propria mostra-mercato dell’antiquariato nel borgo (centro storico).

    Presente oggettistica d’antiquariato, modernariato, collezionismo e artigianato.

    Numerosi gli espositori che dall'Umbria e da altre regioni d'Italia si danno appuntamento ogni mese per le vie del centro storico di San Gemini.



    Museo dell’Opera di Guido Calori




    San Gemini (Tr). Il Museo dell’Opera di Guido Calori dal 10 aprile 2004 è aperto al pubblico, per iniziativa della Fondazione Guido Calori e del Dott. Giovanni Mastino Calori e con la gestione della Coop. Kairós. Ospitato all’interno del suggestivo chiostro del seicentesco palazzo, che fu convento delle Clarisse di San Gemini (via del Tribunale 54), il Museo conserva la collezione che raccoglie le opere scultoree e pittoriche di Guido Calori (oltre all’archivio, i disegni, i bozzetti e gli strumenti di lavoro) che erano conservate presso i suoi studi romani. La collezione e l’edificio che la ospita, sono stati dichiarati, nel 1990, d’eccezionale valore storico-culturale e dunque sottoposti a vincolo da parte della Soprintendenza ai Beni Artistici; nel 1992 anche l’archivio è stato tutelato per il suo indubbio valore. Oggi, a distanza di circa quindici anni dalla prima apertura al pubblico, si propone un più attento studio dell’opera del maestro ed un progetto articolato per la tutela e valorizzazione dell’intero complesso. Nelle sei sale del museo sono esposti 15 dipinti (oli e tecniche miste), 39 sculture (in bronzo, gesso e terracotta) e alcuni strumenti da lavoro appartenuti al maestro (compresi i plinti e i cavalletti).





    Visita al centro storico




    Chiostro di San Francesco Chiesa di San Francesco

    La costruzione della chiesa risale probabilmente al 1200 ed essa testimonia il culto francescano a San Gemini. Questo fu rafforzato dal fatto che il Santo stesso fu presente sul posto più di una volta e, nel 1213, fu addirittura l'artefice di un esorcismo. Secondo la tradizione, fu proprio a ricordo di questo evento che il conte Capitoni, il cui stemma è visibile sopra le colonnine del portale, volle donare parte del suo territorio alla Chiesa perché vi edificasse un luogo di culto francescano.
    La Chiesa di San Francesco è realizzata secondo lo stile gotico e il suo interno è ad una sola navata con sette arconi. In essa sono conservati numerosi affreschi, tutti restaurati in tempi recenti: nella parte destra è possibile ammirare un Santo del XV secolo; nella prima nicchia Santa Lucia tra San Giovanni Battista e San Rocco, risalente al secolo XVI; nella quarta nicchia "L'incredulità di San Tommaso e Santa Lucia", anche questo risalente al secolo XVI.
    Anonimo: affresco L'opera più interessante è costituita da un affresco, di anonimo, che rappresenta la "Crocifissione" e la cui datazione risale addirittura al secolo XIV. Si tratta di un dipinto di Scuola Umbra collocato all'interno di una campitura ogivale, effettuato con fine maestria quasi a preludere al raffinato realismo del Maestro di Narni. In esso sono raffigurati San Francesco e San Giovanni ai piedi della Croce. Pregevole anche un Crocifisso ligneo del secolo XV posto sopra l'altare maggiore.



    Chiesa di Santo Stefano
    L'antica chiesa è stata incorporata nella casa Violati. Attorno alla chiesa, di cui è ancora visibile l'Abside, sembra essersi formato il primo nucleo del paese. Nel giardino sono venuti alla luce, tra vari reperti archeologici, due mosaici pavimentali del I secolo d.C.. Questi, costituiti da motivi geometrici e floreali, contribuiscono ad avvalorare l'ipotesi dell'esistenza di una sontuosa costruzione.

    Chiesetta Priorale di S.Carlo
    La Chiesa, che un tempo si chiamava Santa Maria de Incertis, deve il suo attuale nome al fatto che, secondo la leggenda, vi avrebbe celebrato una Messa il Santo Arcivescovo di Milano. Anche il nome originario sembra derivi da un fatto leggendario, collegato alla storia della campana di Torre Esperia. Sembra infatti che durante la sua fusione, un pellegrino proveniente dalla terra Santa, abbia gettato nella colata un'ampolla d'argento contenente sette gocce del latte della Madonna invocando: "Nell'incertezza del pericolo e nell'ora della morte, libera tutti i tuoi figli o Santa Maria".
    La chiesa era originariamente costituita da un solo loggiato con un'immagine della Vergine e pare che nel 1400 sia stata trasformata in cappella dei Priori. Al suo interno sono tuttora custodite numerose opere d'arte. Nella parete di fondo, sotto un'edicola del 1200, si può ammirare una Madonna fra Angeli e Santa Caterina d'Alessandria, databile alla seconda metà del secolo XV. In basso a sinistra è situato un San Giorgio a cavallo da cui sarebbe stata presa ispirazione per lo stemma del Comune, trasformando San Giorgio in San Gemine.




