FRIULI VENEZIA GIULIA ... 2^ Parte

PORDENONE..SPILIMBERGO..GORIZIA..CODROIPO..TOLMEZZO..

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  1. tomiva57
     
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    itinerari lungo il tagliamento



    SAN VITO AL TAGLIAMENTO



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    Situato in una fertile zona della pianuta alluvionale, subito sotto la linea delle risorgive, San Vito è capoluogo di un comprensorio abitato sin dai tempi remoti. Infatti, a ovest dell'attuale centro sono stati localizzati vari insediamenti neolitici, risalenti soprattutto al terzo millennio a.C., con molto materiale litico e ceramiche.
    E' inoltre venuta alla luce una necropoli con una trentina di urne cinerarie, che individua una comunità inserita nella civiltà paloeveneta della prima età del ferro (IX-VII sec. A.C.). Il materiale, ben conservato ed esposto, è visitabile presso il Museo archeologico della Torre Raimonda.
    San Vito crebbe nei secoli XII e XIII, legandosi alle sorti dei Patriarchi di Aquileia. Essi costruirono il castello fortificato andato poi distrutto (ma le cui basi sono recentemente tornate alla luce tra Via Altan e Via Marconi, in quello che è tuttora chiamato "Borgo castello") e investirono molte famiglie di feudo d'abitanza, per cui sorse l'antico borgo ancora visibile tra le calli del centro storico, che mantiene interessanti elementi originari. Alla fine del sec. XIII il Patriarca Raimondo della Torre di Como potenziò il centro ampliando il castello e
    costrunedo nuove mura, fossato e gli accessi fortificati delle torri Raimonda e Scaramuccia (recentemente portata all'aspetto primitivo).
    Il Rinascimento determinò uno sviluppo architettonico, urbanistico e culturale. Sorsero lo slanciato ed elegante campanile (iniziato nel 1484), la loggia comunale, la Chiesa di san Lorenzo (1479) con annesso convento domenicano, palazzo Altan (poi Rota, frutto di attenti restauri e oggi sede comunale), la Chiesa dei battuti (1493).
    Nei primi decenni del '500, dopo alcune incursioni turchesche, il fossato venne ampliato, Borgo san Lorenzo incorporato nel centro e furono costruiti la torre Grimana e il torrione circolare a sud-est. La trasformazione più importante avvenne nella piazza centrale, che assunse l'aspetto attuale, ampia e con prestigiosi palazzi della nascente borghesia.
    Allora vi soggiornarono e vissero importanti artisti (pittori, scultori in pietra e in legno, maestri di grammatica, letterati). La tradizione culturale continuò nei secoli successivi, in particolare con lo storico Paolo sarpi, figlio di un sanvitese e con il sacerdote, maestro di cappella e naturalista Anton Lazzaro Moro, uno dei più insigni scienziati del '700 italiano.
    La visita al centro potrà iniziare dal borgo medioevale e della chiesa più antica, dell'Annunciata (sec. XIV), con affreschi di buona fattura ma di incerta attribuzione.
    Il Duomo, costruito a metà Settecento per volontà dell'ultimo Patriarca Daniele Delfino, su un progetto di Luca Andrioli, è ad unica navata, incompiuto all'esterno ma ricco e solenne all'interno, ove ospita una vera galleria di opere d'arte. Citiamo sopra il confessionale un trittico di Andrea Bellunello (Madonna con Bambino e i santi Pietro e Paolo) del 1488; molte le opere del pittore Pomponio Amalteo (1504-1588): Sacra Conversazione (arco del presbiterio), resurrezione (sopra la porta della sacrestia), Deposizione (tra I e II altare), tele e tavole provenienti dall'antico organo (presbiterio), fra cui il Martirio dei Santi Vito, Modesto e Crescenzia, patroni del luogo.
    Di Alessandro Varottari, detto il Padovanino (1588-1648), la tela dedicata nel II altare a sin. alla Madonna di Loreto. Portale, busto di daniele Delfino, statue dei santi Vito e Modesto nell'altar maggiore di Giovanni e Giuseppe
    Mattiussi (metà del sec. XVIII).
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    Poco discosta, la Chiesa di S. Maria dei Battuti sorge a fianco dell'interessante complesso trecentesco già adibito a ospizio e ospedale, in fase di restauro.
    Il Portale del Pilacorte (1493) presenta motivi floreali e medaglioni in bassorilievo dei santi protettori, mentre l'importante ciclo di affreschi di Pomponio Amalteo dell'abside venne lodato dal Vasari; Battistero di scuola "tolmezzina" e altare di Pietro Baratta (sec. XVIII). La Chiesa di San Lorenzo, di impianto quattrocentesco ma ampliata con due navate dopo due secoli, oltre a conservare le spoglie di Pomponio Amalteo presenta un S. Vincenzo Ferreri affrescato dal Bellunello nel 1481 e considerato l'inizio della pittura rinascimentale in Friuli.
    Tra le numerose chiese ricche d'arte e di storia, meritano una visita la campestre Santa Petronilla, con affreschi tre-e quattrocenteschi e, nel vicino borgo di Prodolone, pure ricco di storia, Santa Maria delle Grazie, eretta nel 1437, il cui coro è interamente affrescato dall'Amalteo con scene della vita di Maria, che mostrano indirettamente molte usanze dell'epoca in Friuli. Pregevole, nel presbiterio, l'altare ligneo e il polittico intagliato da Giovanni Martini nel 1515.

