IL TRENTINO ... Parte 2^

PREDOI..ORTISEI..VIPITENO..BRESSANONE... L'ALTO ADIGE...

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    BUONGIORNO ISOLA FELICE ... BUON RISVEGLIO A TUTTI


    “... Mercoledì ... ci spingiamo ancora più a nord nei territori del Trentino e ci ritroviamo nell’Alto Adige; bellezze mozzafiato e paesaggi irreali nella loro meraviglia assoluta ... i colori sono caldi e avvolgenti e la Natura in questo luogo si mostra in tutta la sua potente bellezza ... ci sono momenti in cui lo spettacolo della natura é così forte ed avvolgente da farti sentire parte di esso ... la nostra mongolfiera attraversai cieli di questo meraviglioso paesaggio e sembra un’arcobaleno, sembra una stella cometa con colorata scia ... Buon risveglio amici miei ... un nuovo sole sorge sulla nostra isola felice ..."

    (Claudio)



    PREDOI..ORTISEI..VIPITENO..BRESSANONE...VOLIAMO IN ALTO ADIGE...



    “Arrivare quassù è come ritrovarsi improvvisamente in un quadro….. scegliere di muoversi a piedi o a cavallo…come gli antichi nobili a caccia o le dame che cercavano un posto tranquillo e sicuro. L’altopiano di Tesimo si presenta cosi. Una esplosione di colori come in un quadro di Monet…. Se non si potesse toccare… si potrebbe pensare di essersi addormentati e, come Alice, essere ora in un paese delle meraviglie. Nulla, in questo posto, fa pensare a un luogo reale. Troppo vivi i colori, troppo accessi i vigneti nel loro vestito di foglie giallo rosse autunnali. Troppo maestosi i castagni che contorti salgono verso il cielo con la loro chioma giallo ocra…l’autunno pare essere il momento migliore ….perché oltre ai colori, alla natura quasi incontaminata, questo posto rivela anche tante altre sorprese. Meleti, vigneti, castagni che si alternano nei sali scendi delle pareti dei monti, intervallati da enormi prati di un verde brillante….seguendo gli antichi tracciati di irrigazione….. antichi castelli, dimore patrizie, masi….Lungo il cammino …Castel Leone. Questo castello…risale al duecento e di quel periodo conserva le due torri quadrate, ma venne quasi completamente distrutto da un incendio e ricostruito…………..Il rumore delle foglie e dei rami sotto i nostri piedi ci riporta alla realtà…..Non ci sono signori a cavallo a caccia di volpi, nessuna nobildonna che passeggia con il suo ombrellino parasole. Solo noi che per una giornata abbiamo ricordato come la natura è veramente, quando l’uomo cerca di non disturbarla.”

    “E' difficile crederci ma mi sono INNAMORATA dell'Alto Adige e questa emozione intensa e dolcissima sono riuscita a trasmetterla anche ai miei figli , che vengono con me da quando avevano 2 anni……nell'assolata e incantevole Val Pusteria…… in un paesino incantevole chiamato Valdaora -Olang (in tedesco), vicino a Brunico….. paesaggi incantevoli, di aria pura, di tranquillità e di buona cucina… Qui, vedi le montagne tutte intorno a te, le cime di rocce dove se sei fortunato potrai trovare ancor l'oleandro in fiore, dove con il cirmolo potrai far un gustoso liquore e poi ancora vedere i verdissimi boschi di pini e alberi maestosi che ti cullano, ed i verdi e profumati prati, nei quali se guardi bene, tra un fil d'erba ed un altro potrai fotografare fiori protetti e anche le famose vellutate stelle alpine baciate dal sole…. lì in cima ti sembrerà di essere il padrone del mondo…… Ti incanterai del panorama così meraviglioso dove le cime, anche innevate dei ghiacciai, si stagliano nell'immenso blu del cielo, lo stesso blu dei laghetti alpini che scorgerai tra le rocce….. baite di montagna…… bere il sambuco … la grappa … gustare i famosi e tipici piatti dell'Alto Adige: speck e formaggio, cannederli, polenta e funghi o selvaggina e soprattutto una fetta enorme di strudel, ma che strudel - caldo e soffice, fatto lì sul posto con le mele altoatesine, con pinoli.... uuhhmmm ...che bontà!!!!!....Le mucche bianche - pezzate - ti faranno compagnia perchè sono state portate su al pascolo per tutta l'estate .... son lì a mangiare l'erbetta ..... beate loro che vivono in posto così bello, dove la natura ti abbraccia e ti fa sentire tanto tanto importante.....”

    “Alto Adige..per meglio comprendere … occorre conoscere la sua gloriosa storia. Nei secoli scorsi il paese fu luogo d’incontro e di scambi commerciali, crocevia di percorsi che attraversavano l’Europa continentale……il forte attaccamento all’antica lingua ladina…o particolare idioma è un felice incontro tra le lingue dei celtici e il glorioso latino.”

    “…il fascino delle montagne …. l’altissimo comune di Predoi…. il comune più a nord d’Italia, l’unica città a due passi dal Tirolo Austriaco. E’ parte della provincia di Bolzano e la popolazione parla perfettamente sia l’italiano che il tedesco…… Predoi è una cittadina meravigliosa, basta osservare e si resta incantati dal limpido manto verde delle valli e i ruscelli che, con le loro acque trasparenti, scorrono lungo i sentieri scavati nel corso dei millenni, sui ciottoli di diverse forme e dimensioni…… può vantare un’antichissima tradizione nell’estrazione del rame…. addirittura preistorica. La vecchia miniera di Sant’Ignazio, infatti, conserva ancora le tracce della secolare presenza dei minatori che qui vi hanno lavorato sodo e reso la città punto di riferimento del rame in tutto il Trentino-Alto Adige fino al 1893, anno in cui venne chiusa l’ultima cava.”

    “Ortisei …Immersa in un’ampia quanto suggestiva vallata; tuttavia a ridosso delle imponenti montagne dolomitiche…..dove è moralmente vietato rinnegare le proprie origini ladine….potendo osservare la località dall’alto, si noterebbe che è come difesa dalle sue montagne, notevolmente riparata dai venti che spazzano la Val Gardena….. Selva e Santa Cristina….”

    “Molti pensano a Bolzano come ad una città fredda ed altera, riservata….. La realtà invece è totalmente diversa. Bolzano è un posto vivace, colorato, allegro e accogliente, un posto dalle atmosfere magiche ed incantate, pronto ad offrirsi a tutti … sempre…la città del vino e punto di incontro tra la cultura mediterranea e la cultura mitteleuropea….Durante il Natale.. la città di Bolzano, si anima e diventa ancora più festosa del solito. Luci, colori, profumi: tutto qui, parla di Natale, di montagna, di tradizione.”

    “La pittoresca cittadina di Vipiteno, in passato antica dimora della stirpe dei Fugger, è una piccola meraviglia….Una particolarità che caratterizza la cittadina è senz’altro la possibilità di raggiungere direttamente dal centro storico, con un breve percorso a piedi, la cabinovia del Monte Cavallo che conduce alla ragguardevole quota di 1860 metri d’altezza….Il centro storico di Vipiteno si è mantenuto pressoché intatto durante il corso dei secoli e conserva tutto il fascino dei centri medievali… la torre civica, che viene chiamata “delle Dodici” e risalente al 1469, suddivide l’abitato in due parti distinte, la Città Vecchia e la Città Nuova.”

    “….una regione che è stata attraversata nei secoli da viaggiatori, che è stata nell’Ottocento una delle più rinomate stazioni di cura d’Europa…..Un viaggio nel tempo, attraverso cui è possibile immergersi nelle diverse epoche ed immedesimarsi nei viaggiatori di tutte le epoche… nel museo del turismo di Merano! Ambientato nel Castel Trauttmansdorff, ex residenza di villeggiatura dell’imperatrice Sissi, raccoglie oggetti relativi a tutte le attività turistiche e da viaggio, souvenir e la fantastica collezione dei manifesti turistici del cartellonista Franz Lenhart….. il flipper di dieci metri di lunghezza, intagliato a mano nel legno …."

    "Bressanone....Una cittadina di oltre 1.000 anni, con i suoi antichi portici ed il Duomo, lascia i visitatori a bocca aperta. Nel 16esimo secolo fu un’importante sede vescovile e fungeva da passaggio tra l’Italia del Nord e la Germania meridionale….”













    Vista sulla valle del Pordoi



    Prettau in estate



    Prettau in inverno



    Da Augusto ...



    Da Rino ...



    Ortisei



    Ortisei nel 1856 in una litografia



    Un omaggio a una delle cittadine più famose di Ortisei, campionessa europea in carica



    Da Augusto ...

    Un omaggio anche a ISOLDE, che è stata una grandissima dello sci





    Da Claudio ...

    Provincia autonoma di Bolzano

    - Alto Adige (in tedesco Autonome Provinz Bozen - Südtirol, in ladino Provinzia Autonòma de Bulsan - Südtirol) è una delle due parti costituenti la regione italiana del Trentino-Alto Adige. Assieme al Trentino, al Tirolo Settentrionale ed al Tirolo Orientale, l'Alto Adige costituisce un'euroregione, corrispondente (con buona approssimazione) al territorio della regione storica del Tirolo.
    Ha più di 500 mila abitanti e con quasi 7.400 km² è la provincia più estesa d'Italia (dopo che con l'istituzione delle nuove province in Sardegna quella di Sassari è stata ridimensionata). La denominazione riportata nello Statuto di Autonomia del 1972 (legge costituzionale dello Stato) e nelle successive leggi statali di attuazione è quella di "Provincia di Bolzano" o di "Provincia Autonoma di Bolzano", da accompagnarsi con l'omologa traduzione ufficiale in tedesco ("Provinz Bozen" o "Autonome Provinz Bozen"). L'articolo 116 della Costituzione della Repubblica italiana recita: "La Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol è costituita dalle Province autonome di Trento e di Bolzano". L'Ente pertanto utilizza in tutti i suoi atti la doppia denominazione "Provincia Autonoma di Bolzano - Alto Adige" (ufficialmente tradotto in tedesco nella forma "Autonome Provinz Bozen - Südtirol"). La forma ladina non è riportata nello statuto di autonomia o in altre leggi dello Stato ma sugli atti viene abitualmente resa dall'Ente come "Provinzia Autonòma de Bulsan - Südtirol".






