ROBERTO VECCHIONI

biografia, discografia, new, foto, ecc...

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    ROBERTO VECCHIONI



    biografia


    Roberto Vecchioni (Carate Brianza, 25 giugno 1943) è un cantautore, paroliere e scrittore italiano.

    Gli inizi come autore


    La famiglia di Vecchioni è di origine napoletana: il padre Aldo è commerciante, la madre Eva casalinga, ed il fratello Sergio, secondogenito, notaio. Roberto si laurea nel 1968 in lettere antiche presso l'Università Cattolica di Milano, nella quale resterà come assistente a Storia delle religioni; successivamente insegna in licei classici, come docente di greco e latino.

    Comincia la carriera nel mondo musicale come autore di testi di canzoni, in collaborazione con l'amico musicista Andrea Lo Vecchio: il primo brano pubblicato è una traduzione in italiano di "Barbara Ann" dei Beach Boys, incisa nel 1966 dai Pop Seven, e la particolarità di questo 45 giri è che lo stesso Vecchioni partecipa all'incisione (sua è la voce che comincia la canzone cantando "Bar bar bar, bar Barbara Ann").

    Nella seconda metà degli anni 60 e nei '70 continua la carriera di autore di testi (a partire dal 1970 anche su musiche di Renato Pareti, oltre che di Lo Vecchio) e scrive canzoni per cantanti affermati come Ornella Vanoni, Iva Zanicchi, Gigliola Cinquetti, i Nuovi Angeli, gli Homo Sapiens ecc.).

    In alcuni di questi testi sono già evidenti le tematiche presenti nella sua produzione da cantautore: la nostalgia per il passato, il tema del doppio, l'uso della storia come metafora del presente (emblematica è, a questo proposito, La battaglia di Maratona incisa nel 1968 da Lo Vecchio), con evidenti influenze del lavoro letterario di Jorge Luis Borges.

    Lavora spesso, in questo periodo, con la CGD e la CBS, ed è in queste case discografiche che ha modo di conoscere Francesco Guccini

    « In quel periodo conobbi Guccini: la CGD gli mise vicino due parolieri veterani come Daniele Pace e Mario Panzeri per provare a modificare il testo di una sua canzone da mandare a Sanremo, ma Francesco se ne andò quasi subito, anche perchè aveva le idee molto più chiare, era molto meno invischiato di me »


    Nel 1968 partecipa al Festival di Sanremo come autore con la canzone Sera, interpretata da Giuliana Valci e Gigliola Cinquetti, e questo fatto contribuisce a rendere Lo Vecchio e Vecchioni autori molto richiesti:

    « A parte ogni ovvia considerazione sul merito del Festival, c'era il gusto, l'orgoglio anzi, di avere scritto una cosa che era piaciuta più delle altre. più di quelle dei professionisti, dei veterani....e in parte questo mi gratificava, rispondeva al mio bisogno di affermazione, anche se non desideravo il successo indiscriminato...»


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    Il debutto come cantautore


    Dopo i primi successi come autore di testi, Vecchioni riesce nel 1968 a incidere un 45 giri per la Durium, contenente sul lato a "La pioggia e il parco" e sul retro "Un disco scelto a caso"; entrambi i brani sono su musica di Lo Vecchio, ma il disco passa inosservato, e Vecchioni deve pazientare tre anni prima di ottenere la fiducia di una nuova casa discografica, la Ducale, fondata da Davide Matalin, ex padrone della Italdisc e storico scopritore di Mina.

    Per la Ducale Vecchioni incide nel 1971 il suo primo album Parabola, seguito l'anno dopo da Saldi di fine stagione; nel 1973 partecipa al Festival di Sanremo con L'uomo che si gioca il cielo a dadi, bella canzone dedicata al padre, che si classifica all'ottavo posto.

    Nel 1973 riceve il premio della critica discografica italiana per il disco Il re non si diverte.

    Nel 1974 partecipa al Festivalbar con la canzone La farfalla giapponese, che passa però inosservata, e che è anche la sua ultima incisione per la Ducale; passa infatti alla Philips, con cui otterrà i primi successi di vendita, grazie a Ipertensione e soprattutto ad Elisir, i cui brani Velasquez e Figlia sono trasmessi spesso dalle prime radio libere.





    Il successo


    Nel 1977 esce il brano che resta il suo più grande successo, Samarcanda, contenuto nell'album omonimo. Di notevole qualità anche i lavori successivi, fino al Grande Sogno del 1984 con cui, assieme al fidato Michelangelo Romano, riarrangia i suoi maggiori successi affiancandoli ad alcuni nuovi brani (in quello che dà il titolo all'album Francesco De Gregori suona l'armonica).

    Nel 1979 venne accusato di spaccio sostanze stupefacenti dal giudice istruttore di Marsala, l'accusa si riferiva ad un episodio avvenuto durante una serata alla Festa dell'Unità di Marsala, nel 1977, quando il cantautore avrebbe offerto uno spinello ad un ragazzo quattordicenne; a seguito delle ammissioni del ragazzo Vecchioni venne arrestato e rilasciato dopo alcuni giorni. Il ragazzo in seguito ritrattò ma il processo proseguì per concludersi con la sua assoluzione; da questa vicenda personale trasse poi l'ispirazione per scrivere le canzoni Lettera da Marsala e Signor giudice (appartenenti all'album Robinson, come salvarsi la vita), quest'ultima un attacco alla magistratura e al sistema giudiziario.

