L'Emilia Romagna ... Parte 3^

LA VIA EMILIA..PARMA..REGGIO EMILIA ED INFINE PIACENZA

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    13,795

    Status
    Offline



    BUONGIORNO ISOLA FELICE ... BUON RISVEGLIO A TUTTI


    “... Sabato ... le settimane scorrono serene a bordo della nostra mongolfiera ... i cieli tersi dell’Italia si aprono ai colori della magica mongolfiera dell’Isola Felice ... lasciamo alle nostre spalle Bologna, la dotta, e proseguiamo il nostro volo verso ovest ... le terre dell’Emilia si distendono sotto di noi ... ci dirigiamo verso Parma ... Buon risveglio amici miei, un altro giorno inizia sulla nostra isola felice, i raggi del sole di un nuovo giorno si alzano sulla colorata tela della nostra mongolfiera ... mentre assisto a questa meraviglia della natura, guadando negli occhi gli amici di questa isola felice, penso: “Non è la stupidità, non è la fame di gloria che mi rattrista negli esseri umani ... ma l’incapacità di sognare, questo si che mi fa paura” ...

    (Claudio)



    ... LA VIA EMILIA ... PARMA ... REGGIO EMILIA ED INFINE PIACENZA ... VOLIAMO FELICI NEI CIELI DELL’EMILIA ...



    “Parma è una città che colpisce per il suo aspetto elegante e garbato, le strade pulite, le persone gentili, le biciclette. Dietro questa facciata, si nascondono tesori preziosi, ma bisogna sapere dove cercarli….A Parma è tutto “all’interno”: il teatro Farnese è dentro il Palazzo della Pilotta, i capolavori a fresco di Correggio sono dentro chiese o edifici dall’aspetto abbastanza dimesso, la cupola del Battistero è invisibile dall’esterno. E sono tutti grandi capolavori custoditi da involucri non sempre invitanti (vedi la mole severa del Palazzo della Pilotta)…. è una città da conoscere piano piano, da scoprire con calma, con il nostro ritmo…. una città riservata, non invadente, un po’ come noi parmigiani….la Cattedrale, il Battistero, il Palazzo della Pilotta con il teatro Farnese e la Camera di Correggio nell’ex monastero di San Paolo…..la cupola dipinta da Correggio nel Monastero di San Giovanni Evangelista e la Galleria Nazionale per gli appassionati d’arte”.

    “Parma…..Il “Castello dei Burattini- Museo Giordano Ferrari” con l’obiettivo di rendere pubblica la collezione di Giordano Ferrari, burattinaio parmigiano e collezionista di oggetti, manufatti e documenti riguardanti il teatro di animazione…. possiede migliaia di pezzi: burattini, marionette, ombre, pupazzi, oggetti di scena, fondali teatrali, manifesti, copioni manoscritti, volumi antichi, filmati, documenti costituiti da testimonianze orali, manoscritte, fotografie, articoli…. un mondo ricco di fascino, poco conosciuto e molto “raccontato”

    “Borgotaro, o meglio, verso Borgo Val di Taro un comune in provincia di Parma……definì Borgotaro come una cerniera tra la Lunigiana e la Val di Taro…………a piedi per le vie della cittadina sino a giungere alla famosissima indicazione della via Francigena.,,,, può essere considerata la sorella italiana del Cammino di Santiago, ma invece di portare sino a Santiago in Spagna, la via Francigena conduce a Roma ed era l’antico percorso che i pellegrini facevano per arrivare nella capitale….”

    “Noceto, chiamato così perché è il paese del nocino. L’insegna all’inizio della cittadina dà questa spiegazione…Castelguelfo è magnifico…la storia della rocca….una vicenda che risale al XII secolo, il castello passò di mano in mano a re nemici e amici del borgo fino a quando nel 1600 il castello e le sue giurisdizioni furono cedute al Comune di Parma ….pur avendo subito dei cambiamenti nel corso dei secoli, ha conservato intatti molti dei suoi aspetti originari… gran parte delle mura esterne, la torre circolare e il torrione a base quadrata….i giardini all’inglese sono una visione mozzafiato!...."

    “Sapori antichi e passeggiate nella natura, tra montagne, boschi e anche piccoli laghi: un angolo dell’Appennino Parmense, quello di Corniglio, aiuta a svelare i segreti della cucina tradizionale montanara. Quella che punta su prodotti di qualità che arrivano dai boschi, come le castagne e i funghi, e i tipici prosciutti. …. la spongata, un tipico dolce natalizio emiliano: una torta di pasta sfoglia con frutta candidata, pinoli, mandorle e marmellata di pere e mele……Molti specchi d’acqua sono raggiungibili da Corniglio attraverso i percorsi, tra cui il Lago Santo, il Lago Scuro della Val Parma e il Lago Bicchiere…..Attorno ai piccoli laghi vi sono boschi di faggi e abeti, scorci paesaggistici che variano a seconda dell’altitudine fino al monte Sillara, che raggiunge 1861 metri d’altezza. Ai livelli intermedi, infatti, ci sono le faggete e le conifere, mentre più in alto le brughiere e le torbiere, molto rare nell’Appennino….. oltre ai caprioli, cinghiali e aquile reali negli ultimi anni è ricomparso anche il lupo.”

    “Reggio Emilia è una bella città padana, con un sistema di piazze e di spazi pubblici piacevoli, una buona accoglienza, un buon vivere, un’ottima cucina…..Costruito nel 1740 sul disegno di Antonio Cugini era il teatro della cittadella, così intitolato poiché si trovava nei pressi dell'antico baluardo difensivo voluto dai Gonzaga (alla fine del 1339) durante il loro dominio a Reggio…Distrutto da un incendio nel 1851 fu poi ricostruito rispettandone le linee originali….La decorazione interna della cupola, di gusto tardo liberty, è stata eseguita da Anselmo Govi nel 1927, ispirandosi a versi tratti dall'Orlando Furioso….Da allora il teatro fu dedicato a Ludovico Ariosto, il grande poeta nato a Reggio Emilia nel settembre 1474…..Nello spazio urbano occupato dall'antica cittadella, fu costruito dal 1852 al 1857 fu progetto dell'architetto modenese Cesare Costa…La realizzazione è stata affidata ad artisti e artigiani reggiani…La facciata è divisa in due piani secondo uno schema architettonico di ispirazione classica.”

    “La provincia di Reggio Emilia è, da un punto di vista naturalistico, un sistema armonioso che ha una vista sul mare Tirreno e sulle Alpi veronesi, parte da cime di 2000 metri e degrada piano verso la Pianura Padana, attraverso colline forse più belle di quelle toscane….In questa meraviglia di territorio si trova la gente più generosa e laboriosa, aperta e cordiale, con un forte senso della società, dei propri diritti e doveri, concreta e capace…..la Pietra di Bismantova, spettacolare sistema roccioso (di tipo arenario) che domina dal territorio di Castelnovo ne’ Monti; il monte Cusna, la cima più alta dell’Appennino reggiano; il Palazzo dei Principi, a Correggio; il Po ed i castelli matildici - a partire da quello di Canossa - ed ancora i palazzi del rinascimento ed i borghi medievali. …….Se qualcuno mi chiedesse :“Da terra natale dell’Allegri in primis, a Tondelli, Ligabue, Griminelli… c’è qualcosa di speciale nell’aria che si respira a Correggio? Si chiama vivacità culturale… provare per credere!”

    “Piacenza è un insieme di arte, cultura, architettura e sapori che si sposano con un territorio reso unico da panorami mozzafiato, valli e pianure sterminate….a poca distanza dal grande fiume Po e dagli Appennini, di cui si vedono le prime alture, immersa nella pianura padana….Un misto di tante cose che insieme la rendono uno stupendo luogo da scoprire, con occhi sbarrati sui palazzi e sui monumenti, senza tralasciare locali tipici e prodotti gastronomici semplici e, al tempo stesso, ricchi e gustosi….Al primo ingresso nel centro storico, ciò che colpisce subito e inebria lo sguardo attonito è il colore dei suoi palazzi: ecco svelato il mistero del perché Piacenza è definita “città rossa”….Il colore dei mattoni dei suoi palazzi è stato diverse volte ricordato nei libri e nei diari di tantissimi viaggiatori; ma, oltre alle particolari tinte, i palazzi rappresentano un misto di stili che si sovrappongono e si mescolano con armonia e mai con prepotenza. Residenze di epoche diverse adornano strade che si incrociano con altre ad angolo retto - quasi perfetti - a richiamare e conservare le origini romane di una città nata come campo militare….Simbolo per eccellenza di questo periodo storico è anche il Duomo, con il suo angelo in rame dorato posto in cima al campanile….. Ma quello che lascia senza fiato è il palazzo comunale, detto anche il Gotico, un edificio risalente all’epoca medievale: stupefacente gioco di colori, contrasto surreale tra il bianco marmoreo delle arcate del porticato e il rosso dei mattoni del piano superiore; linee lisce, interrotte solamente dal portico, che contrastano con i merli e le trifore del primo piano.”

    “In Provincia di Piacenza, situato sulle alture della Val d’Arda e in prossimità di Parma, si trova il comune di Castell’Arquato, chiamato così per la presenza di un maestoso castello situato alla sommità del colle…..il paese, le cui strade sono tutte in salita e in discesa., con il sole che risplende sulle case e sul tragitto, aiutano a creare un’atmosfera ancor più fiabesca!... la linearità delle case e l’estrema cura nei loro dettagli; i giardini fioriti e l’edera rampicante danno la sensazione di rusticità….Palazzo del Podestà, o Palazzo del Pretorio…. la sua imponenza, le sue forme gotiche, una merlatura e una torre pentagonale trecentesca che la adorna e tutto questo rappresenta il potere politico…..Della rocca viscontea le alte torri merlate e dal piazzale al suo fianco uno splendido panorama…. la collegiata, con le sue forme romaniche, più volte restaurata, che presenta al suo interno un battistero con la fonte battesimale e una cappella gotica.”