    Dolomiti

    (anche dette Monti pallidi) sono una sezione alpina delle Alpi Orientali italiane, comprese tra le provincie di Belluno, Bolzano, Trento, Vicenza, Verona, Udine e Pordenone.


    Panoramica dalla cresta ovest della Marmolada. All'orizzonte, a destra e sinistra di Punta Penia, le Pale di San Martino, il Latemar, il Catinaccio, il Sassolungo, il Sella e le Dolomiti Ampezzane



    Una veduta dell'alba sulle principali cime delle Dolomiti occidentali, dal monte Pascolo: il Sass de Putia, il gruppo Puez-Odle, il massiccio del Sella, il Sassolungo ed il Sassopiatto, la Marmolada, l'Alpe di Siusi ed il Catinaccio.




    Lo Sciliar

    Il Massiccio dello Sciliar, Schlern in tedesco, è uno dei più caratteristici delle Dolomiti. La sua sagoma costituisce uno dei profili più conosciuti dell'Alto Adige. Situato al centro del Parco naturale dello Sciliar, è di facile accesso, per gli amanti del trekking, dalla Val di Tires, da Siusi e da Fiè allo Sciliar e, soprattutto, dall'Alpe di Siusi. Sul pianoro sommitale sorge il Rifugio Bolzano (a quota m. 2457), da cui si può ammirare un magnifico ed ampio panorama.








    Da Rino ...



    Silandro, Val Venosta



    Varna, Abbazia di Novacella



    Da Claudio ...

    Le Tre Cime di Lavaredo

    Drei Zinnen in tedesco e Tré Thìme in ladino, sono tre delle cime più famose delle Alpi, e sicuramente le più famose delle Dolomiti (precisamente le Dolomiti di Sesto), una delle meraviglie naturali più conosciute nel mondo dell’alpinismo. Le Tre Cime si possono raggiungere dal lago di Misurina, da Auronzo di Cadore e dalla Val di Sesto e offrono ai visitatori una notevole vista panoramica delle cime circostanti e del Parco naturale Dolomiti di Sesto. Le Tre cime assomigliano vagamente a tre dita, che puntano verso il cielo compatte, armonicamente allineate, apprezzate dagli estimatori per forme e colori.
    La famosa parete settentrionale è situata completamente sul territorio di competenza del comune di Dobbiaco, anche se le Tre Cime di Lavaredo sono state da tempo immemorabile nel Comune di Auronzo di Cadore in provincia di Belluno, infatti dal 1752 il confine corre giusto sopra le cime, e 3/4 del massiccio è rimasto nel Comune di Auronzo. Fra il 1915 ed il 1917 le vette delle Lavaredo costituirono il fronte di guerra. Di questo periodo rimangono ancora evidenti resti (trincee, gallerie, baraccamenti) sul massiccio e sul vicino Monte Paterno.









    * la più alta è la Grande, ossia la centrale (2.999 m);
    * la seconda è la Cima Ovest (2.973 m);
    * la Cima Piccola è più bassa, ma è la più elegante per lo slancio delle forme.



    Il Catinaccio

    Il Gruppo del Catinaccio, in tedesco Rosengarten e in ladino Ciadenac, è un massiccio delle Dolomiti situato tra la Valle di Tires, la Val d'Ega e la Val di Fassa nel Parco naturale dello Sciliar. Domina, anche se distante una ventina di km, l'orizzonte orientale di Bolzano. Caratteristica del gruppo è la colorazione rosata che assume al tramonto, fenomeno visivo chiamato enrosadira.





    Da Mela ...

    ** O R T I S E I **






    Ortisei (ted. St.Ulrich - lad. Urtijëi) è un comune di 4.625 abitanti della Provincia Autonoma di Bolzano.
    Il toponimo è attestato come Ortiseit nel 1288 e deriva dal latino urticetum ("luogo delle ortiche"). Il nome tedesco Sankt Ulrich è documentato dal 1366 ed è la versione germanizzata del patrono locale Sant'Udalrico.[1]
    Ortisei è la località principale della Val Gardena.
    La sua popolazione è in maggioranza di madrelingua ladina, così come altri 7 comuni della provincia.


    Panorama Monte rascesa


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    Sciatori sul Monte Rascesa


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    Il fiume Isarco



    L'abitato va dal fondovalle verso le pendici del Monte Rasciesa (2.282 m) ed è situato sulla destra orografica del rio Gardena (ted. Grödner Bach - lad. Derjon oppure ruf de Gherdëina), che scorre da est a ovest e sfocia a Ponte Gardena (Waidbruck) nell'Isarco (Eisack).
    Confina a est con Santa Cristina Val Gardena (St. Christina - S. Crestina), oltre il citato rio Gardena, a sud, sulla sinistra orografica, si trova Oltretorrente (ted. Überwasser - lad.Sureghes), una frazione ladina del comune di Castelrotto (Kastelruth - Ciastel) e a ovest confina con il territorio di Laion.
    Ortisei viene raggiunta dalla Valle Isarco (Eisacktal) provenendo da Ponte Gardena (Waidbruck) sulla statale ss. 242 oppure (sulla diramazione della 242) da Chiusa (Klausen), dove si trova lo svincolo autostradale della A22.


    Artigianato locale


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    Scultura in legno



    L'economia locale si basa soprattutto sul turismo invernale e (in misura minore) estivo. Noto e di antica tradizione è l'artigianato delle sculture di legno.

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    Ortisei - centro



    I 1236 m s.l.m. del capoluogo della Val Gardena rappresentano l'altitudine ideale sia per una vacanza invernale che estiva. Questo comune possiede un'antica, solida tradizione mercantile e una ricca storia e si caratterizza per l'ariosità del suo assetto urbanistico, che si fonde armoniosamente nel paesaggio. Il centro, con la sua vivace zona pedonale, è luogo d'incontro, di chiacchiere e di compere. Da qui si può passeggiare per i boschi e scovare qualche vecchio maso.

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    Alpe di Siusi



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    Seggiovia Monte Rascesa


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    Funivia Alpe di Siusi



    Con una funivia si può raggiungere l'Alpe di Siusi (Seiser Alm - Mont Sëuc), con un'altra la Sëceda. Una seggiovia porta al Rasciesa - Raschötz. Altri impianti di risalita servono esclusivamente piste da sci e sono pertanto chiusi durante il periodo estivo. La funivia dell'Alpe di Siusi è anche rinomata per la manifestazione Val Gardena Sky Dinner, un' elegante cena gourmet, servita nelle singole cabine, permettendo ai ca. 120 commensali di godere una vista spettacolare assieme a creazioni luculliane.
    Una passeggiata, che copre il vecchio tracciato della ferrovia Chiusa-Val Gardena, collega il paese con Santa Cristina Val Gardena (St. Christina - S. Crestina). A Santa Cristina la passegiata si trasforma in un sentiero planetario che ci informa dei pianeti presenti nell'universo.

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    Giorgio Moroder -compositore e produttore


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    Carolina Kostner - pattinatrice


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    Isolde Kostner - sciatrice



    Ortisei è il paese natale di tre italiani noti in tutto il mondo: il produttore di musiche elettroniche Giorgio Moroder, la giovane pattinatrice di figura Carolina Kostner e la campionessa mondiale di sci Isolde Kostner.



    Nel film Fantozzi contro tutti, il ragionier Fantozzi insieme agli altri suoi colleghi di lavoro tra cui il ragionier Filini e il geometra Calboni si recano ad Ortisei per trascorrere una settimana bianca, passandone di tutti i colori ed apostrofati con i classici stereotipi anti-italiani.



    Da Giuly e Fabry ...

    BRESSANONE......UNA STUPENDA CITTÀ.....ALCUNE IMMAGINI....
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    Vista dalla Mongolfiera....

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    Il Duomo....

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    Una foto della città con le sue stupende case....



    Da Claudio ...

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    La Croda dei Baranci

    (2.922 m s.l.m. - in tedesco Birkenkofel) è una cima delle Dolomiti di Sesto nelle Dolomiti. Si trova in Alto Adige. La cima è separata da una sottile cresta dalla cima piatta alta 2905 m s.l.m. Mentre guardandola da sud-est la cima appare quasi piatta, vista dalla Val Pusteria presenta un'immensa parete verticale strapiombante sul lago di Dobbiaco. La montagna fu salita per la prima volta il 17 luglio 1880 da Ludwig Grünwald e Santo Siorpaes.




    ....BOLZANO.....ALCUNE FOTO.....image
    Bolzano centro e i suoi meravigliosi portici.....

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    La Stazione

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    La piazza con veduta del Duomo....



    Sassolungo

    detto anche, Langkofel in lingua tedesca e Saslonch in ladino, è un gruppo montuoso tra la Val Gardena e la Val di Fassa. È uno dei gruppi più famosi e più belli delle Dolomiti ed il simbolo di tutta la Val Gardena. Alle sue pendici si disputano ogni anno le gare sciistiche di discesa libera e SuperG sulla pista Saslong con arrivo a Santa Cristina Valgardena.




    Da Rino ...



