L'Emilia Romagna ... Parte 4^

USI E TRADIZIONI DELL’EMILIA ROMAGNA

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    BUONGIORNO ISOLA FELICE ... BUON RISVEGLIO A TUTTI


    “... Domenica ... una domenica speciale questa, oggi si festeggia il giorno degli innamorati, e quale giorno ci rappresenta di più se non questo, a noi che crediamo nel potere dell’amore e dei sogni?” Prima di salire sulla mongolfiera dell’Isola Felice ci viene recapitata una pergamena, la apro ... è una poesia dedicata a questo giorno a tutte le persone innamorate ... lentamente dispiego la pergamena e leggo la poesia:

    Non ho bisogno di tempo

    Non ho bisogno di tempo per sapere come sei: conoscersi è luce improvvisa. Chi ti potrà conoscere là dove taci o nelle ore in cui tu taci? Chi ti cerchi nella vita che stai vivendo, non sa di te che allusioni, pretesti in cui ti nascondi... Io no. Ti ho conosciuto nella tempesta. Ti ho conosciuto, improvvisa, in quello squarcio brutale di tenebra e luce, dove si rivela il fondo che sfugge al giorno e alla notte. Ti ho visto, mi hai visto ed ora... sei così anticamente mia da tanto tempo ti conosco che nel tuo amore chiudo gli occhi e procedo senza errare, alla cieca, senza chiedere nulla a quella luce lenta e sicura...

    Pedro Salinas

    Saliamo lentamente sulla mongolfiera ... oggi col cuore colmo di gioia e di emozione, viaggeremo attraverso le tradizioni e la storia dell’Emilia Romagna ... Buon risveglio amici miei e ... buon felice viaggio ...”

    (Claudio)



    BUSKERS FESTIVAL..LA POIANA..I MAJ..LA PJIDA..USI E TRADIZIONI DELL’EMILIA ROMAGNA



    “Fra i festival di Ferrara il più famoso è il Buskers Festival che si tiene verso metà-fine agosto ogni anno ed è il Festival degli artisti di strada…..dei migliori musicisti di strada del mondo…e ricoprono la città di festa, colori, musica e di sorprese ad ogni angolo di strada….Bellissima poi Ferrara Sotto le Stelle che si svolge ogni anno fra giugno e luglio e porta nel bellissimo sfondo di Piazza Castello e Piazza Municipale tantissimi artisti di musica contemporanea di ogni genere.”

    “…a settembre a Ferrara … ogni anno… il Balloons Festival, uno dei più grandi Festival di Mongolfiere d'Europa con oltre 40 equipaggi italiani e stranieri .. prosegue su e giù per i cieli di Ferrara per 10 giorni all'insegna del divertimento… l'emozione del volo .. salire sulle mongolfiere, lanciarvi con i paracadute”

    “Intorno agli anni '90, è stata la Befana a suggerire alla popolazione di Soragna, di organizzare questa buffa manifestazione, unica nel suo genere, con un semplice cartello augurale e d’invito per tutti coloro che si riconoscevano nel naso della benefica signora…L’allegra manifestazione si rinnova anno per anno con l’elezione del “Re di Nasonia”, tra un apparato coreografico degno di dell’incoronazione di un vero monarca dal sangue blu.”