    Nel 1983 viene insignito del Premio Tenco.

    Nel 1992 vince il Festivalbar con la canzone Voglio una donna, unico inedito del disco dal vivo Camper. Finora in totale i suoi album hanno venduto oltre sei milioni e mezzo di copie.

    La sua attività di cantautore si intreccia con quella di scrittore. Nel 1983 esce il suo primo libro Il grande sogno, come allegato ad un'edizione limitata dell'album omonimo, (Milano Libri) che contiene poesie, racconti e testi per canzoni. Il suo secondo volume è del 1996, una raccolta di racconti intitolata Viaggi del tempo immobile (Einaudi). Nel 1998 cura la voce "Canzone d'autore" nell'enciclopedia Treccani. Nel frattempo non abbandona la musica e compone, per Patty Pravo, "Treno di Panna" inserita nel fortunato album "Notti guai e libertà" che porta la firma di altri prestigiosi cantautori. Ancora per Einaudi esce, nel 2000, il suo primo romanzo Le parole non le portano le cicogne ed è sempre l'editore torinese a pubblicare nel 2004 il volume Il libraio di Selinunte. Infine nel 2006 pubblica il libro "Diario di un gatto con gli stivali".

    Ha ricevuto il premio per la pace "Giorgio la Pira" nel 1998.

    Roberto Vecchioni, inoltre, è stato insignito di numerosissimi premi e riconoscimenti ricevuti, tra i quali spiccano la recente nomina a "Cavaliere Ufficiale della Repubblica" conferitagli, motu proprio, dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi, l'Ambrogino d'oro del Comune di Milano, il premio "Scanno" per la narrativa, due premi "Tenco" alla carriera e il premio "Angelo dell'anno" per le sue attività di impegno nel sociale.

    Dal 2001 al 2003 ha insegnato alla facoltà di Scienze della Comunicazione all'Università di Torino col titolo "Forme di poesia per musica". Nel 2004-2005 è stato docente del corso di "Forme di poesia per musica" presso l'Università di Teramo. Attualmente sta tenendo un corso di lezioni dal tema: "Testi letterari in musica" all' Università di Pavia, presso la quale sarà a contratto a partire dall'anno accademico 2006 - 2007, ed un corso di lezioni: "Laboratorio di Scrittura e Cultura della Comunicazione" presso l'Università "La Sapienza" di Roma.

    Nelle sue canzoni, poesie o libri è, molte volte, presente il mescolarsi del proprio essere con i più svariati miti della storia, della letteratura o dell'arte quest'ultimi presi in prestito, non tanto per descriverne le gesta ma come espediente per iniziare un viaggio interiore.

    Roberto Vecchioni nato e cresciuto in Brianza è però di origini napoletane, tali origini si rivelano in maniera esplosiva quando lui in più di una occasione si è cimentato sia a incedere che a eseguire in pubblico pezzi in napoletano, la stessa "lettere da Marsala" citata in precedenza è una delle più belle canzoni napoletane degli ultimi decenni, la sua napoletanità, legata in particolar modo al ricordo dei genitori e all'infanzia viene citata anche in uno degli ultimi lavori, "dimentica una cosa al giorno".

    È sposato e ha quattro figli.


    discografia


    La discografia completa di Vecchioni è stata ricostruita da Franco Settimo, ed è stata pubblicata nel volume Voci a San Siro (completa anche di tutte le canzoni scritte da Vecchioni per altri artisti, ed è su questa versione che ci si è basati).

    Ippopotami è il primo album di Roberto Vecchioni che è stato stampato anche su CD, oltre che su LP. In futuro saranno ristampati, sempre su CD, anche i primi dischi della carriera, Parabola, Saldi di fine stagione, L'uomo che si gioca il cielo a dadi e Il re non si diverte, più Hollywood Hollywood e Robinson come salvarsi la vita, sempre dalla Cgd. Sempre su CD hanno visto la stampa anche i primi quattro dischi su etichetta Philips, Ipertensione, Elisir, Samarcanda e Calabuig Stranamore e altri incidenti, tutti e quattro, come i rispettivi LP, su etichetta Philips.





    Album


    1971 - Parabola (Ducale, DUC 2)
    1972 - Saldi di fine stagione (Ducale, DUC 6)
    1974 - Il re non si diverte (Ducale, DUC 9)
    1974 - Barbapapà (Philips, 6198 134)
    1975 - Ipertensione (Philips, 6323 040)
    1976 - Elisir (Philips, 6323 042)
    1977 - Samarcanda (Philips, 6323 049)
    1978 - Calabuig, stranamore e altri incidenti (Philips, 6323 062)
    1979 - Robinson, come salvarsi la vita (Ciao Records)
    1980 - Montecristo (Philips 6492 113)
    1981 - Hollywood Hollywood(CGD, 20299)
    1984 - Il grande sogno (CGD, 21212; nuove incisioni di vecchi brani, 7 inediti e un volume con poesie di Vecchioni, disegni e storie di Hugo Pratt, Milo Manara, Moebius ed Andrea Pazienza)
    1985 - Bei tempi (CGD, 20477)
    1986 - Ippopotami (CGD)
    1989 - Milady (CGD)
    1991 - Per amore mio (EMI)
    1992 - Voci a San Siro, Arcana (mini cd con quattro brani inediti, allegato all'omonimo libro)
    1993 - Blumun (EMI)
    1995 - Il cielo capovolto (EMI)
    1997 - El bandolero stanco (EMI)
    1999 - Sogna ragazzo sogna (EMI)
    2002 - Il lanciatore di coltelli (EMI)
    2004 - Rotary Club of Malindi (Columbia Sony Music)
    2007 - Di rabbia e di stelle (Universal)





