FRIULI VENEZIA GIULIA ... 2^ Parte

PORDENONE..SPILIMBERGO..GORIZIA..CODROIPO..TOLMEZZO..

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    BUONGIORNO ISOLA FELICE ... BUON RISVEGLIO A TUTTI


    “... Sabato ... inizia il fine settimana, l’ennesimo sulla nostra mongolfiera ... mentre viaggio penso all’importanza del nostro desiderio di volare, penso al nostro viaggio e ai luoghi che abbiamo attraversato tutti insieme intorno al mondo ... luoghi meravigliosi vissuti da persone altrettanto belle ... e mi vien naturale pensare alla nostra isola felice e alla meraviglia di questo luogo e dei suoi abitanti ... noi abbiamo bisogno di questo fantastico luogo perchè abbiamo trovato in esso lo spazio dove dar vita ai nostri sogni al nostro desiderio di amore, di amicizia ...e allora proprio perchè abbiamo bisogno di questo luogo è nostro dovere renderlo vivibile,accogliente ... aperto a tutti coloro che desiderano rifugiarsi in esso per essere felici ... la mongolfiera vola verso ovest ... attraversiamo le terre del Friuli verso Pordenone ... tornano alla mia mente le parole di un poeta famoso che così parlava nel dialetto di questi luoghi ... Buon risveglio amici miei ...

    (Claudio)


    FEVRÀR

    Sensa fuèjs a era l'aria, sgivìns, ledris, moràrs... Si jodèvin lontàns i borcs sot i mons clars. Strac di zujà ta l'erba, in tai dis di Fevràr, i mi sintavi cà, bagnàt dal zèil de l'aria verda. I soj tornàt di estàt. E, in miès da la ciampagna, se misteri di fuèjs! e àins ch'a son passàs! Adès, eco Fevràr, sgivìns, ledris, moràrs... Mi sinti cà ta l'erba, i àins son passàs par nuja.

    FEBBRAIO

    - Senza foglie era l'aria, canali pianelli, gelsi. Si vedevano lontani i borghi sotto i chiari monti. Stanco di giocare, sull’erba, nei giorni di Febbraio, mi sedevo qui, bagnato dal gelo dell’aria verde. Sono tornato d’estate. E in mezzo alla campagna, che mistero di foglie! e quanti anni sono passati! Adesso, ecco Febbraio, canali pianelli, gelsi… Mi siedo qui sull’erba, gli anni sono passati per nulla.

    (PIER PAOLO PASOLINI)



    PORDENONE..SPILIMBERGO..GORIZIA..CODROIPO..TOLMEZZO..RESTIAMO IN FRIULI ...



