FRIULI VENEZIA GIULIA ... 1^ Parte

..TARVISIO..UDINE..TRIESTE..

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    BUONGIORNO ISOLA FELICE ... BUON RISVEGLIO A TUTTI

    “... Venerdì ... costeggiamo le Alpi, la mongolfiera si lascia andare ai capricci di un vento amico ... sfioriamo le punte di quelle candide vette e assoporiamo quell’aria fina e rigenerante ... è bella la nostra Italia e noi, in questo viaggio ne stiamo gustando ogni suo aspetto, ogni suo profilo e quella bellezza che la rende unica in tutto il mondo ... la nostra Italia intreccio di storia e bellezza naturale ... la nostra Italia abitata da meravigliose persone che da Nord a Sud, da Est a Ovest la colorano con specifiche tinte e pennellate di varigata umanità ... Voliamo verso Est, verso il confine più estremo ... siamo in Friuli e ci stiamo dirigendo verso Trieste ... Buon risveglio amici miei ...."


    (Claudio)



    ..LA NOSTRA MONGOLFIERA VOLA VERSO..TARVISIO..UDINE..TRIESTE..SIAMO IN FRIULI VENEZIA GIULIA..



    “La forza inesauribile di un viaggio è che ogni singola immagine, ogni momento vissuto, è tanto intenso da generare, nel tempo, ricordi sempre nuovi. Come succede a chi visita il Friuli Venezia Giulia: a ogni viaggio si aggiunge una piccola avventura o la scoperta di un luogo che è lì da sempre ma che sembra nato per noi e ci fa tornare come fossimo partiti soltanto ieri.”

    “Il Friuli Venezia Giulia è una regione dell'Italia Nord-Orientale..con territorio prevalentemente montuoso...E' una regione…creata a tavolino negli anni del dopoguerra, formata dal Friuli (che costituisce circa il 90% del territorio, con capitale storica Udine), e dalla parte di Venezia Giulia rimasta in territorio italiano dopo la seconda guerra mondiale…. la storia remota del territorio non è certo stata tranquilla… in questi luoghi si sono insediati i Celti, i Romani, i Longobardi, la Repubblica di Venezia e gli Asburgo.”

    “Tutte le città hanno il loro passeggio, il luogo amato degli incontri con gli amici e del trovarsi per stare insieme…. a Trieste questo posto magico sospeso fuori dal tempo è un molo proteso nel mare Adriatico scintillante nelle giornate estive e spumeggiante sotto i refoli invernali della bora. Ampliato a più riprese, sorto inizialmente nel 1750 sulla carcassa appositamente affondata di una vecchia fregata imperiale asburgica di settanta cannoni, ne portò a lungo il nome: come molo San Carlo è immortalato nei versi di Umberto Saba…” Per me al mondo non vha luogo più caro e fido / di questo. Dove mai più solo / mi sento e in buona compagnia che al molo / San Carlo”. A un’altra nave deve il suo nome attuale, il cacciatorpediniere Audace che qui attraccò la sera del 3 novembre 1918 sbarcando i bersaglieri che mettevano fine a 400 anni di dominazione austriaca. Vibra questa storia sotto i piedi del viaggiatore che calpesta le lastre di pietra sconnesse del molo fino alla rosa dei venti sulla cima, osservando una barca che ammaina la vela per attraccare e due ragazzi seduti su una bitta che parlottano fitto tenendosi per mano.”

    “Passeggiando per Trieste… ed ammirare il Borgo Teresiano dalle linee austere che rimandano a Vienna… respirare l'atmosfera mitteleuropea dei suoi caffè…. ripercorrere le strade frequentate da Joyce o da Svevo...”
    “Arriva improvvisa.. scende dai ripidi pendii di montagna sul mare come se non avesse il tempo di fermarsi ….c’è un soffio …. Una sferzata di vita che ogni anno, puntuale, arriva a Trieste: la Bora….nel grigio dell’autunno quando i colori della nebbia si fondono con quelli del mare, quando ti aspetti che nulla possa più cambiare, d’un tratto…arriva… fino alla città, la supera veloce e vola verso il mare….e tutto cambia… l’aria divente pulita, la nebbia spazzata via……ed incombe l’inverno…..una leggenda racconta di una strega che abita nelle caverne del Carso per nascondersi alla vista degli uomini, e che uscendo dal rifugio accompagnata dal figlio Borino, nei mesi invernali devasta, con refoli violenti e gelidi, qualsiasi cosa essa trovi….un’altra narra di Bora, dolce ninfa che abitava nei boschi e che d’estate soffiava per portare refrigerio agli uomini. Uomini cattivi, venuti da lontano uccisero il Dio che Bora tanto amava e lei, per vendetta e per dolore, si trasformò in vento gelido e invernale….e ancora un’ un’altra dolce leggenda che parla di lacrime di stelle e respiro di mare…. narra di Bora, figlia di Vento, che conobbe Tergesteo. L’amore rese queste due entità un unico respiro e li fece vivere sette giorni di passione. Vento, padre di Bora, continuò a cercare la figlia disperato, sino a quando li trovò. Furente di rabbia, arrivato alla grotta, Vento uccise Tergesteo e Bora, in preda alla disperazione, cominciò a piangere. Pianse tanto che le sue lacrime diventarono pietre. Ma Cielo, impietosito, fece in modo che Bora potesse rivivere i suoi sette giorni d’amore una volta l’anno…..a Trieste..”