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    Tra i musei, quello civico presso la Torre Raimonda, oltre alle sezioni archeologiche, espone testimonianze notevoli di cultura figurativa tra gotico internazionale e protorinascimento, in particolare negli affreschi staccati in borgo Castello raffiguranti Costanza d'Altavilla, alcune Sibille e altre figure allegoriche. Merita una visita anche il Museo provinciale della vita contadine, presso Palazzo Altan. I naturalisti potranno trovare, in pochi ambianti salvati dalle coltivazioni, a est del centro, l'isola golenale sul Tagliamento presso Carbona, ove coesistono più microambienti.
    Ogni anno a fine maggio il centro storico di San Vito si trasforma in un grande giardino con la manifestazione Piazza in Fiore.




    CASARSA DELLA DELIZIA


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    Il toponimo, documentato dal 1182: "Casam arsam cum curte", significa "casa bruciata" ed allude probabilmente a devastazione ingave avvenute attorno l'anno Mille. Ma sono state le incursioni turchesche della fine del '400 a rivestire un significato particolare per Casarsa (fr.: Ciasarsa). Il paese, infatti, nel 1499 fu risparmiato, in circostanze che la devozione popolare ritenne miracolose, dalle orde ottomane e a tale episodio storico-devozionale si ispirò Pier Paolo Pasolini per l'opera teatrale I Turcs tal Friùl - che il poeta iniziò
    a scrivere nel maggio 1944 - rappresentazione epica del friuli contadino. Casarsa, paese della madre, Susanna Colussi, è indissolubilmente legata alla figura e all'opera di Pier Paolo Pasolini. Qui egli dimorò per n lungo periodo, dal 1943 al gennaio 1950, gli anni della sua passione friulana: ideologica, artistica e sentimentale. A Casarsa, durante la guerra,
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    fece scuola ai ragazzi del luogo e diede poi vita, nella vicina Versuta, all'Academia di Lenga Furlana (lett. "Piccola Accademia di Lingua Friulana"). Nella parlata casarsese Pasolini scrisse poesie di grande bellezza. Ventenne, dedicò alle fontane d'acqua del paese materno una lirica in tre versi, di straordinaria suggestione metaforica:
    DEDICA: Fontana di aga dal me paìs / A no è aga pì fres'cia che tal me paìs / Fontana di rustic amòur.
    [DEDICA: Fontana di acqua del mio paese. Non c'è acqua più fresca che nel mio paese. Fontana di rustico amore].

