FATE..FOLLETTI..ELFI e GNOMI....

UN MONDO FANTASTICO

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  1. gheagabry
     
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    Le fate sono esseri soprannaturali dotati di poteri magici singolari. Esse si prendono cura del Regno Vegetale nutrendo e sorvegliando la crescita delle piante, dei fiori, degli alberi. Tuttavia esistono diverse tipi di fate, come diverse sono le credenze a loro attribuite. Comunque, in linea generale, possiamo dire che esistono fate buone e fate cattive. Si nutrono di liquidi e grano e i loro corpi possono essere eterei, mezzi eterei o mezzi corporei o di nube condensata. Sono più facilmente visibili al crepuscolo.
    Si dice che le fate abitino in un mondo chiamato “Brugh”, nel quale il tempo si muove diversamente rispetto al nostro. Infatti, pochi minuti di questo mondo corrispondono a cent’anni del nostro. È impossibile accedervi, ma, una volta ogni cento anni, si apre un varco in un luogo sconosciuto all’uomo, che rimane aperto per pochi minuti. Una volta entrati nel loro cerchio non c’è più via di uscita: non si esce vivi dal cerchio delle fate!

    Secondo alcune tradizioni, le fate presenziano alla nascita degli uomini per conferire loro doni e influenzare la loro esistenza benevolmente o in modo negativo. Si dice anche che esse non abbiano sentimento e invidiano molto il genere umano.
    Alcune credenze affermano che le fate siano anime sospese in un limbo, angeli caduti non abbastanza cattivi da finire all’inferno, o esseri di altri mondi o, addirittura, superstiti di un’era leggendaria antecedente alla nostra, in cui gli umani convivevano con loro.

    Vedere le fate non è facile. Si dice che solo chi è predisposto, o con lo spirito puro come quello di un bambino, possa vederle. In generale, si dice che chi è veggente possa riuscire a vederle, o chi si cosparge gli occhi di un unguento a base di quadrifoglio tritato.


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    Non tutte le fate sono uguali. Esse variano in relazione al luogo di origine e, quindi, alle tradizioni e alle varie credenze popolari.

    L’Irlanda è il paese delle fate per eccellenza! Le più conosciute sono:

    * Maab: regina delle fate e dea celtica;
    * Morrigan: temibile fata una e trina;
    * Banshee: fata della morte! Essa segue i cortei funebri. Tante più Banshee sono presenti e tanto più il defunto era importante. Pare che queste creature viaggiassero su una carrozza trainata da cavalli neri senza testa! Il grido delle Banshee è famoso: esso annuncia l’aprirsi della porta tra il mondo dei vivi e quello dei morti. La Banshee è una messaggera dell’altro mondo: viene per annunciare la morte di qualcuno. La si può sentire mentre singhiozza vicino ad una casa, o negli ospedali quando la morte è vicina.

    Secondo la tradizione russa le fate possono essere spiriti di antenati, esseri magici in sembianze femminili, guaritrici misteriose e potenti. Ma anche per i russi non sono tutte uguali. Le più conosciute sono:

    * Ayami: fata bellissima dalle proporzioni minute e diafana. È l’incarnazione femminile dello spirito di un antenato, qualunque fosse il suo sesso. Ayami è leggiadra, sorridente, gaia, ma anche molto seria nell’insegnare la propria arte magica. Il suo insegnamento più prezioso è la TERAPIA. Può accadere che l’Ayami si innamori di un suo discepolo, in questo caso si accoppia con lui e dà origine ad una stirpe con una grande predisposizione per tutto ciò che è soprannaturale.
    * Vily: è un essere magico che si mostra solo ad alcuni privilegiati. Molto spesso sono le donne ad avere questo onore e si dice che colei che la vede acquisisce un fascino irresistibile. Vily può essere buona o cattiva. Nel primo caso, il fascino che dona alla donna sarà positivo; nel secondo caso sarà un fascino “nero” che porterà gli uomini alla rovina.


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    Anche l’Italia ha le sue tradizioni fatate…
    Secondo una leggenda raccontata dai montanari di Catenaia di Casentino, in un punto alto della montagna detto il Cardetto, si trova una grotta nella quale si ritiene abitino le Fate. Una di esse si innamorò un giorno di un giovane contadino che lavorava la terra in una campo vicino, il quale non rimase insensibile al fascino della bella creatura, ricambiandone appassionatamente i sentimenti; ma per un crudele incantesimo la Fata diveniva una splendida fanciulla per soli tre giorni e per altri tre un grosso serpente. Così quando il ragazzo scavava il solco con l'aiuto dei buoi, lei vi strisciava all'interno, per restargli vicino. Accadde dopo un po' di tempo che il giovane dovette allontanarsi per qualche giorno, per cui incaricò fratello di continuare i lavori, raccomandandogli di non temere, soprattutto, non molestare l'innocuo serpente che ormai per abitudine seguiva la terra scavata dietro l'aratro. Inizialmente il fratello lasciò che il serpente lo seguisse tranquillamente, ma l'ultimo giorno il rettile si accorse che non aveva davanti a se l'innamorato bensì un'altra persona, e sdegnato alzò la testa e spalancò le fauci minacciosamente nei confronti dell'agricoltore, il quale, spaventato, reagì colpendo violentemente l'animale, che fuggì e scomparve... Quando il fratello ritornò e fu informato dell'accaduto, cercò invano disperatamente per molto tempo di far tornare l'amata fata, chiamandola e implorandola senza pace, ma lei non apparve mai più. Allora lui, con il cuore spezzato, decise di rimanerle fedele per tutta la vita, e volle infine che la morte lo cogliesse nel sonno, davanti alla grotta dove l'aveva conosciuta, per ritrovarla e amarla ancora e per sempre nel cielo delle Fate.


