FRIULI VENEZIA GIULIA ... 2^ Parte

PORDENONE..SPILIMBERGO..GORIZIA..CODROIPO..TOLMEZZO..

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    Da Gabry...

    Fiume Nocello





    Da Lussy ...

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    PANORAMA..DI UDINE..AL TRAMONTO...



    Da Gabry ...


    LA LEGGENDA DI MADONNA BORA
    di Edda Vidiz Brezza



    Molti, molti anni fa Vento, scorrazzando per il mondo con i suoi figli, tra cui Bora, la più bella e la più amata, capitò in un verdeggiante altipiano che scendeva ripido verso il mare.

    Bora si allontanò dall’allegra brigata dei suoi fratelli, per correre a scombussolare tutte le nuvole che si trovavano in quell’angolo di cielo e a giocare con i rami dei quercioli e dei castagni, che si agitavano nervosi al suo passaggio.. Dopo un po’, stanca di correre di qua e di là senza alcuna meta, Bora entrò in una grotta, all’interno della quale, nel frattempo, aveva trovato rifugio da tutta quella buriana, l’umano eroe Tergesteo.

    Tergesteo era così forte e così bello e così diverso dai suoi fratelli Venti, e da Mare e da Terra e da tutto quello che fino a quel momento Bora aveva visto e conosciuto, che di colpo se ne innamorò. E fu subito passione tempestosa, passione che Tergesteo ricambiò con eguale impeto: e i due vissero felici in quella grotta tre, cinque, sette splendidi giorni d’amore.

    Quando Vento si accorse della scomparsa di Bora (ci volle un bel po’ di tempo perché i suoi figli erano tanti e molti di loro parecchio irrequieti) si mise a cercarla tutto infuriato. Cerca di qua, cerca di là, cerca che ti cerca - al vedere tanta furia tutti zittivano al suo passaggio - ma un cirro-nembo brontolone, irritato da tutto quel trambusto, gli rivelò il rifugio dei due amanti. Vento arrivò alla grotta, vide Bora abbracciata a Tergesteo, e la sua furia aumentò enormemente. Senza che la disperata Bora potesse in alcun modo fermarlo, si avventò contro l’umano, lo sollevò e lo scagliò contro le pareti della grotta, finché l’eroe restò immobile al suolo, privo di vita.

    Vento, per nulla pentito del suo gesto, ordinò a Bora di ripartire, ma lei impietrita dal dolore non ne volle sapere. Bora piangeva disperatamente e ogni lacrima che sgorgava dal suo pianto diventava pietra e le pietre erano ormai talmente tante, da ricoprire tutto l’altipiano.

    Allora Odino, che era un dio saggio, ordinò a Vento di lasciare Bora sul luogo che aveva visto nascere e morire il suo grande amore. Ma Bora ancora non smetteva il suo pianto.

    E allora Natura, preoccupata per tutte quelle pietre che rischiavano di rovinarle irrimediabilmente il paesaggio, concesse a Bora di regnare sul luogo della sua disperazione. E Cielo, per non essere da meno le consentì di rivivere ogni anno i suoi tre, cinque, sette giorni di splendido amore. Allora, e solo allora, Bora smise il suo pianto.

    Le storie dei grandi amori finiti male commuovono sempre e anche Terra sentì un piccolo nodo alla gola nel vedere la disperazione di Bora. E così dal sangue di Tergesteo fece nascere il Sommaco, che da allora inonda di rosso l’autunno carsico.

    Anche Mare volle dare il suo contributo e diede ordine alle Onde di lambire il corpo del povero innamorato ricoprendolo di conchiglie, di stelle marine e di verdi alghe.

    Così Tergesteo si elevò alto verso il cielo diventando più alto di tutte le alte colline che già coprivano quell’angolo di mondo. E i primi uomini giunti su queste terre si insediarono sulla sua collina e vi costruirono un Castelliere con le lacrime di Bora divenute pietre.

    Con il passare del tempo il Castelliere divenne una città, che in ricordo di Tergesteo venne chiamata Tergeste, dove ancora oggi Bora regna sovrana, soffiandovi impetuosa: ”chiara” fra le braccia del suo amore “scura” nell’attesa di incontrarlo.



    il fiume tagliamento




    Da Mela ...

    ** T O L M E Z Z O **





    Tolmezzo (Tumieç in friulano) è un comune italiano di 10.710 abitanti della provincia di Udine in Friuli Venezia Giulia, è il centro più importante della Carnia e ne è quindi considerato il capoluogo.


    Monte Amariana innevato


    Monte Strabut



    Fiume Tagliamento



    Tolmezzo si trova ai piedi del monte Strabut a 323 m s.l.m., tra il Tagliamento e il torrente Bût, alla confluenza delle sette valli carniche, circondata dalle Alpi Orientali. La posizione in cui sorge Tolmezzo è, ed era soprattutto in passato, molto favorevole: la valle è infatti attraversata dalla strada, già esistente in epoca romana, che attraverso il Passo di Monte Croce Carnico porta in Austria. Il simbolo di Tolmezzo è l'Amariana (1906 m), splendido monte che con la sua forma piramidale si erge sopra la città.


    Stemma di Tolmezzo



    Nel 1356, Tolmezzo divenne la capitale della Carnia ad opera del Patriarca Nicolò di Lussemburgo che suddivise il territorio in quattro quartieri amministrativi: Gorto, Socchieve, Tolmezzo e San Pietro. A questo periodo risale lo stemma di Tolmezzo: una croce bianca bordata di rosso in campo azzurro.


