LOMBARDIA parte 4°

LA TERRA DI ERCOLE..DELLE INVASIONI BARBARICHE..DEI LONGOBARDI..BRESCIA E POI IL LAGO D’ISEO

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  1. gheagabry
     
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    BUONGIORNO ISOLA FELICE ... BUON RISVEGLIO A TUTTI


    “... Venerdì ... la nostra mongolfiera vola felice attraverso le terre lombarde ... ancora un giorno da trascorrere in questa regione ricca di bellezze naturali e di luoghi di legenda ... ci spostiamo verso ovest ... voliamo felici consapevoli che anche oggi il nosro viaggio non ci deluderà ... anche oggi saremo meravigliati dalle meraviglie che vedremo, ma come sempre la cosa che più ci stupirà e renderà felici sarà lo stare in felicità ed armonia tutti insieme ... noi abitanti di questa meravigliosa isola felice ... Buon risvelgio amici miei ... il nostro viaggio continua ..."

    (Claudio)



    LA TERRA DI ERCOLE..DELLE INVASIONI BARBARICHE..DEI LONGOBARDI..BRESCIA E POI IL LAGO D’ISEO..



    “I grandi viaggiatori d’un tempo facevano spesso tappa a Brescia, nel classico viaggio da Milano a Venezia, oppure giungevano sul Garda, scendendo in carrozza dal Brennero….Di Brescia raccontavano di aver visitato alcune chiese, soprattutto la rotonda romanica del Duomo Vecchio, San Francesco, San Giovanni, di aver ammirato il poderoso Castello, la veneta piazza della Loggia, di aver goduto del passeggio lungo i portici. Sui laghi, a parte il soggiorno in qualche villa e cenacolo artistico della Franciacorta, del Garda ricordavano l’incanto di Sirmione e delle grotte di Catullo, la bellezza raccolta di Salò, il lungolago di Desenzano con il suo minuscolo porticciolo. La Brescia che stupisce i viaggiatori d’oggi è certo quella romana e longobarda, che si affaccia sull’antico decumano di via Musei. Qui sta il cuore della città, un cuore che non ha mai smesso di battere ….La parte romana è incredibile, ricca e spettacolare, con un foro e un teatro, un grande tempio dedicato all’imperatore Vespasiano. A due passi c’è Santa Giulia, il monastero longobardo in cui muore Ermengarda, sposa ripudiata da Carlo Magno. Il gioiello di re Desiderio e del suo popolo è ora il Museo della Città, uno dei più affascinanti d’Europa. Qui, in una stratificazione secolare di stili e testimonianze, davanti agli occhi scorre la storia d’Italia coi suoi sogni e le sue ansie …. la Pinacoteca Tosio Martinengo… il Museo del Risorgimento (Brescia è la Leonessa d’Italia, che per ben Dieci Giornate tien testa da sola all’esercito austriaco, e Garibaldi qui recluta molte delle sue Camicie Rosse)..il Museo delle Armi …il restaurato Castello, l’imprendibile Falcone d’Italia.”

    “Le origini di Brescia sconfinano nella leggenda. C'è chi vuole sia stato Ercole a fondarla e a darle la prima cinta di mura, chi invece Troe, fuggito da Troia in fiamme. Con lui la città sarebbe stata Altilia, cioè l'altra Ilio, l'antico nome di Troia. C'è però chi tira in ballo persino Tiras, nipote di Noè, chi Cidno (o Cicno) il re dei Liguri. E, in effetti, il colle che sovrasta la città è il Cidneo: re Cidno lo avrebbe fortificato, nell'età del bronzo, dando il via all'antica città. Liguri, quindi, a Brescia, come primi abitanti? Forse, ma anche gli Etruschi non sono lontani, abitano la pianura padana, conoscono le miniere di ferro delle Prealpi...Di sicuro, nelle invasioni Galliche, sono i Cenomani a stanziarsi tra l'Adda e l'Adige……Brescia subisce il flagello delle invasioni barbariche. Sulla città si avventano gli Eruli di Odoacre, gli Ostrogoti di Teodorico, i Bizantini di Narsete. Poi è la volta dei Longobardi di Alboino e la loro è la migrazione di un popolo. Dalla Pannonia, l'odierna Ungheria, centomila guerrieri più duecentomila persone, fra donne, vecchi e bambini, superano le Alpi. La città di Cividale diventa la loro capitale, il primo di 35 ducati (e Brescia sarà uno dei più importanti) sparsi per l'Italia. Paolo Diacono, lo storico per eccellenza, li descrive così: "Tosavano la loro chioma tutt'intorno fino alla nuca e lasciando cadere i capelli ai due lati fino alla bocca. I vestiti erano ampi, fatti di lino e intessuti di vari colori. Portavano calzari aperti con lacci di cuoio intrecciati e, montando a cavallo, indossavano calzoni e gambali di lana. Usavano inoltre spolverarsi i capelli d'oro in segno di autorità e di rosso vivo in segno d'ira e di coraggio, partendo per la battaglia". Alti ed energici, marcantoni violenti e un po' puzzolenti (non amavano assolutamente lavarsi), sono chiamati Longobardi perchè portano lunghe alabarde. O, secondo Paolo Diacono, lunghe barbe. Di loro a Brescia restano monumenti, documenti e gioielli artistici che parlano dei Longobardi come di un grande popolo, un popolo di cui non conosciamo la lingua. Come per gli etruschi, un mistero. E i Longobardi? Svaniti nel nulla…..E longobarde sono molte parole del nostro dizionario (baruffa, faida, federa, panca, schiaffo, stamberga, stucco...) insieme a tanti nomi di luoghi.”

    “…. in provincia si può piacevolmente perdere la testa. Sul lago d'Iseo un itinerario naturalistico porta all’oasi verde delle Torbiere e alla scoperta di Montisola, l’isola lacustre più grande d’Europa, sul Garda …le pittoresche strutture delle limonaie, agrumeti costruiti sul fianco delle montagne, che hanno fatto cantare a Goethe il lago di Garda come “il paese in cui fioriscono i limoni”. Nella Pianura bresciana…. castelli e ville fortificate lungo il corso dell’Oglio, in Valsabbia le tradizioni di un carnevale fantastico, quello di Bagolino, in Valtrompia un nuovissimo Parco Minerario inserito in una suggestiva strada del ferro, in Valcamonica il leggendario mondo dei Camuni, con le loro incisioni rupestri inserite dall’Unesco fra i grandi patrimoni dell’umanità. Ma quel che conta è essere curiosi, proprio come i grandi viaggiatori d’un tempo. Loro conoscevano bene un segreto: che, da sempre, la gente bresciana e questa terra sanno ripagare bene anche la più piccola delle attenzioni.”

    “Appena superato il lago d'Iseo, il medievale abitato di Pisogne, la vista spazia su montagne che sembrano afferrare, graffiare il cielo. La Valcamonica, lunga 80 km dalle rive del lago d'Iseo sino alle nevi del Tonale, è un paradiso incontaminato. Ricco di fiori rari e di animali in libertà, protetti dal grande parco dell'Adamello… è terra di antiche tradizioni, di prodotti tipici e genuini. Un tempo qui vivevano i Camuni, un popolo che ha scritto sulle rocce la sua storia….migliaia di incisioni piene di magia e simbolismi. Studiavano il corso degli astri, i Camuni, onoravano il "dio cervo" e vivevano di caccia…..Su queste rocce gli antichi cacciatori della Valle incisero scene di vita quotidiana, figure simboliche, disegni magici e propiziatori……Pontedilegno e il passo del Tonale….la passione per lo sci e gli sport invernali…. per un brivido escursionistico sulle nevi eterne del ghiacciaio del Presena. Le tradizioni si conservano con amore. Se a Pontedilegno si intagliano oggetti artistici e religiosi come secoli fa, a Boario ci si reca ancora alle terme tanto decantate da Alessandro Manzoni, a Bienno i magli continuano a far tremare ritmicamente il terreno. L'acqua scorre, muove antichi ingranaggi e da secoli, con la stessa immutata abilità e velocità, si producono attrezzi agricoli, vanghe, secchi…”

    “Forse sin qui si è spinto Ercole, durante il suo lungo errare, per uccidere un drago, un’idra a sette teste. E quell’antica leggenda avrebbe dato il nome a un lago piccolo piccolo, il lago d’Idro….Sorge su antiche pietre romane e del resto quasi duemila anni fa le legioni dei Cesari erano arrivate sin qui. Ma prima di loro, a vivere di pesca e di pastorizia, sul lago c’erano in alcuni villaggi i Retici. La storia del loro insediamento si perde nella notte dei tempi….Qui sulle montagne sopra il lago d’Idro correva il confine tra due Stati, fra l’Italia e l’Impero Austro-ungarico. Fino alla prima guerra mondiale qui le fortezze si fronteggiavano, potenti cannoni erano puntati in direzione del nemico….A ricordarlo è rimasta la Rocca d’Anfo, una struttura militare voluta da Napoleone. E’ nel suo genere unica in Europa, con otto fortilizi mimetizzati e collegati fra loro, scavati a varie altezze nella montagna a dominare la strada fra Trento e Brescia.”

    “Terra di metalli, la Valtrompia, di metalli scavati per secoli nelle viscere della terra. Gli antichi Romani qui venivano a cercare il ferro per armare le loro legioni e conquistare il mondo, in tempi più recenti si sono scoperti notevoli giacimenti di fluorite: una storia leggendaria, di fatica e di coraggio, di drammi umani e solidarietà fra famiglie, che è ora racchiusa in un nuovissimo Parco Minerario. Entrando a Pezzaze in cunicoli e gallerie, in miniere ora abbandonate, si viaggia davvero indietro nel tempo, oppure pare di essere su un set cinematografico…La Francia non c’entra per nulla: Franciacorta deriva da corti franche. Qui niente tasse, almeno un tempo: gli insediamenti religiosi, tesi alla bonifica e alla coltura delle terre, godevano infatti d’un particolare privilegio, l’esenzione dal pagamento di ogni tributo. A ovest di Brescia… la Franciacorta è il regno del vino, la frizzante terra delle bollicine. Qui le uve danno vita a vini di alta qualità, apprezzati in tutto il mondo. Gli antichi viaggiatori, quelli che traversavano il nostro Paese alle prese con il Grand Tour, il viaggio dell’anima, hanno scritto …..che è un angolo di Toscana chissà come finito al Nord….in una terra di dolci colline, ville patrizie, castelli di pietra e vigneti…al castello merlato di Passirano, che spunta irreale come un quadro di Magritte, si passa alle pietre romaniche di San Pietro in Lamosa. Dal sagrato della costruzione cluniacense, appena dopo l’abitato di Provaglio d’Iseo, la vista spazia sulle Torbiere, un’oasi naturalistica tra le più importanti d’Europa. Specchi d’acqua poco profonda, lasciati dal ritiro di un ghiacciaio, sono stati divisi dai monaci con sottili cordoni di terra. Si ricavava la torba dalle Torbiere. Ora, in una palude di due milioni di metri quadrati, vivono pesci e uccelli acquatici. E’ il regno degli aironi cinerini, dal volo maestoso. Il nome al lago lo dà Iseo, borgo un tempo di pescatori….La Pianura bresciana è cultura, tra infiniti silenzi, nel lento fluire dell’acqua e della vita. Un gioiello incredibile è la Basilica di Verolanuova, un angolo di Venezia del Settecento, un gioiello della laguna sfuggito di mano agli angeli durante chissà quale trasporto. Anche solo le due tele del Tiepolo, 66 metri quadri ciascuna, valgono il viaggio. Tutto intorno la terra è ricca e dà frutti abbondanti, il tempo, come il corso dei fiumi, smorza il suo slancio, fino quasi a fermarsi. E ancor oggi si lavora come due, tre secoli fa. Andar per cascine significa riscoprire chi veramente siamo, ritrovare i sapori dell’infanzia, il calore di antichi focolari.”








    da augusto




    da me









    Lago di garda







    lago d'iseo










    lago d'iseo






















    da augusto




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    Villa Fenaroli (BS)

     
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    Como, Villa Celesia Il Grumello

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    Nella zona detta “del Grumello”, sulla via per Cernobbio e a pochi passi dalla neoclassica villa Olmo, le nobili famiglie comensi edificarono splendide residenze affacciate sul lago: villa Celesia è una di queste. Detta in origine “Castellazzo”, la dimora ebbe tra i suoi proprietari anche il cardinale Benedetto Odescalchi, dal 1676 papa Innocenzo XI.
    Nel 1775 la villa passò di proprietà alla famiglia Giovio. Il conte Giovan Battista, come il suo più celebre antenato l’umanista Paolo, era un raffinato intellettuale e amava raccogliere attorno a sé l’elite culturale dell’epoca. Della propria villa così scriveva al conte abate Giambattista Roberti:

    … ed in vero angolo non v’ha di monte, non sen di lago che sfugga al guardo lusingato e pago. […] Il giardino rivestito all’intorno di viti che escono dal muro, la lieve pendenza dell’accesso alla casa, del quale nessuno è più facile per i carri e le carrozze, il cortile di giuste proporzioni, i tre piani dell’edificio che presenta una struttura quadrangolare, la comoda darsena.

    Qui Giovan Battista invitò, nel 1809, l’amico Ugo Foscolo (1778-1827), ricordato ancora oggi da un busto in marmo del parco:

    Una carrozza con lo stemma del conte l’aspettava a Como [probabilmente a villa Olmo] per condurlo alla villa, un po’ fuori città, sul declivio del lago. Dal largo viale d’ingresso fiancheggiato da alti alberi, varcato il cancello, scorse da ogni lato l’immenso parco esteso fin sulla montagna, tagliato da vialetti, sentierucoli adombrati da una folta vegetazione. Respirò con piacere l’aria profumata da un bellissimo olea fragrans, e si trovò di fronte al bell’edificio con doppia scalinata.

