VENETO n. 3

la dorata vicenza ..la dotta padova.....rovigo

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  1. tomiva57
     
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    VICENZA



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    Le origini

    La città di Vicenza ha origini remote nel tempo. Le testimonianze della presenza dell'antico popolo dei Veneti, successivi agli Euganei, sono conservate nel Museo di Santa Corona e sono riconducibili ad alcuni secoli avanti Cristo: la fondazione della città infatti si situa tra l'XI e il VII secolo a.C. quando gli Euganei ne posero le fondamenta.

    In seguito i Veneti si allearono con i Romani e la città divenne Municipium Romano, denominato Vicetia, sviluppandosi lungo la Via Postumia. In questo periodo Vicetia si arricchì di Templi, Ville, un grande teatro (il Teatro Berga), ed un acquedotto (Lobia). Vicetia fu organizzata secondo lo schema del "Castrum". Il decumano massimo, che attraversava la città nel senso Ovest Est, potrebbe identificarsi con l'attuale Corso Palladio ed era intersecato in corrispondenza alle attuali Contrà Porti e Contrà del Monte.

    Nel luogo in cui ora sorgono piazze Erbe e Biade sono stati ritrovati numerosi resti e si presume che lì sorgesse il Foro della città. A s ud di esso, lungo Via SS. Apostoli, Piazzetta S. Giuseppe e Via del Guanto è ben visibile il perimetro di quello che fu il Teatro Berga, e nei sotterranei dei palazzi, si notano gli antichi archi dello stesso, alcuni dei quali accessibili dall'interno di proprietà private.

    In piazza Duomo si trova, in ottimo stato di conservazione, il Criptoportico Romano, parte di una "Domus Patrizia". Sotto al Duomo sono conservati e visitabili i resti di antiche abitazioni e strade. A nord di Vicenza in zona Lobbia sono visibili i resti degli archi dell'antico acquedotto. Con il diffondersi del Cristianesimo vennero costruite delle grandi chiese, la chiesa dei SS. Felice e Fortunato, S. Giorgio e l'Abbazia di S. Agostino.

    L'era del Palladio

    Nel 1537 Giangiorgio Trissino, noto intellettuale e letterato vicentino che amava lo studio dell'antichità volle progettare la propria Villa, e per questo assunse una squadra di lavoranti e scalpellini dediti agli elementi decorativi. Tra di essi ne notò uno in particolare, certo Andrea di Pietro della Gondola, nato a Padova nel 1508, e, come parse subito evidente, dotato di un notevole talento.

    Trissino lo prese subito sotto la sua ala protettrice, dandogli il soprannome classico di "Palladio" e portandolo con sè in numerosi viaggi, incontri e convegni che lo resero ben presto uomo di mondo e profondo conoscitore delle arti e della cultura. iniziò così la fulgida carriera del grande architetto che ha legato il proprio nome a quello di Vicenza, in maniera così chiara e indelebile. La sua opera, di importanza fondamentale nella storia dell'arte e dell'architettura moderna, fa parte di una apposita sezione del nostro portale.

    Qui preme solo ricordarne l'importanza anche storica, che diede a Vicenza lo slancio socio-culturale per divenire polo di attrazione non solo in Italia, ma in tutta Europa, come testimoniano le visite in città di grandi studiosi e viaggiatori da varie nazioni, in particolare dall'Inghilterra, dove il palladianesimo ebbe grande fortuna e numerosi fautori. Succesivamente alla sua morte, avenuta nel 1580, fu l'architetto Vincenzo Scamozzi che ne completò l'opera rimasta incompiuta, specialmente quella del Teatro Olimpico, uno dei simboli immortali dell'arte vicentina




    Vicenza medioevale



    Dopo la caduta dell'Impero, Vicetia fu devastata e semidistrutta dai barbari, tra i quali Attila. Si riprese e fu sede di un ducato Longobardo, divenne poi contea sotto i Franchi. Anche Carlo Magno fu tra i visitatori del convento di S. Felice. In corrispondenza del governo dei Vescovi imperiali, che indusse i vicentini a dar vita nel 1164 al Libero Comune, un grande fervore edilizio caratterizzò la città, ed è di quel periodo la costruzione della prima cerchia di mura per la difesa del centro urbano.

    La città divenne centro della Signoria di Ezzelino III° di Romano detto il Tiranno, alla sua morte (1259) fu conquistata da Padova fino all'arrivo (1311) degli Scaligeri. E' di allora l'ampliamento delle mura cittadine così come sono ancora ben visibili in molti angoli della città. Nel 1404, dopo un breve dominio dei Visconti, Vicenza entrò nella Serenissima Repubblica di San Marco e vi rimase fino a quando Napoleone non decretò la fine della Repubblica (1797).

    Il periodo della Repubblica Veneta fu per la città il periodo della pace e della trasformazione: durante quattro secoli di prosperità operarono a Vicenza alcuni dei più grandi artisti del tempo (Palladio, Trissino, Scamozzi, Muttoni, Tiepolo) e la città si arrichì di monumenti che la rendono tutt'ora preziosa agli occhi del mondo intero, con alcune "gemme" uniche, come la stupenda Basilica Palladiana, nello splendido salotto di Piazza dei Signori. Al termine del dominio veneziano, Vicenza passò dapprima agli Austriaci, dopo la caduta di Napoleone Bonaparte (1814), e successivamente al regno Lombardo Veneto.



    Il ' 600 e il '700



    Non solo per la città di Vicenza, ma per tutto il Veneto e il nord Italia il XVII secolo fu un periodo di appannamento. Come testimoniò magistralmente il Manzoni ne "I Promessi sposi", i confini italiani furono attraversati a più riprese da schiere di soldati stranieri che portarono il germe della pestilenza. Terribile fu, dopo quella del 1576, l'epidemia dell'anno 1630, che decimò la popolazione, portando con sè ristrettezze e disperazione.

    Vicenza subì un brusco rallentamento nelle attività economiche e sociali. anche le arti ne risentirono e per decenni il panorama cittadino non fu particolarmente attraente. Nel secolo successivo tuttavia, un rinnovato fervore percorse la vita vicentina: furono costruite nuove chiese, importanti Palazzi e splendide Ville. Verso la metà del 1700 nel vicentino si impose l'immenso talento pittorico di Giovan Battista Tiepolo, il quale proprio nelle signorili dimore beriche trovò terreno fertile per esprimere appieno tutto il suo valore.

    Del 1757 è il ciclo di affreschi di Villa Valmarana ai Nani, considerato uno dei più importanti della sua opera, e vanno certamente ricordati anche quelli delle ville Cordellina di Montecchio maggiore e Loschi Zileri di Vicenza. La fine del secolo segna un'altra importante svolta storica per la città. Nel 1797 viene occupata dalle truppe di Napoleone. Ceduta agli Austriaci, dopo la caduta di Bonaparte (1814) si ribella alla nuova dominazione nel marzo del 1848.

    Conquistata a caro prezzo una brevissima indipendenza, Vicenza viene riconquistata dalle truppe del Maresciallo Raddetzky il 10 giugno del 1848, nel corso di un sanguinoso assedio che rimane negli annali come una delle pagine più tristi della storia vicentina. Asserragliati sulle alture di Monte Berico a difesa dell'onore, i vicentini dovettero cedere alla soverchiante superiorità del nemico, che concesse loro soltanto l'onore delle armi.



    Il Rinascimento



    La profonda trasformazione vissuta da Vicenza ebbe cause ben precise. Una ristretta cerchia di nobili famiglie di grandi mezzi e cultura, fedeli alla Serenissima e desiderose di rendere la città degna vicina della Grande Venezia, portarono ad una fioritura delle arti e delle idee che di lì a poco avrebbe dato copiosi e magnifici frutti.

    Superata la fase antica delle signorie gotiche e delle rendite terriere, la nuova aristocrazia favorì un grande rinnovo delle forme architettoniche, con la costruzione di edifici sempre più maestosi e rinnovati, che fecero di Vicenza dapprima una sede del Rinascimento artistico e poi, finalmente, del magnifico classicismo Palladiano.

    Già verso la metà del '400 si poteva vedere il graduale abbandono dello stile tardo-gotico con la costruzione sulla piazza principale del Palazzo della Ragione, in seguito inglobato dalle logge della splendida Basilica Palladiana. In quegli anni arrivano a Vicenza importanti personaggi artistici, come l'architetto Lorenzo da Bologna, Bernardino da Milano e il grande pittore di origine bresciana Bartolomeo Montagna, che a Vicenza trascorse quasi tutta la sua vita.

    All'inizio del '500 la guerra tra Venezia e la Lega Santa coinvolse anche Vicenza. Nel 1516 ci fu il trattato di Noyon e nel 1523 l'accordo tra lo stato Veneto e Carlo V, che riportò tranquillità e fece addirittura arrivare l'Imperatore d'Asburgo a Vicenza nel 1532, ospite di alcune famiglie nobili locali. I loro nomi ancora oggi suonano familiari ai vicentini: Thiene, Angaran, Porto, Valmarana, Capra, Chiericati, che si legarono alla costruzione di splendidi Palazzi e bellissime Ville.




    Vicenza moderna



    Vicenza fu sottomessa all'Impero Asburgico fino al 1866 quando, al compimento della prima parte del Risorgimento Italiano, entro' a far parte del Regno d'Italia. Quello stesso anno fu il Generale Cialdini a liberare la città, che ricevette l'importante onore di essere insignita con la medaglia d'oro al valor militare. Il nuovo secolo che si apriva, foriero di grandi rivoluzioni in campo economico e produttivo, portava però in sè anche i germi di grandi sconvolgimenti sociali e culturali, ingigantiti dall'onda del progresso nascente.

    Tra il 1915 e il 1918, durante la Prima Guerra Mondiale, detta anche Grande Guerra, Vicenza fu in prima linea contro gli eserciti degli Imperi Centrali. La città non fu toccata dai combattimenti, ma la provincia fu terreno di battaglie aspre e sanguinose. Sulle montagne vicentine sono state combattute battaglie fondamentali e tristemente note per l'esito finale della guerra, con grande sacrificio di uomini di entrambi i fronti. Sul Grappa, sull'Ortigara, e sull'Altopiano i giovani soldati italiani, lontani da casa e dal calore delle loro famiglie, immolarono le loro vite sull'altare della Patria, per respingere l'invasore.

    iniziò allora la grande tradizione alpina italiana, che trova a Vicenza e nella sua provincia un fortissimo baluardo, costruito su valori nobili e duraturi, nonostante il passare dei decenni. Ad Asiago, a Tonezza e sul Pasubio, immensi Monumenti, tributo indelebile alla memoria, che raccolti formano lo stemma della provincia, testimoniano nei secoli l'importanza di quegli avvenimenti e sono meta di folle di pellegrini che ogni anno li visitano.

    Se trenta anni prima la città rimase pressochè intatta, con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale Vicenza fu invece colpita duramente con terribili bombardamenti, che causarono la morte di molti civili e la distruzione di molti monumenti. Due di queste incursioni, in particolare, furono disastrose per la città: quella del 14 maggio 1944 e quella del 18 marzo 1945, con ingentissimi danni al patrimonio artistico. Fu il Duomo a subire i danni maggiori, ma lunghissimo era l'elenco di tutte le strutture colpite.



    La Prima Guerra Mondiale



    Un evento cruento e terribile come quello che la storia ci ha tramandato sotto il nome di "Grande Guerra" ha lasciato in terra asiaghese le sue indelebili tracce. Tutto il territorio dell'altopiano e' intriso dei segni di un evento che si e' legato indissolubilmente a questi luoghi e alle sue genti. La guerra (1915-1918) interessò da vicino il territorio della provincia vicentina. Non toccò la città, duramente colpita una trentina d'anni dopo dai bombardamenti del secondo conflitto, ma fu combattuta sull'Altopiano di Asiago, che ne conserva ancora oggi i segni.

    Per il territorio asiaghese fu una guerra devastante: gli scontri tra il nostro esercito e quello austro ungarico causarono la morte di migliaia di uomini, che al fronte difesero con la vita la salvezza della patria. Nel 1915 il confine passava per il Pasubio, Velo d'Astico, le Mandrielle, cima della Caldiera e monte Forcellona: le nostre truppe lo attraversarono per assicurarsi posizioni migliori, ma nel 1916 l'offensiva nemica le respinse, costringedole ad arretrare.

    La seguente controffensiva restituì il terreno perduto e le posizioni furono sistemate a difesa. Le truppe italiane arrivarono a nord est di Asiago, sul monte Ortigara, una posizione strategica importantissima, poichè permetteva di affacciarsi sulla Valsugana, nelle retrovie austriache.

    Il 10 giugno del 1917 migliaia di soldati attaccarono, riuscendo a conquistare gran parte della montagna, fino al Passo dell'Agnella: fu uno scontro terribile, che richiese il sacrificio di moltissime vite umane. Il 25 giugno gli austriaci risposero violentemente all'attacco, approfittando del fatto che le nostre truppe a sud non erano riuscite ad avanzare. L'Ortigara fu da allora tristemente noto come il "Calvario degli Alpini".

    Un anno dopo, la VI Armata, rinforzata dalle truppe inglesi e francesi, difese le linee fra l'Astico e il Brenta. Il cinema e la letteratura, a decenni di distanza, ci hanno restituito solo in parte l'atmosfera cruda e drammatica dei sacrifici e delle perdite dei giovani soldati che diedero la loro vita per la patria: decine di migliaia di loro vissero in condizioni disumane, e morirono sui monti e nelle valli dell'Altopiano.

    Ad Asiago nel 1934 fu eretto un Sacrario militare per custodire la memoria dei quasi 50.000 caduti di entrambe le parti durante il conflitto: oltre 32.000 di essi sono ignoti. Un piccolo museo che raccoglie le immagini e i documenti del periodo si trova annesso al Sacrario. I luoghi che oggi fanno da sfondo per gite e camminate dei vacanzieri e dei turisti della domenica sono ancora segnati da chilometri di strade militari, rifugi scavati nella roccia e trincee.

    La guerra segnò non solo le terre, ma soprattutto le genti dell'Altopiano, che furono costretti a lasciare la propria terra come profughi. Al ritorno iniziò la lenta opera di ricostruzione, ma la povertà era sovrana e molti dovettero ancora emigrare alla ricerca di un lavoro. Nacque allora un'usanza singolare e molto pericolosa, che divenne un vero e proprio modo di guadagnarsi da vivere, in tempi difficili, il mestiere del ìrecuperante".

    Immortalato nei romanzi dello scrittore asiaghese Mario Rigoni Stern, questo lavoro consisteva nella ricerca di residuati bellici, l'unica ìricchezza" di quel momento, disseminati a migliaia tra le rocce e sotto terra. Purtroppo però non si trattava di un lavoro tranquillo: molti morirono per lo scoppio di ordigni ancora attivi, e molti altri subirono lesioni gravissime e invalidanti. A queste vittime è dedicato il Capitello del Recuperante, sulla strada che si percorre da Roana per giungere in Val d'Assa, nella zona dei graffiti.




    I giorni nostri




    Dopo la fine della Guerra iniziò la ricostruzione. Furono riparati gli incalcolabili danni del conflitto e, lentamente, tornò a rivivere e a rifiorire anche la vita civile. Fu a partire dal dopoguerra, grazie ad una preziosa sinergia di laboriosità, imprenditorialità e spirito innovativo, che Vicenza, assieme a tutta la sua vasta e operosa provincia, si rese protagonista di un notevole sviluppo economico, portandosi in breve tempo ai massimi livelli nazionali quanto a produzione di ricchezza e benessere.

    Il cosiddetto "miracolo italiano" che caratterizzò le cronache a cavallo degli anni '50 e '60, si tradusse ben presto nel fenomeno che oggi può, a ragione, definirsi "il modello vicentino". Questo importante processo di sviluppo economico, oggi riconosciuto dal mondo intero e capace da solo di fare da traino a interi settori dell'economia nazionale, ha portato ad una inversione di tendenza rispetto al passato.

    Quella che un tempo fu terra di emigrazione, di povera gente che lasciava la propria casa con la valigia di cartone legata con lo spago alla ricerca di fortuna e di lavoro, ora vede invece l'immigrazione di migliaia di persone provenienti da molti Paesi del mondo, e dalle stesse regioni meridionali italiane, alla ricerca di un lavoro stabile e remunerativo. Segno tangibile dei tempi che sono cambiati, oggi Vicenza accoglie le migliaia di immigrati di ogni etnia e nazionalità, forte della sua enorme capacità industriale e produttiva, e offre loro non solo un lavoro, ma anche un alloggio e una nuova possibilità di vita, in un ambiente sereno e cordiale.