    Album live

    Camper, Emi 1992 (Live con un inedito)
    Canzoni e cicogne, Emi 2000. (Live con due inediti)
    Roberto Vecchioni live @Rtsi, RTSI 2001. (Live)
    Il contastorie, Universal 2005 (Live con un inedito)

    Raccolte

    L'uomo che si gioca il cielo a dadi Ducale [DUC 7] 1973. (Raccolta con un inedito)
    Luci a San Siro, Philips 1980.(Raccolta)
    Il capolavoro, Philips 1990.(Raccolta)
    Roberto Vecchioni raccolta, Cgd East West 1997 (Raccolta)
    Studio Collection, Emi 1998. (Raccolta con un inedito)
    Samarcanda e altri successi, Universal 1998 (Raccolta)
    Luci a San Siro e altri successi, ??? 1998 (Raccolta)
    Le più belle canzoni di: Roberto Vecchioni, Warner Music 1999 (Raccolta)
    Roberto Vecchioni superstar, Universal 2000 (Raccolta)
    Le ballate, Emi 2003
    Vecchioni, Universal 2005
    Collezione italiana Roberto Vecchioni, EMI 2006 (Raccolta)
    The platinum collection: Vecchioni, EMI 2006 (Raccolta 3 cd)

    45 giri


    1968 - La pioggia e il parco/Un disco scelto a caso (Durium, Ld A 7601)
    1972 - Povero ragazzo/Io non devo andare in via Ferrante Aporti (Italdisc, IT 228)
    1972 - Fratelli?/I pazzi sono fuori (Ducale, DUC 237)
    1973 - L'uomo che si gioca il cielo a dadi/Sono solamente stanco da morire (Ducale, DUC 240)
    1974 - La farfalla giapponene/Messina (Ducale, DUC 245)
    1975 - Irene/Canzone per Laura (Philips, 6025 143)
    1975 - La famiglia di Barbapapà/Il miglior amico degli animali (Philips, 6198 134; con il coro Le Mele Verdi)
    1976 - Velasquez/Pani & pesci (Philips, 6025 161)
    1977 - Samarcanda/Canzone per Sergio (Philips, 6025 175)
    1978 - Stranamore (pure questo è amore)/Il capolavoro (Philips, 6025 206)
    1979 - A te/Un'altra storia (Music, 5000, con Enrico Nascimbeni)
    1979 - Signor giudice/Vorrei (Ciao Records, 500)
    1980 - Montecristo/La città senza donne (Philips, 6025 272)
    1982 - Dentro gli occhi/Hollywood Hollywood (CGD)
    1983 - Hotel degli assassini/Morgana (luce di giorni passati) (CGD)
    1984 - Il grande sogno/Mi manchi (CGD)
    1985 - Fratel coniglietto/Samarcanda (CGD)

    Temi e canzoni

    Vecchioni è forse l'unico artista italiano che
    « può permettersi di vincere il Festivalbar e di far coppia con i più bei nomi della nostra canzone sul palco del Club Tenco, di scrivere canzoni raffinate e suadenti, di riscrivere la storia di Orfeo e Euridice, di citare Oscar Wilde ed al tempo stesso di scherzare, cadere di tono, frequentare la canzonetta senza perdere lo spirito e la faccia »


    come sintetizza E. Assante ne la Repubblica.


    Libri

    Cronologia delle opere:

    2007, Di sogni e d'amore, Frassinelli
    2006, Diario di un gatto con gli stivali, Einaudi
    2004, Il libraio di Selinunte, Einaudi
    2000, Le parole non le portano le cicogne, Einaudi
    1996, Viaggi del tempo immobile, Einaudi




    Edited by tomiva57 - 9/8/2012, 15:12
     
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    La pioggia, il parco e le altre cose....



    non ho trovato il testo ...chissà perchè. . :( MOLLIE14



    Edited by tomiva57 - 9/8/2012, 15:17
     
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    Con la moglie dal quale ruppe subito
    ma non in tempo per evitare
    che gli nascesse un figlio naturale
    Era vecchio, era saggio e non sbagliava
    mai e ben che fosse falsa moneta
    tacque con tutti e lo chiamò poeta
    da sua moglie ebbe poi un figlio vero
    uno che aveva sempre ragione
    e per questo ragioniere fu il suo nome
    ragioniere cresceva molto algebrico
    poeta aveva lo sguardo assente
    parlava tanto ma non rendeva niente
    Ragazza ragazza perché tu quella sera
    giravi da sola per tutta la brughiera?
    Ragazza dovevi restare a casa muta
    adesso c'è chi piange d'averti conosciuta
    e poeta le disse: "Margherita, qui c'è la luna
    che ci fa lume vieni a giocare
    inventeremo un fiume"
    come attore non era proprio l'ultimo
    e le confuse tutte le idee
    facendo sfoggio di rose e di azalee
    E poi corse dal padre subito a dirgli:
    "Ho fatto un fiume di primavera,
    oltre la valle, dentro la brughiera"
    "Che scemenza è mai questa, figlio mio,
    no non c'è un fiume nella brughiera,
    lo so per certo li ho fatti tutti io"
    "Io, padre, ti sfido, se tu sei il creatore
    tu prova a levarlo quel fiume dal suo cuore
    io padre ti sfido, se sei l'imperatore
    tu prova a levarci quel fiume e questo amore"