    Palazzo del Capitano del Popolo e Torre Esperia

    Il Palazzo, conosciuto anche come Palazzo del Popolo o Palazzo Vecchio, era la sede del governo cittadino e, accanto ad esso, sorge la maestosa torre che contiene ancora la "campana delle adunanze". Questa venne realizzata nel 1318 da Maestro Matteo d'Orvieto.



    Chiesa di S.Gemine
    Il Duomo è stato più volte ricostruito nel corso dei secoli. I resti più antichi della Chiesa risalgono al secolo XII ed è stato provato che a quell'epoca era molto in voga il culto di fra' Gemine, monaco di origine siriana morto nell'815. La sua struttura attuale deriva dai restauri ottocenteschi operati dall'ingegnere Livoni dietro alcuni suggerimenti di Antonio Canova. I lavori durarono ben trent'anni e vennero messi in opera per celebrare il ritrovamento delle reliquie del Santo avvenuto nel 1775. Esse vennero rinvenute all'interno della Sacrestia e qui sono ancora conservate l'urna e la lapide. Le reliquie riposano invece sotto l'Altare Maggiore. Nella chiesa sono presenti alcuni dipinti del 1600, come il "Martirio di san Sebastiano", la "Madonna con Bambino e Santo Vescovo" e un "San Matteo Evangelista".



    Abbazia di S.Nicolo'

    L'insigne monumento ha un significato molto particolare per la cittadina di San Gemini in quanto il Santo cui è dedicato compare nel primo documento storico, risalente al 1036. L'abbazia fu eretta nel secolo XI e subì, nel corso dei secoli, alcune modifiche e ristrutturazioni. La parte più bella dell'edificio era costituita dal portale che, venduto ad un antiquario negli anni '30, si trova oggi al Metropolitan Museum di New York. Oggi, guardando la facciata, se ne può ammirare una copia, perfettamente realizzata dallo scultore Fernando Onori di Roma, posta a rimpiazzare l'originale dopo i lavori di restauro effettuati nel 1967. L'interno dell'Abbazia consta di tre navate, realizzate con colonne e capitelli di diversa provenienza. Sulle pareti, un tempo ornate da magnifici affreschi andati perduti nel tempo, restano una "Madonna con Bambino" di Ruggero da Todi, realizzata nel 1295 e ispirata dalle Maestà di Duccio e Cimabue, e un "San Gregorio Magno", probabilmente dello stesso autore. In essa è inoltre contenuta una scultura simbolica, presente in altri palazzi umbri, che raffigura un grande leone che atterra un ariete.

    Manifestazioni



    San Gemini Estate, manifestazioni estive di vario genere tra cui l'evento principale è il "San Gemini World Music Festival".


    Esibizione degli sbandieratori Giostra dell'Arme: festa storica rievocativa con inizio nell'ultimo fine settimana di settembre e termina la seconda domenica di ottobre. Nella cittadina vengono aperte le caratteristiche taverne rionali dove si possono gustare le tipiche specialità della cittadina. Durante la festa oltre all'imbandieramento della cittadina con i coloro dei due rioni (rossoblù per la "Rocca" e biancoverde per la "Piazza") si possono assistere a vari spettacoli ed eventi rievocativi medievali tra cui l'offerta dei ceri, l'investitura dei cavalieri e il corteo storico, per culminare poi nella giostra vera e propria tra i due rioni dove ciascun cavaliere (tre per rione) deve infilare con la propria lancia un anello di circa 5 cm di diametro e lanciare al galoppo la lancia su un bersaglio a forma di stemma gentilizio. Al Rione vincitore viene assegnato il "palio" in argento.
    Durante la Giostra si esibisce il gruppo degli "Sbandieratori di San Gemini", la cui abilità e bravura è apprezzata in tutto il mondo.



    Infiorata L'infiorata sangeminese: si celebra nella giornata del Corpus Domini, in giugno. I vari gruppi preparano sulla strada della processione figure decorative e motivi religiosi avvalendosi unicamente di tante varietà di fiori.


    Concorso Nazionale Pianistico Città di San Gemini: Concorso pianistico che si svolge alla fine di ottobre ed è riservato ai giovani pianisti. Ed è diviso in categorie: dalla A per i nati dal 1990 in poi fino alla categoria F per i nati dal 1970 in poi. Per la sua importanza, questo concorso ha visto partecipare negli ultimi anni dei concorrenti provenienti da diverse parti del mondo.



    Corsa Podistica San Gemini
    - Carsulae: si svolge l'ultima domenica di ottobre e vede impegnate persone di ogni età e grado atletico. E' composta da due tipi di percorso da 2.5 e 12 chilometri.


    Concorso Teatrale Teatro in Musica: Concorso nazionale riservato alle scuole elementari e medie inferiori di tutta Italia. Questo Concorso si svolge nel mese di Aprile di ogni anno.



