PIANTE ...le più strane del mondo

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    Le piante più strane del mondo


    Nei nostri giardini siamo abituati a vedere le piante comuni, come margherite, tulipani e gerani, e magari consideriamo strane, piante un po’ inusuali come quelle acquatiche o quelle carnivore; in realtà in natura esistono piante e fiori veramente particolari e strane, dalle forme bizzarre e dai colori più improbabili; vediamo insieme quali sono le otto piante più strane del mondo.

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    La Rafflesia arnoldii è la pianta che sviluppa il fiore più grande del mondo, che può raggiungere anche i tre metri e mezzo di larghezza; è di colore rosso con delle macchie bianche, emana un cattivo odore e nel centro ha un foro che può contenere dai 6 ai 7 litri di acqua; un’altra particolarità della Rafflesia è che non possiede né stelo, né foglie, né radici in quanto è una pianta parassita.

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    Hydnora africana è caratterizzata da un fiore color carne dalla forma molto particolare e di cattivo odore che si attacca alle radici delle piante arbustive dei deserti aridi del Sud Africa.

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    La Dracunculus vulgaris è composta da una spata di colore bordeaux e da un fiore appuntito di colore nero molto lungo.

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    La pianta che, oltre ad essere molto strana, ha anche il nome più particolare è l’Amorphophallus, che tradotto letteralmente significa “informe genitale maschile” a causa della sua infiorescenza a spadice che può raggiungere i 3 metri di altezza; durante la fioritura che dura circa 3 giorni, la pianta, originaria dell’isola di Sumatra, emana un odore molto sgradevole.






    La Wollemia nobilis è un albero dall’aspetto molto bizzarro che può raggiungere i 125 metri di altezza; è stata scoperta solo nel 1994 da David Noble, da cui prende il nome, nonostante sia una delle più antiche e rare piante che esistono in natura. La sua caratteristica principale è quella di avere una corteccia costituita da bolle, tronchi multipli e foglie che si sviluppano a spirale.

    Welwitschia


    La Welwitschia mirabilis è una pianta originaria della Namibia, in Africa, ed è una pianta talmente particolare che lo stesso Charles Darwin la definì “l’ornitorinco del regno vegetale”; è composta da una radice e due foglie pelose che, crescendo, assumono forme molto strane, e che possono distendersi fino a 5 metri di lunghezza. Questa pianta può vivere moltissimo, basti pensare che sono stati rinvenuti esemplari di oltre 2000 anni di età.

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    La Drakaea glyptodon è un’orchidea originaria dell’Australia, chiamata anche “orchidea martello”; la sua caratteristica peculiare è data dal fatto che sia il colore che l’odore somigliano alla carne cruda e per questo attira gli insetti per l’impollinazione.

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    La Wolffia angusta produce il fiore più piccolo del mondo, basti pensare che una dozzina di piante possono stare comodamente sulla capocchia di uno spillo; è una pianta acquatica originaria dell’Asia.






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    Dracunculus vulgaris



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    Il Dracunculus vulgaris, appartenente alla famiglia delle Aracee ed originaria dell’area mediterranea. Allo stato naturale è possibile ammirarlo in Grecia, in Turchia, nell’area dei Balcani e nel Peloponneso, mentre in Italia la sua diffusione va lentamente scemando.
    Ciò non vuol dire però che non lo si possa coltivare in ambiente domestico, dove mostrerà il meglio della sua bellezza a partire dal periodo primaverile, quando dai tuberi si sviluppano delle infiorescenze costituite da una spata contenente piccoli fiori. Ad una simile bellezza corrisponde purtroppo un odore nauseabondo, che serve alla pianta per attirare gli insetti ed imprigionarli. La coltivazione del Dracunculus vulgaris non presenta difficoltà particolari e si adatta alle esigenze di chi ha poco tempo da dedicare al giardinaggio.

