Toscana... Parte 5^ LEGGENDE..CARNEVALE..PALIO..

GIURISTI..UMANISTI..PITTORI..ARCHITETTI..SCENZIATI..L’ESSENZA E LA STORIA TOSCANA

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    BUONGIORNO ISOLA FELICE ... BUON RISVEGLIO A TUTTI

    “... Lunedì ... inizia una nuova settimana di viaggi sulla mongolfiera dell’Isola Felice ... fino ad oggi abbiamo viaggiato in ogni regione dell’Italia scoprendone dapprima i luoghi e le bellezze e poi raccontando e volando attraverso gli usi, i costumi e le tradizioni di ognuna di esse ... da oggi dopo averne ammirato l’inimitabile bellezza, percorrereremo la Toscana attraverso le vie della sua cultura, della sua storia e delle sue radici ... perle di saggezza in un mare di straordinaria storia ... Buon risveglio amici miei ... viaggeremo lungo i sentieri delle tradizoni verso le radici di questa meravigliosa terra chiamata Toscana ...”

    (Claudio)



    LEGGENDE..CARNEVALE..PALIO..GIURISTI..UMANISTI..PITTORI..ARCHITETTI..SCENZIATI.. L’ESSENZA E LA STORIA TOSCANA



    “Fin dal XIV secolo, periodo nel quale iniziarono a fiorire le prime scuole pubbliche e giuristi ed umanisti pontremolesi vengono contesi dalle più importanti corti italiane, si inizia a delineare quella che, per Pontremoli, diverrà una vera e propria vocazione culturale che ancora oggi si rinnova in importanti incontri letterali ed in mostre di alto livello…. il Premio Bancarella che, ogni estate, premia il libro più venduto della stagione.”

    “La mostra-mercato delle attività artigianali, dei mestieri e dei prodotti gastronomici della Lunigiana si tiene nell’antico borgo di Filetto tra la gente vestita con costumi d’epoca, nei week end di agosto. E’ una ricostruzione delle botteghe artigiane medievali che mostrano le lavorazioni del legno, del ferro, della pietra, della ceramica, del cuoio, l’intreccio del vimine, la tessitura e il ricamo….la floricoltura e l’erboristeria, mostre di antiquariato e arte. Tutto il borgo murato di Filetto, unico nella sua struttura architettonica quadrilatera, originata dal primitivo impianto del “castrum” bizantino, attraverso suggestivi giochi scenici diviene il palcoscenico di spettacoli teatrali e manifestazioni musicali.”

    “Il tradizionale Carnevale di Viareggio vanta una storia secolare….Nel febbraio del 1873, ai tavoli del caffè del Casinò, tra i giovani bene della Viareggio d'allora sbocciò l'idea di una sfilata di carrozze per festeggiare il carnevale, all'aperto, in piazza, fra la gente. Ed ecco scritte le prime righe della storia di un Carnevale che oggi, con i suoi 133 anni alle spalle, è un conclamato successo fatto di vere e proprie “magie di cartapesta”…”

    “Un’antica leggenda vuole che nella villa della Seta a Corliano lungo la strada che costeggia il monte tra Pisa e Lucca, aleggi ancora il fantasma di Teresa della Seta Bocca Gaetani, donna bellissima ai suoi dì, discendente da un’antica famiglia pisana andata in sposa, nel 1755, al conte Cosimo Baldassarre Agostini. La nobildonna apparirebbe ogni tanto nei saloni della gentilizia dimora spostando arazzi e soprammobili. Altre volte avrebbe sbattuto porte e spalancato finestre. Alcuni vecchi contadini rammentano il suo arrivo in certe notti di luna piena quando la signora compare…avanzando lungo i viali del parco alla guida di un tiro a sei, fino a fermarsi in prossimità della curva della Ragnaia e di là volgere il suo sguardo verso la casa dove un tempo visse felice….Il fantasma, buono s’intende, è stato udito altre volte correre e ridere nei sotterranei della villa, ricavati sotto le grandi cantine. Passano gli anni e i racconti proseguono e c’è chi ricorda ancora quella sera in cui sentì un improvviso frastuono per la caduta di uno dei lampadari in cristallo del salone e andato a verificare trovò, con meraviglia, il lampadario ancora al suo posto. E ancora oggi alcuni inspiegabili episodi accadono … ???”

    “La città e il territorio di Siena sono teatro di un tessuto di feste, celebrazioni, ricorrenze che sono piccoli tesori della tradizione, a volte celati nella intimità dei vicoli, altre nei borghi della provincia. In primo luogo le feste titolari delle 17 contrade legate a riti, coreografie e ritmi che dai rioni si espandono per la città intera in cortei fieri e giocosi.”
    “Il Palio dei Somari è una manifestazione nata nel 1966 …. è nata per celebrare la festa di San Giuseppe, patrono dei falegnami, mestiere di cui Torrita è orgogliosa…Il somaro fu scelto come simbolo di lavoro e fatica. Prima della corsa gli otto somari vengono abbinati a sorte alle contrade…Il palio è una simpatica battaglia con gli animali che con il loro contraddittorio comportamento divertono e appassionano”

    “l Palio dei Carretti inizia la sua storia nel 1975 per i festeggiamenti del Santissimo Crocefisso. Tradizionalmente, nel Medioevo, si correva una corsa in salita con i cavalli sulla Strada Lauretana dalla Dogana alla Chiesetta di Capo Valiano. Valiano è suddiviso in sei contrade i cui nomi si identificano in luoghi già esistenti in epoca medievale. Il “carretto”, mezzo di divertimento dei giovani di Valiano, è costituito da: quattro assi di legno duro che collegate tra loro, formano un geometrico trapezio isoscele allungato..La gara si svolge in più discese che selezionano le contrade che andranno a disputare la finale. Prima delle gare, la sfilata del Corteo Storico in abiti medievali delle contrade che rievoca i fasti storici dell’antico Castello di Valiano.”

    “In occasione della festa di Santa Mustiola, si tiene a Chiusi ogni anno il Palio delle Torri, la cui origine risale al XV secolo, quando si chiamava «Palio corso dagli uomini a piedi»….La gara consiste in una corsa su un percorso di quasi un chilometro tra squadre formate ciascuna da quattro membri, la cui caratteristica è rappresentata da una torre di legno posta sulle spalle del corridore. Su ciascuna torre è impressa l’effigie del terziere di appartenenza.”

    “Da buona popolazione del centro Italia che non dimentica il proprio passato, i montalcinesi non disdegnano la caccia. Anzi, le dedicano ben due manifestazioni. La Sagra del Tordo, a fine ottobre, in concomitanza col periodo in cui questi strani uccelli sono in via di migrazione. E il Torneo delle cacce, che invece si svolge nel mese di agosto.”

    “La Giostra del Saracino ..a Sarteano ..Splendida rievocazione storica dei tornei che si disputavano nel medioevo, costituisce la trasformazione evolutiva come esercitazione d'arme a cavallo contro un simulacro girevole detto "buratto", che impersonava il truce predone arabo, cioè il Saraceno, nemico della cristianità.”

    “Certaldo….la Mercantia è una rassegna di teatro da strada che si tiene a luglio, dove i visitatori possono passeggiare per le suggestive vie del borgo medievale ammirando giocolieri, burattinai, trampolieri, mimi.”
    “Certaldo è conosciuta soprattutto come la città che ha dato i Natali a Giovanni Boccaccio…la Casa di Boccaccio … al suo interno è conservata un’importante biblioteca, nella quale si possono ammirare volumi del Cinquecento….qui ha anche sede un centro studi sul famoso autore del Decamerone.”

    “Firenze è per definizione città d'arte. Durante il periodo del Rinascimento passarono i più grandi nomi della pittura, della scultura e dell'architettura. A Firenze sono inoltre nati artisti del calibro di Giotto, Cimabue, Brunelleschi, Arnolfo, Donatello, Botticelli, Ghiberti, Masaccio, Beato Angelico, Verrocchio, Ghirlandaio, Andrea del Castagno, Lippi, della Robbia per finire con Michelangelo e Leonado da Vinci.
    E con loro vissero a Firenze i maggiori esponenti della poesia del tempo; nomi importanti della letteratura come Dante, Boccaccio, Villani, Gucciardini, Poliziano e Machiavelli.”

