Il Piemonte 2^ parte

PIEMONTE E LE SUE TRADIZONI..

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    BUONGIORNO...FELICE RISVEGLIO A TUTTI


    “... Lunedì ... sentieri impolverati che portano a bagliori di luce ... percorsi della mente alla ricerca di origini e profumata essenza dell’esisitere ... tuffi nell’immenso alla ricerca di ostriche col prezioso frutto ... rincorse della mente verso origini di pensieri e modi di essere e fare ... Viaggiamo all’interno dei ricordi di questa meravigliosa terra ... alla ricerca delle tradizioni del Piemonte e della sua generosa gente ... Buon risveglio amici miei ..”

    (Claudio)



    STORIE MEDIEVALI TRA CIOCCOLATI A FORMA DI SPICCHI, MASCHERE CARNEVALESCHE E REGGE..IL PIEMONTE E LE SUE TRADIZONI..



    "La cucine tipica delle Langhe e del Roero è certamente caratterizzata dalla presenza di grandi vini che hanno reso note queste zone in tutto il mondo. Barolo, Nebbiolo, Barbaresco, Arneis e poi ancora Dolcetto, Barbera, non accompagnano solo i piatti tipici della gastronomia locale, ma ne sono anche spesso l'ingrediente fondamentale….Accanto ai vini che accompagnano i "tajarin" e gli arrosti di pollo, coniglio e maiale, alla base della cucina delle Langhe, vi sono anche alcuni prodotti tipici, come il pregiatissimo tartufo d'Alba utilizzato largamente per insaporire ed impreziosire i primi piatti, e la Robiola di Roiccaverano…..Altro prodotto tipico delle Langhe è la toma ed il pregiato fagiolo bianco di Spagna…….largamente usate nella cucina soprattutto per la preparazione dei dolci, le nocciole, tipica la varietà "gentile delle Langhe" e le castagne provenienti dai boschi di queste terre che conservano i colori, sapori e profumi del passato.”

    “Asti.. La sua storia medievale riprende vita alla terza domenica di settembre di ogni anno, quando viene allestito un grande corteo storico di più di mille figuranti e la Corsa del Palio, che si svolge in piazza Alfieri. Da queste parti l'esperienza con l'arte si abbina a quella col gusto del vino astigiano - il barbera d'Asti in primis - del tartufo, del gran bollito o della bagna caoda.”

    “Alba, capitale delle Langhe, è la patria italiana del tartufo bianco: in questo che è il secondo comune più importante della provincia di Cuneo, dal 1929 si tiene la fiera del tartufo nota in tutto il mondo che nel corso degli anni ha richiamato personaggi come Joe Di Maggio, Alfred Hitchcock, Sofia Loren attratti dai frenetici scambi e trattative sul profumatissimo e pregiatissimo fungo che viene annusato, osservato, studiato nella forma e nelle dimensioni. La tradizionale Fiera Internazionale è un appuntamento da non perdere anche per partecipare a rievocazioni medievali nei borghi albesi, con degustazioni di vini e ricette tipiche a base di tartufo.”

    “Grinzane Cavour è sede di un maniero assai importante, diventato il simbolo della Langa del Barolo, che il conte Camillo Benso, che in questo comune fu sindaco per ben 17 anni, trasformò in un centro di produzione dei grandi vini di Langa. Oggi è sede dell'"Enoteca Regionale dei vini albesi" e di un Museo etnografico sulla civiltà contadina.”

    “Barolo, circondato da colline coperte da distese di vigneti, è il paese che ha dato il nome all'omonimo vino. Anche qui si scorge la presenza di antichi edifici nobiliari, eretti in passato a scopo di difesa dai saraceni. Il maniero presente nel borgo, risalente al decimo secolo, castello Falletti, che già raccoglie il museo etnografico-enologico ospiterà un museo del vino per raccontare la storia del vino barolo che, con la sua storia e la sua cultura, rappresenta l'identità dell'intero territorio.”