    Fu proprio a villa Celesia che sbocciò l’amore fra la contessina Francesca Giovio e Foscolo. Per lei, il poeta compose versi straordinari ne Le Grazie:

    Come nel chiostro vergine romita
    Se gli azzurri del cielo, e la splendente
    Luna e il silenzio delle stelle adora,
    Sente il Nume, ed al cembalo s’asside
    E del piè e delle dita, e dell’errante
    Estro e degli occhi vigili alle note
    Sollecita il suo cembalo ispirata
    Ma se improvvise rimembranze amore
    In cor le manda, scorrendo più lente
    Sovra i tasti le dita, e d’improvviso
    Quella soave melodia che posa
    Secreta ne’ vocali alvei del legno
    Flebile e lenta all’aure s’aggira.

    L’intensa ma breve vicenda amorosa tra i due è anche testimoniata da alcune lettere di Foscolo all’amata, tra le quali una scritta il 19 marzo 1809:

    [tornando] una sera a Grumello e guardando il lago, i colli e la casa dove io vi aveva veduta la prima volta, e pensando ch’io dovea presto lasciarli, il mio desiderio di dimorarvi sempre non distingueva voi dai luoghi e dalle persone che m’erano divenute sì care..

    Per i tentennamenti di Foscolo e l’ostilità dei Giovio, l’amore non ebbe un lieto fine e la giovane Francesca finì per sposare un ufficiale francese.
    Dai Giovio la villa passò poi alla famiglia Celesia, che la ristrutturò sontuosamente nelle attuali forme




    Como, Villa Pisani Dossi

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    Carlo DossiAlzando gli occhi sulla collina di Monte Olimpino si nota l’imponente sagoma di villa Pisani Dossi, appartenuta a Alberto Carlo Pisani Dossi (1849-1910) diplomatico e scrittore, tra i più importanti protagonisti della Scapigliatura.
    Dossi scelse il luogo dove edificare la dimora in compagnia dell’architetto Luigi Conconi (1852-1917), colpito dalla straordinaria posizione, a picco sul lago, e dall’ambientazione che, negli altri cipressi, evocava le suggestioni dei dipinti di Böcklin. Anche da lontano è possibile scorgere il portico degli amici, autentico cardine architettonico della dimora, ampio e quadrato con imponenti colonne recanti iscrizioni di dedica a Tranquillo Cremona (scrittore e pittore), Giuseppe Grandi (scultore), a Giuseppe Rovani, Giacomo Boni, Cesare Lombroso, Giosuè Carducci.





    Torno, Villa Pliniana

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    Villa PlinianaNavigando sul lago, superato Torno non si può non essere colpiti dalla imponente sagoma di villa Pliniana. Il colpo d’occhio è forte: la villa è isolata, avvolta nel verde delle piante e adagiata sul pelo dell’acqua con la facciata a quattro ordini di finestre e il loggiato centrale.
    La dimora deve il nome alla fonte vicino alla quale sorge, caratterizzata da un flusso d’acque intermittente e descritta sin da Plinio il Vecchio (I secolo d.C.) nella celebre Historia Naturalis e, qualche anno più tardi, dal nipote Plinio il Giovane in una lettera all’amico Licinio Sura:

    Nasce dalla montagna… tre volte al giorno si abbassa e s’innalza per determinati accrescimenti e diminuzioni.

    La villa costruita alla fine del XVII secolo divenne in breve tempo una delle più famose del Lario e meta obbligata per illustri scrittori e letterati, tra cui Stendhal, Byron, Foscolo e Giovanni Berchet (1783-1851) che nei Frammenti di un poemetto sul lago di Como (1815) le dedicò alcuni versi:

    allor ti scuoti
    al rovinio che fan precipitando
    l’acque del fiume a piè d’antica villa
    che fra l’ombre de’ suoi freschi mirteti
    un dì accolse quel Grande [Plinio]

    In tempi più recenti amava soggiornarvi anche Antonio Fogazzaro (1842–1911); nelle pagine di Malombra il ricordo di questo luogo prende sfumature nostalgiche e evocative:

    Antonio FogazzaroUna loggia di cinque arcate verso il lago e di tre verso il monte corre obliqua tra due ali congiungendone i primi piani sopra un enorme macigno nero che si protende sull’acqua. Morso dallo scalpello del giardiniere quel masso ha dovuto accogliere qua e là del terriccio dove portulache, verbene e petunie ridono alla spensierata. L’ala dritta, dov’è la biblioteca, edificata forse per dimora d’estate, si specchia gravemente nelle acque della cala. In faccia, a cinquanta passi, ha una solitaria costa vestita di nocciuoli e di carpini ,vigneti e cipressi le salgono dietro il tetto a spiarne l’acqua verde, tanto limpida che quando d’estate, sul mezzogiorno, vi entra il sole lo sguardo vi discende lungo tratto per le grandi alghe immobili e vede giù nel profondo qualche rara ombra di pesce passar lentamente sui sassi giallastri.




    Sala Comacina, Villa Rachele

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    Poco visibile dalla strada, ma bene dal lago nella sua privilegiata posizione prospiciente all’Isola Comacina, Villa Rachele è al centro di un parco ottocentesco disegnato dall’architetto Giuseppe Balzaretti e dominato da un maestoso cedro del Libano che si eleva in tutta la sua imponenza. Appartenuta a Giulio Beccaria, figlio del più celebre Cesare, autore de Dei delitti e delle pene, fu a lungo frequentata da letterati e uomini di cultura; anche Alessandro Manzoni, nipote di Giulio, fu spesso ospite.

    Giunta in proprietà a Rachele, figlia dello storico, letterato e patriota Cesare Cantù (1804-1895), fu sede di un salotto letterario che prese il nome di Accademia dei pedanti, frequentato da scrittori, critici e artisti, che d’estate si riunivano in una grotta artificiale costruita all’interno del parco. Cantù, autore della Storia Universale e della Storia di Como, così descrive l’atmosfera della dimora:

    La Villa Beccaria somiglia ad un buon libro, ottiene più che non prometta, e qualche anima che vi cercò l'isolamento per non disperare della bontà della razza umana, vi scrisse in un angolo: ESTE PROCUL LIVOR, LITES, AMBIZIO, CURAE, ANTRA, HORTUM, SCOPULO PAX COLIT ANTQUE QUIES

    Anche con il successivo proprietario, lo scrittore Emilio De Marchi (1851-1909), la villa non cessò di essere luogo letterario; fu infatti fonte d’ispirazione per le ambientazioni del romanzo Col fuoco non si scherza (1901):

    nel seno più interno della riva spiccava solitaria nel giardino vasto e oscuro, che l’abbracciava tutta nelle sue ombre profonde. Era una casa aperta sul lago con terrazzo a lunga balaustra di pietra bigia, ornato di grossi vasi di sasso, colla facciata d’una gravità signorile e senza pompa e senza leziosaggini…






    Lenno, Villa Balbianello

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    Ripartendo alla volta di Lenno, si può raggiungere villa del Balbianello sia via terra che via lago, e questa seconda possibilità è senz’altro la più suggestiva.

    Inizialmente abitazione della nobile famiglia Giovio, la villa fu acquistata, nel 1787, dal cardinale Angelo Maria Durini; nel XIX secolo, il nobile milanese patriota e antiaustriaco Luigi Porro Lambertenghi, che nel frattempo era diventato proprietario della dimora, vi ospitò Silvio Pellico (1789-1854), come precettore per i figli. Il 30 luglio 1819 così lo scrittore si rivolgeva all’amico Ferdinando Rossi di Vandormo:

    Amico Ferdinando, se tu ed io fossimo qui – su questa penisola romita, montuosa, sublimemente selvaggia – scogli di qua scogli di là le onde che ti assediano la casa, una casa elegante, una delizia nel deserto, non so se protetta o minacciata da un dosso, tutto bellezza e tutto orrido di rupi – due rami del lago, uno tutto ridente di abitazioni (la Tremezzina) l’altro tutto mesto e solitario come l’anima mia, e spesso la tua.

    Con i successivi proprietari, il marchese Giuseppe Arconati Visconti e la moglie Costanza Anna Luisa Trotti, si rinnovò la tradizione di ospitalità nei confronti di amici letterati, tra cui Berchet, Giusti e Manzoni.





    Tremezzo, Villa La Quiete

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    Proseguendo nel nostro itinerario, giungiamo a Bolvedro, frazione di Tremezzo, dove si trova villa La Quiete con il suo magnifico giardino all’italiana prospiciente il lago. Eretta per conto della duchessa del Carretto, passò poi in proprietà alla famiglia Brentano e successivamente ai Serbelloni, che, nel 1786, la trasformarono in una raffinatissima dimora.

    Tra i molti letterati ospiti dei Serbelloni, bisogna ricordare Giuseppe Parini (1729-1799), che per nove anni fu precettore di Gian Galeazzo, figlio del duca Gabrio. Il duca non amava Parini, che per di più, secondo le cronache, pare avesse suscitato anche le invidie di Pietro Verri, confidente della duchessa Maria Vittoria. Nonostante quest’atmosfera non priva di tensioni, è plausibile che proprio nelle magnifiche sale della villa sia maturata in Parini l’idea de Il Giorno e molti tendono ad identificare nel giovin signore, protagonista del poema, proprio l’allievo Gian Galeazzo.




    Tremezzo, Villa Carlotta


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    Proseguendo verso nord, si incontra una delle ville più celebri del centro lago, villa Carlotta.

    Si sa cos’è Villa Carlotta: una squisita dimora principesca che sta a dominio d’una delle più splendide delizie del mondo: la Tremezzina

    così si esprime Carlo Linati (1878–1949) nelle Passeggiate Lariane. È sulla stessa linea di Stendhal (1783-1842) che dopo aver decantato in Rome, Naples et Florence proprio le bellezze della Tremezzina, aveva così descritto le dimore che vi si affacciavano:

    i palazzi si moltiplicano fra il verde delle colline e si riflettono nelle onde. Dire palazzi è troppo, ma chiamarli case di campagna è troppo poco. È un genere di costruzione elegante, pittoresco voluttuoso, tipico dei tre laghi e dei colli della Brianza”.

    Negli stessi anni un anonimo appassionato del Lario, pittore e scrittore, descrisse la dimora:

    Maestoso n’è il palazzo, e in bellissima situazione innalzato; l’architettura però risentesi alquanto del falso che tiranneggiava la prima metà del secolo scorso. Ameno e delizioso giardino gli sta dinnanzi, con vaghissimi pergolati di cedri, di limoni e d’aranci; le mortelle, i gerani, e cento maniere di odoriferi arbusti qui spargono continua ed assai ricreante fragranza. […] Lateralmente alla salita vi scorrono viali coperti d’agrumi, aranci e cedri, e pomi d’Adamo. Rimarchevoli sono i mirti, che di quella altezza non s’incontrano, uniti ai lauri; deliziosi boschetti scorrono al nord, adorni di piramidali magnolie. […]. Altro viale parte dalla villa, conducente al circolo dei larici, superiore alla Cadenabbia. Un laghetto superiore al palazzo, di copiose acque alimenta le diverse fontane: quella maggiore, che per altezza nessuna supera pel getto, è all’entrata del cancello; occorrono riparazioni.

    Alla magnificenza del giardino faceva eco la raffinatezza dell’edificio e lo splendore delle collezioni che vi erano raccolte per volontà di Gian Battista Sommariva, avvocato e mecenate che la acquistò per farne uno dei musei all’epoca più celebri d’Italia. Stendhal ne era rimasto profondamente colpito.

    Un’anima folle, sognatrice e profondamente sensibile, è ancora più indispensabile che una buona mente, per osare aprir la bocca a proposito delle statue di Canova che tutta Milano va a vedere in casa del signor Sommariva, alla Cadenabbia, sul Lago di Como.

    e neanche il connazionale Gustave Flaubert (1821-1880) fu in grado di resistere al fascino e alla seduzione del gruppo marmoreo di Amore e Psiche.

    Sono ritornato più volte [a villa Carlotta] e l’ultima ho abbracciato sotto l’ascella quella giovane distesa [Psiche] che tende verso amore le sue lunghe braccia di marmo. E il piede! E la testa! E il profilo! Che mi si perdoni ; questo è stato il mio unico bacio sensuale dopo molto tempo; ma è stato qualcosa di più. Ho abbracciato la Bellezza stessa.

    Mary Shelley (1797-1851), autrice del celebre Frankenstein, colse l’armonica bellezza del luogo.

    Il terreno non è esteso e, naturalmente, è diviso in terrazze, per la conformazione del territorio; con alberi dai rami cadenti, che offrono ombrosi rifugi o passeggiate riparate. È un angolo fresco e piacevole, ma non solo: la casa è molto bella, ampia e gaia (Rambles in Germany and Italy in 1840, 1842, and 1843)

    Ceduta nel 1843 alla principessa Marianna di Nassau, moglie di Alberto di Prussia, la villa andò in dono alla figlia Carlotta per le nozze con il granduca Giorgio di Sassonia Meiningen, al cui interesse botanico si deve l’ampliamento del giardino e la stupefacente ricchezza di essenze. Dell’aspetto della dimora sotto questi ultimi proprietari privati rimane preziosa testimonianza nel romanzo Col fuoco non si scherza di Emilio De Marchi.