    ““Tra la laguna di Grado, la foce del fiume Isonzo ed il Mar Adriatico, sorge la cosiddetta “Isola d’oro”: si tratta del comune friulano di Grado… Già abitata in età romana, come testimonia il suo nome che deriva da “gradus”, scalo, l'orige è quella di porto, nato per ospitare la flotta della vicina Aquileia ma la cittadina acquistò importanza nel V secolo quando, trasformata in fortezza (castrum), divenne il rifugio di vescovi aquileiesi durante le invasioni barbariche.. splendida la Grado Vecchia con la Basilica di S. Eufemia e la Basilica di S. Maria delle Grazie e l’architettura paleocristiana sorta tra V e VI secolo. Poco lontano, la casa natale di Biagio Marin … uno dei maggiori poeti del Novecento italiano.”

    “Udine……Piccola,quasi che a guardarla sembra un cucciolo….. un esplosione di verde! E' una cittadina molto calma, con persone piacevoli e soprattutto pulitissima in ogni angolo…. viette pedonali a rotonde… giardini coloratissimi…il fascino ancora tutto veneziano di Udine, delle sue piazze, della Loggia del Lionello.. della Torre dell'Orologio…l’incanto degli affreschi del Tiepolo nel Palazzo Arcivescovile e i tetti dal belvedere del suo Castello che sembrano abbracciare con lo sguardo tutto il Friuli fino alle montagne.”

    “.. in provincia di Udine, nell’area dei vigneti che da Manzano giunge fino a Corno di Rosazzo… l’Abbazia di Rosazzo i monaci, pellegrini del mondo e paladini di pace, scelsero questa dolce collina che prende nome dalle rose selvatiche …vasto complesso monastico medievale, che fu degli Agostiniani, dei monaci Benedettini e più tardi dei Domenicani…la leggenda… dice che questo luogo fosse stato scelto prima dell’800 da un eremita tedesco, l’Allemanno, e da molti soldati che si ritiravano sul colle per espiare i peccati e rimediare ai torti fatti…..intorno….una natura che circonda, abbraccia, …..dalle pareti completamente decorate con affreschi seicenteschi, dai pavimenti in terrazzo veneziano e travi a vista …la Sala della Vite e dell’Uva, la Sala della Palma…la Sala dell’Ulivo e quella del Vino ...poi.. colline verdi, terrazze esposte al sole.. Quando il sole è alto..i fiori dai mille colori crescono all’ombra delle viti e nel sentiero delle rose… il rosso acceso e l’arancio si mescola al profumo di vino …tutto scorre oltre il tempo, oltre il luogo.. oltre il silenzio..”

    “Lungo la fascia collinare della provincia di Udine, a ridosso del confine con la Slovenia.. un paesaggio ameno, dolce e suggestivo a cui fanno da cornice splendidi vigneti…. è la natura dei Colli Orientali del Friuli, terra di grandi vini e di raro fascino…. Quest’angolo campestre è un luogo eletto… alla scoperta di verdi scenari, antichi manieri e tradizioni millenarie….Cividale… ill quattrocentesco Duomo dedicato a S. Maria Assunta e sorto sul luogo di un'antica basilica dell'VIII secolo…. Pittoresco il Ponte del Diavolo… la leggenda narra che i cittadini si riunirono in assemblea per escogitare il modo di costruire un solido ponte in pietra, che congiungesse le due sponde del Natisone… non riuscendo a concludere nulla, invocarono il Diavolo..”

    “Tarvisio….Laghi di Fusine…..un panorama che fa rimanere a bocca aperta perché i due laghi sono forse gli specchi d’acqua più belli della regione.. all’interno di una conca di origine glaciale e accanto al monte Mangart…..Qui è stato girato “La ragazza del lago” film di Andrea Molaioli,.. troverete placide anatre nuotare in acque verde smeraldo oltre a cervi, caprioli e camosci liberi nei boschi…. un luogo vicino agli dei in un tempo sospeso…..un sentiero… il rifugio..e prima che cali il sole…un fascio di luce illumina il fondo del lago che emerge e svela nuovi colori… vivere un sogno ed esserne parte.. l’armonia semplice travolge e chiede di restare…un passo più in là nel cammino silente della vita e dell’emozione..”







    Friuli-Venezia Giulia

    (Friûl Vignesie Julie in friulano, Furlanija Julijska krajina in sloveno e Friaul Julisch Venetien in tedesco), è una regione a statuto speciale dell'Italia Nord-Orientale di oltre 1.233.000 abitanti [1], con capoluogo Trieste. La sfera di influenza del Friuli Venezia Giulia si estende alle province di Belluno, Treviso e nella provincia di Venezia, sino a San Stino di Livenza.