    Era vecchio era saggio e non sbagliava mai
    prese da parte il figlio accorto
    gli tolse il libro cassa e lo mandò nell'orto
    là, nell'orto, piangeva margherita
    soffriva tanto che lui la portò al mare
    il mare è facile, c'è poco da inventare
    e fu il vecchio a benedir le nozze dicendo:
    "Andate figli della terra
    voi siete giusti e non avete guerra"
    Poi rivolto all'infame parolaio
    lo cacciò via coi gesto di una mano
    la giara vuota non serve più a nessuno
    "Per il mondo ch'è mio ti maledico
    avrai vent'anni tutta la vita
    ma non potrai chiamare margherita"

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  5. tomiva57
     
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    Povero ragazzo

    (Vecchioni - Lo Vecchio)

    Povero ragazzo, sapessi dov'è adesso la tua donna
    povero ragazzo, sì, la tua bambina,
    quella che tu credevi una bambina
    povero ragazzo, povero ragazzo
    sapessi cosa dice la tua donna
    povero ragazzo
    qui, fra le mie mani
    le stelle che le bruciano negli occhi
    le braccia strette forte sul mio cuore
    per non pensarti, non pensarti più.

    Povero ragazzo, sapessi quanta voglia avrei
    stasera di non farti male
    tu che in questo istante starai pensando a lei
    starai dicendo:"Come dorme bene!"
    Povero ragazzo! E a lei neppure passi per la mente
    mentre grida t'amo
    qui, fra le mie mani
    le stelle che le bruciano negli occhi
    le braccia strette forte sul mio cuore
    per non pensarti, non pensarti più.

    Povero ragazzo, io quasi quasi prendo
    e te la porto a casa
    ma ne val la pena? Oggi son io
    domani sarà un altro o un altro ancora
    povero ragazzo, sapessi cosa
    dice la tua donna, povero ragazzo
    qui, fra le mie mani
    le stelle che le bruciano negli occhi
    le braccia strette forte sul mio cuore
    per non pensarti, non pensarti più.

    Povero ragazzo, io sono con la
    donna che tu ami e un tempo amavo
    ma vorrei morire piuttosto di sapere
    che stasera la stai piangendo
    povero ragazzo, sapessi come odio
    la tua donna, povero ragazzo
    qui, fra le mie mani,
    le stelle che le bruciano negli occhi
    le braccia strette forte sul mio cuore
    per non pensarti, non pensarti più.

     
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  6. tomiva57
     
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    " el bandolero stanco " - roberto vecchioni


    c'era forse il vento
    che non lo accarezza piu'
    sara' il suo cappello
    che da un po' non gli sta su
    sara' quella ruga di ridente nostalgia
    o la confusione tra la vita e la poesia


    non assalta treni
    perche' non ne passan mai
    non rapina banche
    perche' i soldi sono i suoi
    vive di tramonti e di calcolati oblii
    e di commoventi ripetuti lunghi addii
    struggenti addii

    el bandolero stanco col cuore infranto
    stanotte va
    va su un cavallo bianco
    col suo tormento lontano va
    dov'e' silenzio dov'e' silenzio dove
    dov'e' silenzio dov'e' silenzio dov'e'
    silenzio dove

    ha una collezione insuperabile
    di taglie
    molte molte vuote gia' da tempo
    le bottiglie
    dorme sul cavallo
    che non lo sopporta piu'
    e s'e' fatto un mazzo
    per la pampa su e giu'
    ogni notte passa e getta un fiore
    a qualche porta
    rosso come il sangue del suo cuore
    di una volta
    poi galoppa via fino all'inganno
    dell'aurora
    dove qualche gaucho giura di sentirlo
    ancora cantare ancora
    va bandolero stanco stanotte ho pianto
    pensando a te
    c'e' un po' della mia vita
    nella tua vita che se ne va
    dov'e' silenzio dov'e' silenzio dove
    dov'e' silenzio dov'e' silenzio dove


    dov'e' silenzio dov'e' silenzio dove
    dov'e' silenzio dov'e' silenzio dov'e'
    silenzio dove

    se chiudo gli occhi dentro gli occhi
    sei di nuovo quello vero
    quando ti credevo quando sorridevo

    ascolta guardami sta' fermo
    e' ancora vivo questo amore
    tutto questo amore
    tutto il nostro amore
    e tu lontano non ci vai a morire
    come una puttana
    prima del mio cuore
    al posto del mio cuore
    non mi lasciare solo in questa notte
    che non vedo il cielo
    torna bandolero torna bandolero
    torna bandolero




    dov'e' silenzio dov'e' silenzio dove
    dov'e' silenzio dov'e' silenzio dove


    dov'e' silenzio dov'e' silenzio dove
    dov'e' silenzio dov'e' silenzio dove

     
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    Fuori col pigiama
    Napoleone a Waterloo
    passa l'uomo bianco
    e chiede a tutti "State bene o no?"
    Venga qui dottore
    un raffreddore che non passa più
    mia Nina scrive:
    "Ad ammazzarmi non sei stato tu"
    E i pazzi sono fuori
    non cercateli qui
    il mondo dietro i muri
    è più disperato di qui