    La Villa Carlotta, famosa in tutto il mondo per quel che dicono le Storie del Lago e le Guide dei Viaggiatori, ha intorno a sé un giardino, vasto e profondo, in cui non sai dire fin dove l’arte corregga la natura e fin dove questa colla sua potenza rigogliosa nasconda i limiti dell’arte. Seguendo le sinuosità un po’ erte della montagna, su cui si appoggia, il giardino è tutta una selva di piante di raro valore, antiche e folte, che nella dolcezza lusinghiera del clima, nel lento e non trascurato lavorìo degli anni continuano a mescolare i loro amplessi e i loro verdi diversi, in cui domina il bruno fisso delle conifere colossali. La mano dell’uomo non le disturba, se non in quanto vuole raddoppiarne le ombre, rimuovere gli ostacoli morti, aprire, nelle macchie che sarebbero inaccessibili, qualche ombroso recesso, asilo di ninfe che ci passano, aumentarne gl’incanti con improvvise aperture sopra lo specchio luminoso del lago, con qualche grotta di tufo piangente, con scalinate rozze e muscose che menano ai chioschi isolati e taciturni, in cui dorme anche il silenzio nella frescura della solitudine. La Villa, che fu già dei Sommariva, è oggi nelle mani d’un principe tedesco che fa pagare il piacere di visitarne le gallerie, in cui trionfano Amore e Psiche del divino Canova. […] Così l’Italia continua l’opera sua di liberale educatrice dei popoli, dietro la tenue tassa d’una lira per la villa e d’una lira per il giardino.






    Bellagio, Villa Melzi

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    L’imbarcadero è poco distante da villa Carlotta e con un breve tragitto in battello si raggiunge Bellagio. Qui è possibile visitare i giardini di villa Melzi e il parco di villa Serbelloni. Il ricordo di questi luoghi che affascinarono Stendhal, si coglie nelle indimenticabili pagine de La Certosa di Parma:

    La contessa volle andare a rivedere, in compagnia di Fabrizio, gli incantevoli dintorni di Grinta, tanto celebrati dai viaggiatori: la villa Melzi, sulla sponda opposta, di fronte al castello, al quale fa da prospettiva; sopra di essa il bosco degli Sfrondati [villa Serbelloni], e l’ardito promontorio che separa i due rami del lago, quello di Como, così voluttuoso, e quello, austero, di Lecco: veduta che il golfo di Napoli eguaglia ma non supera in leggiadria e grandiosità.


    Dirigiamoci prima verso villa Melzi. La dimora nacque come residenza estiva di Francesco Melzi d’Eril, vicepresidente della Repubblica Italiana al tempo di Napoleone; la costruzione, perfetta espressione di stile neoclassico, è circondata da incantevoli giardini dove campeggiano statue e piante secolari. È davvero il luogo ideale per una passeggiata o per cercare ispirazione artistica, così come fecero il musicista Liszt e lo scrittore Stendhal. Quest’ultimo, soggiacendo completamente all’amore per questi luoghi incantati, scrisse:

    Villa Melzi, sul lago di Como, 18 luglio – Non mi mancava per aumentare la malinconia, che lasciarmi indurre dalla graziosa contessina Valenza, ad accompagnarla sui laghi. Non vi è nulla al mondo che valga il fascino di queste calde giornate estive trascorse sui laghi intorno a Milano, fra boschetti di castagni verdissimi che scendono a bagnare i loro rami nell’acqua.

    Nella cappella ai confini del parco è sepolto lo scrittore e diplomatico Tommaso Gallarati Scotti (1878–1966), figura centrale di quella corrente cattolico-modernista di solidi convincimenti liberali, che a Milano e in Lombardia ebbe un notevole influsso. Quasi dimenticato come prosatore e autore di romanzi, di lui si ricorda soprattutto la produzione critica e memorialistica dedicata, tra gli altri, a Dante e Manzoni.




    Bellagio, Villa Serbelloni

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    Ritornando verso il borgo, saliamo al parco di villa Serbelloni provando a guardare sempre con gli occhi di Stendhal il panorama che ci circonda:

    Ci fermiamo alla Villa Sfrondata [Serbelloni], che sorge in mezzo ad un bosco di alberi vigorosi, sul promontorio scosceso che separa i due rami del lago: questo ha la forma di una Y rovesciata. Gli alberi incorniciano un precipizio di trecento piedi, che scende a picco nel lago. A sinistra, sull’altra sponda abbiamo sotto di noi il palazzo Sommariva [villa Carlotta]; a destra l’Orrido di Bellan [Bellano].




    Loveno di Menaggio, Villa Azeglio




    Massimo d’Azeglio (1798–1866) scrittore, pittore e politico, visitava di sovente il lago di Como in cerca d’ispirazione per i suoi dipinti. Nel 1841 decise di acquistare una villa a Loveno, sulle alture di Menaggio, affascinato dall’incanto di quel borgo collinare. Caratteristica della dimora, scarsamente visibile oltre l’alto muro di cinta, era una torretta dalla quale si scorgeva un panorama suggestivo dell’intero centro lago. In questo luogo Azeglio amava ritirarsi, come lui stesso racconta ne I miei ricordi.

    Qualche tempo dopo la pubblicazione del Niccolò [de’ Lapi] (fors’anche perché mi parve che l'esito non ne fosse così brillante e rapido come quello del Fieramosca), ero quasi noiato, quasi agitato di tutte le cortesie che tanta gente uguale a me, e in gran parte forse miglior di me, mi tributava. M’era dolce però sapere che a Firenze, Bologna, Venezia, Torino, e in molte altre città ove penetrò a stento, il mio libro piaceva. Dicevo fra me: "mi fo un nome, e così avrò autorità per le cose più importanti, alle quali tosto o tardi avevo da un pezzo in animo di rivolgere i miei pensieri". Ma, comunque ella sia, affrettai co’ miei voti giungesse presto la stagione buona per recarmi alla solinga mia vita di Loveno sul lago di Como.




    Lecco, Villa Manzoni



    Non è possibile concludere questo percorso senza una visita a “quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno” con la cui descrizione Alessandro Manzoni inizia I Promessi Sposi. Se si è in cerca di suggestioni manzoniane il consiglio è quello di recarsi al Caleotto, una delle proprietà appartenute alla famiglia Manzoni e oggi sede del museo dedicato allo scrittore lombardo che qui soggiornò, per lunghi periodi, durante l’infanzia e l’adolescenza. Nel 1818 la dimora fu poi venduta; Manzoni, nonostante gli insistenti inviti del nuovo proprietario, non volle più far ritorno alla villa, poiché ammetteva di soffrirne la perdita:

    Oh, come sono pentito di aver venduto quel luogo che avevo al Caleotto! […] Non mi parli del Caleotto, non vi tornerei che per piangere!

    Nelle sale oggi sono in mostra dipinti, documenti, autografi e cimeli appartenuti all’autore de I Promessi Sposi.




    Torno, villa Pliniana

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    Gioacchino RossiniGioacchino Rossini (1792-1868) visitò diverse volte il lago di Como, ospite della cantante lirica Giuditta Pasta a Blevio e della famiglia Belgiojoso, proprietaria di villa Pliniana a Torno. Non potendo prestare fede, per evidenti incongruenze cronologiche, alla tradizione che in questa villa, ed in soli tre giorni, Rossini abbia composto il Tancredi (1813), è assai più credibile che, proprio sul lago, egli abbia nuovamente messo mano all’opera per espresso desiderio di Giuditta Pasta, che del Tancredi era la straordinaria interprete, ma aveva manifestato chiara insoddisfazione per il finale dell’opera.




    Bellagio, Villa Melzi

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    Franz LisztSpostandoci verso il centro lago, giungiamo a Bellagio, dove, nel 1837, Franz Liszt (1811-1866) fu ospite con l’amata madame d’Agoult presso l’hotel Genazzini (ora Metropole). Il compositore, in incognito fino a quando l’editore Ricordi in cerca di pubblicità ne svelò la presenza, trascorse a Bellagio giornate di calma ispiratrice: qui scrisse 12 Grandes Etudes pour le piano e Impressions et poésies, prima parte dell’_Album d’un voyageur_. Il soggiorno nella cittadina segnò anche un periodo di serena felicità con la compagna; nello scritto Il lago di Como, pubblicato in forma epistolare sulla “Revue et Gazette Musicale de Paris” il 22 luglio 1838, Liszt raccomandava:

    Quando scriverete la storia di due amanti felici, ambientatela sulle rive del lago di Como. Non conosco contrada più manifestamente benedetta dal cielo... in mezzo a questa natura amica l’uomo respira liberamente; l’armonia dei suoi rapporti con essa non è turbata da proporzioni gigantesche; egli può amare e godere, poiché non sembra fare altro che prendere la propria parte di felicità universale.

    Villa MelziMeta del maestro era spesso villa Melzi con il suo scenografico viale di platani dove Liszt amava passeggiare e sostare a leggere la Divina Commedia nei pressi della grande scultura di Gian Battista Comolli, Dante e Beatrice, uno dei punti di maggior suggestione dell’intero giardino. Perché allora non cogliere anche noi l’invito di Liszt e scegliere di leggere qualche passo della Commedia immersi nell’atmosfera del parco di villa Melzi?




    Cadenabbia di Griante, villa Margherita Ricordi

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    Giuseppe VerdiBasta raggiungere l’altra sponda del lago, a Cadenabbia, per incontrare al limite della cittadina, dove gli edifici si fanno più radi, villa Margherita, costruita nel 1853 su commissione dell’editore Giulio Ricordi, pare con i proventi del Trovatore di Giuseppe Verdi.
    La villa oggi è di proprietà privata, tuttavia sia dal lago che dalla strada è possibile riconoscerla: la scritta Margherita sul frontone, l’orologio e le due sculture (probabilmente raffigurazioni allegoriche della Musica e della Poesia, ultima traccia di una serie di statue oggi scomparse) sul cornicione, la grande sala ad emiciclo affacciata sul giardino, un tempo dedicata a piccoli concerti, rendono la dimora facilmente identificabile; anche il giardino, in leggera discesa verso il lago è in parte visibile dalla strada, ed oggi come nell’Ottocento, ospita piante rare, azalee, rododendri e rose. In questo luogo la tradizione vuole che Giuseppe Verdi, spesso ospite dell’amico editore, abbia composto parte delle arie della Traviata.

    La memorialistica dell’epoca racconta di “serate divine”, quando, sotto la luce della luna, chi passava nei pressi della villa poteva cogliere il magico incontro tra le armonie dell’arte umana – le musiche di Verdi che suonava la sua spinetta di fronte al lago – e le bellezze della natura.

    Amilcare PonchielliAnche Amilcare Ponchielli (1834-1886) frequentò la villa di Cadenabbia; qui, infatti, egli iniziò la lunga e travagliata fase di lavorazione che portò alla creazione della sua opera I Lituani (commissionatagli dallo stesso Ricordi) che conobbe grande successo alla Scala di Milano nel 1874. Un altro ospite di villa Ricordi fu Anton Rubinstein (1829-1894), compositore, direttore d’orchestra, fondatore del Conservatorio di San Pietroburgo, brillante virtuoso e insegnate di composizione di Pëtr Il'ič Čajkovskij.

     
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    BRESCIA

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    Palazzi E Monumenti,

    Tempio Capitolino e Teatro Romano
    il tempio, costruito nel 74 a.C., chiudeva l'antico foro sul lato nord. Una scalinata di marmo conduce alla facciata del tempio, formata da 6 colonne. Il tempio aveva all'interno 3 celle con pavimenti in marmo. A lato si trova il teatro, costruito nel I sec a.C. e rinnovato nel II sec. Il teatro è appoggiato alla collina, alla maniera greca, e poteva ospitare fino a 15.000 spettatori.

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    Il Castello di Brescia
    è posto in cima al Colle Cidneo, in posizione panoramica sulla città. In questo luogo si insediarono i primi abitanti della città e successivamente i Romani costruirono un enorme tempio. È uno dei complessi fortificati più importanti d'Italia e fu costruito in varie epoche a partire dal XII secolo fino all'epoca veneziana. È una vera e propria cittadella fortificata, con torri, baluardi, edifici, cortili, ponti levatoi, e sotterranei, che sono visitabili ed ospitano anche il Museo delle Armi Antiche ed il Museo del Risorgimento. Da vedere anche i giardini, che d'estate si trasformano in un punto di ritrovo molto amato dai bresciani.

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    Piazza della Loggia

    la piazza fu progettata nel 1433, voluta dal podestà Marco Foscari per dare alla nobiltà bresciana un nuovo luogo di ritrovo. La piazza divenne il centro della vita politica ed economica della città. Fu completata solo un secolo più tardi. Via via furono costruiti la Loggia, il Monte Vecchio e il Monte Nuovo di Pietà, ed i portici con la Torre dell'orologio. La Loggia era il palazzo pubblico della città ed è oggi sede del Comune. Al progetto lavorarono alcuni dei più grandi architetti del tempo, come Sansovino e Palladio. La cupola a carena di nave fu distrutta nel 1575 da un incendio e fu solo nel 1915 che si decise di ricostruirla in piombo sul modello di quella originale. Da notare è la ricca decorazione scultorea che adorna il palazzo.

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    Il Monte Vecchio di Pietà è il più antico edificio nella piazza in tipico stile rinascimentale veneziano. È decorato con antiche lapidi romane trovate durante scavi fatti per la costruzione della piazza e sistemate nella facciata per volontà del governo cittadino di quel tempo.
    Sul lato opposto alla Loggia, al centro di un elegante porticato veneziano, sorge la Torre dell'Orologio. Questa torre del Quattrocento ospita un prezioso orologio astronomico meccanico, laminato in oro, che raffigura il sole ed i segni zodiacali. In cima alla torre si vedono due statue detti "i macc de le ure" (i matti delle ore), che battono le ore sulla campana.

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    Il Broletto
    dominato dalla Torre del Pégol dell'XI secolo, il monumento è uno dei più importanti palazzi lombardi medievali. Ciò che si vede oggi è il risultato di diversi edifici sovrapposti: la parte in pietra è più antica, mentre quella in cotto è posteriore. Il palazzo ingloba anche la facciata della precedente chiesa romanica di Sant'Agostino.

