LIBIA..alla sua scoperta..

tra le dune.....e altro

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  1. gheagabry
     
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    LIBIA.............racconto di un viaggio



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    Normalmente è difficile trovare il luogo e il tempo necessario per abbandonarsi alle emozioni nude e pure, spogliate da qualsiasi ingerenza esterna per evitare che le proprie sensazioni non siano influenzate dal lavoro o dalla ricerca del benessere, da quegli elementi che dichiarano pubblicamente il proprio grado di appartenenza e ci fanno stare bene in società. Le belle e brutte abitudini che automaticamente si compiono ogni giorno non ci aiutano a trovare quel famoso interruttore che serve per fermare questa routine , per consentire di scendere un attimo da questo treno in corsa, per tirare il fiato. Purtroppo non esiste l’interruttore magico, ma esistono luoghi e momenti che possono restituire la stessa sensazione, ovvero quella di osservare un mondo immobile da sempre, senza l’oppressione del trascorrere del tempo e senza particolari accessori.
    Proprio in quei luoghi è possibile fermarsi a guardare un orizzonte infinito dove solo le ombre definiscono ondulati contorni, dove il nulla si materializza e dove si può respirare molto profondamente e trovarsi a fare i conti con quelle sensazioni perdute, senza alcuna riserva e senza alcuna vergogna. Un confronto tra le necessità di tutti i giorni e la sufficienza di essere qui per sentirsi abbracciati dal mondo intero senza dimostrare niente a nessuno.
    La sensazione del deserto non è solitudine, ma la piena consapevolezza di essere essenziali nel credere nella propria forza spogliata dagli schemi , dagli status simbol, dai modi di dire. Qui non è il tempo che ci corre dietro, ma siamo noi a tenerlo per mano per accompagnarlo dalla mattina alla sera, nei silenzi delle notti stellate per godere ogni suo minuto, per apprezzare quello che ci regala in ogni istante. Questo deserto è un quadro incantevole dipinto spontaneamente da una natura agguerrita che ricorda una madre impavida che nasconde un suo segreto. Una madre affascinante e gelosa, pronta a tendere tranelli a chi cerca di violare le sue regole. Una madre che mostra le sue forme attraenti , che ti invita a percorrerle e accarezzarle lasciandoti sempre la sensazione di eterna conquista.



    Probabilmente il senso dell’infinito è offerto da una madre senza età, che vuole mantenere la propria verginità il più a lungo possibile, per conservare i propri segreti in completa autonomia e libertà. Forse questa sensazione ci viene trasmessa dai significati a noi sconosciuti…”senza età”….”autonomia e libertà”. Parole che mancano nel nostro DNA, ma che ci sembrano così vicine quando un elemento che vediamo e tocchiamo ci trasmette proprio questa appartenenza , questa sua ancestrale origine.

    Ecco quindi che il motivo di un viaggio non è soltanto lo sfogo di una passione, la curiosità del turista, la voglia di avventura, ma diventa anche un momento per dedicare più attenzione a quelle sensazioni che invece, tutti i giorni, ci passano vicino con indifferenza o addirittura ci attraversano dentro lasciando una piccola traccia senza avere il tempo per verificare da dove viene e dove ci porta.

    Qui si ha l’impressione che piccoli gesti , piccole attenzioni, parole banali o piccoli problemi possano assumere più importanza e più valore di quanto normalmente non abbiano. Al contrario tante cose ritenute fondamentali diventano ridicole in un contesto dove non è necessario confrontarsi con nessuno, dove la vita assume un significato legato ai beni essenziali. Queste sono le impressioni che soggettivamente si scatenano dentro ognuno di noi, chi più chi meno.


    LA DESTINAZIONE
    Diamo ora spazio alle curiosità di questo viaggio nel deserto Libico. I percorsi sono ormai collaudati dal team Airzoone, ma in Libia è d’obbligo essere accompagnati anche da un poliziotto in borghese e una guida locale che ci assicurano una maggiore protezione, sotto tutti gli aspetti.
    Come ogni viaggio nel deserto, il contesto condiziona l’importanza delle cose anche quelle che normalmente affrontiamo con leggerezza. Un esempio banale: forare una gomma lungo una strada statale , sostituirla o poter chiamare il soccorso ACI non ci creano alcun disturbo ( a parte qualche imprecazione!) . Trovarsi la gomma bucata in una culla tra le dune senza telefono e senza poterla sostituire probabilmente crea qualche momento di panico (soprattutto quando non si segue il tracciato predefinito e si rimane soli). Ecco quindi che l’avventura assume il sapore vero ma anche violento nei confronti del proprio stato d’animo con inevitabili conseguenze sul resto del gruppo.