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    La tomba del grande poeta si trova nel cimitero cittadino. Dal punto di vista del patrimonio storico-artistico, si segnala a san Giovanni una Loggia trecentesca di buona fattura, mentre altre interessanti realtà sono rappresentate da alcune deliziose chiesette. La più conosciuta è la Chiesa di S.Croce (fr. Glisiùt), la cui parte più antica risale al XV sec., che ospita nella zona absidale affreschi di Pomponio Amalteo. Ancora più antica è la Chiesa di S. Antonio Abate, a Versuta, al cui interno, nella parte a
    destra, si possono ammirare affreschi del XIV sec., attribuibili ad un artista della scuola di Vitale da Bologna, ed altri, nell'intradosso dell'arco e nella volta del coro, risalenti alla prima metà del XV sec. Nell'abside della Chiesetta di S. Floriano, vi sono invece delle scene dipinte dal sanvitese Cristoforo Diana, un frescante del '500 di impronta amalteana, raffiguranti la vita di questo militare romano, un santo molto venerato in Austria ( Sankt Florian).
    A Casarsa infine vi è una delle più importanti cantine italiane per i processi di vinificazione e nell'ultima settimana di aprile si svolge qui, dal 1947, la SAGRA DEL VINO - Festa di Primavera, che attira ogni anno oltre 150.000 visitatori.





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    Poco distante da Casarsa, passava l’antica via che congiungeva Aquileia e Genova, la via Postumia, mentre a nord del paese la via incrociava un’altra strada romana, la via Giulia. In questa maniera, era inevitabile che nascesse un nucleo di ristoro tra queste due importanti rotte. In breve tempo, quel punto di sosta si è trasformato in villaggio. Tuttavia, notizie di insediamenti nei pressi di Casarsa, possono essere trovate (ma non datate con esattezza) anche in tempi più antichi.

    Se una prima panoramica sugli albori cittadini è stata fatta, ora è il momento di fare luce sul suo nome.
    Nel cartello comunale, all’entrata di essa, c’è scritto Casarsa della Delizia, e sotto, a mo’ di sommario giornalistico, “Città del Vino“.
    Casarsa, come la parola stessa suggerisce, indica una casa che brucia, una casam arsam, che è per l’appunto l’antico nome del paese. Si narra, infatti, che ci fu un devastante incendio a un grande capannone in epoca latina e da qui l’origine della prima parte del nome.

    Sul “Della Delizia”, invece, ci sono differenti versioni, una certa, l’altra più romantica (a cui sono legati gli abitanti del luogo). Quella certificata storicamente è datata 1867, quando era appena nata l’Italia, anche se ancora enormemente frastagliata. Nel 1866, Casarsa, come il Friuli orientale e il Veneto, è annessa al Regno grazie alle conseguenze della Terza Guerra d’Indipendenza e un Regio Decreto l’anno successivo le conferisce l’appellativo. Come detto, però, il nome ha anche riscontri che si perdono nell’alone della leggenda. Infatti, narrazioni popolari tramandate di generazione in generazione, vogliono che sia stato nientedimeno che Napoleone Bonaparte ad appioppare l’appellativo al paese. Ma, ripetiamo, non c’è nulla di riscontrato.

    Per quanto concerne il “Città del Vino”, ci sono due ipotesi, entrambe plausibili e valide. Bisogna dire che i vini “La Delizia” di Casarsa sono rinomati in tutto il mondo e la cantina è di fondamentale importanza per l’economia locale. Questo è un primo dato. Il secondo, che ancora una volta sconfina nella favola, è che in tempi non troppo lontani uno dei silos delle cantine sia esploso, spargendo vino in tutta la città e colorando i canali. Anche qui, però, di riscontrato c’è ben poco.