    Le rovine di Carsulae



    Le rovine di questa città antica furono descritte e identificate fin dal XVII secolo: tuttavia, soltanto le campagne di scavo svoltesi tra il 1951 e il 1972 hanno permesso di riportare alla luce buona parte del foro, il teatro e l'anfiteatro, un lungo tratto della Via Flaminia e alcune tombe monumentali. Carsulae lega le sue sorti a quelle della Via Flaminia, asse portante dell'impianto urbanistico: nulla resta del nucleo insediativo originario, formatosi probabilmente già nel corso del III sec. a.C., poco dopo la costruzione della strada.
    L’itinerario di visita a Carsulae inizia da un monumento di età paleocristiana o altomedievale, la chiesa di San Damiano , sorta sui resti di un edificio romano di incerta funzione, di cui sussistono tracce ben visibili sul fianco meridionale. La dedica a San Damiano (o, più verosimilmente, ai santi Cosma e Damiano) è abbastanza insolita e, per questo, interessante, poiché luoghi di culto con intitolazioni simili sembrano caratteristici nel periodo bizantino (VI sec.). L'edificio originario, costituito da un'unica aula rettangolare absidata, fu modificato (probabilmente nell'XI sec.) con l'aggiunta di un portichetto in facciata, realizzato quasi interamente con materiali di reimpiego, e, all'interno, con l'inserimento di due colonnati.



    La chiesa ospita al suo interno e sotto al portico frammenti di decorazione architettonica (basi, capitelli, ecc.) e numerose lastre marmoree pertinenti al rivestimento parietale della basilica e degli edifici pubblici del foro. Davanti alla chiesa è visibile il lastricato della Via Flaminia riportato alla luce per un tratto piuttosto lungo e corrispondente al percorso urbano della strada: poco più a sud, in un'area prossima al limite meridionale della città, sono visibili i resti di alcuni ambienti delle terme . Tornando indietro all'altezza della chiesa di San Damiano si notano, ai lati della strada, i ruderi di una serie di vani, forse di età tardo repubblicana, di cui quelli di destra, disposti intorno a un cortile centrale, avevano probabilmente funzione residenziale. Procedendo verso nord si incontrano i resti del foro, in gran parte costruito su un terrazzamento in muratura, al quale si addossano, sul lato rivolto verso la strada, una serie di ambienti voltati (tabernae) utilizzati probabilmente per attività commerciali. L’ingresso dalla Via Flaminia avveniva tramite due monumentali archi quadrifronti : il primo, più meridionale, era posto in prossimità dei cosiddetti tempietti gemelli , di cui restano soltanto i due podi foderati di lastre di pietra rosa: si tratta di due piccoli edifici di culto tetrastili, affiancati e di dimensioni uguali, dedicati a una coppia di divinità sconosciute. Il secondo ingresso immetteva invece nel porticato che bordava il lato settentrionale della piazza e su cui si affacciavano alcuni edifici pubblici (3): si tratta di quattro aule rettangolari absidate, tutte caratterizzate da una prestigiosa decorazione marmorea parietale e pavimentale (le cui tracce sono ancora ben visibili in due ambienti, decorati con pavimentazione in opus sectile). Più avanti si giunge a una cisterna rettangolare in opus reticulatum tale struttura, in origine forse collegata al vicino impianto termale, è stata oggi trasformata in antiquarium . Tornando verso la Flaminia, a est della piazza forense e in asse con questa, si possono osservare i resti della basilica grande aula rettangolare divisa in tre navate da due file di pilastri e con abside terminale, destinata all'amministrazione della giustizia e all'esercizio del commercio. Alle spalle di questa, sul limite orientale del centro abitato, spiccano il teatro e l'anfiteatro Il teatro, costruito interamente in opus retlculatum e ancora ben conservato in elevato (fino alla parte mediana della cavea), è assegnabile all'età augustea ed è leggermente anteriore all'adiacente anfiteatro, collocato quasi perfettamente in asse con il precedente edificio, ma costruito con una tecnica assai differente (blocchetti di calcare con ricorsi regolari di laterizio), forse databile in età Flavia. Di questo monumento, collocato all'interno di una cavità naturale del terreno, si apprezzano la metà meridionale della cavea, gli accessi sull'asse maggiore e alcuni ingressi secondari di collegamento con le gradinate. Proseguendo ancora verso nord sulla via Flaminia si giunge all'arco di San Damiano , porta monumentale di età augustea che delimitava anche simbolicamente la città (priva di mura) sul lato settentrionale. L'arco era in origine a tre fornici (i due laterali minori sono crollati) e interamente rivestito di lastre di marmo. Subito al di fuori della porta sono ben visibili, fortemente restaurate, alcune tombe monumentali , di cui la prima, più grande, appartiene alla tipologia "a tumulo" , particolarmente in voga nelle famiglie aristocratiche tra la fine dell'età repubblicana e quella augustea: a questo monumento funerario si riferisce probabilmente l'iscrizione conservata a Palazzo Cesi di Acquasparta, sicuramente proveniente da Carsulae e menzionante alcuni membri della gens Furia, una delle più prestigiose famiglie carsulane.