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    Il Mercato dei Grani
    si trova in piazzale Arnaldo, una delle piazze più affascinanti di Brescia. Il palazzo era adibito a mercato dei cereali ed è un magnifico esempio di come si volesse combinare l'utilità pubblica con grandi concetti estetici. L'alta statua nella piazza commemora Arnaldo, un monaco del XII secolo che fu condannato a morte come eretico per aver condannato pubblicamente la corruzione del clero bresciano. Sulla piazza all'angolo con Porta Venezia si trova la pasticceria Zilioli, una delle più rinomate della città, dove consigliamo una sosta.
     
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    Boario Terme

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    Alessandro Manzoni il 16 dicembre 1845 scriveva al Dott. Giovanni Morelli di Bergamo:
    "Ho ragione di pentirmi di non aver profittato della gentile e cordiale esibizione ch'Ella mi fece per procurarmi direttamente l'acqua di Boario dal padrone del fondo"
    Proprio nel 1845 l'acqua dell'Antica Fonte fece la sua comparsa e venne accolta come un "toccasana" nella casa del grande romanziere. E non fu una fugace apparizione ma addirittura divenne una consuetudine. E' provato infatti che A. Manzoni teneva presso di sé, negli anni che vanno dal 1845 al 1855, una "scorta di bottiglie di acqua di Boario".
    Coloro che si recano alle Terme di Boario per cura - su prescrizione medica - troveranno, in un ambiente rilassante, l'offerta di specifici trattamenti, idonei a ripristinare le normali funzioni dell'organismo.
    Le acque termali di Boario sono alla base di tutti i trattamenti praticati presso il Centro Cure.
    In virtù della loro ricchezza di sali minerali sono l'elemento fondamentale che permette di alleviare alcune patologie se non addirittura risolvere alcuni problemi fastidiosi
    150.000 m2 di Parco, in un'area ricca di emergenze spontanee sorgive, questo l'ambiente che circonda le Terme di Boario. A testimonianza del clima mite e mesotermico, tipico di Boario, il Parco è ricco di numerose varietà di piante, in prevalenza di origine extraeuropea provenienti dalla fascia temperato-calda dei continenti afro-americani. La fitta vegetazione e la vasta area coperta dal Parco, offrono una molteplicità di microclimi differenziati e ristretti per effetto della capacità delle piante di depurare l'aria attraverso la sintesi clorofilliana e di fissare e dissipare l'energia solare.
    Alle Terme, il movimento all'aria aperta è considerato parte integrante della terapia. Pertanto all'interno del parco sono stati predisposti degli itinerari salutistici: Percorso Vita e Percorso Antietà che permettono all'ospite di beneficiare di una cura-vacanza, piuttosto che di semplici giornate a contatto con l'energia della natura che rigenera corpo e spirito
    Il Percorso Vita si svolge nella parte alta del parco e sotto il controllo attento di un Istruttore ISEF percorrerete a tappe 1.600 metri per migliorare non solo le funzioni motorie ma anche quelle respiratorie e il metabolismo in generale.
    Sempre all'interno del Parco Termale, questo percorso è ideale per le persone in età avanzata o con particolari condizioni di salute, il tutto sotto la guida e l'assistenza di un istruttore specializzato.
    E' dalla coreografica cornice montana di Boario, in Val Camonica, che sgorgano quattro acque dalle preziose proprietà. Vere fonti di benessere i cui benefici si apprezzano giorno dopo giorno, per tutto l'anno.
    Al Centro Cure Termali delle Terme di Boario uno staff medico ed un personale altamente specializzato, sono a disposizione di ogni ospite per definire il programma di cure più adatto ad ogni esigenza.


    LE TERME DI BOARIO
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    Note fin dal XV secolo, le Terme di Boario conobbero una straordinaria popolarità a partire dalla metà dell’800, grazie ad uno ‘sponsor’ d’eccezione: Alessandro Manzoni. Da allora, Boario è una delle stazioni termali più rinomate e frequentate del nord Italia, attualmente in fase di potenziamento e ulteriore modernizzazione.

    Un po’ di storia
    Le proprietà benefiche delle fonti termali di Boario sono note dal XV secolo, anche se la prima testimonianza scritta risale al 1698, anno nel quale Padre Gregorio Brunelli in un suo scritto fece riferimento a “polle medicinali”. Da lì a qualche decennio sarebbe stato costruito il cosiddetto Casino Boario, il primo stabilimento termale nel quale, nella citazioni di A. Bazzini sulla Cronaca di Lovere, venivano somministrate “acque salutari magnesiache e vitrinolate di ferro”. Alla metà dell’800, quindi, le Terme di Boario erano ben note e frequentate dalla borghesia e si iniziarono anche a imbottigliare le acque dell’Antica Fonte e ad inviarle nelle farmacie milanesi dove furono scoperte, tra gli altri, da Alessandro Manzoni. L’autore di “I promessi sposi” ordinò a Boario ben 100 bottiglie dell’acqua di Boario per curare un’affezione epatica (la sua lettera autografa è conservata presso gli archivi delle Terme) e ne fece un largo uso anche la seconda moglie Teresa Stampa. Manzoni soggiornò a Boario nel 1845 e la sua autorevole presenza giovò molto alla popolarità della stazione che nel 1913, un seguito alla scoperta nella Nuova Fonte Igea, fu abbellita con la costruzione di una cupola liberty in marmo bianco con una balconata nella quale, per qualche tempo, si esibirono varie orchestre a beneficio di una utenza sempre più vasta che accorreva a Boario anche grazie alle numerose ed eleganti strutture ricettive che furono costruite nella cittadina.

    Le acque termali
    Sono quattro le acque termali di Boario, tutte provenienti dal Monte Altissimo; da qui, esse seguono diversi percorsi tra le falde idrominerali, arricchendosi ciascuna di quantità diverse di sali così che, pur avendo la comune classificazione come solfato-bicarbonato-calciche e una bassa temperatura (tra il 13 e i 15°), possiedono proprietà terapeutiche diverse.
    La più antica delle sorgenti si chiama per questo motivo Antica Fonte, è di tipo solfato-calcico-magnesiaco, altamente mineralizzata e adatta per le cure idroponiche a beneficio delle malattie del fegato, delle vie biliari e dell’intestino.
    L’acqua cosiddetta Fausta è anch’essa ricca di minerali e dunque utilizzata medicamente per alleviare i disturbi intestinali, regolando le funzioni dell’intestino e aumentando la secrezione biliare.
    L’acqua della fonte Igea è mediamente mineralizzata e compie una ottima azione diuretica; il contenuto di bicarbonato favorisce inoltre la digestione e previene le calcolosi urinarie, oltre ad avere una azione antiflogistica sulle vie genito-urinarie.
    L’acqua della fonte Silia, infine, commercializzata anche in bottiglia con il marchio Boario è, come la precedente mediamente mineralizzata ed ha proprietà depurative e disintossicanti, favorisce la digestione ed è indicata nella cura delle cistiti, delle calcolosi renali e della gotta.

    Lo stabilimento termale

    Nel 2008, grazie all’intervento di un industriale locale, è stata scongiurata la chiusura dello stabilimento termale di Boario che anzi è stato potenziato ed allargato ad altri servizi per la salute, il relax e il divertimento. Le “nuove” Terme di Boario si sono quindi ripresentate al pubblico nell’aprile del 2009, con nuova proposte integrate nel parco di 130.000 metri quadri che ospita la storica struttura. Ove da molto tempo, in ogni caso, l’acqua delle quattro fonti non viene utilizzata solo per le cure idropiniche (che resta comunque la terapia per la quale Boario è giustamente famosa) ma anche per tutti i trattamenti a base di acque termali e non solo. Si va dalla fangoterapia praticata con fanghi maturati in acqua termale e applicata alla temperatura di circa 42° alla balneoterapia attraverso bagni, idromassaggi e percorso vascolare in piscina, dalla cura inalatoria a quella irrigatoria, dalla terapia fisica (strumentale e manuale), dalla fisiochinesiterapia alla crenoidrochinesiterapia. Lo stabilimento è inoltre dotato di un centro estetico ove si praticano trattamenti per il viso e per il corpo con programmi personalizzati e con l’utilizzo di prodotti confezionati con acqua termale e di un centro medico polispecialistico e un polo fitness e di fisioterapia e riabilitazione, con un presidio per la prevenzione dell'osteoporosi.
    È infine in fase di ultimazione (2009-2010) un Centro Benessere Spa che comprende un’area wellness con piscine in parte chiusa ed in parte all’aperto, beauty center, percorsi emozionali, sauna, bagno turco, percorsi per massaggi kneipp e una stanza del sale.

    Turismo nei dintorni
    Boario Terme è una località montana incastonata nel meraviglioso scenario naturale della Valcamonica. Così che il turismo naturalistico, insieme a quello termale, dominano l’offerta del luogo, ove è possibile sciare d’inverno, effettuare escursioni tra i numerosi sentieri delle montagne, nei parchi naturali (in primis, quelli dell’Adamello e dello Stelvio) o andare in bicicletta nella pista ciclabile che costeggia il fiume Oglio in un percorso tutto pianeggiante. Gli amanti del turismo archeologico non mancheranno di visitare le incisioni rupestri che abbondano (circa 170.000) nelle località di Luine-Simoni-Crape, Capodiponte e Naquane mentre gli amanti dell’arte potranno apprezzare i numerosi castelli, rocche e chiese del circondario; alcune delle chiese conservano tra l’altro gli affreschi del “Romanino” (Girolamo romani), uno dei più importanti pittori del Cinquecento. A poca distanza da Boario, infine, le città di Bergamo e Brescia, con le loro innumerevoli attrazioni storiche e artistiche
     
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    QUESTO ITINERARIO L'HO FATTO LA PRIMA VOLTA ALL'ETA' DI TRE ANNI CON MIO PADRE ..SI PARTIVA DA SOMMACAMPAGNA ..SI FACEVA LA PARTE VERONESE, LA PARTE TRENTINA E POI QUELLA BRESCIANA...MI RICORDO CHE LE STRADE NON ERANO QUELLE DEL GIORNO D'OGGI ...MA IL FASCINO E' RIMASTO TALE E QUALE

    LAGO DI GARDA OVEST
    sponda bresciana



    Limone sul Garda (BS)


    Limone sul Garda è un comune di 1.034 abitanti della provincia di Brescia. Il nome di Limone ricorda a tutti i turisti della pittoresca localita i frutti di limone che qui crescono veramente: la guida cittadina dice che questa è la località più settentrionale dove tali frutti crescono.

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    Il nome della città
    deriva dal latino "Limem" ovvero confine. Raggiungibile esclusivamente via monti o lago, basava la propria economia sulla pesca e sulla coltivazione di olivi e limoni. Venne finalmente collegata ai paesi limitrofi nel 1932 allorché fu terminata la caratteristica strada Gardesana Occidentale e finirono così anni di isolamento e di confine. L'economia locale iniziò a trasformarsi nell'immediato dopoguerra, grazie all'afflusso dei primi turisti provenienti dalle regioni del Nord Europa.

    Gli abitanti di Limone iniziarono così a piccoli passi un costante sviluppo, trasformando il piccolo paese di pescatori nell'odierno centro turistico fra i più importanti del Lago di Garda.

    image LIMONAIA
    La fama di Limone aumentò considerevolmente nel 1979 data della scoperta della APOLIPOPROTEINA A-1 MILANO GENE LIMONE. Casualmente nel sangue di un nativo fu scoperta questa proteina anomala che preserva cuore ed arterie anche in presenza di elevati valori di colesterolo e trigliceridi. Quel che più conta è che questa proteina si comporta in maniera benefica, spazzando i grassi delle arterie. È quindi l'arma più efficace contro arteriosclerosi ed infarto.


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    QUESTO PAESE E' BELLISSIMO ..CARATTERISTICHE LE SUE LIMONAIE..SI CAMMINA LUNGO TUTTO IL PAESE CHE SI AFFACCIA SUL LAGO ..NON CIRCOLANO AUTO SE NON PER LA STRADA PRINCIPALE ...E PURTROPPO CI SONO POCHI PARCHEGGI ..UNICO NEO




    Tremosine (BS)



    Diciotto frazioni: una in riviera, le altre sparse su un movimentato altopiano, incastonate su poggi di incomparabile bellezza panoramica che dominano l?intero Garda. Tremosine si trova nel cuore del Parco Alto Garda Bresciano e ne incarna l?essenza più vera (oltre 70 Km) e raccoglie tutti i pregi naturali e ambientali dell'area naturale protetta

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    C’è un paese incantato dove le Alpi si tuffano nell’azzurro del lago di
    Garda e le atmosfere alpine abbracciano quelle mediterranee. Un paese
    dove il fascino di una natura incontaminata appaga lo spirito e dove la
    vita scorre semplice e tranquilla, seguendo il ritmo delle stagioni. Un
    paese dove la vacanza diventa un’esperienza magica e indimenticabile.
    Tremosine, con la sua Pieve che si sporge sulla roccia a picco sul lago di
    Garda, è uno dei “Borghi più belli d’Italia”, prestigioso “club” al quale
    appartiene un limitato numero di paesi che si contraddistinguono per bellezze
    paesaggistiche, armonie architettoniche, patrimonio ambientale, ricchezze
    storico-artistiche-culturali ed interessanti tradizioni religiose, popolari
    e gastronomiche. Situato nel cuore del Parco Alto Garda Bresciano, il
    nostro territorio è un vero paradiso! Numerosi i piccoli borghi, caratteristici
    e molto suggestivi, incastonati in un ambiente naturale davvero unico con
    dei paesaggi e dei panorami di straordinaria bellezza. Qui potrete trovare
    pace e tranquillità, a contatto con la natura, praticando sport all’aria aperta
    o passeggiando serenamente lungo molteplici itinerari ricchi di storia.
    Vi sarà possibile scoprire tradizioni antiche, originali e curiose. Potrete conoscere
    la nostra storia, ricca e singolare: la storia di un paese che ha vissuto
    per secoli nell’isolamento e che, oggi, desidera mostrare a tutti le sue
    meraviglie.

