FRIULI VENEZIA GIULIA ... 1^ Parte

..TARVISIO..UDINE..TRIESTE..

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  1. tomiva57
     
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    Codroipo



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    VILLA MANIN a PASSARIANO di Codroipo : La cinquecentesca Villa Manin di Passariano è il più importante ed imponente esempio di villa veneta in Friuli.
    Il corpo gentilizio è composto da tre piani, sopraelevato nella parte centrale da statue. Ai lati dell’edificio si protendono due grandi barchesse porticate che delimitano il giardino, separato dalla strada da due peschiere. Antistante l’edificio si apre un’ampia esedra anch’essa porticata.
    La villa fu edificata dalla famiglia Manin ed in seguito divenne sede estiva dell’ultimo Doge di Venezia, Ludovico Manin.
    Più tardi Napoleone Bonaparte collocò il suo quartier generale in questa dimora, e qui nel 1797 Napoleone ratificò il “Trattato di Campoformido”, con il quale definì la cessione all’Austria di Friuli e Veneto.

    Sul retro della Villa si estende un ampio Parco che è un vero paradiso per i botanici in quanto ricco di piante secolari e di specie anche rare. Infatti oltre a tigli, sequoie, farnie, cedri del Libano e dell’Atlante, ad un abete del Caucaso, ad una grande Paulovnia, al pino piangente dell’Himalaya, si potrà osservare un tasso di enorme dimensione che dovrebbe avere dai 150 ai 200 anni.
    Il Parco della Villa che fu realizzato secondo il modello di Versailles ed in seguito rifatto in senso tardoromantico, è ricco di laghetti, fontane, piccole colline, statue ed offre scorci assai pittoreschi.
    Inoltre, il grande prato centrale in primavera, nel mese di aprile, è un’esplosione di colore giallo, di straordinaria bellezza, dovuta alla fioritura dei numerosissimi narcisi.

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    La Villa e il Parco sono visitabili gratuitamente, salvo mostre particolari, per le quali è previsto un biglietto d’ingresso.

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    Oltre che come pregevole opera architettonica, Villa Manin è importante anche per le settecentesche opere d'arte che conserva. La villa è arricchita da affreschi di Ludovico Dorigny, Amigoni e Pietro Oretti, tele del Fontebasso e da sculture del Torretti. In una sala a levante, nel 1708, il parigino Ludovico Dorigny affresca nel soffitto, entro il tondo centrale, il Trionfo della primavera e nei quattro ovati minori che lo attorniano l’Allegoria dell'Amore, della Gloria, della Ricchezza, dell'Abbondanza. La sua pittura dai colori freddi e smaglianti che predilige figure eleganti su sfondo di limpidi cieli ed adotta soluzioni spericolate (amorini e ninfe su nubi che vanno al di là della cornice) risulta nel complesso accademica e convenzionale.
    Alle pareti, in monocromo su sfondo dorato, dipinge alcune scene con Apollo e Marte, Venere e Bacco, Giudizio di Paride, e Pan e Siringa tra varie figure allegoriche. Rese gradevoli dal chiaroscuro di gusto francese, dalla precisione linearistica, da un mirabile equilibrio, ad esse si ispirerà il giovane Tiepolo chiamato ad operare nell'Arcivescovado di Udine nel 1726-30.

    A Villa Manin dimorò l'ultimo Doge di Venezia, Ludovico Manin; vi si intrattennero per una notte, fra il 27 ed il 28 agosto 1797, Napoleone Bonaparte e Giuseppina Beauharnais ed è proprio in questa villa che venne firmato il trattato fra Francia ed Austria noto sotto il nome di “Campoformio” (17 ottobre 1797).

    - PARCO NATURALE DELLE RISORGIVE :


    Il Parco Naturale delle Risorgive è situato immediatamente a sud di Codroipo, in direzione Iutizzo-Lignano.
    E’ un’area di particolare interesse naturalistico che si sviluppa su circa 40 ettari ed è visitabile a piedi; l’accesso libero consente la visita tutti i giorni dell’anno.
    Qui le acque di risorgiva, particolarmente pure e limpide, hanno una temperatura quasi costante oscillante dai 12 ai 16 gradi C. per cui consentono lo sviluppo di una fauna ittica con un gran numero di specie. Questo è uno degli ambienti naturali più suggestivi del Friuli, con una straordinaria ricchezza e varietà di specie vegetali, tra cui diverse varietà di orchidea e la genziana alata; inoltre l’umidità dell’ambiente favorisce pure una ricchissima microfauna.