    “Il merito dell'avvento del Rinascimento è dato da tre importanti figure: Brunelleschi (architettura), Masaccio (pittura), Donatello (scultura) e Leon Battista Alberti…Con l'opera di Filippo Brunelleschi si fa cominciare la nuova arte: l'architetto fiorentino, la cui impresa più famosa fu l'esecuzione della cupola di Santa Maria del Fiore senza armature…..”

    “….sotto la signoria di Lorenzo il Magnifico, che vide fiorire artisti spesso piacevolmente illustrativi, come Cosimo Rosselli, Filippino Lippi, il Ghirlandaio, o di estrema eleganza, come il Pollaiolo, Verrocchio, Baldovinetti, Piero di Cosimo e soprattutto Sandro Botticelli, forse la figura più rappresentativa. Gli architetti Giuliano e Benedetto da Maiano, il Cronaca, Giuliano da Sangallo portarono avanti, alla ricerca di una spazialità meno astratta, la lezione brunelleschiana. Fuori di Firenze, la corte dei Montefeltro a Urbino fu uno dei primi centri a recepire la nuova arte, grazie ai soggiorni di Piero della Francesca”

    “Leonardo Da Vinci, pittore, architetto, scienziato e scrittore, una delle più illustri menti prodotte dal genere umano, figlio naturale del notaio Ser Piero e di una giovane contadina, nasce il 15 Aprile 1452 a Vinci, un piccolo borgo rurale….Dopo una infanzia serena trascorsa nella campagna fiorentina vissuta con la madre nei primi anni e poi presso il padre, a 17 anni, per la sua abilità nel disegno, è accettato come apprendista nella bottega d’arte di Andrea del Verrocchio…A Firenze, dove rimane fino a trent'anni, Leonardo, disegna, dipinge e studia interessandosi a tutti i campi dello scibile umano…Dispiacendosi di non aver studiato il latino, si considera "Omo sanza lettere" e cerca di impararlo da autodidatta, come da autodidatta esplora l'anatomia, l'ingegneria, l'architettura e le altre scienze. Dopo il disegno, la scrittura è la sua grande passione, scrive in continuazione, prende appunti e fa schizzi su schizzi, ma per mantenere il completo segreto sui suoi appunti, Leonardo usa lo stratagemma di scrivere da sinistra verso destra e anagrammando le parole sulle quali vuole conservare il massimo riserbo. …Leonardo da Vinci é il classico esempio di " genio universale " , il cui sapere spazia nei campi più vasti e soprattutto , come a tutti é noto , nella pittura . Tuttavia possiamo considerare il genio fiorentino come vero e proprio filosofo e possiamo desumere la sua filosofia soprattutto dai suoi " pensieri " ossia quei brevi racconti , spesso sotto forma di favola , che si concludono sempre con una morale ."

    “Michelangelo Buonarroti nacque a Caprese, il 6 marzo del 1475….Appartenente ad una famiglia di piccola nobiltà, Michelangelo ebbe la possibilità di frequentare la scuola di Domenico Ghirlandaio col quale però non andò mai d'accordo….tornato a Firenze, gli viene commissionata la scultura rappresentante il David che doveva essere collocata presso il duomo. Per la sua realizzazione gli venne affidato un blocco di marmo che era già stato usato da Agostino di Duccio….L'opera rappresenta David nell'attimo precedente lo scaglio della pietra, sono evidenti nelle membra, nelle vene a fior di pelle la tensione e la concentrazione che precedono l'azione. Il David fu collocato davanti il Palazzo Vecchio..Sempre a Firenze, per il matrimonio di Agnolo Doni, eseguì una tavola rappresentante la Sacra Famiglia, conosciuta con il nome di Tondo Doni.”

    “I macchiaioli diedero vita ad un movimento di innovazione naturalistica, che a Firenze assunse un carattere prettamente toscano… I pittori più importanti furono… Ciseri Antonio.. Signorini Telemaco..Banti Cristiano…De Tivoli Serafino…. Lega Silvestro..Fattori Giovanni.. Gioli Francesco e Luigi;…Nomellini Plinio.”

    Ad Annie ..Batto a la chiusa imposta con un ramicello di fiori glauchi ed azzurri, come i tuoi occhi, o Annie ….Vedi: il sole co 'I riso d'un tremulo raggio ha baciato la nube, e ha detto—Nuvola bianca, t'apri. — Senti: il vento de l'alpe con fresco sussurro saluta la vela, e dice—Candida vela, vai. —Mira: I'augel discende da l'umido cielo su 'l pèsco in fiore, e trilla — Vermiglia pianta, odora. —Scende da' miei pensieri l'eterna dea poesia su 'I cuore, e grida — O vecchio cuore, batti. — E docile il cuore ne' tuoi grandi occhi di fata s'affisa, e chiama—Dolce fanciulla, canta. Carducci 26 marzo 1890







    Pontremoli

    (Pontrémal nel dialetto locale, Apua in latino) è un comune di 7.942 abitanti della provincia di Massa e Carrara, il quale, pur appartenendo amministrativamente alla Toscana, fa geograficamente e culturalmente parte della regione storica della Lunigiana.



    Storia

    Si pensa che i primi insediamenti nella zona risalgano ad un migliaio di anni avanti Cristo. In epoca romana, invece, l'abitato era conosciuto con il nome latino di Apua (cfr Alpi Apuane).
    Nell'alto medioevo fu soggetta fin dall'epoca longobarda all'abbazia di San Colombano. Carlo Magno nel 774 donerà anche la selva di Montelungo all'abate di Bobbio assieme ai territori di Moneglia, che diverrà porto marittimo del feudo monastico. Nel Medioevo la città crebbe notevolmente in relazione all'antica via Francigena che attraversava l'intera Lunigiana e transitava per Pons Tremulus in direzione Passo della Cisa. Nell'itinerario di Sigerico, la città rappresentava la XXXI tappa, ed era definita dall'arcivescovo di Canterbury Pontremel. Il comune divenne una repubblica indipendente tra il XII ed il XIII secolo, favorito dalla configurazione montuosa del territorio circostante. Per Alpem Bardonis Tusciam ingressus, si diceva già nell'Alto Medioevo di chi passava dalla «Porta di Toscana»: così definirono i Longobardi la regione di Luni e tale la indicò anche il grande imperatore Federico II, che visitò più volte Pontremoli e, nel febbraio del 1249, proveniente da Cremona, si trascinava appresso in catene Pier delle Vigne, il fido consigliere caduto in disgrazia e protagonista del magnifico Canto XIII dell'Inferno. Proprio in Pontremoli, «in platea ecclesie Sancti Geminiani» (Piazzetta S. Gemignano) lo fece crudelmente accecare. La sua collocazione strategica fece di Pontremoli l'obbiettivo di numerose conquiste da parte di signori italiani o stranieri. Passò sotto il dominio di diverse famiglie aristocratiche, fra cui quella dei Malaspina (nel 1319) e quella degli Antelminelli (nel 1322). All'inizio del XIV secolo la rivalità tra le fazioni dei Guelfi e dei Ghibellini culminò con la costruzione del grande campanile per separare i campi dei contendenti. Proprio in queste epoche medioevali Pontremoli vide spesso il transito dei pellegrini diretti da Canterbury verso Roma.
    Nel 1331 Pontremoli fu venduta da Giovanni I di Boemia a Mastino II della Scala, signore di Verona, e successivamente (nel 1339 passò ai Visconti di Milano. Nel 1404 la proprietà del borgo passò invece alla famiglia Fieschi di Genova, per ritornare poi nel 1433 di nuovo sotto il controllo dei milanesi. Nel 1495 Pontremoli venne saccheggiata dalle truppe di Carlo VIII di Francia, mentre il territorio era formalmente sotto il controllo degli Sforza, i nuovi signori di Milano; il saccheggio avvenne prima della battaglia di Fornovo; traccia di questo evento è la targa -recentemente affissa- presente ai piedi del campanile della vicina frazione di Mignegno.
    Come altre aree dell'Italia settentrionale, anche Pontremoli divenne un territorio francese tra il 1508 ed il 1522. Nel 1526 il paese venne catturato dall'imperatore Carlo V. Fu quindi controllato dalla Spagna, di cui Carlo e suoi discendenti diretti erano sovrani, fino al 1647, allorquando venne acquistata dalla Repubblica di Genova. Tre anni dopo, Pontremoli passò a far parte del Granducato di Toscana. Rimase in questa condizione (eccetto un periodo di controllo francese dal 1805 al 1814) sino all'unificazione dell'Italia, nel XIX secolo. Con le riforme Leopoldine, Pontremoli divenne una comunità autonoma (sebbene sempre all'interno del Granducato di Toscana) nel 1777, e nel 1778 divenne ufficialmente una città. L'intera zona venne gravemente danneggiata da un terremoto nel 1834, e nel 1847 il paese (insieme a Fivizzano) venne occupato dal duca di Modena in seguito a una disputa su alcune rotte di commercio.