    Dracunculus vulgaris
    Fioritura: da aprile fino all'estate inoltrata
    Impianto: nella stagione autunnale
    Tipo di pianta: tuberosa perenne
    Altezza max: due metri
    Esposizione

    Il Dracunculus vulgaris predilige la collocazione in una zona luminosa della casa o del giardino, anche ai raggi diretti del sole, ma unicamente nelle ore meno calde della giornata. Riesce a tollerare le temperature afose dell'estate, mentre nella stagione invernale è opportuno riparare la pianta dai freddi intensi e dalle gelate improvvise.
    Terreno

    Essendo una pianta rustica, riesce ad adattarsi a qualunque tipo di terreno.
    Innaffiatura

    Nella stagione calda le innaffiature devono essere regolari, facendo in modo che il terreno si mantenga leggermente umido. In inverno, invece, le irrigazioni vanno diradate sensibilmente.
    Malattie e avversità

    Il Dracunculus vulgaris non è soggetto all'attacco di malattie e parassiti. Può mostrare segni di sofferenza solo in presenza di innaffiature abbondanti, causa il più delle volte di marciumi radicali.
    Concimazione

    Per aiutare lo sviluppo della pianta e favorire la fioritura, è opportuno intervenire con del fertilizzante organico all'inizio del periodo vegetativo.
    Moltiplicazione

    Si propaga per divisione di tuberi nella stagione autunnale.
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    Edited by gheagabry1 - 27/1/2023, 18:42
     
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    Rafflesia



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    Rafflesia è un genere di piante parassite, scoperto nel 1818 nella foresta pluviale indonesiana.
    Il nome del genere è un omaggio a Sir Thomas Stamford Raffles, capo della spedizione a cui si deve la scoperta.

    Le piante del genere Rafflesia non presentano tronco, foglie o vere radici. Vivono in un rapporto di parassitismo con le piante del genere Tetrastigma (Vitaceae), all'interno dei tessuti delle quali propagano i propri austori. L'unica parte visibile al di fuori della pianta-ospite è il fiore: infatti, dato che si tratta di una pianta parassita, essa non ha bisogno della fotosintesi.
    In alcune specie, come la Rafflesia arnoldii, il fiore può superare i 100 cm di diametro, e pesare sino a 10 kg. Anche le specie più piccole, quali la Rafflesia manillana, hanno fiori di oltre 20 cm di diametro.
    Per il loro aspetto e soprattutto per il loro odore, i fiori ricordano la carne putrefatta; per questa ragione le popolazioni locali indicano la pianta con nomi traducibili come "pianta carne" o "pianta cadavere" (vedi sotto). L’odore attira insetti come le mosche, che trasportano il polline dai fiori femminili a quelli maschili. Per quanto riguarda la diffusione dei semi, si pensa che la Tupaia ed altri mammiferi mangino i frutti della pianta e li disperdano nel terreno nei loro escrementi.


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    Il nome fiore cadavere usato per la Rafflesia è poco preciso, in quanto viene usato anche per l'Aro titano (Amorphophallus titanum), della famiglia delle Araceae: questa specie ha tra l'altro l'infiorescenza semplice più grande del mondo. Per questa ragione, si dice spesso erroneamente che esso abbia il fiore più grande del mondo. A parte il fatto di essere entrambe piante munite di fiori, la Rafflesia e l' Amorphophallus non hanno niente a vedere l'una con l'altro. Se si sceglie il peso come criterio di grandezza, la Rafflesia arnoldii ha il fiore singolo più grande del mondo, mentre l'Amorphophallus ha la maggior infiorescenza semplice per dimensioni. (Il primato di grandezza tra le infiorescenze composte è detenuto dalla Corypha umbraculifera: questa infiorescenza produce migliaia di fiori singoli e muore dopo la fioritura).

    Si tratta di piante altamente specializzate e piuttosto rare, dato che hanno bisogno di un ecosistema assai complesso. Tutte le specie vengono considerate come in pericolo. Una delle ragioni principali è il disboscamento, che minaccia anche le specie Tetrastigma (le uniche che ospitino la Rafflesia). I fattori che determinano l'equilibrio dinamico dell'ecosistema sono comunque assai complessi:
    I fiori necessitano di mesi e mesi di maturazione, per restare aperti al massimo una settimana. Più rara diventa la specie, più basse sono le probabilità che un individuo maschile ed uno femminile fioriscano contemporaneamente nella stessa zona.
    La pianta può essere fecondata soltanto da certe specie di insetti, le quali a loro volta dipendono da un ecosistema speciale: devono infatti trovare una quantità sufficiente di carogne lasciate sul terreno dai predatori: questa carne viene infatti utilizzata anche per la riproduzione degli insetti.
    La sopravvivenza delle specie di Rafflesia dipende anche da una regolare diffusione dei roditori che, dopo la maturazione dei frutti, diffondono i semi della pianta.
    Da tempo si osserva come il flusso turistico concentri sempre più la sua attenzione su questa pianta. Se tutto ciò può costituire un pericolo, va detto che il turismo, visto come fonte di ricchezza, ha indotto gli enti locali adottare misure come recinzioni o divieti di disboscamento.