    “Dalle vette del crinale appenninico ai declivi collinari che sfumano nella pianura,..le argille tipiche dei versanti più dolci, mentre le rocce più dure, come le arenarie, che oppongono una più tenace resistenza all’azione erosiva di acqua, vento e neve, creano forme di maggiore risalto…Circhi glaciali lungo il versante nord del Monte Cimone..Le rocce che formano le alte vette dell’Appennino, dal crinale parmense sino al bolognese Corno alle Scale, conservano le tracce lasciate dai ghiacciai. Queste forme, tra cui è facilmente individuabile il circo glaciale simile a una “poltrona con braccioli”, rivelano che in passato il clima fu più freddo e che coltri di ghiaccio rivestirono il crinale invadendo anche le vallate sottostanti, dove si accumularono i depositi morenici, ossia le masse di detriti trasportate dai ghiacciai…..Gli Schiocchi del torrente Ozola..Nelle rocce molto resistenti all’erosione, i torrenti appenninici hanno approfondito tratti vallivi molto incassati, formando vere e proprie gole, come negli “schiocchi” delle montagne reggiane…Nelle colline, in contesti geologici molto diversi, spiccano rupi e contrafforti…le rupi di Bismantova, Canossa e Campotrera….il Contrafforte Pliocenico e, tra le colline bolognesi e faentine, gli spettacolari affioramenti gessosi della Vena del Gesso, con i loro processi carsici.”







    Da Mela...

    ** P A R M A **





    Piazza Garibaldi - A sinistra, in alto, la Chiesa della Steccata e il Teatro Regio




    Parma (Pärma in parmigiano) è una città di 184.172 abitanti. Capoluogo della provincia di Parma e sede della omonima Università. Antica capitale del Ducato di Parma e Piacenza (1545 - 1859), dal 2003 è sede dell'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) e dal 1956 del Magistrato per il Po, oggi Agenzia Interregionale per il fiume Po (AIPO).
    Situata nel nord Italia, nella parte occidentale dell'Emilia, tra gli Appennini e la Pianura Padana, la città è divisa in due dal torrente Parma, affluente del Po che, appena prima di entrare nel cuore del centro storico, riceve le acque dell'affluente Baganza. Il torrente Parma è un corso d'acqua a regime mutevole, che alterna le piene tumultuose della stagione invernale alle desolate secche estive. All'inizio dell'Ottocento lo stesso letto del torrente fu ristretto entro alte mura, il lungoparma appunto, che consegnano alla città un profilo continuo.


    Lo stemma



    Lo stemma del Comune è costituito da uno scudo con croce azzurra in campo oro, sormontata da corona ducale e contornata dal motto: hostis turbetur quia Parmam virgo tuetur che tradotto significa "tremino i nemici perché la Vergine protegge Parma". La frase fu coniata in occasione della vittoria dei parmigiani nel 1248 sulle truppe assedianti guidate dall'imperatore Federico II.


    Medaglia d’oro al Valor Militare



    È tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione perché è stata insignita della Medaglia d'Oro al Valor Militare il 9 settembre 1947 per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale.


    Il Duomo



    Interno del Duomo



    Affresco del Correggio della cupola del Duomo



    Il Battistero



    Sorto tra i secoli XI e XII a ridosso della cinta muraria romana e al posto dell'antica basilica, il Duomo è fra le maggiori opere dell'architettura romanica in Italia e la cupola è stata dipinta dal Correggio. A fianco del campanile, sulla stessa piazza, si erge il Battistero, di Benedetto Antelami, un'imponente monumento in marmo rosa che segna il passaggio dal romanico al gotico. Queste due strutture rappresentano i monumenti più importanti e simbolici della città. Nei pressi, rivolgendo la prospettiva verso est, attraverso il campanile del Duomo ed il Battistero, si scorgono la facciata ed il campanile dell'Abbazia di San Giovanni Evangelista un complesso monastico con la relativa chiesa la cui cupola fu affrescata dal Correggio.


    Camera di San Paolo - Affresco del Correggio



    Nella vicinanze, tra piazza Duomo e il palazzo della Pilotta, fu fondato nel secolo XI il Complesso di San Paolo. In questo monastero benedettino, sorto come conseguenza dello spirito di riforma monastica che attraversò la città nei primi anni del nuovo millennio, è conservata La camera di San Paolo, un affresco realizzato tra il 1519 e il 1520 dal Correggio.


    Chiesa Santa Maria della Steccata



    Sempre a poca distanza, quasi adiacente a piazza Garibaldi (il centro cittadino), si impone la pianta a croce greca della chiesa di Santa Maria della Steccata, un bellissimo edificio con absidi su ogni braccio, fondato nel 1521 per conservare al suo interno un'immagine sacra della Vergine. L'architetto a capo dei lavori fu Giovanfrancesco Zaccagni, insieme al padre Bernardino. Il Vasari nelle Vite ne attribuisce il progetto al Bramante, oggi si pensa pure a Leonardo Da Vinci.


    Palazzo della Pilotta



    Palazzo Ducale



    Palazzo della Pilotta. Costruito da Ottavio Farnese, è il centro storico e culturale della città.
    Palazzo del Giardino. È situato all'interno del Parco Ducale; i lavori di costruzione iniziarono nel 1561 su ordine del duca di Parma Ottavio Farnese e su un probabile progetto del Vignola.


    Palazzo del Governatore



    Palazzo del Governatore. Struttura originaria del XIII secolo, fu antica sede di mercanti e del Governatore. Nel 1760 il Petitot apriva una nicchia nella torre dove venne collocata la statua della Vergine incoronata di stelle da Cristo, opera di Jean-Baptiste Boudard.


    Teatro Regio



    Teatro Regio. Simbolo della passione melodrammatica della città, fu inaugurato dalla duchessa Maria Luigia con la Zaira di Vincenzo Bellini il 16 maggio 1829.


    Ingresso principale della Cittadella



    La Cittadella. Grande fortezza costruita alla fine del XVI secolo su ordine del duca Alessandro Farnese, a margine delle mura storiche di Parma, per scopi difensivi e quale emblema del potere ducale. La sua costruzione fu anche l'occasione di fornire lavoro a gran parte della popolazione. Di forma pentagonale, l'architettura si ispira fortemente alla cittadella di Anversa. Oggi il suo interno è un vasto e frequentatissimo spazio dedicato a verde pubblico, attrezzato con numerosi impianti sportivi e giochi per bambini.


    Monumento a Giuseppe Verdi



    Monumento a Giuseppe Verdi. In granito e bronzo, l'opera dello Ximenes, costruita nel 1913 dall'architetto Lamberto Cusani, è dedicata al grande maestro Giuseppe Verdi. Il monumento visibile attualmente è solo una parte di un complesso più vasto, sacrificato, non senza polemiche, in nome dell'espansionismo urbanistico del dopoguerra.


    Giuseppe Verdi



    Ogni anno, in ottobre, mese di nascita del grande compositore, si svolge a Parma un festival di rinomanza mondiale dedicato alle sue Opere.


    Arturo Toscanini



    Nacque nel popolare quartiere dell'Oltretorrente e oggi la sua casa natale è diventata un museo dedicato al grande direttore d'orchestra.




    La passione dei parmigiani: opera e bicicletta.



    IL CASTELLO DEI BURATTINI -Museo Giordano Ferrari -


    Il Castello dei Burattini nasce grazie alla collezione di Giordano Ferrari, la più importante raccolta italiana riguardante il teatro d'animazione. All'interno dei circa trecento mq del museo è esposta una parte considerevole del materiale che il burattinaio parmigiano ha pazientemente prodotto e raccolto in oltre 60 anni di attività. I circa 500 pezzi esposti (burattini, marionette, teste, oggetti di scena, fotografie e manifesti) sono solo una parte della ben più ampia collezione che comprende oltre agli attori di legno, scenografie, copioni, volumi sul teatro ed un archivio cartaceo che è testimonianza importante del mondo dello spettacolo. Il percorso espositivo che concerne i burattini segue un criterio geografico nella sala dedicata ai burattinai emiliani - romagnoli un importante contributo è dato dal fondo riguardante la famiglia dei Campogalliani, al cui capostipite si deve l'invenzione del burattino Sandrone; una parte espositiva viene riservata ai burattini stranieri, ai contemporanei e a quelli prodotti industrialmente. Le marionette invece, sono esposte non secondo differenze geografiche, ma seguendo esclusivamente la volontà di mettere in rilievo le più importanti compagnie degli ultimi tre secoli. Alla già ricca e preziosa collezione si sono aggiunti e ulteriori fondi, l'ultimo dei quali è quello dei pupazzi televisivi del Gruppo 80, che hanno fatto sognare generazioni di bambini.






    Borgo Val di Taro

    (spesso chiamato Borgotaro) è un comune di 7.149 abitanti della provincia di Parma.