    Bressanone, mercatino di Narale





    Lago di Misurina



    Da Raffaele ...

    BOLZANO - Panorama[/color]


    BOLZANO - dolomiti


    BOLZANO - dolomiti 2


    BOLZANO - dolomiti 3



    Da Rino ...



    Lago Fedaia



    Vernel del gruppoi Marmolada



    Cqanazei, un agolo di Paradiso

     
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    grazie
     
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  3. tomiva57
     
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    bellissime immagini ..poi ora con questo caldo ti fanno ancora più piacere..grazie..sono luoghi bellissimi
     
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  4. tomiva57
     
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    Santa Cristina Valgardena



    Santa Cristina Valgardena è un comune di 2.000 abitanti della provincia autonoma di Bolzano.

    Situata in Val Gardena fra la Selva di Val Gardena e Ortisei si estende da un minimo di 1.250 metri fino ad un massimo di ben 3.179 metri di altezza.

    La popolazione non è uniforme, vi sono molti italiani, austriaci, tedeschi ma circa il 90% è di madrelingua ladina.

    L’economia di Santa Cristina Valgardena si basa ovviamente sul turismo prinicipalmente nel periodo invernale con anche una discreta presenza di turisti nei periodi di autunno e primavera.
    Questa località è conosciuta soprattutto dagli sportivi amanti degli sci, infatti si svolge una delle tante gare di Coppa del Mondo di Sci Alpino.

    Questo paese si snoda lungo le pendici soleggiate della Val Gardena, di fronte al Sassolungo. Il soggiorno è piacevole sia d’inverno che d’estate e offre comodità d’accesso agli impianti di risalita essendo ubicata alla base dei collegamenti funiviari con il Monte Pana, il Ciampinoi, il Col Raiser e il Seceda.

    S. Cristina presenta una sua tipica vivacità, che si può cogliere sia in piazza negli hotel più moderni e accoglienti del paese che nei masi solitari di Plesdinaz.

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    il castello


    Il Castel Gardena, a S. Cristina, è un castello di caccia e residenza estiva in stile rinascimentale che nella sua monumentalità nasconde un'attitudine alle armi di matrice medievale. Il nome "Fischburg" deriva dai numerosi laghetti artificiali in cui il barone praticava un allevamento di trote. Attualmente il castello appartiene alla famiglia del Barone Andrea Franchetti che lo abita in estate assieme alla sua famiglia. Non è consentito visitare l'interno del castello.


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    Per tutti gli appassionati di astronomia al Monte Pana è stata installata una meridiana equatoriale sferica del diametro di 2 m, che segna il tempo medio dell'Europa Centrale nonché il tempo locale di S. Cristina e di ben 60 città del mondo intero.

    Questa meridiana, costruita in ferro, ottone e oro e poggiante su un masso di porfido di 10 tonnellate, fornisce l'inizio preciso dei seguenti eventi astronomici: equinozi di primavera e autunno, solstizio d'estate e d'inverno, le stagioni dell'anno e i segni dello zodiaco.


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    fonte: wikipedia.org.
    foto.val-gardena.net - tripadvisor.com
    - val-gardena.com - viaggierelax.it
    - alto-adige.to - lastminuteinitalia.com
    - wikimedia.org - i53.tinypic.com
    - discoveryalps.it - info-groeden.info
    - agendaeventi.com - flickr.com


    Edited by tomiva57 - 17/7/2014, 17:36
     
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  5. tomiva57
     
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    Predazzo

    Predazzo è un comune di 4.439 abitanti della provincia di Trento. Situato alla confluenza del torrente Travignolo, proveniente dal gruppo dolomitico delle Pale di San Martino, nel fiume Avisio, proveniente dalla cima della Marmolada Val di Fassa, è il comune più a monte della Val di Fiemme. Predazzo é il più popolato centro della Valle di Fiemme. Il nome di Predazzo deriva da “pratium” grande prato. Mèta di vacanze sia in estate che in inverno é anche un importante snodo economico fra Fiemme, Fassa e il Primiero. Vi prosperano industria, artigianato e commercio; sono presenti anche imprese che operano nel settore del legno e del marmo. Predazzo è anche ricca di storia, tradizione e cultura.Da visitare il Museo Geologico-Etnografico e le chiese, dei SS. Filippo e Giacomo, neogotiche, e di S. Nicolò, del Cinquecento; lo Stadio del Salto (i famosi trampolini dei Mondiali del 1991 e del 2003).Importante il collegamento all’area sciistica dello Ski Center Latemar attraverso la cabinovia Predazzo-Gardonè.


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    40 ANNI FA', LA PRIMA MARCIALONGA (07/02/2011)
    ERA IL 7 FEBBRAIO 1971


    Ricordi, emozioni, di chi c'era, con gli sci ai piedi, o semplice spettatore, amico, famigliare, di chi l'ha pensata, di chi l'ha tracciata, di chi ha avuto il coraggio di unire due valli in un unico destino: quello che è diventata oggi la Marcialonga.

    Uno spettacolare percorso di 70 km (da Moena a Cavalese, passando per Canazei), la Marcialonga di Fassa e Fiemme, la gara internazionale di sci di fondo, evento sportivo internazionale. Su un percorso di 45 km (da Moena a Predazzo, passando per Canazei) si svolgerà invece la "Marcialonga Light", sempre a tecnica classica.

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    I TRAMPOLINI



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    DESMONTEGADA di PREDAZZO:


    "Ogni anno, al termine della stagione dell'alpeggio, quando i bovini fanno ritorno in paese, le vie della borgata tornano a rivivere le tradizioni di un tempo, e per un giorno i protagonisti della festa sono gli allevatori e le loro vacche, per l'occasione adornate da colorate decorazioni di fiori e rami d'abete, che, con le loro campane, sembrano richiamare l'attenzione di tutti per un evento che nonostante i tempi siano cambiati rivive come in passato…."

    Dimostrazioni pratiche dei lavori di un tempo con particolare attenzione all'attività di malga con lavorazione di vari prodotti caseari (panna, burro, tosella e formaggi) stand gastronomici con prodotti tipici e musica.
    Sfilata dei capi di bestiame finemente addobbati per le vie del paese e carri e figuranti con costumi e attrezzature contadine di un tempo.



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    Edited by tomiva57 - 17/7/2014, 17:28
     
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  6. tomiva57
     
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    CANAZEI

    canazei

    benvenuto





    ORIGINE: dal latino "cannacetum", luogo ricco di piante palustri. FRAZIONI: Gries Alba Penia

    SOPRANNOME DEGLI ABITANTI: "Pazedins": deriva da pazeida, il contenitore di legno utilizzato per foggiare la pasta dei cajoncìe (piccoli ravioli); erano quindi visto come persone di buona forchetta.

    E' il paese più settentrionale della valle e anche uno dei più grandi ed "urbanizzati". Si trova alle pendici del massiccio del Sella (m. 3152), in una posizione un po' ombrosa, con conseguenti temperature leggermente inferiori rispetto al resto della valle. La denominazione ladina "Cianacei" deriva dal latino "cannacetum", ovvero luogo ricco di piante palustri. Il comune si compone di un gran numero Canazeidi frazioni (Gries, Canazei, Cleva, Cercenà, Alba, Penìa) che tutt'oggi mantengono alcune autonomie soprattutto in ambito di amministrazioni dei beni civici. Altre due località sono molto importanti dal punto di vista storico, sebbene oggi siano totalmente disabitate e abbandonate: le frazioni di Soracrepa e di Mortìc, situate a nord di Canazei in posizione elevata. Offre numerosi servizi, quali banca, ufficio postale, centro sportivo, campo giochi, farmacia, ambulatorio medico e percorso vita nel bosco. A Canazei sono presenti tre chiese : la chiesa parrocchiale, recentemente rinnovata sia nella struttura esterna quanto nei dipinti interni; la chiesetta della Madonna della Neve, molto bella e riccamente decorata, e la piccola chiesetta di San Floriano (nella foto) sulla strada verso il Passo Sella, sulla cui parete orientale e conservata una bomba inesplosa risalente alla prima guerra mondiale. Da Canazei parte la moderna cabinovia ad agganciamento automatico che conduce alla località di Pecol (m. 1926), da cui poi tramite un'altra funivia si può raggiungere la splendida conca di Belvedere.

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    sassolungo

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    pordoi

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    madonna della neve




    Canazei viene considerata la capitale dello sci in Val di Fassa ed è ormai nota in tutto il panorama sciistico internazionale. Chi prende la comoda cabina ad agganciamento automatico dal centro del paese si trova in pochi minuti proiettato nel più grande e spettacolare circuito sciistico del mondo: il Sella Ronda. Sull'ampia, soleggiata conca del Belvedere, Piste da sci sul Belvedere a Canazeigrazie ai numerosi impianti è possibile sciare non solo sulla ski area stessa, ma da qui immettersi nel famoso circuito del Dolomiti Superski. Le scelte possibili sono innumerevoli: si va dalla pista facile, a quella media, fino a quella segnata in nero adatta allo sciatore più ardito. In estate Canazei offre molti spunti per escursioni memorabili. Alcuni nomi di cime dolomitiche come Pordoi, Sella e Marmolada evocano da soli escursioni e scalate che hanno fatto la storia del mondo della montagna. Tra estate ed inverno l'appassionato si trova di fronte all'imbarazzo della scelta. A Canazei è vietato annoiarsi, neppure di notte !

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    chiesa di Alba

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    Edited by gheagabry - 16/7/2014, 12:18
     
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    chiesa di Penia

     
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    CAVALESE

    Gli insediamenti più antichi in territorio di Cavalese, sedi di “Castellieri”, si svilupparono nella tarda età del bronzo e continuarono fino ai tempi barbarici sui promontori dove attualmente sorgono la Pieve dell’Assunta e rispettivamente il santuario di S. Valier.