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    Curiosità

    La Rafflesia è considerata il fiore ufficiale dello stato Sabah in Malaysia e della provincia Surat Thani in Thailandia.

    Nel videogioco per PlayStation 2 Final Fantasy XII, Rafflesia è il nome dato ad uno dei principali nemici nella parte "Feywood stage". Abilità e sembianze del nemico sembrano ispirarsi a questa pianta. Nel videogioco per Nintendo DS Animal Crossing: Wild World, la Rafflesia viene rappresentata come un'erbaccia gigante, una delle peggiori tra le quelle che possono invadere la città. Una delle attività che possono essere svolte nel gioco consiste nell'eliminare tutte le erbacce e quindi anche rimuovere la Rafflesia, che però non può essere eliminata direttamente.

    Due Pokémon della prima generazione sono ispirati a questo genere di piante. Il primo è Gloom, un Pokémon di tipo Erba/Veleno. Il secondo è Vileplume, una delle evoluzioni di Gloom. Entrambi i Pokémon presentano una Rafflesia sul capo. Venusaur, Pokémon di tipo Erba/Veleno, ha un fiore sulla schiena molto simile alla Rafflesia.

    Rafflesia è l'antagonista nella serie Capitan Harlock.


    Edited by gheagabry1 - 28/3/2020, 14:03
     
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    grazie ghea..l'evoluzione di darwin..ah ah tutto gira intorno alla vita..
     
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    20071021-9.%20Victoria%20regia%20fiore
    Victoria regia

    Fam. Nimphaceae, così denominata in onore della regina Vittoria. Importata in Inghilterra dal bacino del rio delle Amazzoni, è una ninfea dalle caratteristiche notevoli, con foglie di diametro fino a tre metri (le più grandi del mondo vegetale) e uno stelo - dal fondo dove sono le radici, alla superficie - fino a 7-8 m. Il fiore, del diametro fino a 40 cm, si apre di notte, con la caratteristica di essere bianco la prima notte e rosa la successiva [Foto da Wikipedia, modif.]





    Hydnora africana

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    In natura esistono tantissime piante strane, sia per l’aspetto che per il “comportamento”. Ad esempio, una di queste è sicuramente la Hydnora africana, una pianta nativa dell’Africa, dove vive da parassita sulle radici delle Euphorbiaceae. La sua particolarità è che cresce sotto la sabbia, quindi non è possibile vederla, finché il suo fiore carnoso emerge dal suolo ed emette un forte odore di feci per attirare gli impollinatori come i coleotteri. I fiori agiscono come trappole per un breve periodo per trattenete i coleotteri che entrano, per poi rilasciarli quando il fiore è completamente aperto.
    Ne avevate mai sentito parlare?


    Edited by gheagabry1 - 28/3/2020, 13:56
     
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    Amorphophallus



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    Generalità: al genere amorphophallus appartengono circa duecento specie di piante tuberose, diffuse in Africa ed in Asia, in particolare nelle zone tropicali o subtropicali. I tuberi sono in genere di grandi dimensioni, di forma tondeggiante o allungata; in primavera dal tubero si eleva un corto fusto tozzo, che porta un lungo spadice a forma di cono o di lancia, che può avere dimensioni varie, dai 40-50 cm, fino ai tre metri dell’Amorphophallus titanum; una o più spate circondano lo spadice; lo spadice può essere di colore giallo, verde, rosato o violaceo, e porta sia i fiori femminili, sia i fiori maschili, sia piccoli fiori sterili. Le spate sono di colore verdastro, violaceo o aranciato, hanno aspetto vellutato e umido e sono solcate da numerose venature. I fiori di amorphophallo emanano un odore disgustoso, simile a quello della carne in putrefazione, che attira mosche ed altri insetti impollinatori. Dopo la fioritura dal fusto viene prodotta una singola grande foglia, che ricorda le fronde delle palme: la foglia appassisce in autunno, quando la pianta entra in riposo vegetativo. A. titanum produce la più grande infiorescenza al mondo, ed ha prodotto i suoi grandi fiori anche negli esemplari coltivati. Nei luoghi d’origine i tuberi di amorphophallo vengono utilizzati per l’alimentazione, cotti. I tuberi vengono anche utilizzati in medicina ed in erboristeria, da essi si estrae il glucomannano, una fibra alimentare utilizzata nei casi di dispepsia o di obesità.