    Nebbia la mattina
    il vecchio rosso non discute più
    scalda la panchina
    mirava in alto adesso guarda giù
    Non gli puoi parlare
    si accende il cuore, grida, salta su
    via di qui dottore
    voglio morire almeno in libertà

    E i pazzi sono fuori
    non cercateli qui
    il mondo dietro i muri
    è più disperato di qui

    Oggi a colazione
    ci sono i dolci che volevi tu:
    Rocco Sansimone
    è smorto come l'ultimo Gesù
    Pensa all'anarchia
    e quella bomba che gli si inceppò
    diventa grande grande sempre più

    E i pazzi sono fuori
    non cercateli qui
    il mondo dietro i muri
    è più disperato di qui

    Visite, parenti
    un'elemosina di carità
    facce sorridenti
    vedrai tra poco vieni via di qua
    Chiedi a quel ragazzo
    perchè sua madre non ci viene mai
    dice: "La nascondo,
    su nell'armadio tra i vestiti miei"

    E i pazzi sono fuori
    non cercateli qui
    il mondo dietro i muri
    è più disperato di qui


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  9. tomiva57
     
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    Chi guarda dalla strada
    non ci crederebbe mai
    io vado a letto adesso
    e tu sei in piedi dalle sei
    tu stai pescando ed io,
    sta notte ho amato chissà chi
    ho la camicia fuori e sono qui,
    Ti leggo dentro gli occhi:
    "Figlio mio come ti va?"
    E come vuoi che vada,
    come sempre, siamo qua:
    ti vedo così poco
    ma soltanto tu sei tu,
    con quelli là non ce la faccio più

    Papà, lasciamo tutti e andiamo via
    Papà, lasciamo tutto e andiamo via

    Tu li hai giocati tutti
    senza avere in mano i re,
    pien e cavalli o niente:
    tutto il resto che cos'è?
    Ti sei giocato donne
    che impazzivano per te,
    eppure un giorno hai pianto in un caffè

    Ci sono stati giorni
    da piantare tutto lì&i
    eppure li hai giocati
    sorridendomi così
    per te l'estate non comincia
    e non finisce mai
    è vivere la vita come fai

    papà, lasciamo tutti e andiamo via
    papà, lasciamo tutto e andiamo via

    scommetto che ti giochi
    il cielo a dadi anche con Dio
    e accetterà lo giuro
    perchè in cielo, dove sta,
    se non ti rassomiglia che ci fa?

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  10. tomiva57
     
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    C'era una gran festa nella capitale
    perché la guerra era finita.
    I soldati erano tornati tutti a casa ed avevano gettato le divise.
    Per la strada si ballava e si beveva vino,
    i musicanti suonavano senza interruzione.
    Era primavera e le donne finalmente potevano, dopo tanti anni,
    riabbracciare i loro uomini. All'alba furono spenti i falò
    e fu proprio allora che tra la folla,
    per un momento, a un soldato parve di vedere
    una donna vestita di nero
    che lo guardava con occhi cattivi.


    Ridere, ridere, ridere ancora,
    Ora la guerra paura non fa,
    brucian le divise dentro il fuoco la sera,
    brucia nella gola vino a sazietà,
    musica di tamburelli fino all'aurora,
    il soldato che tutta la notte ballò
    vide tra la folla quella nera signora,
    vide che cercava lui e si spaventò.

    "Salvami, salvami, grande sovrano,
    fammi fuggire, fuggire di qua,
    alla parata lei mi stava vicino,
    e mi guardava con malignità"
    "Dategli, dategli un animale,
    figlio del lampo, degno di un re,
    presto, più presto perché possa scappare,
    dategli la bestia più veloce che c'è

    "corri cavallo, corri ti prego
    fino a Samarcanda io ti guiderò,
    non ti fermare, vola ti prego
    corri come il vento che mi salverò
    oh oh cavallo, oh, oh cavallo, oh oh cavallo, oh oh, cavallo, oh oh

    Fiumi poi campi, poi l'alba era viola,
    bianche le torri che infine toccò,
    ma c'era tra la folla quella nera signora
    stanco di fuggire la sua testa chinò:
    "Eri fra la gente nella capitale,
    so che mi guardavi con malignità,
    son scappato in mezzo ai grillie alle cicale,
    son scappato via ma ti ritrovo qua!"

    "Sbagli, t'inganni, ti sbagli soldato
    io non ti guardavo con malignità,
    era solamente uno sguardo stupito,
    cosa ci facevi l'altro ieri là?
    T'aspettavo qui per oggi a Samarcanda
    eri lontanissimo due giorni fa,
    ho temuto che per ascoltar la banda
    non facessi in tempo ad arrivare qua.

    Non è poi così lontana Samarcanda,
    corri cavallo, corri di là...
    ho cantato insieme a te tutta la notte
    corri come il vento che ci arriverà
    oh oh cavallo, oh, oh cavallo, oh oh cavallo, oh oh cavallo oh oh


    (Grazie a Tommaso per le correzioni)


     
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  11. tomiva57
     
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    Le Lettere D'Amore (Chevalier De Pas) :
    Fernando Pessoa chiese gli occhiali
    e si addormentò
    e quelli che scrivevano per lui
    lo lasciarono solo
    finalmente solo...
    così la pioggia obliqua di Lisbona
    lo abbandonò
    e finalmente la finì
    di fingere fogli
    di fare male ai fogli...

    e la finì di mascherarsi
    dietro tanti nomi,
    dimenticando Ophelia
    per cercare un senso che non c'è
    e alla fine chiederle "scusa
    se ho lasciato le tue mani,
    ma io dovevo solo scrivere, scrivere
    e scrivere di me..."
    e le lettere d'amore,
    le lettere d'amore
    fanno solo ridere:
    le lettere d'amore
    non sarebbero d'amore
    se non facessero ridere;
    anch'io scrivevo un tempo
    lettere d'amore,
    anch'io facevo ridere:
    le lettere d'amore
    quando c'è l'amore,
    per forza fanno ridere.