    E’ stata anche individuata una necropoli del IV secolo d.C. nella conca di Via Pasquai.

    Da sempre capoluogo storico e culturale della valle, Cavalese è sede amministrativa della Magnifica Comunità di Fiemme, reminescenza di una millenaria repubblica autonoma nata da un antico ordinamento consuetudinario di origine longobarda rispettivamente sancita con i Patti Gebardini del 1111 - 1112.Palazzo della Magnifica Comunità di Fiemme

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    La “Regola” di Cavalese compare già nell’alto Medioevo quando con Cadrubio, antico villaggio sorto lungo le rive del Rio Gambìs distrutto nel 1339, e Varena, formava un “Quartiere “, ripartizione amministrativa della Comunità. Ad ogni Quartiere era assegnato l’usufrutto di una parte dei beni collettivi dei “Vicini” o abitanti compresi nel nesso comunitario.

    Fino al XV secolo la Regola di Cavalese non ebbe leggi scritte, ma tutto procedeva secondo tradizioni orali. Nell’archivio comunale si conservano ancora le antiche ì“Consuetudini”, un Quadernolo del 1624 che riporta atti dal 1407, in base ai quali la Regola si governò per secoli e che riguardavano l’ordinamento civile, giuridico e giudiziario, i regolamenti economici e forestali.

    Tutte le innovazioni del diritto consuetudinario spettavano solamente all’autorità dei “Capifuoco” riuniti in Placiti o “Comun Generale” due volte l’anno.

    Ogni anno il giorno di S. Pietro in Cattedra, 22 febbraio, venivano scelti tre nuovi Regolani di Villa e i “Saltari” di Regola, ovvero le Guardie Municipali.

    Il primo maggio i Regolani di Villa o di Regola sceglievano nove “Saltari” ed eleggevano nove “Regolani de Comun” che poi avrebbero anche concorso a designare lo Scario. Il capo politico della Valle durava in carica un anno ed esercitava il potere esecutivo della Comunità.

    Assistito dal Vicario o Gastaldione, rappresentante del Principe Vescovo e da quattro Giurati di Banco, tra cui due eletti dal Quartiere di Cavalese - Cadrubio - Varena, lo Scario amministrava la giustizia.

    Un “Officiale” della Villa di Cavalese era incaricato di eseguire le sentenze.

    Interessante è pure una specie di polizia segreta al servizio dello Scario, i “Saltari Sordi”.

    La Valle lottò sempre per confermare diritti e doveri della “repubblica fiemmese”, difendendola contro il Principe Vescovo e ogni tentativo d’insediamento della nobiltà.

    L’insediamento medievale di Cavalese si disponeva sulla terrazza più bassa del versante soleggiato, lungo il Rio Gambis, con accesso dalla valle a sud, per via Pasquai e via

    Cavallaia. La parte più consistente dell’abitato era costituita da edifici residenziali singoli, a schiera e a corte.San Valerio

    Lungo il rio stavano soprattutto gli opifici: mulini, segherie, laboratori per la lavorazione del ferro e del rame, concerie e tintorie.

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    teatro

    In origine gli edifici “speciali” nell’abitato erano pochi: il Convento Francescano con la sua chiesa, S. Vigilio e un vasto brolo che comprendeva anche la zona a monte dell’attuale via IX Novembre ed era racchiuso da un muro di cinta costellato dalle cappelle della Via Crucis, il Palazzo Vescovile con la sua cappella.


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    Fuori sorgevano la Pieve e San Valerio, sui rispettivi promontori. Nel paese e ai suoi margini la scena era completata da fabbricati più propriamente rurali con caratteristiche specifiche rispetto a quelli del nucleo principale. L’edificato non era compatto, bensì intervallato da coltivi, orti e frutteti.

    Con gli interventi di restauro e di ampliamento, promossi dal Vescovo Udalrico III e dal Cardinale Bernardo Clesio, della residenza di montagna e Palazzo Vescovile, Cavalese aprì le porte a pittori Rinascimentali Veneti.

    Contemporaneamente Antonio Zeni il vecchio (1580-1637) e Orazio Giovannelli (1588- 1640) della Scuola Veneta crearono le basi della Scuola pittorica Fiemmese, da cui uscirono numerosi artisti che lasciarono le loro impronte e testimonianze, oltreché in Valle, nelle varie corti europee: Giuseppe Alberti, Francesco Furlanel, Paolo Troger ed in paritcolare la stirpe degli Unterperger: Michelangelo, Francesco Sabaldo, Cristoforo e Giuseppe.

    Caduto il Principato Vescovile nel 1802, il governo bavaro abolì l’organismo politico della Comunità e istituì in Cavalese un Giudizio Distrettuale.

    Durante il Regno Italico, Cavalese fu sede di una Giudicatura di Pace e capoluogo del Cantone omonimo.

    Dopo la Restaurazione ebbe sede ancora un Imperial Regio Giudizio e dal 10 luglio 1868 un Capitanato Distrettuale che rimase fino al 1918.

    Con Regio Decreto del 29 marzo 1928, n° 837 a Cavalese vennero aggregati i Comuni di Daiano, Carano e Varena che si ricostituirono in Conuni autonomi con D.L. del Capo Provvisorio dello Stato l’11.11.1946, n° 454.

    Particolare menzione merita l’attività di don Gian Pietro Muratori (Cavalese 1708 – Cavalese 1798), dal quale prende il nome la biblioteca storica Muratori, ancora esistente presso il palazzo “Muratori” di Cavalese. Il sacerdote che, vivendo ad Isera, ebbe modo di frequentare l’Accademia degli Agiati di Rovereto, dopo più di 45 anni trascorsi in Vallagarina, rientrò a Cavalese ove fondò nel 1756, in pieno centro storico quella biblioteca, che fu la prima di tutto il Trentino. Essa è costituita a tutt’oggi da un corpus di circa 1.500 volumi per lo più di materia giuridica e letteraria. Fondando la biblioteca, il curato si era prefisso di sostenere ed aiutare i sacerdoti e gli studenti della Valle di Fiemme. La biblioteca, oltre ai volumi, ospita pregevoli scaffalature originali ed un bellissimo tavolo da lettura in legno di mogano, risalente alla fine del XVIII secolo.


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    Museo Pinacoteca della Magnifica Comunita' di Fiemme (Cavalese - TN)

    Il museo si apre con i documenti piu' importanti della Comunita di Fiemme, originali e copie dei primi Statuti o regolamenti di valle, esposti accanto a documenti minori di vita familiare e ad attrezzi di un tempo. Si possono ammirare inoltre numerose tele della Scuola Pittorica di Fiemme.

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    cavalese





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    MOENA


    Moena viene considerata il primo paese della Val di Fassa segnando il proprio confine ideale con la vicina Valle di Fiemme, della quale ha fatto amministrativamente parte negli scorsi secoli e alla cui Comunità generale è ancora legata.
    Questa splendida cittadina sorge su una splendida conca alluvionale circondata da alcuni fra i più suggestivi gruppi delle dolomiti tra cui il gruppo del Latemar, la Valaccia e le verdi propaggini del valico di Costalunga.


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    Moena - Val di Fassa


    Moena è oggi il maggiore centro abitato della Valle di Fassa molto conosciuto sia dal popolo Italiano che da quello straniero come la "fata delle Dolomiti".

    Moena è molto curata sia dal punto di vista architettonico che il centro ricco di forniti negozi molto frequentati durante lo shopping delle vacanze. Il paese negli anni si è trasformato in un moderno centro turistico, con strutture all'avanguardia tra ristoranti rinomati, tra i quali la Malga Panna, premiata con la stella Michelin.

    Moena sensibile alla tradizione culinaria ladina e ospita ormai da anni le fortunate rassegne gastronomiche. Nel periodo estivo la cittadina di Moena offre ai suoi ospiti la possibilità di lunghe passeggiate, di straordinarie cavalcate e tracciati di diversa difficoltà da percorrere con la bici, ormai definita patria dei bikers.

    Qui si svolge, infatti, ormai da dodici anni la "Rampilonga", che con i suoi 4500 partecipanti è diventata la maggiore bike maratona italiana.

    In pochi minuti da Moena in soli 3 km raggiungerete la skiarea del Lusia, che con i suoi moderni impianti rappresenta un vero gioiello, visto anche l'alto livello delle piste: Mediolanum e Fiamme Oro ospitano ogni anno competizioni internazionali e centinaia di gare italiane del massimo circuito.

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    cima Uomo

    Per lo sci alpino al Passo non c'è che l'imbarazzo della scelta, Costabella, Cima Uomo e Col Margherita offrono allo sciatore anche più esigente la possibilità di sciare ai massimi livelli, nonché molti rifugi dove trovare ristoro oppure riscaldarsi al sole, che da queste parti allunga piacevolmente i suoi raggi.

    Da non dimenticare una visita in motoslitta d'inverno o a piedi d'estate alla conca di Fuchiade, con l'omonimo rifugio.

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    moena

    Sorge a 1.184 metri di altitudine in una conca alluvionale circondata da imponenti massicci dolomitici, quali la Vallaccia e il Latemar, che all'alba e al tramonto si tingono di rosa creando atmosfere suggestive che richiamano alla mente leggende antiche.


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    Tra gli edifici più antichi del paese spicca la piccola chiesa di San Volfango, risalente all'anno 1000; al suo interno ci sono degli affreschi interessanti del XV secolo e un bel soffitto in legno dell'epoca barocca. Adiacente si trova un'altra chiesa, dal tipico campanile a cipolla, intitolata a San Vigilio, il patrono della città, con all'interno delle opere pittoriche di un artista locale del '700.