    “Il carnevale è una delle feste più antiche, diffusa in quasi tutte le parti del mondo e celebrata con rituali diversi…Il cerimoniale della festa, fin dai tempi remoti esprimeva l’anelito e la volontà del popolo di liberarsi dal male commesso durante l’anno, attraverso la purificazione del fuoco e nello stesso tempo voleva propiziare la rinascita della natura alla vigilia della primavera e l’abbondanza dei frutti…Da ciò è scaturita l’usanza, giunta fino ai nostri giorni di accendere sulle alture e nelle piazze, numerosi falò attorno ai quali si raccoglievano grandi e piccini per gridare, suonare, cantare e danzare, insomma per esprimere in modo estroso e spontaneo io propri sentimenti e la propria gioia…Per il popolo, bruciare il falò significava anche mettere in fuga il malocchio, allontanare le stregature e chiudere il capitolo dei divertimenti per entrare l’indomani nella Quaresima, tempo di austerità e di raccolto….Al vertice del grande falò, veniva (e viene tutt’ora) infisso il fantoccio di “carnevale”, goffo personaggio vestito di stracci, ripieno di paglia e accanto a lui, veniva posto un altro personaggio femminile, chiamato in certi paesi “Poiana” e in altri “Vecchia”, ritenuta comunque la moglie del protagonista destinata a fare la stessa fine dell’infelice compagno…La finale infuocata, aveva l’accompagnamento di questa e altre filastrocche:..“Viva viva Cranval!..La poiana in sima al pal..La ciama cranval, Cranval al vol mia gnir E la poiana la vol morir! Lasa ch’la mora..Agh farèma ‘na casa nova, un piatt ad polenta ..un piatt ad confet, sera l’us e andema a let! ”....(Viva viva Carnevale!..La poiana sul palo--Chiama carnevale, Carnevale non vuol venire E la poiana vuol morire! Lascia che muoia Le faremo una casa nuova, un piatto di polenta ..un piatto di confetti, chiudi la porta e andiamo a letto!)…. Fra le tante maschere che animano il carnevale, c’è anche quella ufficiale di Parma: “Dsevòed”…Si tratta di un popolano furbo che fingeva di essere tonto “… per non pagare i dazi”…Il suo nome è dovuto non tanto al suo atteggiamento melenso, bensì al suo dire brillante e simpatico, era infatti chiamato anche “Dsevod salè”…”

    “Per antica tradizione, pur restando oscure le origini, si festeggia tuttora il primo giorno di questo mese, in modo gaio e scherzoso…Ieri come oggi la gente si metteva in un atteggiamento di allerta, controllando con la massima attenzione ogni messaggio, anche i più pacifici, quelli apparentemente innocenti: una certa diffidenza albergava negli animi per non incappare appunto in una beffa. Ad ogni modo era ed è l’occasione buona per imbastire qualche scherzo alle volte anche clamoroso, ma più spesso bonario come mandare un pacco regalo vuoto ad una persona che a sua volta, intuito il trucco, lo ricicla per un altro e così via…Come dice un vecchio detto degli anziani: “Al prim d’avril a s’fa coror i pitt”, cioè il primo d’Aprile si fan correre i tacchini, ossia gli ingenui.”

    “Nella notte del 30 aprile si usa salutare il primo di maggio con dei raid notturni di burle e dispetti indicati semplicemente con il termine “Maj o Smaggi”…consiste nel trasferimento di attrezzi agricoli, macchinari, oggetti e qualche volta animali, da una casa all’altra o sulla pubblica piazza oppure sul piazzale della chiesa o nei campi o sulle piante…. un lavoro “straordinario” eseguito nottetempo dai giovani e dai ragazzi, col pericolo di incappare da un momento all’altro tra i piedi del proprietario e di ricevere una paga mai pattuita, secondo una tariffa non contemplata….“Quelli degli smaggi” sono vere e proprie organizzazioni con piani d’azione e compiti ben precisi, che vengono eseguiti, inutile dirlo, con entusiasmo e creatività. In realtà la notte del 30 aprile, nelle campagne e nelle colline, è sempre stata la notte più lunga dell’anno, sia per gli addetti a raccattare arnesi di ogni genere, sia per chi non potendo mettere a riparo i vari oggetti “a rischio” doveva montare di guardia tutta la notte…Alle prime luci dell’alba, scomparsi gli “smaggiatori” giungono alla chetichella, frettolosi, quasi preoccupati di non farsi vedere, i derubati per recuperare tra inevitabili sbuffate, i pezzi trafugati, mentre qualcuno forse, dietro le quinte, stava ad osservare divertito l’insolito spettacolo…..Qualche attimo di smarrimento per scovare, tra l’ammucchiata, la propria roba e infine una risata pensando: “Già, facevamo così anche noi quando eravamo giovani!”…”