    Fenomeno recentissimo, e paradossale, è poi quello che vede la difficoltà degli stessi imprenditori di alcuni comparti nel reperire la forza lavoro necessaria alla realizzazione dei manufatti, segno indiscutibile di un'economia quanto mai vivace e produttiva. Oggi Vicenza, pur consapevole di un passato vissuto per lunghi tratti quasi in sordina, può con orgoglio definirsi città ricca e aperta, protagonista principale della vita economica e sociale italiana.



    Edited by tomiva57 - 11/5/2011, 08:05
     
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    Una provincia da scoprire



    La provincia di Vicenza, che si estende su un territorio di 2.722 kmq., con circa 750.000 abitanti e 121 comuni, si divide in tre aree. Una montana a nord, con il massiccio del Pasubio, il Monte Grappa e l’Altopiano di Asiago e dei 7 Comuni, una seconda centrale pedemontana, con importanti centri economici come Schio, Valdagno, Thiene, Marostica e Bassano del Grappa, e infine una terza zona meridionale pianeggiante, che declina a sud fino ai Colli Berici.

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    La zona montana di nord ovest è occupata dalle "Piccole Dolomiti", che comprendono il massiccio del Pasubio. A Nord ci sono due vasti altopiani, quello di Tonezza Fiorentini e il più rinolmato di Asiago. A sud di Asiago ci sono i monti Cengio e Paù, mentre a nord si erge il monte Ortigara. Vicentino in parte è anche il Monte Grappa, che si trova compreso tra le province di Vicenza, Treviso e Belluno.

    Nella fascia pedemontana si trovano molti gioielli dellabellisima provincia vicentina: Bassano del Grappa e la vicina Marostica, la prima famosa per il suo centro storico deliziosamente conservato, la seconda per la celebre piazza degli Scacchi, sono vere e proprie gemme della provincia. Ma anche, più ad ovest, Thiene, Schio e Valdagno, con la vicina Recoaro Terme, sono centri noti per la loro ricca attività economica e anche per la bellezza dei dintorni.

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    Le montagne vicentine furono teatro di cruente battaglie durante la Prima Guerra Mondiale, sia sul Grappa che sull’Altopiano. Con la loro rete di trincee, gallerie, mulattiere e sentieri, ancora oggi esistenti, costituirono un immenso campo di battaglia, nel quale le truppe italiane contrastarono strenuamente l’invasione nemica. Asiago è al centro dell’omonimo Altopiano, oggi località turistica tra le più rinomate. I quattro Sacrari, Pasubio-Cimone-Asiago e Grappa, conservano i resti dei caduti e sono raffigurati nello stemma di Vicenza.

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    I Colli Berici, nella parte sud della provincia, sono un gruppo di colline la cui altezza massima sfiora i 450 metri e possiedono rocce di "pietra tenera", facilmente lavorabile ed estraibile, usata per statue, fontane e costruzioni varie. E' questa un'area di grande bellezza naturalistica, impreziosita da angoli e scorci paesaggistici davvero incantevoli e da alcune tra le più belle ville in stile palladiano. In questa zona si producono alcuni dei vini vicentini più pregiati, ovviamente riconosciuti col marchio Doc. Nel vicentino scorrono numerosi corsi d’acqua: Agno, Astico, Bacchiglione, Brenta, Chiampo, Leogra, Posina, Retrone e Tesina. Il maggiore di questi è il fiume Brenta, che nasce in territorio trentino e scorre nella Valsugana toccando Bassano del Grappa per poi sfociare nel mare Adriatico.




    L'alto vicentino




    Adagiato su un vasto territorio di tre ampie vallate, l'Alto vicentino è l'anello di congiunzione tra i monti dell'Altopiano di Asiago e la pianura. Un'area economicamente molto avanzata,che ha pero' mantenuto inalterate la bellezza dei suoi paesaggi e la vivacità delle tradizioni.

    image Schio

    Schio, Thiene e Valdagno, tre centri importantissimi per l'economia vicentina, sono i "capoluoghi" di altrettante aree ricche di bellezze e di itinerari da scoprire. Ai piedi dell'incantevole anfiteatro delle Piccole Dolomiti si apre una bellissima zona collinare verde e boscosa, suddivisa nelle tre valli del Leogra, dell'Agno e del Chiampo. Nei paesini e nelle contrade si coglie appieno il carattere genuino di queste vallate: un ambiente con una natura ricca e quasi intatta, che offre un'innumerevole serie di diverse soluzioni agli amanti delle escursioni e della montagna, sui monti attorno a Chiampo o a Recoaro, o ancora sul Pasubio. In questo distretto l'economia vicentina, settore orafo a parte, trova due dei suoi pilastri di sostegno, il tessile e il conciario.

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    Presenti sul territorio da secoli, queste lavorazioni si sono particolarmente evolute negli ultimi anni, rappresentando oggi un punto di riferimento a livello mondiale, con un export di tutto rispetto.Se Arzignano e Chiampo sono le roccaforti della pelle, Schio e Valdagno lo sono per l'arte laniera. Nella città scledense la tradizione della lana risale al 1100, e nell'800 nacque la prima Lanerossi, maggiore azienda italiana del settore, mentre nel valdagnese le industrie Marzotto hanno creato un vero e proprio impero industriale.

    Si esce da Vicenza con la S.S.11 in direzione Verona e si imbocca la 246 verso Montecchio Maggiore, con la presenza dei Castelli di Giulietta e Romeo che rievocano l'arcinota vicenda shakespeariana. Nonostante l'opera del maestro inglese fosse ambientata in terra veronese, numerosi documenti riferiscono dell'esistenza di uno scrittore vicentino, Luigi Da Porto, che per primo raccontò la storia di un amore contrastato tra due giovani, e che viene considerato l'autore della novella di Giulietta e Romeo, con le contrapposte fazioni dei Montecchi e dei Capuleti. Oggi quelle atmosfere antiche rivivono nell'ambientazione di un ristorante tipico ricavato all'interno del Castello appartenuto a Giulietta Capuleti, dove si tengono feste in costume d'epoca, con musicisti, giullari, dame e cavalieri.

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    Di notevole pregio, sempre a Montecchio, è la Villa Cordellina Lombardi, dimora settecentesca in stile palladiano e costruita da Giorgio Massari, con affreschi di Giambattista Tiepolo. Vicina a Montecchio è Arzignano, capitale dei settori elettromeccanico e conciario, dominata dal castello scaligero, una fortezza in stile medioevale, con una cinta muraria di 800 metri e 10 torri. La città del grifo è sede del gruppo canoro alpino dei Crodaioli, fondato nel 1958, e soprattutto è il perno del cosiddetto "triangolo della pelle", che comprende i comuni di Chiampo, Trissino, Montorso, Zermeghedo e Montebello: sui 90 mila abitanti della zona, ben 7 mila ci lavorano, distribuiti in 600 aziende di varie dimensioni.


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    A Trissino si trova Villa Trissino Marzotto, formata da due edifici, uno dei quali costruito da Francesco Muttoni, con il suo famoso Belvedere, un salottino all'aperto dal quale si può ammirare un incantevole panorama a strapiombo sul pendio sottostante. Nei pressi incontriamo anche Castelgomberto, con il Palazzo Trissino e Villa Piovene Porto Da Schio, e Cornedo, nel cui territorio si organizza una importante mostra dell'artigianato della Valle dell'Agno.

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    Da Cornedo in pochi minuti si arriva a Valdagno, sede di una fiorente industria laniera, con la presenza di alcuni monumenti importanti come Palazzo Festari, sede dell'amministrazione e del Museo Paleontologico, e del Castello di Panisacco in località Maglio di Sopra. Valdagno è legata a doppio filo al nome della dinastia Marzotto, non solo dal punto di vista economico, ma anche da quello sociale e urbanistico: la "città sociale" fu fatta costruire da Gaetano Marzotto tra il 1927 ed il 1946 con oltre mille alloggi dotati di un complesso di servizi.

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    Colli Berici


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    A sud di Vicenza si estende una pianura che circonda le alture note con il nome di Colli Berici, formazioni rocciose di origine vulcanica, alternati a vallate di varia estensione e di notevole bellezza paesaggistica. Lascia spesso stupefatti la bellezza di questi luoghi, in parte sconosciuti, paradossalmente, agli stessi vicentini, che pure li hanno a portata di mano. In passato gli insediamenti e l'attività produttiva di questa area erano frequentemente minacciati da inondazioni e impaludamenti, dei quali rimane testimonianza nel Lago di Fimon.

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    Furono perciò necessarie grandi opere di bonifica che hanno portato negli anni a trasformare il paesaggio fino a renderlo estremamente piacevole e rigoglioso, impreziosito dalle bellissime ville, di varia grandezza, progettate dal Palladio, dallo Scamozzi e dal Muttoni. Sulle colline è sviluppata la coltura della vite, con la zona Doc dei Colli Berici, una delle aree pregiate del vicentino, mentre nelle pianure si apre lo spazio per le colture tipiche venete.La zona dei Colli Berici è disseminata di locali tipici, locande, trattorie e agriturismi che offrono al turista o al gitante della domenica una vastissima scelta di menù e di prezzi diversi. Dal capoluogo ci si dirige a sud verso Arcugnano, che possiede sul proprio territorio 16 ville, tra cui villa Franceschini Canera di Salasco, progettata dallo Scamozzi nel 1770.

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    Proseguendo verso Lapio si raggiunge il Lago di Fimon, in una valle interna di grande interesse naturalistico e meta di molte gite e scampagnate nei mesi caldi. Salendo sul colle, per strade secondarie si arriva a Barbarano, centro vinicolo per eccellenza, che ha una bella piazza ornata da una fontana cinquecentesca e una serie di edifici monumentali, tra i quali si distingue il Palazzo dei Vicari in stile gotico veneziano.


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    Lasciandoci guidare dalla strada del vino, si arriva a Mossano, dove c'è Villa Pigafetta Camerini, e poi a Nanto, famosa per il suo pregiato olio di oliva e per le sue cave di pietra. Durante il '400 la pietra di Nanto fu molto impiegata per la costruzione dei palazzi e delle residenze delle famiglie nobili e ricche, grazie anche alla sua porosità che le faceva assumere eleganti sfumature colorate, introvabili in altri materiali. In auto, provenendo dall'autostrada A4, il comprensorio dei Colli Berici è situato subito a Sud di Vicenza ed è separato da questa dall' A4, che corre attorno ai Colli nella parte nord.




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    Edited by tomiva57 - 11/5/2011, 08:06
     
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    Bassano, la città degli Alpini


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    Bassano del Grappa è uno dei gioielli più preziosi della provincia vicentina, una città che ha saputo unire sapientemente rispetto delle tradizioni e moderna imprenditorialità. Simboleggiata dal celeberrimo Ponte degli Alpini, Bassano unisce testimonianze medievali ad un'architettura dell'epoca veneziana, il tutto all'interno delle stupende mura, che segnano lo sviluppo urbano della città di origini romane. Oltre al Ponte, opera del grande architetto Andrea Palladio e simbolo di un'epoca, anche la tradizione delle pregiate ceramiche e i prodotti Doc, su tutti la famosa Grappa, hanno proiettato Bassano ai vertici dell'attenzione internazionale. E a Bassano la vita culturale è più che mai vitale e ricca di eventi e spettacoli in ogni periodo dell'anno.




    Il Museo Civico



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    Il Museo Civico di Bassano del Grappa, fondato nel 1828, è collocato dal 1840 nell'ex Convento di S.Francesco, situato nel cuore della città. Le sue collezioni comprendono circa 500 dipinti, 20.000 incisioni (sciolte e in volume), 4.000 disegni, ricchi nuclei di scultura, di numismatica, di archeologia ed una importantissima collezione naturalistica (Brocchi, Parolini). L'esposizione museale inizia dal Chiostro seicentesco del Convento francescano dove è collocata una parte dei reperti archeologici e lapidei della città.

    La Sezione Archeologica, collocata al piano terra, deve la sua importanza al nucleo di reperti protovillanoviani provenienti dalla necropoli di S.Giorgio di Angarano, presso Bassano, alla documentazione archeologica di età Romana e alla presenza della Collezione di Virgilio Chini il quale ha donato alla città circa 800 vasi, bronzi, oggetti di oreficeria rinvenuti in Magna Grecia. Essa si è arricchita della Collezione di Virgilio Chini, che ha donato alla città circa 800 vasi, bronzetti, ecc. rinvenuti in Magna Grecia, di produzione greca e italiota. Nello stesso piano sono collocati la Biblioteca e l'Archivio (ca. 80.000 volumi, codici, incunaboli e rari; 46.000 manoscritti tra i quali molti epistolari e l'antico archivio comunale dalle origini al XIX secolo) ed il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe.

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    L'intero primo piano, costituito da 3 saloni e 5 sale espositive, è dedicato ai dipinti di Jacopo dal Ponte (detto il Bassano), della Famiglia e della Bottega dei Dal Ponte e a fondamentali testimonianze artistiche dal XIV al XX secolo (Guariento d'Arpo, Michele Giambono, Antonio e Bartolomeo Vivarini, Alessandro Magnasco, Giulio Carpioni, Giambattista Piazzetta, Pietro Longhi, Giambattista e Giandomenico Tiepolo). Un salone è dedicato ai bozzetti, ai gessi, ai monocromi di Antonio Canova di cui il museo conserva anche circa 2.000 disegni autografi, 7.000 lettere e la biblioteca personale.



    La Ceramica



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    La vicinanza con il Brenta è stata determinante per creare la fortuna economica di Nove e per delinearne il tessuto economico-sociale di "Terra di Ceramica". Oggi le ceramiche novesi sono famose ed apprezzate in tutto il mondo e rappresentano uno dei tratti distintivi dell'artigianato vicentino. Primo passo di questa lunga storia, culminata oggi con la nascita del Museo della Ceramica, fu un evento nell'anno 1719.

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    Giovanni Battista Antonibon stipulì un patto societario con Giovanni Maria Moretto per erigere un negozio di cristallina e usare i suoi mulini a Rivarotta (Angarano). Nel 1727 Antonibon, ottenuta l'esenzione ventennale dai dazi e il diritto di aprire una bottega a Venezia per la vendita dei suoi prodotti, riuscì a superare la manifattura dei Manardi con una produzione che verrà anche esportata. E' da allora che la ceramica di Nove, con le maioliche degli Antonibon, acquista forme, decorazioni, lo smalto e una dignità che caratterizzano lo "stile Nove".

    Verso il 1751-52 vengono avviati inoltre i primi esperimenti per la lavorazione della porcellana che sarano coronati da successo nel 1762, con la concessione da parte del Senato degli stessi privilegi già ottenuti qualche anno prima dagli Hewelcke a Udine e poi a Venezia. La manifattura di Nove è tra le prime in Italia a produrre questo materiale tanto pregiato e ricercato e sarà una delle ultime a dover chiudere i battenti, nel 1825, dopo aver compiuto non pochi sforzi per fronteggiare la crisi economico-politica presentatasi con il nuovo secolo, con la caduta della Repubblica Veneta e con essa dei nobili richi acquirenti, con il passaggio dello Stato alla Francia e poi all'Austria e con i conseguenti aumenti di tasse e dei costi delle materie prime.

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    Nel 1786 un valido collaboratore degli Antonibon, Giovanni Maria Baccin, avvia la produzione della " terraglia ad uso inglese", un particolare tipo di ceramica, ottenuto con l'aggiunta all'argilla di una certa quantità di silice calcinata, che per la bianchezza della pasta, per la somiglianza con la con la porcellana e per il basso costo aveva causato un'inaspettata concorrenza ai ceramisti italiani. All'inizio dell'Ottocento, quando in tutta Italia molte fornaci di porcellane sono costrette a chiudere per la grave crisi politico-economica, è proprio la terraglia che permette ad alcune manifatture di sopravvivere e riprendere quota, ad altre di sorgere e prosperare.

    Anche gli Antonibon rinunciano alla produzione di lusso della lavorazione della porcellana e si rivolgono ad una clientela più modesta, ma più vasta: la media borghesia, gli operai, i contadini. Gradatamente i pittori tralasciano i particolari, rinnovano i soggetti, inventano nuovi procedimenti per rendere più rapida l'esecuzione dei decori: lo "spolvero", la "mascherina", la stampigliatura "a merletto".

    Verso la fine dell'Ottocento, soprattutto nelle frabbriche novesi degli Antonibon e dei Viero, vi è una ripresa della maiolica per la produzione di un genere che riprende le forme del secolo precedente, dall'accentuazione dei motivi ornamentali alle decorazioni floreali che invadono tutta la superficie disponibile, ma che è anche espressione del rinnovamento e dell'industrializzazione delle manifatture.