    E costruì un delirante universo
    senza amore,
    dove tutte le cose
    hanno stanchezza di esistere
    e spalancato dolore.

    Ma gli sfuggì che il senso delle stelle
    non è quello di un uomo,
    e si rivide nella pena
    di quel brillare inutile,
    di quel brillare lontano...

    e capì tardi che dentro
    quel negozio di tabaccheria
    c'era più vita di quanta ce ne fosse
    in tutta la sua poesia;
    e che invece di continuare a tormentarsi
    con un mondo assurdo
    basterebbe toccare il corpo di una donna,
    rispondere a uno sguardo...

    e scrivere d'amore,
    e scrivere d'amore,
    anche se si fa ridere;
    anche quando la guardi,
    anche mentre la perdi
    quello che conta è scrivere;
    e non aver paura,
    non aver mai paura
    di essere ridicoli:
    solo chi non ha scritto mai
    lettere d'amore
    fa veramente ridere.

    Le lettere d'amore,
    le lettere d'amore,
    di un amore invisibile;
    le lettere d'amore
    che avevo cominciato
    magari senza accorgermi;
    le lettere d'amore
    che avevo immaginato,
    ma mi facevan ridere
    magari fossi in tempo
    per potertele scrivere...


     
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  12. tomiva57
     
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    Parabola (Roberto Vecchioni)



    La storia del disco

    Vecchioni era da alcuni anni un paroliere di successo, legato alle edizioni musicali Chappell: fu proprio la casa di edizioni musicali a metterlo in contatto con una nuova casa discografica, la Ducale, fondata da Davide Matalon, ex padrone della Italdisc e scopritore di Mina, e a pagargli i tre giorni dello studio di registrazione di via Podgora.
    Tre giorni sono veramente pochi anche per l'epoca, ed il risultato è evidente negli arrangiamenti delle canzoni, che non sono molto curati (nonostante la presenza di musicisti molto dotati come Franco Cerri o De Piscopo), e nelle sonorità, per nulla ricercate; inoltre la voce di Vecchioni spesso risulta impastata e tendente al singhiozzo.
    Insomma, il risultato non rende giustizia alla scrittura delle canzoni, che sono invece in molti casi notevoli.
    Gli arrangiamenti sono curati da Sergio Parisini, e il produttore del disco è Renato Pareti; la copertina è la rielaborazione di una foto di Maurizio Doglia.
    All'interno della copertina è inserita una presentazione del disco scritta dal padre del cantautore, Aldo Vecchioni.
    In questo album è presente il brano Luci a San Siro che è tra le canzoni più amate dai fan di Vecchioni: in realtà era già stata pubblicata qualche mese prima su un 45 giri inciso da Rossano, in una versione con il testo diverso, con il titolo "Ho perso il conto".
    Nel nuovo testo Vecchioni ricorda il suo amore giovanile per Adriana, la sua vicina di casa e fidanzata dal 1964 al 1968, che diventerà la musa ispiratrice di moltissime sue canzoni (da "Mi manchi" a "Archeologia"), con cui si recava presso San Siro con la mitica Seicento grigio topo targata MI 860399 regalatagli nel luglio 1962 per il superamento a pieni voti dell'esame di maturità dal padre.
    Il testo originale della canzone viene censurato nella strofa iniziale, e i versi "Hanno ragione, sono un coglione, / mi han detto «È vecchio tutto quello che lei fa, / parli di sesso, prostituzione, /di questo han voglia se non l'ha capito già...»" sono trasformati in "Hanno ragione, hanno ragione, / mi han detto «È vecchio tutto quello che lei fa, / parli di donne da buoncostume, /di questo han voglia se non l'ha capito già...»", mentre "tra le sue gambe" diventa "tra le sue braccia".
    Lui se n'è andato è ispirata alla canzone "L'absent" di Gilbert Becaud, e nel ritornello contiene una citazione di Sera, scritta da Lo Vecchio e Vecchioni nel 1968 per Gigliola Cinquetti e Giuliana Valci.
    Per la cruna di un ago, l'unico brano con un ritmo più vivace, affronta il tema della religione, che ricorrerà spesso nella produzione futura del cantautore, mentre Parabola, con la storia dei due fratellastri "Poeta" e "Ragioniere", sviluppa il tema del doppio, che diverrà un argomento ricorrente nella produzione di Vecchioni.
    Povero ragazzo venne reincisa su 45 giri da Dori Ghezzi.