    PONTREMOLI

    Evento di rievocazione medievale della concessione di libero comune di Pontremoli avvenuta nel 1226 da parte di Federico II. Verrete calati nel mondo medievale dal castello, lungo le vie pontremolesi fino allo accampamento tra figuranti, musici, combattenti e artigiani.

    LA STORIA

    Pontremoli, definita da Federico II "clavis et iannua" (chiave e porta) delle comunicazioni tra la Toscana e la Lombardia, città dalle altissime torri, riconosciuta anche dal Federico Barbarossa, con la sua denominazione Puntremel è ricordata nel 990 come luogo di sosta della via Francigena nell'itinerario dell'Arcivescovo di Canterbury Sigeric, di ritorno dal suo pellegrinaggio a Roma. Porta settentrionale della Tuscia Longobardorum, il borgo fu inizialmente costituito dal castello di Piagnaro, di origine longobarda. La sua storia è strettamente connessa con la via Francigena, alla quale si legano gli interessi di importanti istituzioni religiose, quali Lena e Bobbio e ordini cavallereschi come il Tau di Altopascio, nonchè importanti famiglie come i Malaspina, gli Antelminelli, i Fieschi e gli Sforza.
    Con l'espansione urbana del XII secolo, il borgo condizionato dalla via Francigena assunse una conformazione allungata occupando la stretta lingua di terra alla confluenza dei fiumi Verde e Magra. Era divisa in sei parrocchie di cui cinque sotto il controllo della diocesi di Luni e una, S. Pietro de confletu, sotto il controllo della diocesi di Brugnato il quale vescovo dimorò per lungo tempo a Pontremoli nella parrocchia di S. Geminiano visto che S. Pietro era sotto il controllo ghibellino. La città strinse alleanze alternativamente con Parma e Piacenza e fu in lotta con i marchesi Malaspina, signori del resto della Lunigiana, in particolare per i confini ma anche per il controllo della città stessa. La parte bassa di Pontremoli (Imoborgo),distinta e separata da quella più alta (Sommoborgo), da un ampio spazio centrale con funzione di mercato, aveva una diversa composizione sociale e politica signorile e ghibellina, mentre l'altra era di estrazione popolare e guelfa. Per il perdurare dei contrasti tra le due fazioni, Castruccio degli Antelminelli, detto il Castracani, fece erigere nel 1322 una singolare cortina fortificata munita di tre torri, denominata "Cacciaguerra". Successivamente, l'abitato si sviluppò sulla riva sinistra del Magra. Dal XIV secolo, tramontato il libero Comune, Pontremoli cenne conteso ed ambito dalle varie Signorie italiane fino ad entrare, nel 1650, nel Granducato di Toscana. Tra il XVI e il XVII secolo, quando divenne parte del Graducato di Toscana, furono realizzati numerosi interventi di costruzione e ristrutturazione che modificarono l'assetto urbano. I motivi di questa opera di riconfigurazione vanno ricercati nello sviluppo dei traffici commerciali tra lo scalo marittimo di Livorno, divenuto porto franco, ed i centri dell'entroterra padano.


















    Premio Bancarella

    è un premio letterario nato nel 1953, consegnato nella città di Pontremoli ogni anno l'ultimo sabato o domenica di luglio. Una prima selezione stabilisce i sei libri finalisti del Premio Selezione Bancarella tra cui è poi scelto il vincitore, premiato nella serata finale. Il presidente del Premio dal 1978 è il professor Giuseppe Benelli. Attualmente giunto alla 57ª edizione, ha visto i seguenti vincitori: * 1953 - Ernest Hemingway - Il vecchio e il mare - Mondadori
    * 1954 - Giovanni Guareschi - Don Camillo e il suo gregge - Rizzoli
    * 1955 - Hervé Le Boterf - Lo Spietato - ELI
    * 1956 - Hanh Suyn - L'amore è una cosa meravigliosa - Martello
    * 1957 - Werner Keller - La Bibbia aveva ragione - Garzanti
    * 1958 - Boris Leonidovič Pasternak - Il dottor Živago - Feltrinelli
    * 1959 - Heinrich Gerlach - L'armata tradita - Garzanti
    * 1960 - Bonaventura Tecchi - Gli egoisti - Bompiani
    * 1961 - André Schwarz Bart - L'ultimo dei giusti - Feltrinelli
    * 1962 - Cornelius Ryan - Il giorno più lungo - Garzanti
    * 1963 - Paolo Caccia Dominioni - El Alamein - Longanesi
    * 1964 - Giulio Bedeschi - Centomila gavette di ghiaccio - Mursia
    * 1965 - Luigi Preti - Giovinezza, giovinezza - Mondadori
    * 1966 - Vincenzo Pappalettera - Tu passerai per il camino - Mursia
    * 1967 - Indro Montanelli, Roberto Gervaso - L'Italia dei Comuni - Rizzoli
    * 1968 - Isaac Bashevis Singer - La famiglia Moskat - Longanesi
    * 1969 - Peter Colosimo - Non è terrestre - Sugar
    * 1970 - Oriana Fallaci - Niente e così sia - Rizzoli
    * 1971 - Enzo Biagi - Testimone del tempo - S.E.I.
    * 1972 - Alberto Bevilacqua - Il viaggio misterioso - Rizzoli
    * 1973 - Roberto Gervaso - Cagliostro - Rizzoli
    * 1974 - Giuseppe Berto - Oh! Serafina - Rusconi
    * 1975 - Susanna Agnelli - Vestivamo alla marinara - Mondadori
    * 1976 - Carlo Cassola - L'antagonista - Rizzoli
    * 1977 - Giorgio Saviane - Eutanasia di un amore - Rizzoli
    * 1978 - Alex Haley - Radici - Rizzoli
    * 1979 - Massimo Grillandi - La contessa di Castiglione - Rusconi
    * 1980 - Maurice Denuziere - Luisiana - Rizzoli
    * 1981 - Sergio Zavoli - Socialista di Dio - Mondadori
    * 1982 - Gary Jennings - L'Azteco - Rizzoli
    * 1983 - Renato Barneschi - Vita e morte di Mafalda di Savoia a Buchenwald - Rusconi
    * 1984 - Luciano De Crescenzo - Storia della filosofia greca - I Presocratici - Mondadori
    * 1985 - Giulio Andreotti - Visti da vicino (3^ serie) - Rizzoli
    * 1986 - Pasquale Festa Campanile - La strega innamorata - Bompiani
    * 1987 - Enzo Biagi - Il boss è solo - Mondadori
    * 1988 - Cesare Marchi - Grandi peccatori Grandi cattedrali - Rizzoli
    * 1989 - Umberto Eco - Il pendolo di Foucault - Bompiani
    * 1990 - Vittorio Sgarbi - Davanti all'immagine - Rizzoli
    * 1991 - Antonio Spinosa - Vittorio Emanuele II. L'astuzia di un re - Mondadori
    * 1992 - Alberto Bevilacqua - I sensi incantati - Mondadori
    * 1993 - Carmen Covito - La bruttina stagionata - Bompiani
    * 1994 - John Grisham - Il cliente - Mondadori
    * 1995 - Jostein Gaarder - Il mondo di Sofia - Longanesi
    * 1996 - Stefano Zecchi - Sensualità - Mondadori
    * 1997 - Giampaolo Pansa - I nostri giorni proibiti - Sperling & Kupfer
    * 1998 - Paco Ignacio Taibo II - Senza perdere la tenerezza - Il Saggiatore
    * 1999 - Ken Follett - Il martello dell'Eden - Mondadori
    * 2000 - Michael Connelly - Il ragno - Piemme
    * 2001 - Andrea Camilleri - La gita a Tindari - Sellerio Editore
    * 2002 - Federico Audisio di Somma - L'uomo che curava con i fiori - Piemme
    * 2003 - Alessandra Appiano - Amiche di salvataggio - Sperling & Kupfer
    * 2004 - Bruno Vespa - Il cavaliere e il professore - RAI Eri, Mondadori
    * 2005 - Gianrico Carofiglio - Il passato è una terra straniera - Rizzoli
    * 2006 - Andrea Vitali - La figlia del podestà - Garzanti
    * 2007 - Frank Schätzing - Il diavolo nella cattedrale - Nord
    * 2008 - Valerio Massimo Manfredi - L'armata perduta - Mondadori
    * 2009 - Donato Carrisi- Il suggeritore - Longanesi