    Il '900 si presenta con la grave crisi economica del periodo bellico che determina la chiusura di alcune delle vecchie fabbriche. Nel 1875 a Nove viene fondato l'Istituto d'arti per la Ceramica, per volontà dello scultore Giuseppe De Fabris. Nel 1942 si completa il processo di allontanamento dalle riproduzioni e ci si avvia alla produzione moderna vera e propria, libera dagli schemi del passato e dalla ripetizione dello stile 'anni 20'. Nasce così una generazione di artisti che fa dell'area bassanese e novese uno fra i centri più fervidi, non solo in Italia ma anche in Europa, della ricerca artistica contemporanea nel campo della ceramica.




    La Prima Guerra mondiale



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    Non solo il territorio dell'altopiano di Asiago e' intriso dei segni della guerra del 1915-1918. Nel novembre 1917 il fronte italiano arretrò al Piave e il Grappa assunse un ruolo di grande importanza nella difesa del tratto fra il Brenta e il Piave.
    Furono inviate poche divisioni che nonostante la schiacciante inferiorità di uomini resistettero con grande eroismo e coraggio all'offensiva nemica. Perdere il Monte, infatti, significava lasciare passare l'invasore.

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    Non riuscendo a conquistare il Grappa, gli austriaci deviarono verso l'Altopiano, conquistando il Sisemol, da cui poter attaccare meglio con l'artigleria. La battaglia sul Grappa infuriò terribilmente fino al 21 dicembre, per riprendere il 23 sull'Altopiano. passò così l'intero inverno e nel giugno successivo l'offensiva austriaca trovò la resistenza tenace delle truppe italiane, che nel frattempo avevano avuto il tempo di riorganizzarsi.
    Il 15 giugno iniziò un violentissimo bombrdamento nemico, cui seguì l'attacco delle truppe di terra dal Brenta alle Porte di Salton: gli austriaci avanzavano inesorabilmente e per il nostro esercito sembrava giunta l'ora della resa.
    Ma quello stesso giorno partì il valoroso contrattacco italiano che, nel giro di una notte e di un giorno, riuscì a riconquistare le posizioni perse, pur dovendo pagare un altissimo tributo di vite umane. Nell'ottobre del 1918 la IV Armata ricevette l'ordine di iniziare la battaglia decisiva per la liberazione.

    Il giorno 24 gli italiani sferrarono l'attacco: fu una battaglia tremenda, che durò alcuni giorni e costò la vita a 24.000 soldati in una sola settimana. Per difendersi, gli austriaci furono costretti a richiamare quasi tutte le truppe disponibili. Questa mossa, inevitabile, costò loro la sconfitta: quando infatti le altre armate italiane iniziarono il passaggio del fiume Piave, il giorno 26, gli austriaci non avevano più forze sufficenti per contrastare l'avanzata italiana. Il giorno 30 il fronte austriaco, assalito su tutti i lati, crollì anche sul Grappa e dichiarò la resa.



    La città degli Alpini




    Tra le stradine del suo borgo medioevale e nelle sue piazze si respira un’atmosfera unica e inconfondibile. Negli eleganti locali del centro storico, tra un calice di buon vino e un prelibato assaggio, non si può avere alcun dubbio: siamo a Bassano del Grappa. Adagiata sulle rive del fiume Brenta, dominata dal Grappa, il monte che ha legato il suo nome alla storia e alla Grande Guerra, Bassano può vantare una posizione geografica davvero felice, tra le importanti direttrici della Pedemontana e della Valsugana.

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    Bassano del Grappa dista 35 km da Vicenza , 42 km da Padova, 60 km da Venezia, 100 km da Verona. E proprio a questa posizione strategica Bassano deve molta della sua importanza nello scacchiere geoeconomico del vicentino, al punto che è vivo da tempo il desiderio di autonomia e di creazione di una provincia propria. A ben vedere, Bassano non si è mai trovata a proprio agio nei panni di "cittadina" di secondo piano, anche per la sua dislocazione equidistante tra Vicenza, Padova e Treviso, tutte facilmente raggiungibili in pochi minuti attraverso comode strade a scorrimento veloce.

    Storicamente, Bassano ha vissuto esperienze travagliate.Passata dalla dominazione vicentina a quella padovana e poi veneziana, la città visse attorno al 1400 un periodo di pace e di prosperità, che favorì lo sviluppo fiorente dei commerci, delle arti e della cultura. Tra il Quattrocento ed il Seicento, nacquero i pittori della dinastia Da Ponte, poi detta "Da Bassano", della cui scuola fu fondatore il celebre Jacopo. Dopo aver vissuto nel Settecento il suo periodo di massimo splendore, la città fu coinvolta nella caduta di Venezia e passò sotto la dominazione austriaca nel 1815, per essere poi annessa al Regno d’Italia nel 1866.

    Ma fu durante la Prima Guerra Mondiale che Bassano ebbe fama eterna: centro di importanza strategica nell’economia bellica, vicina a quel monte Grappa teatro di cruente e determinanti battaglie contro gli invasori austriaci, la città si guadagnò quel nome di "Città degli Alpini" che per sempre ha legato indissolubilmente a sè. Una tradizione che si rinnova nel tempo, e che ha scelto il celebre Ponte Vecchio, detto anche il "Ponte degli Alpini", quale simbolo più alto dell'alpinità, sentimento molto radicato in tutti coloro che hanno vissuto quel periodo o che hanno indossato la mitica divisa e il caratteristico "cappello con la penna nera". Bassano è anche, come si diceva, sinonimo di raffinatezza e di buon gusto. I suoi prodotti tipici sono famosi nel mondo, tra tutti la Grappa e gli Asparagi bianchi, così come l’industria della ceramica che nel comprensorio vanta un eccezionale sviluppo, quella mobiliera, con botteghe artigiane tra le più rinomate d’Italia, e quella della distilleria, con l’inconfondibile Grappa di Bassano, simbolo della tradizione. Città d'arte e di storia, centro urbano dalla millenaria tradizione, Bassano possiede un calendario ricco di eventi e manifestazioni durante tutto l'arco dell'anno. A febbraio il coloratissimo Carnevale, uno dei più belli del Veneto, tra marzo e maggio l'arte incisoria a Palazzo Agostinelli, a fine aprile spazio ai buongustai con la mostra dell'aparago bianco tipico, a maggio la mostra mercato della stampa e del libro antico. Nel periodo pasquale, la vicina San Zeno di Cassola ospita il Meeting internazionale di volo libero, e quelo delle mongolfiere ad ottobre.

    E con l'arrivo del caldo, ecco la prestigioa Opera Estate Festival, con grandi spettacoli in cartellone che attirano turisti e visitatori. Settembre è un mese ricchissimo di eventi: a metà mese c'è "la Ballata del Millennio" una festa con figuranti in costume d'epoca che raccontano la storia della città, poi Mestieri in Piazza e ancora la Festa dell'Uva e dei prodotti agricoli e per chi ama i motori il Rally Internazionale bassanese. In ottobre c'è la Fiera Franca, mentre l'anno si chiude con la Mostra dell'artiginato e i mercatini di Natale che addobbano la città, rendendola un gioiello ancor più prezioso.




    Natura



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    Valle del Brenta, Valstagna. Le Grotte di Oliero sono uno degli angoli naturalistici più suggestivi del bassanese. Sono anche gli scarichi idrici più importanti del massiccio carsico dei Sette Comuni. Da qui esce la maggior parte dell'acqua assorbita dalle voragini dell'Altopiano di Asiago. Circondate da alberi secolari e fresche acque resorgive le famose Grotte di Oliero rappresentano un esempio unico di paesaggio quasi surreale, tra stalattiti, stalagmiti e colate calcaree. Quattro sono attualmente aperte al pubblico. Dalle due più basse, Cogol dei Siori e Cogol dei Veci, esce il fiume Oliero, mentre gli altri due "covoli" superiori, quello degli Assassini e quello delle Sorelle, sono asciutti.

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    Per tutte e due le sorgenti le variazioni di portata sono rapidissime e nel giro di qualche ora si hanno variazioni di diversi metri cubi. Le grotte, dopo essersi formate, hanno subito il fenomeno delle svariatissime forme calcaree che oggi rappresentano una delle attrattive principali per i visitatori. Nel "Cogol dei Siori", stalattiti, stalagmiti, colate, festoni e capelli d'angelo sono presenti in corrispondenza di ogni piccola frattura della massa rocciosa. Degna di nota è la stupenda colata calcarea che riveste l'intera parete a monte della sala finale ed è alta 14 metri.

    L'età di queste formazioni non è mai stata calcolata con precisione, ma approssimativamente viene fatta risalire a 25-30 mila anni, perchè prima di tale periodo la grotta era invasa dall'acqua, e in ambiente sommerso non è possibile la formazione di una qualsiasi forma calcarea.

    Infatti le Grotte di Oliero hanno i seguenti orari:
    -Da Ottobre ad Aprile: sabato, domenica e festivi. In settimana, per gruppi su prenotazione.
    -Maggio, Giugno e Settembre: tutti i giorni tranne i martedì. Aperto i martedì festivi.
    -Luglio e Agosto: tutti i giorni.

    L'accesso al "Covol dei Siori" è comunque condizionato dalla portata del sifone, nel senso che in caso di piene è materialmente impossibile entrarci.

    Le immersioni sono possibili nel "Covol dei Siori" e nel "Covol dei Veci" previa autorizzazione da richiedere al Comune di Valstagna. In genere le autorizzazioni sono concesse nel periodo di chiusura delle grotte. Finora non si sono registrati incidenti gravi, ma è bene ricordare che si tratta di sifoni che presentano un certo pericolo per chi si immerge ed è quindi necessario utilizzare attrezzatura idonea, ma soprattutto immergersi solo se adeguatamente addestrati. La temperatura dell'aria all'interno della grotta è di 12°C, quella dell'acqua è di 9 circa, la profondità del laghetto è di circa 28 metri.

    La sorgente dell'Oliero ospita nelle sue acque un raro fossile vivente: il Proteo, un anfibio presente solo nelle cavità del Carso triestino e Sloveno. Nei pressi delle Grotte è possibile visitare il Museo di Speleologia e Carsismo e una ricchissima biblioteca. Nel museo, dedicato ad Alberto Parolini che per primo esplorò le grotte, il materiale esposto va dalla speleologia alla biospeleologia, dal catasto delle grotte del Veneto alle tecniche esplorative, e poi stampe, fotografie, materiali ed attrezzature, fossili, cristalli e conchiglie di molluschi marini.

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    Il suggestivo scenario naturale delle Grotte di Oliero non è la sola attrattiva di questi bellissimi luoghi. Ogni estate alle Grotte vengono proposti alcuni concerti musicali che diventano veri e propri spettacoli nello spettacolo. Per i ragazzi delle scuole poi vengono organizzati percorsi didattici per studiare le caratteristiche naturalistiche delle grotte e dell'habitat circostante. Un'associazione locale propone anche una serie di escursioni: ai terrazzamenti della Valbrenta, con visita alle "masiere", costruzioni che avevano lo scopo di sfruttare al meglio le coltivazioni del terreno; al fiume Brenta, con gommoni condotti da esperte guide; sessioni di orientamento per imparare ad usare la bussola.

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    Una parola speciale per il "rafting" , la discesa del fiume su gommone tra correnti d'acqua e ostacoli naturali, guidata, anche in questo caso, da esperti che tutelano l'incomumità dei pìartecipanti. Il tratto di fiume che si presta a questa "avventura" è lungo circa 10 km, da San Gaetano di Valstagna fino a Campolongo sul Brenta.




    Nove e il Museo



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    Nella commedia "La bottega del caffè" Carlo Goldoni prendeva di mira, con la sua pungente vena creativa, i vizi e le virtu' della Serenissima Repubblica, ma celebrava anche la nascente moda di sorbire bevande calde, segno tangibile del "bon ton" dell'aristocrazia veneziana. Erano appunto il caffè, il thè e la cioccolata che portarono alla nascita di numerosi locali tra i quali, in Piazza San Marco, lo storico Caffè Florian. Una moda che impose un nuovo rituale, l'utilizzo di tazze, piatti e piattini e che, secondo lo stile del tempo, faceva riferimento al lontano Oriente, a quelle "cineserie" riprodotte in mobili e dipinti e addirittura nel vestiario dei gondolieri.

    A questo costume si deve la fortuna della produzione di Ceramica di Nove, e della vicina Bassano del Grappa, che oggi a distanza di secoli ancora vive di questa autentica arte. Il Museo della ceramica a Nove fu inaugurato nel 1995 nel centrale Palazzo De Fabris. Vi sono raccolti pezzi che vanno dal settecento ai giorni nostri, documentando con puntualita' la storia della ceramica veneta e vicentina, non rinunciando a solleticare, con percorsi didattici, l'interesse dei piu' giovani. La storia di Nove - come la racconta il Museo - nasce con l'apertura, per evitare eccessi nell'importazione, di un laboratorio, grazie anche all'intervento legislativo della Serenissima nel 1728, che vide protagonista Giovanni Battista Antonibon.

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    Questi, nel 1727, nella vecchia casa paterna di Nove realizzò quella che sarebbe diventata tra le maggiori fabbriche di ceramiche europee. Una storia che prosegue nell'ottocento quando, dopo la maiolica, si diffonde anche la terraglia e dalla produzione limitata e di gran pregio il mercato si orienta su prodotti maggiormente spendibili. Il novecento, infine, è raccontato attraverso l'ecletticismo di una produzione che interpreta le maggiori correnti artistiche e che è figlia di scuole e Accademie che nel frattempo hanno istituzionalizzato la formazione per la professione e produzione. Proprio a favore di questo aspetto vengono organizzate le visite guidate per le scuole a scopo didattico.

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    Il Museo Civico della Ceramica di Nove, allestito nell'Ottocentesco Palazzo De Fabris e sede fino a qualche anno fa dell'Istituto Statale d'Arte per la Ceramica, è stato inaugurato nell'aprile 1995. La collezione ripartita per epoche, documenta ampiamente la storia della ceramica veneta, novese e vicentina in particolare, dal Settecento ai nostri giorni, oltre a presentare alcuni interessanti oggetti di epoche precedenti. In merito all'aspetto tecnologico dei materiali, il Museo offre una panoramica dei tipi ceramici prodotti nel Veneto: terrecotte, cristalline, maioliche, porcellane, terraglie, semirefrattari, grès.

    Anche le tecniche di produzione sono presentate attraverso un'ampia gamma di esempi: dalle terrecotte semplici alle ceramiche graffite e alle maioliche a gran fuoco. Questa collezione si presenta di notevole interesse anche sotto il profilo storico, dato che sono rappresentate quasi tutte le manifatture novesi e bassanesi, ma anche di Vicenza, Venezia, Treviso ed Este, e vi sono anche esempi di altre regioni (Toscana, Lombardia, Trentino Alto Adige e Liguria) e stranieri (Germania, Francia e Olanda).

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    Oltre ai vari materiali e tecniche di produzione, è presente un'estrema varietà di forme e di decori, per cui si possono ammirare i più importanti motivi decorativi settecenteschi. Una menzione a parte merita il nucleo di ceramiche contemporanee, concesso in deposito permanente al Museo di Nove dall'Ente Fiera di Vicenza, costiuito da circa trecento manufatti premiati ai vari concorsi del Salone Internazionale della Ceramica dal 1949 al 1975. Uno dei pezzi più pregevoli di quest'ultima collezione è un grande vaso di Pablo Picasso.




    Città d'Arte



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    Centro vitale della città sono le tre Piazze, del Monte Vecchio, della Libertà e Garibaldi. La prima è il fulcro della Bassano medioevale, dove sorgevano i Palazzi del Comune e del Podestà, oltre alle dimore degli Ezzelini. Qui si affaccia la cinquecentesca Casa Michieli Bonato, affrescata da Jacopo da Bassano, e il Palazzo del Monte di Pietà, aperto nel 1494 in seguito alla leggi veneziane contro gli ebrei, costretti ad abbandonare la città.


    Piazza della Libertà è dominata dalla facciata neoclassica della chiesa di San Giovanni Battista, del XIV secolo ma rifatta nel settecento, e la Loggia del Comune con il grande orologio e il Palazzo municipale. Affiancata, troviamo Piazza Garibaldi, con la Torre Civica e la chiesa di San Francesco di aspetto gotico e tra le più antiche dell’area bassanese.Nel vicino chiostro ha sede il Museo Civico, uno dei più antichi del Veneto, costruito nel 1828, oggi sede di una raccolta di beni culturali con oltre 500 dipinti, 3.700 disegni, 40.000 stampe e 9.000 monete, e di una sezione archeologica con manufatti di origine greca e romana.

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    Al primo piano del Museo c’è la Pinacoteca, che ospita opere degne di nota, come alcuni dipinti di Jacopo da Bassano e la "Madonna col Bambino" di Giandomenico Tiepolo. Notevoli sono anche la Raccolta Remondini di incisioni e stampe, la collezione di ceramiche e porcellane e la biblioteca, che contiene 80.000 volumi. Al piano superiore troviamo il Gabinetto delle Stampe e dei Disegni, con opere del Bernini, del Tiepolo e del Guardi.