    Fatta questa premessa sulla quale meditare si parte per la Libia del Sud, ai confini con Niger e Algeria. Questo percorso non presenta pericoli salienti anche se , volendo, ognuno potrebbe anche andarseli a cercare ( gli spazi e le difficoltà non mancano !) . A differenza di Tunisia e Marocco questo tragitto non prevede il passaggio tra villaggi e quindi non ci saranno contatti con etnie locali.
    Natura e archeologia sono i temi che segneranno il viaggio

    Quando si pensa all’Africa è facile generalizzare e associare tutte le popolazioni agli stati più disperati e disagiati, forse perché la televisione ci propone soprattutto quelli, ma liberiamoci della storia e aggiorniamo il nostro sapere. In Libia non troviamo certamente un benessere diffuso paragonabile al nostro paese perché le esigenze sono differenti. Per fare qualche esempio eclatante non è necessario dotare i figli di cellulare, avere almeno due auto per ogni famiglia, mangiare in pizzeria, andare agli happy hours e via dicendo. Il lavoro non manca , le persone sono ben vestite e dignitose, i figli studiano a scuola , ci sono cinema e parchi giochi, le città sono animate da un vivace commercio. Ci sono anche i benestanti ma si ha l’impressione che lo standard di vita più diffuso sia medio-basso per tutti. Non si vedono persone che chiedono elemosina (forse ce ne sono più nelle nostre città).

    l’Africa del Nord è ormai vicina ai nostri standard. Aeroplani, taxi, alberghi, ristoranti sono puliti e perfettamente gestiti. Le città assomigliano molto ad alcune nostre cittadine del meridione, con le case squadrate e le armature delle colonne portanti che fuoriescono dal tetto piatto. Panni stesi e antenne paraboliche. Le strade principali sono mantenute abbastanza bene ma quelle periferiche richiedono abilità nella guida.

    Una caratteristica differente riguarda i negozi che sembrano degli empori dove si trova un po’ di tutto, inoltre ci sono tanti capannelli di uomini che parlano, ridono o giocano. Danno l’impressione di un popolo solidale, che socializza volentieri.
    Qui , come noto, non si possono bere alcolici. Neanche la birra. Gli uomini rimangono i padroni di tutti i luoghi, le donne invece sono spesso in gruppo e di sera non escono di casa.

    Ci sono donne a viso scoperto e con vestiti moderni vicino a donne a viso coperto che indossano abiti più tradizionali. In tutti i casi si rimane colpiti dai loro occhi neri , allungati dal trucco ben marcato, con ciglia lunghe e nere. Capita spesso di vedere anche belle donne con vestiti colorati e caratteri somatici delicati. Probabilmente sono incroci multirazziali. In effetti si notano varie gradazioni di colori della pelle. Da quello più scuro a quello olivastro. Qui c’è un’ondata migratoria di Egiziani perché la popolazione libica non è numerosa e quindi la ricerca di manodopera spinge gli stranieri ad entrare in terra libica



    Ci sono uomini che osservano la sosta per la preghiera ( in qualsiasi luogo si trovano) e altri che invece continuano le operose attività. Sicuramente questa società ha molti divieti da rispettare, ma nell’ambito di questi lascia libera iniziativa e libertà di azione. Si respira l’aria di un popolo soddisfatto della propria condizione o perlomeno non si rilevano evidenti stati di disagio. Giusto per fare un confronto ; nella Tunisia del Sud o sull’Atlante in Marocco invece ci sono situazioni di estrema povertà.
    Lo scopo del nostro viaggio, oltre alle curiosità politiche e sociali, è quello di scoprire due regioni fantastiche che sono Murzuq e Akakus.
    Il primo per le caratteristiche cime di sabbia che sorgono tra le distese pianeggianti formando catene montuose e il secondo per i suoi dipinti rupestri e le sue formazioni rocciose che ricordano vagamente la Monument Valley dell’Arizona.


