CLAUDIO BAGLIONI

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  1. Lussy60
     
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    I..LIBRI PUBBLICATI DA CLAUDIO
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    Prezzo online:€ 17,00
    Autore: Baglioni Claudio
    Editore Mondadori
    Collana Arcobaleno
    Anno 2009
    Pagine 180
    Lingua Italiano
    EAN 9788804583639


    he enorme fatica diventare classici
    Pubblicato da Senzamusica su 31 Marzo 2009

    Il piccolo fratello di Paolo Di Stefano
    Nei retrobottega dell’editoria è sempre successo di tutto. Lo racconta Giovanni Ragone in un bel libro intitolato Classici dietro le quinte
    (Laterza). Dove si ripercorrono le tormentate storie di grandi opere (anche più utili del Ponte di Messina) dal Medioevo al Novecento. Per esempio si ricorda che l’inesausto lavorio alle tre diverse edizioni dell’Orlando furioso non risparmiarono all’Ariosto dispiaceri enormi dovuti alle copie pirata. L’ultima edizione, poi, voluta dall’autore nel 1532, gli procurò anche un dissesto finanziario mica da ridere, poiché il poeta volle acquistare in proprio 400 risme di carta prevedendo una tiratura eccezionale per il periodo, tra le 2650 e le 2900 copie, i tre quarti delle quali rimasero invenduti.
    Le Ultime lettere di Jacopo Ortis, che Ugo Foscolo riscrisse più volte, produssero un secondo intricato romanzo, che coincide con le disavventure editoriali del libro. A cominciare da quando il poeta, in Toscana nel settembre 1800, si imbatté in una Vera storia di due amanti infelici,
    mediocre rifacimento del suo libro, che costrinse l’autore a pubblicare una diffida urbi et orbi. I tormenti del Manzoni, nel passaggio dal Fermo e Lucia ai Promessi sposi,
    sono noti: anche il Gran Lombardo, per l’edizione ‘27, è attanagliato da preoccupazioni tipografiche, fa la spola tra casa e lo stabilimento Ferrario, ritira le bozze, corregge, riconsegna, interrompe le operazioni, fa smontare le pagine. Dalla fortuna del romanzo, Manzoni non trarrà alcun beneficio economico, a causa della pirateria che impazza, ma pochi giorni dopo l’uscita parte per la Toscana per riscrivere il libro. La cosiddetta «quarantana» prevede 108 dispense messe in vendita per abbonamento dal dicembre 1840: due anni dopo delle 10 mila copie stampate solo 4600 sono state vendute. Così, il povero Manzoni, che ha anticipato 80 mila lire di tasca propria, non rientrerà mai nelle spese. Un altro capolavoro, La cognizione del dolore, ebbe disavventure ventennali causate da quel cacadubbi di Carlo Emilio Gadda in persona. Il quale, dopo la prima uscita su rivista tra il 1938 e il ‘41, promise il volume a destra e a manca: nel ‘42 alla Sansoni, nel ‘52 all’Einaudi, nel ‘57 alla Ricciardi di Mattioli. E nel ‘49, l’ingegnere scriveva al suo amico Contini: «gli editori (Longanesi, Mondadori, Bompiani) mi ballano intorno la tragica giga dell’opzione». Sarà l’Einaudi a spuntarla nel ‘63 pubblicando il romanzo sia pure incompiuto.
    Tante storie editoriali mostrano come in qualche caso il futuro classico abbia avuto un successo immediato: insomma, in passato la «classifica» non decretava necessariamente la bassa qualità, come si tende a credere oggi. C’è però un filo che accomuna i testi in questione: l’eterna insoddisfazione degli autori, i tormenti, i continui ripensamenti. Esattamente come è successo di recente a Claudio Baglioni, che a distanza di oltre trent’anni ha riscritto la sua canzone «Questo piccolo grande amore» in forma di romanzo (Mondadori). Riscritto con gioia? «No, con gran tormento», ha detto in Tv a Fabio Fazio. È già in classifica, ma che fatica! QPGA entrerà accanto a Dante, Ariosto e Pasolini nella nuova edizione dei Classici dietro le quinte. Sicuro.
    I tormenti editoriali da Ariosto a Manzoni. Fino a Baglioni