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    MERCATO MEDIEVALE DI FILETTO

    Il mercato medievale di Filetto si svolge normalmente il secondo e il terzo fine settimana d'agosto nel borgo antico di Filetto. In uno scenario fantastico ed irreale, si ripropongono mestieri medievali, prodotti gastronomici della Lunigiana, costumi d'epoca, botteghe artigiane medievali caratterizzate dalle lavorazioni del legno, del ferro, della pietra, della ceramica, del cuoio, l'intreccio del vimine, la tessitura e il ricamo. A pochi passi dalla millenaria Selva di Filetto, nel borgo murato rivive l’incanto di tempi remoti, le mura e le torri, le vie e le piazze addobbate con stendardi, illuminate da torce, animate da cartomanti, streghe, musici e menestrelli, mangiafuoco, giocolieri e saltimbanchi, ospiteranno personaggi e attività di un caratteristico mercato medioevale.Tra le attrazioni, la tavola dei pellegrini, con panche di legno e povere stoviglie, la cena medievale, con sapori e aromi delle portate rielaborate da su ricettari medievali, la taverna delle streghe, dove gustare antiche bevande. Nel borgo, artista di strada, figuranti, musici e giullari, maghi e indovini coinvolgono tutti i visitatori. Sfilano inoltre i Gruppi storici della Cervia e della Quercia di Querceta, gli Sbandieratori e gli Archirey di Fivizzano, il gruppo storico e sbandieratori “Borghi e contrade città di Aulla”, il gruppo storico “Borgo e valle Città di Levanto”, “Dame e Cavalieri della Selva incantata” del gruppo storico della Pro Loco villafranchese. Tra le rievocazioni e gl spettacoli, si sono succedute nelle edizioni passate la Confraternita dell’Arco e della Spada, con l’Inquisitore che annuncia al popolo il processo alla strega, mentre il fabbro termina la forgiatura del collare che cingerà il collo della condannata. L’Inquisitore, gli armigeri, la strega trascinata sul carro si avviano. Sulla piazza grande si dà lettura solenne dei capi d’accusa ma un cavaliere, difensore della strega, chiede l’ultima prova di colpevolezza: l’ordalia o giudizio divino. Due cavalieri si sfideranno a duello: l’uno per la strega l’altro per l’Inquisizione. Gli Abesibé, storia di tre personaggi: un giullare, una strega e un alchimista che discutono di pozioni, elisir e formule magiche, e sperimentano nell’antro dell’alchimista diverse combinazioni di elementi naturali. I Terra Vento Fuoco Teatro, trampolieri e mangiafuoco che disegnano con le loro esibizioni la caccia alle streghe, a peccatori di ogni sorta ed eretici.






    Carnevale di Viareggio

    è considerato uno dei più importanti e maggiormente apprezzati carnevali d'Italia e d'Europa.
    A caratterizzarlo a livello internazionale sono i carri allegorici più o meno grandi che sfilano nelle domeniche fra gennaio e febbraio e sui quali troneggiano enormi caricature in cartapesta di uomini famosi nel campo della politica, della cultura o dello spettacolo, i cui tratti caratteristici - specialmente quelli somatici - vengono sottolineati con satira ed ironia.
    I carri, che sono i più grandi e movimentati del mondo, sfilano lungo la passeggiata a mare viareggina, un viale di oltre tre chilometri che si snoda tra la spiaggia e gli edifici di stile liberty che si affacciano sul mar Tirreno. Il Carnevale di Viareggio non è solo il più grandioso e spettacolare evento popolare italiano, ma soprattutto il depositario di un patrimonio e di una tradizione che affonda le proprie radici in epoche e civiltà lontane, in grado di esaltare le straordinarie capacità creative ed organizzative degli italiani nel mondo. Una manifestazione unica nel suo genere che trova nelle caratteristiche urbanistiche della città e nello spirito dei suoi abitanti le condizioni ideali per un risultato sempre spettacolare. La Terza sfilata dell'edizione 2009 ha battuto ogni Record, erano infatti più di 250.000 gli spettatori ad applaudire i giganti di cartapesta che hanno solcato il mare di pubblico festoso che popolava la passeggiata a mare.





    Curiosità - Firenze

    La finestra sempre aperta

    Nella piazza della Santissima Annunziata vi è un antico palazzo, Budini-Gattai, anticamente meglio conosciuto come Palazzo Grifoni, dal nome della famiglia che lo costruì e lo abitò per diversi secoli, in cui, l'ultima finestra in alto, al secondo piano, resta sempre con le portelli aperti, di modo che dall'interno stanza si possa ammirare la piazza.
    Si narra infatti che alcuni secoli or sono una bellissima fanciulla andasse in sposa ad un Grifoni , la giovane si trasferì ben presto nel palazzo per seguire il marito, di cui era innamoratissima e felicemente ricambiata.
    Ma la felicità dei due sposi non durò che pochi mesi; il giovane Grifoni venne infatti richiamato alla guerra insieme ai rampolli di tutte le famiglie nobili e patrizie fiorentine.
    Un triste giorno la bella fanciulla diede un ultimo saluto in lacrime al suo sposo proprio da quella finestra e lo vide allontanarsi a cavallo.
    La giovane sposa era solita passare gran parte del suo tempo cucendo e ricamando seduta sulle panche di pietra poste accanto alla finestra, da cui ogni tanto lanciava uno sguardo sulla piazza in attesa del ritorno del marito.



    Passarono i mesi, poi gli anni, la donna, ormai non più giovane, se pur rassegnata , passava buona parte del suo tempo seduta a quella finestra nel ricordo della breve felicità vissuta con il suo sposo.
    Ormai vecchia, il suo passatempo preferito era quello di osservare il mondo da quella finestra, ma il suo ricordo andava sempre a quel cavaliere armato che partiva.
    Morì proprio in quella stanza e quando portarono via il suo corpo qualcuno volle chiudere la finestra, ma si scatenò il putiferio: libri che volavano, mobili che traballavano, lumi che si spegnevano, quadri che cadevano, suppellettili che si spostavano…
    I parenti ebbero molta paura, ma non appena la finestra fu riaperta tutto tornò tranquillo e da allora la finestra è rimasta sempre così, con uno spiraglio che permette in ogni momento di poter guardare la piazza.






     
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    La storia del carnevale di Viareggio

    La tradizione della sfilata di carri a Viareggio risale al 1873, quando alcuni ricchi borghesi, decisero di mascherarsi per protestare contro le troppe tasse che erano costretti a pagare. Da allora ogni anno questa sfilata permette di realizzare carri che interpretano alla perfezione il pensiero e il malcontento di tanta gente, e sul finire del secolo comparvero i carri trionfali. La prima guerra mondiale sembra distruggere, insieme alla Belle époque, anche il Carnevale a Viareggio, che invece rifiorì addirittura più splendido e grandioso. La pausa bellica durò 6 anni. La manifestazione riprese nel 1921 e i carri sfilarono su due meravigliosi viali a mare, la mitica passeggiata parallela con viale Belluomini. Nel 1971 si svolse il primo carnevale rionale della Darsena, Nel corso del terzo millennio si prevedono grandi novità all’interno del complesso della Cittadella con i giganti di cartapesta che si arricchiscono di nuove tecnologie per creare sempre più complessi movimenti ed effetti scenografici.