    Carnevale di Borgotaro

    Quando il carnevale è alle porte, nei negozi maschere e vestiti fanno bella mostra in vetrina invitando grandi e piccini al travestimento; è il periodo che precede la Quaresima e proprio per questo le persone - forse – per passare con lo spirito giusto i quaranta giorni di penitenza, si sfogano nella settimana precedente con “feste e balli”. È l’adattamento cristiano ad antichi riti pagani come i lupercoli o i saturnali. Durante questa settimana ogni paese si prodiga per festeggiare nel miglior modo possibile il carnevale: da Venezia a Viareggio, da Toccalmatto a Sesso sino all’esotica Rino de Janeiro. Esiste però nell’appennino parmense un ameno paesino che si chiama Borgotaro; qui durante la settimana grassa, molti suoi abitanti prendono le ferie e festeggiano questi giorni in un modo insolito, particolare. Dal giovedì al martedì grasso, dalle quattro del pomeriggio alle sei del mattino, si festeggia in casa, si tira tardi nei bar, si pranza o cena nei ristoranti, si balla nelle discoteche. La comunità borgotarese vive un rito – breve ed intenso – che assomiglia a quello quotidiano del popolo spagnolo, “il tapear”; mangiare, farsi vedere, chiacchierare, giocare, festeggiare, bighellonare senza una meta precisa, senza una logica precisa. Le belle strade di Borgotaro, nel periodo di carnevale, si riempiono di persone che girano di locale in locale (il tapeo), di festa in festa. Nella giornata di sabato il centro si animerà di bancarelle in cui degustare gratuitamente, tra un chiacchera e un bicchier di vino le frittelle di castagne e le castagnole (polpettine fritte di farina di castagne o normale aromatizzate con liquore). Ogni giorno dal giovedì al martedì dalle quattro del pomeriggio sino alle sei del mattino tutti in pista! Se per disgrazia qualcuno si sveglia intorno a mezzogiorno, deve uscire di casa e ricominciare a mangiare! È proibito rimanere tra le mura domestiche, si rischia la propria reputazione. È come ritornare nel medioevo, quando i cavalieri si sfidavano anche a tavola: più mangiavano più erano considerati dagli avversari forti e valorosi. Si arriva così al martedì grasso, giorno in cui chi ha resistito a questo tour de force si ritrova insieme ai compagni di baldorie per il rito del ringraziamento, per essere riuscito a terminare la festa! I deboli, coloro che si sono ritirati lungo il percorso lucido, sono condannati e non degni di rispetto! Il Mercoledì "sgurlotto" è il primo giorno di quaresima e tutti, dopo i festeggiamenti, si trovano di nuovo al cinque del pomeriggio nei vari ristoranti per consumare la merenda penitenziale: lo sgurotu (da sgurare? Pulizia dello stomaco dopo i bagordi e baccanali) o sgurlotu (detto di chi fa delle capriole tanto è stanco. Ovvero si facean capriole tanto eran stanchi!).

    Per conoscere queste strane persone, questi montanari atipici, che non sono lo stereotipo delle gente di montagna ritenuta chiusa, vi invitiamo ad andare a Borgotaro per divertirvi e provare le trattorie della zona in cui sono serviti gli ottimi prodotti dell’appennino. Ordinate, oltre i famosi funghi, le tagliatelle con farina di castagne, i malfatti, la torta d’erbe o di patate oppure, se qualcuno lo fa ancora, l’arrosto morto di Borgotaro.







    BORGOTARO - Fiera del Fungo Porcino -


    Borgo Val di Taro e le sue valli sono famose in tutto il mondo per il suo fungo; da anni infatti la ricchezza principale dei boschi appenninici in Provincia di Parma, nello spartiacque tra l’Emilia, la Liguria e la Toscana, non è più la legna da ardere, peraltro ottima e ricercata in tutto il Nord Italia, ma sono piuttosto i prodotti del sottobosco. In particolare i funghi porcini di Borgotaro sono conosciuti ovunque in quanto fin dalla fine dell’800, quando molti montanari furono costretti ad emigrare in America o in Inghilterra, esportarono e fecero conoscere questo prodotto all’estero. Nonostante questa fama antica, il Fungo di Borgotaro è un marchio molto giovane, in quanto il riconoscimento I.G.P. è stato ottenuto nel 1993 dal Ministero e nel 1996 dalla CEE. Il merito dell’iniziativa va attribuita al Consorzio Comunalie Parmensi, che nel suo programma di miglioramento e valorizzazione del territorio gestito, dopo aver promosso azioni mirate al razionale e corretto uso della risorsa fungo, ha intrapreso le procedure volte al riconoscimento dell'Indicazione Geografica Protetta. Nel 1995 è stato costituito il Consorzio di Tutela, con lo scopo di garantire, valorizzare e promuovere il prodotto principe dell'alta Valtaro, attraverso un apposito Disciplinare di produzione.

    Due week end di divertimento, cultura ma soprattutto alta gastronomia. La Fiera del Fungo di Borgotaro I.G.P. da 34 anni rappresenta l’evento cardine delle manifestazioni Valtaresi, conservando in sè gli stessi elementi e le motivazioni che avevano sin da subito la nascita di questo evento che celebra la tradizione locale e soprattutto re della sua tavola, il Fungo Porcino di Borgotaro I.G.P.




     
    Top
    .
  2. tappi
     
    .

    User deleted


    GRAZIE
     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    13,795

    Status
    Offline

    BORGOTARO - Sagra della Castagna -

    La Sagra della Castagna si tiene ogni anno nella prima Domenica di Ottobre. Organizzata dalla locale Pro Loco, la manifestazione è giunta ormai alla sua 15' edizione, crescendo anno dopo anno tanto da essere di fatto uno degli appuntamenti più attesi dell’autunno valtarese. Protagonista assoluta sarà quindi la castagna, e tutti i prodotti autunnali a cui fa capo il fungo porcino IGP di Borgotaro. Immancabile la fiera delle prodotti tipici, a cui si accosta per il secondo anno anche il Consorzio dei Mercanti in Riviera, con gli Ambulanti della Versilia.







    Piacenza, il Castello di Paderna


    Piacenza, Chiesa di San Sisto, quadro di Camillo
    Procaccini raffigurante l'Assunzione di Maria


    Piacenza, Chiesa di San Sisto


    Ristorante dove consumeremo il pranzo. Vi piace?


    Piacenza, il Duomo

    Noceto

    è un comune di 11.510 abitanti della provincia di Parma.

    La città di Noceto, sede di una prestigiosa civiltà delle corti prima Pallavicino e poi Sanvitale in cui hanno avuto dimora e sviluppo le arti, la letteratura e le scienze, aperta agli influssi della cultura europea, è accreditata come uno dei centri più vivi per la diffusione delle idee e per un qualificato collezionismo di pittura, scultura, grafica, oggetti d’arte e naturalistici.








    Piacenza, soffitto dipinto sotto i portici



    Altre immagini di Noceto ...






    image
    PIACENZA..PANORAMICO....

    image

    image


    Corniglio

    è un comune di 2.095 abitanti della provincia di Parma facente parte del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano. Corniglio è posto su un promontorio che domina le valli dei torrenti Bratica e Parma; si è sviluppato in origine grazie alla sua posizione, un tempo strategica, intorno alla rocca che si erge al centro del monte su cui si estende il paese. La località è citata già nell' 894 (curtem de Cornialum in finibus Tusciae").





    pianura padana scatti







    altre...





    A circa 15Km da Corniglio, nel cuore del Parco Nazionale dei Cento Laghi, si può raggiungere il Rifugio Lagdei



    dal quale tramite funivia, arrivare ad uno dei più suggestivi laghi del parco, il Lago Santo.






    ...altri scatti




     
    Top
    .
  4. tappi
     
    .

    User deleted


    GRAZIE
     
    Top
    .
  5.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    13,795

    Status
    Offline

    Lago Scuro

    Il Lago Scuro è un piccolo specchio d'acqua che si trova a 1526 metri s.l.m.in un circo glaciale secondario aperto ad est sotto il fianco del monte Scala; ha un affluente stagionale e un emissario dal quale l'acqua esce superficialmente soltanto in momenti di notevoli apporti idrici. Il lago ha un'origine glaciale di tipo misto, di esarazione e di sbarramento morenico; presumibilmente la conca si formò nel periodo di massima espansione del ghiacciaio, sopra un gradino di valle preesistente.











    Era ormai qualche mattina che quando apriva la finestra una fitta e calda nebbia gli impediva la vista, e il mondo appariva popolato di spettri dai contorni sfuocati. La sua giornata iniziava in maniera più riflessiva, ed era in fin dei conti una sensazione piacevole; la nebbia può anche avere il suo fascino certe volte. Non viveva quei giorni (ma forse erano settimane, oppure mesi…), sprofondando nell’apatia, pero: la sua testa lavorava, rifletteva, pianificava. Pensava a quello che avrebbe fatto quando la nebbia si sarebbe diradata. Il sole sarebbe arrivato e lui lo aspettava. Senza impazienza però. Voleva essere pronto; la nebbia può anche essere utile certe volte. Limbo? forse solo bisogno di riposarsi, di raccogliere le idee, e la bruma di quei giorni (o erano settimane? O erano mesi?) gli dava quella possibilità; la nebbia può essere molto rilassante certe volte.



    LAGO SANTO PARMENSE 1508 m.







    Bobbio, Piacenza


    Uno scorcio della via Emilia

    LAGO BICCHIERE 1750 m




    Il lago inferiore dei Lagoni

    1342 m. , Val Parma, sempre nel Parco dei 100 laghi.
    Ecco 3 foto dello stesso luogo in 3 stagioni...






    Lago Scaffaiolo

    1.775 metri, tra l'Emilia e la Toscana




    Parco dei Boschi di Carrega


    Lago della Grotta



    Lago della Svizzera

    (detto così perchè circondato da conifere che in primavera gli danno un aspetto alpino)



    Lago di Monte Tinto

    laghetto naturale minuscolo dall'aspetto molto molto suggestivo..













    LAGO DEL PRADACCIO


    1362m. località Cancelli-Lagoni, Bosco di Corniglio, Parma Uno dei 100 laghi del Parco dei 100 laghi, ma il più prezioso... all'interno di una riserva integrale, quella delle Guadine-Pradaccio, è visitabile solo in rarissime occasioni, come oggi, e con la guida dei forestali... non l'avevo mai visto, se non da lontano dal crinale...
    in realtà il lago è sotto...sotto ai 2 metri e 10 di neve, ma c'è!