    [tratto da: Archeologia a Terni - Crace, Perugia]

    Le sorgenti di Acqua Minerale



    L'acqua minerale Sangemini è da sempre conosciuta come acqua della salute e del benessere.
    Tale connotazione le deriva non solo dalle particolari ed uniche proprietà terapeutiche che garantiscono l'assoluta esclusività del suo marchio, ma anche dall'habitat naturale ed incontaminato in cui le sorgenti Sangemini nascono fin da tempi remotissimi: i Monti Martani nel complesso appenninico umbro.
    La preziosa acqua Sangemini sgorga da lì, fino a raggiungere il suo bacino sito in una delle più belle vallate dell'Umbria centrale.

    Il ciclo di formazione dell'acqua Sangemini dura più di 30 anni per arrivare a generare una delle acque minerali più preziose in assoluto.



    La sorgente di Sangemini nascosta in profondità nelle rocce di travertino,è custodita in un terreno incontaminato che, grazie ad una ben precisa e motivata scelta aziendale, è stato difeso e preservato dai grandi cambiamenti dei tempi moderni.

    La terra è difesa tenacemente giorno per giorno con grande attenzione. Il controllo del territorio, ed in particolare dei punti di captazione, viene quindi assicurato quotidianamente.

    Amici a "quattro zampe" in vacanza


    Sicuramente possedere un cane è un grosso impegno; alcune volte questo nostro amico è fonte di problemi, ma le gioie e le soddisfazioni che ci regala sono molto forti e importanti.

    Con l'inizio della primavera incominciamo a programmare le nostre prime gite/escursioni e successivamente ... le vacanze per l'estate.

    E' in queste occasioni che c'è chi decide di viaggiare in compagnia del proprio amico a "quattro zampe", e chi invece, decide di mandare in vacanza il proprio cane rivolgendosi ad un "Dog-sitter" (pensione per cani) e quindi, di conseguenza, partire tranquillo.

    Umbria Online Quello del "Dog-sitter" è stato per lungo tempo un mestiere occasionale, fornito a domicilio, da pochi volenterosi, rintracciabili attraverso il passaparola o le inserzioni gratuite sulle riviste specializzate.

    Le cose sono cambiate:
    Oggi, esistono dei veri e propri centri specializzati, gestiti da persone competenti e con lunghi anni di esperienza alle spalle, che garantiscono, in nostra assenza un servizio e un’attenzione speciale ai nostri amici a "quattro zampe".

    Questi centri non si limitano a dare una ricovero e un vitto agli animali, ma si preoccupano di tutto ciò che possa servire loro: dai veterinari professionisti per le cure e gli interventi medici del caso, ad esperti addestratori per rendere il più possibile indolore l’adattamento dell’animale lontano dai suoi padroni, ad ambienti sicuri e liberi che riproducano e qualche volta migliorino l’ambiente in cui il nostro cane è abituato a vivere.


    Box per cani, ampie metrature in muratura interamente coibentati, termoriscaldati, pavimentazione in cotto.

    Diete personalizzate. Sistema di abbeveraggio con svuotamento e riempimento ciotole di acqua fresca temporizzato.

    Grandi aree di sgambamento. Parco divertimento con piscina, disponibile anche per choi vuole divertirsi con il proprio amico a quatto zampe. Musica diffusa e personale specializzato per lunghe passeggiate.

    Alloggi per gatti.

    Il tutto in una zona panoramica nella splendida campagna di San Gemini in località Madonna della Neve.

    Edited by gheagabry - 12/10/2012, 00:36
     
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    CALVI DELL'UMBRIA



    200592821856_IMG_1891

    Calvi dell'Umbria, l'antica Carbium, è anche definita "la porta felice dell'Umbria". Adagiata su uno sperone roccioso tra verdeggianti colline digradanti verso il tevere, a ridosso del monte San Pancrazio, si erge a 410 metri sul livello del mare circondata da viti ed ulivi.

    200592821413_IMG_1869

    Distante da Otricoli solo 9 Km, è una terra antica, ricca di storia, di arte e di tradizioni. Già abitata nell'età del Bronzo, la sommità del monte San Pancrazio conserva i resti di un centro di culto del VI secolo. Il paese in sé ha invece origini romane, dimostrate dal ritrovamento di un'ara funeraria, monete ed altro.
    Nel sec. XI Calvi divenne proprietà dell'Abbazia di Farfa, e fu dominio ininterrotto degli Orsini in quanto vicari del Papa, dominio che termina soltanto nel 1572. Continue e spesso violente e sanguinose furono le lotte con il vicino castello di Poggio per questioni riguardanti i relativi confini, tanto che per mettere pace tra i contendenti Callisto III dovette nominare un suo commissario. Nel 1798 le truppe francesco saccheggiarono il paese. Sotto Leone XII (1823-1829) avvenne il passaggio dalla giurisdizione della Sabina a quella della Diocesi di Narni. A questo si deve oggi la sua appartenenza alla regione Umbria. Salendo verso la piazza principale, si passa attraverso tipiche e pittoresche vie medioevali, tra antiche case, torri, archi e volte.
    Arrivati in piazza, ci si trova di fronte all'elegante Chiesa di Santa Brigida, antistante il grande complesso monumentale del Monastero delle Orsoline, costruito nel 1744 assieme all'annessa Chiesa di San Antonio.