    “Oltre al Po, oltre al Piave, nell’estremo Nord-Est dello stivale si trova una terra di confine che nasconde, come un’ostrica, le sue perle più rare ….la sua gente.. apre la porta ed il suo cuore ad un sorriso… Gente di frontiera, che ha difeso con il sangue il suo angolo di paradiso da popolazioni ostili, che ha spesso cambiato padrone, che ha versato lacrime e sudore, che per dovere ha girato il mondo, ma sempre rimanendole fedele nel nome e nella lingua, nobile e preziosa…..Le Alpi la cingono …. nelle giornate limpide si stendono innevate da Est a Ovest e si mostrano nel loro splendore fin dalla pianura, nascoste solo in parte dalle morbide colline più in basso. Se si volge lo sguardo a meridione si scorge la linea blu del mare. Mare di sabbia fine di colore dell’oro con ampi litorali che si spingono fino alle pendici del Carso triestino, dove la roccia abbraccia direttamente le onde più verdi e più profonde….Le placide colline che dal borgo di Attimis si stendono sonnecchiose verso Dolegnano, si bagnano i piedi nel Natisone e guardano il sole in faccia dall’alba al tramonto, sferzate a volte dai venti freddi e secchi del nord e coccolate dalle calde carezze dello Scirocco in altre giornate. Siamo nella regione del Collio friulano, è quasi settembre .. lungo i filari, gli acini biondi del “Friulano” fanno bella mostra di loro appesi alla vite… comincia la raccolta, una festa che continuerà per le prossime settimane, per i prossimi mesi, fino a gennaio quando si assaggerà il novello dell’annata……Mentre si porta le uve appena raccolte verso la cantina, lo sguardo si perde nella vallata, è un ubriacatura di colori, il bruno della terra esplode di rossi, di gialli e di arancio, solo l’azzurro intenso del fiume spezza il caldo dei colori…. la bella Carnia verde, di Udine ed il suo centro, di Passariano dell’arte e della villa dei conti Manin, di Mortegliano, di Spilimbergo e Valvasone un tempo signorie di pregio, di Pordenone e il suo campanile, di Maniago patrona di coltelli e sovrana dell’arte del mosaico……Ormai è sera, il sole scende a ovest tingendo il cielo delle mille sfumature dell’arcobaleno: blu, azzurro, lilla, rosa, arancio, giallo, verde…le rondini e le farfalle hanno lasciato spazio alle falene…è ora di stappare una bottiglia del miglior vino per festeggiare…. tra una bottiglia e l’altra, Merlot, Refosco, Franconia e poi Friulano, Malvasia, Traminer, Ramandolo, Verduzzo, Apicjo, sullo scaffale in alto una vecchia cassa con bottiglie di Bacò (ormai non lo produce più nessuno), poi la mano si ferma, cabernet barricato in rovere è quello che ci vuole con un buon piatto di polenta e spezzatino di cinghiale. ….questa terra di confine tanto amara quanto dolce, molto chiede e molto dona all’occhio, all’anima e al cuore.”

    “Pordenone è una gemma di inestimabile valore incastonata negli scenari del ricco Nord Est… con i suoi i palazzi cinquecenteschi, le chiese romaniche, gli edifici gotici e barocchi, il centro storico scandito da un lungo susseguirsi di portici e di facciate affrescate… La dominazione degli Asburgo sarà l’anima di Pordenone, perché crebbero attività che col passare degli anni sarebbero diventate fondamentali nella vita del paese: mulini, botteghe di ceramica e oro, cartiere e addirittura studi notarili. Per rendere un’idea dell’impronta asburgica rimasta impressa su Pordenone, basti pensare che il Mulino è ancora attivo, e irrora una buona fetta del nordest di prodotti della macinazione.”

    “….a destra del fiume Tagliamento, Casarsa della Delizia è un centro agricolo della provincia pordenonese…Una terra dall’ancestrale tradizione contadina che conquistò il cuore del grande Pier Paolo Pasolini, la cui vena poetica trovò in questi luoghi grande ispirazione. Un legame che è andato al di là della vita terrena del poeta, tant’è che le spoglie di quest’ultimo riposano, accanto a quelle della madre, nel cimitero di Casarsa….”

    “La lontana nascita di Spilimbergo si perde tra due date. La prima, incerta, è più un’epoca che una data, ed è quella romana. I resti del castelliere di Gradisca, sulla riva sinistra del torrente Cosa… L’altro momento, decisamente più preciso, è quello del 1120… l’anno del primo documento che reca il nome di Castrum de Spengemberg riguarda il castello….. Tra il 1600 e il 1700 Spilimbergo vive la sua fase più florida, tanto che vi lavorarono diversi artisti di grandissima fama. Allievi di Vitale da Bologna affrescarono per oltre 500 mq il Duomo e altri artisti di diverso spessore, tra i quali Narvesa, Pomponio Amalteo e addirittura Irene (allieva di Tiziano)….”

    “Sesto al Reghena è uno degli ultimi baluardi friulani prima di entrare in Veneto…. al confine tra le due regioni, nella parte sud occidentale del Friuli-Venezia Giulia…. Nonostante le dimensioni ridotte è un piccolo tesoro. A renderla tanto preziosa, in primis la già citata celeberrima Abbazia “Santa Maria in Sylvis” e.. nella frazione di Venchieredo.. la fontana descritta ampiamente da Ippolito Nievo in “Confessioni di un Italiano” e ripresa poi, più volte, da Pier Paolo Pasolini…..e i Prati Burovich..”