    Lago delle Chiesuole




    Il lago Scaffaiolo






    LAGO BINO

    tra Parma e Piacenza














    Pianura Padana - Piacenza







    Piacenza - Riva del Po




    Cartolina da Reggio Emilia



    [QUOTE=gheagabry,13/2/2010, 19:40]
    <p align="center">









    Piazza Prampolini - Reggio Emilia


    LAGO MARTINI

    1725 m. quasi un "lago tazzina", una pozzanghera di sotto-crinale molto suggestiva...quando c'è acqua!




    Appennino Reggiano



    Lago Sondrato (RE)

    1150 m; piccolo laghetto, in estate invaso dalla vegetazione palustre; luogo di riproduzione di anfibi; negli immediati dintorni fioriture primaverili di Leucojum vernum, Crocus vernus, Caltha palustris e varie orchidacee.




    Lago Verde




    Lago di Monte Acuto




    Lago Bargetana




    Lago di Brasimone




    Lago Calamone




    Lago di Suviana




    Lago santo



    Lago baccio


     
    Top
    .
  6.  
    .
    Avatar


    Group
    moderatori
    Posts
    19,944
    Location
    Zagreb(Cro) Altamura(It)

    Status
    Offline
    grazie sorellone..pusaaa
     
    Top
    .
  7. tomiva57
     
    .

    User deleted


    GRAZIE CLAUDIO ...IO MI SONO PRESA UN PO DI PAUSA..
     
    Top
    .
  8.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    moderatori
    Posts
    43,236

    Status
    Offline
    GRAZIE
     
    Top
    .
  9. tappi
     
    .

    User deleted


    GRAZIE
     
    Top
    .
  10. tomiva57
     
    .

    User deleted


    Val di Taro, natura e buoni sapori
    Emilia, la dolcezza della "slow life"



    image




    La Val di Taro, crocevia tra Emilia, Liguria e Toscana, con la sua natura ancora incontaminata offre un clima dolce, boschi lussureggianti e piccoli borghi ricchi di storia; insomma l’ideale per una gita all'insegna della slow life, per sfuggire alla vita convulsa di tutti i giorni. Sono infinite le prelibatezze alimentari da cui farsi tentare, primi tra tutti i porcini con marchio IGP o i funghi prugnoli, oppure le torte salate, le trote di torrente, le marmellate di frutta, i liquori e i prodotti del sottobosco, oltre naturalmente al Parmigiano reggiano e a una ricchissima varietà di salumi.

    Berceto e Borgo Val di Taro si raggiungono con l’Autostrada A 15 Parma-La Spezia: le altre località, tutte a breve distanza una dall’altra, sono collegate dalla statale 523 e dalla viabilità locale.

    Si parte da Berceto, antico borgo montano e ultima importante tappa lungo la Via Francigena, l’arteria che in epoca medievale portava i pellegrini dal Nord Europa fino ai luoghi santi di Roma, prima del valico appenninico della Cisa. Il centro storico del paese è caratterizzato da strade lastricate, portali decorati e case in pietra. Tra i monumenti più interessanti spicca il Duomo romanico risalente al XII secolo; inserita nell’altare maggiore si trova una rara formella longobarda; molto belli anche i capitelli quattrocenteschi e il tesoro del Duomo che conserva preziosi arredi e oggetti liturgici di varie epoche. Percorrendo l’antica via Romea che attraversa il centro del paese, dal Duomo si arriva al castello, del quale è in corso il restauro e da cui si gode un bel panorama sulla vallata circostante. Da Berceto gli appassionati di passeggiate naturalistiche possono raggiungere facilmente i percorsi tracciati per escursioni nel vicino Parco regionale dei Cento Laghi.

    A poca distanza da Berceto, percorrendo la statale 523, si arriva a Corchia, piccolo borgo medievale ancora integro e di grande suggestione, un tempo abitato dai minatori che vivevano dell’estrazione di ferro e rame dalla montagna. Scendendo verso la valle del Taro verso sud-ovest si arriva a Borgo Val di Taro, capoluogo della valle e capitale del fungo porcino. Il centro, per la sua posizione di crocevia strategico, fu oggetto di continue contese storiche. All’interno dell’antica cinta muraria si trovano la chiesa del patrono S. Antonino e il prestigioso palazzo Tadiani. Percorrendo la via Nazionale, si incontrano palazzi sei-settecenteschi, tra cui palazzo Boveri, con la facciata ornata di stemmi e cartigli nobiliari, realizzati nel 1714 quando Elisabetta Farnese passò di qui per andare in sposa a Filippo V di Spagna. Nel corso di una visita alla città non si può mancare di assaggiare le specialità gastronomiche locali, in particolare i funghi, gli altri prodotti del bosco e i deliziosi dolcetti chiamati “Amor”, proposti dall’antica pasticceria Steckli.

    Proseguendo lungo la statale 523 e risalendo la strada panoramica lungo la valle del torrente Gotra si arriva ad Albareto, centro climatico tra faggete e castagneti che, la seconda domenica di settembre, ospita la più importante fiera-mercato di funghi porcini della zona. Chi ama le escursioni e gli itinerari naturalistici, dirigendosi verso Montegroppo, scopre una valle incontaminata ricca di sorgenti e di splendidi panorami. Da Albareto, in direzione nord-ovest, ci si ricollega alla statale e si entra nel comune di Tornolo, attraverso la frazione di Tarsogno. A poca distanza si trova la foresta demaniale del monte Penna, di grande interesse ambientale.


    image


    Scendendo lungo il corso del fiume Taro si raggiunge Bedonia, un borgo che rappresenta il cuore religioso, scientifico e culturale di questa zona. Il punto di riferimento è il Seminario vescovile annesso al santuario della Madonna di San Marco, struttura ora riconvertita alla ricettività turistica e sede della Pinacoteca “Parmigiani”, della Raccolta “Romeo Musa”, di un Museo di Storia naturale e del Planetario. Il paese è caratterizzato da case dai colori chiari e luminosi, piuttosto inconsueti nei paesi appenninici e dovuti all’influenza ligure.


    image



    Dirigendo di nuovo verso il Taro si arriva a Compiano, un tempo baluardo militare posto a difesa della valle grazie al poderoso castello costruito sulla cima di un colle e circondato da un borgo ancora cinto di mura. Lungo gli stretti vicoli lastricati si affacciano case-torri e palazzi nobiliari con antichi stemmi sui portali. Sulla piazzetta si trova la chiesa di S. Giovanni Battista e, più in alto, la chiesa di S. Rocco, trasformata nel Museo degli Orsanti. Il castello di Compiano, restaurato e aperto alle visite, è un vero gioiello architettonico che ospita, tra l’altro la Collezione “Gambarotta”, eredità dell’ultima proprietaria del maniero, e il Museo della Massoneria. Una parte dell’edificio è stato trasformato in albergo.




    Raffaella Martinotti
     
    Top
    .
  11. tomiva57
     
    .

    User deleted



    Rocche e castelli nei dintorni di Reggio Emilia





    Uno splendido itinerario culturale tra i castelli e le rocche di Novellara, Montecchio Emilia e Montechiarugolo.

    reggio-emilia_piazza


    Novellara: capitale di un piccolo stato sotto un ramo collaterale dei Gonzaga (1371-1737).

    A seguito dell’estinzione della dinastia dei Gonzaga, il feudo fu assegnato agli Estensi che nel 1754 vendettero la Rocca alla Comunità di Novellara. Nella vasta piazza sorgono la Collegiata di S. Stefano, del sec. XVI con la facciata settecentesca e la Rocca dei Gonzaga. Vi si trovano varie sale decorate a grottesche, il Museo Gonzaga dove si possono ammirare numerose sale con splendidi soffitti a cassettoni, fregi affrescati,camini in marmo di Verona. Di grande interesse il ciclo di affreschi di Lelio Orsi, staccati dal Casino di Sopra e la preziosa raccolta di ceramiche dell’Antica Farmacia dei Gesuiti, con pezzi risalenti al XVI e al XVIII secolo. Sono esposti circa 160 oggetti tra brocche, vasi, boccioni, tutti splendidamente decorati, di fattura veneziana, emiliana e lodigiana.


    113518-800x535-300x200
    la rocca


    Torre%20Novellarab_091104032444
    la torre della rocca


    jpg
    Collegiata di S. Stefano

    20101221120326Museo%20a%20Gonzaga
    museo Gonzaga





    Montecchio Emilia ed il Castello del XII secolo.


    castello%20di%20montecchio


    foto_08


    Vi si avvicendarono importanti famiglie unite ai Visconti e agli Estensi. Nel 1426 Montecchio passò definitivamente sotto il controllo degli Estensi e, per la sua importanza strategica, nel 1526 fu elevato a Marchesato. Recenti lavori nei sotterranei hanno messo in luce un vasto sepolcreto carolingio (VIII-X sec), una calcara (per la produzione di calce), una cannoniera e due tombe ancora integre e tracce di antiche fondazioni di una “ecclesia di S. Ambrogio”. Il piano nobile ospita la biblioteca con soffitto a cassettoni e pregevole cappella secentesca. All’interno del Torrione, un pregevole affresco di fine trecento (Madonna in trono con Bambino e Santi). Diverse vetrine mostrano un centinaio di ceramiche rinascimentali rinvenute durante gli scavi. Notevole il ”piatto degli sposi”.



    Montechiarugolo e il suo Castello.

    montechiarugolo01


    r_138_3_big_1


    Costruito da Guido Torelli nel sec. XV sui resti di un preesistente insediamento difensivo, svetta a strapiombo sul torrente Enza, importante esempio di architettura fortificata e di dimora signorile insieme. Nel corso del Cinquecento, con Pomponio Torelli, insigne figura di umanista e letterato, acquista nuovo splendore, meta di artisti importanti e illustri ospiti come il papa Paolo III e il re di Francia Francesco I Si accede alla possente struttura merlata dal ponte levatoio, accolti da splendide sale affrescate, dove leggenda vuole che ancora si aggiri il fantasma della Fata Bema. Dal loggiato si gode una magnifica vista su tutto il corso dell’Enza.
    Partiamo da Fidenza, comune situato a 25 km dal capoluogo Parma, dove, prima di iniziare il nostro itinerario, ci fermiamo nel centro storico per una breve visita alla Cattedrale romanica, risalente al XII secolo e famosa per la sua bellissima facciata incompiuta.