    200592821652_IMG_1903


    In quest'ultima trova alloggio un pregevolissimo Presepe in terracotta policroma costituito da trenta figure, alcune in grandezza naturale, databile alla prima metà del XVI secolo. Autori dell'opera sembrerebbero, secondo la tradizione, i fratelli abruzzesi Giovanni e Raffaele da Montireale.


    200592821337_IMG_1867


    Di notevole interesse storico e artistico sono la chiesa a pianta ottagonale della SS. Trinità, eretta nella prima metà del '400, e la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta che conserva pregevoli dipinti. Calvi dell'Umbria è conosciuta anche come il paese dei presepi, e non solo a causa del presepe in terracotta di cui si è parlato.

    200592820564_IMG_1856

    Infatti moltissime scene della natività, realizzate di recente in forma di murales da noti pittori italiani e stranieri, abbelliscono oggi i muri delle vecchie case. Come se non bastasse, durante il periodo natalizio, il paese ospita un famoso presepe vivente. Nel mese di maggio di ogni anno, hanno luogo fin dal medievo le cerimonie religiose e le rievocazioni storiche legate alla festa di San Pancrazio patrono del paese e protettore delle libertà comunali. Nel giorno del Corpus Domini viene stesa sulle vie ed i vicoli del centro storico una suggestiva e variopinta infiorata.

    2005928205458_IMG_1855

    2005928211714_IMG_1943

    grazie ad admin per le foto

    Edited by gheagabry - 12/10/2012, 00:07
     
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    Lago di Piediluco



    piediluco

    Piccolo specchio d'acqua adagiato tra le dolci colline umbre, ai confini con la regione Lazio, il Lago di Piediluco si trova a 13 Km. da Terni. Il paese si snoda lungo le sponde del lago ed è dominato dal monte sulla cui sommità sorge la Rocca, fatta costruire dal cardinale spagnolo Albornoz nel 1364.
    All'interno dell'abitato, lungo il Corso Umberto I troviamo la Chiesa di San Francesco, della fine del XIII secolo, di stile gotico, con ampia facciata su cui si aprono due portali. All'interno affreschi del 500. Di fronte al paese, sull'altra sponda del lago, il Monte Caperno, da cui viene rimandata una chiarissima eco.


    Condizioni climatiche particolarmente favorevoli, nonchè assenza di venti e correnti, hanno fatto sì che la Federazione Italiana Canottaggio scegliesse Piediluco quale sede per il Centro Nazionale di Canottaggio ospitato presso il Centro Nautico Paolo d'Aloja, sede ogni anno di numerose competizioni remiere, nazionali e internazionali.
    Inoltre, durante il corso dell'anno si registra la presenza di squadre nazionali e straniere che trovano le condizioni climatiche ideali per i loro allenamenti, nonchè avanzatissimi laboratori di ricerca e analisi per la messa a punto di tecniche e materiali nuovi per lo sport quali canoa, vela, wind-surf, pesca sportiva (sono presenti diversi esemplari: persico reale, coregone, albarella, tinca, lucci, anguille ecc..).
    È possibile anche effettuare piacevolissime gite con le tradizionali barche a remi del posto, nonchè escursioni con un battello ecologico con il quale, uscendo dal lago, è possibile risalire il corso del fiume Velino, in un ambiente naturale di incomparabile bellezza che consente di assaporare, a casa nostra, il fascino della navigazione fluviale esplorativa tipica dei paesi tropicali.

    20040526-barca_sul_lago

    L'atmosfera che vi si respira permette quella totale immersione nel verde la cui intensità fa dimenticare il vivere quotidiano: si entra in un'altra dimensione.

    jpg

    Festa delle Acque, sul lago di Piediluco.

    Le origini della festa sono antichissime: sin da epoca remota si celebrava a Piediluco il solstizio con riti, fuochi, e sfilate di barche allegoriche sull'acqua. La festa si è mantenuta nel tempo ed oggi è essenzialmente basata sulla sfilata notturna sul lago di barche addobbate ed illuminate. Durante il periodo della festa si tengono spettacoli teatrali, concerti, iniziative di vario tipo e un bellissimo spettacolo pirotecnico con i fuochi d'artificio che si riflettono sulle acque del lago.



    turcato


    "Le 7 grandi strutture in ferro verniciato di Giulio Turcato, intitolate Le Libertà, installate nel 1989 presso il lago di Piediluco, nel territorio della città di Terni, sono state restaurate: questa l'occasione che ha portato a realizzare una mostra antologica dedicata all'artista, con oltre 70 opere - di cui molte di grandi dimensioni, molte quasi mai esposte, alcune del tutto inedite - quasi tutte concesse in prestito dall'Archivio Giulio Turcato di Roma.

    Giulio Turcato (1912-1995) viene considerato uno dei più significativi interpreti dell'astrattismo pittorico in ambito internazionale, ma il suo lavoro articolato e complesso, comprende intriganti risvolti figurativi e straordinarie sortite nell'ambito della scultura e della scenografia.

    Una delle più affascinanti opere di Turcato scultore è rappresentata proprio dalle 7 grandi sculture in ferro verniciato a vari colori timbrici, di circa 9 metri di altezza ciascuna - intitolate Le Libertà - che nel 1989 furono installate presso il lago di Piediluco (Terni).