    Il ruolo storico di Casarsa è sempre stato di primo piano. Lasciando perdere i tempi più antichi, in anni più recenti il paese ha prima di tutto vissuto l’occupazione nazista dal 1943 – con conseguente bombardamento della ferrovia, nodo nevralgico – e successivamente ha svolto un ruolo fondamentale come sentinella nel corso di tutta la guerra fredda, tramite la sua caserma. Non si dimentichi che la Jugoslavia comunista titina (ora Slovenia), quella del Patto di Varsavia, dista non più di 100 chilometri.
    Con la distensione dovuta al crollo del Blocco Sovietico, la caserma ha perso d’importanza ma resta.

    Obbligatorio parlare della personalità più grande che Casarsa ha avuto l’onore di veder crescere: Pier Paolo Pasolini. Il letterato italiano si trasferì in paese all’età di sette anni, a causa di alcuni malanni del padre. Alla città il poeta dedicò le famose “Poesie a Casarsa”, e iniziò a dar vita allo studio e la rinascita della lingua friulana, con la creazione dell’Academiuta di Lenga Furlana (piccola accademia della lingua friulana).

    Qualche anno prima, con piccoli letterati del luogo, diede vita allo “Stroligut”, un rivista per contrastare l’egemonia del friulano udinese a dispetto di quello casarsese (che lui definiva di cà da l’aga, ossia al di qua dell’acqua, cioè la riva destra del fiume Tagliamento, che divide in due il Friuli, separando Pordenone da Udine). Oggi Villa Colussi, casa nativa della madre e abitazione del poeta, è stata acquistata dalla Provincia di Pordenone ed è base di partenza di un itinerario turistico che ripercorre i luoghi pasoliniani. Da non perdere, davvero!

    Uno degli appuntamenti fissi che la città regala è la Sagra del Vino, che si tiene in primavera. Questa sagra è di enorme importanza nel territorio e richiama persone da tutto il nord est. L’anno scorso la sessantesima edizione si è tenuta a cavallo tra i mesi di aprile e maggio.
    La manifestazione nacque nel 1948, nell’immediato dopoguerra, per valorizzare ulteriormente il già rinomato vino dei viticultori casarsesi. Con il passare degli anni, la sagra ha assunto connotati via via più ampi e oggi è un mix di luna park, chioschi enogastronomici, spettacoli e folklore.





    SAN LORENZO DI ARZENE



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    In questo piccolo borgo assai interessanti sono alcune vecchie costruzioni contadine, talune d'epoca cinquecentesca, con una tipologia, ben conservata, caratterizzata da classici sottoportici aperti ad archi con loggiato. Nelle case di campagna l'arco era un elemento architettonico che offriva uno spazio coperto funzionale al lavoro domestico e al ricovero degli attrezzi agricoli, e vi sono parecchi esempi a S. Lorenzo (fr. San Laurìns) di tale tipica architettura rurale. In alcuni casi, vennero incorporati in costruzioni di questo tipo resti d'antiche cinte murarie. La vecchia Parrocchiale, del XIV sec., restaurata di recente, fa parte invece di quel consistente patrimonio popolare e artistico di chiesuole e chiesette, tutte assai simili fra loro, che, a guisa di mute senti- nelle devozionali, costituivano una presenza rassicurante e materna nelle campagne della pianura friulana. Queste chiesette votive sono testimonianza di quell'intenso movimento spirituale che, nonostante gli avvenimenti anche tragici che caratterizzarono gli ultimi anni del XV sec., si