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    il catinaccio

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    hotel-moena




    foto:viaggi-qui.com
    - agriturismo.agraria.org
    - cimauomo.it - .fotografieitalia.it/
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    - valdifassatravel.it - visittrentino.it/
    - .magnificaitalia.altervista.org
    - tr3ntino.it - media-cdn.tripadvisor.com
    - .desilvestro.it - hotelfree.it


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    Senales




    Senales (Schnals in tedesco) è un comune di 1.345 abitanti della Provincia Autonoma di Bolzano. È costituito da alcune frazioni distribuite nell'omonima valle del rio Senales.



    Geografia fisica


    Nel suo territorio comunale si trova la terza montagna più alta della regione Trentino - Alto Adige, la Palla Bianca, con i suoi 3.738 metri di altezza.

    Storia

    Sul territorio di Senales fu ritrovata, nel 1991, la mummia del Similaun.

    Il toponimo è attestato come Snales, Snals, Snalls, Snalse, Snalles nel 1273 e deriva dal latino cascina ("cascina") con un suffisso -ale.


    Lo stemma è partito di azzurro e di argento; nella prima parte è raffigurato l’Arcangelo Gabriele d’oro, con la spada fiammeggiante nella mano destra, sopra il capo, ed una bilancia nella sinistra, in piedi sopra un drago nero con la lingua rossa. Nella seconda parte sono tre gheroni d’azzurro con la punta sulla partizione. La prima parte dello stemma raffigura il santo patrono dell’Abbazia Certosina di Allerengelberg, nella seconda le insegne dei Signori di Schlandersberg. Lo stemma è stato adottato nel 1967.


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    Santuario della Madonna di Senale

    La chiesa si trova nel grazioso villaggio di Senale, a metri 1342, già territorio altoatesino, a soli 5 km dal passo delle Palade.

    Conosciuta anche con il nome tedesco di Unsere Liebe Frau im Walde (Nostra cara signora del Bosco).
    Dal XII secolo è celebre meta di pellegrinaggio e nella giornata di ferragosto la popolazione accompagna la statua della Madonna da Dovena, frazione di Castelfondo a Senale.

    Viene menzionata per la prima volta nel 1194 come convento con ospizio per pellegrini passanti il Passo Palade e nel 1224 come convento agostiniano. Dall’esterno la chiesa presenta una struttura semplice scoprendosi poi, al suo interno, ricca di altari e altre opere d’arte: in stile gotico, con i suoi altari barocchi riccamente intagliati e l'immagine votiva della Vergine, patrona di Senale. Al centro spicca l’immagine miracolosa della “Madonna del Bosco”, risalente al 1430 circa, in una nicchia dorata sopra l’altare maggiore. L’organo attuale fu costruito nel 1868, utilizzando anche parti di quello precedente risalente al 1668.

    La S. Messa viene qui celebrata in lingua tedesca, tuttavia, da luglio a metà settembre, viene celebrata anche una messa in italiano la domenica.

    Ad inizio agosto solitamente viene organizzato un pellegrinaggio verso la Madonna di Senale con partenza dalla Basilica dei SS. Martiri di Sanzeno. Il tragitto percorre l'intera Alta Val di Non su panoramiche stradine e mulattiere di montagna.











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    Val-Senales



    Mummia del Similaun




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    Ricostruzione di Ötzi al Museum Bélesta (Ariège)




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    La stele e l'iscrizione posti sul luogo di ritrovamento, lo Hauslabjoch



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    Particolare della targa commemorativa



    La mummia del Similaun (nota anche come Uomo venuto dal ghiaccio o, generalmente, Ötzi e spesso Iceman, o anche Frozen Fritz, in inglese) è un reperto antropologico scoperto il 19 settembre 1991 sulle Alpi Venoste, ai piedi del monte omonimo (ghiacciaio del Similaun, 3.210 m s.l.m.) al confine fra l'Italia e la Valle del Tirolo austriaco Ötztal (sul versante italiano, in provincia di Bolzano).

    Si tratta del corpo di un essere umano di sesso maschile, risalente ad un'epoca compresa tra il 3300 e il 3200 a.C. (età del rame), conservatosi grazie alle particolari condizioni climatiche all'interno del ghiacciaio (in Siberia sono stati ritrovati mammuth conservatisi in condizioni analoghe).

    Da studi effettuati, è nata l'ipotesi che l'uomo potesse essere originario della zona di Bressanone. In seguito ad analisi sul DNA mitocondriale del corpo mummificato, è risultato che il ceppo genetico dell'uomo di Similaun risulta non più presente a livello mondiale.

    Il corpo di Ötzi, inizialmente conteso tra Italia e Austria, è attualmente conservato al Museo Archeologico dell'Alto Adige di Bolzano. Nella valle del rinvenimento è invece situato l'Archeoparc-Museum Val Senales, un museo interattivo che illustra le numerose scoperte ottenute grazie al ritrovamento e ricostruisce l'ambiente di vita di Ötzi.

    Dal 2007 è attivo all'Eurac di Bolzano l'Institute for Mummies and the Iceman (Istituto per le Mummie e l'Iceman) che promuove la ricerca internazionale specializzata esclusivamente in studi sulle mummie.

    Secondo un recente studio dell'Istituto per le mummie e l'Iceman di Bolzano, un'analisi al microscopio effettuata dal microbiologo Frank Maixner ha stabilito che prima di morire aveva mangiato carne di stambecco.




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    Ritrovamento

    La mummia fu ritrovata dai coniugi tedeschi Erika e Helmut Simon di Norimberga durante un'escursione, compiuta tra il 19 settembre ed il 22 settembre 1991 presso il confine italo-austriaco, sullo Hauslabjoch. L'attribuzione del nome Uomo del Similaun o anche Uomo del Hauslabjoch, deriva dal toponimo registrato più vicino al luogo di ritrovamento, appunto il Similaun.

    Inizialmente si pensò che si potesse trattare di un alpinista scomparso in età recente, tanto che venne attivata la gendarmeria austriaca. Durante il recupero, avviato senza particolari accorgimenti conservativi, furono danneggiate parti del corpo (tessuti esterni, femore sinistro seriamente danneggiato).

    Il corpo fu inizialmente portato in Austria (Innsbruck) dove fu esaminato da esperti ed attribuito ad un antico abitante di queste zone, soprannominato in seguito da un giornalista Ötzi - o, con altra grafia, Oetzi - dal luogo del ritrovamento (Ötztal/Valle Ötz, nel Tirolo del nord). In seguito alla determinazione che il luogo di ritrovamento si trovava in territorio italiano, in base ad un accordo con la Provincia autonoma di Bolzano ed il governo austriaco la mummia è stata trasferita in Italia. Attualmente, la mummia del Similaun è conservata a Bolzano, al Museo Archeologico dell'Alto Adige, in una apposita struttura che la mantiene nelle ottimali condizioni di conservazione pur permettendone l'osservazione. Il corpo viene conservato in una stanza con circa il 99,6% di umidità e -6°C. Ogni due mesi un medico specializzato spruzza sulla mummia dell'acqua distillata, che congelandosi forma una patina protettiva e restituisce lo 0,4/0,5% di umidità mancante. La mummia è visibile solamente tramite una finestra di circa 30 x 40 cm. Solo nell'estate del 2010 si è definitivamente concluso il processo per il ritrovamento della mummia. Infatti solo dopo una causa durata quasi 20 anni, il presidente Luis Durnwalder ha simbolicamente consegnato ai coniugi Simon una cifra di 175 mila euro tramite il legale Georg Rudolph.



    Datazione, causa della morte e corredo

    La datazione al radiocarbonio gli attribuisce un'età compresa tra il 3300 e il 3200 a.C., che lo pone nell'Età del Rame, momento di transizione tra il Neolitico e l'Età del Bronzo.

    Assieme al corpo furono ritrovati anche resti degli indumenti e oggetti personali di grande interesse archeologico, come un arco in legno di tasso, una faretra con due frecce pronte ed altre in lavorazione, un coltello di selce, un "correttore" per lavorare la selce, un'ascia in rame, una perla in marmo, esche ed acciarino ed uno zaino per contenere questi oggetti.

    Proprio l'ascia in rame costituisce un punto di collegamento con la cultura di Remedello nel Bresciano, nelle tombe della quale sono state ritrovate asce della stessa fattura.

    Come spesso capita per tutti i ritrovamenti archeologici di una certa eccezionalità, anche attorno ad Ötzi sono state formulate una grande quantità di teorie, spesso prive di vero fondamento scientifico, su chi fosse, come fosse morto, cosa facesse nel luogo del ritrovamento.

    Recenti analisi hanno evidenziato la presenza di una punta di freccia in selce all'interno della spalla sinistra (penetrata a fondo in direzione del cuore) ed alcune ferite ed abrasioni (tra cui un taglio in particolare sul palmo della mano destra) che portano ad ipotizzare una morte violenta piuttosto che per cause naturali, come era stato ipotizzato in un primo momento. La postura innaturale del corpo parrebbe risalire ad un tentativo di estrarre una freccia dal ventre; ulteriori elementi fanno pensare ad un gruppo - di cui faceva parte - scampato ad un agguato, con probabilmente un compagno che avrebbe trasportato il corpo a spalla fino al luogo della morte.