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    La tradizione artistica di Bassano è strettamente legata al nome dei Da Ponte. Entrando nella bottega del padre, Jacopo Da Ponte (1510 ca.-1592) apporta uno stile innovativo, che rende le sue opere un modello di quel movimento evolutivo che percorse tutto il '500, un secolo di grande importanza per le arti italiane, che coinvolse maestri come Tiziano, Tintoretto e Paolo Veronese.

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    Simbolo della storia bassanese è il Ponte di Legno, noto anche come Ponte vecchio o degli Alpini, lungo 64 metri e largo 8, coperto da una tettoia che poggia su due file di 19 colonne. Più volte distrutto e ricostruito, fu realizzato in legno perchè questo materiale offriva maggiore resistenza alle piene del Brenta. La struttura è basata su un progetto di Andrea Palladio.

    In fondo al Ponte, si trova il Museo degli Alpini, una sorta di santuario, meta di migliaia di visitatori che desiderano immergersi nella storia e nell’atmosfera della Grande Guerra, ricco di cimeli, fotografie e testimonianze di questo glorioso corpo militare. Quanto a musei caratteristici, Bassano ne possiede altri due: quello della Grappa che contiene la ricostruzione storica della produzione del pregiato distillato, e quello della Ceramica, a Palazzo Sturm, che raccoglie collezioni antiche e soprattutto la ricchissima produzione bassanese e quella di Nove, piccolo centro del comprensorio sede di importanti aziende.

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    Altri siti degni di nota sono la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, con la Porta cinquecentesca, il Castello Superiore e il Duomo, che costituiscono il nucleo originario della città. Se il Ponte Vecchio è il simbolo del mito degli Alpini, l'Ossario in Piazzale Cadorna rappresenta la memoria storica della Grande Guerra. Al suo interno sono custodite le salme dei soldati che diedero la vita per salvare la patria tra il 1915 ed il 1918. Con una breve escursione sul Monte Grappa, si possono ammirare sia gli splendidi panorami verso le vallate del Brenta, sia le stesse memorie della guerra, conservate nel Sacrario, del Sacello della Madonna, dalle Gallerie e dal Museo.




    La Grappa di Bassano



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    Chi dice Bassano dice....Grappa. Una tradizione secolare che trova in questa terra la sua espressione più alta e qualitativamente inarrivabile. Ma come nasce questo pregiato prodotto vicentino? In principio c'era la parola latina "destillare", che designava secondo alcuni l'estrazione da un succo dell'umore più puro e sottile mediante il calore, e secondo altri il gocciolare dolcemente, cadere a gocce. La distillazione, che consiste nel separare una sostanza volatile dalla materia solida, trasformandola in vapore e poi condensandola, non sembra essere presente nel mondo scientifico prima dell' età cristiana.

    Essa affonda le sue origini in epoche antichissime, traendo spunto dai concetti dell' alambicco greco, e dell'arte alchemica degli arabi. Lo stesso termine "alcool" deriva dall'arabo, anche se fu Paracelso nel XVI secolo a dare al termine il significato di "spirito di vino". In occidente tuttavia l'alcool era conosciuto già dal XII secolo e gli stessi arabi cominciarono a trattarlo un secolo più tardi. In principio veniva usato in medicina e in alchimia, e solo successivamente si cominciò a berlo. Per quanto riguarda le origini della parola grappa, una delle ipotesi più probabili è che derivi dal latino "grappulus", grappolo d'uva. La definizione corretta, per quanto riguarda la grappa italiana, è di acquavite ricavata dalla distillazione della vinaccia, la parte solida dell'uva, buccia e vinaccioli, separata dal mosto e dal vino. Proprio questa lavorazione ne mette in evidenza l'origine contadina e popolare, che utilizzava ogni bene della natura, non solo il vino quindi, riservato alle classi più abbienti, ma anche la vinaccia, appunto, che rimaneva nelle mani dei contadini, per i quali essa rappresentava una bevanda forte e corroborante. Il percorso seguito nei secoli per la creazione di questo prezioso distillato, divenuto una vera e propria arte, passa attraverso il lavoro degli alchimisti che cercavano l'elisir di lunga vita, i medici rinascimentali che distillavano erbe e fiori per scopi farmaceutici e i mastri artigiani veneziani, che nel Seicento iniziarono a produrre acquaviti per puro piacere del gusto.

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    Fu proprio a partire dal Seicento che le tecniche di distillazione si perfezionarono, tanto che si cominciò a parlare di acquavite di vinaccia. Dall' Ottocento ad oggi poi, le tecnologie hanno fatto passi da gigante, permettendo di giungere ad un prodotto, quello odierno, di qualità eccellente. Si possono distinguere cinque categorie di grappa: giovane, aromatica, affinata, invecchiata e aromatizzata. Alle bottiglie, dopo la chiusura, viene apposto il sigillo statale, ad indicare che essa è soggetta al pagamento di una particolare imposta e che garantisce al consumatore la qualità prevista dalla legge. Per quanto riguarda la temperatura, la grappa giovane e quella aromatizzata debbono essere servite a 10-12, mentre quella invecchiata a 16-18.

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    Il bicchiere più adatto è un tulipano piccolo e sottile dal gambo lungo, per impedire il riscaldamento del contenuto. A Bassano la tradizione della grappa, che viene definita anche il " liquore degli alpini", ha origini secolari: dal 1779 una famiglia di famosi produttori del luogo vi si dedica con ogni energia, dopo aver rilevato l'Osteria sul Ponte. Si trattava allora di una posizione molto favorevole, in quanto per la distillazione era necessaria la vicinanza di un corso d'acqua, quale appunto il fiume Brenta.

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    Grazie a questa e ad altre aziende del comprensorio, oggi la grappa di Bassano è esportata in tutto il mondo, dove è sinonimo di qualità, serietà e buon gusto. Tale è l'importanza di questo pregiato prodotto, che la città gli ha dedicato un Museo, il primo in Italia. Il Museo della Grappa ha trovato la sua collocazione in un palazzo del Quattrocento, di fronte al Ponte Vecchio, dove in un percorso suggestivo vengono ricostruite la storia, le origini e i metodi di produzione del più italiano dei distillati.

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    Edited by tomiva57 - 11/5/2011, 08:10
     
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  5. neny64
     
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    grazie amo bassano!!!
     
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  6. tomiva57
     
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    ...ancora su bassano...


    BASSANO DEL GRAPPA




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    Attraversata dal fiume Brenta, Bassano del Grappa e' una delle citta' piu' popolate e sviluppate del Veneto. Oltre a un'economia industriale in forte crescita e a una vivace attivita' culturale, Bassano possiede una tradizione gastronomica saporita e gustosa: non si puo' ripartire senza aver assaggiato gli asparagi, il baccala' e la grappa (se possibile direttamente alla distilleria Nardini).
    Nella piazza centrale del Monte Vecchio sorgono l'imponente palazzo del Monte di Pieta' e la casa Dal Corno Bonato, la cui facciata era stata affrescata da Jacopo Da Ponte, detto il Bassano (le opere sono ora conservate al Museo Civico); a pochi passi, nella piazza della Liberta', la chiesa neoclassica di San Giovanni, realizzata nel 1300 dall'architetto Giovanni Miazzi. Meravigliosa e' anche la quattrocentesca Loggia del Comune. Tutto l'abitato e' costellato di edifici di splendido gusto, arricchiti di preziosi ornamenti: una passeggiata per le tranquille piazzette, infatti, puo' rivelarsi molto affascinante.

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    La vera perla di Bassano e' pero' il Ponte di legno, progettato dal Palladio in questo materiale perche' la sua elasticità fosse in grado di contrastare l'impetuosita' del fiume Brenta. Subì diversi e pesanti danneggiamenti sia a causa del fiume, sia a causa di bombardamenti, ma sempre ristrutturato sulle direttive palladiane. L'ultima ricostruzione risale al secondo dopoguerra per opera degli Alpini.




    MONUMENTI BASSANO



    CHIESA DELLA TRINITA'Ricostruita nel 1740, conserva un famoso dipinto di J. da Ponte.
    MONASTERO DI CAMPESEFondato da Ponzio di Cluny nel 1124. Conserva affreschi dei Dal Ponte e la sepoltura di Teofilo Folengo, piu' noto come Merlin Cocai.
    • CHIESA DI SAN DONATO
    Eretta nel '200 fu in seguito completamente trasformata. Conserva una pala di Francesco Dal Ponte il Vecchio.
    CHIESETTA DELL'ANGELO
    Del 1655 in stile barocco, e' sede di mostre e concerti.

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    CHIESA DI SAN FRANCESCO
    Edificio romanico-gotico eretto alla fine del '200 con elegante protiro del 1306. All'interno affreschi del '400.

    CHIESA DI SAN GIORGIO E PIEVE DI SANT’EUSEBIO
    Graziosa chiesetta posta sulle dolci colline bassanesi.

    CHIESA DI SAN GIOVANNI BATTISTADi origine trecentesca fu rifatta nel XVIII secolo con facciata neoclassica. Annessa Cappella del SS. Sacramento (1697), in stile rococò di O. Marinali e G.B. Piazzetta.

    CHIESA DELLA BEATA GIOVANNA
    Chiesa benedettina che ospita le reliquie della Beata Giovanna Maria Bonomo.

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    DUOMO DI SANTA MARIA IN COLLESorge entro la cinta del Castello Superiore (X secolo) sull'area della prima Pieve di Bassano. L'interno conserva opere di O. Marinali, L. dal Ponte ed un importante crocefisso romanico.

    CHIESA MADONNA DELLA SALUTE
    Chiesa barocca situata all’imbocco della Valsugana.

    CONVENTO DI SAN SEBASTIANOChiesa e cenobio del '400. Singolare Museo della Farmacia.

    SACRARIO MILITARE DI CIMA GRAPPA
    Posto sulla vetta del Monte Grappa, ospita quasi tredicimila caduti della Prima Guerra Mondiale; è oggi monumento nazionale e zona sacra.

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    CASTELLO EZZELINI
    Di origine medievale, racchiude l’antica Pieve di Santa Maria in Colle.

    MUSEO CIVICO - CONVENTO SAN FRANCESCO
    Chiostro e Sala Capitolare con affreschi di Battista da Vicenza (sec. XV). Il Museo, tra i primi costituiti in Italia, comprende la Pinacoteca, con i dipinti dei Dal Ponte, la Biblioteca con la "Raccolta Remondini", stampe dei maggiori incisori, la Sezione Archeologica con gli importanti reperti della "Raccolta Chini", la Sezione Canoviana che raccoglie studi e cimeli di A. Canova.

    TORRE CIVICACostruita nel XIII secolo, domina l'intero centro storico della citta', sovrastando piazza Garibaldi.

    PALAZZO STURM - MUSEO DELLA CERAMICA E MUSEO REMONDINI
    Elegante dimora patrizia del '700, in riva al Brenta con vista sul Ponte Vecchio. Interni con stucchi e affreschi di G. Anselmi (1765). Sede del Museo della Ceramica: raccolta cronologica della produzione bassanese. Dal 2007 è sede anche del Museo Remondini, dedicato alla celebre famiglia di stampatori.

    PALAZZO BONAUGURO E MUSEO DEL MONDO ANIMALE
    Solenne costruzione del '500 nell'antico borgo di Angarano, decorato con affreschi della scuola di P. Veronese. e' sede di mostre di ceramiche e di artigianato. Nella stessa sede è ospitato anche il Museo del Mondo Animale, un progetto che ha lo scopo di sensibilizzare il pubblico sull’importanza delle specie animali in pericolo di estinzione.

    MUSEO DEGLI ALPINI
    Fondato nel 1948 il Museo sorge sulla riva destra del Brenta, a ridosso del Ponte Vecchio.

    MUSEO DELLA GRAPPA POLI
    Situato all’interno di un palazzo nobile del ‘400 posto di fronte al Ponte Vecchio, offre un percorso didattico alla scoperta dei segreti della grappa.
    A Schiavon, paese situato a 12 km di distanza da Bassano, è possibile visitare la distilleria.

    GRAPPERIA NARDINI
    Situato all’imbocco del Ponte Vecchio, dal 1779 il locale è sinonimo di storia e tradizione.
    A tre km dal centro si trovano le “bolle”, caratteristiche costruzioni progettate dall’architetto Fuksas che ospitano un auditorium e uno spazio di ricerca voluto dalla famiglia Nardini per celebrare i 225 anni di attività.

    MUSEO REMONDINI CARTIERA TASSOTTI
    a Stamperia Bassotti, nata a Bassano oltre 40 anni fa, è un luogo dove storia, tradizione e cultura della carta si fondono in modo esemplare con le esigenze del mercato attuale.

    TEMPIO DELL'OSSARIOIdeato all'inizio del '900, fu destinato dopo la Grande Guerra ad Ossario dei Caduti del Grappa.

    GIARDINO PAROLINI
    Orto botanico realizzato da A. Parolini agli inizi dell'800. Ricco di specie provenienti da tutto il mondo.

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    LOGGIA DEI PODESTA' E PALAZZO DEL COMUNE
    Loggia quattrocentesca del Palazzo del Municipio del 1582. Sulla facciata orologio di B. Ferracina (1747)


    PALAZZO AGOSTINELLI
    Ospita mostre e rassegne artistiche. Sulla facciata, affresco di Madonna con Bambino (seconda metà del '400).

    PALAZZO PRETORIO
    Costruzione di impianto duecentesco. Dal 1315 fu sede del podesta' e successivamente del Consiglio Comunale. La scala esterna coperta risale al 1552.

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    PARCO RAGAZZI DEL '99
    Parco pubblico, dedicato ai Ragazzi del '99

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    PALAZZOTTO MONTEVECCHIO E MONTE DI PIETA'
    Piazza principale della Bassano medievale. Su di essa si affaccia il Monte di Pieta' con l'antico stemma della città e numerose iscrizioni in onore dei podesta' veneti.

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    PONTE VECCHIOCaratteristico ponte coperto in legno, noto monumento bassanese, caro alla tradizione popolare. Piu' volte ricostruito dall'ANA e da allora conosciuto come Ponte degli Alpini. Bellissima veduta delle montagne e della Valbrenta.

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    PORTA DELLE GRAZIE
    Parte della cerchia muraria del '300, risistemata nel 1560 da F. Zamberlan. Oltre la porta il panoramico Viale dei Martiri con stupenda veduta del Massiccio del Grappa e dell'Altipiano di Asiago.

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    TEATRO ASTRAProgettato nel 1802, e' sede di rassegne teatrali e liriche.


    CAVE DI RUBBIO
    Suggestivo luogo recuperato dall’artista Toni Zarpellon che dal 1989 ne ha fatto un luogo di sperimentazione di immagini anrtroporfiche.

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    VILLA REZZONICO-BORELLA
    Villa Rezzonico Borella, datata 1700-1706 è stata realizzata su progetto dell'architetto Baldassare Longhena.

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    Bassano DOC




    In una terra già famosa per vitigni pregiati e famosi vini DOC, non poteva mancare un prodotto tipico, divenuto a pieno diritto celebre in tutto il mondo,e al quale è stato dedicato persino un museo. La grappa di Bassano, frutto di una tradizione secolare tramandata nel tempo, è oggi assieme al celebre Ponte degli Alpini uno dei simboli inconfondibili di questa terra fiera e orgogliosa delle proprie origini e della propria storia. Altro prodotto celebre della terra vicentina è l'asparago bianco di Bassano, che la leggenda vorrebbe essere stato introdotto da S.Antonio da Padova, che se ne servì per tenere buono l'allora temutissimo tiranno Ezzelino da Romano, uno dei più terribili personaggi della storia veneta. Si raccoglie prima che spunti da terra e prenda colore, nel qual caso ha minor pregio, ha un sapore delicato e proprietà diuretiche, depurative e vitaminiche.

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    Gli asparagi di Bassano, la cui antica ricetta risale al '500, sono l'orgoglio gastronomico del luogo. Bianchi, grandi e delicati, consumati con una semplice salsa d'uovo o usati come condimento per un gustoso risotto. tradizionale è la Mostra dell'asparago bianco, che si tiene ogni anno a fine aprile, e che richiama centinaia di visitatori e di...buongustai da ogni luogo.


    Ottimi sono anche alcuni vini, provenienti dai vigneti della zona, come il Due Santo di Zonta, nonchè la carne che si alleva nella zona di Pove del Grappa. A primavera è buona abitudine gustare i "bisi" di Borso, piselli tipici coltivati nelle campagne adiacenti a Borso del Grappa. In autunno sono ottimi i broccoletti di Bassano e il sedano di Rubbio, eccellente nelle zuppe e nell'insalata.