    Si narra inoltre che anche il lago di Subiolo, in Valstagna, sia un luogo abitato da Fate e da altri spiriti che nottetempo si manifestano con lamenti, grida e sibili inquietanti; pare tra l'altro che lo stesso nome del lago derivi da questi strani rumori, simili al suono dello zufolo, detto in dialetto locale subio. Il seguente è uno dei racconti più interessanti raccolti nella zona: un giovane falegname ritornava una sera sul tardi alla sua casa vicina al ponte Subiolo, dopo aver fatto visita alla fidanzata, quando si sentì ripetutamente chiamare per nome... Con sgomento si accorse allora alla luce dei raggi lunari che un gruppo di Fate danzava sulle acque del lago! Vieni con noi - gli dicevano - tu non hai mai provato la felicità che ti offriamo, vieni a danzare con noi finché splende la luna... No, no - rispose il giovane terrorizzato - laggiù c'è l'acqua e se scendo annegherò. Hai paura? - Gli chiesero le Fate ridendo - allora guarda, l'acqua è sparita vieni! Infatti anche i sassolini del fondo erano asciutti e i massi rivestiti di muschio porgevano il soffice divano alle Fate. No, no! - ripeté il giovane, ma come soggiogato non poteva staccarsi dal parapetto del ponte - Non vuoi? - le Fate ripresero - ebbene perché tu abbia a ricordarti di noi, t'offriamo una grazia: chiedi! Ed egli tremante domandò: Che io possa con le mie mani eseguire qualunque lavoro d'intaglio. Concessa - si sentì rispondere - ma non sarai mai ricco! Alla mente del falegname balenò forse l'idea di opere grandiose, l'artista ebbe forse la sua prima visione. Intanto l'acqua tornava ad uscire impetuosa e spumeggiante dal laghetto, stormivano per il vento le fronde dei faggi e la montagna proiettava l'ombra sua immobile, poiché la luna era calata dietro la cima. Le Fate erano sparite. Da quel giorno il giovane falegname realizzò opere in legno meravigliose e di rara bellezza per tutte le chiese del paese e di altri villaggi vicini, ma morì povero come era vissuto e come gli avevano predetto le Fate...




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    Anche in Val d'Aosta è presente una Dama Bianca, una bella ed amabile Fata benefica che appare con lunghe vesti bianche nei prati, sulle alture, ai margini dei boschi. In particolare, protegge gli abitanti di Issime e se proprio non le è possibile evitare sventure o disgrazie, cerca di avvisare pastori e paesani con lamenti e grida acuti e prolungati. Altre dame bianche sono segnalate sul Monte Bianco, sul Monte Rosa e in varie altre località delle Alpi. E a proposito di Alpi, non possiamo dimenticare che secondo una poetica leggenda biellese le magnifiche stelle alpine, che ostentano la loro fragile grazia sull'orlo di insidiosi crepacci, ebbero origine dalle lacrime di una Fata innamoratasi di un mortale.

    Per concludere, ve detto che le Fate non risultano sempre e soltanto legate a zone particolarmente suggestive e misteriose della natura, o ad antichi castelli e rovine, ma anche a semplici abitazioni. Una consolidata tradizione, nota soprattutto nelle regioni del sud, ci conferma infatti che ogni casa possiede una propria Fata, la quale ama manifestarsi in vario modo, ovviamente secondo i meriti di coloro che vi abitano, proteggendo o aiutando la famiglia perfino con interventi ultraterreni.
    Questa italica Fata della dimora appare periodicamente in occasione di avvenimenti di rilievo o per salutare coloro che credono o confidano nei suoi benefici poteri, ma si allontana o scompare per sempre quando all'interno della casa si verificano fatti di sangue o di grave violenza.



    Infine segnalo un gruppo di Fate particolari, conosciute col nome di Sibille in tutte le regioni della catena appenninica. Da un libro di Dario Spada traiamo le seguenti informazioni:
    “La sibilla dell'Appennino si identifica in Cibele, la nota divinità mitologia. Ai tempi di Virgilio il monte della Sibilla, consacrato alla Gran Madre (Cibele), si chiamava Tetrica e oggi quella cima è stata identificata con quella del monte Vettore dov'è situata la grotta della Sibilla a 2.175 m di altezza nel territorio di Norcia (Perugia). Parimenti, la catena dei monti sibillini prende il nome proprio dalla Sibilla a dimostrazione di come sia popolare questo personaggio.” Si racconta che una volta alle falde del monte Vettore, c'era un paese dal nome ridente, Colfiorito; i suoi abitanti erano spesso visitati dalle Fate che abitavano sulle montagne le quali insegnavano alle donne cose utili e agli uomini il ballo. Un brutto giorno però le amabili creature furono scacciate da Colfiorito e ricorsero alla loro regina, la Sibilla, la quale provocò una grande caduta di massi e di detriti tanto che il borgo scomparve sotto la frana. In genere però le Sibille sono Fate belle e buone e non disdegnano di mescolarsi con la gente comune; spesso lavorano su telai d'oro e insegnano l'arte della tessitura e della filatura ai mortali. Alcune volte si divertono ad ammaliare i baldi giovanotti spingendoli alla lussuria e alla perdizione. Naturalmente tutte costoro sono abili nella divinazione...

    Willow

    Edited by gheagabry1 - 25/1/2023, 23:23
     
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