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    registrò in tutto il Friuli. All'interno si possono ancora scorgere tracce di affreschi antichi. La prima notizia documentata sul paese è del 1299, quando i signori di Valvason-Cucagna cedettero all'Abbazia di Sesto la Villa di Gruaro in cambio di Orcenico Superiore e di san Lorenzo (Villa Sancti Laurentii).
    San Lorenzo, patrono della comunità, viene festeggiato ogni anno il 10 agosto, notte delle stelle cadenti, nel corso di una pittoresca sagra paesana, assai popolare nella zona.
    Equidistante da Casarsa ed Arzene, S. Lorenzo è frazione di quest'ultimo comune, il quale fa derivare il suo nome, Arzene (fr. Darzin), dal latino "agger" ovvero "argine". Nella Chiesa di S. Margherita di un certo interesse sono l'abside, affrescata da Gasparo Narvesa (1558-1639) con raffigurazioni di Santi e Apostoli, e la pala
    dell'altare, dipinta dall'Amalteo, entro la quale campeggiano S. Sebastiano, S. Margherita al centro e S. Rocco.





    VALVASONE



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    Valvasone (fr. Volesòn) è una cittadina deliziosa, ricca di memorie e vestigia antiche, ove sono state mantenute, pressochè intatte, numerose tipologie costruttive delle epoche passate, oltre che parte dell'impianto urbanistico dell'antico borgo medievale. Il centro storico è assai caratteristico e racchiude dei significativi edifici. Tra questi, il Duomo, consacrato nel
    1484, al cui interno, oltre ad altre pregevoli opere d'arte, si può ammirare l'unico esemplare esistente e funzionante di organo del '500 veneziano, eseguito da Vincenzo de Columbis. Le portelle, iniziate dal Pordenone, furono portate a termine dal genero Pomponio Amalteo. L'organo è stato rimesso in efficienza nel 1974 e particolarmente aprezzate sono le manifestazioni concertistiche che si tengono nel mese di settembre.

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    Nella Parrocchiale si conserva anche la famosa reliquia della Sacra Tovaglia. Ricordiamo poi: la suggestiva Chiesa dei S.S. Pietro e Paolo, fatta oggetto di recenti restauri, che risale, per quanto riguarda la struttura più antica, al XIV sec., le cui pareti interne furono decorate con una serie di affreschi devozionali da Pietro da Vicenza (1467-1527); l'ex Convento di S. Maria delle grazie e l'elegante Torre delle Ore. Ma è il Castello ad attirare l'attenzione di chi giunge per primo a Valvasone, così maestoso e imponente, quasi volesse ergersi ancora a proiettare sul paese intero l'ombra severa delle sue ancestrali memorie.
    L'impianto originario risale al XII sec., ma, restaurato e danneggiato a più riprese nel corso dei secoli (il mastio, alto 18 metri, venne demolito nel 1884), ha subito notevoli modifiche, che l'hanno portato alla sua configurazione attuale. L'edificio, che è monumento nazionale, ospitò, tra gli altri, papa Pio VI nel 1782 e, naturalmente, Napoleone. Infatti, il giovane generale pernottò qui (secondo la tradizione, nella camera bianca) nel 1797, dopo la famosa "battaglia del Tagliamento" tra francesi e imperiali che ebbe luogo nelle immediate vicinanze e di cui il 16 marzo 1997 ricorre il 200° anniversario.
    Gli antichi proprietari - dalla fine del XIII sec. Sin quasi ai giorno nostri - erano i signori di Valvason-Cucagna, il cui blasone era illustrato, oltre che dal leone rosso dei Cucagna , da un lupo nero rampante, simbolo araldico-totemico del maniero. Circostanza che ha suggerito una blanditiva ancorchè azzardata etimologica del nome "Valvasone", spiegando Wolfsohn come "figlio del lupo". Ma in realtà il toponimo (documentato dall'a. 1206: "de Wolvesshon"), di
    origine germanica, significa "prato con cumuli di terra" (da wal, "cumulo di terra", e waso, "prato"). Gloria maggiore e vanto della casata nobiliare, e del Friuli, è stato il poeta Erasmo di Valvasone (1528-1593), che ha lasciato un nome nella poesia didascalica col poema Della caccia (1591). Ogni anno, nel mese di settembre, viene organizzata nella "terra del lupo" una suggestiva Rievocazione Storica in costumi d'epoca che, complice l'atmosfera medievale del borgo, attira numerosi visitatori e turisti. Altro tradizionale appuntamento è la Sagra di S. Pietro, che si tiene alla fine di giugno.