    Dalle Risorgive della zona di Codroipo si originano alcuni corsi d’acqua di modesta portata e dimensione che, più a valle, confluiscono le acque nel fiume Stella.


    - I MULINI DI CODROIPO :

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    1. Nella zona a sud dell’abitato di Codroipo, in Via Molini, a pochi chilometri da Villa Manin, in un paesaggio caratterizzato da boschetti e zone umide, sono presenti cinque strutture molitorie come il Molino Passanigo, il Molino di Bert, il Molino di Bosa, il Molino della Siega ed il Molino dalli Stali (o da lis Stalis); alcune di queste però sono molto fatiscenti.

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    1. Un mulino molto suggestivo chiamato “Mulino di BERT” o Mulino ZORATTO è situato a Codroipo, in Via Molini n.70; questo mulino ha conservato nel tempo la sua rusticità sia nella struttura che nelle attrezzature interne. E’ posto al centro di un piccolo complesso rurale ubicato ai margini del “Parco Naturale delle Risorgive” ed è ancora perfettamente funzionante e viene alimentato dalla Roggia San Odorico che è un importante canale artificiale risalente al Medio Evo, realizzato appositamente dai Conti Cossio. La costruzione, nei suoi elementi originari, risale all’anno 1450 e venne edificata dal Sior Zorzi da Codroipo, probabilmente il capostipite dei Conti Codroipo, Giorgio. Il mulino deve il suo nome a quella famiglia di mugnai che lo occupò nel 1500, i “Bert” provenienti da San Vidotto o da Santa Marizza di Varmo. Nel 1637 il mulino appartenne al pievano di Codroipo che vi faceva lavorare i suoi familiari. Nel 1663 invece il mulino passò alla famiglia Guatto e il proprietario era un certo Domenico Guatto di Bertiolo detto anche “Guat o Vuat”. La famiglia Guatto continuò l’attività nel mulino fino al 1782 e cioè fino a quando il mulino fu rilevato dagli Zorat in quanto, Mauro Zorat, anche lui figlio di mugnai ed originario di Flambruzzo aveva sposato una certa Maria Guatto, figlia di Giobatta. Il Mulino di Bert appartiene tutt’oggi alla famiglia Zoratto, già mugnai dei Conti Manin, e viene gestito dalla sig.ra Tiburzio Teresa.

    Nel 1870 il proprietario Luigi Zorat aggiunse al mulino le trebbie per i cereali facendo costruire la grandiosa ruota di ferro diventata oggi elemento caratterizzante del mulino medesimo.
    Nel corso degli anni sono state fatte aggiunte ed alcune modifiche alla struttura originaria : questi interventi ne hanno solo parzialmente modificato l’aspetto.
    Il mulino a palmenti (macine) è provvisto di un rarissimo laminatoio a quattro passaggi, realizzato nel 1945 da maestri ungheresi dell’arte bianca e molto rinomato all’epoca, e di una coppia di macine (con mola inferiore in sughero) che vengono utilizzate per decorticare il farro.
    Nel mulino, tutt’oggi in attività, si lavorano i cerali provenienti dall’agricoltura biologica a coltivazione locale e tutte le lavorazioni a bassi giri delle macine a pietra e dei laminatoi, producono ricercate farine integrali per polenta e raffinate, farine per la panificazione di grano duro, di grano tenero e farina di farro, tutte di elevata qualità. In questo mulino esiste anche il pilatoio dell’orzo.