    “Con l’arrivo della nuova stagione si ravviva il chioccolio dei ruscelli, alimentato dalle nevi che gli ridanno voce. I candidi richiami delle siepi di biancospino e dei ciliegi in fiore trapuntano il morbido tappeto da poco smaltato di tenero verde, mentre nel cielo abitualmente spazzato dal vento, sfrecciano gli uccelli, lanciando i loro richiami primaverili….Anche gli uomini associano la loro voce, il loro canto a quello del creato, nel primo giorno di maggio.i Maggianti della Alta Val Ceno, tenacemente mantengono vivo il costume di annunciare sulle ali del canto, l’arrivo della più bella stagione dell’anno….Non per nulla amano farsi chiamare “I Duri” che non mollano…La loro gran voglia di cantare, di dar lustro alla terra natale, il desiderio di comunicare, di dialogare in modo così espressivo ed originale con canto, con la gente della vallata”

    “Con San Giuseppe, il 19 marzo , l’inverno cede timidamente il passo alla primavera…Questa festa è nata tra i borghi della vecchia Parma, quando la gente aveva ben poche occasioni di divertirsi….La fiera è accompagnata da un tradizionale dolce: “il bastone di S. Giuseppe” un dolce del tutto singolare nel nome, nel gusto e nella forma…Ma anche in provincia ci sono vari tipi di dolci per festeggiare il Santo..a Pellegrino e Mariano si usa fare i tortelli e le ciambelle di castagne con zabaione, a Careno la torta con l’uva secca, a Varone e Iggio la ciambella con l’olio d’oliva, modellata in qualche modo con le sembianze del Santo e ad Aione la torta di marzapane……Il “Busilan”: dolce della primavera…è’ un dolce con una lunga storia alle spalle… aveva due versione diverse di preparazione: una festive e una quaresimale….Quella festiva allietò le mense dei parmigiani dalla pianura ai monti e prese il nome dal fatto che andava cotto in teglia con al centro una scodella oppure un bicchiere capovolto per ottenere durante la cottura il classico buco: era cioè la torta “bucillata”, ossia bucata….Gli ingredienti principali erano e sono tutt’ora gli stessi: latte fresco, burro fatto in casa, farina e zucchero e un pizzico di uva passita…Il profumo di questo dolce casalingo all’uscita del forno era inconfondibile e quanto mai gustoso…Da notare che non sempre il buco riusciva, da cui il noto proverbio che allude agli insuccessi della vita: “Non tutte le ciambelle (busilan), riescono col buco”…..Gli abitanti di Compiano rivendicano le origini del notissimo dolce, al quale hanno dedicato la cosiddetta “Festa della Primavera o del Busilan”………Nettamente diverso per gli ingredienti era il “busilan” della Quaresima con una travagliata storia assiduamente controllato per la genuinità dal Consiglio degli Anziani… a giudicare dall’attenzione che ad esso dedicavano i responsabili, doveva essere nel secolo XVII e seguenti, un cibo di larga diffusione a Parma….”

    “La cucina ferrarese è un misto di tradizioni e ricette contadine che si fondono con le memorie degli elaborati cibi della corte ducale …….. i cappellacci di zucca e parmigiano, il pasticcio di maccheroni, che dominava le tavole cortigiane, una crosta di pasta dolce che contiene maccheroni in besciamella e ragù bianco, insaporiti da funghi e tartufo, ed il pane chiamato coppia caratterizzato da una forma contorta ed elaborata….Tra i secondi poi trionfa la salama da sugo, una mescolanza di carni arricchite di vino e spezie, la Faraona al cartoccio, ed il Pollo fracassè….Fra i dolci non perdetevi la crema fritta, la ciambella, le frittelle di mele o di semola, la pinza di farina di castagne, e la torta tenerina…le frittelle di mele, fettine di mela macerate nel vino bianco e nello zucchero, fritte poi con una pastella a base di vino, burro e anice.”