    Ötzi il pastore



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    Il luogo del ritrovamento, poco sopra al rifugio del Similaun

    Il 21 agosto 2008 è stato reso noto che Hollemeyer ed altri suoi colleghi dell'Università del Saarland hanno condotto un'analisi su alcuni pezzi dei vestiti e delle scarpe della mummia utilizzando uno spettrometro di massa, che permette di determinare la composizione chimica dei campioni, che a parere dei ricercatori può dare risultati più affidabili del test del DNA nell'analisi di pelli lavorate. I ricercatori hanno pubblicato i risultati delle loro ricerche su Rapid Communications in Mass Spectrometry ed hanno osservato che i peptidi delle proteine presenti nei peli antichi sono del tutto simili a quelli di varie specie di animali allevati ancora oggi, fatto che induce a pensare che Ötzi sia stato un pastore che a volte portava la mandria al pascolo durante gli spostamenti stagionali.

    Secondo altri studiosi il fatto che la mummia sia stata castrata in vita, unito alla presenza di sperma nella cavità anale, suggerisce la figura di uno sciamano o di un religioso. La castrazione stessa, tuttavia, è materia di polemica: è stata avanzata l'ipotesi che questa sia il risultato delle cattive tecniche di recupero .

    Secondo lo studio del DNA contenuto nei suoi mitocondri, 'Ötzi appartiene a un sottogruppo che, in base alle conoscenze attuali, non ha lasciato eredi. I mitocondri, contenuti in ogni cellula ed ereditati dalla madre, contengono, assieme al nucleo, materiale genetico.

    L'antropologo Franco Rollo ritiene che probabilmente Ötzi possa rappresentare il capolinea di un gruppo di esseri umani vissuti in passato e che si sono estinti, tra le varie ragioni, per esiguità.


    Tatuaggi

    Ötzi è considerato il primo essere umano tatuato di cui si abbia conoscenza: ha sul suo corpo ben 57 tatuaggi (e per questa ragione, è diventato molto famoso tra i tatuatori di tutto il mondo).

    La tecnica utilizzata nel calcolitico appare diversa da quella moderna: non venivano usati aghi, ma erano invece praticate delle piccole incisioni della pelle, poi ricoperte con carbone vegetale per ottenere l'immagine.

    I tatuaggi dell'uomo del Similaun consistono in semplici punti, linee e crocette: si trovano in corrispondenza della parte bassa della colonna vertebrale, dietro il ginocchio sinistro e sulla caviglia destra. Siccome esami radiologici hanno individuato forme di artrite proprio in quei punti, si presume che tali immagini avessero una funzione di tipo curativo o religioso, al fine di alleviare i dolori.

    Altri studiosi hanno proposto che i tatuaggi fossero i punti per la pratica dell'agopuntura.
    I punti di pressione dell'agopuntura moderna (che è rimasta invariata per millenni in Cina e in Asia in generale), si discostano di poco da quelli dei tatuaggi dell'Uomo dei Ghiacci, perciò è stato ipotizzato che i tatuaggi siano punti di pressione per questa tecnica; in questa ipotesi il valore dei tatuaggi sarebbe puramente di reminiscenza e mnemonico per Iceman e non avrebbero alcun valore "spirituale" o magico.


    Superstizione

    Come già era successo per il ritrovamento della mummia di Tutankhamon, alcuni hanno voluto vedere una maledizione legata anche ai ritrovamenti del Similaun, e lo spunto per quest'idea viene da una sequenza di disgrazie che ha colpito chi ci ha lavorato.

    L'alpinista tedesco Helmut Simon (Nürnberg, 11 dicembre 1937 – Bad Hofgastein, 18 ottobre 2004) che ha scoperto la mummia, è morto a causa della caduta accidentale in una scarpata durante un'escursione sulle Alpi Salisburghesi; lo hanno seguito nel destino fatale Rainer Holzl, operatore della ORF rete televisiva austriaca, Kurt Fritz, alpinista che aiutò a trasferire la mummia a Bolzano e Gunther Henn, medico legale, che aveva studiato per primo il ritrovamento. Ed ancora Konrad Spindler, l'archeologo tedesco che per primo studiò Ötzi e che ne descrisse la storia in un famoso libro, morto il 17 aprile 2005 per una forma aggressiva di sclerosi. Chiude la lista il 4 novembre 2005 Tom Loy, l'archeologo molecolare ed anatomo-patologo statunitense che per primo ne studiò il DNA, morto nella sua casa di Brisbane (Australia) in circostanze non del tutto chiarite, forse per un incidente domestico.


    Popolarità mediatica


    La notizia di questo ritrovamento ha avuto un forte esposizione da parte dei mezzi di comunicazione di tutto il mondo, ed ha acceso la curiosità e l'interesse delle persone ed ha richiamato anche l'attenzione di personaggi del mondo dello spettacolo.

    Il noto divo Brad Pitt si è fatto tatuare sull'avambraccio i contorni della mummia di Ötzi, quando questa notizia si è diffusa sono raddoppiati gli accessi al sito Internet del museo dove è esposta la mummia.

    Gerhard Friedle, in arte DJ Ötzi, musicista austriaco originario di Sankt Johann in Tirol, nel distretto di Kitzbuhel, ha preso il soprannome dato alla mummia del Similaun come suo nome d'arte.

    In occasione del ventesimo anniversario della scoperta, a fine febbraio 2011 viene presentata al pubblico un'accurata ricostruzione dell'Uomo di Similaun.



    Similaun...



    Museo archeologico dell'Alto Adige


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    Il Museo Archeologico dell'Alto Adige (già Museo Archeologico Provinciale) (in tedesco Südtiroler Archäologiemuseum, in inglese South Tyrol Museum of Archaeology), con sede a Bolzano è la "casa" di Ötzi, l'uomo venuto dal ghiaccio, in Italia più noto come mummia del Similaun. Il museo accoglie in ogni stagione numerosi visitatori ed è uno dei primi in Italia nel suo genere.




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    Punti di interesse

    Oltre alla mummia del Similaun, il museo presenta importanti raccolte dall'area dell'Alto Adige. L'esposizione parte dal Paleolitico, per terminare, ordinata cronologicamente, con l'Alto Medioevo (epoca carolingia).

    Modelli, ricostruzioni, immagini stereoscopiche, video e stazioni multimediali interattive permettono di dare uno sguardo al passato del versante meridionale della catena alpina.

    Accanto alla mostra permanente si susseguono negli spazi museali anche mostre temporanee, convegni e conferenze. Vi sono anche numerose ricostruzioni di insediamenti romani nel bacino della Valle dell'Adige e reperti rinvenuti in quest'area, che testimoniano la vita degli abitanti altoatesini in epoca romana.



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    L'edificio

    L'edificio, nella centrale via Museo, si trova di fronte al Museo civico. Originariamente si trattava della sede della imperiale Banca Nazionale Austriaca. A partire dal 1919 e fino agli anni novanta fu sede della Banca d'Italia.



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    S. Martino in Passiria




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    S. Leonardo in Passiria

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    Rifiano

    Rifiano


    Il Santuario Beata Vergine Madonna
    Addolorata è considerato il maggior edificio di culto della conca meranese a cui affluiscono ogni giorno tantissimi pellegrini.

    L’oggetto di culto che si venera nel santuario è un’immagine sacra della Madonna Addolorata in gesso che è posta sul centro dell’altare maggiore sopra il tabernacolo. Le prime notizie concrete circa il culto della Madonna di Rifiano ci provengono dall’anno 1310, proprio in quell’anno i 4 vescovi della zona decisero di ufficializzare il culto della ”Cepella Sancite Mariae in Rifiano”. Essendo detta cappella però troppo angusta per ospitare degnamente i numerosi pellegrini che giungevano da ogni luogo si decise di trasportare l’immagine della Madonna nella chiesa attigua ponendoola appunto sull’altare maggiore. All ‘origine del santuario è legata a leggenda che narra del miracoloso rinvenimento dell’immagine dell’Addolorata in seguito al quale venne costruita la chiesa.





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    Scenna




    Castello di Scenna


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    La storia del castello di Scena conta quasi 650 anni. Situato di fronte a Castel Tirolo, all'imbocco della Val Passiria, è divenuto uno dei fulcri della storia tirolese. Costruito nel XIV secolo, ampliato fino al XVI secolo, il castello fu acquistato dall'arciduca Giovanni d'Asburgo nel 1844, i cui discendenti lo posseggono tutt'oggi. La residenza prediletta dell'arciduca Giovanni d'Austria è dedicata alla storia del Tirolo con particolare riguardo ai fatti che coinvolsero l'arciduca stesso e Andreas Hofer. Il museo presenta inoltre diverse raccolte: dalle armi medievali a quelle da sparo del XVII secolo fino ad arrivare ai cannoni francesi. Il museo è arricchito anche da mobili e dipinti appartenenti all'arredamento originale. Il romantico cortile funge in estate da cornice alle attività culturali.






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    fonte:Da Wikipedia.org
    foto:it.snow-forecast.com
    - visitvaldinon.it/
    - suedtirolerland.it/
    - latitudeslife.com
    - www.hwh22.it
    - settemuse.it
    -vacanza-alto-adige.it
    - alto-adige.com
    - viaggispirituali.it


    Edited by tomiva57 - 16/7/2014, 18:08
     
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    val-sarentino

    Val Sarentino


    Chi vuole andare in Val Sarentino deve prima oltrepassare una profonda gola. Attraverso curve strette, passando fra rocce frastagliate e perforate da numerose gallerie, la strada mesta mesta vi porta a scoprire questa splendida valle.


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    All'improvviso la valle si allarga, e concede ampio spazio a pascoli e boschi. Un imponente scenografia di innumerevoli picchi dei monti circostanti incornicia la Val Sarentino in tutta la sua lunghezza, dall’ imbocco della gola della valle al Passo Pennes.