    Storia

    La regione sorge in parte delle terre occupate in epoche passate dal Patriarcato di Aquileia che fu nel età medievale uno degli stati più estesi ed importanti dell'Italia settentrionale. Il patriarcato di Aquileia si dotò, molto precocemente, di una propria Costituzione e di un Parlamento, ritenuto, da alcuni studiosi, il più antico d'Europa. Il Friuli Venezia Giulia raggiunge l'attuale conformazione nel dopoguerra. Il 10 febbraio 1947, alla fine della seconda guerra mondiale, l'Italia, sconfitta, aveva firmato a Parigi il Trattato di Pace con le potenze alleate (e associate) vincitrici, perdendo gran parte della Venezia Giulia. Il 15 settembre 1947 era stato istituito il TLT (Territorio Libero di Trieste), diviso in due zone. La prima (Zona A) comprendeva Trieste e zone limitrofe, la seconda (Zona B) parte dell'Istria nord-occidentale (fra cui i comuni di Capodistria, Umago e Cittanova). Il Territorio libero di Trieste era destinato a costituire un nuovo stato sotto il diretto controllo del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il progetto, avversato sia dall'Italia che dalla Jugoslavia, non riuscì però a realizzarsi. Il 26 ottobre 1954 la zona A del TLT ritornò all'Italia; la zona B restò invece alla Jugoslavia. Lo Stato italiano decise, nel 1963, di unire la parte del Territorio Libero di Trieste, assegnato all'Italia, al Friuli, formato all'epoca dalle sole province di Udine e Gorizia (la Provincia di Pordenone sarà istituita solo nel 1968 per distacco dalla Provincia di Udine), fornendo anche una certa autonomia alla nuova regione, che, oltretutto, era situata in prossimità della Cortina di ferro. La scelta di Trieste come capoluogo regionale fu fatta per dare alla città giuliana, privata dei propri tradizionali mercati di sbocco e della propria zona di influenza fin dalla fine della prima guerra mondiale e del proprio immediato entroterra subito dopo la seconda, un ruolo amministrativo importante. Trieste, dalla storia recente importante e travagliata, fu nel XIX secolo il principale porto dell'Impero Austro-Ungarico ed uno dei maggiori empori del Mediterraneo, nonché polo culturale di indiscussa importanza. Per tali ragioni godeva di prestigio internazionale. La città che, dalla fine dell'Ottocento, era divenuta anche uno dei simboli del nazionalismo italiano, risultava però al momento del congiungimento essere estranea alla regione storica e geografica del Friuli.






    Da Augusto ...

    COMUNE DI GORIZIA


    Abitanti: 35,000 circa
    Superficie: 40,85 Kmq
    Altitudine: 84 mt. s.l.m.
    Frazioni e Località: Gradischiutta, Lucinico, Piuma, S. Mauro, Piedimonte, Sant'Andrea

    Storico centro della vita cittadina è la triangolare Piazza della Vittoria (già Piazza Grande), cui fa da maestoso sfondo sul lato orientale il colle del Castello.


    Castello di Gorizia

    Al centro del lato ovest domina scenografica l'alta facciata della Chiesa di S. Ignazio su progetto di Christoph Tausch (1673-1731), inquadrata ai lati da due campanili coronati da cuspidi a cipolla, di gusto nordico, e scandita da colonne e lesene, che ne movimentano la facciata, con forti richiami a coevi edifici romani. Di pregio anche le statue nelle nicchie. La sua costruzione, voluta dai Gesuiti, che si erano stabiliti a Gorizia alcuni decenni prima, si colloca tra il 1654 e il 1747:


    Chiesa di Sant' Ignazio

    essa è la maggiore chiesa della città. Il solenne interno, a navata unica con sei cappelle laterali, è sontuoso di arredi setteottocenteschi. Tra le numerose opere d'arte presenti si segnalano il superbo altare maggiore, ornato da belle statue marmoree, opera del veneziano P. Lazzarini (1716), e soprattutto il magnifico affresco presbiteriale (Gloria di S. Ignazio), capolavoro di illusionismo prospettico barocco dello stesso artista e architetto tirolese Christoph Tausch (1721). Anche in quest'opera pittorica, come per l'impianto complessivo della facciata, molto si avverte l'influenza del suo maestro Andrea Pozzo. Chiude la piazza nel lato meridionale il Palazzo Della Torre (sede della Prefettura), nobile architettura cinquecentesca purtroppo totalmente rimaneggiata.