    Villa di Corliano

    è una villa della prima metà del XV secolo, eretta come residenza estiva alle pendici occidentali della riserva naturale dei Monti Pisani nel comune di San Giuliano Terme, lungo la Strada Statale 12 dell'Abetone e del Brennero e le precedenti Via Julia Augusta e Via Æmilia Scauri, a metà strada tra le città di Pisa e Lucca, nelle vicinanze del Parco di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli. Originariamente la proprietà fu dei pisani Venuleii, una famiglia consolare romana di origine etrusca. Il fiorentino Vincenzo di Luca Pitti descriveva la Villa di Corliano come "il più bel Palazzo che sia intorno Pisa" nel 1616.




    Un’antica leggenda vuole che nella villa della Seta a Corliano lungo la strada che costeggia il monte tra Pisa e Lucca, aleggi ancora il fantasma di Teresa della Seta Bocca Gaetani, donna bellissima ai suoi dì, discendente da un’antica famiglia pisana andata in sposa, nel 1755, al conte Cosimo Baldassarre Agostini. La nobildonna apparirebbe ogni tanto nei saloni della gentilizia dimora spostando arazzi e soprammobili. Altre volte avrebbe sbattuto porte e spalancato finestre. Alcuni vecchi contadini rammentano il suo arrivo in certe notti di luna piena quando la signora compare avanzando lungo i viali del parco alla guida di un tiro a sei, fino a fermarsi in prossimità della curva della Ragnaia ( così chiamata dall’antico nome delle reti che i cacciatori tendevano nei boschi per catturare piccoli uccelli ) e di là volgere il suo sguardo verso la casa dove un tempo visse felice. Il fantasma, buono s’intende, è stato udito altre volte correre e ridere nei sotterranei della villa, ricavati sotto le grandi cantine. Passano gli anni e i racconti proseguono e c’è chi ricorda ancora quella sera in cui sentì un improvviso frastuono per la caduta di uno dei lampadari in cristallo del salone e andato a verificare trovò, con meraviglia, il lampadario ancora al suo posto. E ancora oggi alcuni inspiegabili episodi accadono … ???

    Nella Villa soggiornarono illustri ospiti come Gustavo III di Svezia, Cristiano II di Danimarca, i Reali d’Inghilterra, Benedetto Stuart Cardinale di York, il generale Murat, Luigi Buonaparte, Paolina Borghese, Carlo Alberto di Savoia, i poeti Bayron e Shelley e molti altri personaggi dei nostri libri di storia.
    La zona del Lungomonte Pisano accentuò la propria vocazione turistica già nella prima metà del Settecento con il potenziamento delle Terme di San Giuliano o Bagni di Pisa, che divennero un “luogo alla moda”. Le ville del Lungomonte, già luoghi per l’ozio nella natura e strutture industriali per la trasformazione ed il magazzinaggio dei prodotti agricoli, assunsero in quell’epoca le caratteristiche di luoghi di villeggiatura di cui Goldoni ha tramandato la memoria e di cui i contemporanei possono riviverne la bellezza.

    La Villa della Seta a Corliano è un “Palazzo da Signore, con una scala di fuora, con un ballatoio davanti la porta maggiore, con fonte e con terra intorno ad uso di detto palazzo” che il fiorentino Vincenzo Pitti dice essere “il più bel Palazzo che sia intorno a Pisa” nella prima metà del seicento.
    Furono gli Spini di Firenze, che avevano già iniziato la costruzione nella prima metà del XV secolo, a vendere la tenuta di Corliano con casa padronale per 1500 fiorini ai della Seta. L’atto di acquisto della proprietà, rogato a Palermo nel 1536, si trova ancora nell’archivio della famiglia Agostini Venerosi della Seta. Ai lati della Villa ci sono gli edifici della fattoria e del frantoio, costruiti alla fine del XVIII secolo, facevano parte di una azienda agricola che esportava l’olio di oliva, prodotto nelle tre tenute che la famiglia aveva in Toscana (a Corliano di San Giuliano, a Colleoli di Palaia e a Capannile di Lari), in Europa e nelle Americhe fino ai primi anni del XX secolo.
    La villa, ristrutturata dall’architetto Ignazio Pellegrini nel XVIII secolo, è decorata esternamente con alcuni graffiti cinquecenteschi, tipici del manierismo fiorentino: arpie, corone di frutta e fiori, uccelli ed altre simbologie, rappresentano le virtù della “Fortezza, Abbondanza e Fortuna”, gli stessi temi si ritrovano negli affreschi interni del salone (attribuiti al Boscoli) dell’androne di ingresso ed in quelli che sovrastano le scalinate.
    Il parco di 35.000 metri quadrati, con piante secolari, racchiude al suo interno il Café-House del XVIII secolo, la scuderia e la chiesetta di San Pietro e Paolo (l’altare fu acquistato dalla chiesa di S.Torpè di Pisa nel 1793).






    Palio dei somari

    si corre ogni anno a Torrita di Siena la domenica seguente il 19 marzo (o il 19 marzo stesso se cade di domenica). Giunge quest’anno alla sua 50° edizione, considerando i Palii straordinari che vengono corsi in notturna. Due anni fa, infatti, per festeggiare la ricorrenza dei 40 anni della manifestazione, è stato corso anche il Palio Straordinario che ha riscosso un enorme successo.




    Le origini

    Questa manifestazione trova le sue origini nell'ormai lontano 1966, quando una piccola associazione di torritesi ritenne opportuno istituire una festa popolare in onore del santo protettore dei falegnami San Giuseppe, che fungesse anche da giorno di ritrovo per tutti quei torritesi che in passato, per motivi di lavoro, avevano dovuto lasciare il loro paese di origine e trasferirsi altrove. Si scelse così di celebrare questa festa proprio per S. Giuseppe, dato che la lavorazione del legno è sempre stata molto praticata a Torrita di Siena. La festa voleva mettere in evidenza la fatica e la semplicità del lavoro umano, di conseguenza proprio l’asino, animale umile e soprattutto instancabile, fu scelto come simbolo. L’attuale palio viene corso da otto contrade: dalle quattro porte dell’antico castello medioevale di Torrita di Siena: Porta a Pago, Porta a Sole, Porta a Gavina e Porta Nova (che nella prima edizione furono le uniche concorrenti) e dalle quattro contrade corrispondenti ai quattro rioni del paese: Stazione, Refenero, Fonti a Giano e Cavone.
    Ogni contrada è orgogliosa del proprio stemma, dei colori e dei figuranti, ambientati nella metà del XIV secolo, costituiti dalla dama, dal principe, dall’alfiere, dall’armato, dai paggetti, dal dotto, dagli sbandieratori e tamburini, tutti vestiti con ricchi e preziosi costumi ricamati, talmente perfetti e rifiniti in ogni singolo dettaglio, che sembrano provenire realmente dal Medioevo.






     
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    Sansepolcro:
    drappo della società dei balestrieri
    con balestrieri in costume storico


    Se il palio toscano più celebre al mondo è quello di Siena,
    nel borgo di Sansepolcro se ne disputa un altro dalle antiche origini medievali.
    Anziché coi cavalli, ci si sfida usando le balestre in una gara di tiro con l'arco.
    Le origini di questa competizione è molto antica,
    se addirittura lo stesso Cosimo de' Medici vi partecipò nel Quattrocento!
    Il vincitore conquista il palio, un drappo dipinto o ricamato.






    Sansepolcro (anticamente Borgo del Santo Sepolcro)
    è un comune di oltre 16.300 abitanti della provincia di Arezzo.
    Si trova tra Toscana, Umbria e Marche
    ed è il centro più popoloso della parte toscana dell'Alta Valle del Tevere.
    Il territorio del Comune di Sansepolcro è zona ad alta intensità sismica.