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    Lontana, appisolata, isolata dalla frenesia quotidiana, la valle accoglie i visitatori in uno degli angoli, fra i più autentici dell’Alto Adige. Un “Sarner”, un abitante della Val Sarentino, si dice, è arguto e divertente, tradizionale e fedele alle sue radici. Il costume tradizionale merita dunque un apprezzamento speciale. Le donne indossano grembiuli colorati e corpetti ricamati. Gli uomini indossano pantaloni corti al ginocchio in pelle i “Lederhosen” ed il tipico "Sarner Jangger”, una giacca di lana grezza lavorata a maglia. In vita si stringono un cinturone in pelle ricamato in rachide di penna di pavone.

    L’arte del ricamo con penne di pavone risale ad oltre 200 anni orsono e trova tutt’ora espressione in Val Sarentino. Inoltre il tornio, la tessitura, la lavorazione di cesti e l’intaglio di pipe sono lavorazioni ancora usuali e indimenticate.
    Anche in cucina, gli "Striezl" vengono preparti secondo i dettami di una ricetta molto antica. La loro preparazione è difficile e distingue una brava contadina. Dove le lancette dell’orologio sembrano girare più lentamente, gli usi e costumi continuano a fare ancora parte della vita quotidiana. In cucina, intanto, del Pino mugo - pinus sarentensis- se ne fa largo uso. Dal pesto alla crema per il corpo - le aree di applicazione della più antica pianta medicinale usate in valle sono inesauribili. I pini riflettono la forza e la resistenza dell’asprezza della natura, tipica della zona alpina. Natura, forza, purezza. Le fragranze amaro-resinose delle conifere ed un fitto groviglio di rododendri accompagnano lungo tutta la valle gli escursionisti nel loro cammino.


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    Escursioni come quelle che portano al Lago di Valdurna o verso San Martino in Sarentino sono solo alcune delle molteplici possibilità. Sul Monte Risco, il "Groaßn Reisch"si possono ammirare centinaia di omini di pietra immobili e silenziosi, i famosi "Stoanerne Mandln”. Raccontano di un tempo, in cui le streghe compivano i loro malefici; liberando l'immaginazione tra una leggenda e l'altra ci si tuffa in un’atmosfera ricca di fascino mistico.



    Chiesetta dei Morti chiesetta-dei-morti


    Una chiesetta di confine Nella chiesetta dei Morti, "Am Toten", secondo la leggenda, si rifugiarono alcuni abitanti di Villandro per fuggire l'ultima epidemia di peste. La cappella, all'incrocio tra la Valle Isarco e la Val Sarentino, è situata sull'altopiano dell'Alpe di Villandro.

    La chiesetta fu probabilmente eretta da alcuni paggi che abitavano allora in quella zona di montagna. Fino al XVI secolo, sul lato della Val Sarentino, era attiva una miniera. La posizione della chiesetta rende necessari frequenti restauri dell'edificio. Da menzionare in particolar modo il gruppo della Crocifissione che si è salvato all'interno della chiesa. Sia dal lato dell'Alpe di Villandro sia dal lato della Val Sarentino, una Via Crucis porta fino al luogo di pellegrinaggio.


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    Omini di pietra

    Gli "Stoanernen Mandln" (omini di pietra) si svegliano sull'altopiano del Salto nelle Alpi della Val Sarentino.

    Sull'altopiano di Schöneck in Val Sarentino oltre 100 figure assolutamente da vedere attendono gli escursionisti. Cumuli di pietra che si ergono come torri, questi gli "Stoanernen Mandln" (omini di pietra). Da mezzo millennio sono lì, attorno alla croce, a sorvegliare il "Große Reisch". Ad altezza d'uomo aspettano e si lasciano ammirare.

    Protocolli del tribunale del 1540 testimoniano che tra le figure di pietra danzavano le streghe e veniva celebrato il demonio. A ognuno il beneficio del dubbio. L'atmosfera mistica ed il misterioso incanto che regnano qua sopra contribuiscono a creare un panorama meraviglioso. Gli omini di pietra: indubbiamente una meta escursionistica che vale sicuramente la pena raggiungere!


    omini-di-pietra



    val-sarentino

    Castel Regino nella località di Sarentino


    Castel Regino che domina maestoso sulla località di Sarentino. Numerosi sentieri conducono davanti al castello, nel cuore dell'imponente paesaggio montuoso di questa regione. La Val Sarentino non è una meta per le vacanze solo d'estate; nel periodo freddo dell'anno il comprensorio sciistico di San Martino regala ai vacanzieri più dinamici tanto divertimento sulle piste nell'innevata Val Sarentino.





    fonte& foto: sentres.com
    foto:suedtirol-ferien.it
    - fotost.eu
    (Foto by Martin Schönegger)
    - .gustosamente.com
    - bolzano-vigneti-dolomiti.com
    - cdn3.sentres.com

     
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    foto:suedtirolerland.it



    Luson


    Un vero e proprio paradiso per escursionisti, così viene spesso descritto Luson, situato a 972 m s.l.m in una valle laterale della Valle Isarco. Con un numero di abitanti di circa 1.540, Luson comprende le località Croce, Huben, Monte, Valletta, Pezzè, Villa e Ronco.

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    foto:gemeinde.luesen.bz.it

    La chiesa parrocchiale di Luson è consacrata a San Giorgio, all’interno spiccano la fonte battesimale risalente al Trecento e tre interessanti altari lignei. Degni di nota sono inoltre il maso storico Mairhof all’imbocco del paese ed il mulino Stricker che è stato trasformato in un mulino d’esposizione.

    Luson è una grande palestra all’aperto per chi ama le attività outdoor. L’alpe di Luson, una gita ai prati del Sasso Putia, un’escursione al levar del sole alla cima del Sasso Putia oppure una gita all’Alpe di Rodengo, a Luson potrete fare questo e molto altro. Dopo un’escursione vi consigliamo un tuffo rinfrescante nel laghetto naturale balneabile di Luson, aperto dalle 10 alle ore 20. La possibilità di gite a cavallo e le lezioni della scuola di parapendio Wasserkuppe completano l’ampio ventaglio delle attività che possono essere svolte in questa località.

    Anche l’inverno ha molto da offrire: nel paese troverete uno skilift per i primi passi nella neve ed un campo di pattinaggio. La Malga Kreuzwiese, la cappella di Piania, i prati Kompatschwiesen, la Cima Lasta ed il Giogo di Colletta sono solo alcune delle suggestive mete invernali. A chi preferisce lo sci di fondo consigliamo l’Alpe di Rodengo, la pista panoramica di Luson oppure l’anello sull’Alpe di Rodengo. Una torre di ghiaccio invece rende Luson una meta interessante anche per chi ama lo sport verticale.

    Un nostro consiglio: una gita in mountain bike oppure in motocicletta sul Passo delle Erbe, un passo di montagna che collega la Valle Isarco alla Val Badia. Da questo suggestivo passo si può godere di una vista mozzafiato sul Sasso Putia.



    luson
    foto:sentres.com




    fonte&foto:suedtirolerland.it
     
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    foto di Franco Lanfredi



    Lago di Braies


    Il lago di Braies (Pragser Wildsee in tedesco) è un piccolo lago alpino situato in Val di Braies (una valle laterale alla Val Pusteria) a 1.496 m s.l.m. nel comune di Braies (BZ), a circa 97 chilometri da Bolzano

    Il lago giace ai piedi dell'imponente parete rocciosa della Croda del Becco (ted. Seekofel, lad. Sass dla Porta 2.810 m) e si trova all'interno del parco naturale Fanes - Sennes e Braies.

    Ha un'estensione di circa 31 ettari con una lunghezza di 1,2 km e una larghezza di 300-400 metri. È uno dei laghi più profondi della provincia autonoma di Bolzano, con ben 36 metri di profondità massima e una profondità media di 17.

    Il lago è di origine franosa, in quanto la sua creazione è dovuta allo sbarramento del rio Braies a causa di una frana staccatasi dal Sasso del Signore.

    Il lago è una meta turistica, che attira per il colore blu intenso delle sue acque limpide e per lo scenario naturale in cui è immerso. In effetti il lago è circondato su tre lati da cime dolomitiche, tra cui la Croda del Becco.

    Il lago è il punto di partenza dell'Alta via n. 1 delle Dolomiti detta "La classica" che arriva fino a Belluno ai piedi del Gruppo dello Schiara.



    foto di Franco Lanfredi

    Per raggiungere il lago, si prende lo svincolo per la Val di Braies, tra i paesi di Monguelfo e Villabassa in Alta Pusteria. Dopo aver percorso alcuni chilometri si incontra l'unico bivio, e si prende la strada in direzione del lago. Dopo aver passato i villaggi di Ferrara (Schmieden) e San Vito (St. Veit), si arriva al parcheggio (a pagamento nella stagione turistica), dove si trova un grande albergo-ristorante, l'Hotel Pragser Wildsee legato alla figura pionieristica di Emma Hellenstainer.

    È possibile effettuare un giro attorno alle rive del lago. Questo percorso è sulla sponda occidentale, piano e largo, mentre sulla sponda orientale è ripido e stretto, con alcune scalinate. Nonostante ciò questa bella passeggiata che porta ai piedi della Croda del Becco, è affrontabile da qualsiasi escursionista. Durante il periodo invernale spesso questi sentieri (soprattutto quello sulla sponda orientale) risultano chiusi, causa pericoli di valanghe. È comunque possibile effettuare un'escursione attorno al lago, dato che la sua superficie risulta ben solidamente ghiacciata.