    Alpi Carniche



    Resti di fortificazioni sulle Alpi Carniche



    La seconda guerra mondiale vide impegnati i carnici contro i cosacchi e l'occupazione tedesca. Sulle montagne che circondano Tolmezzo e in tutte le Alpi carniche, che segnano in gran parte il confine con l'Austria, si scorgono ancora i resti e le rovine di trincee e fortini; anche la maggior parte dei sentieri, attualmente gestiti dal CAI e che i turisti percorrono abitualmente per raggiungere i numerosi rifugi, sono in realtà tracciati di guerra utilizzati dagli alpini nella prima guerra mondiale.

    Nell'anno scolastico 1906 - 1907 l'insegnante della II classe della scuola elementare di Caneva di Tolmezzo fu l'allora maestro Benito Mussolini.


    Medaglia d'argento al Valor Militare



    Tolmezzo è tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione perché è stato insignito della Medaglia d'Argento al Valor Militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale.


    La Torre Picotta



    Eretta nel 1477 per far fronte alle invasioni dei Turchi, venne distrutta durante il secondo conflitto mondiale (1944) dai tedeschi, ed è stata in seguito ricostruita grazie agli studi fatti su vecchi documenti e fotografie. Posta su una altura, una volta raggiunta a piedi attraverso un sentiero, vi si può ammirare tutto il paesaggio circostante e la città stessa.

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    Palazzo Liniusso



    Jacopo Linussio, industriale carnico del XVIII secolo, scelse di costruire un grandioso complesso architettonico che fungesse al tempo stesso da industria tessili e da residenza per la sua famiglia.


    Campanile del Duomo con angelo



    Risalente al 1764 sorge sul sito dell'antica chiesa di San Martino demolita per far posto alla nuova chiesa progettata dal tolmezzino Domenico Schiavi. Fu restaurato nel 1931 con il completamento della facciata; il campanile è coronato da un angelo anemometro.


    Chiesa di Santa Caterina



    Di origine quattrocentesca, ma interamente ricostruita nel '700, possiede una pregevole pala raffigurante lo Sposalizio di Santa Caterina del pittore pordenonese Pomponio Amalteo risalente al 1537.


    La porta di sotto



    Faceva parte dell'antica cinta muraria (XII-XIV secolo), oramai quasi del tutto scomparsa, che circondava e proteggeva la città in epoca medioevale.


    Palazzo Campeis



    Ha sede a Palazzo Campeis, fa parte del Sistema museale della Carnia. L'importante raccolta, che è la maggiore della regione, fu istituita nel 1921 da Michele Gortani; documenta diffusamente ed esaurientemente la vita, il costume, l'agricoltura, l'industria della Carnia attraverso i tempi, con notevoli raccolte di utensili, attrezzi, abiti, e con la ricostruzione di ambienti tipici (cucine, camere da letto e da soggiorno, antiche botteghe). Vi si conservano inoltre sculture, quadri, strumenti musicali, gli affreschi di Francesco Chiarottini staccati dal Palazzo Garzolini, alcuni dipinti, tra cui il Ritratto di Jacopo Linussio eseguito da Nicolò Grassi intorno al 1732, una serie di ritratti carnici del XVIII-XIX secolo, tre tele di Antono Schiavi con scene bibliche e varie miniature.



    Da Gabry ...

    Com'è nata la neve in Carnia
    di Renzo Balzan
    Tutti in Carnia lo sanno, almeno quelli che abitano nel Canale di Gorto, che la montagna chiamata Crostis è una delle più ricche di leggende.
    A Collina, Givigliana, a Tualis e a Salars se ne possono ascoltare più d'una.
    Sul monte Tenchia si riuniscono in convegno e ballano le streghe, come del resto si sapeva anche prima che lo scrivesse la Percoto e che il Carducci lo cantasse nelle sue poesie; ma che sul monte Crostis fosse nata la neve, crediamo che siano davvero pochi a saperlo.
    Racconta questa leggenda che si era alla fine del mese di marzo, e che i primi segni della primavera cominciavano già a farsi sentire.
    Cominciò d'un tratto a fuoriuscire un leggero vapore dalla terra, che si alzava sempre più in alto, fino ad arrivare a ricoprire i fiumi, i laghi, le pianure, i boschi e il monte Crostis.
    E più il tempo passava, più si faceva tutto bianco.
    Un bianco sempre più denso. così ogni cosa venne circondata e avvolta da quello che era ormai diventato una sorte di mare di nebbia candida.
    Ma ecco che a un certo punto venne fuori una pecora che andò su per la salita di Tualis, attraversò il bosco e svelta come un capriolo corse sulla cresta della montagna fino su all'ultima cima, poi con un grande salto arrivò su nel cielo. Dietro di lei arrivò una seconda, e una terza, e dieci e cinquanta e cento...
    Allora sugli infiniti prati dal cielo iniziò una gara, vivace e graziosa.
    Le pecore correvano leggere una più dell'altra e gli angeli volavano loro attorno e cercavano di fermarle afferrandole per i riccioli del loro vello di lana.
    Ma le pecore si liberavano, lasciando tra le mani degli angeli i boccoli del loro soffice mantello.
    A un certo punto arrivò anche il vento ad unirsi a questa specie di gioco.
    La lana sfilacciata leggera dondolava nel vento, rilucendo al sole che stava salendo dietro le cime. Giravano attorno a se stessi i fiocchi candidi in una danza leggera, si alzavano su in alto e poi piano piano venivano giù, venivano giù...
    La nevicata è andata avanti fitta, fitta, per tutta la notte, poi alle prime luci dell'alba la nuvola cominciò ad aprirsi e sotto la luce incerta del primo mattino la terra mostrò i monti coperti dal bianco mantello.
    A questa vista rise appagato perfino il sole che si alzava sul monte Crostis, come per una stregoneria che era riuscita bene.

     
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10 replies since 28/7/2010, 11:56   4754 views
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