    “Gorizia è un'elegantissima città al confine con la Slovenia….adagiata in mezzo al verde, in una ridente conca ai piedi delle Prealpi Giulie e del Carso…Gorizia ha saputo mantenere la caratteristica di "città giardino", dove il verde pubblico e privato si mantiene in equilibrio con l'architettura e dove il profilo delle vie, degli edifici e delle chiese dalle cupole a cipolla, le atmosfere dei caffè, ricordano costantemente la sua matrice mitteleuropea….. Tra le chiese la più importante ….S. Ignazio, dalla scenografica facciata… il Duomo… la seicentesca chiesa di S. Rocco e quella dei Cappuccini… Fulcro è Borgo Castello, al quale si giunge risalendo un ripido viale costeggiante i bastioni cinquecenteschi…. A due passi dalla città parte la "strada del vino" del Collio, zona collinare nota per la sua eccellente produzione di vini D.O.C. “

    "Zuf de Zur". Zuf in friulano significa miscuglio, mentre in sloveno Zur sta per festa… Uno dei luoghi simbolo del dialogo che non c'era è stato per cinquant'anni il piazzale della Transalpina. Da un lato l'estremità settentrionale del centro storico di Gorizia che da fitto si dirada in case più basse, ciascuna con il proprio giardino. Sull'altro lato le stesse case, ma di meno, e la stazione ferroviaria dalla quale si parte per andare a nord, verso il bel parco naturale del Trglav. Alle loro spalle una spianata dove è sorta Nova Gorica…. A dividere le due città, tutt'attraverso il piazzale della Transalpina, un muretto. Modesto. Cinquanta centimetri di muratura e poi una rete metallica che quasi non arriva ai due metri d'altezza….ora non esiste più…fortunatamente”

    ““Frazione di Passariano, località Codroipo” recita il cartello all’entrata del piccolo borgo…. Ecco la dimora dell’ultimo doge di Venezia, Ludovico Manin, custode delle firme del Trattato di Campoformio del 1797 tra Francia e Austria…. alloggio per le ferie estive…dove nell’ampio giardino antistante si svolgevano fino a qualche anno fa gli importanti “giochi senza frontiere”…. Un’abitazione circolare decorata da colonne, con statue sulla parte superiore. Un cancello in ferro battuto separa la zona “privata” da quella di passaggio per i “semplici” cittadini e, davanti, un immenso manto erboso fa da guardia alla villa… Un’immensa camera profuma ancora del ricordo e della grandezza di Napoleone Bonaparte. Tutta in verde, con un divanetto senza appoggio per la schiena e delle sedie in raso…. Un suo quadro appeso alla parete, il leone di San Marco, simbolo del potere veneziano, e uno specchio enorme, tipico dell’epoca, rievocano l’antica maestosità di Napoleone e della villa. Le stanze sono tutte dipinte con colori chiari, dal rosa al violetto senza eccessi, con uno splendido atrio dipinto da uno dei pittori più richiesti all’epoca…Dorigny.”

    “Tolmezzo.. Un paesino piccolo..un borgo di montagna… capitale di tutta la Carnia. Il nome, un po’ strano, pare derivi dal latino Tulmentium e probabilmente le prime dimore risalgono proprio all’epoca romana…Il paese sembra un disegno, dalle tinte azzurrine che si mescolano a quelle verdi della vallata e al marroncino dell’Amariana, il monte che si inserisce nello schizzo con una forma piramidale… Sembra di vivere nella storia anche solo percorrendo le sue strade. Trincee, fortini, rifugi e tracciati di guerra sfumano tra la flora proprio lì dove le escursioni sono più numerose e dove ad un passo c’è il confine con l’Austria. Pochi ruderi restano ancora della Torre Picotta, al disopra di un’altura, che servì, in passato, come difesa dagli attacchi contro i Turchi… La campanella della scuola richiama a raccolta i bimbi con i loro grembiulini bianchi, diversi da quelli neri di una volta, proprio in quella stessa scuola dove Benito Mussolini fu maestro agli inizi del Novecento. “










    Pordenone

    (Pordenon in friulano e dialetto pordenonese) è un comune italiano di 51.517 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia nel Friuli-Venezia Giulia.