    “A Busca … i baci si danno, si ricevono ma soprattutto si mangiano…..I baci in questione sono dolcissime palline di nocciola e cioccolata, preparate secondo la tradizione rigorosamente artigianale dalle confetterie della cittadina piemontese”

    “l celebre Gianduiotto è un cioccolatino a forma di spicchio o barchetta rovesciata, ottenuto impastando cacao, zucchero e le famose nocciole tonde gentili del Piemonte, rinomate per la loro qualità fine e gustosa. Il suo colore bruno varia a seconda delle miscele di cacao utilizzate, mentre la caratteristica forma deriva da antichi sistemi di lavorazione…."

    “…in Piemonte vale la pena assaggiare in qualche pasticceria lontana dai maggiori centri, meritano una citazione due dolci alessandrini, la Polenta di Marengo realizzata con mandorle e farina di mais e la Giacometta, antesignana della nutella…Arcinoti anche gli Amaretti di Saronno ed i Crumiri di Casale di Monferrato…La castagna, come la nocciola, del resto, è uno degli ingredienti principali della pasticceria piemontese. Viene lavorata e proposta come budino, ricoperta al cioccolato o trasformata in tronchetti semifreddo… Dalla tradizione contadine, invece, è stata tramandata la Torta de San Pedar, semplice ma sorprendentemente buona, se si considera che l’ingrediente principale è il pane raffermo…Impossibile, inoltre tralasciare i Savoiardi e la torta Savoiarda, i primi sono biscotti all’uovo, ormai commercializzati anche a livello industriale, la seconda è una torta con crema d’uovo e zucchero.”
    “Il nome di Molare è noto anche per una manifestazione tradizionale ultra centenaria che ogni anno richiama migliaia di turisti provenienti da diverse parti d'Italia e alcuni anche dall'estero. E' la sagra del polentone. La tradizione narra che in tempi lontani, gli abitanti delle sperdute frazioni intorno a Molare, si recassero il primo giorno di quaresima di ogni anno, nella chiesa parrocchiale. Si narra che un anno, mentre i pellegrini si accingevano a rientrare nelle loro abitazioni, venissero sorpresi da una forte nevicata che li costrinse a rifugiarsi sotto una tettoia, al freddo, in attesa di riprendere il cammino….Mentre la nevicata infuriava, passò nelle vicinanze della chiesa, la carrozza del conte Gajoli Boidi, il quale volle invitarli nelle cucine del suo castello, ordinando alla servitù polenta e baccalà per tutti. I pellegrini, trovandosi poco a loro agio all'interno del castello, chiesero di poter gustare il dono sotto la tettoia che era stata loro rifugio contro la neve…Così fu ed il pranzo continuò in allegria, tra la curiosità di molti abitanti del concentrico…In anni successivi qualcuno pensò di rievocare il gesto, preparando in piazza la grande polenta e distribuendola a tutti i presenti fra canti e balli. Una festa che con il passare degli anni si è trasformata in una grande manifestazione folcloristica.”

    “Lago Maggiore: il pesce persico. Nei numerosi ristoranti dell'area lacustre viene servito in prelibati filetti o esaltato in magnifici risotti. Gli amanti di pesce potranno degustare alborelle, trote, salmerini, tinche, carpe, lucci e coregoni, impanati, fritti, in carpione, marinati, proposti in nuove e vecchie ricette….”

    “Una curiosità.. Presso la Reggia di Stupinigi opera da qualche anno un'associazione culturale che promuove la diffusione del grissino torinese di cui gli stessi sovrani pare fossero ghiottissimi, tanto che fu chiamato il "Pan dei re".”