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    Una delle più affascinanti opere di Turcato scultore è rappresentata proprio dalle 7 grandi sculture in ferro verniciato a vari colori timbrici, di circa 9 metri di altezza ciascuna – intitolate Le Libertà - che nel 1989 furono installate presso il lago di Piediluco, nel territorio della città di Terni.

    Realizzate presso l'officina Monari a Terni, le sculture furono finanziate dal Comune di Terni, dalla Provincia di Terni, dalla Regione Umbria e dall'Azienda di Promozione Turistica del ternano.

    Soggette al naturale deterioramento dovuto soprattutto alla collocazione in esterno, Le Libertà sono state recentemente restaurate, ad opera del Comune di Terni: portati a termine i lavori di restauro nel settembre 2009, le sculture sono state definitivamente collocate al di sopra di una struttura alberghiera di nuova costruzione sulla riva del lago di Piediluco (Hotel-Ristorante Miralago), in una posizione alquanto suggestiva e tale da esaltarne l'impatto estetico e scenografico.

    In occasione della prossima presentazione al pubblico delle Libertà restaurate, il Comune di Terni, in collaborazione con l'Archivio Giulio Turcato di Roma, ha voluto rendere omaggio all'artista - ormai alla vigilia del centenario della sua nascita (1912-2012) – con una mostra antologica, che rivolge particolare attenzione al tema della Libertà, sia nel suo incarnarsi nel preciso motivo plastico delle strutture che portano questo nome, sia nel suo fluire attraverso tutta l'opera dell'artista, configurandosi come valore estetico-formale e nello stesso tempo come valore civile e sociale. Scriveva lo stesso Turcato:

    "Le Libertà sono strutture longilinee in spinta verso l'alto, per cercare di evadere verso uno spazio più consono alla loro natura . Erette verso il cielo e raggruppate, rappresentano i desideri a cui ogni persona può ambire anche in senso astratto, e le volontà di uscire contro i vari veti e tabù che incatenano alle obbedienze diurne e ai conformismi che pullulano intorno a noi e dentro di noi, alle abitudini della nostra esistenza corporale societaria."



    UN PRESEPE INSOLITO AL LAGO DI PIEDILUCO
    Le statue di cartapesta poggiano sulle barche difronte all'imbarco di piazza Bonanni

    - 24/12/2009
    Un presepe che vale la pena visitare, è quello allestito sul lago di Piediluco. Fino al 6 Gennaio, infatti rimarrà esposto il presepe a grandezza naturale in cartapesta. Ogni statua è situata su una barca che galleggia sulle acque del lago, di fronte a Piazza Bonanni. Sempre fino al giorno dell'Epifania, invece, tre presepi artistici, di cui uno in terracotta, allestiti lungo le strade del Borgo.

    chissà se lo rifaranno quest'anno???

    Edited by gheagabry - 12/10/2012, 00:03
     
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    SAN VENANZO


    san-venanzo




    La conformazione geologica del territorio comunale di San Venanzo è prevalentemente montuosa, dominata dal Monte Peglia (mt. 837) e dalla sua catena. La zona di San Venanzo è l’unica zona di origine vulcanica in Umbria. Due coni vulcanici spenti sono stati localizzati nel 1899, uno nel luogo dove oggi sorge l’abitato di San Venanzo e l’altro a Pian di Celle, a circa ottocento metri dal primo. Il secondo vulcano, dopo una prima attività esplosiva, ha dato luogo ad una lunga colata di lava che ha formato uno strato di roccia basaltica durissima denominata venanzite (dal suo scopritore Sabatini del 1898). Attualmente i coni vulcanici sono studiati da ricercatori del Dipartimento di Scienza della Terra, dell’Università di Perugia. Il territorio di San Venanzo è stato abitato già in tempi antichissimi come documentato dai numerosi reperti rinvenuti a Monte Peglia, in una cavità del Mesozoico di una breccia ossifera villafranchiana, reperti risalenti al Paleolitico, che costituiscono le tracce più antiche della presenza dell’uomo nell’Italia centrale; nel territorio di San Vito, nella “Buca del Diavolo”; a Poggio Aquilone, reperti risalenti all’ Età del bronzo.