    PORDENONE


    In epoca romana il nucleo urbano si situava nell'alto corso del fiume Noncello pressappoco nel luogo dove oggi sorge la frazione di Torre come dimostrato dal ritrovamento dei resti di una villa romana. Il luogo venne scelto probabilmente per la presenza più a nord di un ampio guado fluviale. Con l'inizio del periodo altomedioevale (dal VI secolo) le vie fluviali assunsero maggiore importanza e il nucleo della citta si spostò, di conseguenza, verso valle, in una posizione che permettesse l'approdo di barche di stazza maggiore. La città si sviluppò quindi sulla sponda destra del fiume Noncello, presso una insenatura che approfittava di una "motta" circondata ad ovest dalla roggia Codafora e a nord-est da quella dei Molini. La sua vocazione portuale si evidenziava anche nel nome: Portus Naonis (in latino porto sul [fiume] Naone [Noncello]) Tutto il periodo che va dall'epoca romana fino a circa il X secolo è, comunque, poco documentato. Recenti ritrovamenti nell'area del duomo di San Marco, e in particolare nell'area antistante il municipio e sotto il Palazzo Ricchieri, mostrano che Pordenone era abitata, all'incirca sotto il regno di Berengario, da popolazioni provenienti dalla Carinzia che all'epoca era di cultura slava (Carantani). Successivamente durante l'XI e il XII secolo, la curtis (corte) fu nelle mani dei duchi e marchesi di Austria, Carinzia e Stiria. Il castello di Torre con un piccolo territorio circostante era, invece, di proprietà dei patriarchi di Aquileia, che successivamente l'avrebbero concesso in feudo ai nobili di Prata e poi permutato con i Signori di Ragogna. Il villaggio di Vallenoncello apparteneva al vescovo di Salisburgo. Tra il XIII e XIV secolo la frammentazione politica della zona si accentuò ulteriormente perché Corva (attuale frazione di Azzano Decimo) venne data ai di Prata che acquisiranno anche alcune parti di Fiume Veneto. Nel 1282 Pordenone divenne patrimonio personale degli Casa d'Austria rappresentando de facto un'enclave dell'Arciducato d'Austria nel territorio del Patriarcato di Aquileia. Il 23 agosto del 1318 un furioso incendio distrusse le case di legno della città. Nel 1347 fu inaugurato il campanile, edificato accanto al duomo di San Marco. La città subì - come quasi tutte le città del tempo - anche molte pestilenze ed epidemie (nel 1444, 1485, 1527, 1556 e 1576), ma la peggiore avvenne nel 1630 quando morì quasi la metà della popolazione. Nel XIV secolo l'insediamento di Pordenone si ingrandì notevolmente grazie ai fiorenti traffici commerciali fluviali e nel 1314 le venne conferito lo status di città. Il 20 aprile 1508 il capitano Bartolomeo d'Alviano entrava in Pordenone, togliendola agli Asburgo per conto della Repubblica di Venezia. Venezia mantenne la città solo per un biennio poiché nel 1509 perse nuovamente Pordenone. Tuttavia nel 1514 lo stesso Bartolomeo d'Alviano la riconquistava definitivamente a Venezia. Venezia non governò direttamente la città, preferendo darla in feudo al condottiero Bartolomeo d'Alviano che la resse a signoria. Alla sua morte, avvenuta nel 1515, gli succedette la consorte Pantasilea Baglioni, e quindi il figlio Liviano fino al 1537. In quell'anno Pordenone e i territori limitrofi passarono sotto il diretto controllo della Repubblica di Venezia e vi rimasero per più di due secoli e mezzo. La Serenissima mantenne gli statuti della città e ne riconobbe i privilegi già acquisiti durante la signoria degli Asburgo e provvide a riattivare l'economia pordenonese realizzando un nuovo porto e potenziando le attività manifatturiere. Con la caduta di Venezia, Pordenone subì un primo ritorno all'Austria, seguito dalla parentesi napoleonica. Con la caduta di Bonaparte e il Congresso di Vienna, fu aggregata con il resto del Friuli e del Veneto al Regno Lombardo-Veneto. Con la realizzazione della strada Pontebbana e della linea ferroviaria (1855) decadde il ruolo del porto e del percorso fluviale, ma iniziò ad affermarsi con decisione l'industria. A partire dagli anni 1840 erano sorti numerosi cotonifici che affiancarono le già numerose cartiere e la fabbrica della Ceramica Galvani. Dopo l'annessione al Regno d'Italia, avvenuta nel 1866, l'introduzione dell'energia elettrica nel 1888 consentì la modernizzazione degli impianti e un incremento nella produzione industriale. Le distruzioni arrecate dalla Prima guerra mondiale e la crisi del 1929 trascinarono il settore cotoniero in un lento declino da cui non si sarebbe più ripreso. Dopo la Seconda guerra mondiale la Rex, ora facente parte della multinazionale svedese Electrolux, che sino ad allora era una piccola azienda di produzione di cucine economiche con alimentazione a legna o gas, divenne un colosso europeo nel campo degli elettrodomestici, arrivando a occupare molti degli abitanti della città. Nel 1968 Pordenone diventò capoluogo di provincia. Sino ad allora il territorio della Destra Tagliamento faceva parte della provincia di Udine. Dal 1974 è anche sede vescovile della diocesi di Concordia-Pordenone. Già dal 1919 a Pordenone era ubicato il seminario vescovile, con la scuola di teologia. Recentemente la città è divenuta sede di un consorzio universitario che ospita corsi universitari organizzati dall'Università di Udine e dall'Università di Trieste. Inoltre dal 2002 è attivo il Polo Tecnologico di Pordenone per promuovere la cultura dell'innovazione nelle imprese del territorio.