    Palio della Balestra

    La fondazione del centro abitato viene fatta risalire al X secolo.
    Si pensa che il centro si sviluppi sulle ceneri di un solitario accampamento romano,
    abbandonato a sè stesso dopo la crisi dell'impero.
    I Medici dotarono Sansepolcro di nuove mura.
    Cosimo I de' Medici intendeva fortificare il confine dello Stato fiorentino,
    in vista della guerra contro Siena.
    Nel corso del XVI Sansepolcro, elevata a sede vescovile da papa Leone X
    nel 1520 è insignita del titolo di "città",
    conosce un momento di fioritura artistica notevole,
    grazie anche alle aperture verso Roma (la famiglia degli Alberti)
    e alle vicine zone dell'Umbria (con i pittori Cristoforo Gherardi e Raffaellino dal Colle)
    e delle Marche (ancora con l'attivissimo Raffaellino dal Colle).
    Notevoli i danni causati alla città dai terremoti del 1781 e del 1789;
    dopo quest'ultimo sono abbassate tutte le numerose torri medievali,
    ad eccezione della Torre di Berta.
    A partire dagli anni '20 del XIX secolo Sansepolcro conosce una lenta fase di progresso sociale ed economico
    grazie all'incanalamento dei fiumi, alle migliorie apportate a colture e allevamenti
    e alla nascita del pastificio Buitoni (1828), della Società Filarmonica dei Perseveranti (1828),
    dell'Accademia della Valle Tiberina Toscana (1830) e della Scuola di Disegno (1837).
    Nel 1861 la città entra a far parte del Regno d'Italia.
    Purtroppo nel corso degli eventi di guerra la Torre di Berta,
    isolata al centro dell'omonima piazza, simbolo della città è distrutta dai Tedeschi.





     
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    Lucca



    Ponte della Maddalena (detto 'Ponte del Diavolo')


    Il ponte 'del Diavolo' sorge all'altezza di Borgo a Mozzano,
    lungo la SS12 dell'Abetone e del Brennero, sulla quale ci si immette da Lucca.
    Il ponte della Maddalena unisce le due sponde del fiume Serchio
    all'altezza del paese di Borgo a Mozzano.
    La sua costruzione risale ai tempi della Contessa Matilde di Canossa (1046-1115),
    che ebbe grossa influenza e potere su questa zona della Toscana, la Garfagnana,
    ma il suo aspetto attuale è dovuto alla ricostruzione effettuata da Castruccio Castracani (1281-1328),
    condottiero e signore della vicina Lucca, nei primi anni del 1300.
    L'aspetto del ponte è quello medievale classico a 'schiena d'asino',
    con la differenza, che qui diventa caratteristica unica,
    che le sue arcate sono asimmetriche e quella centrale
    è talmente alta e ampia che la sua solidità sembra una sfida alla legge di gravità.
    Il ponte è comunemente chiamato 'del Diavolo' in forza di una leggenda popolare della zona,
    rinforzata dall'aspetto scombinato del ponte:
    un capo muratore aveva iniziato a costruirlo, ma ben presto si accorse che non sarebbe riuscito a completare l'opera
    per il giorno fissato e preso dalla paura delle possibili conseguenze si rivolse al Maligno,
    chiedendo aiuto al fine di terminare il lavoro.
    Il Diavolo accettò di completare il ponte in una notte in cambio dell'anima
    del primo passante che lo avesse attraversato.
    Il patto fu siglato ma il costruttore, pieno di rimorso, si confesso con un religioso della zona
    che lo consigliò di far attraversare il ponte per primo ad un porco.
    Il Diavolo fu così beffato e scomparve nelle acque del fiume.



    XXXIII° PALIO DEI CARRETTI

    Il Palio dei Carretti inizia la sua storia nel 1975 a corollario dei festeggiamenti del Santissimo Crocefisso; quest’anno giunge alla sua 32° edizione. Tradizionalmente, nel Medioevo, si correva una corsa in salita con i cavalli sulla Strada Lauretana dalla Dogana alla Chiesetta di Capo Valiano. Valiano è suddiviso in sei contrade i cui nomi si identificano in luoghi già esistenti in epoca medievale. Le Contrade che si disputano ogni quarta domenica di settembre il “Panno” dipinto da un noto pittore sono: CASTELLO (giallo-verde), CHIESINA (rosso-nero), DOGANA (bianco-azzurro), FONTE (bianco-rosso), PADULE (giallo-rosso) e PONTE (rosso-blù). Il “carretto”, mezzo di divertimento dei giovani di Valiano, è costituito da: quattro assi di legno duro che collegate tra loro, formano un geometrico trapezio isoscele allungato; due “fuselli” con alle estremità due coppie di cuscinetti in acciaio a sfere di cui l’anteriore sterzante; due freni a mano collocati nella parte posteriore del mezzo. La gara si svolge in più discese che selezionano le contrade che andranno a disputare la finale. La partenza è situata nel colle più alto del paese a circa 330 m., i carretti compiono un tratto di circa 1 km. in discesa con pendenza fino al 15% e con tre curve notoriamente impegnative. Prima delle gare, di pregevole bellezza, la importante sfilata del Corteo Storico in abiti medievali delle contrade che rievoca i fasti storici dell’antico Castello di Valiano.




     
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    Festa di Santa Mustiola e Palio delle Torri a Chiusi


    Santa Mustiola


    Venerata come santa dalla Chiesa cattolica, è la patrona di Chiusi e di Scavolino. La tradizione vuole che nel III secolo un cristiano di nome Ireneo (da non confondere con sant'Ireneo) venisse arrestato per aver dato sepoltura ad un altro cristiano appena martirizzato. Ireneo venne portato a Chiusi e qui venne assistito da Mustiola, che era una cugina dell'imperatore Claudio II alla quale l'imperatore Aureliano aveva fatto uccidere il promesso sposo Lucio, che era cristiano. Secondo la fantastica invenzione di Adamo Rossi di Perugia, Lucio aveva tra l'altro regalato a Mustiola l'anello nuziale di san Giuseppe e Maria (il cosiddetto Santo Anello. Al furto di questo anello si lega la quattrocentesca "Guerra dell'Anello"). Anche Mustiola fu arrestata e, dopo che Ireneo fu martirizzato, fu fustigata a morte. Si dice che mentre tentava di scappare dalle guardie romane, Mustiola abbia attraversato il lago di Chiusi usando il proprio mantello come imbarcazione. Si dice anche che il 3 luglio di ogni anno, all'alba, sul lago si riveda ancora la scia del mantello di Mustiola. Il corpo della santa sarebbe stato poi ritrovato durante il pontificato di papa Sisto IV (1414 - 1471 - 1484), proprio mentre il furto del cosiddetto Santo Anello (1473), infiammava i chiusini e li portava a guerra contro Perugia, mandante del furto della reliquia. Il ritrovamento del corpo calmò gli ardenti bollori e mise fine alla Guerra dell'Anello. Il Santo Anello rimase a Perugia dove è tuttora conservato nella cattedrale. Viene festeggiata il 3 luglio. Ogni anno, in occasione della festa patronale, sulle sponde del lago viene ricordata la fuga miracolosa.

    In occasione della festa di Santa Mustiola, si tiene a Chiusi ogni anno il Palio delle Torri, la cui origine risale al XV secolo, quando si chiamava «Palio corso dagli uomini a piedi». La gara consiste in una corsa su un percorso di quasi un chilometro tra squadre formate ciascuna da quattro membri, la cui caratteristica è rappresentata da una torre di legno posta sulle spalle del corridore. Da qui il nome di palio delle Torri. Su ciascuna torre è impressa l’effigie del terziere di appartenenza.




    La Giostra del Saracino è un gioco equestre che rievoca la lotta dei cavalieri contro il predone arabo (Il Saracino). Si svolge a Sarteano il 15 Agosto di ogni anno. Nella rappresentazione, il nemico è costituito da una tipica statua di legno, a mezzo busto, adattata su un supporto che la rende girevole.. I Cavalieri "Giostratori" delle 5 Contrade si lanciano al galoppo contro di essa cercando di infilare con l'asta un anello del diametro di 7 cm. posto sullo scudo.

    S. Andrea

    S. Bartolomeo

    S. Lorenzo

    S. Martino

    S.S. Trinità












    Lo Scoppio del Carro con i
    Bandierai degli Uffizi





    Pasqua del Signore, in Piazza del Duomo a Firenze la "colombina" accenderà i fuochi artificiali per lo "Scoppio del Carro" .

    I Bandierai degli Uffizi - Sbandieratori Ufficiali di Firenze si esibiranno in attesa del "Brindellone" partito dal Piazzale di Porta al Prato, alle ore 9:15 in Piazza della Repubblica per circa 25 minuti e dopo averlo accompagnato in Piazza del Duomo, nell'attesa dell'evento di fronte al Campanile di Giotto.

    La cerimonia ufficiale inizia alcune ore prima, nella chiesa romanica dei SS. Apostoli, dove il sacerdote prende le tre pietre di Pazzino de' Pazzi e le sfrega fra loro fino a farne scaturire la scintilla che accenderà il cero pasquale. A sua volta il cero deve rendere incandescenti i carboni appositamente sistemati in un "porta fuoco". I carboni vengono poi consegnati, dalle maggiori autorità cittadine, all'arcivescovo che celebra la Messa solenne sull'altar maggiore di Santa Maria del Fiore.