    LATO A

    1. Lui se n’è andato - 4:40 - Testo e musica di Roberto Vecchioni
    2. Povero ragazzo - 3:23 - Testo di Roberto Vecchioni; musica di Andrea Lo Vecchio
    3. Io non devo andare in via Ferrante Aporti - 2:25 - Testo di Roberto Vecchioni; musica di Andrea Lo Vecchio
    4. Speranza - 3:42 - Testo di Roberto Vecchioni; musica di Renato Pareti
    5. Improvviso paese - 4:43 - Testo e musica di Roberto Vecchioni

    LATO B

    1. Luci a San Siro - 4:18 - Testo di Roberto Vecchioni; musica di Andrea Lo Vecchio
    2. Il tamburo battuto - 2:28 - Testo e musica di Roberto Vecchioni
    3. Per la cruna di un ago - 5:25 - Testo di Roberto Vecchioni; musica di Renato Pareti
    4. Parabola - 3:31 - Testo di Roberto Vecchioni; musica di Andrea Lo Vecchio
    5. Cambio gioco - 3:22 - Testo e musica di Roberto Vecchioni

















     
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  13. tomiva57
     
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    Luci a San Siro


    Hanno ragione, hanno ragione
    mi han detto:"E' vecchio tutto quello che lei fa,
    parli di donne da buon costume,
    di questo han voglia se non l'ha capito già"
    E che gli dico:"Guardi non posso, io quando ho
    amato
    ho amato dentro gli occhi suoi,
    magari anche fra le sue braccia
    ma ho sempre pianto per la sua felicità"
    Luci a San Siro di quella sera
    che c'è di strano siamo stati tutti là,
    ricordi il gioco dentro la nebbia?
    Tu ti nascondi e se ti trovo ti amo là.
    Ma stai barando, tu stai gridando,
    così non vale, è troppo facile così
    trovarti amarti giocare il tempo
    sull'erba morta con il freddo che fa qui

    Ma il tempo emigra mi han messo in mezzo
    non son capace più di dire un solo no
    Ti vedo e a volte ti vorrei dire
    ma questa gente intorno a noi che cosa fa?
    Fa la mia vita, fa la tua vita
    tanto doveva prima o poi finire lì
    ridevi e forse avevi un fiore
    ti ho capita, non mi hai capito mai

    Scrivi vecchioni, scrivi canzoni
    che più ne scrivi più sei bravo e fai danè
    tanto che importa a chi le ascolta
    se lei c'è stata o non c'è stata e lei chi è?
    Fatti pagare, fatti valere
    più abbassi il capo più ti dicono di si
    e se hai le mani sporche che importa

    tienile chiuse e nessuno lo saprà

    Milano mia portami via, fa tanto freddo,
    ho schifo e non ne posso più,
    facciamo un cambio prenditi pure
    quel po' di soldi quel po' di celebrità
    ma dammi indietro la mia seicento,
    i miei vent'anni e una ragazza che tu sai
    Milano scusa stavo scherzando,
    luci a San Siro non ne accenderanno più.













    cambio gioco
     
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  14. family
     
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    DI RABBIA E DI STELLE, ALBUM DEL 2007



    Il disco è saturo di dolore e disillusione e, dopo l'ascolto, la sensazione è che, nella quotidianità, la visione della realtà sia troppo ottimistica ovvero che ci sia la voglia di non soffermarci troppo sugli eventi negativi del nostro tempo. Il tentativo quindi è quello di illuminare la realtà per essere più sinceri, prima di tutto con se stessi. Il dito è puntato oltre che sulle ingiustizie del tempo anche al rapporto con i figli e all'amore. Questa volta però l'amore è un amore in declino, un amore che sconta le illusioni della gioventù, un amore che vive una realtà pensata diversa alla sua nascita. Il disco però non è "triste" ma risulta "vivo" e, tra filastrocche, spunti romantici e invenzioni, si fa ascoltare. Gli arrangiamenti sono di Lucio Fabbri e, per l’altra a metà, di Patrizio Fariselli.

    1 La ragazza col filo d'argento
    2 Non lasciarmi andare via
    3 Neanche se piangi in cinese
    4 O amore amore amore
    5 Comici spaventati guerrieri
    6 Amico mio
    7 Questi fantasmi
    8 Non amo più
    9 Mond lader (mondo ladro)
    10 Tu, quanto tempo hai?
    11 Il cielo di Austerlitz
    12 Il violinista sul tetto
    13 Le rose blu


    BRANO NUMERO 1 DI QUESTO SPLENDIDO ALBUM

    LA RAGAZZA COL FILO D'ARGENTO

    In questa canzone si apprezza la capacità di Vecchioni di scrivere testi che possono essere interpretati in più modi nella migliore tradizione di Bob Dylan e di Francesco De Gregori. La ragazza, come affermato da Vecchioni durante il tour 2008, è sua moglie con il "suo" filo d'argento sulla fronte che indossava il giorno che si sono conosciuti.




    LA RAGAZZA COL FILO D'ARGENTO

    E la ragazza aveva un filo d’argento sulla fronte
    Bucava l’aria con due occhi perduti all’orizzonte
    Giocò le carte con un mezzo sorriso
    Dio lo sa cosa aveva in mano,
    puntò con una maschera in viso
    la sua bellezza il suo destino
    ed io che avevo un “asso”
    tristemente solo,
    andai a vederlo al volo

    E la ragazza aveva il nome dei figli sulle mani
    E tutto questo, disse, capita solo se mi ami
    Tirò fuori da chissà quale sogno
    Un fiore bianco ed uno nero,
    mi disse: “scegli tu cosa è meglio,
    ce n’è uno falso ed uno vero”
    ed io senza nemmeno pensarci su
    le corsi dietro al volo.