    Una curiosità sulla consistenza della sabbia: al mattino grazie alla poca umidità e al freddo notturno è più compatta mentre invece durante il giorno, scaldandosi al sole, diventa più soffice.

    Un’altra curiosità : il suono nel deserto si propaga come la corrente in un filo elettrico. E’ senza ostacoli e l’aria così asciutta e tersa sembra aiutare il suono a raggiungere l’infinito. Anche il silenzio ovviamente ha il suo ruolo propagatore.
    A volte capita di sentire il rombo di un motore in lontananza ma non si vede nulla non si capisce da dove proviene. Soltanto dopo qualche minuto si può notare un puntino all’orizzonte che si avvicina lentamente.

    Qui si trova il villaggio dei pastori e dei carovanieri del deserto che ormai sono rari partecipanti dei percorsi turistici sostituiti invece dai venditori che hanno allestito le capanne per esporre oggetti artigianali ( collane, bracciali, monili di vario tipo, coltelli, lavorati in pelle di dromedario e legno , ecc.ecc.)

    Le dune sembrano a portata di mano , una vicina all’altra. Sono ingannevoli !!



    Qui non si hanno riferimenti fissi e , a parte qualche cespuglio sotto il naso, quello che può sembrare a qualche centinaio di metri invece può essere parecchio distante.
    Questa è una regola che non bisogna mai dimenticare perché quando ci si vuole allontanare dal gruppo per curiosare in “zona” non bisogna allargarsi troppo, è facile perdere l’orientamento e allontanarsi è un attimo.
    Qualcuno è caduto e diligentemente è rimasto sul posto ad attendere soccorso. Ma se il posto è un avvallamento, per farsi notare è necessario salire su un dosso o su una duna immediatamente vicina. Sono tutte piccole regole che diventano importanti nel momento di fabbisogno e soprattutto quando ci si sente abbandonati al proprio destino.
    Mai snobbare il pericolo di perdersi o di rimanere soli per ore.

    Se la sabbia lascia la sua anima inerme senza alcun segnale del trascorrere delle ere geologiche, alcuni residui minerali invece macchiano la superficie e scolpiscono date precise. Questa distesa di gesso che troviamo sul nostro percorso ci segnala un’epoca in cui i laghi e i sedimenti minerali prevalevano sulla desertificazione.

    Nel Sahara del Murzuq, per l'esattezza nel Fezzan, l'estremo sud-ovest della Libia, un'enorme distesa di dune per 60 mila chilometri quadrati, grande poco più di due volte della Sicilia, al confine con l'Algeria e il Niger.
    Per questa ragione nessuno in epoca storica ha mai avuto interesse a penetrarvi e le piste carovaniere che solcano il Sahara hanno sempre evitato di attraversare questo territorio preferendo compiere un lungo periplo per aggirarlo sui lati.

    Si prosegue tra il serpeggiare delle pianeggianti vallate che si inoltrano tra queste catene di dune che sembrano dei plastici appoggiati in modo equidistante su una tavola in modo la lasciare ampi passaggi tra uno e l’altro.
    Bisogna salirci sopra per rendersi conto che i disegni non sono formati dal susseguirsi di dune bensì dal susseguirsi di queste catene insomma il deserto ci offre la visione di un altro quadro, diverso dagli altri.
    Difficile immaginare quanto tempo sia trascorso per formare queste dune imponenti che superano di gran lunga il centinaio di metri. L’arrampicata di queste dune è da farsi tutta di un fiato senza esitazione sino all’arrivo del punto più alto per godere di una veduta impareggiabile sulle punte che sorgono dall’ampio serpeggiare del fondo valle. L’impressione è quella di trovarsi in un’altra era geologica di questo angolo del nostro pianeta dove manca l’animazione di un sauro qualsiasi per dare vita a questa immagine anacronistica. Solo il rumore delle moto che salgono chiudono immediatamente la porta che si era aperta su questo mondo virtuale che ci sfida ad oltrepassare ancora i suoi confini.


    i laghi hanno lasciato i loro segni insieme all’erosione della roccia pertanto è facile trovare altri letti costellati dalle “freccette” ovvero pezzettini di roccia che per la composizione minerale si sono consumati formando la punta di una freccia. Qui , scesi dai mezzi, ci siamo dispersi in una vallata e come ricercatori geologi abbiamo preso i nostri piccoli souvenirs.