    “la Mugnaia del carnevale del Ivrea, che racchiude in sé lo spirito di libertà….La leggenda narra che nel Medioevo il tiranno della città esigesse dalle novelle spose lo "jus primae noctis" e fu proprio nella sua prima notte di nozze che Violetta, la Mugnaia, salì al Castellazzo. Dove, invece di sottomettersi ai desideri del lascivo conte, gli tagliò la testa che poi esibì al popolo radunato sotto le mura. Così nacque la rivolta contro violenze e soprusi, e un mito tutto al femminile che si tramanda d'anno in anno ad ogni carnevale.. Altri significativi simboli della rivolta popolare si trovano nelle maschere del Carnevale Storico di Santhià. Si tratta di Stevulin 'dla Plisera (una cascina tuttora esistente ai confini con Tronzano Vercellese) e Majutin dal Pampardu (altra cascina esistente nei pressi della frazione Brianco di Salussola), una coppia di contadini freschi di matrimonio, simbolo della detronizzazione del signorotto locale e del conseguente innalzamento in libero comune del borgo di Santhià.”

    “….la maschera più rappresentativa del Piemonte: Gianduia, rubizza figura che pare debba il suo nome ad un curioso personaggio un tempo residente nell'astigiano. A Callianetto, infatti, viveva un certo Giöan d'la douja (Giovanni del boccale) così chiamato perché in qualunque osteria entrasse chiedeva un boccale di vino. Il signor Giovanni era un contadino simpatico, bonaccione, schietto e furbo. L'amore per il vino gli conferiva un colorito acceso e, probabilmente, un gusto particolare nel vestire: farsettone viola e brache di fustagno, un tricorno calato in testa, da cui spuntava un codino di capelli…Così è nato Gianduia con il suo costume di panno color marrone bordato di rosso, il panciotto giallo, le calze rosse, il fiocco verde oliva al collo e un ombrello sempre dello stesso colore. Gianduia non è un eroe, non ha lo spirito battagliero. E' semplicemente un galantuomo cui piacciono il vino, la buona tavola, l'allegria e la vivacità paesana. Possiede, però, un'arma potente: la satira, con cui sa cogliere il lato comico e ridicolo delle cose e delle persone.”

    “In piemonte, soprattutto in Val di Susa, si narrano molte leggende sulle streghe…Fate e streghe, secondo la tradizione, sono la stessa cosa. Creature magiche, dall'aspetto spesso incantevole, che, a pensarci bene, si comportano in modo molto "terreno": sono buone se le trattiamo bene e non diamo loro fastidio e vengono chiamate faje, se invece le offediamo o le scacciamo possiamo solo prepararci a ricevere un loro maleficio (le masche).”

    “La sera del 16 febbraio di ogni anno le vallate e le pendici dei monti sono costellate da falò e da fuochi artificiali e si ascoltano ancora i canti del popolo valdese che festeggia la libertà…. si ricorda la concessione da parte del Re Carlo Alberto, dei diritti civili e politici a Valdesi…Novara Risorgimentale Rievocazione storica della famosa battaglia della Bicocca, del 23 marzo 1849….Antica tradizione è quella della danza delle spade. I danzatori, nei loro costumi ornati di frutti e fiori rievocano nei movimenti i lavori contadini per esprimere devozione alla natura e ai santi protettori dell'agricoltura….L'antichissimo "ballo delle sciabole" di Bagnasco si rifà al tempo in cui le orde saracene saccheggiavano l'Alto Tanaro. Dal castello costruito sulle alture che dominano la valle, i saraceni assaltavano i mercanti che tornavano dalla Liguria, lungo l'antica via romana, col loro carico d'olio e di sale….Passaggio della Chiusella….. Rievocazione storica nel sito originale della battaglia Napoleonica del 26 maggio 1800. Truppe francesi e autro-piemontesi si scontrano immerse in un'atmosfera unica, arricchita da musiche, balli e stand gastronomici…Giostra medievale, che mette in gara abili cavalieri i quali devono - in corsa - decapitare l'oca. Sbandieratori, costumi e grande scenografia all'ombra del Castello degli Acaja, splendidamente conservato….Rievocazione medievale, con la caccia alle masche che termina con il processo e il rogo in piazza, scene di vita quotidiana si possono rivivere passeggiando per vie e cortili dove vengono esercitati antichi mestieri. Il torneo a cavallo con la giostra del saraceno, le prove di combattimento con armi d'epoca, la musica rinascimentale si alternano a sfilate in costume, spettacoli teatrali, sbandieratori. Le locande d'epoca, allestite nei cortili, offrono piatti genuini e vino generoso; i balconi si trasformano in palco per vivaci menestrelli; l'intera Reano diventa cornice ideale del tempo che fu.”