    Ulteriore abbellimento al contesto viene dato dalla monumentale Fontana del Nettuno (1756), forse l'opera più nota del goriziano Nicolò Pacassi, che, come era successo per altre di cui era autore, richiese presto un intervento di restauro per la qualità scadente del materiale usato. Da Piazza Vittoria, percorrendo verso sud la pittoresca Via Rastello, antica strada mercantile in parte porticata e rimasta quasi intatta in molti suoi
    edifici storici setteottocenteschi, si arriva al Duomo, dedicato ai patroni SS. Ilario e Taziano, che dal 1752 è cattedrale della città. Separato dall'alto Campanile, ubicato posteriormente, l'edificio si presenta all'esterno come una semplice struttura a capanna, cui non conferisce fascino l'anonima facciata rifatta nel 1924: è in realtà il frutto di una vicenda architettonica piuttosto complessa, che lo ha visto svilupparsi tra XVI e XVIII secolo con la fusione di due preesistenti edifici medioevali. Un documento patriarcale del 1342 attesta che già esisteva sul posto una prima chiesa di S. Ilario; una seconda chiesetta dedicata a S. Acazio (di cui resta, alla fine della navata destra, la bella struttura tardo-gotica, vivacemente dipinta nella fitta trama geometrica della volta) sorse nel '400 a sud della prima.

    Duomo di Gorizia

    L'interno, a tre navate con le laterali molto basse per la insolita presenza di matronei, vede prevalere negli ornati a stucco l'impronta
    tardo-barocca; gravi danni sono stati inferti dagli eventi bellici (perduto un grande affresco di G. Quaglio, del 1702, che decorava il soffitto). Opera della bottega goriziana dei Pacassi (ca. 1705) è l'altare maggiore, ricco di sculture. Nella navata sin. è il cenotafio del conte di Gorizia Leonardo, vigoroso lavoro d'arte tedesca del primo '500, che lo ritrae nei nobili vestimenti militari. In dotazione al Duomo è un prezioso Tesoro, composto da eccezionali oreficerie sacre, medioevali e posteriori, in parte provenienti dal disperso patrimonio patriarcale della Chiesa aquileiese.



    Da Gabry ...



    Da Rino ...



    Udine Piazza della Libertà



    Udine, il Duomo


    Udine Piazza San Giacomo



    Udine, Piazza San Giacomo in una foto d'epoca



    Udine, Biblioteca del Museo Diocesano



    Udine, la Galleria del Tipolo nel Museo Diocesano



    Da Raffaele ...

    Gorizia..... una città divisa in due....



    E' d'obbligo, quando si và in visita a Gorizia, rendere omaggio alle VITTIME DELLA GRANDE GUERRA.



    Sacrario Militare di Redipuglia



    Il Sacrario Militare di Redipuglia è il più grande sacrario militare italiano ed uno dei più grandi al mondo, venne realizzato su progetto dell'architetto Giovanni Greppi e dello scultore Giannino Castiglioni. Inaugurato nel 1938, custodisce le salme di 100.000 caduti della Grande Guerra.
    Sorge all'interno del territorio comunale di Fogliano Redipuglia in provincia di Gorizia, nella regione etnico-culturale detta Bisiacaria.



    L'opera, realizzata sulle pendici del Monte Sei Busi, cima aspramente contesa nella prima fase della Grande Guerra, si presenta come uno schieramento militare con alla base la tomba di Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta, Comandante della 3a Armata, cui fanno ala quelle dei suoi generali.



    Recinge simbolicamente l'ingresso al sacrario, ai piedi della monumentale scalea, una grossa catena d'ancora che appartenne alla torpediniera Grado. Subito oltre, si distende in leggero declivio un ampio piazzale, lastricato in pietra del Carso, attraversato sulla sua linea mediana dalla "Via Eroica", che corre tra due file di lastre dì bronzo, 19 per lato, di cui ciascuna porta inciso il nome di una località dove più aspra e sanguinosa fu la lotta. In fondo alla Via Eroica si eleva solenne la gradinata che custodisce, in ordine alfabetico dal basso verso l'alto, le spoglie di 40.000 caduti noti ed i cui nomi figurano incisi in singole lapidi di bronzo. La maestosa scalinata, formata da 22 gradoni su cui sono allineate le tombe dei caduti, sul davanti ed alla base della quale sorge, isolata quella del Duca d'Aosta, comandante della 3a Armata, fiancheggiata dalle urne dei suoi generali caduti in combattimento, è simile al poderoso e perfetto schieramento d'una intera grande unità di centomila soldati. Il Duca d'Aosta, morto nel 1931, chiese di avere l'onore di poter essere qui deposto tra le migliaia di soldati che persero la vita sul campo di battaglia. La tomba è ricavata in un monolito in porfido del peso di 75 tonnellate. Seguono disposte su ventidue gradoni le salme dei 39.857 caduti identificati. Nell'ultimo gradone, in due grandi tombe comuni ai lati della cappella votiva, riposano le salme di 60.330 caduti ignoti. Nella cappella e nelle due sale adiacenti sono custoditi oggetti personali dei soldati italiani e austro-ungarici. Il grande mausoleo venne realizzato di fronte al primo cimitero di guerra della 3a Armata sul Colle Sant'Elia che oggi è una sorta di museo all'aperto noto come Parco della Rimembranza. Lungo il viale adornato da alti cipressi, segnano il cammino cippi in pietra carsica con riproduzioni dei cimeli e delle epigrafi che adornavano le tombe del primo sacrario. Sulla sommità del colle un frammento di colonna romana, proveniente dagli scavi di Aquileia, celebra la memoria dei caduti di tutte le guerre, «senza distinzione di tempi e di fortune».