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    Nella zona del monte Grappa si produce anche un gustoso formaggio dalla pasta bianca e saporita, il Morlacco. Ottime anche alcune qualità di miele, che si ricava dai fiori delle pendici del Grappa. Infine, una nota anche per l'olio d'oliva. Quello delle colline della zona è di ottima qualità, anche se prodotto in quantità molto limitate e destinato ad una clientela selezionata.








    Le montagne vicentine



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    La Montagna vicentina unisce agli indubbi valori turistico ambientali, le note valenze storiche e tradizionali che la rendono unica nel suo genere. Se in altre pagine trattiamo i primi, ricchi di paesaggi, vallate e catene montuose che aattraggono milioni di turisti e visitatori, qui ci occupuamo invece di quelle montagne che sono divenute un simbolo nella storia d'Italia. Ed è doveroso far partire la nostra esposizione dal Monte Grappa, il Monte "Sacro alla Patria", che ha segnato con la sua maestosa presenza alcune delle pagine più significative della Storia. Posto tra le Valli del Brenta e del Piave, il massiccio del Grappa fu durante la Grande Guerra teatro di aspre battaglie di cui ancora oggi rimangono segni nei camminamenti, nelle trincee e nei Sacrari.

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    Alto 1775 mt. il Monte Grappa domina la città di Bassano, che da esso prende il nome, ed stato dichiarato monumento nazionale e sacro per la Patria al di sopra dei 1700 mt. E' una sorta di grande Museo naturale a cielo aperto, sul quale, nel 1935, fu eretto il Sacrario Militare Italiano, che custodisce le spoglie di 12.615 caduiti. Su di esso si snoda la Via Eroica, con i suoi 14 siti bellici, che porta al Museo. Non lontano, si trovano la Galleria Vittorio Emanuele III, imponente fortificazione scavata nel 1917 che corre per 5 km di tunnel e caverne, e il Cimitero Austro Ungarico che accoglie i resti di più di 10.500 caduti.

    Oltre al valore storico, queste zone sono famose anche per la ricca flora prealpina e per la bellezza dei paesaggi. Innumerevoli sentieri si dipanano in ogni direzione, rendendo il luogo molto adatto alle escursioni e alle passeggiate. Le Malghe sono punto di ritrovo per gli amanti del formaggio e dei prodotti caseari. Per raggiungere il Monte Grappa si sale da Romano d'Ezzelino, nei pressi di Bassano, seguendo la Strada Cadorna con ripidi tornanti fino a Cima Grappa. Questa strada fu realizzata alla fine della Prima Guerra Mondiale per consentire il movimento delle truppe in caso di attacco nemico. Il massiccio del Pasubio, coi suoi 2235 mt d'altezza, è il poderoso baluardo posto a chiusura delle valli vicentine, e per questo motivo ha rappresentato uno dei punti strategici dei combattimenti della Grande Guerra. Anche qui, come sul Monte Grappa, abbondano le trincee, le fortezze e le gallerie a ricordo di quell'evento così cruciale e cruento. Salendo dal passo Pian delle Fugazze, pianoro a 1.162 mt d'altezza al confine tra la provincia di Vicenza e quella di Trento, si arriva al Sacrario Militare che domina la Val Leogra, col suo importanti centro urbano di Schio.

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    Nel Museo Storico si trovano cimeli e documenti d'epoca in un grande plastico che riproduce le zone di battaglia. Anche qui esiste un'area dichiarata monumentale. Seguendo la Strada degli Eroi, lasciata l'auto a Pian delle Fugazze, si raggiunge il Rifugio Papa, aperto d'estate, e poi Porte del Pasubio a 1.918 mt, dove si trovano le lapidi dei soldati decorati con la Medaglia d'Oro, tra cui Cesare Battisti e Fabio Filzi. Dal Rifugio Papa il Sentiero Tricolore porta in due ore a visitare i campi di battaglia, dove sono stati riadattati camminamenti e postazioni con armi, osservatori e trincee.


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    Anche per il Pasubio vale quanto detto per il Grappa. Oltre ai cimeli e ai ricordi della Storia, qui ci sono molte possibilità di escursioni, arrampicate e sci alpinismo. Interessante è il Giardino botanico San Marcocon centinaia di specie di flora alpina. Ma il panorama più spettacolare è quello che si gode seguendo la Strada delle Gallerie che va da Bocchetta Campiglia a Porte del Pasubio. Larga 2 metri e lunga 6.555 con 52 gallerie che misurano in tutto 2.280 metri questa grandiosa opera realizzata nel 1917 si affaccia su panorami di impareggiabile bellezza.


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    Edited by tomiva57 - 11/5/2011, 08:22
     
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    MAROSTICA



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    Secondo la leggenda, nel 1454 Rinaldo da Angarano e Vieri da Vallonara giocarono a Marostica una partita con scacchi viventi su un'enorme scacchiera appositamente dipinta nella piazza del Castello, per ottenere la mano di Lionora, la figlia del castellano Taddeo Parisio.
    Dal 1954 questa fantastica sfida viene riproposta ogni due anni e costituisce una vera e propria festa cittadina, con tanto di sfoggio di tipici costumi del Quattrocento.
    Oltre alla scacchiera ormai famosissima, e' meraviglioso tutto il complesso medievale, uno dei piu' importanti del Veneto. Del Castello Superiore, posto sul colle adiacenti la cittadina, partono le due muraglie fortificate; queste abbracciando tutto il nucleo storico, si incontrano piu' in basso nel Castello Inferiore, che ha subito recentemente un restauro.
    Fuori dalla cinta, oltre le tre porte, si possono visitare gli intricati sobborghi, tra cui il borgo di Giara, originario nucleo di Marostica.


    STORIA DELLA PARTITA A SCACCHI



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    La leggenda della Partita risale al lontano 1454, quando Marostica era una delle fedelissime della Repubblica di Venezia ed il suo governo era retto da un podestà nominato direttamente dalla città di San Marco. Si narra che proprio in quell'anno due valorosi guerrieri, Rinaldo da Angarano e Vieri da Vallonara, si innamorarono perdutamente della bella Lionora, figlia del Castellano di Marostica Taddeo Parisio, e per la sua mano si sfidarono a duello, come era costume quei tempi. Taddeo Parisio, che non voleva perdere nessuno dei due valenti giovani, evito' il cruento scontro rifacendosi ad un editto di Cangrande della Scala di Verona, emanato poco dopo la tragica vicenda di Giulietta e Romeo, e confermato ed aggravato dal Serenissimo Doge.
    Decise quindi che Lionora sarebbe andata sposa a quello tra i due rivali che avesse vinto la partita al nobil gioco degli scacchi; lo sconfitto sarebbe divenuto ugualmente suo parente, sposando Orlanda, sua sorella minore, ancora giovane e bella. L'incontro si sarebbe svolto in un giorno di festa nella piazza del Castello da basso, con pezzi grandi e vivi, armati e segnati dalle insegne di bianco e di nero, secondo le antichissime regole imposte dalla nobile arte, alla presenza del Castellano, della sua affascinante figlia, dei Signori di Angarano e di Vallonora, dei nobili delle città vicine e di tutto il popolo. Decise anche che la sfida sarebbe stata onorata da una mostra in campo di uomini d'arme, fanti e cavalieri, fuochi e luminarie, ballerine e cavalieri, suoni e danze.
    E così avvenne.
    Sfilarono arceri e alabardieri, fanti schiavoni e cavalieri, il Castellano e la sua corte con Lionora e Orlanda, la fedele nutrice, dame, gentiluomini, l'araldo, il comandante degli armati, falconieri, paggi e damigelle, vessilliferi, musici, massere e borghigiani, e poi ancora i meravigliosi pezzi bianchi e neri con re e regine, torri e cavalieri, alfieri e pedoni. Rinaldo da Angarano e Vieri da Vallarona ordinarono le mosse ed al termine della disfida un tripudio di fuochi, luci e grida festose salutarono il vincitore.
    Lionora, trepidante perchè¨ segretamente innamorata di uno dei due, aveva con discrezione fatto sapere al contado che il Castello da basso sarebbe stato illuminato di candida luce qualora la vittoria fosse stata conquistata dal cavaliere che faceva battere il suo cuore, affinche' tutti potessero partecipare alla sua gioia. Oggi, come allora, l'emozione si rinnova, in una fastosa cornice di costumi preziosi e di gonfaloni, affascinanti dame ed intrepidi cavalieri, scherzosi zanni, giocolieri e sputafuoco, rinnovando negli animi il sapore antico di una appassionante storia d'amore.
    La Partita a Scacchi a personaggi viventi viene giocata sulla Piazza di Marostica, ogni secondo venerdì, sabato e domenica di settembre degli anni pari. Per assistere alle rappresentazioni e' necessario il possesso di un biglietto numerato, reperibile presso la Pro Marostica. I preziosi costumi dello spettacolo possono essere ammirati in ogni momento dell'anno presso la mostra permanente allestita al Castello inferiore.

    PARTITA A SCACCHI A PERSONAGGI VIVENTI


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    LA VIA DELLA CERAMICA

    Tutta la zona a sud di Bassano del Grappa (da Nove fino a Cassola) e' da secoli rinomata per la lavorazione della ceramica. In queste terre infatti si trovano in abbondanza le due materie prime per la produzione di ceramica d'arte: l'argilla plastica e, per i colori, la sabbia silicea. Proprio qui nacque la fama di Antonibon, nel Settecento importanti produttori di piatti e vasellame, che poi si espanse in tutta Europa; nel Museo di Nove sono conservate molte delle opere della loro antica bottega.


    IL CAPPELLO DI PAGLIA


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    Tra le vecchie attivita' produttive che fino alla prima metà del '900 hanno influito in modo non indifferente nelle tradizioni e nella storia economica e sociale della provincia di Vicenza, la lavorazione della paglia ha occupato una posizione di assoluto rilievo. Il centro della lavorazione e' stato senza dubbio Marostica, assai conosciuta fin dalla prima metà del XIX secolo in Italia e all'estero per l'abbondante e particolare produzione di trecce, borse e, soprattutto, cappelli di paglia. Proprio il nome di tale tradizione economica si e' costituita a Marostica l'associazione "Il cappello di paglia di Marostica", la quale ha curato l'esposizione "Storia della lavorazione dei cappelli di paglia a Marostica", inaugurata nel giugno del 2001 nelle sale del Castello Inferiore, ospite d'onore Ruy Pauletti, Rettore dell'Universita' Caxias do Sul dello Stato di Rio Grande, in Brasile. Questa presenza e' stata motivata dal fatto che gli emigranti marosticensi alla fine dell'ottocento portarono proprio nella regione del Rio Grande do Sul l'arte della lavorazione della paglia, fondando anche in quel lontano paese numerose fabbriche di cappelli.


    UN PATRIMONIO DA SALVARE E VALORIZZARE

    Fu nel secolo XIV che Marostica assunse l'aspetto di citta' fortificata medievale, ad opera degli Scaligeri, signori di Verona, i quali sostituirono il precedente incasellamento, basato su fortificazioni poste sulle cime dei colli, succedutosi dall'eta' romana ad Ezzelino. Tale progetto doveva trasformare Marostica in un caposaldo militare che favorisse il controllo politico del territorio.
    Dobbiamo a Cangrande, a Mastino e a Cansignorio della Scala l'oppidum Marosticae, oggetto ancora oggi di studi per il suo rigoroso e avveduto impianto comunitario. Due sono i castelli, uno in pianura e uno sulla sommità del Pausolino, uniti da una poderosa cinta che avvolge il colle e il piano sottostante. All'interno delle mura si trovano gli elementi tipici della citta' fortificata: il "campo grande", per gli incontri, le feste e i tornei; il castello-recinto, centro commerciale e casello daziario; le botteghe delle arti e dei mestieri, un tratto della roggia marosticana per garantire l'approvvigionamento idrico; i quartieri per le coltivazioni; gli edifici abitativi, le stalle, i ricoveri per gli abitanti del contado in caso di pericolo.
    Il Caste'o da basso ha due ingressi e quattro torricelle scudate più il mastio di Cangrande, una torre alta 44 m. Sembra influenzato dal modello del palazzo comunale lombardo.
    Il Caste'o de sora, semidistrutto dalle batterie veneziane, ai tempi della lega di Cambrai (1510), e', oggi, ridotto allo stato di rudere. ha quattro porte e venti rivellini (torri difensive aperte all'interno).

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    MONUMENTI MAROSTICA



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    CASTELLO INFERIORE
    Con la conquista scaligera di Vicenza ad opera di Cangrande Della Scala (aprile 1311) il territorio vicentino viene sottratto alla «custodia» padovana.Inizia così il periodo della dominazione scaligera (1311-1387).
    Con Cangrande viene avviato il processo di ridefinizione urbanistica di Marostica con lo spostamento del cuore della città dall'antico Borgo, romano e medioevale, all'attuale centro intramurario. Agli anni 1312 e successivi risale, infatti, la costruzione del Castello Inferiore, detto anche Castello Da Basso, e del Castello Superiore. Il Castello Inferiore, tutto merlato, ha pianta rettangolare ed è un tipico castello-recinto costruito a ridosso di un imponente Mastio. Costituisce un pregevole esempio di architettura militare. Dopo la guerra della Lega di Cambrai (1509-1510) il podestà trasferì la sua sede dal Castello Superiore, gravemente danneggiato, al Castello Inferiore.

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    CHIESA DI SANT’ANTONIO ABATE
    Sant'Antonio Abate viene invocato a protezione degli animali, con tale finalità venne intitolata questa chiesetta di fondazione tardomedievale (compare nei documenti dal 1383). Sorge probabilmente sul luogo di un preesistente castello di epoca ezzeliniana, come lascia supporre una torre, costituita di pesanti blocchi di arenaria, inglobata nel campanile. Tre le opere d'arte conservate all'interno della chiesa ricordiamo la Predica di San Paolo ad Atene di Jacopo e Francesco Bassano. Accanto alla chiesa, ricostruita nel secolo XVIII e consacrata nel 1838, i resti dell'antico chiostro del convento dei Minori Osservanti, presenti fino al 1658.

    CHIESA SCONSACRATA DI SAN MARCO
    Graziosa chiesetta sconsacrata che ospita mostre e concerti.

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    MUSEO ORNITOLOGICO “ANGELO FABRIS” – COLLEZIONI DALLA RIVA
    Oltre alle interessanti esposizioni, organizza corsi professionali di falconeria.

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    Le virtù della Ciliegia di Marostica Igp
    Gustosa e preziosa per la salute



    Bella, buona e anche terapeutica. La Ciliegia di Marostica Igp presenta forma cuoriforme ed è caratterizzata da una buccia e una polpa mediamente sode, di colore tra rosa e rosso scuro, succosa, dal gusto pieno, dolce e gradevole. Un frutto prezioso anche dal punto di vista nutritivo e salutistico
    Marostica (Vi) e lo scenario circostante a primavera imbiancano: lievi batuffoli bianchi punteggiano la costa e i campi, è risveglio dell’animo. I ciliegi sono in fiore e raramente la natura si mostra più generosa e aulente. 
Una fascia del Vicentino, quella che partendo da Bassano va a Marostica e a Breganze, passando per Mason, Pienezze e Molvena, produce delle ciliegie la cui qualità è nota a livello nazionale.
    La “Ciliegia di Marostica Igp” presenta forma cuoriforme ed è caratterizzata da una buccia e una polpa mediamente sode, di colore variabile dal rosa al rosso scuro, succosa, dal gusto pieno, dolce e molto gradevole. È un frutto prezioso da un punto di vista nutritivo e salutistico. È ricca di sali minerali (potassio, fosforo, calcio, magnesio, manganese, rame e zinco), di vitamine (in particolare la A e la C) di polifenoli, e di zuccheri ben tollerati anche dai diabetici.

    Belle, buone e anche terapeutiche. Studi recenti effettuati alla Michigan State University sostengono che le ciliegie proteggono il cuore e hanno effetti antidolorifici, grazie agli antociani, sali presenti in grande quantità nel frutto maturo. Sarebbero inoltre preziose nella riduzione dell’ipertensione e nel favorire la diuresi. In più hanno pochissime calorie: solo 38 per 100 grammi e non ha colesterolo.
    Delle virtù della ciliegia ne parla Senni, docente di Agraria all’Università di Tuscia, che spiega come il frutto sia naturalmente “no global” per la sua stessa natura, in quanto si deve attendere la maturazione sulla pianta prima di raccoglierlo e ha vita breve: una larga percentuale si ferma nei mercati locali.