    Ma il “Mulino di Bert” è originale soprattutto perché qui, oltre alla macinazione, sempre con il contributo della forza dell’acqua, trasmesso alle antiche pale del mulino, è consentita anche un’altra antichissima attività e cioè la battitura dello stoccafisso norvegese, unico caso in Italia. I pestelli che vengono utilizzati per la battitura del merluzzo dissecato, un tempo venivano utilizzati per la lavorazione della canapa. Lo stoccafisso essiccato, proveniente dalle isole Lofoten, presentandosi durissimo, viene qui ammorbidito grazie ai colpi del maglio in legno battente su base di pietra, esattamente come avveniva nei secoli passati. Le fibre del pesce vengono pertanto soltanto “ammorbidite”, senza spappolarle : il pesce non viene alterato ma solo intenerito; questo processo garantisce una perfetta cottura del “baccalà” che acquisterà quindi in morbidezza e bontà.

    Nel cortile, oltre il canale, nei locali di una piccola costruzione annessa al mulino si trovano le attrezzature per il confezionamento sotto vuoto del pesce, per l’etichettatura e per l’imballaggio del prodotto che quindi, da questo angolo molto suggestivo del Friuli potrà finalmente raggiungere i buongustai sulle tavole di tutta l’Europa.
    Il “Mulino di Bert” è visitabile accompagnati dal proprietario, previa prenotazione.


    1. Nella stessa zona, poco distante, sulla roggia Selusset, a sud del mulino di Bert, all’interno di una piccola corte facente parte del complesso rurale del Mulino di Bosa (mulino quattrocentesco, nelle strutture originarie, ma successivamente rimaneggiato), si può ammirare una chiesetta molto singolare, ricavata nei pressi del vecchio mulino ma edificata in epoca successiva, dedicata alla memoria di “Prè Vico Zorat”, grande appassionato della natura, delle usanze, tradizioni, e storia di Codroipo. Qui, all’esterno di questa chiesetta è stata sistemata una ruota di mulino, in ricordo dei tempi passati.
    2. In fondo a Via Molini, all’interno della proprietà Badoglio, si trovano i resti di uno dei cinque mulini che caratterizzavano la zona.



    Curiosità :

    Nella Villa Kechler di San Martino di Codroipo, lo scrittore Ernest Hemingway veniva a trascorrere alcuni periodi ospite dell’amico conte Carlo Kechler, conosciuto durante una vacanza a Cortina.
    Hemingway era innamorato del Friuli e in queste zone tornò parecchie volte, soprattutto dal 1948 al 1954; veniva in Friuli perché era appassionato della pesca ed assieme al conte Kechler sperimentava qualche tecnica particolare di pesca. Assieme andavano anche a caccia di folaghe o di anatre, nella Laguna di Venezia, in quella di Caorle o alla foce del Tagliamento.
    Il paesaggio della bassa friulana incantava ed ispirava moltissimo Hemingway, forse perché gli ricordava moltissimo la sua terra d’origine; sembra infatti che alcuni libri, come “Di là dal fiume e tra gli alberi” e “Addio alle armi”, siano stati scritti durante i suoi soggiorni friulani (a Percoto, a Fraforeano e a San Martino di Codroipo, nelle tranquille dimore di campagna della famiglia Kechler).

    “Grazie” disse il colonnello. “Vuoi venire a caccia di anatre nelle paludi alla foce del Tagliamento? Una caccia magnifica. Appartiene a italiani molto simpatici che ho conosciuto a Cortina.”
    “E’ lì che vanno a caccia di folaghe?”
    “No. Lì cacciano proprio anatre. Bravi ragazzi. Bella caccia. Proprio anatre. Germani reali, codoni, fischioni. Qualche oca selvatica. Bello come a casa, quando eravamo ragazzi.”

    Questi sono alcuni dialoghi tratti dal romanzo “Di là dal fiume e tra gli alberi”.
    Nella villa di San Martino di Codroipo, la contessa Costanza Kechler raccontava di avere la certezza che lo stagno con le trote ed i moscerini, descritto dallo scrittore in una pagina del romanzo appena citato poteva essere quello di casa sua.
    E’ probabile che nel 1949 o agli inizi del 1950 Hemingway sia venuto in questo angolo del Friuli, ed anche a Venezia, appositamente per trovare lo stimolo e la giusta ispirazione per portare a termine il romanzo stesso.















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    Edited by tomiva57 - 29/5/2011, 14:10
     
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