    Sacrario Militare di Oslavia

    Sacrario dedicato ai caduti della prima guerra mondiale. Il sacrario fu costruito nel 1938 su progetto di Ghino Venturi e presenta un imponente corpo centrale di forma cilindrica in pietra bianca, sulla sommità di una scalinata. Custodisce le spoglie di 57.740 soldati, di cui circa 36.000 ignoti, morti nelle battaglie di Gorizia. I militi sono per la stragrande maggioranza italiani, ma vi sono sepolti anche 540 soldati austriaci. Tra i caduti italiani che vi trovano sepoltura ci sono anche 13 medaglie d'oro, tra cui il generale Achille Papa, ucciso alla Bainsizza e sepolto al centro della cripta.




    Da Augusto ...

    Abbiamo appena avuto un forte terremoto in Abruzzo, ma come non ricordare quello del Friuli del 1976. Io ero a Milano e ricordo che percepii chiaramente che da qualche parte, non lonano, era successo un disastro.



    6 Maggio 1976: terremoto in Friuli



    Ore 21.00
    "Giornata calda oggi. Meno male che ho finito di sistemare la frutta in negozio.. Domani mattina non dovrò fare niente. Che caldo, sono tutto sudato, vabbè siamo in maggio, però fa un caldo strano, appiccicoso, umidiccio, non si respira quasi. La breve rampa di scale e chiudo il portoncino. Dalla cucina rumore di stoviglie e il profumo della cena. La televisione accesa. Un rombo lontano, mi fermo… ma che è un tuono? Cambia il tempo? Ma aumenta e trema pure il pavimento! Aumenta ancora, si sente dappertutto! Riempie l'aria, sempre più forte più forte! Riempie il mondo. Mio Dio il terremoto! - Gianna!! Gianna!! Fuori, fuorii!! Svelta svelta, scappiamo! La nausea allo stomaco, trema tutto, manco si fosse su na' barca! Le pareti crepano scricchiolando. Gianna urla, barcolla, mi cade addosso. I mobili scivolano e grattano il pavimento, schiantano addosso alle pareti. Le ante della credenza si aprono e si chiudono, sbattono forte. I vetri della finestra esplodono, il soffitto ondeggia, si staccano grossi pezzi di calcinacci e ci cadono addosso, un braccio sulla testa di Gianna. La parete di fronte si apre e cade intera all'indietro, una nuvola di vento caldo e polvere c'investe. Tutto si sbriciola e il rombo riempie l'aria. Il lampadario oscilla tra le crepe del soffitto, la luce continua a ondeggiare forte tra ombre giganti, va' via. Torna! Poi è il buio. Buio totale, non si vede più niente. La tengo stretta per non perderla. Dobbiamo uscire di qui. Il rumore, il rumore che non smette romba, tuona forte nelle orecchie. Dobbiamo uscire da qui o la casa ci ammazzerà. Dio Dio è la fine del mondo! Tutto si scuote... le mani sulle pareti per non cadere. Gianna, Giannaaa!!!! La trascino per un braccio giù per le scale. Rumore di calcinacci che cadono, schiantano intorno. Sento urlare in mezzo al boato che non smette. La mano sulla porta che non sta ferma, afferro il catenaccio e tiro. Fuori! Di corsa verso la piazzetta, lo slargo più vicino, lontano dalle case che crollano. Il terreno continua ad ondeggiare non riesco neanche a correre. Ci buttiamo in mezzo al prato dell'aiuola m'aggrappato alla terra stretto a mia moglie. Il rombo s'allontana e finisce. E la polvere sommerge tutto, polvere, polvere che fa tossire, che non fa respirare, e il silenzio, innaturale, mostruosamente lungo dopo lo scroscio delle case crollate e il rombo assordante del mondo che stanotte s'è rovesciato. Poi insieme un coro di pianti, urla e gemiti. Tremo come una foglia. Gianna... l'abbraccio, gli occhi inariditi, la gola asciugata e riarsa dalla polvere di muro. Mi prendo la testa tra le mani. Dio... che qualcuno ci aiuti!"

    Alle ore 21,06 di giovedì 6 maggio, un terremoto di eccezionale intensità ha sconvolto il Friuli. Quasi mille vittime e migliaia i feriti. Numerosi comuni, per un raggio di 60 km dall'epicentro, sono stati investiti dal sisma. La scossa è durata 50 secondi. Questo breve, ma lunghissimo lasso di tempo è stato sufficiente per causare gravi danni alle abitazioni e alle infrastrutture. L'epicentro è stato localizzato presso Tolmezzo, a otto chilometri a nord di Carnia sul Tagliamento. Il sisma è stato stimato dell'ottavo/decimo grado della scala Mercalli. La forza devastatrice ha interessato i comuni di: Maiano, Buia, Gemona, Osoppo, Magnano, Artegna, Colloredo, Tarcento, Forgaria, Vito d'Asio e molti altri paesi della pedemontana.