    THIENE



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    Thiene, vivace ed operosa cittadina di oltre 21.000 abitanti ha le sue origini in epoca romana.
    Nasce attorno ad un "castrum" e si trasforma, nel Medioevo, in castello di difesa del borgo arroccato attorno alla sua chiesa:la "Pieve di S. Maria".
    Nel 1281 viene scavata la "Roggia di Thiene" lungo le cui rive aprono bottega e case gli artigiani.
    Un castrum, un castello e la sua pieve, una via e una roggia, sono i punti fermi che hanno dato vita all'abitato di Thiene. La felice posizione geografica e la confluenza di strade importanti per i traffici del Veneto, e del Tirolo e oltre, hanno contribuito alla sempre piu' rilevante prosperita'.
    Thiene entra a far parte della Repubblica Veneta nel 1404 dove trovera' quella sicurezza e quella pace utili allo sviluppo della sua economia e al diffondersi della cultura e delle arti. Mercati, da quello rurale del Medioevo a quello Franco del 1492 e quindi settimanale del lunedi, Fiere (di S.G. Battista e del terzo lunedi di ottobre) botteghe e magazzini, diventano il centro nevralgico degli affari della città e di un territorio sempre piu' ampio.
    Gli esponenti di famiglie nobili vicentine e della borghesia mercantile, artigianale e delle libere professioni investono capitali nell'acquisto, bonifica ed irrigazione delle terre, nei commerci, nell'edilizia che mutera' ed arricchira' l'aspetto di vie, slarghi ed angoli suggestivi della città .
    La vecchia Pieve di S. Maria ricostruisce la sua Chiesa, sorgono bellissime ville e palazzi con annesse cappelle private (Villa Porto-Colleoni-Thiene e Palazzo Cornaggia) eleganti dimore signorili, pregevoli opifici e fattorie.
    Thiene cresce nel tempo rappresentando lo spirito autentico e la vera anima culturale, artistica e sociale del dinamico ed operoso territorio che la circonda.
    Anche oggi Thiene rappresenta un ammirato esempio di "modello veneto" ponendosi come centro di riferimento nel tessuto sociale ed economico dell'Alto Vicentino.




    MONUMENTI THIENE



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    PIAZZA CHILESOTTI
    Opera realizzata dell'Architetto Serlio tra il 1640 e il 1650; nella piazza vi sono la fontana con lo stemma della Citta' e la Torre civica.

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    DUOMO
    Edificio intitolato a S.Gaetano e risalente al 1300. Fu restaurato nel 1630, e proprio al periodo barocco si devono l' aspetto attuale, la cupola e alcuni arredi interni. Sede del Museo di Arte Sacra.

    CHIESA DEL ROSARIO
    Risalente ai secc. XV-XVI; all'interno, tele, affreschi e sculture di epoca barocca.

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    VILLA PORTO COLLEONI, ORA THIENE
    Villa risalente al 1476 ma che ingloba strutture risalenti ad un periodo ancora precedente. Di particolare interesse sono gli affreschi del XV sec. di G.B. Zelotti e di G.A. Fasolo. Degne di nota anche le scuderie del 1710, opera dell'Architetto Muttoni.

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    CASETTA ROSSA
    Datata al XV sec.. Ora sede dell'Ufficio Turistico e di Pro Thiene. Da notare la Meridiana.

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    CHIESA DELLA NATIVITA’
    Edificio della fine del XV sec.. All'interno sono visibili tele, affreschi, sculture ed un sarcofago della stessa epoca.

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    TEATRO
    Realizzato nel 1905, e' un mirabile esempio del Liberty italiano. All'interno e' ospitata la Pinacoteca Civica.

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    SANTUARIO-CONVENTO MADONNA DELL’OLMO
    Risalente al 1530 e restaurato nel 1954. Conserva tele, affreschi, sculture e mosaici. Di interesse e' anche il Chiostro.
    CHIESA DI SAN VINCENZO
    Chiesa del 1333 al cui interno vi sono tele, affreschi ed un'icona del XIV sec..

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    VILLA CHILESOTTI FABRIS
    Villa della fine del 1700, con affreschi e sculture. Nel parco, fontane della stessa epoca. Attualmente la Villa è sede della Scuola Europea di Restauro.
    CHIESA DI SAN GIROLAMO
    Edificio del 1472 con tele, affreschi ed altari.

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    PALAZZO THIENE-CORNAGGIA
    Palazzo del 1470 con trifore ed affreschi esterni.






    IL MERCATO FRANCO DEL 1492



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    La tradizione mercantile di Thiene ha antiche origini, se pensiamo che citazioni storiche riferiscono che gia' nel 1259 numerose persone affluivano in città al mercato settimanale. Fu pero' nel 1492 che, per meriti ottenuti sul campo di battaglia di Rovereto, venne concessa dalla Repubblica di Venezia la qualifica di "Mercato Franco" cio' consentì un notevole incremento delle contrattazioni.
    Ogni due anni, il primo sabato di ottobre, a ricordo della concessione, viene celebrata, con profondo entusiasmo, una realistica rievocazione storica che prese avvio nel 1992 per celebrare i 500 anni dell'avvenimento. Invece, dal 1997, ogni prima domenica di ottobre viene allestito un Mercato Franco del 1492. I cittadini di Thiene e della zona circostante sono coinvolti con un misto di impegno e divertimento; in tale ricorrenza vengono riproposti gesti e sapori antichi, rivitalizzate usanze dimenticate e recuperate vecchie ricette. I figuranti indossano ricercati abiti rinascimentali ideati e realizzati dalle sarte "volontarie" del Laboratorio della Rievocazione Storica coordinato dalla Pro Thiene.
    Per poter fare acquisti, agli ingressi del Mercato le monete correnti dovranno essere convertite ai banchi dei cambiavalute con le "colombine", antiche monete della "Terra di Thiene".
    Un appuntamento con la storia, le tradizioni ed il folklore, che mette in scena ed esalta le radici imprenditoriali di questa "Terra" assicurando al visitatore un magico ritorno alle origini.

    MERCATO FRANCO - OTTOBRE 1492
    Prima settimana di ottobre
    Rievocazione storica e mercato rinascimentale

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    LA GASTRONOMIA




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    Condurre il turista per un itinerario gastronomico a Thiene e nella Pedemontana Vicentina e' quanto mai stimolante, per le molteplici e variegate tradizioni culinarie. A Thiene uno dei piatti piu' prelibati e ancorati ai gusti antichi e' sicuramente il "baccala' alla vicentina". Per far gustare l'appetitoso piatto della tradizione la Pro Thiene organizza, da ormai 37 anni, nell'ultimo fine settimana di ottobre, la "sagra della poenta e bacala'". A cadenza biennale, nel secondo fine settimana di ottobre, si svolge la Mostra Lattiero Casearia giunta ormai alla XXX edizione, ora denominata "Mercato dei formaggi e dei prodotti agro-alimentari di qualità " alla quale sono abbinate numerose e qualificate iniziative collaterali. Tra i dolci merita una menzione particolare la "treccia d'oro", portata a Thiene nel 1919 dal capostipite della famiglia dei noti pasticceri Signorini. I thienesi sono anche abili cercatori di erbe aromatiche: nelle prime giornate primaverili si recano nelle vicine colline delle Breganze e raccolgono diversi tipi di erbette: i bruscandoli, le ortiche, gli asparagi di pungitopo e i raperonzoli, con le quali si preparano ottime minestre e risotti. A Zane', durante la Festa del Rosario, si svolge la sagra "dei bigoli con l'arna". A Zugliano si cucina la porchetta zuglianese assunta agli onori della cronaca dagli anni '50 in occasione delle riprese del film "Senso" di Luchino Visconti.
    Vale la pena di percorrere alcuni chilometri lungo la strada che da Calvene si spinge verso l'altopiano per gustare i sapori dei freschi formaggi e delle altre specialita' casearie prodotte nella malghe attive nella zona montana. Tra le specialita' di Breganze un posto di rilievo merita il piatto dei "torresani", giovani colombi cotti allo spiedo. Numerose e qualificate sono nella zona le aziende produttrici di vini di ottima qualità ottenuti con uve di secolari vigneti valorizzati dal locale Consorzio Tutela dei vini d.o.c.. Nelle cantine del paese e nelle colline soprastanti i contadini propongono l'assaggio del vino d'annata agli amanti del nettare di Bacco. Numerose sono le aziende agrituristiche nelle quali si possono assaggiare, oltre ai piatti della tradizione, saporiti piatti di "polenta e soppressa" e "polenta e formaggio".

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    Edited by tomiva57 - 16/5/2011, 08:19
     
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    Asiago


    Asiago e l'Altopiano dei 7 Comuni

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    "C'È UN LUOGO..."
    ...dove le foreste d'abete e di larice si confondono con gli infiniti pascoli, paradiso per marmotte, cervi, camosci e caprioli;
    rifugio per scoiattoli, galli cedroni e aquile.
    ...dove la storia ha lasciato segni indelebili, dalle incisioni rupestri della Val d'Assa al Villaggio del Bostel, dalla cultura degli antichi Cimbri alla Prima Guerra Mondiale.
    ...dove crescono fiori meravigliosi e incredibili, dal giglio martagnone alla genziana, dalla stella alpina alla drosera, pianta carnivora di torbiera.
    ...dove dal 1310 al 1807 si formò uno dei primi governi democratici della storia, con la Spettabile Reggenza dei Sette Comuni.
    ...dove ancora oggi si perpetua lo scambio tra l'Uomo e la Natura, con la produzione del formaggio, del miele e dei distillati d'erbe e con la raccolta dei funghi e dei frutti di bosco.
    ...dove vivono ancora gli Gnomi, i Folletti e le Fate, che spiano nascosti nelle loro tane tramando scherzi e burle, sempre presenti nelle antiche leggende locali.
    ...dove puoi trovare più di 500 chilometri di piste per lo sci da fondo che d'estate si trasformano nella più grande e completa rete di sentieri per la mountain-bike.
    ...dove il trekking, le escursioni e le passeggiate a cavallo hanno ancora il sapore dell'avventura, portandoti a scoprire angoli sempre nuovi.
    ...dove gli "sport nazionali" sono lo sci da fondo, lo sci alpino, l'hockey su ghiaccio, il pattinaggio veloce e il salto del trampolino, ma anche l'estivo sci d'erba.
    ...dove un campo da golf con 18 buche tra i migliori d'Europa e un aeroporto attrezzato con una pista in cemento a 1000 metri di altitudine sono cose assolutamente normali.
    ...dove si può percorrere l'imponente Calà del Sasso che, con i suoi 4444 gradini, una delle piu' lunghe gradinate del mondo, costruita in pietra di calcare dal 1388 al 1392.
    ...dove il cielo è limpidissimo e si osservano le stelle e l'universo intero, con i propri occhi, sdraiati sull'erba o sulla neve, o con i quattro telescopi del principale Osservatorio Astrofisico Italiano.
    ...dove un tempo vivevano gli dei, sull'Altaburg e sulla Cima Dodici, sul Monte Katz e nella Valle Frenzela. E forse gli dei ci sono ancora...

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    COSA FARE SULL'ALTOPIANO DEI SETTE COMUNI

    PRIMAVERA / ESTATE
    Mountain-bike - Escursionismo - Trekking - Orientamento - Golf - Minigolf - Sci d'erba - Bungee Jumping - Ski-roll - Tennis - Percorsi vita - Tiro con l'arco - Pesca sportiva - Parchi avventura - Pista di atletica leggera - Tiro al piattello - Campi di bocce

    AUTUNNO / INVERNO

    Sci di fondo - Sci alpino - Snow-board - Sci-escursionismo - Telemark - Ciaspole e camminata nordica - Rally su ghiaccio - Salto con gli sci - Sled-dog - Escursioni in motoslitta - Scuole sci - Innevamento artificiale

    TUTTO L'ANNO
    Equitazione - Pattinaggio su ghiaccio - Hockey su ghiaccio e Hockey in line - Volo a vela - Parapendio - Free climbing - Palestra di roccia - Nuoto - Calcio - Pallacanestro - Pallavolo - Body building Aerobica - Arti Marziali

    E ANCORA...
    Cinema - Teatri - Centri Congressi - Musei - Discoteche - Pub - Sale giochi - Bowling - Manifestazioni - Competizioni - Concorsi - Mostre - Rassegne - Festival





    I MUSEI SULL'ALTOPIANO DI ASIAGO 7 COMUNI


    SACRARIO MILITARE LEITEN - Asiago

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    MUSEO BATTAGLIA DEI TRE MONTI - Asiago


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    MUSEO DIDATTICO NATURALISTICO "Patrizio Rigoni"- Asiago

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    MUSEO DELL'ACQUA
    - Loc. Kaberlaba - Asiago

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    MUSEO ETNOGRAFICO, DELLA GUERRA E DELL'EMIGRAZIONE - Foza

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    ISTITUTO DI CULTURA CIMBRA - Roana

    MUSEO DELLA GUERRA 1915-1918 - Canove di Roana

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    MUSEO DEI CUCHI - Cesuna di Roana


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    MUSEO PALAZZON TRADIZIONI DELLA GENTE DI LUSIANA -
    Lusiana

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    VILLAGGIO PREISTORICO DEL MONTE CORGNON - Lusiana

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    GIARDINO ALPINO DEL MONTE CORNO - Lusiana

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    COLLEZIONE ROVINI - Tresche' Conca

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    SENTIERO DELLA PACE

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    La profonda vallata del fiume Brenta che forma la Valsugana, costituisce a nordovest la parete dell'altopiano di Lavarone delimitata invece a sud dal solco del torrente Astico. Fresche abetine e dolci pendii si susseguono senza interruzione; laghetti e doline compaiono all'improvviso per scomparire. Tutta questa serenità fa contrasto con i precipizi su cui si adagia l'Altopiano.
    Ma anche questi precipizi perimetrici fanno parte del fascino di Lavarone, lasciando apparire migliaia di reperti fossili, testimoni della vita degli antichi mari sul cui fondo si sono formate le rocce che ora affiorano. E' qui che il poeta Zanella ha trovato l'ispirazione per la sua poesia sulla evoluzione: Conchiglia fossile. Ed è qui che l'Imperatore Francesco Giuseppe scendeva per assaporare i raggi del sole italico.
    Ma nel silenzio di questa atmosfera, sembra ancora di udire i boati dei cannoni della Grande Guerra: le pareti a picco di cui abbiamo parlato, formavano il confine italo-austriaco e diventarono ben presto la tomba di migliaia di giovani soldati. Verdi cimiteri di guerra sparsi nei boschi, vecchie trincee e grigi resti dei fortini, testimoniano ancora di questa inutile carneficina. E' bello però sapere che attualmente la linea del fronte, dal Pasubio alla Marmolada, è stata consacrata al tracciato del Sentiero della Pace, lungo il quale si incontrano, affratellandosi, persone di tutta Europa.
    Il percorso botanico che suggeriamo si svolgerà lungo il Sentiero della Pace, nel percorso che attraversa l'Altopiano di Lavarone.





    DA VEDERE..

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    I CIMITERI INGLESI
    Tutelati dalla "Commonwealth War Graves Commission" sull'Altopiano ci sono 5 cimiteri inglesi: Barenthal, Granezza, Cavalletto, Magnaboschi, Boscon

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    L'OSSERVATORIO ASTRONOMICO
    È il centro di ricerca astronomica più importante d'Italia. Si trova a 2 km dal centro di Asiago verso contrada Pennar. Ha una sede staccata a Cima Echar dove situato il telescopio più grande d'Italia, uno dei maggiori in Europa.

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    FORTE CORBIN E I LUOGHI DELLA GRANDE GUERRA

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    Opera di ingegneria realizzata sull'Altopiano nel periodo antecedente allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, iniziata infatti nel 1906, ora eccellente esempio di fortezza tipica di alta montagna della Prima Guerra Mondiale. È stato costruito su uno sperone di roccia proteso a chiudere la vallata su cui cade a picco. La complessità e la raffinatezza della struttura, in buona parte ancora ben visibile, propongono in modo esemplare quanto di meglio l'ingegneria militare dell'epoca potesse elaborare.
    Dopo un anno dall'inizio del conflitto, la carenza di medi calibri in zona avanzata privò anche Forte Corbin dei suoi pezzi migliori, tanto che nelle cupole si montarono tronchi d'albero perchè il nemico ritenesse il Forte ancora in piena efficienza. Il 15 maggio 1916 sul Forte caddero giganteschi proiettili da mm 380 e poi da mm 480.
    Dopo un periodo in mano agli austriaci, in seguito alla Stafexpedition, il Forte fu per qualche anno alloggio di reparti militari di addestramento. Dallo Stato fu poi venduto all'attuale proprietario, Severino Panozzo.
    Gia' da anni meta di visitatori offre quest'anno una novi: l'illuminazione a pannelli solari delle due polveriere, entrambe ben conservate, ad opera del diciottenne figlio del proprietario, Federico Panozzo. Di notte il Forte Corbin viene poi illuminato da un faro multicolore ben visibile anche dalla zona di Arsiero.
    Per raggiungere il Forte, dalla chiesa parrocchiale di Tresche Conca, percorrere per 5-6 km la strada in direzione Malga Rocchetto




    LA STORIA DELLA LINEA FERROVIARIA PIOVENE-ROCCHETTE/ASIAGO



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    “Vaca mora” era il termine popolare con cui veniva chiamato il trenino a vapore che si arrampicava sbuffando dalla pianura vicentina fin sull’Altopiano di Asiago; più in generale il termine andò ad identificare i treni a vapore di montagna, alcuni dotati di cremagliera.