    “Il territorio dove sorse Forum Livii, abitato da Celti e Galli è lo stesso dove nacque la Pje detta anche pjì o pjida a Cesena e Rimini e ancora pida o pièda in Valmarecchia…..questo cibo cotto su una lastra circolare dal diametro di circa 40 cm, che racconta la storia della gente di Romagna generosa e semplice. E semplici sono gli ingredienti: farina di grano duro, un pizzico di sale, appena di strutto di maiale, acqua e tanta forza di braccia per impastare!”

    “L’aceto balsamico? È diventato come la rucola…. onnipresente, fa la sua comparsa persino nei fast food. L’oro nero di Modena e Reggio Emilia, l’orgoglio del Made in Italy per l’armonia perfetta di agro e dolce…tutelato da due Dop se è Tradizionale (di Modena e di Reggio Emilia), ossia invecchiato almeno 12 anni in botticelle di legni pregiati, e da Igp se è Balsamico di Modena….In provincia di Modena, a Spilamberto, il Museo del Balsamico Tradizionale…. ricostruisce le fasi di produzione dai vigneti all’acetaia sociale, che si trova nei solai, e custodisce pregiate batterie (serie di botticelle di legni diversi in cui, in successione, fermenta l’aceto balsamico Tradizionale)… Nella suggestiva bottaia di una splendida villa del 1911 si potranno assaggiare aceti di 12, 25, 30, 50 anni di invecchiamento.”

    “…una visita culturale della città ….alcune soste in antiche botteghe bolognesi dove è possibile degustare i prodotti tipici della nostra tradizione gastronomica raccontandone la storia, gli aneddoti e le leggende. Nell’antico mercato medievale … mortadella, ciccioli, salsiccia passita, cioccolato, etc…Con arte e pazienza le tradizionali "sfogline" bolognesi …. i segreti su come fare e tirare la sfoglia…e come per magia appariranno tagliatelle, tortellini, tortelloni e lasagne….”

    “Una piacevole passeggiata attraverso le antiche osterie del centro storico. La presenza degli studenti universitari ha stimolato la nascita di questo genere di taverne fin dal 1200 e ancora oggi nelle viuzze della città medievale sono attive alcune osterie Quattrocentesche…il fenomeno non si è affatto affievolito con il passare dei secoli e oggi come non mai la vita notturna di Bologna si distingue per vivacità e innovazione.”







    Il Ferrara Buskers Festival

    con i suoi 800.000 spettatori, è la più grande manifestazione al mondo dedicata all’arte di strada. Nasce nel 1988 con l’intento di valorizzare la figura del musicista di strada e per far conoscere una città ricca di storia e fascino, obiettivi pienamente raggiunti. Grazie al proprio successo e al conseguente effetto di imitazione, il Festival ha contribuito, inoltre, a far nascere un vero e proprio settore, che può contare oggi su oltre 200 iniziative distribuite su tutto il territorio nazionale. Per i tantissimi spettatori, provenienti da tutta Italia e, in misura significativa, anche dall’estero, il Festival è un entusiasmante giro intorno al mondo alla ricerca di sonorità familiari ed esotiche, è un’appassionante caccia al tesoro per scoprire gli strumenti più originali, le performance più fantasiose, i costumi più appariscenti. Ed è, soprattutto, un’infinita festa mobile, che si muove in mille direzioni, capace di riservare sorprese ad ogni angolo: un fiume di allegria, di suggestioni, di stupore, che invade strade e piazze di uno dei centri storici più belli d’Italia. I protagonisti del Festival sono i buskers, artisti girovaghi che, nella loro attività quotidiana, cercano di regalare un po’ di poesia e buonumore, a persone spesso distratte e indaffarate. La misura del loro gradimento sta nella capacità di guadagnarsi l’attenzione di questo pubblico che non è ancora tale e di riempire il cappello di segni tangibili di apprezzamento: euro, dollari o sterline che siano, l’ufficio cambi dei buskers non chiude mai. Gli artisti del Ferrara Buskers Festival, anche se tra di loro vi sono spesso apprezzati professionisti dell’arte di strada, non percepiscono compensi. La generosità degli spettatori, nel darsi e nel dare, viene perciò particolarmente apprezzata.
