    03_Cattedrale_Fidenza2
    Fidenza -la cattedrale


    Fontanellato_castello_01



    Abbandonata Fidenza imbocchiamo la strada in direzione Fontanellato dove, percorrendo strette stradine medioevali, si raggiunge la bellissima rocca del XV secolo che, isolata e solitaria, si presenta con un’eleganza aristocratica sorprendente, che deriva dall’essere stata una costruzione di difesa militare, come dimostrano il grande fossato che la circonda, la cinta esterna delle mura e le torrette.


    fontanellato-notturno


    5488348395_c6284ba201_o
    Colorno -la Reggia


    Proseguiamo quindi in direzione di San Secondo Parmense e raggiungiamo Colorno per una sosta presso la famosa Reggia, resa celebre dal Tasso che cantò le vicende della congiura che costò la vita a Barbara Sanseverino, marchesa di Colorno.




    logo


    Ci troviamo nel bel mezzo delle terre del Parmigiano Reggiano, per cui è d’obbligo la sosta in uno dei numerosi caseifici della zona: noi effettuiamo una piccola deviazione tra belle strade tutte curve per raggiungere il Caseificio S. Salvatore, dove è possibile degustare e acquistare i prodotti tipici della zona.




    salabaganza-610x225
    rocca Sanvitale di Sala Baganza



    Imbocchiamo quindi la strada provinciale e, dopo avere attraversato Parma, arriviamo a Sala Baganza, Porta d’ingresso per il Parco Regionale dei Boschi di Carrega, il primo parco dell’Emilia Romagna: fondato nel 1982, si estende nei terreni compresi fra il fiume Taro e il torrente Baganza e tutela un’area boschiva e collinare di grande interesse storico-naturalistico.

    Castello_di_Torrechiara_di_notte_Parma
    Torrechiara


    Torrechiara_1583-11-09-42-4204

    1301328585513_Siamo_noi_mascotte_TORRECHIARA-PR


    Il nostro itinerario prosegue tra belle strade di campagna ai piedi delle colline di Felino per portarci a Torrechiara dove, circondato da vigneti, sorge l’omonimo castello: capolavoro di ingegneria militare risalente al XV secolo, con la sua mole resa ancora più maestosa dalle tre cinta di mura che lo circondano, domina tutto l’abitato.

    Proseguiamo su una strada piena di belle curve che ci porta a Montechiarugolo, dove ci accoglie un altro meraviglioso castello fortificato: qui suggeriamo di sostare per una visita alle sale interne, arricchite da bellissimi affreschi.

    Castello_Montechiarugolo
    castello di Montechiarugolo

    Risaliti in moto, imbocchiamo la strada che attraversa il fiume Enza e, dopo averlo costeggiato, abbandoniamo il fondovalle per iniziare la parte appenninica del percorso e imbocchiamo la via dei colli in direzione Canossa: affrontiamo strade che diventano via via più tortuose, circondate dal verde dei prati come dal grigio dei calanchi, tipici di queste zone.

    291-reggio-emilia
    Canossa


    La strada si snoda in curve mozzafiato e, tra panorami sorprendenti, arriviamo a Canossa, dove passiamo non tanto per la bellezza dell’omonimo castello, quanto per l’esaltazione che ci prende guidando su queste strade davvero bellissime per chi le attraversa in moto; attenzione solo all’asfalto, a tratti non perfetto.


    C219_00
    Castelnovo nè Monti


    Riprendiamo quindi la strada provinciale in direzione Castelnovo né Monti e, già da lontano, individuiamo il profilo della bellissima Pietra di Bismantova, stupefacente monolite che ispirò perfino i versi di Dante, che la paragonò al monte del Purgatorio.

    14_Pietra_di_Bismantova
    la pietra di Bismantova

    Scenografico avamposto del crinale appenninico, la Pietra di Bismantova può essere visitata seguendo un sentiero che, con una facile e piacevole passeggiata, ci conduce sulla cima: qui lo spettacolo è incredibile e lo sguardo spazia su un panorama mozzafiato che abbraccia tutto l’arco appenninico.

    308_P7_3pietra



    Carpineti-Castello1
    castello di Carpineti


    Proseguiamo quindi verso Felina e da qui giungiamo a Carpineti dove, a circa 2 km dal centro abitato, ci fermiamo per vedere il bellissimo Castello che fu proprietà, tra gli altri, della Contessa Matilde di Canossa; per chi lo volesse, è possibile effettuare una visita all’interno del castello accompagnati da una guida.

    Carpineti2



    jpg
    Casina

    parcomatildico
    Vezzano sul crostolo-parco Matildico

    Da Carpineti imbocchiamo la strada verso Casina e da qui, dopo avere attraversato Vezzano sul Crostolo, arriviamo a Reggio Emilia, meta del nostro viaggio; famosa soprattutto per la nascita del nostro tricolore, questa città offre un bellissimo centro storico da attraversare a piedi tra monumenti e palazzi storici: dalle due basiliche, della Ghiara e di San Prospero, alla Torre Campanaria.

    2203171389_10a9f39460
    piazza Reggio Emilia




    Il castello di Canossa


    storiesCastello%20di%20Canossa%20-%20veduta%20interna;%20foto%20Giuseppe%20Maria%20Codazzi.


    IM000838


    Sulla sommità di un erto colle franoso si stagliano i ruderi del potente castello, ridotti alle sole mura meridionali e alla cripta della chiesa di Sant'Apollonio, alla quale era annessa un'abbazia benedettina. I materiali rinvenuti nel corso degli scavi, tra cui un bel fonte battesimale del secolo XII con i simboli degli Evangelisti, sono nel piccolo e interessante museo del castello.


    300px-Castello_di_Canossa,_Italia



    matilde
    Il castello di Rossena


    Il massiccio profilo della rocca, che si erge su una ripida parete ofiolitica, è tra gli scorci più suggestivi di tutta l'area matildica. Insieme alla torre di Rossenella difendeva Canossa dalle aggressioni provenienti dalla Valle dell'Enza. Nella seconda metà del Duecento il castello passò ai Correggeschi, agli inizi del secolo XVII al Ducato di Parma e oggi è di proprietà della diocesi reggiana. Nel castello, visitabile nei giorni festivi, si conservano alcune pareti affrescate. Alla base dello sperone roccioso sorge il piccolo borgo medievale, con tracce di antichi paramenti murari in diversi edifici.



    Torre.Rossenella-800
    La Torre di Rossenella

    Verso sud, a breve distanza da Rossena, si scorge la torre di Rossenella, sorta anch'essa in cima a un'ofiolite sull'orlo di una ripida balza rossastra. Articolata su tre piani, aveva funzioni di avvistamento (il rudere è stato acquisito dal Comune di Canossa in vista del suo recupero).


    Ciano d'Enza



    ciano_castelnovo


    L'abitato di Ciano d'Enza, sede dell'Amministrazione Comunale di Canossa, sorge in prossimità del ciglio di un alto terrazzo fluviale che delimita in questo tratto il fianco orientale della vallata dell'Enza; i più vecchi caseggiati di Ciano fiancheggiano inoltre per lungo tratto la strada statale diretta a Castelnuovo Monti, che ebbe probabilmente notevole importanza per l'affermarsi della località.

    Luceria


    image005
    Sito archeologico

    Il territorio canossano ha realmente una storia ed una cultura millenaria e già prima dell'evento "matildico" era stato fiorente, quando era viva Luceria (300 a.C. - 400 d.C.), la cittadina romana posta in riva all'Enza, lungo l'omonimo rio, che proprio recentemente ha iniziato a rivedere la luce, grazie agli interventi eseguiti dalla Sovrintendenza Archeologica Regionale e con la collaborazione del Comune di Canossa.


    Riva dell'Enza

    La Media e Alta Val d'Enza è una delle più belle vallate di tutto l'Appennino Emiliano.
    L'ambiente unisce le sue attrattive al suo cospicuo patrimonio monumentale, legato in gran parte alla memoria di Matilde di Canossa.
    Ricchissimo è il patrimonio degli antichi borghi, con le tradizionali case di sasso. Dopo i suggestivi calanchi argillosi di Canossa, l'ambiente si fa più verde con i boschi di Pino Silvestre nella Valle di Tassobbio (sotto Crovara e Logoreccio).



    image
    Tempietto del Petrarca


    Partendo da Cerezzola verso Monchio delle Olle, dopo una serie di ripidi tornanti, si raggiunge un vasto altipiano da cui si domina la media Val d'Enza. Il primo borgo che s'incontra è Selvapiana, antica località già documentata prima del Mille, ma resa celebre per aver ospitato nel 1341 il poeta Francesco Petrarca.





    Votigno


    1262_canossa_borgo_di_votigno



    votigno_casat_big
    La Casa del Tibet


    Fondata nel Marzo del 1990 sotto gli auspici del Dalai Lama, la Casa del Tibet di Votigno di Canossa è un Centro Culturale Internazionale che ha sede nell'omonimo borgo medievale, sulle dolci colline reggiane, a pochi chilometri dal Castello di Canossa, luogo della storica "Mediazione del 1077" fra Papato e Impero effettuata dalla Contessa Matilde.


    votigno_DSC_0100b

    jpg



    Terminiamo qui il nostro itinerario tra i castelli Emiliani, un percorso fra natura e storia che si snoda tra incantevoli borghi nascosti nelle colline emiliane, da visitare sia in estate che in inverno, per una giornata diversa dal solito o per un weekend di relax da vivere sempre su due ruote.