    "Bello essere qualcuno sull´orlo alto di una Rocca e sorvolare le colline ondeggianti. vedere la terra essere ancora la terra verde.. e in Piemonte le opere degli uomini stanno bene al Piemonte: le cascine sembrano chiamarsi tutte Campobello e gli agri s´inventano un verde variegato ma le colline si ricoprono di borghi in alto; la distanza è un chiaro misto di foschia e Alpi…… bello vedere come tutto è bello"

    JONAS THORBJARNARSON








    Da Augusto ...



    Torino - Il Museo Egizio

    Il Museo delle Antichità Egizie venne fondato nel 1824 dal re Carlo Felice con l’acquisizione di una collezione di 5628 reperti egizi riunita da Bernardino Drovetti.

    La sede del Museo è da allora nel palazzo che nel XVII secolo l’architetto Guarino Guarini aveva costruito come scuola dei Gesuiti, noto come "Collegio dei Nobili", e che nel XVIII secolo era diventato sede dell’Accademia delle Scienze.

    Il Museo

    Il Museo Egizio di Torino è, come quello del Cairo, dedicato esclusivamente all’arte e alla cultura dell’Egitto antico. Molti studiosi di fama internazionale, a partire dal decifratore dei geroglifici egizi, Jean-François Champollion, che giunse a Torino nel 1824, si dedicano da allora allo studio delle sue collezioni, confermando così quanto scrisse Champollion: «La strada per Menfi e Tebe passa da Torino».


    Il Museo Egizio (propriamente Museo delle Antichità Egizie) è costituito da un insieme di collezioni che si sono sovrapposte nel tempo, alle quali si devono aggiungere i ritrovamenti effettuati a seguito degli scavi condotti in Egitto dalla Missione Archeologica Italiana tra il 1900 e il 1935. In quell’epoca vigeva il criterio secondo cui i reperti archeologici erano ripartiti fra l’Egitto e le missioni archeologiche. Il criterio attuale prevede che i reperti rimangano all’Egitto.

    Basalto
    Antico Regno, III dinastia (2680-2500 a.C.)
    Provenienza: forse Saqqara, in seguito Collezione Drovetti, 1824
    N. Inv. C. 3065 Una pietra dura come il basalto può essere lavorata soltanto con l’impiego di pietre della stessa durezza, in grado di tagliarla e abraderla. La lucidatura veniva probabilmente eseguita sfregando sulla superficie un panno di lino bagnato in precedenza immerso nella sabbia di quarzo. Le grandi dimensioni di questa figura (83 cm), la scelta di un materiale duro come questo (anzichè di una pietra morbida come il calcare) e il fatto che rappresenti una donna fanno di questa statua una delle più importanti sculture arcaiche del mondo. La signora seduta, il cui nome è inciso sulla base in rilievo sollevato, è Redit, figlia di un re, e indossa una pesante parrucca di capelli lunghi intrecciati che ricade in tre falde sulle spalle e sulla schiena. E’ una figura compatta, con il collo corto, il corpo massiccio, ma le braccia sottili, tanto da apparire a stento liberata dal blocco di pietra originale. Il viso di Redit mostra rudimenti di dettagli nel contorno degli occhi, che più tardi si sarebbero sviluppati in margini scolpiti con lunghe linee cosmetiche. Qui il dettaglio è riservato alla grande parrucca, che può essere servita allo scultore come espediente per evitare la rottura (in seguito avrebbe svolto questa funzione un pilastro posteriore). La scultura intendeva essere un ritratto fisico della defunta, che lo spirito ka avrebbe potuto abitare. Questa statua proveniva da una tomba, probabilmente non quella della defunta, ma quella dell’uomo dal quale lei dipendeva nella vita terrena e ultraterrena. Sarebbero trascorsi ancora mille anni prima che nei templi venissero dedicate sculture a soggetti, uomini e donne, privati.