    Il Ferrara Balloons Festival

    è il più grande Festival di Mongolfiere in Italia. Pensato per il grande pubblico, decine di mongolfiere, 400.000 spettatori nel 2008, Special Shapes da tutto il mondo per dieci giorni di grande sport, spettacolo e magia a pochi passi dal centro storico di Ferrara, una delle città più belle del mondo, Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Al Ferrara Balloons Festival le mongolfiere si levano leggere e silenziose nell’aria quieta del primo mattino o nella luce dorata del tramonto: due volte al giorno, oltre quaranta palloni multicolori dipingeranno il cielo di Ferrara, in un’atmosfera davvero suggestiva. Questi giganti dell’aria si sfideranno in gare di distanza, di inseguimento e caccia alla volpe, in collaborazione con la Federazione Italiana di Aerostatica. Il pubblico potrà assistere allo spettacolare gonfiaggio delle mongolfiere oppure provare l’emozione straordinaria di salire a bordo in tutta sicurezza: voli liberi a pagamento con i piloti in gara o voli vincolati su mongolfiere ancorate a terra saranno accessibili a tutti (per un numero limitato di persone e solo negli orari comunicati dall’organizzazione - condizioni metereologiche favorevoli sono inappellabilmente condizionanti lo svolgersi dei voli).





























    Re di Nasonia

    Dove? A Soragna, piccolo, grazioso paese in provincia di Parma. L'evento? La festa organizzata, da ben ventidue anni, per celebrare coloro, uomo e donna, che siano fieri portatori del più "importante" naso d'Italia: il tutto certificato da serissime "Regali misurazioni" e condito da lauti banchetti e sfilate in costume. Quest'anno la festa di Nasonia entra a far parte del circuito "Ricordanze di Sapori", patrocinato ed organizzato dall'Associazione dei Castelli del ducato di Parma e Piacenza, nonchè dalle medesime Provincie e dall'Unione Appennino. Intorno agli anni '90, è stata la Befana a suggerire alla popolazione di Soragna, di organizzare questa buffa manifestazione, unica nel suo genere, con un semplice cartello augurale e d’invito per tutti coloro che si riconoscevano nel naso della benefica signora.
    L’allegra manifestazione (spostata ora nel mese di settembre) si rinnova anno per anno con l’elezione del “Re di Nasonia”, tra un apparato coreografico degno di dell’incoronazione di un vero monarca dal sangue blu.



    ..un'alta tradizione emiliana

    "Le vellutate praterie del Monte Caio che d’inverno pigramente indugiano prima di deporre il candido abito di stagione, a settembre esplodono di esuberante vitalità per la celebrazione di due feste dal genuino sapore delle cose antiche tramandate da padre in figlio e giunte fino a noi nella loro nativa freschezza: San Nicola ad Agna e San Matteo, all’eremo (21 settembre).
    E’ un appuntamento di folklore montanaro con profonde motivazioni religiose, quella di San Matteo sul Monte Caio (1580 s.m.), carico di gioiosa vitalità.
    Per l’occasione, quel pacifico condominio delle genti delle Valli del Parma, dell’Enza, del Cedra, del Bardea, del Parmossa e del Pratica, veste i colori più vivaci ed affascinanti, prerogativa dell’autunno che sta arrivando. Si tratta di una leggiadra comparsa di fine stagione della montagna prima di licenziare definitivamente dai pascoli le ultime greggi intente a spigolare i pochi fili d’erba superstiti.
    Il tradizionale invito del 21 settembre trova accoglienza in persone di ogni età; numerosi sono quelli che dimenticano le primavere ammucchiate, risalgono più o meno ansimanti, fin dalle prime ore del mattino, i sentieri strappati a suo tempo, dal fianco della montagna e che la stessa, tenta di cancellare con i detriti che il gelo e la pioggia sfaldano, complice una vegetazione spontanea quanto mai invadente.
    Soprattutto gli anziani sono fedeli all’appuntamento.
    C’è qualche solitario che si avventura meditabondo, ma più spesso si tratta di gruppetti chiassosi che conquistano passo dopo passo, la meta.