    Da Gabry ...





    L’immagine centrale della stampa raffigura la città, vista da levante, come appariva alla metà del XIX secolo. Evidente è il gruppo architettonico del duomo San Marco, che unitamente all’elegante campanile, caratterizza la veduta. Sulla destra si nota la mole del castello, dall’800 trasformato in carcere. Fu costruito nella seconda metà del XIII secolo dai governanti di Casa d’Austria che lo occuparono sino al 1508. Sucessivamente, sino al 1797, fu la sede del dominio della Repubblica Veneta.







    Scorcio da ..






    Da Claudio ...

    Palazzo Comunale




    Palazzo Ricchieri

    originariamente una casa-torre a difesa del nucleo cittadino edificata nel XIII secolo fu adattata durante il periodo veneziano in palazzo dalla famiglia Ricchieri. È ora sede del Museo Civico d'Arte.







    Duomo di Pordenone

    edificato a partire dal XIII secolo in stile romanico-gotico e rimaneggiato successivamente nel XVI e XVIII secolo. Contiene la pala d'altare denominata Madonna della Misericordia di Giovanni Antonio de' Sacchis detto "il Pordenone" e dello stesso l'affresco di San Rocco, oltre a numerose altre opere che ne impreziosiscono l'interno.





    Campanile del Duomo

    terminato nel 1374, successivamente, durante il XVII secolo, vi fu aggiunta una cuspide che lo portò a raggiungere un'altezza di circa 79 metri.




    Da Rino ...

    Il Territorio e la Popolazione
    Provincia: Pordenone (sigla automobilistica PN)
    Altitudine: 132 s.l.m.
    Estensione: 72,47 Km2
    CAP: 33097
    Prefisso telefonico 0427
    Codice Istat 093 044
    Codice Catastale: I904

    Patroni:
    Santa Maria Assunta, 15 agosto
    San Rocco, 16 agosto

    Popolazione al 31/12/2009: 12.140 abitanti, di cui 8.111 nel Capoluogo

    Posizione geografica
    il Comune di Spilimbergo è ubicato nel cuore del Friuli occidentale, in Provincia di Pordenone, tra la pedemontana e la zona delle risorgive.