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    Esposizione: predilige posizioni semiombreggiate, in luogo riparato dal vento. In genere temono il freddo, ma possono essere coltivati all’aperto in luogo con inverni miti e scarse precipitazioni durante la stagione fredda.

    Annaffiature: si comincia ad annaffiare non appena il tubero mostra i primi germogli, le annaffiature vanno somministrate solo quando il terreno è ben asciutto, evitando gli eccessi. Quando viene prodotta la foglia fornire del concime per piante vedi, ogni 10-15 giorni, mescolato all’acqua delle annaffiature. Quando la foglia appassisce è bene evitare le annaffiature fino alla primavera seguente. Durante i mesi freddi è possibile dissotterrare il tubero e conservarlo in luogo asciutto, temperato e buoi, fino alla primavera successiva.

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    Terreno: prediligono terreni molto ricchi e soffici, costituiti da torba, letame maturo e poc sabbia, per aumentare il drenaggio. Si possono coltivare in vaso, provvedendo un contenitore che abbia un diametro pari a tre volte quello del tubero; dopo la fioritura ricompattare il terreno attorno al tubero; ricordiamo di rinvasare ogni 2-3 anni le piante coltivate in vaso

    Moltiplicazione: avviene in genere per seme, o per divisione dei tuberi.

    Edited by gheagabry1 - 28/3/2020, 13:55
     
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    L'Aro Titano, 75 Kg per 3 metri, è sbocciato ai Kew gardens di Londra.

    A Londra il fiore più grande (e puzzolente) al mondo

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    LONDRA - Diciamolo subito: non si presenta bene e non è di quel genere di cose che passano inosservate. Anzi, è un poco spaventoso per forma e dimensioni, esuberante per taglia e colori, titanico in tutti i suoi aspetti. Anche per il suo odore. Meglio: la sua puzza, che dicono insopportabile, simile a molti altri e poco nobili odori. Eppure è un re, il monarca induscusso del meraviglioso regno vegetale.

    Parliamo dell'Aro Titano, il fiore più grande al mondo: il suo nome scientifico è tutto un programma: amorphophallus titanum, dove l'allusione alla forma mastodonticamente fallica non può essere più chiara. E infatti nei suoi 75 chilogrammi per 3 metri d'altezza l'Aro Titano mostra tutta la sua "virilità". A sei anni dall'ultima fioritura la pianta, che ha origini a Sumatra ed è ospitata nei Kew Gardens di Londra, la settimana scorsa ha tirato fuori il germoglio giallo di un unico fiore, lungo appunto quasi tre metri. Era solo l'inizio dello spettacolo perché in seguito il germoglio ha cominciato ad aprirsi per schiudere e rivelare l'interno: un'esplosione di cremisi che è stato l'annuncio che l'attività riproduttiva era appena cominciata.

    Un'attività che l'Aro Titano fa tutt'altro che con discrezione visto che sprigiona un odore terrificante a metà, dicono gli esperti, tra il lezzo degli escrementi e gli effluvi di un cadavere in decomposizione.

    Una caratteristica che gli è valso il nome non proprio cortese di "fiore cadavere".

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    <p align="center">Ma né l'olezzare stordente né il nome che non è proprio un bel biglietto da visita, hanno impedito che, durante l'ultima fioritura nel 1996, 50 mila curiosi andassero ad ammirare e spiare le attività sessuali del re del vegetale.

    I botanici dei Kew Gardens sono ovviamente al settimo cielo: è solo la quinta volta dal 1889 che riscono a stimolare la fioritura del gigante. Un successo che non è fine a se stesso perché ora gli orticoltori tenteranno la fecondazione con il polline fatto arrivare dalle Americhe e dalla Germania. E per lo scopo bisogna sbrigarsi perché l'Aro Titano sarà pure un re, ma di quelli che muoiono in fretta. Tre giorni dura infatti la sua fioritura (la sua breve vita può essere seguita sul sito web www.kew.org) dopodiché anche lui, anche se puzza e dunque non è uno di quei fiori che piacciono ai poeti, appassirà esausto.