    SAN MARTINO AL TAGLIAMENTO




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    Il nostro itinerario, iniziato a ritroso dalla via del mare, si conclude nell'alta pianura friulana, a S. Martino al tagliamento (fr. San Martìn), situato a 23 km da Pordenone, che deve il nome, documentato nell'a. 1204: "in villa Sancti Martini", al santo patrono e alla contiguità con l'argine destro del grande fiume friulano.
    Sicuramente già centro abitato in epoca romana, la "Villa di S. Martino" fu, dal '200 sino all'abolizione delle giurisdizioni feudali, possedimento dei signori di Valvason-Cucagna, anche se, dal 1359, ebbe, almeno dal punto di
    vista spirituale, piena autonomia parrocchiale da Valvasone, salvo il giurispatronato esercitato dai nobili castellani sin quasi ai giorni nostri Due chiese di san Martino sono particolarmente ricche di tesori artistici: la parrocchiale e la Chiesa dei S.S. Filippo e Giacomo.
    Nella Parrocchiale è ancora leggibile all'esterno, per quanto ridotto a sbiadita immagine, il grande S. Cristoforo, affresco attribuito al Pordenone, che diede il nome ad una lirica che il giovane professore Pasolini aveva improvvisato per gli allievi della Scuola Media di Valvasone, ove insegnò dal 1947 al 1949:

    AL CRISTOFORO DI S. MARTINO. …sulle tue enormi spalle / assieme col Bambino / porta il lieto paese / di san Martino!
    All'interno della chiesa vi sono due belle pale d'altare dell'Amalteo, raffiguranti, una S.Martino, santo eponimo, e l'altra una Madonna con bambino con S. Rocco e S. Sebastiano. Fa poi bella mostra di sé un pregevolissimo fonte battesimale in pietra, con gruppo di putti, del XVI sec., opera di un lapicida di meduno. Di notevole interesse, infine, è il caratteristico campanile, realizzato in stile romanico, che data al 1945.
    La Chiesetta dei SS. Filippo e Giacomo, sita poco fuori il paese, ad Arzenutto, consacrata nel 1469, conserva affreschi di Pietro da S.Vito, ma sotto a questi ve n'erano altri, più antichi. Ospita inoltre delle suggestive statue
    lignee (Madonna e S.S. Filippo e Giacomo) e, nella nicchia sotto il campaniletto, dipinti attribuiti al Bellunello.
    La festa del santo protettore cade l'11 novembre. Un tempo la data indicava la
    scdenza dei contratti d'affitto e di mezzadria e, conseguentemente, anche il cambiamento di abitazione, tanto che l'espressione friulana Fa San Martìn (it. "Far San Martino") è rimasta nel linguaggio comune quale sinonimo di trasloco. Ma la ricorrenza novembrina ricordava anche che era venuto il momento di travasare: "A San Martìn 'i fasìn la spina al vin" ( it.: "A San Martino splilliamo il vino").


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    SAN MARTINO
    Nel piccolo borgo di San Martino sorge Villa Kechler, risalente al Seicento. L’imponente complesso edificato per volontà della famiglia Della Torre, in seguito fu abitato dalla famiglia Manin, prima che questa si trasferisse nella sede di Passariano. Dall’inizio del ‘900 è abitata dalla nobile famiglia di origine tedesca.
    Dal cancello d’ingresso un lungo viale conduce alla Villa attraversando la corte a giardino ai lati della quale sorgono le barchesse. Il complesso è caratterizzato da una calda colorazione rossastra.
    Sul retro della villa si estende un parco all’interno di una cinta muraria.
     
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