    Il nome


    Nel 1185 è attestato «de Tremosino», nel 1380 «de
    Tremosigno»; il toponimo è ricondotto ad un antico
    nome di persona, Tremusina, forse di origine etrusca.
    Il nome Tremosine formalmente potrebbe pure dipendere
    da tramoggia, come traslato geomorfologico.
    Lo stemma
    Di Tremosine con il titolo di «Comune» si scrive il 12 maggio 1268. L’esemplare
    noto più antico dello stemma originario è sul portale laterale della
    chiesa di San Giovanni Battista, a Pieve, e mostra tre teste umane ricciute
    poste di profilo, segnate con le lettere «C» e «T», iniziali di Comunitas
    Tremoseni.
    L’attuale stemma comunale presenta «campo di cielo, a tre montagne rocciose
    divise fra loro da due fenditure, la centrale sinistrata da una croce
    latina, sorgenti da una campagna d’argento caricata di due fasce ondate
    d’azzurro; il tutto sormontato dalla scritta in argento ET TU VIATOR
    VALE».

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    Il paradiso



    Per apprezzare la bellezza di Tremosine bisogna passare prima per
    la forra del Brasa, dove la roccia è stata per secoli scavata e quasi
    tormentata. Arrivati ai Lis, il panorama si apre. Il Comune è costituito
    da diciotto piccole frazioni. Una, Campione, è proprio sul lago, le altre
    - Ariàs, Bassanega, Cadignano, Castone, Mezzema, Musio, Pregasio,
    Priezzo, Secastello, Sermerio, Sompriezzo, Ustecchio, Vesio, Villa,
    Voiandes, Voltino e Pieve, che è il capoluogo - sono sparse sullo splendido
    altopiano. Il Comune, con i suoi circa 72 kmq. di territorio, è uno
    dei più vasti della provincia di Brescia. Inserito nel Parco Alto Garda
    bresciano, l’ambiente naturale si presenta molto vario: i piccoli nuclei abitati sono incastonati tra vallette, su poggi, collinette,
    pianori ricoperti di olivi, prati, pini. A Tremosine si arriva anche da Limone e Tignale, lungo la “Tignalga”. Numerose sono
    le mulattiere che, snodandosi dolcemente lungo i fianchi delle montagne, portano in quota, proprio nei luoghi che, fino al
    1918, segnarono il confine con l’Impero austro-ungarico. Spettacolari sono quelle che da San Michele e Bondo portano a
    Tremalzo, verso la valle di Ledro. Non mancano quindi gli itinerari per gli escursionisti e per gli amanti della mountain-bike,
    anche per i più esigenti. La gente dell’altopiano ha a lungo vissuto sull’agricoltura e sull’allevamento; in montagna erano
    attive una decina di malghe (Nota, Fobia, Molvìna, Ciàpa, Prato Lavino, Pra Pià, Ca da l’Era, Spiàs, Lorìna, Pùria, Pozza del
    Lupo), con ottima produzione di burro e formaggio. Un tempo erano numerose le fucine, dove si producevano attrezzi da
    lavoro e chiodi. A partire dagli anni Settanta del secolo scorso c’è stato il boom del turismo, specie nelle frazioni di Bassanega
    e Voltino. La potenzialità ricettiva si basa oggi su una ventina fra alberghi e residences, per circa un migliaio di posti
    letto. Sono soprattutto i tedeschi gli ospiti più affezionati, seguiti da svizzeri, belgi ed austriaci. All’esigenza di un turismo
    “sportivo” si deve la continua crescita del numero dei campi da tennis, più di sessanta. Escursionismo e trekking, mountain
    bike, ma a Campione anche windsurf, kite-surf e vela, sono assai praticati.


    I prodotti del borgo


    A Tremosine, nel cuore del Parco Alto Garda Bresciano, è ancora diffusamente
    praticato l’allevamento di mucche della razza bruno-alpina. Il latte
    munto nelle stalle e nelle malghe viene conferito alla Cooperativa Alpe
    del Garda e trasformato in burro e formaggi tipici. I più noti sono la Formagella
    di Tremosine e il Garda, che mantengono caratteristiche esclusive
    assai apprezzate dai buongustai. Vengono inoltre prodotti formaggi freschi,
    yogurt naturale, gelati, ricotta e salumi.
    Di qualità sono anche il miele e l’olio extravergine, ricavato a freddo, spremendo
    le olive con le molazze e la pasta con le presse tradizionali; l’olio
    ha bassa acidità, gusto delicato, alta digeribilità.
    Nei boschi di castagni, faggi e conifere in autunno crescono i funghi; un
    prodotto di antica tradizione, recentemente riscoperto nella fascia montana,
    è il tartufo, sia quello bianco, il più pregiato, nel periodo tra ottobre e
    dicembre, sia quello nero, che matura tra novembre e marzo.
    Il piatto del borgo
    Il piatto più ricercato è lo spiedo, proposto da ottobre ad aprile da molti
    ristoranti locali. Lo si gusta con la polenta e con un buon vino rosso. Con
    la polenta si mangia anche il capretto o il coniglio. Particolare è la polenta
    cùsa, che si prepara con farina nera, formaggio e burro. Tra i dolci c’è lo
    spongadì.







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    Tignale (BS)




    Collocato quasi interamente in territorio collinare, Tignale ha una propaggine a lago (Prà de la fam) dov'è tuttora in produzione un bell'esempio di limonaia. L"economia poggia soprattutto sul turismo (costante il richiamo del Santuario di Montecastello), con notevole rilancio di quello ecologico e della fitta rete di sentieri da percorrere a piedi, in mountain bike o a cavallo.

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    STORIA



    La strada che collega Tignale alla riviera è stata realizzata agli inizi del xx secolo: fino ad allora il paese viveva una situazione di sostanziale isolamento rispetto ai centri abitati della costa gardesana. Da secoli la sua economia era basata sulle attività agricole che fornivano il necessario per la sopravvivenza e permettevano agli abitanti di scambiare al mercato di Desenzano olio, vino, legna con cereali, sale e altre necessità. Tra le due guerre venne ultimata la costruzione della Gardesana: allora i primi turisti conobbero Tignale, ospitati familiarmente nelle locande, ma il decollo turistico avvenne negli anni sessanta/settanta quando il paese iniziò a valorizzare le proprie risorse e riconobbe la propria vocazione turistica.


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    Il monumento per eccellenza di Tignale e’ il Santuario di Montecastello che sorge su uno spuntone di roccia calcarea a picco sul lago. La sua privilegiata posizione offre al visitatore panorami unici e spettacolari : con lo sguardo si spazia dalle alte cime del Monte Baldo alla penisola di Sirmione, godendo di tutti i paesaggi che abbracciano l’azzurro dell’acqua.
    Recentemente restaurato, e’ uno dei luoghi sacri più frequentati e noti del Garda data la sua bellezza architettonica, artistica e paesaggistica .

    Sorto sui ruderi di un antico tempio, poi trasformato in castello, custodisce la "Casa santa", un tempietto presumibilmente risalente all' 800 d.C.
    Nel ricco e affrescato interno (affreschi di scuola Giottesca ), è custodito, tra i numerosi, l’ex voto più grande d ‘Europa, risalente agli inizi del 1600.
    Il Santuario di Montecastello (Santuario Madonna della Stella) deve il nome all’apparizione miracolosa di una "Stella" che pose fine ad una sanguinosa battaglia avvenuta a Tignale nel 1.200.

    Il Santuario, consigliato anche come meta per brevi e panoramiche escursioni a piedi o in MTB, è aperto da Pasqua alla fine di ottobre, dalle ore 9.00 alle ore 19.00.
    E’ inoltre presente un bar che offre un servizio di piccola ristorazione con una splendida terrazza all’aperto.
    Nelle vicinanze si trova una casa per esercizi spirituali e,nei dintorni, sono numerose e ben attrezzate le strutture turistico-ricettive.


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    IL MUSEO DEL PARCO ALTO GARDA BRESCIANO



    Il cuore del Museo del Parco Alto Garda Bresciano è rappresentato da un percorso che si snoda attraverso immagini e suoni, l’evocazione di personaggi e la ricostruzione di ambienti, collezioni naturalistiche e raccolte di vecchi attrezzi di lavoro, brevi filmati e postazioni interattive : un modo nuovo e piacevole per immergersi nella varietà dell’ambiente gardesano e accostarsi alle attività tradizionali, dalla pesca alla coltivazione dei limoni e degli ulivi, dall’agricoltura di montagna alle produzioni artigianali.

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    LIMOMAIE



    Cosa sono questi pilastri alti, che salgono verso il cielo, disposti tutti in fila, cinti da bianche muraglie di pietra? Il Lago di Garda, soprattutto lungo la sua Riviera occidentale da Limone a Salò, offre al visitatore ancora notevoli esempi di strutture architettoniche, introvabili altrove, quali testimonianze tangibili di un’epoca e una civiltà. Sono i resti delle limonaie, che impressionarono Goethe due secoli fa: “Passammo davanti a Limone, i cui ‘giardini’, disposti a terrazze e coltivati a limoni, crearono un’immagine ricca e ordinata…” (dal Viaggio in Italia, 1786). Le origini delle serre di limoni, poeticamente chiamate “giardini ornamentali”, risalgono al XIII secolo, quando la coltivazione di agrumi venne introdotta anche sul Lago di Garda. Nacquero queste giganti “serre” caratteristiche, che servivano a proteggere le preziose piantagioni da eventuali inverni rigidi. Gli abitanti della Riviera, che fino a quel tempo erano stati contadini tenaci, rustici barcaioli o pescatori per sopravvivenza, divennero “giardinieri”. L’economia complessiva ne risentì positivamente, visto che la produzione era abbondante, di alta qualità e destinata quasi esclusivamente all’esportazione nei Paesi dell’Europa centrale, garantendo così un grande guadagno. Col sudore della fronte e con perseveranza i giardinieri trassero vantaggio, anno dopo anno, delle esperienze fatte, per poter migliorare così la coltivazione, completando le strutture delle serre di limoni e rendendole sempre più razionali e produttive. Il Lago di Garda divenne così la zona di produzione di agrumi per scopo commerciale più settentrionale del mondo. L’unificazione italiana e la conseguente eliminazione dei dazi doganali, lo sviluppo delle reti di trasporto e la degenerazione delle piante per la malattia della “gommosi”, portarono al graduale abbandono di questa attività agricola. Rimangono ancora, pur se in degrado, le testimonianze murarie, uniche nel loro genere, di un periodo assai florido per l’economia gardesana che considerò la coltivazione degli agrumi una vera e propria industria. Oggi si cerca con impegno di recuperare e salvaguardare questi tesori per rendere onore alla tradizione storica e culturale ed alla popolazione dell’Alto Garda Bre
    sciano



    Gargnano (BS)



    Il comune di Gargnano ha una superficie di 78 Kmq e conta 3279 abitanti ripartiti fra il capoluogo e le 12 frazioni: Villa e Bogliaco ( a lago ); VillaVetro, Fornico e Zuino, poste in collina sopra Bogliaco; Muslone, situato a nord di Gargnano, arroccato sulle rocce a picco sul lago; Navazzo, Formaga, Liano, Sasso, Musaga, che si trovano sopra Gargnano a mezza montagna; e infine Costa, che con i suoi 18 Km da Gargnano è la frazione in Italia più lontana dal proprio capoluogo.


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    Gargnano è un comune di 3.016 abitanti in provincia di Brescia, nell'alto lago di Garda. Nel 973, dopo le invasioni barbariche, fu ceduto alla Cattedrale di Verona da parte del Vescovo Eriprado. Con l'arrivo di S.Francesco sul Benaco, i suoi seguaci vi costruirono, nel XII secolo, un convento. Più tardi nel 1280, costruirono una chiesa con un bellissimo portale dedicato a S.Francesco. La Chiesa, facente parte del convento, venne costruita col materiale di una preesistente chiesa romanica. Nel 1331 Giovanni di Boemia infeudava Gargnano alla famiglia Castelbarco. Le vicende della storia hanno lasciato a Gargnano notevolissime tracce, specialmente nelle numerose chiese e chiesette che vi sono state costruite. In tempi più recenti, Gargnano deve molto alla famiglia Feltrinelli che beneficiò il paese con la costruzione dell'ospedale, degli asili infantili e altre meritorie opere benefiche. Le due ville padronali Feltrinelli hanno ospitato Mussolini ed il suo governo repubblichino.


    GargnanoIl comune è compreso all'interno del Parco Alto Garda Bresciano. È tra i comuni più grandi per estensione della Provincia di Brescia ma allo stesso tempo rientra tra le zone meno densamente popolate.Il comune comprende quasi interamente il lago di Valvestino, bacino creato nel 1962 sbarrando il torrente Toscolano. Il visitatore che percorra la gardesana in direzione Limone, troverà a partire da Gargnano i primi esempio di limonaie. Le limonaie balzano subito all'attenzione essendo costituire da alti pilastri, tutti in fila, racchiusi su tre lati da bianche muraglie di pietra.

    Gargnano, il porticciolo Le limonaie sono serre per la coltivazione dei limoni a cui per secoli Gargnano ha legato la propria economia ed il proprio volto. Le limonaie sono state costruite per rendere possibile la coltivazione degli agrumi in climi relativamente freddi. Nel 1840 si costituì a Gargnano la Società Lago di Garda, la prima cooperativa agricola d'Italia, finalizzata alla raccolta, cernita e commercializzazione di questo prodotto. L'agrumicoltura raggiunse la massima espansione tra gli anni 1850 - 1855 quando a Gargnano si concentravano circa la metà delle limonaie presenti su tutta la riviera. La degenerazione delle piante per la malattia della gommosi, la concorrenza del prodotto meridionale in seguito all'unificazione del Regno d'Italia e soprattutto la scoperta della sintesi chimica dell'acido citrico, portarono gradualmente all'abbandono di questa attività agricola






    Toscolano Maderno (BS)



    Toscolano e Maderno sono due centri ben distinti . Il primo d'indole industriale, il secondo volto al turismo, sono cresciuti nel tempo divisi solo da un piccolo ponte sui detriti del torrente Toscolano. Vennero riunite in un solo comune nel 1928.