    Itinerari



    Per valorizzare la riscoperta della montagna reggiana, nel 1988 l'Amministrazione Provinciale di Reggio Emilia e la Comunità Montana dell'Appennino Reggiano, hanno gettato le basi per un progetto di valorizzazione delle risorse turistiche alternative, attraverso l'individuazione di una serie d'itinerari che partendo ai piedi delle prime colline reggiane raggiungono l'alto crinale, lungo direttrici storiche oggi emarginate dalla viabilità moderna.
    La rete di percorsi individuata segue un filo logico, un tema che collega i paesaggi, le emergenze naturalistiche, storiche e culturali.
    I percorsi utilizzano mulattiere e sentieri già esistenti e sono stati studiati per utilizzare la rete d'alberghi, locande e trattorie presenti. Una delle direttrici individuate è il "Sentiero Matilde" che segue le antiche orme della Contessa, ricalcando i percorsi che dalla pianura portavano nel cuore del dominio dei Canossa per scendere nell'Appennino Toscano. Da Ciano d'Enza l'itinerario porta al castello di Rossena, e da Casalino alla rupe di Canossa. Qui la direttrice del "Sentiero Matilde" s'incontra con quella del "Sentiero dei Ducati"; è quindi possibile proseguire da Casina per Carpiteti e Toano o deviare a Sud lungo gli antichi confini ducali tra i domini estensi e parmensi, che fino al 1847 non seguivano il corso dell'Enza, ma andavano tortuosamente a zig-zag tra valli e borghi. Proseguendo nella vallata del Tassobbio s'incontrano così i borghi medievali di Cerredolo, Legoreccio, Pineto, Spigone, i mulini, le case-torri, numerose testimonianze naturalistiche e culturali. Tra argille e ofioliti ci si dirige infine verso l'alto Appennino.



    Punti d'interesse




    I castelli di Matilde di Canossa


    La riserva si trova al centro di un territorio indissolubilmente legato alla storia della potente casata dei Canossa, nel cuore dello stato feudale che la contessa Matilde governò a cavallo dei secoli XI e XII, al tempo della lotta per le investiture. Nel castello di Canossa, le cui rovine si profilano lungo il crinale che fronteggia a est Rossena, il 27 gennaio 1077 si svolse, alla presenza di Matilde, il celeberrimo incontro tra Enrico IV e Gregorio VII, che valse all'imperatore l'assoluzione dalla scomunica papale.



    Itinerario pubblicato
    da 3DGIS Software Solutions
    foto web
     
    Top
    .
  12. gheagabry
     
    .

    User deleted



    « ...Salve, Ferrara, co'l tuo fato in pugno
    ultima nata, creatura nova
    de l'Apennin, del Po, del faticoso dolore umano! »
    (Giosuè Carducci)


    FERRARA


    Situata nella bassa pianura emiliana, la città di Ferrara sorge sulle sponde del Po di Volano che separa la città medioevale dal primitivo borgo di San Giorgio e delimita il confine con i nuovi insediamenti contemporanei a sud delle mura...è antica sede universitaria e sede arcivescovile.
    Ferrara rappresenta uno dei massimi centri italiani del Rinascimento, dove luce e ordine, armonia ed equilibrio consegnano alla storia la poesia di uno straordinario progetto urbano. Lo splendore della Corte degli Estensi ha infatti lasciato segni incancellabili, come il lungimirante progetto dell'Addizione Erculea, il Castello Estense e il grande ciclo di affreschi di Palazzo Schifanoia.
    Dal 1995 il centro storico di Ferrara è stato iscritto dall'UNESCO nella Lista del Patrimonio mondiale dell'Umanità quale “:...mirabile esempio di città progettata nel Rinascimento che conserva il suo centro storico intatto”.
    Il riconoscimento è stato esteso al Delta del Po e all'itinerario delle “Delizie Estensi” come eccezionale paesaggio culturale che conserva la sua forma originale.


    ....la storia....


    Le sue origini rimangono avvolte nel mistero. Una leggenda vuole che Ferrara sia una fanciulla troiana sfuggita alla rovina della patria per fondare una nuova città mentre la mitologia ne collega le origini al punto in cui Fetonte cadde colpito da una folgore di Giove dopo la rovinosa corsa alla guida del carro di Apollo.Il primo documento attendibile in cui si nomina Ferrara è il diploma emanato dal re longobardo Astolfo nel 753 dc che ne attesta il dominio sulla città. Al termine del periodo longobardo Ferrara viene ceduta alla chiesa di Roma per poi diventare feudo dei Canossa fino agli inizi del 1100, quando si manifestarono i primi segnali di autonomia che portarono alla nascita del libero comune.Questo periodo fu segnato da continue e sanguinose lotte tra Salinguerra e Adelardi, le due famiglie che si contendevano il governo cittadino. Furono proprio gli Adelardi a far giungere dall’omonima località la famiglia Este che nel 1242, dopo lunghi scontri e grazie a un ingente patrimonio fondiario, assunse il potere assoluto su Ferrara.Ebbe inizio per la città e per la sua popolazione un periodo d’oro che durò oltre tre secoli, sotto il governo degli Este Ferrara divenne infatti uno dei centri culturali più raffinati del rinascimento italiano. Simbolo di questa rinascita fu il marchese Leonello che si circondò di artisti, letterati e musicisti creando a corte un raffinato circolo di intellettuali. Il fratello Borso viene ricordato per le opere di bonifica intraprese nel territorio circostante, per la committenza artistica di uno dei più bei cicli pittorici profani che ancora oggi si ammira a Palazzo Schifanoia, per le sontuose battute di caccia, i lauti banchetti e per il titolo di duca del quale fu insignito da Papa Paolo II, ahimè poco prima della sua morte. Il duca Ercole I promosse il teatro e la letteratura cavalleresca e commissionò l’imponente e innovativo progetto urbanistico noto come “Addizione Erculea”. Alfonso I fece rafforzare le mura difensive della città mentre Ercole II ordinò la ristrutturazione del castello dopo il terremoto del 1570.Purtroppo la magnificenza della corte, l’oculata politica matrimoniale e le guerre combattute in difesa dei propri territori non bastarono a far sopravvivere il ducato. Nel 1598 il glorioso dominio estense a Ferrara giunse al termine quando Alfonso II morì senza lasciare eredi diretti e Papa Clemente VIII riunì il ducato ferrarese allo Stato della Chiesa.Ebbe inizio il periodo della dominazione pontificia durante il quale Ferrara assistette ad una lenta decadenza che si registrò non solo a livello artistico ma anche commerciale, agricolo e demografico, con la dolente creazione del ghetto. Durante il periodo della dominazione napoleonica vennero soppressi molti ordini religiosi e gran parte del patrimonio artistico collezionato dagli estensi uscì dalla città per non farne più ritorno.I moti rivoluzionari portarono alla cacciata del governo pontificio e all’annessione di Ferrara allo Stato Unitario nel 1860.(corteducale.it)

    ...Piazza Ariostea...


    Punto di arrivo ideale per chi voglia partire alla scoperta di Ferrara, Piazza Ariostea, spesso viene trovata per caso dai turisti che si muovono a piedi per raggiungere Palazzo dei Diamanti, Parco Massari o via Ercole d’Este. La piazza è, da sempre, un punto di ritrovo dei cittadini, e i bar che si affacciano sotto i portici del lato ovest le sere d’estate sono gremiti di una moltitudine di giovani e meno giovani, richiamati dal fascino che esercita lo spazio verde di quest’area. Uno spazio aperto, fresco e gradevole.Piazza Ariostea ha una struttura che ne esalta la bellezza: è di forma ovale, di ampie dimensioni, e al centro ospita un prato ben curato. È qui che l’ultima domenica di maggio si svolge il Palio di Ferrara, istituito nel 1279 e considerato il più antico palio del mondo. La piazza, un tempo chiamata “piazza Nuova”, è frutto dell’addizione Erculea, l’opera di espansione urbanistica progettata da Ercole I d’Este e realizzata dall’architetto Biagio Rossetti, a cavallo tra il Quattrocento e il Cinquecento. L’intento urbanistico era di dotare Ferrara di un suo punto di aggregazione che potesse prendere vita come nuova piazza del mercato e come “polmone verde” della città estense.
    Al suo centro svetta la colonna cinquecentesca disegnata dal ferrarese Ercole Grandi. Fu innalzata solo nel 1675 per ospitare la statua di Papa Alessandro VII, poi fu la volta di quella di Napoleone e dal 1833 vi troneggia la grande silhouette realizzata dai fratelli Francesco e Mansueto Vidoni in omaggio a Ludovico Ariosto, il grande poeta dal quale la piazza prende il nome. Tra i meravigliosi palazzi che vi si affacciano spiccano l’imponente Palazzo Rondinelli, il rossettiano Palazzo Strozzi-Bevilacqua con l’incantevole balcone marmoreo in angolo e Palazzo Massari, sede dei Musei civici di Arte moderna e contemporanea. L’aspetto attuale della piazza risale al 1930, voluto dai governanti dell’epoca per rendere più fruibili le competizioni del palio. Il Palio di Ferrara venne istituzionalizzato dal Comune di Ferrara nel 1279. Le corse dei cavalli, degli asini, delle donne e degli uomini, alle quali chiunque poteva iscriversi, si effettuavano alla presenza delle autorità cittadine. Il premio per il vincitore era un palio, un panno di stoffa, al secondo e al terzo classificato venivano dati in premio una porchetta e un gallo. Durante il Rinascimento le corse ferraresi erano rinomate perché molte famiglie nobili vi partecipavano con i cavalli delle loro scuderie. Dopo la devoluzione dello Stato Estense alla Santa Sede (1598) le corse vere e proprie si fanno sempre meno frequenti. Negli anni ’30 Guido Angelo Facchini riprese la tradizione estense che, dopo un’altra lunga interruzione, venne ripristinata nel 1967. Oggi le corse si tengono l’ultima domenica di maggio in onore di San Giorgio e i palii sono contesi dai quattro rioni con territorio entro le mura: San Benedetto, Santa Maria in Vado, San Paolo e Santo Spirito, e dai quattro borghi: San Giacomo, San Giorgio, San Giovanni e San Luca. È un momento particolare e importante per la città che si veste dei colori delle contrade, le quali scendono in Piazza Ariostea per ricordare il Rinascimento, un tempo in cui Ferrara era una capitale e la piazza, come oggi, era il suo cuore verde.
    (Lorenzo Mazzoni,ilreporter)


    .
     