    Una curiosità che potrebbe spiegare un appellativo così singolare come “vaca mora” viene raccontata da Chiericato e Gasparella nel loro libro1: nel secondo dopoguerra, era consuetudine che i mariti facoltosi mandassero le consorti in villeggiatura ad Asiago per trascorrere le famose settimane bianche. I mariti, impegnati nel loro lavoro, rimanevano però a casa, così “affidavano” le loro gentili signore ai maestri di sci perché imparassero questa attività di svago. Quando i sabati successivi i mariti salivano in treno all’Altopiano per riportare a casa le mogli, qualche ferroviere burlone si inventò di porre una traversina in ferro sul fumaiolo della locomotiva; in questo modo il fumo, uscendo, si biforcava a mò di corna…

    Il tratto di ferrovia tra le stazioni di Cogollo e di Campiello della Rocchette-Asiago era provvisto di cremagliera per far superare al treno un dislivello di quasi 700 metri in poco più di 6 Km. Nell’impegnare questo tragitto il treno avanzava con grande fatica e molto lentamente a circa 10 Km/h. Qui “i giovani baldanzosi, volendo far vedere agli amici e alle ragazze il loro coraggio, scendevano dal treno” in movimento, “andavano a raccogliere un fiore e poi di corsa riuscivano a risalire nell’ultima carrozza con il fiatone e consegnavano l’omaggio alla ragazza più bella con un grande inchino” .

    Alla stazione di Schio, nel giorno di Pasqua, i ferrovieri spingevano una carrozza in leggera salita dove si fermava il binario a scartamento ridotto. Lì bloccavano il vagone e fissavano lungo i binari i petardi normalmente utilizzati in caso di nebbia. “Alle 10 circa, quando dal Duomo di San Pietro arrivava il primo scampanìo del Gloria, un ferroviere allentava il freno a mano e lasciava libera la carrozza che scendeva dalla leggera pendenza facendo esplodere i petardi con un fragore udibile in tutta la città”. I bimbi potevano stare seduti entro la carrozza mentre “arrivava lentamente in fondo alla discesa, avvolta dal fumo, tra gli applausi degli scledensi che assistevano quasi ad un rito”



    IL VILLAGGIO DEGLI GNOMI

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    E’ sorto grazie all’arrivo dai paesi nordici di piccole e sagge creature che hanno scelto come dimora ideale grazie all’integrità del territorio, il “Boschetto del Pöslen”: un luogo magico nel parco di 90.000 mq dell'Hotel Da Barba.
    In un ambiente incontaminato, tra i fitti boschi d’abete e verdeggianti pascoli si snoda una passeggiata, con percorso vita, tra animali selvatici ed antiche gallerie teatro di preziosi ricordi dell’amato scrittore Mario Rigoni Stern. Per la gioia dei più piccoli, una magica avventura per tutti!

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    Tonezza del Cimone


    Tonezza e l'Altopiano Fiorentini

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    INVITO A TONEZZA


    Per coloro che amano le lunghe passeggiate, che vogliono soggiornare in un ambiente sereno e che credono che la tranquillità sia cosa d'altri tempi, che ha lasciato posto alla vita caotica e frenetica; a coloro che si fermano per gustare meglio il cinguettìo di un uccellino o che rimangono immobili con il cannocchiale per poter vedere uno spettacolo incantevole, a tutte queste persone TONEZZA DEL CIMONE offre una svariata possibilità di poter riscoprire immagini d'altri tempi, di poter chiacchierare con gente cordiale, di riscoprire la natura percorrendo sentieri...
    E all'imbrunire si può ammirare il sole che fa capolino dietro alle montagne...
    Tutto ciò contribuisce a rendere Tonezza del Cimone una località adatta ad una vacanza rilassante ed interessante.

    IL CLIMA, LA BELLEZZA, LA NATURA, LA TRANQUILLITA'

    L'inconfondibile sequenza dello Spitz, del Toraro e del Campomolon placidamente distesi, dell'erto Cimone, lo svettare di antiche guglie e l'imponenza di forre e pianori modellati dai ghiacci, preludono ai terrazzi d'altopiano che si slargano, in un verde prezioso fino alle balze sull'Astico.


    LO SVAGO

    Per il Vostro tempo libero, impianti sportivi d'avanguardia, 9 campi da tennis in terra battuta, campi da calcio, aree attrezzate per feste campestri, intrattenimenti all'aperto, percorso vita. Sala da giochi, numerose manifestazioni culturali e folcloristiche, escursioni e gite guidate, vi faranno occupare piacevolmente le Vostre vacanze.
    Tonezza del Cimone, terra ospitale e generosa, d'estate si colora del verde di boschi e prati che racchiudono la magica bellezza di una flora che ha nomi d'altri tempi e di una fauna che promette la sorpresa di un incontro con l'urogallo.
    Ideale sfondo per le più diverse attività sportive, la rigogliosa natura di Tonezza del Cimone si offre nell'incanto di montagna e dei suoi colori, delle tradizioni e delle memorie degli uomini fedelmente custodite e trasmesse di generazione in generazione.
    Gli itinerari nel verde portano a Posina e alla sua valle attraversata da torrenti suggestivi e selvaggi, gli incantevoli specchi d'acqua di Laghi, alla verde piana di Velo d'Astico e Cogollo del Cengio, Arsiero, a Pedemonte, Valdastico e dell'Altopiano dei Sette Comuni: sono i regni della trota fario e del "mar sone", le terre dei leggendari legumi e del miele di montagna.
    Ogni più piccolo angolo è il pulsare della vera vita della montagna vicentina.

    IL REGNO DELLE MOUNTAIN BIKE

    Tonezza e dintorni sono il "regno" delle mountain bike, un territorio che permette, agli amanti del "rampichino", tutta una serie di escursioni, lungo almeno dodici itinerari diversi, a contatto con la natura, le tradizioni, la storia, le bellezze artistiche, la genuinità agreste di luoghi, strutture, attività proprie di un mondo montano e valligiano pieno di fascino.
    Il punto di partenza è sempre Tonezza del Cimone: ma da lassù sono innumerevoli le strade, asfaltate e non, le carrarecce, i sentieri che conducono "a velocità d'uomo" a conoscere e ad esplorare il piccolo grande mondo degli altopiani e delle convalli.
    Così, lasciata alle spalle la stazione climatica montana, eccoci subito pronti ad attraversare le contrade arroccate sul dorso dei pascoli prealpini; là dove finiscono le case, si apre un panorama contrassegnato da cime sacre alla memoria, degradanti in boschi e spazi pascolivi peculiari di un altopiano, quello dei fiorentini, rimasto inalterato nel tempo. Ecco le malghe e i rifugi, con i caratteristici prodotti agrosilvopastorali; ecco i "forti", con i loro reperti storici, parlarci della Grande Guerra, mentre chiesette alpestri sono motivo di sosta.
    Poi, si riparte, giù, giù, verso il fondovalle, dove l'Astico e il Posina lambiscono i paesi pedemontani. Gli itinerari sembrano seguire i due torrenti, oasi naturali per la trota fario e la marmolata, distaccandosene quasi a malincuore per condurci verso laghetti in miniatura, nelle ombre di parch i in cui si nascondono le ville fogazzariane, resti di antichi castelli, Pievi illustri. Vecchie strade, lontane dal traffico, risalgono le valli e le montagne: pedalando tra il verde, in un silenzio rotto solo da voci lontane e dai suoni della natura, la fatica è più lieve.
    Ecco, ancora prima del ritorno a Tonezza, sentieri che percorrono luoghi mitici di epopee storiche

    IL GUSTO E LE TRADIZIONI

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    Gli itinerari per mountain bike propongono anche un tour ricco di suggestioni, da cogliere con l'ausilio di tutti i nostri sensi. Percorsi ricchi, sotto quest'ultimo aspetto, di una molteplicità di tappe: dopo quelle storiche, culturali, aristiche, naturali, spiccano, ad esempio, quelle collegate alla gastronomia locale, che conserva, negli aromi e nei sapori, una genuinità altrove perduta: formaggi freschi e pressati, candide ricotte, il burro di monte; salumi dal profumo antico, insaccati secondo l'arte degli antichi norcini; funghi prelibati e frutti di bosco; e poi le ricette, ricercate, che costituiscono il miglior biglietto da visita di una pluralità di ristoranti tipici, che punteggiano l'area montana e valliva.
    I percorsi nella natura, a Tonezza e dintorni, riservano quindi il gusto per le cose buone, da assaporare, una ad una, "girovagando" un passo, o un colpo di pedale, dopo l'altro.

    PER NON DIMENTICARE: LE FORTEZZE DELLA GRANDE GUERRA

    Cime divelte, rocce insanguinate, nidi di mitragliatrice, trinceramenti, caverne in roccia per cannoniere, resti di fortezze permanenti: sono questi, oggi, i reperti e le testimonianze che, anche nel settore "Astico-Posina" e nel saliente montano che si snoda dall'area pasubiana all'Altopiano di Tonezza e dei Fiorentini, raccontano la storia della Grande Guerra combattuta sul fronte veneto-trentino. Allora, dopo i bombardamenti del 15, fu con la Stafexpedition, scatenata dagli austroungarici nel maggio del '16, che questo territorio, conteso palmo a palmo, divenne l'ultima frontiera per impedire al nemico lo sbocco nella pianura vicentina. Attacchi e contrattacchi, un doloroso profugato da tragenda, paesi distrutti, vite umane spezzate: questi furono gli effetti di una guerra rimasta, per i suoi protagonisti e i testimoni di allora, indimenticabile. Poi, quando il silenzio tornò a regnare sovrano sui pascoli alti e di mezza costa, e sulle vette perdute nel cielo, ci fu chi eresse con convinzione cippi votivi per rinnegare altri conflitti bellici, mentre il cordoglio per le vittime, spesso senza nome, si esprimeva dando con amore sepoltura ai caduti, tutti fratelli nella morte.

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    Di fronte alle "Fortezze dell'Imperatore" (Doss del Sommo, Sommo Alto, Cherle, Belvedere, Luserna, Verle, Pizzo di Vezzena) stavano "Le sentinelle del Regno", cioè i forti italiani di Campomolon, Cornolò, Casa Ratti, Punta Corbin, Campolongo, Verena. È ancora possibile, per chi voglia camminare sui sentieri della Storia, che interessano il vecchio fronte italiano occidentale e , in particolare, i monti prealpini che guardano le con valli dell'Astico e del Posina, imbattersi nelle rovine di queste opere militari pesantemente danneggiate, spesso distrutte dalle artiglierie di grosso calibro, o fatte saltare nei tragici giorni della Strafexpedition.

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    E se di Cornolò, incassato tra la val di Posina e la Val di Rio Freddo, a proteggere Arsiero, oggi non rimangono che pochi resti di murature, la visita alle rovine di Forte Campomolon, situato a 1853 m di quota per contrastare le fortezze folgaretane, permette di cogliere l'imponenza architettonica delle sue strutture, lasciando intravedere, nel blocco-batterie, la serie delle quattro cupole corazzate. Più giù, nella media Val d'Astico, a 350 m di altitudine, fra una vegetazione sempre più rigogliosa e selvaggia, s'indovinano i resti di Forte "Casa Ratti", all'epoca dotato di tre cupole girevoli e armato con tre cannoni da 149G, in ghisa, e da cinque mitragliatrici, sormontato dal ciglio roccioso dell'Altopiano di Tonezza.

    Dal centro montano si sale al Cimone, sacro alla memoria. I boschi di latifoglie non celano del tutto gli antichi camminamenti, né le trincee, né l'articolata rete di gallerie. Il cratere, scavato dalla mina austriaca, brillata il 23 settembre del '16, è sormontato dall'ardita cuspide dell'ossario che sorveglia il sonno di molti caduti. Lo sguardo spazia verso orizzonti dove la guerra è solo ricordo: il corno ducale del Caviojo e la cima Neutra, con la caratteristica galleria elicoidale, il maestoso Priaforà , con le sue caverne in roccia, sembrano vegliare sul mondo delle convalli, punteggiato da paesi e contrade dove il tempo non si è fermato, spezzando trame e racconti della nostra storia, da riscoprire con la memoria, mai con il mito.



    Edited by tomiva57 - 16/5/2011, 08:22
     
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    Recoaro Terme e le Piccole Dolomiti

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    La conca di smeraldo

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    Recoaro Terme è una cittadina dell'Alta Valle dell'Agno, in provincia di Vicenza, situata su una conca delimitata tutt'intorno da verdi colline e dalla catena montuosa delle Piccole Dolomiti. Situata a 500 metri sul livello del mare, gode di un clima prealpino salubre e fresco che favorisce tanto la villeggiatura estiva quanto la pratica degli sport invernali nella località di Recoaro Mille. Dista dal capoluogo Vicenza 42 km ed è collegata da regolari servizi di autolinea. Si può raggiungere percorrendo una trentina di km. della SP 246 dall'uscita di Alte/Montecchio dell'autostrada Serenissima Milano-Venezia, oppure dalla S.S. 11 padana superiore.

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    NOTIZIE STORICHE
    Le prime famiglie che si stabilirono sulle colline dapprima (Rovegliana) e nel fondovalle poi, erano certamente coloni tedeschi, con tutta probabilità al seguito del Barbarossa, parlanti un dialetto germanico medievale successivamente chiamato "cimbro".
    Si era poco dopo la metà del XII secolo e questi primi abitanti si dedicarono al dissodamento della terra per scopi agricoli, al disboscamento e alla trasformazione del legname in carbone. Per molti secoli furono costretti, anche per l'isolamento geografico in cui si trovavano, ad un'economia di sussistenza povera di tipo montano agro-pastorale.

    La fortuna del piccolo paese sembra sia cominciata dopo il rinvenimento di una fonte ferruginosa avvenuta nel luglio del 1689 denominata LELIA, dal nome del suo scopritore, il conte vicentino Lelio Piovene.
    Immediatamente iniziarono però una serie di liti e controversie per il possesso ed il controllo della sorgente, naturalmente nella prospettiva di godere dei vantaggi economici che questa scoperta poteva produrre. Il primo studio scientifico della fonte si deve a Giovanni Graziani, professore di medicina dell'Università di Padova, che nel 1701 nel libro "Thermarum patavinarum examen" illustrava le caratteristiche e le proprietà curative dell'acqua.
    Le contese tra il nobile scopritore dapprima, quindi il proprietario del terreno e la stessa comunità di Recoaro, per la proprietà e dunque per lo sfruttamento regolamentato della benefica acqua, proseguirono ancora per diversi decen ni. Contemporaneamente proseguiva anche l'irregolare prelievo grazie al quale, però, si era diffusa la notorietà dell'acqua fino a Venezia.

    Finalmente dopo l'ennesimo tentativo di autoproclamazione di gestore dell'acqua da parte dei proprietari del fondo, costrinsero la Serenissima Repubblica di Venezia ad emanare nel 1752 un proclama nel quale si concedeva l'uso gratuito dell'acqua ferruginosa sia a locali che a forestieri, nominando custodi della fonte i proprietari.
    Comincia finalmente l'ascesa di Recoaro.
    Successivamente, infatti, furono avviati, sempre dalla Veneta Repubblica, i lavori di costruzione di un complesso architettonico su impianto classico denominato "Palazzotto" che doveva ospitare la captazione stabile dell'acqua, la custodi a e la mescita. Fu proprio durante i lavori che furono scoperte altre 3 nuove fonti che furono denominate Lorgna, Amara e Nuova.

    Anche con il subentro dell'Austria alla Repubblica Veneta, lo sviluppo della cittadina termale proseguì senza interruzioni.
    Molte personalità dell'arte e della cultura come ZANELLA, ALEARDI, NIETZSCHE scelsero Recoaro come luogo d'incontro, di cura e di riposo anche se il momento di maggior lustro fu raggiunto con la visita della REGINA MARGHERITA e del principe ereditario Vittorio Emanuele che nel 1879 trascorsero alcune settimane nella Conca di smeraldo.