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    Troncati dal torrente Toscolano, Maderno e Toscolano erano due nuclei abitati distinti, attualmente sono un unico comune.

    Centro turistico affacciato sulla riva più grande del Garda, molto amato per gli sportivi e dagli entusiasti di vela. Toscolano Maderno, ha un vasto e pittoresco lungolago dove si può passeggiare piacevolmente, godendo di una stupenda vista. Per gli amanti del golf, l’entroterra riserva un bel campo. Il percorso di 9 buche, sebbene non lungo, mette a prova anche il golfista esperto, con colpi che richiedono estrema precisione..

    Famosa per secoli per la sua industria cartacea che rappresenta l’unico modello rilevante di questo genere d’operosità sulla sponda occidentale del Garda. La Valle delle Cartiere è uno dei casi più rappresentativi nel panorama del patrimonio storico-industriale dell’Italia. I resti delle fabbriche e della dimora padronale, le tracce delle canalizzazioni, le strade, si mescolano con il paesaggio naturale. C’è un progetto in corso, della Regione Lombarda, per il recupero degli edifici della valle.
    Maderno è cresciuta intorno alla chiesa di Sant’Andrea, del XII secolo, in stile romanico. La chiesa e il porto erano contenuti in un imponente castello medievale con quattro torri, distrutto da un incendio nel 1645. Del castello resta solo una torre, la quale ancora si conserva come la torre campanaria della parrocchiale.

    La Parrocchiale degli SS. Pietro e Paolo, situata a Toscolano, conserva notevoli sculture di legno e i grandissimi teleri di Andrea Celesti (1637-1712), in fase di restauro.

    Il santuario della Madonna del Benaco a Toscolano si alza in un posto privilegiato prossimo alla riva del lago e dietro alla parrocchia. Ogni anno all’inizio di settembre con uno spettacolo pirotecnico sul lago di fronte al piccolo porto si celebra la festa della Madonna del Benaco.

    Ci sono manifestazioni varie estive di musica, sport, spettacolo da giugno a settembre. Gli eventi più interessanti sono, a Toscolano Festa Patronale di San Pietro ,il 29 giugno. A Maderno Festa Patronale di Sant’Ercolano, il 12 agosto con fuochi artificiali. Spettacolo Pirotecnico in agosto. I primi di agosto si svolge la Festa dell'ospite, con gastronomia, musica e ballo. Volo Acrobatico Parapendio e Triathlon in settembre.

    Mostra/mercato di antiquariato, hobbistica e collezionismo, a mercoledì alterni nei mesi di giugno, luglio, settembre e ogni giorno le prime tre settimane di agosto.




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    Gardone Riviera (BS)



    Gardone Riviera è un comune di 2.502 abitanti della provincia di Brescia.

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    Gardone Riviera: cittadina della Lombardia orientale, in provincia di Brescia. È situata sulla sponda occidentale del lago di Garda, a nord-est del capoluogo.
    Gli storici ritengono che Gardone Riviera fu probabilmente fondata dai barbari, nel Medievo appartenne alla famiglia Ugoni. Successivamente Gardone Riviera entrò a far parte dei domini della Serenissima, prima di essere occupata dalle truppe del governo giacobino, costituitosi a Brescia nel 1797 dopo l’arrivo dei francesi.
    Per venire a tempi più recenti, Gardone Riviera iniziò a diventare una stazione turistica alla fine dell'800 quando affluenti turisti tedeschi si convinsero che il luogo avesse benefici influssi sulla salute.


    Gardone Riviera, i grandi alberghiLuigi Wimmer, illustre personaggio di origine austriaca, trascorse a Gardone un lungo periodo di cura, se ne innamorò e decise di costruirvi il primo grande albergo.
    Divenuto sindaco di Gardone nel 1881, ne promosse l'immagine in tutta Europa: regnanti, principi, e grandi personalità iniziarono a frequentare abitualmente Gardone che si trasformò in breve in una stazione turistica di elevata qualità, nonchè perla del lago di Garda (definizione che in realtà molti attribuiscono a Salò). Poco lontano, a Gardone di Sopra, si trova il Vittoriale degli Italiani, luogo prediletto e dimora di Gabriele D’Annunzio dal 1921 fino alla morte. È un eclettico complesso di edifici e giardini, che conserva, oltre all’abitazione e alla tomba del poeta, opere d’arte e cimeli dannunziani, un teatro all’aperto, una ricca biblioteca e un museo.
    Gardone i monumentiDurante la Repubblica Sociale, dal 1943 al 1945, le splendide ville ed i grandi alberghi diventarono sede di ministeri del governo fantoccio, nonché abitazioni dell'esercito di occupazione tedesco. Alle spalle di Gardone, la protezione naturale della collina consente un particolare microclima, mite in ogni stagione dell'anno. Ciò ha consentito al territorio di Gardone Riviera di trasformarsi in un vero e proprio "giardino botanico" dove alla vegetazione tipica del Lago di Garda si alterna quella mitteleuropea, mediterranea e sub-tropicale. La cittadina conserva il giardino botanico Hruska e Villa Alba, col bel parco comunale.


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    image vittoriale degli italiani



    Saló (BS)



    Distesa su un incantevole golfo ai piedi del monte S. Bartolomeo (m. 568), Salò è la "capitale" dell'Alto Garda bresciano. Il centro storico, compreso tra piazza Carmine, la "Fossa" e il lungolago, è un fitto susseguirsi di strade, vicoli e piazzette con dimore signorili, eleganti negozi, ristoranti e bar.

    Edited by tomiva57 - 3/8/2010, 21:08
     
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    Salò è distesa su un incantevole golfo ai piedi del monte S. Bartolomeo (m. 568),ed è la "capitale" dell'Alto Garda bresciano. Il centro storico, compreso tra piazza Carmine, la "Fossa" e il lungolago, è un fitto susseguirsi di strade, vicoli e piazzette con dimore signorili, eleganti negozi, ristoranti e bar. Numerosi sono gli alberghi, anche di ottimo livello, gli affittacamere, le trattorie. Frequentatissimo è il mercato del sabato mattina. Le frazioni del Comune (Barbarano, Campoverde, Cunettone, Renzano, San Bartolomeo, Serniga e Villa) offrono tantissimi motivi per escursioni e passeggiate. Pesca sportiva, surf, canottaggio, vela, tennis possono essere praticati con facilità; ci sono impianti pubblici per il nuoto, il calcio, la pallavolo, il basket e le bocce, palestre private anche per la pratica di danza, ginnastica, scherma, judo, etc. La posizione geografica di Salò, tra la Valtenesi, la Valle Sabbia e l'Alto Garda, è particolarmente favorevole. Numerosissime sono le corse di pullmann per Desenzano del Garda , Brescia e Riva del Garda.
    Da marzo ad ottobre ci sono corse regolari di battelli da e verso i principali centri lacustri.

    Chiesa di S. Bernardino

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    La chiesa di S. Bernardino a Salò risale al 1476 e conserva un trittico raffigurante la "Natività con i Santi Francesco d'Assisi e Giuseppe", di Zenon Veronese, autore anche dell'ancona (1532) collocata sull'altare maggiore.

    Il palazzo della Magnifica Patria e il palazzo del Podestà
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    Entrambi sul lungolago di Salò, tra vicolo Conforti e piazza della Vittoria, ospitano oggi gli uffici comunali. Il primo è del 1524, l'altro è stato ricostruito nel 1905, dopo il terrremoto che nel 1901 lo danneggiò notevolemente. Nella sala consiliare si possono ammirare il busto di Gasparo da Salò, opera dello scultore Angelo Zanelli e, sul soffitto, il "Trionfo della Croce", affresco di G. Andrea Bertanza.
    Nell'atrio si trovano affreschi di Angelo Landi.
    Sotto il portico che collega i due palazzi sono murati stemmi e lapidi

    la biblioteca dell'Ateneo di Salò

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    Nel 1564 il poeta salodiano Filippo Meio Voltolina fondava a Salò sul Lago di Garda l'Accademia degli Unanimi con lo scopo di sostenere le attività culturali. Si diede così il via ad una biblioteca che, con il passare degli anni, si è arricchita notevolmente fino a raggiungere gli attuali 25.000 volumi, cui si devono aggiungere i manoscritti del '200, incunaboli, codici ed edizioni di documenti della Magnifica Patria dei primi anni del '500. a biblioteca (tel. 0365/20338) è aperta il martedì ed il giovedì, dalle ore 15.20 alle ore 17.30.

    il Duomo di Salò

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    Sorge al centro della città di Salò, sul luogo che ospitava, anticamente, un tempio pagano e, in seguito, la Pieve di S. Maria. La prima pietra della attuale Chiesa, dedicata a S. Maria Annunziata, fu posta il 7 ottobre 1453 su progetto di Filippo delle Vacche. Bellissimi sono la facciata ed il portale; all'interno è la cappella del SS. Sacramento, con decorazioni di Giovan Battista Trotti, detto il Malosso. Numerose tele e gli affreschi del coro sono di Palma il Giovane e Antonio Vassilacchi. Di epoca più antica è il Crocefisso ligneo di Giovanni teutonico; degni di ammirazione sono il Polittico di Paolo Veneziano (1300 - 1362), due quadri del Romanini (1484 - 1566), poi una ricca serie di opere di Zenon Veronese (1484 - 1553), Moretto (1498 - 1564), Andrea Celesti (1637 - 1712), G. Andrea Bertanza, Angelo Landi (1879 - 1944) etc. In luglio, nella piazzetta antistante il Duomo di Salò si tengono i concerti di musica classica dell'Estate musicale.


    non solo limoni e cedri

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    Ma anche liquori e cioccolatini e biscotti e marmellate. La coltivazione dei limoni sul lago di Garda diede impulso ad una vera e propria industria e fin dalla metà del XVIII secolo si iniziò la produzione dell'acqua di cedro che promossa da medicinale a bibita veniva esportata anche in America. La cedrata, che si promuove con la voce di Mina, ed i cioccolatini al gusto di limone e di cedro, sono oggi le più note testimonianze d'una tradizione agronomica che ha segnato i secoli della vita sul lago di garda.
     
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    San Felice del Benaco (BS)



    Il territorio del Comune di San Felice del Benaco è costituito da colline moreniche che si estendono tra il golfo di Salò ed il golfo di Manerba

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    San Felice del Benaco si estende su di un verde promontorio collinare, tra la Rocca di Manerba ed il Golfo di Salò, sulla sponda occidentale del lago di Garda. San Felice, arroccato attorno alla Chiesa parrocchiale, in stile barocco, al cui interno si segnalano opere di pregio quali la pala absidale del Romanino, con i suoi Palazzi: il seicentesco Palazzo ex Monte di Pietà, oggi spazio culturale ed il settecentesco Palazzo Rotingo oggi sede municipale.
    Portese: tipico paese di pescatori con il caratteristico porticciolo in cui la tradizione culinaria legata al pesce si è mantenuta nel tempo.
    Cisano: piccolo borgo rurale recuperato con garbo, con la piazza delimitata dal seicentesco Palazzo Brunati e dal Palazzo Cominelli, del XVIII secolo, sede dell'omonima Fondazione promotrice di varie attività culturali.
    Discosto dai centri abitati si erge il pregevole Santuario della Madonna del Carmine, chiesa del XV secolo in stile tardo romanico con interni affrescati da maestri di scuola veneta e lombarda.
    Il territorio offre la possibilità di effettuare passeggiate lungo percorsi che consentono di gustare la bellezza incontaminata del paesaggio, in particolare dal promontorio di San Fermo si può ammirare, l'Isola del Garda; Gioiello del Lago, un piccolo paradiso di vegetazione in armonia con il palazzo in stile gotico-veneziano, edificato alla fine del XVIII secolo. La tradizione vuole che il luogo, già noto in epoca romana, fosse visitato da San Francesco d'Assisi che vi fondò un eremo.
    Recentemente l'Isola del Garda è stata aperta al pubblico con visite guidate.

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    Santuario del Carmine, il noto santuario della Madonna del Carmine a San Felice del Benaco sul lago di Garda.

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    Nel 1460 vennero chiamati a dare il loro servizio al Santuario i frati Carmelitani della Congregazione Mantovana. Il 2 agosto 1770 un drastico decreto di soppressione del convento da parte della Serenissima Repubblica di Venezia, spazzò via tutto il lavoro compiuto dai frati in tanti anni di presenza. Nel 1952, dopo un'assenza forzata di 182 anni i Religiosi Carmelitani tornano al Santuario di San Felice del Benaco; subito si preoccupano di ridare splendore al Santuario che, oltre ad essere stato per troppo tempo abbandonato è stato anche completamente spogliato. Dal 1994 è Centro Mariano di Apostolato Carmelitano la cui finalità è di favorire l'irradiazione del Carmelo nell'Italia settentrionale.
    Note storiche


    Non lontano da Desenzano e da Salò, in S.Felice del Benaco (BS), sulla sponda occidentale denominata "Valtenesi", sorge l'antico Santuario della Madonna del Carmine. Il luogo è avvolto di devoto silenzio. Un ampio piazzale alberato porta alla Chiesa che risale al secolo XV, ad un unica navata, soffusa di misticismo e tutta ricoperta di pregevoli affreschi. Il Santuario. iniziato nel 1460, poco fuori dal paese, là dove preesisteva dal 1452 una cappella dedicata a "S. Maria delle Grazie", fu consacrato solennemente il 17 gennaio 1482 dal vescovo carmelitano Giorgio Vink, suffraganeo di Trento. Non è originato da qualche apparizione, ma dalla filiale fiducia di tanti fedeli in Colei che è la Madre del Redentore: Maria, la Mediatrice di ogni grazia.