    Lo spettacolo che si è presentato ai primi soccorritori è stato agghiacciante.
    Le auto e le ambulanze dei soccorritori che stanno percorrendo la Pontebbana verso i paesi colpiti s'imbattono in una fitta cortina di polvere che fa comprendere da subito la gravità dell'accaduto. Altri, accorsi in aiuto, fuori dell'abitato di Gemona incontrano i primi sopravvissuti che si trascinano a stento, sotto shock, laceri e inebetiti. Qualcuno sta tentando di portare i feriti nei più vicini ospedali. Quelli che sono riusciti a sfuggire ai crolli, sconvolti, si sono raggruppati negli slarghi e nelle campagne circostanti e hanno acceso dei fuochi aspettando che la notte passi. Altri si sono rifugiati nelle auto. Si levano nella notte le grida, i pianti, i lamenti di coloro che sono rimasti seppelliti sotto le macerie. Tanti stanno cercando di spostare i calcinacci per cercare di salvarli. Quello che si presenta agli occhi di tutti al levarsi del sole è un paesaggio di morte e distruzione. Paesi completamente rasi al suolo, moltissime case inagibili, continuano gl'incendi ed i crolli sotto la spinta delle scosse di assestamento. Ora, cordoni di militari e agenti cercano di tenere lontani gli abitanti. Si scava febbrilmente per cercare di salvare le migliaia di persone sepolte vive. Circa 200 bambini hanno perso i genitori e sono raccolti dalla Croce Rossa. Saltate le linee elettriche e telefoniche, scoppiate le fognature. La notte del 6 maggio è stata la prima di molte notti all'aperto per i friulani. Le scosse dureranno fino al settembre successivo.


    Il bilancio del terremoto del 1976 in Friuli Venezia Giulia:

    Area colpita: 5.725 km quadrati
    Comuni colpiti: 137
    Popolazione coinvolta: 600.000 persone
    Numero dei morti: 1.000
    Numero dei bambini non nati: 20
    Bambini che hanno perso i genitori:circa 200
    I senzatetto:70.000
    Per danni alle industrie:5.000 disoccupati
    I danni ammonterebbero ai mille miliardi di lire.
    Il 7 maggio all'ospedale di Udine viene alla luce la prima nata dopo il terremoto: si chiama Donatella ed è figlia di una coppia di Maiano, uno dei centri più colpiti.




    Da Gabry ...





    La Bora
    è un vento catabatico, cioè di caduta e compressione adiabatica, di provenienza nord/nord-orientale, che soffia con particolare intensità specialmente verso l’Alto e Medio Adriatico e verso alcuni settori dell’Egeo e del Mar Nero in presenza di forti gradienti barici tra continente e mare. La Bora di Trieste è la più conosciuta.

    La direzione della bora sul Carso di Trieste, sulla città e sul suo golfo, è determinata dalla direzione del solco vallivo lungo il quale essa scende al mare. Essa mantiene perciò sempre la stessa direzione che è quella da ENE. La bora di Trieste è un vento continentale secco e freddo che scende, con violenza, dall’Altopiano carsico al mare soprattutto nella stagione invernale.
    Essa è dovuta essenzialmente alla configurazione geografica molto particolare della città. Trieste è infatti situata fra l’estremità di un mare relativamente caldo, che si inoltra nel continente, ed un elevato e freddo retroterra con un valico aperto sul golfo della città. Questa situazione produce fra le due zone, mare e retroterra, la possibilità di formazione di forti differenze di temperatura e di pressione atmosferica, per cui né possono conseguire frequenti e intensi deflussi di masse d’aria dal retroterra al mare.
    Il deflusso è determinato e facilitato dal suo incanalarsi nei valichi e nelle depressioni che trova lungo il suo percorso.

    L’aria artica continentale, relativamente densa e secca, scende da più varchi (“porte”) sull’Adriatico: in particolare, fluendo attraverso la “porta di Postumia” o “porta della Bora” per antonomasia — una depressione della catena alpina nelle Alpi Giulie, tra l’altopiano carsico del Monte Re (Nanos-Hrusica) e il gruppo del Monte Nevoso (Snežnik-Javornik) — investe il settore triestino, attenuandosi al di fuori di una ristretta fascia di scorrimento limitata a nord ovest dal Monfalconese e a sud est dalla parte settentrionale dell’Istria bianca.

    La sua caratteristica è di essere un vento “discontinuo” ovvero di manifestarsi con forti raffiche, intervallate da un’ apparente calma di vento. A Trieste soffia con raffiche, dette “refoli” ed è denominata “bora chiara” in presenza di cielo prevalentemente sereno e “bora scura” con cielo coperto o molto nuvoloso. Sia pure notevolmente indebolita, si fa sentire sino a Venezia, a Chioggia, ed oltre. Nel semestre invernale questo tipo di vento può raggiungere e superare velocità di 175 Km/h e può durare per diversi giorni. Sempre a Trieste, a causa delle frequenti giornate di bora (circa 1 giornata su 4 all’anno nei mesi invernali, in media), il tempo locale varia in modo repentino e caratteristico.