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    ... D' ESTATE
    RECOARO TERME.
    .. Una felice combinazione di clima, vegetazione spontanea e forme del paesaggio consente all'amante della natura e dell'attività fisica di trovare a Recoaro l'ambiente ideale per un soggiorno "in piena forma", praticando il volo a vela oppure l'alpinismo, il nordic walking e le più varie escursioni e passeggiate a piedi, in mountain bike o a cavallo.
    E agli ospiti di ogni età i dintorni del paese offrono la sana frescura e la magia dei boschi, mentre lassù le pareti ardite delle Piccole Dolomiti attendono la sfida dei rocciatori più esperti.
    Gite organizzate ed escursioni guidate conducono a "vivere" una vacanza davvero immersa nella natura.

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    ... D' INVERNO
    LO SCI A RECOARO MILLE.
    ..Collegata al centro di Recoaro dalla cabinovia, e facilmente raggiungibile da tutti anche in auto, la stazione invernale di Recoaro Mille si sviluppa in da quota mille metri in sù, esibendo prima i suoi dolci pendii innevati per i meno esperti, e poi le ripide discese per i provetti dello sci. Per ognuno a seconda dei gusti e dell'abilità, piste e impianti di risalita per soddisfare la voglia di sci. E oltre a questo, la possibilità di praticare il volo con il parapendio, l'escursionismo in quota, lo sci-alpinismo e, naturalmente, lo sci di fondo. Il tutto in un paesaggio mozzafiato, dove neve, sole e monti si fondono in un'unica, indimenticabile armonia.
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    ... IN TUTTE LE STAGIONI ... C'E' IL CENTRO SERVIZI "LE GUIDE"

    Gruppo di professionisti che si occupa dell'organizzazione, della gestione e dello sviluppo di attività turistiche e didattiche e della valorizzazione delle risorse ambientali presenti sulle Prealpi Vicentine, in particolar modo sulle Piccole Dolomiti. Le Guide Alpine e le Guide Ambientali Escursionistiche accompagnano in ogni stagione dell'anno gruppi e singoli lungo itinerari alpinistici ed escursionistici, a piedi, in mountain bike, con gli sci o con le ciaspe.

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    Nel settore dell'educazione ambientale le attività sul campo, quali escursioni, ricerca e studi naturalistici, sono completate da attività alternative e complementari presso il rifugio Piccole Dolomiti alla Guardia, con la possibilità di visitare i musei naturalistici, storici e i giardini botanici presenti in zona. Il Centro Servizi "Le Guide" gestisce soggiorni turistici e tutte le attività comprese nei pacchetti offerti dagli operatori del settore. Organizza, inoltre, attività culturali legate alla montagna e all'ambiente naturale, corsi e lezioni di alpinismo, free climbing, escursioni con le ciaspe, escursioni di scialpinismo, ascensioni guidate, traversate di più giorni con pernottamento nei rifugi o in bivacchi all'aperto. Tra i servizi offerti è possibile trovare anche lo slow mountain, che permette di vivere la montagna in modo "slow", percorrendo itinerari tranquilli con soste ai rifugi per gustare prodotti gastronomici tipici e le uscite a tema lungo i sentieri della Grande Guerra o quelli dei contrabbandieri, alla scoperta dell'aquila e del camoscio, dei Grandi Alberi o del Triassico di Recoaro...e tutto quello che queste montagne hanno da offrire.







    PATRIMONIO IDROLOGICO DI RECOARO


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    Recoaro deve la sua fama di stazione termale all'armonioso connubio di un bacino idrografico, capace di alimentare numerose sorgenti minerali, con una posizione geografica assai favorevole per caratteristiche climatiche e suggestione paesaggistica.
    Il patrimonio idrologico di Recoaro appare singolare proprio in virtù delle quantità e della varietà di tipi di acque minerali di cui si può usufruire. Sono disponibili ed attrezzate 9 fonti delle quali 5 (Lelia, Lorgna, Amara, Nuova e Lora) situate nello stabilimento delle FONTI CENTRALI; le rimanenti 4 (Giuliana, Capitello, Franco e Aureliana) si trovano in località staccate.

    ACQUE MINERALI DI RECOARO e LORO PRINCIPALI INDICAZIONI TERAPEUTICHE

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    Acqua Oligominerale
    LORA
    • calcolosi non complicata delle vie urinarie
    • infiammazioni croniche delle vie urinarie, specie cistiti
    • iperuricemia: in particolare diatesi gottosa
    Acque Minerali
    LELIA
    • sindromi ferro carenziali: apporto aggiuntivo di ferro nelle anemie da eccessive perdite o per aumentato fabbisogno dietetico
    • stati di convalescenza o comunque di debilitazione fisica con deficit di oligoelementi
    LORGNA
    • gastropatie ad impronta ipersecretiva (compresa l'ulcera duodenale)
    • gastriti ad impronta atrofica
    • colecistopatie croniche alitiasiche
    • dispepsie post-epatiche
    • epatopatie croniche in fase di compenso
    • epatosteatosi
    • dispepsie su base funzionale
    AMARA
    • stipsi cronica e colon irritabile (varietà stiptica)
    NUOVA
    • indicazioni sovrapponibili a quelle delle altre acque minerali
    Acque Medio-Minerali
    GIULIANA/CAPITELLO/AURELIANA
    • indicazioni sovrapponibili a quelle delle acque oligominerali e minerali
    • nevrosi ansioso-depressiva


    ALTRE TERAPIE PRESSO IL COMPENDIO TERMALE DI RECOARO TERME

    Balneoterapia
    BAGNO D'OCRA: Si aggiunge all'acqua della vasca una opportuna quantità di materiale semifluido derivante dal pedosito spontaneo delle acque ad elevato contenuto di carbonati di ferro, magnesio e calcio per aumentare la mineralizzazione dell'acqua.
    La stimolazione che gli ioni minerali esercitano sulle terminazioni nervose provoca un rilassamento della muscolatura scheletrica ed una benefica influenza sul sistema neuro-vegetativo.
    Questo bagno viene consigliato al mattino non superando all'inizio di 10 minuti di immersione e viene indicato per il trattamento di artrosi, artopatie post-traumatiche, tendiniti, nevriti ed anche in caso di sindromi asteniche e di nevrosi a sfondo depressivo
    BAGNO DI VAPORE: Questa tecnica di balneoterapia utilizza l'acqua termale della fonte come elemento curativo, sotto forma di vapore nascente.
    La regolare alternanza del caldo vapore della cabina (45°- 52°) e del freddo telo bagnato (18°- 20°) con cui ci si avvolge, esercita un benefico effetto di ginnastica vascolare sul territorio venoso profondo e superficiale, con azione di ripulitura vascolare.
    L'intensa sudorazione che segue all'esecuzione del bagno di vapore, attiva il ricambio dell'organismo e consente l'eliminazione di prodotti tissici accumulati nel liquido intercellulare.
    Il bagno di vapore è da sempre considerato la regina delle terapie naturali. Esso determina un'azione di sblocco del circolo emolinfatico, favorisce l'ossigenazione dei tessuti ed evita la strutturazione di focolai cronici, fonte di perdita di energia di potenzialità immunologiche. Il bagno di vapore è particolarmente apprezzato da chi ha la pelle molto secca e stenta ad arrivare a sudorazione e a chi non gradisce una temperatura elevata. Aggiungendo all'acqua alcune gocce di oli essenziali, il bagno di vapore diventa aromaterapia.

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    BAGNO CARBONICO: Si ottengono aggiungendo CO2 all'acqua utilizzata. L'anidride carbonica e l'acido carbonico sono in grado di indurre vasodilatazione periferica con aumento della perfusione sanguigna in distretti scarsamente irrorati. Anche per questo bagno è cosigliabile non superare i 10 minuti di immersione ed è indicato nelle vasculopatie obliteranti periferiche, nella sindrome di Raynaud e apporta benessere in caso di sofferenze provocate dalle varici agli arti inferiori.

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    BAGNI OZONIZZATI: Apportano benefici per le vasculopatie periferiche e possono essere semplici o abbinati alla tecnica dell'idromassaggio.
    BAGNO SOLFOROSO e SALSOJODICO: Sono applicazioni balneoterapiche ottenibili artificialmente ed indicate in alcune malattie cutanee come l'acne e la psoriasi.
    Fangoterapia
    • Il fango che viene usato deriva da un impasto di componente solida derivante in parte dalla precipitazione salina delle acque, e acqua minerale. L'azione terapeutica dipende dallo stimolo termico che viene portato alla superficie da trattare per cui si fa seguire, ad integrazione, il bagno ed un trattamento di massoterapico generale o parziale. Queste cure apportano benefici in caso di artropatie degenerative, post-traumatiche ed esiti di fratture.
    Terapia inalatoria e aerosolterapia
    • La differenza tra le due terapie consiste nel grado di nebulizzazione dell'acqua dato che per entrambe vengono utilizzate acque bicarbonate che esplicano un'azione antispastica e decongestionante sulle mucose bronchiali. Vengono consigliate due sedute quotidiane per un totale di 20/24 trattamenti.
    Trattamenti fisioterapici e assistenza medica
    Il Centro sanitario del centro termale dispone di un'adeguata equipe sanitaria e sono praticabili, inoltre:
    • trattamenti di massoterapia
    • linfodrenaggio
    • radarterapia
    • ultrasuoni
    • jonoforesi.
    Trattamenti estetici
    • Balneoterapia di contrasto agli arti
    • Balneoterapia con fasciatura totale o parziale
    • Balneoterapia con getti totali
    • Massaggio con spazzola
    • Cataplasmi di argilla
    • Trattamenti antistress
    • Trattamenti viso e corpo personalizzati
    • Riflessologia plantare cinese
    • Peeling viso e corpo
    • Manicure e pedicure
    Trattamenti legati alle medicine olistiche
    Sorge sempre più forte l'esigenza di riprendere contatto profondo con noi stessi, con il naturale. Lo stress della vita quotidiana, con i suoi tempi acelerati, ci porta sempre di più ad allontanarci dalla dimensione umana della vita e a somatizzare tutte le tensioni sul nostro corpo. Per questo le Terme di Recoaro offrono la possibilità di recuperare un approcio più sano e naturale attraverso varie e sperimentate tecniche olistiche, proposte da persone altamente qualificate.

    Shiatsu - tecnica naturale di origine orientale che, mediante pressione, ristabilisce l'equilibrio vitale del proprio corpo
    Do In - tecnica di automassaggio atta a stimolare e riequilibrare tutte le energie del proprio corpo
    Massaggio ayurvedico - massaggio olistico di origine indiana atto a ripristinare il proprio benessere psicofisico attraverso l'uso di specifici olii
    Fiori di Bach e fiori californiani - rimedi naturali in grado di riequilibrare le disarmonie emozionali stimolando le qualità positive di ognuno di noi
    Rebirthing - tecnica di intervento sui propri blocchi emozionali attraverso l'utilizzo della respirazione consapevole
    Tecnica craniosacrale - tecnica di intervento non invasiva sulle ossa craniche per sciogliere tensioni profonde
    • Biodanza - sistema che favorisce lo sviluppo ed il rinnovamento personali attraverso semplici esercizi modulati sulla musica
    Tecniche vibrazionali - sistema olistico di intervento per stimolare e riattivare il proprio processo evolutivo e la propria consapevolezza



    Edited by tomiva57 - 16/5/2011, 08:24
     
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  13. tomiva57
     
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    DAL BASSANESE ALL’ALTOPIANO DI ASIAGO E DEI SETTE COMUNI


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    BREGANZE In località Mirabella c'è una chiesetta dedicata al santo dove generalmente viene celebrata una S. Messa il giorno 14 febbraio. Esiste un Comitato festeggiamenti che da diversi anni organizza tre giorni di spettacoli.

    Pozzoleone

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    Valentino è il patrono di Pozzoleone. Le origini della tradizionale fiera agricola, la tradizione vuole che siano da ricercare nella devozione a S. Valentino, al quale è dedicata la bella chiesetta immersa nel verde dei campi, diventata il simbolo della Fiera. E’ la prima rassegna fieristica dell'anno ed esercita sempre un grosso richiamo su coltivatori, commercianti e semplici visitatori. Nel 1956 l'Amministrazione Comunale decise di trasferire la Fiera lungo le strade di Pozzoleone abbandonando così gli originari campi attorno alla chiesa di S. Valentino. (da www.pozzoleone.org/fiera)

    ROMANO D'EZZELINO

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    Il comune organizza regolarmente per la domenica più vicina al 14 febbraio la Passeggiata campestre di S. Valentino fra i colli e le valli ezzeliniane di 7 o 9 km per apprezzare il paesaggio e i siti storici ezzeliniani.


    ASIAGO

    image In quel di Godeluna, suggestiva contrada, nei pressi di Stoner c’è una chiesetta eretta nel 1902 dedicata a S. Valentino. La chiesa è intitolata ad un santo che pare non fosse molto venerato nell’Altopiano. Sembra sia stato “importato” a Godeluna a causa dei pastori che, per tradizione, il 14 febbraio si incontravano a Padova per partecipare ad una solenne funzione religiosa nella basilica di Sant’Antonio, santo che trovava molti devoti. Ultimata la funzione, seguivano incontri conviviali nel corso dei quali venivano conclusi affari e nascevano fidanzamenti, motivo per cui la chiesetta è stata dedicata al Santo degli innamorati (da www.asiago7comuni.biz)



    IL BASSO VICENTINO


    BRENDOLA

    C'è un Capitello dedicato a S. Valentino situato nell'omonima Via e Contrada. Il giorno 14 dal 1629 si festeggia il patrono degli innamorati: vengono normalmente organizzati
    tre giorni di spettacoli e viene celebrata una S. Messa.

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    ALONTE In località Corlanzone si festeggia S. Valentino con una sagra di tre gioni, attorno al 14 febbraio.

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    CAMPIGLIA Nell'antica chiesetta parrocchiale di S. Pietro (XIII sec.), vicino a Villa Bressan, c'è una cappella dedicata al Santo.

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    PONTE DI BARBARANO In via Crispi, vicino a Villa Rigon, c'è una chiesetta intitolata al Santo dove sono conservate sue reliquie.

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    LUNGO LA VAL LEOGRA



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    COSTABISSARA C'è una chiesetta dedicata a S. Valentino nella quale viene celebrata di solito una S. Messa con la benezione del pane, poi distribuito ai bambini presenti.

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    GAMBUGLIANO Il giorno di S. Valentino viene di solito organizzata in Parrocchia una cena per le coppie anche di fuori paese.

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    MALO La chiesa di San Valentino è del 1800 ed è stata ristrutturata dagli Alpini di Malo negli anni '80. Era una cappella di proprietà della facoltosa Fam. Meneghello di Malo. La Parrocchia di Priabona celebra la S. Messa ogni anno il 14 febbraio alle ore 10 e alle ore 15.
    E’ ormai alla trentesima edizione la Marcia di San Valentino, organizzata dagli Amici Podisti Malo nella domenica più prossima a San Valentino. I 6-12-20 km conducono fra i boschi e le contrade della zona con meravigliosi panorami di Malo e della pianura circostante.


    SAN VITO DI LEGUZZANO La Chiesa S. Valentino di Leguzzano venne edificata nel secondo cinquecento e ultimata nel 1574. E’ degno di nota, ed è forse la migliore opera di scultura popolare della zona, il lapideo altare maggiore realizzato nel 1579 da Bartolomeo Mercante “lapicida” del luogo.




    DA THIENE A TONEZZA




    THIENE In Via S. Gaetano esiste una piccola chiesa nobiliare. E' sempre aperta e visitabile. All'interno c'è un altare dedicato a S. Valentino soldato e martire.

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    SARCEDO Nel piccolo parco di Villa Suman-Berti esiste un pregevole vecchio faggio rosso sulla cui corteccia, in passato, numerose giovani coppie hanno eternato il proprio amore

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    PIOVENE
    La chiesetta dedicata al Santo Protettore degli innamorati attualmente è di proprietà privata. Un tempo in tale luogo veniva celebrata la Santa Messa ogni anno il 14 Febbraio.

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    CALVENE In località Prà del Giglio c'è una piccola chiesetta intitolata al Santo

    LAGHI La chiesetta di San Valentino in Contrà Ossati (Altopiano di Cavallara) è una piccola Chiesa dedicata al Santo Protettore degli innamorati dove, ogni anno il 14 Febbraio, si celebra una Santa Messa nel pomeriggio seguita da un piccolo buffet.

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    TONEZZA

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    Il Sentiero Fogazzaziano è un sentiero che segue le tappe principali descritte dal Poeta vicentino Antonio Fogazzaro nel sesto capitolo del libro “Piccolo Mondo Moderno” dedicato a “Vena di Fonte Alta” (ossia Tonezza del Cimone). Tale percorso vede il culmine della passione tra i due personaggi principali: Piero Maironi e Jeanne Dessalle. Infatti, dopo varie vicissitudini, i due personaggi trovano, in questi luoghi, la forza di esternare finalmente il loro amore.



    Edited by tomiva57 - 16/5/2011, 08:25
     
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