    Edited by gheagabry1 - 28/3/2020, 13:33
     
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    La WELWITSCHIA MIRABILIS

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    La Welwitschia mirabilis, un enigma botanico, un fossile vivente. La Welwitschia ha due grandi foglie dall'aspetto di cuoio che crescono da un gambo massiccio, lunghe fino a tre metri: queste foglie, crescendo, vengono sfrangiate e si dividono per effetto del vento e della sabbia del deserto, assumendo un aspetto contorto di molte foglie...un esemplare visibile è nei pressi di Swakopmund: il suo diametro è di 6 metri!
    La Welwitschia presenta esemplari maschi e femmine, che occupano una valle (che da loro prende il nome) solitaria e quasi aliena, un panorama cui si ispirano i fantanaturalisti immaginando la vita su altri pianeti.
    Ma il dato più impressionante della Welwitschia è l'età: l'esemplare più vecchio conta oltre 2000 anni, ed è un po' sconvolgente trovarsi di fronte ad un essere vivente che era già esperto del mondo e della vita quando Cesare gettava a fiume i suoi famosi dadi...

    Il nome "Welwitschia" deriva da Friedrich Welwitsch, il botanico austriaco che per primo ne documentò l'esistenza presso la comunità scientifica europea. L'aggettivo mirabilis si riferisce alla forma insolita della pianta. In lingua afrikaans viene chiamata tweeblaarkanniedood, che significa "due foglie non possono morire". La Welwitschia Mirabilis infatti gode di una grande longevità, ma la vera originalità è che la pianta è costituita soltanto da due enormi foglie, lunghe e coriacee, che crescono ai lati del fusto. Col passare del tempo le due foglie scuriscono e si sfilacciano sotto l'azione degli agenti atmosferici dando origine ad un ammasso vegetale simile ad en enorme lattuga. Si crede che le più grandi, i cui ammassi aggrovigliati di foglie raggiungono anche i 2 metri di diametro, abbiano addirittura 2000 anni. Sono piante dioiche, ovvero si dividono in individui maschili e femminili ben distinti. Le femmine producono pigne, di un colore che va dal giallo-verdastro al marrone, le quali contengono i semi. Anche i maschi hanno pigne, ma le loro sono più numerose, più piccole e color salmone. Il metodo di impollinazione è tuttora poco chiaro, però si pensa che i grandi e appiccicosi grani del polline vengono trasportati dagli insetti, in particolare dalle vespe.

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    Il medico e botanico austriaco Friedrich Welwitsch scoprì questa pianta nel 1859 nei pressi di Cabo Negro in Angola e la descrisse in una lettera del 16 agosto 1860, indirizzata a William Jackson Hooker, il direttore dei Royal Botanic Gardens di Kew, a Londra. Nel 1862 Welwitsch inviò un esemplare della pianta a Joseph Dalton Hooker, di Kew, il quale ne pubblicò una descrizione scientifica nel 1863 e assegnò il nome in onore dello scopritore, sostituendo il precedente nome di Tumboa con il quale gli era stata inviata. Hooker commentò che la Welwitschia "era la più straordinaria pianta mai introdotta nel suo Paese, e una delle più brutte" ("It is out of the question the most wonderful plant ever brought to this country, and one of the ugliest").

    In Angola la pianta è chiamata N'Tumbo, che significa "ceppo". I Nama la chiamano Kharos o Khurub, i Damara Nyanka; per gli Herero è Onyanga, cioè la "cipolla del deserto", perché il suo midollo veniva mangiato sia crudo che cotto nella cenere.

    La Welwitschia è una pianta dalle caratteristiche estremamente peculiari, tanto che Charles Darwin la definì "l'ornitorinco del regno vegetale". Presenta una radice a fittone molto profonda che si espande in orizzontale e due foglie dall'aspetto unico, lunghe fino a cinque metri e adagiate sul terreno, pelose, con un meristema basale che compensa l'erosione della parte distale, (in altre parole: le foglie sono nastri che crescono continuamente dalla base, mentre la estremità finale progressivamente si inaridisce e muore).
    L'aspetto generale della pianta è quindi quello di una grande matassa di nastri verdi, larghi fino a quasi mezzo metro e lunghi cinque, attorcigliati e deposti sul suolo, con le parti finali che progressivamente muoiono, si sfilacciano, e diventano di colore marrone. Il tronco, piuttosto grande (in diametro) è cortissimo, e coperto dalle foglie.
    Per questi aspetti, e soprattutto per la presenza di un vero tronco e di tessuti legnosi, la pianta non è da considerarsi una grande erba, ma si tratta invece di un vero albero, che risulterebbe addirittura correlabile alle conifere; tale relazione sarebbe basata sul fatto che sia la pianta maschio che la pianta femmina, (la specie è dioica), producono una infiorescenza simile ad una pigna.