    Edited by loveoverall - 16/7/2010, 12:35
     
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  2. tomiva57
     
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    Proprietà alimentari della nocciola piemontese

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    Il nocciolo, ampiamente diffuso in tutte le regioni temperate dell'emisfero boreale, è stato uno dei primi fruttiferi utilizzati e coltivati dall'uomo, rappresentando già per le prime popolazioni nomadi un'importante fonte di energia. La nocciola infatti, oltre ad un contenuto significativo di aminoacidi essenziali e di vitamina E, risulta particolarmente ricca in lipidi, con un apporto calorico pari a 700 Kcal per 100g di nocciole secche.
    In particolare, la frazione lipidica è costituita per oltre il 40% da acidi grassi monoinsaturi (come l'acido oleico) e presenta il più alto rapporto monoinsaturi/polinsaturi rispetto all'altra frutta secca. Recenti studi sembrano dimostrare gli effetti positivi di un consumo regolare di nocciole sulla salute umana.
    E' infatti confermato che una dieta ricca in acido oleico (lo stesso acido grasso presente nell'olio extra vergine d'oliva) consente di mantenere il cosiddetto "Colesterolo cattivo" a bassi livelli nel sangue, e di innalzare i livelli del "Colesterolo buono", che con la sua azione protettiva sulle membrane cellulari costituisce un'importante difesa delle patologie vascolari. Inoltre, per l'elevato tenore in Tocoferoli, tra cui la vitamina E, la nocciola fornisce un apporto notevole di agenti antiossidanti rallentando l'invecchiamento dei tessuti.
    La composizione chimico-fisica dell'olio di nocciola, molto simile a quella dell'olio extra-vergine di oliva, conferma quindi le nobili proprietà nutrizionali di questo frutto. In particolare la Nocciola Piemonte, distinguendosi dalle altre varietà italiane ed estere per l'alto contenuto in olio (circa il 70%), dimostra di essere un alimento pregiato e di qualità, in grado di soddisfare non solo la richiesta di gusto ma anche le esigenze di un consumatore sempre più attento agli aspetti nutrizionali e salutistici dei prodotti alimentari.
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    La Produzione

    La produzione Attualmente la provincia di Cuneo detiene il primato in Piemonte della superficie coltivata a nocciolo in coltura principale: con i suoi circa 7.000 ettari, dei quali oltre 2350 ettari sono concentrati principalmente nelle Langhe, copre quasi l’89,5 della superficie regionale destinata alla corilicotura e fornisce quasi l’85% della produzione piemontese. Superfici che qui risultano in graduale aumento, a fronte di contrazioni nelle estensioni colturali registrate invece, da altre province corilicole del Piemonte meridionale.

    L’ indicazione Geografica Protetta è stata riconosciuta con decreto ministeriale 2 dicembre 1993 alla denominazione “Nocciola Piemonte”, riservata alla cultivar “Tonda Gentile Trilobata” coltivata nel territorio idoneo della regione Piemonte, considerandone, recita il testo di legge, “...le caratteristiche qualitative particolari e di pregio...”.

    Oggi la produzione piemontese, con la sua spiccata attitudine alla trasformazione industriale che la rende molto interessante dal punto di vista economico, si avvicina ai 150.000 quintali, che rappresentano circa l’8/9% di quella nazionale.

    La Raccolta

    La raccolta eseguita a completa maturazione dei farutti, quando si staccano spontaneamente dalle brattee e cadono al suolo, è in grado di garantire una resa elevata alla sguscaitura ed una buona qualità del prodotto. I frutti maturi, infatti, presentano un peso superiore ed un livello di umidità più basso. Considerata la forte tendenza dei frutti ad assorbire l'umidità dal terreno, occorre che la raccolta sia tempestiva ed eseguita a più riprese per impedire il deterioramento e garantire la qualità dei frutti.