    Presso l'hotel del lago di Braies (Hotel Pragser Wildsee) si è verificato uno degli ultimi episodi della seconda guerra mondiale in Italia. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, una larga porzione del territorio italiano fu annessa al Reich nazista e non più retrocesso alla Repubblica Sociale Italiana. Essa comprendeva il Trentino - Alto Adige e l'intera provincia di Belluno (Operationszone Alpenvorland, "Zona di operazione delle Prealpi"), e il Friuli-Venezia Giulia, l'Istria, il Quarnaro, la Dalmazia e l'Alta Val d'Isonzo (Operationszone Adriatisches Küstenland, "Zona di operazione del Litorale Adriatico"): in pratica i nazisti avevano annesso tutti i territori sotto il dominio austroungarico nel 1917.

    Nell'aprile del 1945 il Reichsführer delle Schutzstaffel (comandante supremo delle SS), Heinrich Himmler, in accordo con il capo dell'Reichssicherheitshauptamt (RSHA, l'ufficio per la Sicurezza del Reich), il controspionaggio nazista, Ernst Kaltenbrunner, fece prelevare dai diversi campi di concentramento sparsi per la Germania tutti i prigionieri politici più in vista, provenienti da 17 paesi del mondo, e li fece transitare per Terezín (allora Theresienstadt). Tutta la zona compresa tra la Baviera e il Trentino, nelle intenzioni dei gerarchi del Terzo Reich, costituiva il cosiddetto "Alpenfestung", ovvero l'estremo punto di resistenza all'avanzata degli Alleati. Le trattative fallirono considerata l'impresentabilità di Himmler ai fini di un salvacondotto. Eichmann infatti non arrivo' mai a Theresienstadt poiché le strade per raggiungerla erano bloccate dalle truppe russe che avanzavano. Himmler mise fine alla sua vita suicidandosi dopo essere stato catturato dagli inglesi. Le SS stanziate in Italia pensarono di poter scambiare la resa e la vita dei personaggi con un salvacondotto.

    Tra i prigionieri, molti nomi illustri, quali l'ultimo cancelliere austriaco prima dell'Anschluss (l'annessione nazista dell'Austria, nel 1938), Kurt von Schuschnigg, e l'ultimo primo ministro della Terza Repubblica francese, Léon Blum, il generale italiano Sante Garibaldi e il figlio del maresciallo Pietro Badoglio, l'ex primo ministro ungherese Miklós Kállay, il comandante in capo dell'esercito greco, generale Alexandros Papagos con tutto il suo stato maggiore, il tenente sovietico Wassilij Wassiljewitsch (nipote del commissario del popolo agli affari esteri dell'URSS, Vjačeslav Michajlovič Molotov), Nikolaus von Horthy (figlio del reggente dell'impero ungherese ammiraglio Miklós Horthy), il vescovo francese di Clermont-Ferrand Gabriel Piguet, l'ex-capo di stato maggiore tedesco e generale d'armata Franz Halder con la consorte nonché numerosi familiari del colonnello di stato maggiore tedesco conte Claus Schenk von Stauffenberg, autore dell'attentato a Hitler del 20 luglio 1944. Dopo essere stati trasportati dal campo di concentramento di Dachau passando per Innsbruck e per il passo del Brennero, arrivarono infine a Villabassa, un paesino della Val Pusteria dove la popolazione locale li accolse con simpatia, e ospitarono i più anziani presso alcune locande, mentre gli altri vennero messi nelle sale del comunali con il pavimenti ricoperti di paglia. Fey von Hassell racconta di aver sentito parlare il colonnello Boguslav von Bonin e il dottor Wilhem: Che cosa facciamo – dice uno di loro – con quelli che devono essere eliminati? Il dottore rispose: C'è stato dato l'ordine di piazzare delle bombe sotto gli automezzi un po' prima o subito dopo il momento? Il colonnello ha avuto fortuna in quanto non appena sceso dall'autobus incontro' il generale von Vietinghoff, un suo caro amico e reduce, nella sua qualità di capo del comando dall'armata, di un difficile negoziato per il cessate il fuoco.

    Il colonnello von Bonin corse incontro al generale mettendolo al corrente della situazione e chiedendogli aiuto dopo essere stati allertati dal parroco di Villabassa assieme ad altri. Il generale von Vietinghoff gli assicurava che non avrebbe mai permesso la morte di civili innocenti sotto la sua giurisdizione e ordino' telefonicamente al capitano Wichard von Alvensleben di farsi carico dei prigionieri procurandogli vitto e alloggio. Egli corse a Villabassa e tramite il suo grado chiese alle SS il permesso di sospendere il proprio incarico; allo stesso tempo pero' richiese dei rinforzi di un reparto d'assalto. Questo arrivo' poco dopo ed era composto da 15 militari. L'ufficiale fece schierare i suoi pochi uomini dandogli l'ordine tenere sotto tiro le SS. Dopodiché si reca personalmente a visitare i prigionieri assicurandogli che erano tutti sotto la sua protezione. Nonostante i rinforzi, il capitano richiede ulteriori rinforzi al comando generale, i quali arrivano due ore dopo; 150 uomini comandati dal sottotenente Thomalia arrivarono. Von Alvensleben convinse una colonna di granatieri in ritirata a Dobbiaco per unirsi a loro. Il capitano fece circondare la piazza del mercato dando l'ordine di non lasciar passare alcuna SS. Nonostante ciò, il capitano decise ulteriormente di trasferire la mattina del 30 aprile 1945 i prigionieri al lago di Braies dove si trova un grande albergo per aspettare l'arrivo delle truppe alleate. La sistemazione, ove queste personalità ebbero a godere di un'ottima accoglienza da parte della proprietaria dell'albergo, Emma Heiss-Hellenstainer e dal suo staff. Al primo piano dell'albergo si sistemarono i Thyssen, i Goerdeler, gli Stauffenberg. Al secondo piano la famiglia Schuschnigg, Hjalmar Schacht, il pastore Niemoller, l'attaché Heberlein con moglie, cinque generali greci. Al terzo i signori Blum, inglesi, ungheresi, olandesi ed altri ancora. Tutti rimasero presso l'albergo, ad eccezione di Vassili Kokorin, nipote di Molotov, che decise di andare con un gruppo di garibaldini; morì dopo circa un mese.

    Nel frattempo, a Hans Philipp, capo della Gestapo di Sillian, fu dato l'ordine dalla Gestapo di Klagenfurt di trasportare indietro gli ostaggi. Tale ordine doveva essere eseguito immediatamente pena la fucilazione. Dato questo ultimatum il capo della Gestapo decide di togliersi la vita.

    La mattina del 4 maggio 1945, alle ore 6:45, arriva presso il lago di Braies sul posto la prima pattuglia americana dove avvenne la cessione dei 137 ostaggi agli alleati. I tedeschi della Wehrmacht vengono disarmati e fatti prigionieri di guerra. Venne presa la decisione di lasciare le armi al capitano von Alvensleben e ad un altro ufficiale tenendo conto del loro comportamento (il capitano diverrà dopo suo ritorno in Germania pastore evangelico). Per il resto dei tedeschi si decise invece che coloro che non hanno avuto alcun rapporto con i nazisti potevano andarsene dovo aver raggiunto però l'isola di Capri. L'ex cancelliere austriaco Kurt von Schuschnigg con la sua famiglia scelsero di migrare verso gli Stati Uniti d'America arrivando a New York il 6 settembre del 1946. Tutti gli altri vennero arrestati. Tra di loro il generale Alexander von Falkenhausen, il generale d'armata Franz Holder, il principe Filippo d'Assia, Hjalmar Schacht, il generale Georg Thomas, Fritz Thyssen.

    Dopo la seconda guerra mondiale


    Per ricordare gli avvenimenti è stato istituito dal 2006, presso l'omonimo Hotel, lo Zeitgeschichtsarchiv Pragser Wildsee ("Archivio di storia contemporanea del lago di Braies") che organizza convegni e dibattiti e pubblica una collana scientifica, sempre attorno a temi legati della resistenza al nazismo.

    Altra vicenda storica è la "tragedia di Ponticello di Braies", dove il 7 marzo 1970 persero la vita sette alpini a causa di una valanga che si è staccata lungo la valle di Braies.



    foto di Franco Lanfredi


    Leggenda sulle origini del lago

    La chiesetta vicino al lago (Marienkapelle)

    La leggenda vuole che la vallata di Braies fosse abitata da alcuni selvaggi di brutto aspetto che custodivano l'oro presente nelle vicine montagne. Per queste figure l'oro era prezioso per il suo splendore ma li rendeva duri nell'animo.

    Quando apparvero nella valle alcuni allevatori assieme al loro bestiame, le figure selvagge regalarono loro alcuni oggetti prodotti con il loro oro. Gli allevatori vedendo tale abbondanza d'oro divennero avidi ed iniziarono ad impadronirsi della materia prima, rubandola alla popolazione dei selvaggi. La popolazione dei selvaggi decise di impedire agli allevatori di raggiungere le montagne e fecero sgorgare alcune sorgenti d'acqua, che crearono a valle il lago di Braies, che impediva agli allevatori di poter rubare ulteriormente l'oro ai selvaggi.


    foto di Franco Lanfredi


    Filmografia

    Nell'estate 2010, sulle sponde del lago di Braies, è stata girata la serie televisiva Un passo dal cielo, trasmessa da Rai 1 dal 2011, incentrata sulla vita di Pietro (interpretato da Terence Hill), un comandante di squadra del Corpo forestale della provincia autonoma di Bolzano di San Candido, comune che fa parte del parco naturale Tre Cime in Alta Val Pusteria. Nell'estate del 2012 è stata girata la seconda serie della fiction, e dopodiché anche la terza serie.

    Il 28 dicembre 2016 è stata trasmessa su Rai Storia la seconda puntata della serie documentaria Speciali Storia - Ostaggi delle SS, che ricostruisce con attori la vicenda dell'aprile 1945 dei prigionieri del lago di Braies.




    foto di Franco Lanfredi




    fonte: wikipedia.org
     
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