    La partenza avviene da diverse “stazioni”, dai paesi del Cornigliese, del Tizzanese, da Monchio e da Palanzano, oriundi, emigrati, turisti.
    Partono anche dalla città. Sul sentiero del monte si trovano non di rado intere famiglie, gruppetti di giovani, insegnanti con qualche vivace irrequieta nidiata di scolaretti, futuri eredi di un prezioso meritato amore verso la montagna.
    A spingere lassù è l’attaccamento alle tradizioni, la passione verso la montagna, quella grande passione.

    Un tocco pittoresco e romantico alla festa, è dato dalle cosiddette “osterie volanti”, imbastite di frasche e di teloni, dove si cucina alla casalinga, si affetta buon salame e si mesce vino sincero, specialmente per chi non ha portato nulla con sé, il tutto condito da qualche battuta allegra e simpatica.
    Altri invece salgono con lo zaino sulle spalle o con dentro qualche bottiglia, pane fresco e poco più. Infatti in quel giorno il miglior piatto è sempre stato l’allegria e il contatto con la natura, sulla mensa soffice ed ospitale delle praterie sconfinate, proprio là dove, per dirla con l’antico scrittore, “vi è un piano assai dilettevole e spazioso dove si respira un aere purissimo”.



    le crescentine

    Ci sono numerose ricette diverse di questa pasta fritta tipica del territorio emiliano: vengono chiamate crescentine, gnocco fritto, fersulle, pinzino, pizza fritta.. possono essere a losanga, quadrati, rettangoli, di forma circolare .. farcite con una crema aromatizzata di strutto o con stracchino e affettati.



    altre trradizioni

    In occasione della festa di San Crispino (25 ottobre) le donne di Medesano si fanno promotrici di una simpatica e gustosa iniziativa che ha radici lontane, vale a dire scendono in piazza non per fare dimostrazioni o sommosse, ma in un modo pacifico e conciliante, ossia per vendere i tortelli d’erbetta, ammanniti secondo un’antica ricetta locale.

    Narra per l’appunto una leggenda del posto che nel giorno si S. Crispino durante il medioevo, i signorotti offrivano un pranzo ai loro sudditi durante il quale veniva fatto l’assaggio del vino nuovo, si gustava il sugo (succo d’uva di prima spremuta e bollito insieme a farina bianca); ma il piatto forte era quello dei tortelli d’erbetta.
    Si diceva infatti che in quel giorno di gran baldoria un uomo ne mangiò tanti per la gran fame che alla fine… scoppiò.

    La tradizione seguitò per molti anni, rispettata da quei popolani. Il tipico “Tordèll d’erbètt” viaggiava a braccetto col “Sgranfgnòn” a base di patate e farina di frumento ma poi in tempi più recenti per cause diverse di verificò il declino dell’usanza dei tortelli e rimase gran signore incontrastato della scena gastronomica: lo sgranfignone.
    Da diversi anni, qualcuno ha pensato al recupero del tipico piatto dimenticato e così un gruppo di donne organizzate dal CIF, ha riproposto nella piazza di Medesano il tortello crudo, destinando il ricavato ad iniziative di carattere sociale, ricreativo e culturale.


    La ricetta è di Chiara S., le tigelle sono tipiche emiliane possono essere fatte con diversi impasti, in alcuni è presente la panna... Sono ottime farcite con strutto aromatizzato alle erbe, formaggio fresco molle e affettati.






    una tradizione...........