    Dista 30 Km. circa da Pordenone ed altrettanti da Udine.
    Dista un centinaio di km. circa, sia da Trieste che da Venezia.


    Il territorio è pianeggiante con leggero digrado verso mezzogiorno.
    E’ situato tra il fiume Tagliamento ed il torrente Cosa, eccettuate le frazioni di Istrago, Vacile, Tauriano e Barbeano che sono a ponente di quest’ultimo.


    Agricoltura
    il terreno è in genere fertile e profondo e ben si presta alla coltivazione del mais; tuttavia esistono ampie fasce di terreno ghiaioso, i cosiddetti “magredi”, solo da pochi decenni recuperati alla coltivazione intensiva della vite e del melo che qui hanno trovato un habitat favorevolissimo.
    In zona esistono importanti centri di raccolta della frutta e dei cereali, allevamenti di suini e bovini, imponenti Cantine Sociali e private in cui, con rara perizia il frutto della vite viene trasformato in vino dal delicato abboccato e tra le tante qualità si ricordano il Merlot, il Cabernet, il Tocai (ora Friulano), il Refosco.









    Pordenone





    dintorni ..













    La diga del Vajont

    La diga è tristemente famosa per il disastro del Vajont del 9 ottobre 1963, quando una frana del monte Toc precipitò nel bacino, facendo traboccare lo stesso e inondando il paese di Longarone causando quasi 2.000 vittime.

    È importante ricordare che la diga non crollò e che le sollecitazioni cui il manufatto fu sottoposto durante l'immane tragedia furono 7 volte superiori a quelle prevedibili durante il normale esercizio.[senza fonte]

    La tenuta della diga è la dimostrazione dell'eccellente professionalità di chi ha progettato e di chi ha eseguito l'opera.[senza fonte] La tragedia fu causata dall'onda provocata dalla frana che, sfiorato il coronamento della diga, lo superò abbattendosi nella valle del Piave, e dall'onda di riflusso che tornò verso il lago. Se la diga avesse ceduto le conseguenze sarebbero state ancora più disastrose, in quanto la quantità di acqua che si sarebbe riversata a valle sarebbe stata tripla (l'onda è stata valutata in 50 milioni di metri cubi, la capienza del lago era di 150 milioni e al momento dell'evento si era quasi al limite).

    La diga oggi [modifica]
    Negli ultimi anni è avvenuta una ripresa di interesse verso la diga e la tragedia del Vajont e si sono fatte frequenti le visite guidate da parte di specialisti interessati agli aspetti scientifici della diga ma anche di gente comune.
    L'ENEL, oggi proprietaria delle strutture e dei terreni, ha aperto al pubblico nell'estate 2002 la prima parte del coronamento sopra la diga, affidando ad alcune associazioni del territorio (tra cui l'Associazione Pro Loco di Longarone) il compito di gestire le visite guidate.

    Tuttavia, ogni estate è possibile percorrere il coronamento senza prenotazione, grazie al servizio di un custode. Infatti, da sabato 12 agosto 2007 è stato aperto al pubblico, dopo l'inaugurazione ufficiale, il coronamento della diga. La gestione è affidata al Parco naturale delle Dolomiti Friulane, e durerà per l'intera stagione estiva. I turisti possono ora accedere ai primi venti metri di coronamento, pur senza la prenotazione, per osservare con i propri occhi l'impressionante scenario della frana del Monte Toc e della valle sottostante di Longarone. Anche i visitatori occasionali hanno l'opportunità di vedere da vicino il luogo dal quale ebbe origine la tragedia.

    Non si possono ancora perlustrare, invece, le gallerie interne alla montagna, anche se, dal settembre 2006, è stata ideata una manifestazione podistica non competitiva, con cadenza annuale denominata "I Percorsi della Memoria", che permette al pubblico partecipante di poter attraversare anche le strutture all'interno della montagna

     
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