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    Parola mia, mi rimetto in gioco.
    di Claudio Baglioni
    (tratto da il messaggero del 17/03/2009)

    QUELLA delle parole è una scienza esatta. E la parola, forse, la materia più difficile da plasmare e animare. Perché le parole non vengono incontro come le note.
    E, mentre le note parlano da sole, le parole non suonano. Anzi, spesso,suonano male. Per questo ho sempre avuto rispetto e ammirazione particolari per chi riesce a rivelarne forza, magia, incanto. E per questo ho aspettato così tanto prima di rivarle del sostegno delle note e vedere se riuscivano a stare in piedi e camminare da sole. Come quando insegniamo a un bambino ad andare in bicicletta e non ci decidiamo mai a mollare il sellino e lasciarlo andare. In questi anni decisamente fortunati, molte volte le parole mi hanno chiesto di farle uscire dal recinto della canzone. Soffrivano sempre di più la gabbia del verso e del suono. l testi, infatti, nascono per suonare, più che per significare. Per essere cantati, non letti. Erano cresciute. Avevano bisogno di uscire di casa. Incontrare posti,idee e pensieri nuovi. Fare la loro vita, insomma.
    Quella che le canzoni non sono,né saranno mai in grado di offrire. Un grande rischio. Lo so. Ma so anche che l'unico modo che un artista ha per provare a restituire almeno una piccola parte di ciò che ha ricevuto dalla dea bendata, sia rimettersi in gioco.
    Davvero. E fino in fondo. Ho deciso, quindi, di farlo raddoppiando la posta. Rendendo romanzo-“QPGA”,che esce oggi per i tipi di Mondadori - la storia raccontata in uno dei miei dischi più fortunati. L'ho fatto perché, da molto tempo, sentivo il bisogno di parlare di Giulia e Andrea, in un modo nel quale nessuna altra forma narrativa mi avrebbe consentito di farlo. Solo negli spazi aperti e nelle profondità della scrittura, infatti, quel piccolo grande amore poteva diventare occasione di confronto col passato, riflessione sul presente e ispirazione per il futuro. Per questo la vicenda non è più racchiusa nei primi anni ’70. Ma parte dal e ritorna al nostro presente, distribuendosi tra due mondi reali e simbolici insieme: Roma e Parigi. Dopo la laurea in architettura, Andrea si è trasferito nella capitale francese.
    E' un professionista stimato e di successo. Il sognatore di periferia non c'è più. Al suo posto, un professionista cinico e disincantato. Un uomo arido e incapace di amare che una giornata di accadimenti imprevedibili, costringerà a fare i conti con passato, presente e futuro. Nei tre movimenti del romanzo – “La ragazza di Panela”, “Solstizio d'inverno” e “Beati gli ultimi” - la vicenda di Giulia e Andrea si trasforma, così, in una riflessione sulla distanza incolmabile tra un passato di grandi idealità e un presente privo di sogni. Presente nel quale la fine del piccolo sogno dei due ragazzi diviene metafora dello spegnersi del grande sogno di un’intera generazione. Quella che si era addormentata nell’incanto della summer of love e che si sarebbe risvegliata nel cuore degli anni di piombo. Un risveglio che costituirà l’inciampo inatteso che farà uscire dai binari il presente senz’anima di Andrea, per consegnarlo aunfuturo inaspettato e sorprendente.Per lui, per me e, mi auguro, anche per voi.