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    La sopravvivenza nel clima arido del Namib non è affidata (come si credeva un tempo) alle radici particolarmente lunghe, ma all'assorbimento dell'umidità portata dalle nebbie costiere. Infatti mentre le piogge nel clima desertico del luogo sono estremamente rare e totalmente inaffidabili, le nebbie prodotte dalla condensazione atmosferica, dovuta alla notevolissima escursione termica tra il giorno e la notte sulle correnti di aria provenienti dal mare (e che si spingono molti chilometri all'interno), sono invece frequenti.
    Con l'abbassamento della temperatura al di sotto del punto di rugiada la nebbia si trasforma in goccioline di umidità che si depositano dappertutto. Per la natura pelosa e porosa delle foglie queste si impregnano di umidità ed assorbono la maggior parte dell'acqua necessaria alla pianta; anche il suolo sabbioso si inumidisce in superficie per lo stesso motivo, ma l'umidità rievapora durante il giorno; quando la nebbia si ripete e perdura, l'umidità può raggiungere le radici.

    L'unico luogo in cui la Welwitschia è riuscita a riprodursi al di fuori del suo habitat africano è l'orto botanico situato all'interno della reggia Borbonica di Portici in provincia di Napoli dove viene curata dagli esperti dell'università di agraria della Federico II di Napoli che ha una sede distaccata al suo interno. La pianta fu portata qui per la collezione privata dei Borboni e grazie al terreno fertile di origine vulcanica e al clima mite è riuscita a sopravvivere e a riprodursi.



    Edited by gheagabry1 - 28/3/2020, 13:27
     
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    YARETA

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    Yareta o llareta (azorella compacta): un bel arbusto resinoso così compatto da sembrare una roccia coperta di licheni. Ama le alte quote andine, dai 3.200 ai 4.500 metri, la luce e i suoli sabbiosi. Cresce molto lentamente, circa un millimetro all'anno, però ha una vita lunghissima, può arrvare a 3.000 anni. Ama molto il caldo e per procurarselo avvolge completamente i massi, fino a sembrare un tutt'uno, per assorbirne il calore. E' diventata una specie protetta ma viene ancora usata come combustibile.

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    DAL WEB

    Edited by gheagabry1 - 10/4/2023, 23:09
     
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    Il “fiore cadavere” sboccia ancora

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    Per la seconda volta consecutiva, a distanza di quasi dodici mesi, l’Amorphophallus titanum, conosciuto anche come “fiore cadavere” per il suo odore nauseabondo, è fiorito in Brasile, nell’orto botanico di Inhotim. Una fioritura che fa sempre notizia, anche se meno rara rispetto al passato.

    Lo scalpore che crea , anche se una simile fioritura è avvenuta anche a Basilea lo scorso novembre, è più che naturale se pensiamo alla tipologia di fiore. L’Amorphophallus titanum infatti, oltre che essere uno dei più puzzolenti mai comparsi sulla faccia della terra, è anche uno dei fiori più grandi. Per chi non lo conoscesse o non ne avesse mai sentito parlare prima, parliamo di un fiore alto quasi due metri. Difficile da non notare, anche in un orto botanico come quello di Inohtim, pieno di piante e fiori meravigliosi.

    Come vi anticipavamo, sebbene non più eccessivamente rara, la fioritura del fiore cadavere rappresenta ancora un evento. E per vedere questo magnifico spettacolo, che dura davvero il tempo di un battito di ciglia, migliaia di estimatori si stanno recando presso il suo luogo di residenza. La finestra temporale di visione è molto stretta: solo 72 ore circa. Per ammirare un vero titano vegetale odorante di carne marcia.

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    L’odore è parte della sua strategia sessuale: serve per attirare le mosche e gli scarabei necessari alla sua impollinazione. L’Amorphophallus titanum ,è alto 1 metro e 67 centimetri ed è orginario dell’Indonesia. Nel suo ecosistema naturale può arrivare a raggiungere un’altezza di circa 3 metri. Storicamente è stato scoperto dal botanico italiano Odoardo Beccari ed anche la nostra Firenze ha ospitato la sua fioritura insieme ad altre cittadine europee ed americane. Il fiore cadavere è tanto gradevole nell’aspetto quando ributtante nell’odore. Sapevate che ne esiste una versione “mini” da poter coltivare sul balcone? Si tratta di una specie diversa, ma altrettanto “profumata”. Se siete interessati, provate a chiedere ai rivenditori specializzati il tubero del Draculuncus vulgaris. Un nome davvero azzeccato per una pianta del genere.



    Edited by gheagabry1 - 9/1/2024, 20:09
     
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