    Al momento del "Gloria" il porporato accende la miccia di un razzo celato nelle sembianze di una colomba la quale, con un "volo" che attraversa tutta la cattedrale e una parte della piazza antistante, dà inizio allo scoppio del "Carro del fuoco sacro", o Brindellone, come i fiorentini lo hanno ribattezzato in epoca recente.

    Se tutto procede senza intoppi, gli agricoltori possono aspettarsi un'annata di buoni raccolti; se qualcosa si inceppa, all'interno del carro è nascosto un vigile del fuoco che provvederà, con un semplice fiammifero, a dare il via al primo mortaretto.





    Capodanno fiorentino



    Non per tutti Capodanno è il primo di Gennaio. Perlomeno non a Firenze.

    Nella città del giglio l’anno comincia il 25 marzo. Non adesso, ma fino al Settecento è stato così. Perché proprio alla fine del terzo mese dell’anno?

    Perché nel calendario cattolico, il 25 marzo corrisponde ad una importante ricorrenza liturgica, al giorno dell’Annunciazione dell’arcangelo Gabriele a Maria, esattamente nove mesi prima del Natale.

    Così Firenze, città legata da sempre al culto della madonna, aveva fissato la data del primo dell’anno il 25 marzo. Per l’occasione, le autorità cittadine e il clero si muovevano in processione verso piazza Santissima Annunziata, luogo dove sorge la basilica omonima – tempio edificato nel 1250 dai frati dell’ordine dei servi di Maria – e portavano offerte in cera, come nel corso delle celebrazioni per San Giovanni, protettore della città.

    Ancora oggi, per celebrare una tradizione durata secoli, l’antico rituale dell’originale capodanno fiorentino si rinnova tutti gli anni nella Santissima Annunziata.

    I fiorentini erano molto affezionati alla loro personale suddivisione dell’anno, tant’è che nella culla della Rinascimento si continuò a festeggiare il primo dei 365 giorni il 25 marzo anche quando, nel 1582, entrò in vigore il calendario gregoriano che, per convenzione e grazie alla volontà del papa Gregorio XIII, fissava all’uno di gennaio il principio dell’anno civile.




    La Festa del grillo






    Quali sono le origini e le motivazioni della "Festa del Grillo" che ogni anno, nel giorno dell'Ascensione, si celebra nel parco fiorentino delle Cascine?
    Esistono due scuole di pensiero. La prima descrive una festa legata ai riti primaverili durante i quali si eleggeva a protagonista il simpatico insetto canterino, ritenuto apportatore di gioie e di benessere; la seconda ritiene che il grillo, quando si presentava in orde massicce e invadeva le colture, non solo non portava fortuna ma costituiva al contrario una calamità per gli agricoltori.
    La nascita della festa sarebbe dunque da interpretare nel senso letterale di "fare la festa" al grillo, cioè di eliminarne il numero più alto possibile per impedire che in primavera facessero piazza pulita dei teneri germogli dei fiori o delle verdure.
    E si citano analoghe cacce - con relative feste - agli scoiattoli, alle cavallette, agli scarafaggi. Scrisse ad esempio Agostino Lapini nel suo "Diario fiorentino": " A' dì 8 di luglio 1582, nel popolo di San Miniato a Strada... vi comparse tanta e sì grande quantità di grilli che divororno ogni cosa; di maniera che si comandò a parecchi populi di detto paese che andassino 'ammazzargli, e vi si ragunorno più di mille uomini... Morironsi detti grilli, se non tutti la maggior parte...."

    In passato la festa rappresentava un evento importante per i componenti della famiglia fiorentina.
    I preparativi iniziavano alcuni giorni prima e la mattina dell'Ascensione era tutto un via-vai di gente in cammino verso il grande parco sull'Arno.
    Dopo aver scelto il punto dove trascorrere la giornata, ognuno si metteva all'opera: la mamma stendeva la tovaglia sull'erba e disponeva le vettovaglie per il pranzo; il babbo prendeva per mano i bambini più piccoli e insieme davano inizio al vero scopo della giornata: dare la caccia e possibilmente catturare almeno un grillo; per i figli più grandicelli quella costituiva una delle rare occasioni in cui potevano eludere la sorveglianza dei genitori e familiarizzare con l'altro sesso.
    Nel pomeriggio l'avvenimento più importante era il passaggio delle carrozze granducali e delle famiglie più in vista della città. A sera il mesto e stanco ritorno a casa.

    La festa viene tuttora celebrata secondo la tradizione, anche se tanti piccoli cambiamenti hanno adulterato la sua genuinità: al pic-nic sul prato con cibi portati da casa si è sostituito il panino e la birra comprati in una delle innumerevoli bancarelle; basta con la faticosa caccia ai grilli (ammesso che ce ne sia ancora rimasto qualcuno nel parco): i padri preferiscono mettere mano al portafogli e comprarli già ingabbiati (anche se meno propensi a cantare).





    IL GIOCO STORICO DEL "CALCIO IN COSTUME" san giovanni Firenze




    Il gioco del Calcio in Costume (anche detto "Calcio Storico Fiorentino") non ha nessuna rassomiglianza con il gioco del calcio. Fu probabilmente inventato negli accampamenti militari dove i soldati si riposavano tra una battaglia e un'altra, perché facessero esercizio in modo da non perdere la loro forza. Questo era un gioco che sviluppava i muscoli delle braccia e delle gambe in una lotta a corpo a corpo per la contesa di qualcosa che aveva la misura e la forma di una palla da cannone.

    All'inizio, a Firenze, non veniva praticato come sport, bensì come allenamento per i giovani nell'arte del combattimento. La partita più famoso fu probabilmente quella giocata il 17 Febbraio del 1530 in Piazza Santa Croce. I fiorentini avevano approfittato del Sacco di Roma effettuato dall'esercito imperiale nel 1527 per confinare i Medici fuori dalla città per la seconda volta e rispondere solo alla sovranità del Cristo e della Vergine, determinati a difendere Firenze fino alla fine contro l'esercito imperiale spiegato da Papa Clemente VII. L'armata imperiale, la più potente al tempo, assediò Firenze dall'estate del 1529 all'estate dell'anno seguente. Fu un assedio memorabile, che divenne sempre più duro; la città cominciò a sentire la scarsità del cibo, sebbene la sensazione generale fosse comunque positiva, come riassunto dalle scritte sui muri: poveri ma liberi. E' in questa atmosfera che il gioco del Calcio in Costume iniziò, a metà Febbraio, non solo per la tradizione antica di giocare durante il Carnevale, ma anche come dimostrazione del disprezzo della città per le truppe assedianti che consideravano Firenze



    RIFICOLONA



    Ona, Ona, Ona!

    "Ona, Ona, Ona,
    O che bella Rificolona,
    La mia l'é coi fiocchi,
    La tua l'é coi pidocchi! "



    I bambini fiorentini cantano questa canzone mentre vagano per le vie di Firenze la prima settimana di settembre, portando con se lanterne di carta legate agli estremi di bastoni chiamati rificolone. Ci sono diverse teorie sull'origine della tradizione; alcuni sostengono che commemorasse l'entrata trionfale delle truppe fiorentine a Siena il 2 Agosto del 1555 quando i soldati legarono le lanterne all'estremità delle loro aste. Più probabilmente la Festa della Rificolona iniziò per il Gran Mercato dell'Autunno, il 7 settembre, il giorno prima della festività della Vergine, in Piazza Santissima Annunziata. Era probabilmente il più importante giorno di mercato dell'anno per gli agricoltori, la loro occasione per guadagnare in preparazione dell'inverno che li aspettavail folclore a Firenze: la Rificolona : per arrivare presto, gli abitanti delle campagne, si alzavano prima dell'alba e partivano con delle lanterne, fatte mettendo una candela all'interno di una struttura di carta tessuto che la riparasse dal vento, per illuminare la via. Intere famiglie venivano, vestite con l'abito della domenica, ma erano gente ignorante, di paese ed i loro tentativi di eleganza riuscivano solo a far ridere la gente di città, ancora oggi i fiorentini chiamano rificolona, una donna pomposamente vestita.