    Il tartufo.....Il nobile prodotto era ritenuto dagli antichi “vizio della natura”, “callo della terra”, “pianta bernacoluta”.
    L’aroma del tartufo è per la tavola quello che i colori smaglianti sono per i nostri occhi; ben a ragione pertanto da qualche tempo il prodotto tipico di Fragno esce ufficialmente dal silenzio e dal buio della terra per mettersi in luce con grinta, mostrando le sue credenziali di ottmo prodotto, meritevole di essere valorizzato e sostenuto.
    Fragno è dunque la piccola capitale del tartufo nero parmigiano, l’epicentro della raccolta non solo sul piano teorico ma soprattutto su quello pratico.
    Il riconoscimento del tartufo nero di Fragno come specie autonoma segna una svolta storica per la tradizionale "festa del tartufo", lanciata l'ultima domenica di ottobre del 1984 .


    Dozza è resa unica dai numerosi dipinti che ne abbelliscono le facciate delle case e ne conferiscono un aspetto ameno. Si può, quindi, tranquillamente sostenere, che l'abitato rappresenti un insieme armonico di arte e storia. Sarebbe riduttivo elencare le singole costruzioni presenti se non si tiene conto del contesto cittadino in grado di stupire coi suoi scorci e i suoi "angoli" caratteristici.


    Dozza, Panorama


    Una strada di Dozza

    alcuni murales










    Consigliata è la visita alla Rocca Sforzesca che mantiene inalterati il fascino e la struttura medioevale. Conservate in ottimo stato, infatti, sono gli interni e le cucine impreziosite dagli utensili che possiamo datare al 1500, dai camini e dal pozzo. Gli ambienti signorili sono ancora arredati da mobili di ottima fattura e sulle pareti possono essere ancora ammirati numerosi dipinti ed arazzi risalenti al '700, la sala delle armi, le prigioni con strumenti di tortura ed il caratteristico pozzo a rasoio. La rocca ospita anche una piccola ma interessante pinacoteca, la quale annovera anche una collezione di opere di Norma Mascellani, pittrice bolognese cui è stata conferita la cittadinanza onoraria.



    UNA..PASSEGGIATA..PER PARMA...LA PRIMA VOLTA CHE..HO VISITATO IL CENTRO DI PARMA..ERO..CON MIO MARITO..E DUE NOSTRI AMICI..AHAHAHAH..NN CI CREDERETE..MI ERO MESSA I TACCHI..E LE STRADINE..CARATTERISTICHE...AHI-AHI-AHI...NN MI AIUTAVANO AFFATTO...MA..IL CENTRO..E' MOLTO BELLO..TANTE VETRINE..TANTISSIME..COSE..CARATTERISTICHE...ABBIAMO PENSATO.."NN POSSIAMO ANDAR VIA..SENZA ASSAGGIARE..IL CULATELLO DI PARMA...O..I TORTELLINI.."COSI' SIAMO ENTRATI IN UN NEGOZIO....MA..CON NOSTRA SORPRESA..:o: LA PORTA ERA..CHIUSA..DOVEVI SUONARE..IL CAMPANELLO PERCHE'..TI APRISSERO..AHAHAAH..CI SIAMO GUARDATI..E..ABBIAMO OSATO..CI HANNO APERTO..E..ABBIAMO AQUISTATO...UN PAIO D'ETTI..DI CULATELLO...IL PROSCIUTTO..CRUDO..E..DEI TORTELLONI..CON LA RICOTTA..E..LA ZUCCA...MA..QUANDO SIAMO..ANDATI..ALLA CASSA PER PAGARE...AHAHAHAAH :lol: :lol: :lol: :lol:.IL..CONTO..ERA SALATISSIMO..IL CULATELLO..A...140 EURO AL KILO...E..IL PROSCIUTTO..A..90..:lol: :lol: :lol: :lol:..CI SIAMO..GUARDATI..E'.ABBIAMO CAPITO..IL MISTERO..DELLA PORTA..BLINDATA..AHAHAHA..PIU'..CARI..DELLE..OREFICERIE..AHAHAH...LA PROSSIMA VOLTA CI SIAMO DETTI..ENTRIAMO DIRETTAMENTE...IN BANCA....image [/color][/size]
     
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    GRAZIE CLAUDIO...BELLISSIME LE MONGOLFIERE
     
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    grazie Claudio è sempre bello riviaggiare sulla nostra mongolfiera
     
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