    Io non so chi sei
    Né quante cose mi darai
    Da questa notte:
    io non so chi sei
    né quante cose ti darò
    da questa notte;
    t’innamorerai
    non t’innamorerai di me
    da questa notte,
    m’innamorerò
    non m’innamorerò di te
    da questa notte…
    e il sole, mandate via questo sole,
    sto fottutissimo sole…

    E la ragazza con il filo d’ argento sulla fronte
    Mi portò via con le sue ali di vento fino al ponte,
    e disse:”scegli tu dove vivere
    con me o col mondo intero”,
    poi mi cullò con la sua voce di mare
    per farmi addormentare.

    Io non so chi sei
    Né quante cose mi darai
    Da questa notte:
    io non so chi sei
    né quante cose ti darò
    da questa notte;
    t’innamorerai
    non t’innamorerai di me
    da questa notte,
    m’innamorerò
    non m’innamorerò di te
    da questa notte…
    e il sole, mandate via questo sole,
    sto fottutissimo sole…

    Ma la ragazza aveva il nome dei miei figli sulle mani,
    E nel suo cuore di cristallo aveva tutti i miei domani,
    e tutti i nostri possibili giorni
    nella tempesta e nella neve,
    le lacrime, i sorrisi e i ritorni
    gli inverni e le primavere,
    e la ragazza tolse il filo d’argento che aveva sulla fronte
    e la ragazza tolse il filo d’argento e attraversammo il ponte

    BRANO NUMERO 2

    NON LASCIARMI ANDARE VIA

    Questo è uno dei pezzi "importanti" dell'opera, il testo è struggente e la musica è appropriata.




    NON LASCIARMI ANDARE VIA

    Il dolore è una vela
    così incredibilmente lieve
    che nemmeno lo senti,
    comincia con la cadenza
    dolce della neve,
    ed è lì che ti perdi.
    Ha la faccia di un bambino
    e gli occhi di un lupo triste
    che ti lecca la mano,
    conosce ogni parola che non esiste
    e te le insegna una per una
    piano piano
    Ed improvvisamente ecco che hai dimenticato
    com’era bello l’amore,
    e te ne vai in giro
    come un vecchio cane sfiancato
    che non sente più nessun odore,
    torni a casa con la divisa di un soldato
    che non crede più nell’onore

    Non lasciarmi andare, non lasciarmi andare,
    non lasciarmi andare via,
    non lasciarmi andare, non lasciarmi andare,
    non lasciarmi andare via

    Il bambino rincorreva
    la sua barca di carta,
    che ci vedeva la vita,
    ma il tempo non ha tempo,
    l’orologio s’incarta,
    la bussola è impazzita
    cammini dentro una nebbia
    di persone e di cose
    che ti facevano sognare,
    e hai voglia di andar via
    senza accampare scuse
    per non aver saputo amare,
    quando hai finito tutte le più inutili scuse
    per potere restare

    Non lasciarmi andare, non lasciarmi andare,
    non lasciarmi andare via,
    non lasciarmi andare, non lasciarmi andare,
    non lasciarmi andare via

    Non ne ho la forza né la voglia di provarci
    e neanche le ragioni,
    altro che balle, sentimenti, tuffi al cuore
    e piagnistei per scrivere canzoni;
    vorrei guardare più lontano,
    ma lontano adesso è un tempo
    spaventosamente breve,
    vorrei sparire, cancellarmi, non amarmi,
    risvegliarmi che non so nemmeno dove

    non lasciarmi andare, non lasciarmi andare,
    non lasciarmi andare via,
    non lasciarmi andare, non lasciarmi andare,
    non lasciarmi andare via

    BRANO NUMERO 3

    NEANCHE SE PIANGI IN CINESE

    Con questa canzone si riprende fiato, il pezzo è scanzonato e ironico, vi si sottolinea tutta la diversità maschile e la voglia di autonomia ma con una chiusura, forse un po' annunciata, ma apprezzabile.




    NEANCHE SE PIANGI IN CINESE

    Ti ho dato il mio cavallo bianco, che galoppava e non galoppa più
    e ti ho passato il tema sotto il banco e il cuore acceso del bambin Gesù
    per non parlare della panna , che ti montavo e non ti monto più
    ma c'è una cosa che mi tengo , perdonami ma non puoi averla tu
    Neanche se piangi in cinese, neanche se piangi in cinese
    neanche se piangi in cinese, neanche se piangi in cinese.

    Ti ho dato il mio portafortuna, che fa gli straordinari coi tuoi guai
    e l' altra faccia della luna, che lasci in giro e che non trovi mai
    ti ho dato Pippo e Topolino e Paperino e tutto quel che ho
    ma c'è una cosa nel taschino, qualcosa bella mia che non ti do
    Neanche se piangi in cinese, neanche se piangi in cinese.

    Nina Nina Nina Nina nelle lunghe sere, lunghe sere
    Nina Nina Nina Nina nelle mille sere, mille sere
    Nina Nina Nina Nina non tentarmi , non mi provocare
    Nina Nina Nina Nina non spogliarti Nina che non vale.

    Ti ho dato il salto della quaglia, per stare sopra un piede come sto
    ti ho dato il mio lavoro a maglia, per riscaldarti amore come so
    ti ho dato il cuore con la aorta, che inteso senza peso ti ho difeso come un samurai
    ma ho ingoiato la chiave della porta e quella cosa amore non l' avrai

    Ma tu sei capace di tutto, perfino di pianger cinese
    perfino di prender sul serio sta serie di palle palesi
    perfino di non perdonarmi, neanche se piango in cinese.

    continua...

    Edited by family - 15/11/2010, 11:08
     
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    GRAZIE UMBERTO
     
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