    Top
    .
  13. tomiva57
     
    .

    User deleted


    C077D2D47AEBEE1842B52006D515575E



    Fortezza di Bardi


    Ormai nemmeno gli ultimi vecchi montanari che abitano quelle vere e proprie ghost towns di casa nostra - i borghi attigui a Bardi, come Caneto o Agneto, desolati villaggi di pietra che sopravvivono in un abbandono sinistro - il nome di Barrio dice qualcosa. Eppure, fra le leggende secolari che circondano Bardi, quella dell'elefante di Annibale (ultimo di trentasette) venuto a morire in solitudine sulle rive del Ceno lasciando in eredità il proprio toponimo è stata la più dura a cedere il passo alle verità storiche.
    Adesso si sa che il nome di Bardi risale al 600 d.C. quando un gruppo di guerrieri longobardi, gli Arimanni, si accampa sotto le pendici dello sperone roccioso color sanguigna che domina la zona. Nelle vicinanze vi sono un bosco, un fiume: bastano per far venire l'idea di impiantare un villaggio. E il castello? Bisogna attendere qualche annetto e traversare un bel pezzo di Medioevo. In pianura imperversano i barbari, le razzie e le violenze sono pane quotidiano. Tira brutta aria per il venerabile Everardo, vescovo di Piacenza. Cosa di meglio che cercare scampo in un castello nuovo di zecca innalzato su uno scoglio roccioso ripido e inespugnabile? Così fu. Il terrore per le scorrerie dei feroci Ungari consiglia infatti al vescovo l'ascquisto di metà della rocca di Bardi che è poi soggetta a vari passaggi di proprietà.

    Nella metà del XIII secolo, infine, il castello va alla famiglia Landi: da quel momento le vicende storiche ed economiche, nonchè le fortune del maniero restano inscindibilmente legate a questa famiglia piacentina che ne fece il proprio centro di potere per 425 anni. E' Ubertino Landi, fosco guerriero selvaggio e indomito, ad acquistare il castello semi-distrutto dalle incursioni del Pallavicino, signore di Piacenza, e a trasformarlo in una fortezza.

    Nel 1381 Gian galeazzo Visconti riconosce la signoria dei Landi e dal 1415 concede loro un'autonomia completa: da quell'anno Bardi è la capitale dello Stato Landi, comprendente il territorio dell'alta val Ceno e dell'alta val Taro. Nel XVI poi, l'imponente maniero, per volere dell'imperatore Carlo V diviene principato.

    1283165174-notizie-img-1

    Una delle zone più antiche della rocca è il mastio, risalente al 1200, in origine adibito ad abitazione e poi trasformato in carcere. Sotto la cura dei Landi, il castello viene trasformato da fortezza militare a dimora signorile, mediante la realizzazione di eleganti appartamenti, affreschi, giardini, fontane, una grande biblioteca. Voci raccontano che la rocca sia sempre stata abitata da un gruppo di simpatici fantasmi. Non manca neppure l'orrida sala delle torture, dove sta in bella vista la scure del boia. Inoltre, di recente, è stato ritrovato un antico manoscritto che testimonia l'esistenza di un tesoro sepolto nel castello.

    halloween



    castellodicompiano-big

    Castello di Compiano

    Costruito presumibilmente prima dell'anno 1000, appartenne ai Malaspina e successivamente ai Landi, che nel 1532 ne fecero il centro del loro potere stato.
    La decadenza del castello coincise con l'arrivo dei Farnese, che ne divennero proprietari nel 1682.

    Nel secolo scorso fu dapprima trasformato in prigione del Ducato di Parma, poi adattato a sede di un collegio femminile.
    Le decorazioni descrivono il gusto dei vari proprietari e delle varie epoche.



    L'ultima proprietaria fu la marchesa Gambarotta, lo lasciò nel 1987, completo degli arredi e di una preziosa collezione di oggetti d'arte, al Comune che lo ha parzialmente aperto al pubblico.





    offerte-speciali-parma-box

    Castello di Felino

    L'antico feudo di Felino, le cui fortificazioni erano a guardia delle strade preappenniniche fin dall'anno 890, domina la vallata fra i torrenti Parma e Baganza.
    Per la sua posizione strategica il castello, fondato nel 1440, fu al centro di secolari dispute territoriali: le prigioni e le camere di tortura, ancora visibili, rappresentano la suggestiva testimonianza di quel lungo periodo di lotte feudali.
    Ricostruito nel XV secolo, conobbe da allora momenti di grande splendore che si protrassero fino alla fine del '700.

    r_142_3_big_1

    E' in attività, all'interno del Castello, il prestigioso ristorante "LA LOCANDA DELLA MOIANA"





    110597-800x533-300x199

    Rocca di Soragna



    Costruita intorno al 1385, a pianta quadrata con quattro torri ai lati, fu trasformata in sontuosa dimora principesca alla fine del Seicento. Ulteriormente modificata nel XVII e XVIII secoli dai principi Meli Lupi, appartiene ancora oggi alla famiglia che l'ha parzialmente aperta al pubblico.
    Un ponte in muratura del XVII secolo che sostituì quello levatoio, introduce nel cortile porticato della Rocca, arricchito da statue a soggetto mitologico e allegorico.

    Come per ogni castello che si rispetti, anche quello di Soragna ha il suo fantasma. Il suo nome? "Donna Cenerina", per quel colore biondo cenere dei capelli che ornano lo spirito di Cassandra Marinoni, uccisa nel 1573 dal cognato Giulio Anguissola per motivi di interesse. E la leggenda narra che il fantasma faccia la sua apparizione ogni volta che muore un membro della famiglia.

    20071013_01

    Questo ed altro regala al viaggiatore curioso l'antico castello di Soragna, capace ancora oggi di dischiudere visioni, atmosfere tangibili di mondi lontani, tesori d'arte, clip pittorici, saloni magnificamente affrescati, salottini, arredi, gallerie di antenati, sale d'armi.








    La Rocca di San Secondo

    Grande e magnifico, con tutte le mura da basso a cima, grosso di ventiquattro piedi, massiccio con quattro baluardi difesi dalle sue mezze lune con maschio nel mezzo, grosso trentasei piedi tutto massiccio, senza la terra che era tutta cinta di grosse mura con sette baluardi", questo è il castello di San Secondo nella descrizione di Gerolamo Rustici, poeta piacentino alla corte di Pier Maria I Rossi. La desccrizione corrisponde all'immagine dipinta nella favolosa Camera d'Oro di Torrechiara, dove Gerolamo Brembo raccoglie, in un trionfale affresco, tutte le rocche che si levavano sui feudi rossiani.


    345932-800x532-300x199

    La costruzione del castello comincia con Beltramdo Rossi intorno al 1385. La roccaforte si trova in una posizione di rilevante interesse strategico e commerciale sopra il ramo della via Francigena che unisce Milano a Parma, proseguendo poi verso Roma, attraversate Bologna e Firenze. Appena a oriente scorre il Taro, che sta per confluire sulla destra del Po, navigabile fino alla foce.

    Con Troilo I (feudatario dal 1502 al 1521) e con i successori Pier Maria III (1521-1547) e Troilo II (1547-1591) i Rossi di San Secondo si imparentano strettamente con le più importanti famiglie italiane - i Riario, gli Sforza, i Medici, i Gonzaga, i Rangone - e l'antico castello di difesa viene trasformato in signorile residenza rinascimentale. La Corte di San Secondo per tutto il XVI secolo resta aperta alla collaborazione ed al mecenatismo di artisti e letterati insigni, da Pietro Bembo a Francesco Mazzola detto il Parmigianino, da Benvenuto Cellini al sommo Pietro Aretino, il flagello dei Principi.


    Tutte le Sale vengono abbellite con notevole sfarzo. Suggestiva la Sala dell'Asino d'Oro (1530 ca.) con l'originale ed unica rappresentazione a fresco dell'omonimo romanzo di Apuleio, diciassette quadri per un autentico fumetto ante litteram. Coeva è la Sala dei Cesaari, lo studiono del Conte Pier Maria III, di evidente scuola mantovana (allievi di Giulio Romano).

    Nella Galleria di Esopo e nelle Sale delle Favole l'iconografia riflette i momenti politici vissuti dalla famiglia negli anni quaranta con feroci allusioni ai contrasti con il potere costituito (leggasi il Papa, Paolo III, Alessandro Farnese).

    427059_306186_resize_366

    Le Sale di rappresentanza sono ispirate alla mitologia classica, allegoria del rimpianto per le posizioni perdute ed anche spietata autoctica per ingraziarsi i Farnese, nuovi signori di Parma (Orazio Sammacchini e altri artisti della Scuola Bolognese).

    La grandiosa e magnifica Sala delle Gesta Rossiane, con il suo imponente apparato pittorico (circa 1200 mq di affreschi) celebra, con malcelate allusioni ad una pace generale, la grande storia e le grandi imprese della nobile famiglia dal 1199 al 1542 (Cesare Baglione, Jacopo Bertoja, Giovan Antonio Paganino, Ercole Procaccini).