    Da Lussy ...

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    UDINE..PIAZZA DELLA LIBERTA'..FONTANA DELLA CARRARA...

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    CASTELLO DI UDINE......

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    ARCO BOLLANINI...realizzato nel 1556..e' situato ai piedi della salita che conduce al castello di udine...

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    DUOMO DI UDINE

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    PIAZZA DELLA LIBERTA'...



    Da Antonio ...

    GUBANA CONTADINA
    Dolce friulano le cui origini sono legate alle feste religiose più importanti del calendario (Natale e Pasqua), ma anche ad eventi particolari della collettività, quali matrimoni, cresime, ecc.
    Nato nelle valli del Natisone, nelle zone di confine con la Slovenia, si pone come un ponte tra le due tradizioni gastronomiche.
    Tale legame lo si ritrova anche nell’origine del termine da cui il dolce prende il nome: “guba”, che in sloveno significa “piega”, probabilmente per indicare la forma a torciglione della gubana.
    Un viaggio alle sue radici parte dai tempi dei Romani, dove i pani venivano farciti di frutta e arricchiti con il miele, fino al Medioevo e al Rinascimento, quando un dolce simile fu addirittura incluso nel banchetto imbandito in onore di Papa Gregorio XII durante la sua visita a Cividale nel 1409.
    L’origine contadina (gubana friulana), impressa nella sua rustica farcitura, chiusa in una pasta lievitata a base di farina, si nobilita al contatto con la città.
    Infatti a Gorizia e Trieste (gubana giuliana) l’involucro di pasta sfoglia racchiude, oltre agli ingredienti abituali, un ripieno arricchito da spezie e frutta candita.

    RICETTA:
    Sciogliete del lievito di birra in latte tiepido, e incorporatelo a farina bianca in quantità tale da formare un panetto elastico e morbido, che metterete a lievitare.
    Su una spianatoia versate a fontana della farina con zucchero e un pizzico di sale, ponetevi delle uova, del burro sciolto a bagnomaria, una scorza di limone grattugiata e il panetto giunto a lievitazione.
    Mescolate tutti gli ingredienti e impastateli per qualche minuto aggiungendo se riterrete necessario un po’ di latte tiepido; fatene una palla, copritela e lasciatela lievitare per almeno un’ora.
    Per la farcitura ammollate dell’uvetta nella grappa, mentre in una terrina amalgamerete cioccolato grattugiato, mandorle e noci pelate-tritate, scorzette d’arancia e cedro, fichi, prugne, una cucchiaiata di zucchero, pinoli, un pizzico di spezie e l’uvetta ben scolata. Infine incorporate alla farcitura un composto di burro fuso con un cucchiaio di pane grattugiato ben rosolato.
    Stendere la pasta fino a formare una rettangolo e versarvi il ripieno di frutta al quale avrete aggiunto dei tuorli d’uovo e albumi montati a neve. Arrotolate la pasta su se stessa, e formate un lungo salsicciotto, che poi avvolgerete nella caratteristica forma a chiocciola.
    Prima di passare in forno ben caldo per tre quarti d’ora, spennellate il dolce con uovo e spolveratelo di zucchero.
    Servite la gubana in fette bagnate di grappa





    Da Claudio ...

    TRIESTE ....




    Da Gabry ...

    Trieste















    Una leggenda sula bora


    La bora

    Secondo un antico racconto Bora è una strega che abita nelle caverne del Carso per nascondersi alla vista degli uomini. Durante l'inverno, ahimè, esce furiosamente dal suo rifugio e, in compagnia del figlio Borino ,devasta ogni cosa con i suoi refoli violenti e gelidi. Invano gli uomini hanno tentato d'imprigionarla nel suo antro con muri di grosse pietre, ma ogni volta, e con impeto maggiore, prorompe fino al mare.

    Legata ad altre tradizioni è la leggenda secondo la quale Bora era una dolce ninfa abitante dei boschi carsici. Soffiava durante l'estate per portare refrigerio agli uomini che lavoravano questa dura terra. Un giorno arrivarono da lontano degli uomini bellicosi che quivi costruirono le loro dimore.
    Accadde che uno di essi uccise il Dio tanto amato da Bora, e la ninfa , per vendetta , si mise a soffiare gelida e con violenza inaudita. Così divenne nemica degli uomini e da allora ogni inverno ci fa sentire la sua fredda rabbia.



    L'origine del Carso

    Narra la leggenda che in principio il Carso era una terra verde e feconda, piena di prati , boschi e torrenti dalle fresche acque. Un giorno il buon Dio si accorse che, in un angolo della terra, c'era un grosso cumulo di sassi che danneggiava l'agricoltura e incaricò l'Arcangelo Gabriele di raccoglierli e gettarli in mare. Allora Gabriele riempì un pesante sacco e si diresse in volo verso l'Adriatico. Quando si trovò in prossimità del Carso il diavolo lo vide e incuriositosi bucò il sacco con le corna. Che disastro! Tutte quelle pietre si riversarono a terra e ridussero l'altopiano in una enorme pietraia.