    Ai bambini piace creare le proprie lanterne con la carta velina colorata oppure sparare con le cerbottane dei contadini, nel tentativo di rompere la carta velina e incendiare le lanterne.

    Il mercato esiste ancora oggi, sotto forma di un'enorme fiera in Piazza Santissima Annunziata fra il 6 e 7 settembre; è la prima fiera tenuta dai produttori biologici in Italia e rimane una delle più importanti.

    I bambini fiorentini ancora escono con le loro lanterne, i primi giorni di settembre e ci sono i gruppi nelle piazze, con spettacoli teatrali e di musica. La Festa della Rificolona si chiude con un processione nella notte del 7, da Piazza Santa Croce a Piazza Santissima Annunziata, condotta dal cardinale.
    Dopo il discorso del cardinale, c'è la sfida finale per le vie, e si arriva a fino alle prime ore del mattino.


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    Il Carnevale di Viareggio e museo della cittadella



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    Nel febbraio del 1873, alcuni giovani, della “Viareggio bene”, erano seduti ai tavoli del caffè del Casinò, ebbero una straordinaria idea: organizzare il carnevale, all’aperto con un corteo di carrozze addobbate che non erano altro che le antenate degli attuali carri di cartapesta presenti oggi.
    Il martedì grasso del 1873, lungo la Via Regia, iniziò uno dei carnevali più belli e famosi al mondo quello di Viareggio.
    Non fu un gran successo; ma l’anno successivo il 17 febbraio 1874, giorno del primo “Carnevale ufficiale”, fu tutto completamente diverso, la “Società del Carnevale” organizzò l’evento in modo molto più importante e caratteristico. Sfilarono carri fioriti e coloratissime maschere.
    M ecco che 10 anni dopo, nel 1883, le carrozze andarono “in pensione” e furono sostituite in gran stile dai carri allegorici.
    Il carro n.1 che ha sfilato in via Regia s’intitolava “I quattro mori” (in riferimento al monumento livornese).
    I carri all’epoca erano realizzati in legno e ferro ed erano piccoli grandi capolavori degli artigiani locali ancora la cartapesta è lontana, Carnevale non è più una festa esclusiva, bensì una festa di tutti gli abitanti di Viareggio.
    Agli inizi del 900, il Carnevale si sposta sul Lungomare.
    Feste, Carri e maschere colorate sfilano, fino al 1916, quando l’Italia entra in guerra – la prima guerra mondiale -.
    Ma nel 1921 la guerra è finita e ricomincia anche la voglia di festeggiare il Carnevale.
    E tanta voglia di tornare a sorridere si traduce in tante novità carnevalesche, tutte importantissime. Venne creato per la prima volta, un inno per il Carnevale. partendo dal testo di una poesia di Lelio Maffei, nacque “Il Carnevale a Viareggio”, meglio conosciuta come “Su la coppa di champagne”,
    Sempre nel 1921, per la prima volta, sui carri salgono le orchestre.
    Nel 1926 venne ideato per la prima volta, il manifesto ufficiale del Carnevale viareggino e la cartapesta iniziò ad essere usata per la realizzazione dei carri allegorici.
    Nel 1931 il pittore futurista Uberto Bonetti crea il celebre Burlamacco la maschera ufficiale del carnevale caratterizzata da una tuta tubolare in stile futurista a rombi biancorossi, un pompon nero sulla pancia, un’alta feluca rossa, mantello nero e faccia truccata da clown.
    Poi ecco il rigore fascista e gli orrori del secondo conflitto mondiale, il carnevale si ferma ancora, Viareggio riprende a pieno la sua festa nel 1946 grazie alle opere di due maestri della cartapesta, Antonio D’Arliano e Alfredo Pardini.
    Nel 1948 nasce un evento collaterale del Carnevale destinato a destinare importantissimo: la Coppa Carnevale.
    Dal 1954 il Carnevale di Viareggio viene trasmesso dalla RAI, nelle case degli italiani.
    Nel 1967, i carri allegorici sfilano, per la prima volta anche in notturna nello splendido scenario del lungomare.
    Nel 1984, per la prima volta, anche Viareggio ha la sua lotteria abbinata alle classifiche del Carnevale.
    Nel 1990 il Carnevale di viareggio e i maestri della cartapesta diventano mondiali, incaricati di organizzare la cerimonia d’inaugurazione dei Mondiali di Calcio, stupiscono San Siro ed il mondo intero per le loro meraviglie.
    Nel 2001, nasce la Cittadella del Carnevale: Burlamacco lascia gli hangar di via Marco Polo e si trasferisce in una grandiosa struttura, la storia carnevalesca continua…. Ecco il programma dei Corsi Mascherati previsto per il 2011

    1° corso mascherato
    Domenica 20 febbraio
    ore 15.00

    2° corso mascherato
    Domenica 27 febbraio
    ore 15.00

    3° corso mascherato
    Domenica 6 marzo
    ore 15.00

    4° corso mascherato
    Martedì 8 marzo
    ore 21.00

    5° corso mascherato
    Domenica 13 marzo
    ore 17.00



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    Interessante da visitare anche fuori dal periodo carnevalesco, è il Museo della Cittadella, dov’è possibile scoprire tutti i segreti e i trucchi della cartapesta.Questa tecnica artigianale, applicata da artisti anche in altri settori (come la scenografia, la museografia, l’arredamento e l’oggettistica), è di facile impiego e può essere usata nelle scuole, dalla materna alle superiori, come linguaggio espressivo autonomo. Essa permette l’unione di più tematiche, dall’ideazione dei soggetti alla struttura portante, dalla modellatura in creta alla formatura in gesso, dall’applicazione della carta alla colorazione.
    Il Carnevale di Viareggio, fin dal 1926 con l’uso della cartapesta o carta a calco, ha fatto propria la filosofia del recupero e del riciclaggio attraverso una tecnica manuale ed un modo originale e creativo, utilizzando un materiale usato e gettato via. La povertà dei mezzi utilizzati nella lavorazione come la carta di giornale, la colla di farina, la creta, il gesso, i giunchi, costituisce la caratteristica della tecnica viareggina che si esprime in modo esplosivo nella costruzione dei grandi carri allegorici.


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    Il luogo magico, teatro di questa tecnica artigianale, è proprio nella Cittadella dove gli artigiani-artisti del Carnevale creano i grandi carri allegorici che durante il periodo invernale sfilano sui viali a mare della città, comunicando con le loro immagini grottesche sorrisi e buonumore, per scoprire il segreto delle magiche tre “C”: dove la Carta nell’ambito della Cittadella si trasforma in Carnevale.


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    All’interno del Museo è presente anche uno stand didattico che illustra le diverse fasi della realizzazione di un’opera in cartapesta, mentre al piano terra dell’edificio museale sono allestiti laboratori didattici dove è possibile cimentarsi nella manipolazione della creta e della carta per fare esperienza di modellazione e lavorazione di un manufatto in cartapesta.
    Il percorso inizia con un ideale corteo di modellini di carri allegorici di prima categoria, che offrono la possibilità di osservare la struttura e le diverse soluzioni compositive, cromatiche ed in particolare la traduzione in chiave satirica dei vari temi affrontati.

    Una serie di bacheche in legno, come una sorta di banchi da lavoro artigianali contengono opere originali di alcuni noti artisti che hanno lavorato per il noto Carnevale fra cui: Enrico Pranpolini, Lucio Venna, Moses Levy e Uberto Bonetti, al quale è dedicato ampio spazio a testimonianza del suo lungo e intenso rapporto con il Carnevale di Viareggio.
    A seguire troviamo una delle caratteristiche dei corsi: sono i mascheroni a piedi e le “teste in capo”, giganti di carta, portati ed animati da persone, che provocano allegria e divertimento con le loro forme grottesche e satiriche. I mascheroni rappresentano la “palestra” per i giovani futuri carristi…
    Per studenti delle superiori o comunque, per tutti coloro che vogliono fare esperienze di modellazione ed apprendere tutte le fasi della lavorazione della carta a calco è possibile organizzare corsi personalizzati.

    Apertura da Ottobre a Maggio:
    Lunedì, Mercoledì e Venerdì dalle 10.00 alle 12.00


    fonte:viaggitoscana.net
    foto:web
     
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