    La presenza dell’uomo, nella zona del Monte Peglia, confermata per tutto il periodo della preistoria, non subì interruzioni al tempo degli Etruschi, come testimoniano i ritrovamenti di Collelungo e di Rotecastello. Infatti è stato ricostruito con fondamento il tracciato di una strada etrusca che da Perugia portava ad Orvieto, passando per questi luoghi, prima di scendere nella valle del Peglia. Il dominio esercitato in questi secoli da Orvieto, su i territori di San Venanzo, ne segnò il destino, imponendo un’egemonia commerciale che divenne legame religioso quando, dopo le invasioni
    barbariche, fu sede episcopale, ed infine, politico, a partire dal XIII sec.. Il nucleo abitativo di San Venanzo risale all’ VIII sec., in piena epoca bizantina, quando dopo il passaggio delle spoglie di San Venanzo, martire dalmata, trasportate a Roma dal corteo papale, nella zona si cominciò a venerare il santo martire. Nel 1224 San Venanzo fu occupata da Todi nel contesto del conflitto che vedeva Todi in guerra con Orvieto per il possesso del castello di Collelungo. Nel XIII sec. San Venanzo, ci dicono le cronache del tempo, era difesa da mura, torrioni, fossati e sede di un visconte nominato da Orvieto. Nel 1300 Orvieto vendette il viscontado di San Venanzo a Ermanno Monaldeschi. Nel 1310, a seguito delle alterne vicende con cui fu combattuta la guerra tra Todi e Spoleto, Orvieto si preoccupò di fortificare i suoi castelli di confine fra cui San Venanzo e Collelungo. Nel 1334 Ermanno o Manno Monaldeschi, visconte di San Venanzo, proclamato “Gonfaloniere” a vita, divenne di fatto il vero signore di Orvieto fino al 1337, anno della sua morte.
    Con la morte di Manno Monaldeschi, i quattro rami del casato (Cervara, Aquila, Cane e Vipera), iniziarono una guerra fratricida, per la conquista del potere, che sconvolse tutto il territorio di Orvieto e quindi di San Venanzo: nel 1346 venne occupato dai Monaldeschi della Cervara, eredi di Manno, ma subito dopo riconquistata da Orvieto. Nel 1347 Orvieto deliberò il ripristino delle mura, delle torri e dei fossati del Castello di San Venanzo.

    Nel 1392 è la volta di Monaldo Monaldeschi ad occupare San Venanzo, ottenendo nel 1394 il riconoscimento del possesso del castello da parte di Bonifacio IX. Nel 1437 il castello fu nuovamente distrutto dai Monaldeschi della Cervara con a capo Gentile della Sala. Ribellatosi, per l’ultima volta al potere papale nel 1495, San Venanzo entrò definitivamente sotto la giurisdizione dei Sette Conservatori della Pace, ovvero della Chiesa. Sotto il tardo governo pontificio, insieme a San Vito al Monte, verrà compreso nella delegazione di Orvieto per divenire infine nel 1929 Comune.


    fonte:medioevoinumbria.it



    Il nucleo centrale del paese si estende intorno a piazza Roma dove si trova il Museo Vulcanologico, nato per valorizzare l’area vulcanica. Adiacente al museo è l’ex villa Faina, arricchita da giardini, dove sono visibili tracce dell’antico castello medievale, due torri e parte del fossato. All’interno del borgo sono da visitare la chiesa parrocchiale di recente costruzione dedicata a San Venanzo e la chiesa della Madonna Liberatrice del XIV secolo, dove è conservata una tavola della scuola del Perugino. Appena fuori le mura si raggiunge il “boschetto di San Venanzo”, ciò che rimane dell’antico parco di villa Faina.


    villa_faina_attuale_sede_del_palazzo_comunale



    La ricchezza di San Venanzo è il suo ambiente naturale incontaminato, tra i più suggestivi della regione. Di grande interesse naturalistico il Parco dei Settefrati, situato in prossimità della cima del monte Peglia: l’area verde ospita una riserva faunistica protetta ed il centro di documentazione ambientale del Monte Peglia.

    Il borgo è immerso in uno splendido paesaggio abitato fin da epoca etrusca; sono state rinvenute importanti testimonianze negli scavi archeologici di Poggio delle Civitelle. Il materiale ritrovato conferma la presenza degli Etruschi ed avvalora l’ipotesi che Poggio delle Civitelle fosse un avamposto difensivo per Orvieto, con all’interno una fabbrica di armi, vista la grande quantità di materiale ferroso scoperta nel sito.

    Da non dimenticare anche il nutrito sistema di castelli, tutti facilmente visitabili, a corona del territorio circostante: Rotecastello, con la cittadella ancora intatta, dotata di una fitta rete di camminamenti sotterranei e di una porta ad arco per l’accesso, Ripalvella, Civitella dei Conti, San Vito in Monte, dove si trova anche una sorgente di acque oligominerali, Pornello, Poggio Aquilone, posto sulla sommità di una collina marnoso-calcarea che domina l’intatta valle del torrente Fersinone e Collelungo, dove si trova anche il Santuario della Madonna della Luce.

    Di particolare interesse naturalistico sono le frazioni di San Marino, con il bosco della Melonta, area protetta di grande valenza ambientale, ed Ospedaletto che, ad 800 metri s.l.m., è il punto di maggior richiamo turistico del Comune, le pinete, i parchi e la riserva faunistica sono meta continua di turisti.