    Da Lussy ...

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    GORIZIA..FIUME..ISONZO..

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    CASTELLO DI GORIZIA...

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    IMMAGINE..DI GORIZIA...

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    QUESTA..E'..BELLISSIMA..VERO?...

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    IMMAGINE..DI GORIZIA...

    SI..CAMBIA................................PORDENONE...

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    IL MUNICIPIO....



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    S.MARCO...



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    PANORAMICA..DI PORDENONE...

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    COTONIFICIO..RORAI



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    Lago S.Carlo...



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    MADONNA DELLE GRAZIE...



    Da Antonio ...

    FOCE DELL'ISONZO.......



    LIGNANO.......



    Da Rino ...

    PORDENONE CITTA' D'ACQUA










    Da Lussy ...

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    PORDENONE..CHIESA DI..S.GIORGIO...



    Da Augusto ...



    Da Gabry ...

    Palmanova - Udine



    Udine...






    ...Loggia Lionello










    Da Rino ...



    Fontanabona (Udine)



    Da Augusto ...



    Da Augusto ...

    Grappa Friulana



    Il Friuli Venezia-Giulia è una delle poche regioni italiane dove la grappa è da sempre considerata non un sottoprodotto della vinificazione, ma uno dei prodotti dell’uva, assolutamente alla pari del vino. D’altra parte la distillazione in regione è un’arte antica. Una della prime testimonianze della passione dei friulani per la grappa risale infatti al 1451 e si riferisce a un certo “ser Enrico”, del quale si scrive che conservasse nella sua cantina “unum ferrum ad faciendam aquavitem”: di certo un primitivo alambicco che usava per prodursi in proprio la grappa.
    Alla fine del secolo scorso risale la nascita di una delle distillerie più note in Italia e all’estero - la Nonino - a cui molti estimatori dell’acquavite attribuiscono il merito di aver contribuito in modo decisivo alla riscoperta di questo distillato con la diffusione delle grappe monovitigno, tra cui spicca quella di Picolit: un vino friulano raro e particolarmente pregiato la cui grappa presenta eccellenti caratteristiche aromatiche.
    Del 1971 è poi la nascita del Consorzio per la Tutela della Grappa Friulana a cui si deve la forte azione di difesa della qualità del prodotto di questa Regione.

    Come per tutte le grappe, anche in Friuli, sono le vinacce a fornire la materia prima per la distillazione. Con una particolarità però. Nel caso del Friuli a prevalere è infatti l’utilizzo di vinacce vergini; quelle cioè che subiscono il processo di fermentazione dopo essere state separate dal mosto. Ciò è in relazione alla grande diffusione di vini bianchi locali che richiedono l’immediata separazione del mosto dalle bucce degli acini subito dopo la pigiatura. I vitigni più utilizzati - spesso distillati separatamente per ottenere pregiate grappe monovitigno - sono Pinot, Refosco, Chardonnay, Verduzzo, Tocai, Merlot, Cabernet, Moscato, Sauvignon, Malvasia istriana, Picolit e Traminer.

    Abbastanza diffusa in Regione è anche la pratica dell’invecchiamento della grappa. Questo viene attuato in botti di legno (rovere, gelso, ciliegio, ecc.) e determina sia fenomeni di ossidazione sia di cessione al distillato di una serie di componenti del legno che influiscono notevolmente sul colore, sapore e profumo del distillato. E’, ad esempio, dall’emicellulosa - uno dei costituenti primari del legno - che la grappa ricava soprattutto zuccheri (xilosio, arabinosio, glucosio, ecc.) che sono i fautori della particolare morbidezza che caratterizza alcune grappe friulane di lunghissimo invecchiamento (anche 10 anni).

    Scritto da Damiano Lucia






    Da Raffaele ...

    Castello di Miramare - Trieste

    Costruito per volere di Massimiliano d'Asburgo, arciduca d'Austria e imperatore del Messico, per farne la propria dimora da condividere con la moglie Carlotta del Belgio. Edificato sul golfo di Trieste, a pochi chilometri a nord della città omonima, fu progettato dall'architetto viennese Carl Junker tra il 1856 ed il 1860. È circondato dal un grande parco di circa 22 ettari caratterizzato da una grande varietà di piante, molte delle quali scelte dallo stesso arciduca durante i suoi viaggi attorno al mondo, che compì come ammiraglio della marina militare austriaca.



    Udine - pittore catturato in una delle piazza più belle di Udine, Piazza Matteotti.

    La piazza è ancora chiamato dalla gente di Udine con il vecchio nome, Piazza San Giacomo, è la piazza più antica della città, e dal secolo XI era conosciuto con il nome latino di Forum Novum.

     
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19 replies since 26/7/2010, 11:19   9255 views
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