    2786715581_13c359c03d_z

    Castello di Varano Melegari

    Su un colossale macigno di arenaria, sulla sinistra del Ceno, fatto costruire nel 1208 dal Comune di Parma a difesa della valle, fu possesso dei Pallavicino.
    Unico del suo genere con tre delle quattro torri allineate sul lato che guarda il fiume, mentre il mastio si trova sullo spigolo nord, verso la strada, l'ingresso è collocato su di un fianco della torre centrale.
    Da vedere il cortile, il salone e lo scalone d'onore, i camminamenti di ronda, la prigione del Bentivoglio e le cucine.

    Proprietà privata.

    jpg




    fonte:parmaitaly.com
    foto:italiaparchi.it
    - emilialive.it
    - castellodibardi.it
    - europeanpas.it
    - castellodicompiano.com
    - castellodifelino.com
    - allafollia.it
    - rete.comuni-italiani.it
    - literary.it
    - castellidelducato.it
    - .vieverdi.tv
    - .foodvalleytravel.com
    - comune-italia.it



    castello_di_scipione_m_x_2024


    Castello di Scipione dei Marchesi Pallavicino

    Il Castello di Scipione dei Marchesi Pallavicino, uno dei più antichi della regione, si erge e vigila sulle colline di grande valore paesaggistico che dominano il Parco Regionale dello Stirone e del Piacenziano, a pochi minuti da Salsomaggiore Terme e a metà strada tra Parma e Piacenza, nel piccolo e suggestivo borgo medioevale denominato Scipione Castello.
    Il Castello di Scipione, è stato tra i primi della regione ad essere dichiarato Monumento Nazionale nel 1922, per la sua valenza storico-artistica e paesaggistica


    CompCastello

    l primo documento che ne testimonia l’esistenza risale al 1025, quando il castello venne fondato da Alberto Pallavicino. Costruito come fortezza militare, il castello rientrava nell’ampio sistema difensivo approntato dai Pallavicino per la protezione e il controllo del proprio Stato che abbracciava un vasto territorio compreso tra i Comuni e le Diocesi di Parma, Cremona e Piacenza, dal Po all’Appennino. La leggenda vuole che il Castello debba il suo nome ad una preesistente villa romana costruita da consanguinei di Publio Cornelio Scipione l’Emiliano, il generale che annientò Cartagine.

    Nel 1267, al tempo delle lotte tra guelfi e ghibellini, il castello subì diversi attacchi dai piacentini e successivamente, negli anni 1403 e 1407, dalle famiglie guelfe Rossi, Da Correggio e Terzi. Fu ricostruito e trasformato nel 1447 dai fratelli Lodovico e Giovanni Pallavicino che lo adeguarono alle nuove esigenze difensive. Risalgono a quel periodo il nuovo torrione cilindrico e le mura “a scarpa”, ribassate e rinforzate, meno vulnerabili agli attacchi delle nuove armi da fuoco. Allo stesso periodo risalgono anche le anguste prigioni rimaste immutate fino ad oggi.

    Altri grandi interventi sono stati attuati a metà del Seicento con l’elegante loggiato aperto sul paesaggio collinare circostante, il grande portale d’accesso al cortile d’onore sormontato dallo stemma di famiglia, e all’interno dei saloni, con gli affreschi e importanti soffitti a cassettoni decorati. In alcune sale sono gelosamente conservati gli antichi soffitti medievali con le decorazioni originali, tenue ghirlande, fiori e stemmi che narrano di epoche lontane quando il castello era abitato da Manfredo, fratello di Uberto “il Grande”, così ritratto nella Cronica Duecentesca dello storico Fra Salimbene de Adam“(…) In questo castello abitò messer Manfredo, aveva quattro figli e tre figlie, bellissime dame, nobildonne maritate in diverse parti del mondo. La moglie sua e madre loro era Donna Chiara dei Conti di Lomello, bella dama, saggia assai e gioviale. (…) Messer Manfredo fu uomo di pace e quasi religioso; (….)E dava a tutti gli istituti in sale, senza misura e in abbondanza. Aveva infatti nella zona di Castel Scipione molti pozzi di sale, per i quali diventò ricco e molto potente. (…)

    Nel Medioevo il castello ebbe una grande importanza anche per via della sua posizione strategica a difesa dei numerosi pozzi per l’estrazione del sale e di cui i Marchesi Pallavicino erano i maggiori produttori e i più potenti arbitri del mercato, promuovendo lo sviluppo delle fabbriche e scavando nuovi pozzi intorno a Salsomaggiore. Il sale, elemento indispensabile per la conservazione del cibo, è stato per millenni una delle merci più ricercate e preziose. Le stesse acque salsobromoiodiche dalle quali un tempo si estraeva il sale sono oggi apprezzate per il loro elevato potere curativo e hanno dato origine al termalismo di Salsomaggiore.


    Il Castello di Scipione rimase quasi sempre in mano alla famiglia Pallavicino tranne che per un breve periodo dopo la prima guerra mondiale quando fu donato dalla Marchesa Clelia Pallavicino all’ Opera Nazionale Orfani di Guerra.

    Negli anni Settanta il Castello fu acquistato dal diplomatico danese Christian Frederik Per dei Conti von Holstein per portarlo in dono alla moglie, Marchesa Maria Luisa Pallavicino, e farne la loro residenza. Il Castello ritornò così al ramo primogenito della sua famiglia fondatrice che annovera tra i suoi antenati diretti importanti personaggi come Adalberto, grande condottiero, del quale ne cantano le lodi Ludovico Ariosto nell’”Orlando Furioso” e Torquato Tasso nella “Gerusalemme Liberata”, Uberto detto “Il Grande”, Vicario Imperiale della Lombardia e Signore di Milano, e Rolando detto “Il Magnifico”, uomo del Rinascimento, autore delle “Statuta Pallavicinia”, testo legislativo che rimarrà in vigore fino all’Ottocento e con il quale seppe riorganizzare in modo moderno il proprio Stato.

    I Marchesi Pallavicino, di legge longobarda, hanno origine antichissima e sono tra le pochissime casate in Europa ad avere più di mille anni di storia documentata.

    In origine formavano con i Marchesi Malaspina, i Marchesi di Massa e i Marchesi d’Este - da cui discendono i Duchi di Ferrara e di Modena e gli odierni Principi di Hannover - un’unica famiglia detta “Obertenga”, dal nome del loro comune capostipite Oberto (945-975), Marchese e Conte del Sacro Palazzo. I suoi possedimenti territoriali comprendevano le contee di Luni, Tortona e Genova, giungendo fino nei pressi di Pavia; i suoi discendenti acquisirono anche la contea di Milano, che tennero fino al XI Secolo.

    In un secondo tempo i vari ceppi si resero autonomi e i Marchesi Pallavicino fondarono il proprio Stato, feudo immediato del Sacro Romano Impero, su un vasto territorio compreso tra il fiume Po e l’Appennino e la cui capitale era Busseto. Nel 1479, Gianfrancesco Pallavicino, figlio di Rolando “Il Magnifico” fondò una nuova capitale chiamata Cortemaggiore, città ideale, perfetto esempio di urbanistica rinascimentale secondo i precetti di Leon Battista Alberti. Nel 1636 i Marchesati di Cortemaggiore e Busseto vennero confiscati con atto di forza dal Ducato di Parma e Piacenza ad opera dei Farnese mentre il Marchesato di Zibello sopravvisse fino all’epoca napoleonica. Quando, nel 1636, l’imperatore Ferdinando offrì ai Marchesi Pallavicino il titolo di “principi”, essi rifiutarono, fedeli alla dignità marchionale che da sempre li legava alle proprie terre


    castello_di_scipione_m_2013


    Il restauro del 2011

    Nel corso del 2011 il Castello di Scipione è stato oggetto di importanti lavori di restauro che hanno permesso l’apertura di una nuova ala e la riscoperta di importanti ambienti ricchi di affreschi e decorazioni che sono ora a disposizione del pubblico.

    Sono stati recuperati l’ala Nord Ovest del castello, la torre a pianta quadrata, una porzione di edificio dietro il ponte levatoio ed infine la costruzione seicentesca che ospitava le antiche scuderie. I lavori hanno consentito di ampliare il percorso della visita guidata con l’apertura di nuove sale con importanti camini, affreschi, stucchi e decorazioni seicentesche e quattrocentesche, di recuperare il locale dell’antico forno e di mettere a disposizione nuovi spazi per eventi culturali, esposizioni e attività didattiche. Sono inoltre state realizzate delle suites per permettere al turista di alloggiare nel castello, in un’atmosfera particolare, al fine di fargli conoscere al meglio questo territorio ricco di storia.




    Gli interventi di recupero e consolidamento sono stati eseguiti prediligendo l’impiego di tecniche e materiali tradizionali. La parte più interessante di questi lavori è stata la scoperta di alcune decorazioni quattrocentesche, uniche nella zona, sotto uno spesso strato di vernice bianca che ricopriva due soffitti lignei; ma anche il ritrovamento di due portali affrescati, il restauro delle pitture murali e degli stucchi seicenteschi ed il recupero dei colori originali sulle pareti.

    In molti lavori di restauro c’è la tentazione, da parte dell’architetto, di lasciare la propria impronta. E’ invece più giusto operare con discrezione ed esaltare l’esistente, il lavoro di chi è arrivato prima di noi, di ricordarlo e rispettarlo.

    L’obiettivo perseguito è stato quello di contribuire a valorizzare una delle principali risorse culturali e ambientali della zona in quanto potenziale per uno sviluppo del turismo sostenibile.
    Il progetto di restauro dei nuovi ambienti aperti al pubblico nella primavera 2012, è stato realizzato e diretto dall’architetto René von Holstein, ed ha ottenuto nel 2010 la concessione dei contributi del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale.




    fonte: castellodiscipione.it
    foto: residenzedepoca.it
    - castellidelducato.it
    - scipionecastello.it
     
    Top
    .
12 replies since 14/9/2010, 13:43   3047 views
  Share  
.