    Una tradizione vuole che siano stati i pescatori del luogo ad esprimere così la loro riconoscenza alla Vergine per averli tante volte salvati dalle improvvise e tremende tempeste che si scatenano sul lago. Un fatto comunque è certo: i tempi erano pieni di calamità e la peste mieteva numerose vittime. Qui accorreva la gente per innalzare la sua preghiera supplice e il suo grazie per i favori ottenuti, alla Vergine Maria. Ne sono prova i tanti affreschi (ex voto) fatti eseguire dai fedeli per i favori ottenuti dal cielo



    Manerba del Garda (BS)



    Sito nei pressi dell'incantevole Parco della rocca di Manerba è uno dei più interessanti comuni del vasto comprensorio della Valtenesi. Suddiviso nelle sei frazioni di Solarolo, Montinelle, Balbiana, Pieve, Crociale e Gardoncino è una delle mete preferite dai bresciani durante la bella stagione estiva grazie anche alla presenza della famosa Isola di S.Biagio, più comunemente conosciuta come Isola dei Conigli.

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    Manerba del Garda, che sorge in provincia di Brescia sulla sponda lombarda del Lago più grande d'Italia è molto facile da raggiungere.

    L' Autostrada Torino/Venezia e la ferrovia, servono Desenzano che è a 9 Km. da Padenghe

    Nel giro di 30 Km. ci sono gli aeroporti di Verona, Bergamo e Brescia raggiungibili da strade a scorrimento veloce.

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    La cittadina di Manerba è immersa nel verde delle colline moreniche della Valtenesi, che, con le più diverse attrattive, trasformano una semplice vacanza in un'avventura.
    Nell'entroterra, magnifiche tenute agricole offrono l'indimenticabile olio del Garda, i vini D.O.C già apprezzati dai romani, passeggiate a cavallo, ombrose trattorie dalla semplice cucina mediterranea e splendidi Campi da Golf.
    Intorno a Manerba del Garda, una miriade di borghi, paesi e Castelli competono con lei nella bellezza dei posti e nella ospitalità degli abitanti.
    Manerba del Garda offre ottimi Alberghi, eccellenti Campeggi e Villaggi turistici pronti ad accogliere con la massima cordialità ospiti di tutte le nazionalità.

    Il nucleo abitativo è protetto dall'incombente Rocca, una massiccia altura a picco sul Lago, dove in passato sorgeva un Castello, di cui ora si distinguono solo le fondamenta.

    Da quella Posizione elevata, meta di una piacevole passeggiata attraverso un Parco Naturale, è possibile gran parte del Lago di Garda e alcune delle sue Isole.

    Manerba del Garda, la sua Rocca ed il Lago di Garda

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    Camminando o seguendo i percorsi consigliati dal locale Ente per il Turismo, si possono osservare le tracce degli antichi insediamenti Romani e Longobardi di Manerba del Garda.

    Con un pò di fantasia, dal movimento di una tendina dietro una finestrella, sotto gli antichi coppi, si può immaginare la figlia del Guelfo o del Ghibellino, l'ultimo vincitore di una delle innumerevoli battaglie medievali, che spia lo stretto passaggio sottostante.

    L'economia di Manerba del Garda poggia oltre che sul turismo, anche sulla pesca e sulla produzione di Olio, Vino e ortaggi, che fanno di ogni pasto un avvenimento da ricordare.

    Sagre, mercatini, serate gastronomiche e musicali, trasformano le serate dei turisti in una continua festa e fanno rivivere strade e stradette dell'antico borgo.

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    Le spiagge di Manerba, lunghe 11 Km., sono ben tenute, attrezzate e spesso adiacenti ai Campeggi,possono accontentare i patiti di tutti gli sport acquatici, riservando molti spazi alle spiagge "libere".
    Il Garda è godibile in ogni stagione, misterioso e romantico in inverno, allegro e superservito d'estate.
    Bar, ristorante, pedalò, e canoe a noleggio, lettini, ombrelloni, cabine e docce fa della spiaggia un vero salotto.
     
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    Padenghe sul Garda (BS)


    Padenghe sul Garda è un comune di 4150 abitanti della provincia di Brescia nel basso Garda. Da visitare il Castello medievale edificato intorno all'anno 1000, la pieve di Sant'Emiliano risalente anch'essa al periodo medievale, la chiesa parrocchiale del 1600, e palazzo barbieri, sede del municipio, risalente al 1700

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    In alto rispetto al paese di Padenghe il castello medievale e, non distante, la chiesetta di Sant'Emiliano (sec.XII). Opere di importanti artisti nella parrocchiale, accanto alla quale è l’edificio settecentesco del municipio.

    Padenghe Chiesetta di Sant'Emiliano

    Chiesetta di Sant'Emiliano, antica parrocchiale romanica, non troppo distante dal castello (si torna alla provinciale - dove c'è la santella - e, percorsi 200 m verso Bedizzole, in corrispondenza di un’ampia piazzuola si prende una stradella che scende a sinistra), in amena posizione. Ha un'unica aula con abside semicircolare del sec.XII. Ha subito trasformazioni in epoca barocca.

    Parrocchiale di Santa Maria

    La Parrocchiale di Santa Maria che fu eretta a Padenghe nel 1682 a pochi passi dal Lago di Garda, conserva dipinti di Zenone Veronese (Madonna col Bambino e santi, soggetto affrontato nella stessa chiesa anche da Paolo Farinati), Francesco Giugno, Francesco Paglia, G.A. Zadei, oltre a sculture di Antonio Callegari e Beniamino Simoni.

    Villa Barbieri a Padenghe
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    Villa Barbieri (Municipio), eretta alla fine del '700 vicino alla chiesa, è stata recentemente acquistata dal comune di Padenghe. La facciata è al rustico.

    il Castello medioevale a Padenghe

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    Il Castello medioevale di Padeghe ha conservato l'originaria struttura: solide mura di grossi ciottoli e tre torri (quella centrale crollata) sul lato di nord-ovest. Sopra l'ingresso, che presenta tracce delle feritoie del ponte levatoio e di una passerella pedonale, si erge la torre principale, quadrata, priva di merlatura. Il castellano e la guarnigione abitavano nel "castellino", eretto più tardi all'interno della cinta.

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    Amena località collinare, coronata da un antico maniero, è situata al limite meridionale della Valténesi in posizione aperta sul golfo sud-occidentale del Benaco, delimitato all'orizzonte dall'esile penisola di Sirmione. Dalla collina, nelle giornate limpide, la vista può spaziare lontana, ben oltre la relativamente vicina Desenzano, toccando Sirmione, Peschiera, Garda ed altre località della gardesana veronese.

    Le origini del luogo risalgono al periodo romano, allorché divenne una mèta preferita dalle famiglie patrizie gravitanti attorno alla corte imperiale milanese che vi edificarono fastose dimore residenziali e luoghi di culto. La romana Patingulae, cresciuta tra il III ed il IV secolo, divenne nota per il suo attivo porto, ritenuto uno dei più

    importanti dell'intero bacino lacustre. Attorno all'XI sec. sorgeva il castello che diveniva un baluardo difensivo fondamentale per le sedi lacustri gravemente minacciate dai barbari invasori. In età medievale Padenghe non fu immune dalle faide che opposero le famiglie di parte guelfa a quelle di parte ghibellina. Successivamente passata sotto il controllo della Serenissima Repubblica di San Marco, finì poi per seguire le vicende storiche della gardesana bresciana. Padenghe è la località natale del pittore cinque-secentesco Giovanni Andrea Bertanza che ha lasciato ampie tracce della sua produzione in tutta l'area gardesana e segnatamente a Salò.

    La moderna Padenghe si presenta come un grazioso aggregato residenziale costituito da ville e dimore che digradano fin sul lago, valorizzando nuovamente l'originario insediamento lacustre che era stato abbandonato nell'alto Medioevo preferendogli la sede collinare, difesa dal castello e ritenuta ovviamente più sicura. Sul lago sorge un moderno lido, dotato di attrezzature specifiche per la balneazione e supportato da moderne attrezzature portuali per i diportisti (West Garda). Nella zona è situato anche un funzionale centro turistico che svolge un ruolo logistico non trascurabile per i soggiorni estivi e per il cosiddetto turismo congressuale. L'antico centro si dispone alle pendici della collina, piacevolmente segnata dai filari della vite, dalla macchia dell'olivo e dalla nobile sagoma verde-scuro del cipresso. Nel complesso l'economia del luogo, a pretta vocazione turistica e residenziale, denota una persistenza delle tipiche attività rurali collegate alla coltura dell'ulivo e della vite, che in questa zona della Valténesi dà vini di notevole pregio quali il Trebbiano di Padenghe, il Tocai ed il Pinot.

    Panorama della località di Padenghe sul Garda dominata dal CastelloIl Castello venne originariamente innalzato nell'XI sec. e fu ristrutturato nel periodo della fioritura delle autonomie comunali. Dell'antico impianto sono visibili la cinta delle mura, in parte merlata, i torrioni angolari ed un torrione a pianta quadrangolare. Si visiti l'interessante nucleo interno del castello, dove sussistono le antiche abitazioni. La piccola Chiesa di S. Emiliano sorge in un suggestivo contesto paesistico, dominato dalle vive sfumature cromatiche del lago che contrastano con il verde delle colline circostanti. La chiesetta, ad aula unica, databile dal XII sec., è una graziosissima testimonianza di arte romanica, interamente realizzata in grandi blocchi squadrati. È particolarmente suggestiva la porzione absidale, ornata superiormente da una sequenza di piccoli archi e sovrastata dal piccolo campanile a vela.


    Lonato (BS)



    Il comune di Lonato del Garda si estende su una superficie di 70,55 Kmq. Confina con i comuni di Padenghe, Calvagese, Bedizzole, Calcinato, Castiglione delle Stiviere, Solferino, Pozzolengo, Desenzano del Garda. Per un breve tratto di circa 350 metri esso si affaccia sul Lago di Garda

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    La città di Lonato fu per lungo periodo dominio della Serenissima Repubblica di Venezia ed è certamente ricca di monumenti ed espressioni architettoniche che ne testimoniano la rilevanza in ogni periodo. Per questo, attraverso la testimonianza di queste importanti opere, è facile leggere la storia di Lonato e del territorio.
    Cosa visitare
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    La Rocca visconteo-veneta

    La Rocca, le cui prime fortificazioni risalgono al X secolo, ha assunto le sue forme attuali con la dominazione dei Visconti. La sua importanza strategica, su un colle dal quale la vista spazia su tutta la Pianura Padana, ne ha fatto oggetto di contese dal Medioevo a Napoleone. Grande importanza ha avuto la Rocca di Lonato e tutta la Città sotto la dominazione della Serenissima Repubblica di Venezia, assumendo il titolo di "Fortezza di terraferma".

    La Pieve Romanica di San Zeno Risalente al XIV secolo nelle sue forme attuali, è la primitiva sede Pievana di Lonato, la cui fondazione si fa risalire al IV-V sec. d.C. L'abside, pertinente ad una chiesa precedente all'attuale, mostra finezza decorativa ed eleganza architettonica Fino al XIV secolo attorno a questa chiesa, difesa da un castello, sorgeva il vecchio paese di Lonato, raso al suolo nel 1339.

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    Basilica di San Giovanni Battista Elevata al titolo di Basilica Minore nel 1980 per meriti storici e di fede, è la terza chiesa costruita sullo stesso luogo. Iniziata nel 1738 e terminata nel 1780 su progetto dell'Architetto Lonatese Paolo Soratini, monaco camaldolese.

    La Chiesa della Beata Vergine del Corlo La chiesa risale alla fine del XIV secolo. Fu sede della Confraternita dei Disciplinati, o Disciplini. Il campanile, ornato da una graziosa cella campanaria in pietra calcarea bianca, era originariamente sormontato da una cupola a guglia. Al suo interno, nella parte iniziale, alcuni affreschi risalenti al XIV secolo, raffiguranti figure di santi e vescovi. Notevole la volta affrescata nel settecento.

    La Torre Civica Costriuta tra il 1555 e il 1580, è alta 55 metri. Originariamente era sormontata da una cupola in piombo che venne sostituita nel 1880. Al suo interno è possibile vedere anche il meccanismo settecentesco dell'orologio, ancora ben conservato.

    Il Palazzo Comunale Fronteggiato dalla Colonna Veneta con il Leone di San Marco, il palazzo comunale risale alla fine del cinquecento. La Sala Consiliare è ornata dalla grande pala di Andrea Celesti, fatta dipingere dal Comune come ex-voto per l'epidemia di peste del 1630.

    Sant'Antonio Abate La chiesa
    , quattrocentesca nelle origini, è stata sede della Confraternita del Suffragio o della Buona Morte. Contiene un'immagine della Miracolosa Madonna del Giglio, che nel XVII secolo fu oggetto di grande venerazione nella popolazione del basso Garda.

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    Il Castello di Drugolo Di origini antichissime, faceva parte di un feudo già nel XII secolo, pervenuto poi in proprietà della famiglia Bresciana degli Averoldi. Oggi è di proprietà dei Baroni Della Quara. La Chiesa di San Michele, affiancata al Castello, è menzionata già nel 1167, anno della sua consacrazione. Il Castello è visitabile solo dall'esterno.

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    Monastero di Maguzzano Monastero di origini benedettine del IX -X secolo, a pochi chilometri da Lonato, è posto in un'ampia area di notevole rilevanza naturalistica. Oggi sede dell'Opera Don Calabria.

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    La Chiesa Romanica di San Cipriano
    Un chilometro a sud del paese sorge un'altra chiesa romanica: San Cipriano. Di elegante fattura, è documentata per la prima volta in una Bolla Papale del 1184.