    Le prime tracce di insediamenti umani risalgono al periodo paleolitico, sono stati effettuati ritrovamenti di reperti risalenti al Paleolitico, breccia ossifera villafranchiana del Monte Peglia, al Neolitico e all’età del bronzo e del ferro, ora conservati al Museo archeologico di Perugia. Anche gli Etruschi hanno lasciato tracce consistenti della loro presenza, come attestano gli scavi archeologici di Poggio delle Civitelle, che hanno recentemente portato alla luce un abitato di notevoli dimensioni, attivo fino alla tarda età imperiale, costruito lungo l’asse viario che collegava Perugia ad Orvieto. Il primitivo nucleo abitativo nasce nell’VIII secolo in funzione di difesa del corridoio bizantino. Secondo la tradizione locale il passaggio delle spoglie di San Venanzo martire diede l’avvio alla formazione del primo insediamento urbano. Il piccolo borgo fortificato rimase sotto l’influenza dei vescovi di Orvieto fino ai primi anni del XIII secolo, quando venne coinvolto nelle frequenti guerre tra le città di Todi ed Orvieto per il controllo del territorio. Fu feudo della famiglia Monaldeschi dal 1295 al 1415, anno in cui passa sotto l’influenza della vicina Parrano. Nel 1437 la popolazione si ribella; le sommosse causarono la distruzione del castello. Dal XVI al XVIII secolo fece stabilmente parte della delegazione di Orvieto fino al 1929, quando divenne comune autonomo. La vera e propria rinascita culturale ed urbana si ebbe a partire dal XVIII secolo con la famiglia Faina, nell’Ottocento i Faina vi costruirono la propria residenza di campagna, oggi palazzo comunale, sui resti dell’antico castello.


    SanVenanzo


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    In questa zona, 265mila anni fa, era attivo uno dei 3 vulcani “bonsai”, di circa 500 m. di diametro e 30 m. di altezza, identificati da studi recenti, che hanno permesso di sviluppare anche il filone del turismo didattico-ambientale con l’apertura del Parco e Museo Vulcanologico. Il Museo è attivo dal 1999, il palazzo che lo ospita risale ai primi anni del XIX secolo, ed è un punto di riferimento per studenti e studiosi che vogliono approfondire lo studio delle rocce ignee, del metamorfismo e delle forme del vulcanismo. Il percorso si articola in quattro sale espositive nelle quali sono conservati materiali di particolare interesse, perla del Museo è la venanzite, roccia molto rara derivata dal consolidamento della lava, la cui composizione è pressoché unica al mondo e che ha contribuito a diffondere il nome della piccola cittadina nel mondo, la venanzite può essere visualizzata in loco in un’antica cava che è il fulcro del Parco Vulcanologico, vero e proprio museo all’aria aperta; esposti ancheun uovo di dinosauro proveniente dalla Cina ed il cranio di Elephas meridionalis, rinvenuto nei pressi dell’area. Il Parco Vulcanologico si snoda invece attraverso un percorso di circa 2 km. lungo il quale i visitatori possono ripercorrere la storia del vulcano e, tra le altre cose, ammirare i resti di un cava di macine in pietra a testimonianza delle antiche attività estrattive della zona.
    Lo scopo primario dell’esposizione è quindi quello di illustrare il significato geologico e ambientale di eruzioni verificatesi nell’area di San Venanzo mettendole in relazione con i fenomeni vulcanici in generale.

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    peglia



    Parco dei Settefrati



    Monte-Peglia-sentiero-natura-Campo-delle-Farfalle
    San Venanzo Monte Peglia, Parco dei Settefrati, sentiero natura, Campo delle Farfalle

    Il Parco dei Settefrati è un parco attrezzato, situato in prossimità della cima del monte Peglia, con un’area pic-nic con focolari e legna, un chiosco bar, un anfiteatro per manifestazioni e una rete di sentieri percorribili a piedi, a cavallo e mountain bike immerso in un bosco di querce ad alto fusto e pinete alternate a prati perfettamente attrezzati per lo svago.
    All’interno del Parco di Settefrati si trova il Centro Documentazione ed Educazione Ambientale, gestito dalla Coop Terra, l’attività è collegata ad una rete di Centri e Laboratori che fanno del Monte Peglia un grande museo-laboratorio territoriale.
    Il Centro, dispone di ampi locali con accesso per disabili, sale mostra tematiche sul ciclo dell’acqua, comprensivo di acquario con ittiofauna locale, sulla geologia e flora locali, sale per proiezione e laboratorio. La Coop Terra organizza escursioni e visite guidate nella zona.
    I boscosi versanti del monte Peglia tra Orvieto e San Venanzo, con la loro vasta rete di sentieri segnalati, sono l’ideale per tutti i turisti o studenti che intendono praticare il trekking naturalistico o il trekking didattico, trasformando una passeggiata nella natura in una vera e propria esperienza didattica a cielo aperto.
    Oltre alla natura, i visitatori hanno la possibilità di scoprire la cultura locale, vecchie tradizioni e antichi stili di vita. Gli itinerari escursionistici sono facili e alla portata di tutti, collegano antichi borghi e tipici casolari umbri.
    Inoltre alcuni “sentieri natura” e “sentieri tematici”, fra i quali l’affascinante Campo delle Farfalle, attraversano l’area consentendo di osservare animali selvatici in libertà, uccelli rari e una grande varietà di fiori e lepidotteri.




    Parco-Monte-Peglia


    fonte : oasivillaggio.com
    foto web

    Edited by gheagabry - 11/10/2012, 23:57
     
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7 replies since 2/10/2010, 10:45   2356 views
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