    Nell’area dell’erg Uan Kasa, piccole dune si presentano sotto forma di depositi pre-olocenici, che indicano una fase umida pleistocenica. Queste dune sono costituite da depositi lacustri fortemente cementati e da dune fossili con paleosuoli con orizzonti profondi argillosi. In molti casi questi depositi sono associati a manufatti Acheuleani. Abbiamo trovata anche un pezzo di un’antica macina che ovviamente abbiamo lasciato sul posto.



    Al solo pensiero che migliaia di anni fa, sul terreno che ora calpestiamo vivevano popoli indaffarati a combattere terribili animali e a coltivare cereali per sopravvivere sfruttando le pietre per costruire attrezzi di uso quotidiano, mi sembra che quel tempo non sia così lontano. Trovare questi residui sul posto è come trovarsi per un attimo dentro la storia o dentro un set cinematografico. Se solo alzi lo sguardo e ti guardi intorno capisci che oggi è impossibile sopravvivere in queste zone e anche utilizzando la moderna tecnologia non nascerebbe più un filo d’erba e non sarebbe più possibile coltivare cereali o allevare animali.



    Il percorso verso l’Akakus si snoda attraverso le piste della vernice del deserto, un fine strato arricchito di manganese, che ricopre la superficie delle arenarie esposte all’atmosfera: l’origine viene in genere attribuita all’attività microbica avvenuta nel passato con condizioni climatiche più umide.


    L’Akakus è posto all'estremità sud occidentale del Sahara libico. Ad est e ad ovest è contornato da erg sabbiosi e da montagne come l'Idinen vicino a Ghat. Qui si trovano le tracce di un passaggio umano avvenuto in epoche remote durante il periodo dell’Homo erectus (15.000-10.000 anni fa) . A quel tempo il Sahara e tutta l'Africa del nord erano un'immensa savana percorsa da fiumi e popolata da una ricca fauna selvaggia. Testimonianze che si raccolgono dai dipinti lasciati sulla roccia.

    Ci si addentra tra pinnacoli di roccia che sembrano sculture dalle varie forme strane che ricordano le dita delle mani che cercano di uscire dal terreno sommerso dalla sabbia….







    …quindi si giunge ai vari siti archeologici per rimanere sbalorditi dalla presenza dei dipinti così ben conservati.
    Il colore era ricavato da pigmenti naturali della terra come le ocre, che offrivano una discreta gamma di sfumature che andavano dal giallo, al rosso, al bruno.





    Il tutto veniva fissato con collanti di origine organica tipo il grasso animale, il sangue, la caseina del latte che ancora oggi viene usata come fissante da chi dipinge a tempera. Il clima secco e asciutto, assieme ai ripari ben nascosti, hanno permesso a questi capolavori di giungere ai nostri giorni.
    Le immagini rievocano momenti di vita quotidiana e chissà perché ci aspettavamo di vedere la donna trascinata per i capelli invece .…che delusione !! Le donne portano cesti in testa e lavorano come succede oggi. Gli uomini vanno a caccia e fanno i mestieri più duri come succede oggi. In fondo questi aspetti non sono cambiati molto !
    Certamente è cambiata la natura e tanti animali che vivevano a quell’epoca oggi non ci sono più.

    Oltre ai segni umani troviamo curiosi segni naturali come questo arco di roccia oppure questa formazione a zampa di elefante.

    Il susseguirsi di conformazioni rocciose che sbucano dal fondo sabbioso lascia la sensazione di un territorio antico e aspro che neanche le dune sono riuscite ad avvolgere per addolcirlo nei profili e nei contorni, un percorso paesaggistico bellissimo !

    .....coricarsi nel vuoto del deserto ultima occhiata al cielo stellato, coricato su una duna, al buio, per scovare luci e disegni di stelle mai viste altrove, per scoprire che le stelle cadono di continuo e non solo la notte di S. Silvestro.








    fonte airzone

    Edited by gheagabry - 15/9/2010, 18:22
     
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  2. tappi
     
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    GRAZIE GABRY
     
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  3. tomiva57
     
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    grazie gabry
     
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  4. gheagabry
     
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3 replies since 14/9/2010, 20:59   469 views
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