    Chiesa di Madonna della Scoperta All'estremo sud del Comune di Lonato (a 11 km dal capoluogo) la Chiesa di Madonna della Scoperta sorge sopra un colle che fu teatro delle scontri durante la Battaglia di San Martino e Solferino.


    Desenzano del Garda (BS)



    Desenzano del Garda è oggi una vivace cittadina di circa 25.000 abitanti collocata all'estremità sud-ovest del Lago di Garda. Al centro di un ampio golfo delimitato ad ovest dall'altura del Monte Corno e ad est dalla penisola di Sirmione, è in una posizione geografica privilegiata dalla quale si può ammirare il più bel lago europeo nella sua massima estensione.
    Desenzano è una delle località più animate del lago di Garda, ricca di strutture turistiche, iniziative e manifestazioni, punto di partenza per numerose escursioni sul lago.

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    Cenni storici

    Ritrovamenti risalenti all'Età del Bronzo Antico (2000-1800 a.C.) permettono di situare nell'anfiteatro morenico Benacense insediamenti umani caratterizzanti la cosiddetta "Cultura di Polada".
    Tra il I ed il II secolo d.C. le rive del Garda furono elette a residenza agricola di molti benestanti romani, come testimonia la villa individuata a Desenzano nel 1921 sul luogo dove passava l'antica via Emilia che collegava Brescia a Verona.
    Durante il periodo longobardo Desenzano faceva parte di un distretto che andava dalle sponde del basso lago sino alle campagne del mantovano.
    La Pieve di Desenzano, tra le prime chiese cristiane del territorio gardesano, all'inizio dipendente da Verona, passò sotto la giurisdizione civile di Brescia nel 1192, e nel 1220 divenne feudo della famiglia Confalonieri.
    Intorno al 1170 Niceta portò in questi luoghi l'eresia catara: Sirmione e Desenzano, che ebbe anche un teologo e vescovo cataro, ne divennero centri di diffusione sino all'intervento dell'Inquisizione nel 1276.
    Nella contesa tra guelfi e ghibellini, questi ultimi trovarono rifugio nel castello di Desenzano ma vennero alla fine sopraffatti.

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    Particolare della Torre del Castello

    Dal 1426, col dominio di Venezia, Desenzano entrò nella "Magnifica Patria" divenendo importante centro commerciale, soprattutto grazie al suo mercato del grano, e culturale: già nel 1449 si tenevano a Desenzano pubblici insegnamenti e nel '500 si costituì una Accademia.
    Durante l'invasione francese della lega di Cambrai Desenzano rifiutò di darsi al cardinale d'Amboise e si mise sotto la tutela di Mantova, ma dovette comunque piegarsi a Luigi XII.
    Dal 1512 al 1516 si susseguirono i saccheggi da parte di truppe tedesche.

    Il '500 riservava altre sventure, come il passaggio dei lanzichenecchi e la peste del 1567.
    Nel 1772 Desenzano riuscì ad ottenere, dopo quasi 350 anni di conflitti, l'indipendenza da Salò. Dopo la rivoluzione giacobina del 1797 divenne sede del Dipartimento del Benaco. Con la Restaurazione, sotto il Regno Lombardo-Veneto Desenzano fu elevato a comune di prima classe e nel 1816 e 1821 ricevette le visite dell'Imperatore austriaco Francesco I.
    Nel 1859 la battaglia di S.Martino e Solferino (Napoleone III e Vittorio Emanuele II contro gli Austro-Ungarici), che vide la nascita della Croce Rossa ad opera di Henri Dunant il cui Museo, unico al mondo, si trova a pochi chilometri da Desenzano nel paese di Castiglione delle Stiviere. Tale occasione trasformò Desenzano in un unico, grande ospedale.
    Sia nella prima che nella seconda guerra mondiale Desenzano sub썊bombardamenti, che distrussero nell'ultimo conflitto il viadotto ferroviario del 1852.

    Al turista o al cittadino residente non risulta difficile ripercorrere, seppur a grandi linee, i momenti cruciali della storia di questa ridente città gardesana, se solo provi a rivolgere lo sguardo su alcuni edifici, monumenti e complessi archeologici, che ancor oggi ci ricordano la vita del passato.
    imageChiostro di Santa Maria Senioribus

    Cominciamo il nostro viaggio entrando dalla porta orientale dell'antico borgo. A pochi passi dal lago, in quello che fu il chiostro di S. Maria de Senioribus, è ubicato il Museo archeologico, la cui visita ci consente di risalire alle origini. Esso è intitolato a Giovanni Rambotti, studioso a cui si deve la scoperta dell'insediamento preistorico della cultura di Polada (2000 a.C.). Osservando i reperti gelosamente custoditi in teche di vetro, si deduce che i primi insediamenti umani della regione benacense risalgono ad un'epoca compresa tra l'etmesolitica (8000 a.C.) e quella del bronzo (II millennio a.C.). A quest'ultima età appartiene il reperto più importante lì conservato, il “gioiellino” dell'intera esposizione archeologica: l'aratro in legno più antico del mondo, risalente al 2000 circa a.C., estratto in buono stato nella zona del Lavagnone (a sud di Desenzano), grazie all'ambiente privo di ossigeno, caratteristico delle torbiere, in cui fu rinvenuto.

    Se proseguiamo per il lungolago verso la parte occidentale del centro storico, in prossimità del lago, d'obbligo una visita al complesso archeologico della Villa romana, il cui proprietario “Decentius” avrebbe con molta probabilità dato il nome alla nostra città. I resti della villa, che ebbe più epoche costruttive, tra la fine dell'età repubblicana (I sec a.C.) e la fine dell'età imperiale (V sec. D.C.), si estendono per circa un ettaro e rappresentano la più iportante testimonianza in Italia settentrionale di grande villa tardo-antica romana. Si tratta indubbiamente di un edificio complesso, di grande estensione, con orientamento unitario, i cui settori residenziali si alternavano a strutture rustiche. La grande villa si affacciava sul lago, anzi questo dovette essere l'elemento determinante nella distribuzione dei diversi ambienti, concepiti per offrire dal loro interno molteplici punti di veduta verso l'acqua e insieme per essere visti dal lago. I percorsi principali della villa erano organizzati in sequenza dal lago verso l'interno e orientati ortogonalmente alla riva. La villa aveva poi senza dubbio le sue propaggini sul lago, costituite da moli, attracchi e banchine e forse da peschiere (piscinae) per l'allevamento ittico, che completavano le possibilità di godimento e di sfruttamento dell'ambiente lacustre. Osservando i pavimenti a mosaico rappresentanti diverse scene a carattere pagano, si viene rapiti dalla loro bellezza per la varietà di colori delle pietre musive impiegate: amorini vendemmianti, amorini su bighe in corsa; menadi e satiri; belve che assalgono animali selvatici, allegorie delle quattro stagioni; un personaggio (Orfeo o il Buon Pastore) con un cane e una pecora in un paesaggio bucolico.

    L'età romana ebbe termine con le invasioni di popolazioni germaniche e orientali, che distrussero anche la villa. Per far fronte ai saccheggi e alle devastazioni di una di esse, gliUngari, venne costruito intorno al X secolo il Castello, posto sulla cima della collina che domina il porto e larga parte del territorio circostante, sulle fondazioni di un “castrum” romano di forma quadrangolare; l'interno dell'edificio era occupato da un vero e proprio piccolo borgo con le sue strade, la piazza, la torre campanaria, e la sua chiesa dedicata a S. Ambrogio. Di questa struttura difensiva oggi rimane il solo recinto fortificato e un fabbricato ad uso di caserma militare realizzato nel 1883.

    image Portovecchio di Desenzano
    Scendendo lungo la via Castello, la via piida e piida che collega la parte alta con quella bassa della città sbocchiamo nella piazza centrale di Desenzano:Piazza Malvezzi. Qui tutto ci parla dell'epoca del dominio veneto. In questa piazza per secoli si svolgeva prima ogni lunedì poi ogni martedì quello che era considerato il più importante mercato di grani della Lombardia, sotto il più stretto controllo delle autorità venete. Per l'economia desenzanese, strettamente connesso con la piazza era il porto, oggi detto “vecchio”, realizzato sul finire del XV secolo con il riporto di enormi masse di roccia e sassi, rifatto ed ampliato dal doge Andrea Gritti nella prima metà del XVI secolo, durante il quale sui terrapieni risultanti sorsero alcuni fabbricati ad uso abitativo con capaci fondachi per l'ammasso delle granaglie. Questo porto capiente e fortificato era in grado di accogliere le imbarcazioni dei mercanti che dalla parte settentrionale della Riviera trasportavano a Desenzano olio, agrumi, vini, pannilana, drappi e ferrarezze, ritornandosene alle terre di partenza con i navigli carichi di cereali.

    image duomo
    A sud del porto, a metà circa dei portici, fa bella mostra di sèl'incompiuto Palazzo del Provveditore, prospiciente la piazza principale, a lato dell'inizio di via Castello, a testimonianza dell'aspro contrasto sorto tra cinque comuni della Riviera (Desenzano, Rivoltella, Padenghe, Pozzolengo e Bedizzole) e Salò città ove risiedeva il Provveditore veneto inviato ogni sedici mesi da Venezia. Essi chiesero a più riprese alla Dominante tra il 1532 e il 1588 di potersi sottrarre alla giurisdizione dei salodiani e di ottenere un proprio Provveditore indipendente da quello di Salò, per questo motivo la comunità di Desenzano, evidentemente fiduciosa nell'accoglimento della richiesta, commission progetto per la dimora di tale autorità all'architetto Todeschini e fece iniziare i lavori di costruzione. Ma il Senato veneto non acconsentì così il palazzo non fu mai completato, rimanendo mutilo della terza arcata, mai realizzata.


    Sempre durante la seconda metà del XVI secolo si pose mano alla costruzione del “granarolo”, un ampio porticato che circonda su due lati una serie di fondachi prospicienti il porto ed al cui piano superiore avrebbe dovuto trovare posto la “Casa del Comune”, che invece non fu mai eretta. Anche questo progetto fu realizzato dal Todeschini, e corrisponde all'odierno Palazzo del Turismo. La dominazione veneta terminn l'invasione napoleonica del 1796 ed ufficialmente decadde il 18 marzo 1797. Il 20 maggio di quell'anno i giacobini locali abbatterono la statua della Beata Angela Merici, innalzata al centro della piazza principale nel 1782, e la portarono nella parrocchiale. Al suo posto collocarono “l'albero della libertࢀ che altro non era che un palo dipinto con i colori nazionali francesi, sormontato da un berretto frigio, simbolo della rivoluzione. Comunque la statua fu ricollocata in piazza tre anni più tardi, il 1° maggio 1800, quando gli austriaci, approfittando dell'assenza di Napoleone Bonaparte, occupato nella campagna d'Egitto, riconquistarono tutto il territorio ex-veneto.

    Il nostro breve viaggio si conclude a San Martino, località posta a sud del territorio del Comune di Desenzano. Proprio i Francesi diedero il loro tributo di sangue all'indipendenza del nostro Paese. La torre alta oltre 65 metri che venne innalzata nel 1893 ci ricorda quella drammatica giornata del 24 giugno 1859, in cui per ben 15 ore (dalle sei del mattino alle nove di sera) si scontrarono gli eserciti franco-piemontese da una parte e quello austriaco dall'altra. La battaglia fu assai cruenta e cost vita ad oltre 25.000 soldati; 15.000 furono i feriti. Essa fu combattuta in due settori: quello nord attorno a S.Martino, dove i piemontesi agli ordini di Vittorio Emanuele II respinsero gli austriaci; quello sud, attorno alla rocca di Solferino, quando Napoleone III vi gette quattro divisioni della sua Guardia fra i corpi d'Armata comandati da Baraguay D'Hilliers e da Mac Mahon.
    Oggi, se durante una giornata nitida si sale sull'alto della torre, si offre alla vista uno spettacolo affascinante: il lago, i monti che lo cingono ai lati, le colline moreniche coltivate a vigneto e ad uliveto, e la pianura sembrano abbracciarsi con un effetto indimenticabile.


    Edited by tomiva57 - 3/8/2010, 21:13
     
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  11. tomiva57
     
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    Sirmione (BS)



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    Sirmione è un comune della provincia di Brescia, il cui centro storico sorge su una penisola che divide il basso Lago di Garda. Sirmione è cittadina a forte vocazione turistica: le importanti vestigia romane e medioevali rappresentano un importante meta di turismo culturale

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    Il paese (6.000 abitanti) ha un’atmosfera quasi magica.

    Tutto merito della sua posizione, che proprio nel centro della riva meridionale, si sviluppa verso Nord nelle acque del lago. Sirmione è una delle località più conosciute del Garda.

    Oltre ai turisti che la abitano e agli ospiti delle case di cura, qui accorrono ogni giorno ondate di visitatori dalle località di villeggiatura adiacenti, durante il finesettimana in maggior numero, coadiuvati dagli italiani, alcuni dei quali vengono addirittura da Milano. Non c’è da stupirsi se le stradine della città spesso risultano stracolme di persone. Attualmente si parla di un progetto che prevede di dotare tutti i veicoli della nettezza urbana e quelli adibiti ai trasporti di un motore elettrico. All’altezza del portone del Castello Scaligero, inizia il centro storico che è accessibile solo ai pedoni. Qui fu scavato un canale lungo le mura del castello facendo del centro storico una sorta di isoletta.
    La popolarità di Sirmione non è un fatto recente, già all’epoca dei Romani la cittadina era famosa per i suoi bagni termali. Dal fondo del lago, a 300 metri a nordest di Sirmione, sgorgano le sue sorgenti sulfuree che raggiungono una temperatura di quasi 70 gradi. Le acque termali sono indicate per affezioni alle vie respiratorie, disturbi femminili e dolori reumatici.


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    IL MIO TOUR E' FINITO ..SPERO VI SIA PIACIUTO..

    Edited by tomiva57 - 3/8/2010, 21:14
     
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