    ROMA- “Questo piccolo grande amore” la celebre canzone di Claudio Baglioni, diventa un romanzo (Mondadori, Pagine 264, euro 17,00, in vendita da oggi). Baglioni, alsuoesordio narrativo,immortala una storia d’amore forte e simbolica che già in musica aveva segnato l’immaginario
    di diverse generazioni. Nel romanzo ritroviamo Andrea, il protagonista della canzone, vent’anni dopo. Ora vive a Parigi ed è diventato un architetto di fama internazionale. Durante un viaggio di lavoro a Roma Andrea compra un libro misterioso in cui ritrova il racconto
    dettagliato del suo primo amore. Parte da qui la ricostruzione in flashback della magnifica storia di quel piccolo grande amore tra Giulia e Andrea, due ragazzi pieni di sogni e ideali che si incontrano nella complicata Italia anni ’70...










    Claudio Baglioni, sopra in una foto degli anni Settanta, dopo il musical e il film ispirati a ”Questo piccolo grande amore” ha scritto anche un libro sulla celebre canzone.
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    Claudio Baglioni
    Questo piccolo grande amore
    "L'amore si smarrisce come un ombrello, un mazzo di chiavi o un portafogli. Come una parola che avevamo qui, sulla punta della lingua e che, adesso, non troviamo più. Perché come le parole, l'amore viene quando vuole lui. Ci tornerà in mente all'improvviso. Quando non ne avremo più bisogno."
    Ad Andrea, architetto di fama internazionale, il primo amore si ripresenta di colpo alla mente quando, dopo tanti anni, torna nella sua Roma, e un libro lo fa rituffare nel passato.
    Nel 1970 Andrea è al primo anno di università, e protesta nelle piazze perché non vuole "arrendersi all'infelicità". Giulia lo incontra dopo una manifestazione e si innamora del suo sguardo, "lo sguardo di chi cerca il cielo, e cercare il cielo è già volare". Anche Andrea si innamora di Giulia, perché ogni volta che lei ride sembra domenica, "quando l'aria sa di aria, l'acqua di pace e la vita di ciò che dovrebbe essere la vita". Tutte le differenze sociali che li dividono sembrano scomparse, mentre fuggono verso il mare sopra una due cavalli di mille colori e fanno l'amore dentro un capanno sulla riva: "Chi arriva prima a quel muro"... "non sono sicuro se ti amo davvero"... Poi Andrea deve partire militare, e la lontananza rende tutto così dannatamente difficile, "perché l'amore è così, comincia quando ci si capisce senza parlare e finisce quando ci si parla senza capirsi".
    Questo piccolo grande amore, la canzone d'amore più bella della musica leggera italiana, diventa un romanzo. Un romanzo vero, perché Claudio Baglioni si dimostra un vero scrittore. "L'amore" scrive "è un donatore universale. Può donare a tutti, ma può ricevere solo da quelli del suo stesso gruppo." Ecco, Baglioni parla la stessa lingua dell'amore. Lo sa ascoltare, capire, raccontare. Lo affronta a viso aperto, senza il pudore che le parole cariche di sentimento possano suonare ingenue. Perché sa bene che questo è il destino che capita a tutti gli innamorati.


    È il 1972 e un giovanissimo Claudio Baglioni si inventa e scrive il primo concept disc italiano. Si chiama "Questo piccolo grande amore", contiene l'omonima canzone e venderà 18 milioni di copie. Una specie di bene pubblico del lessico sentimentale del paese. Quindici canzoni e un'unica storia d'amore che inizia da una carica della polizia a Piazza del Popolo, una faccia pulita, battibecco, con tutto l'amore che posso, che begli amici, mia libertà, la prima volta, Porta Portese, quanto ti voglio, fino all'apoteosi di Questo piccolo grande amore, la canzone manifesto delle intermittenze del cuore di tante generazioni di innamorati italiani. Canzoni per musica e parole, con un repertorio di immagini e di segni da cui hanno attinto, come è evidente, anche alcuni campioni della scrittura sentimentale contemporanea.
    Fonte: Feltrinelli


     
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