    La Nocciola Piemonte I.G.P.




    La Varietà di nocciolo coltivata in Piemonte è la Tonda Gentile Trilobata. La cui produzione è concentrata nelle province di Cuneo, Asti e Alessandria, in un areale compreso tra le colline delle Langhe, del Roero e del Monferrato. La denominazione I.G.P. garantisce agli utilizzatori ed ai consumatori la qualità e l'autenticità del prodotto.
    La Nocciola Piemonte I.G.P., è particolarmente apprezzata dall'industria dolciaria per i suoi parametri qualitativi quali:
    - forma sferoidale del seme
    - gusto ed aroma eccellenti dopo tostatura
    - elevata pelabilità
    - buona conservabilità
    Per questi motivi la Nocciola Piemonte è universalmente conosciuta come la migliore al mondo.
    Come si usa

    La Tonda Gentile delle Langhe ha ottime caratteristiche alimentari ed è un frutto dotato di elevato valore nutritivo ed energetico (contiene il 14 per cento di zuccheri, il 16 per cento di proteine, il 60 per cento di grassi).
    Il suo impiego principale è quello dolciario (pasta di cioccolato, gelati, torrone, torte o baci di dama).
    Ridotte in granella fungono da ornamento e guarnizione in pasticceria, mentre intere e zuccherate costituiscono una vera leccornia.
    A livello casalingo sono usate in molte ricette per piatti dolci o salati (dall'arrosto all'insalata di pollo e sedano, dal lardo al sugo per i tajarin); un tempo svolgeva un ruolo importante nell'alimentazione contadina anche l'olio di nocciole, il cui uso è oggi limitato all'industria delle pitture e dei cosmetici.
    Come si conserva

    Più il prodotto è umido, più va incontro a irrancidimento: per questo una volta raccolte le nocciole vanno subito essiccate, sull'aia al sole o con essiccatori a movimento continuo ad aria tiepida, mai superiore ai 35 gradi.
    Raccolte in silos o in sacchi di iuta, oppure in qualche caso sgusciate e surgelate, le nocciole si conservano così per un certo tempo, finché vengono sottoposte a tostatura; solo a questo punto sono pronte per essere utilizzate dalle aziende dolciarie.
    Curiosità sulla nocciola

    Il nocciolo per la civiltà contadina è sempre stato un albero magico: il suo cespuglio era probabile covo di masche o di fate, un raccolto abbondante era segno di fertilità per la famiglia, mentre una verga di nocciolo è lo strumento del rabdomante.
    Gli impieghi in medicina non si contano, al punto che il simbolo del dio Esculapio - e degli odierni farmacisti - è proprio un ramo di nocciolo con due serpenti attorcigliati.
    La corteccia, ricca di tannino e dalle proprietà astringenti, era usata per decotti o impacchi da applicare alle vene varicose; i fiori e le foglie essiccate sono ottimi regolatori dell'intestino e purificano l'apparato vascolare; con i frutti triturati si ottenevano potenti integratori energetici per bronchitici o arcaiche creme di bellezza per le madame dell'Ottocento.
    Gli uomini tormentati dal problema della calvizie si spalmavano la testa con olio di nocciola, efficacissimo anche contro il verme solitario (un cucchiaio ogni mattina a digiuno), mentre dal legno si ricavava la carbonella che mescolata a zolfo e salnitro formava la polvere pirica.
    Ricette a base di nocciola

    Dalla nocciola l'industria dolciaria ricava cioccolato, gelati e dolci.
    In pasticceria si sfornano le famose torte di nocciole, dolci sublimi che chiudono ogni pranzo nelle Langhe e nel Roero, abbinati ad una coppa di Asti o di Moscato d’Asti.
    Senza dimenticare che la nocciola è il prodotto base di dolci simbolo del Piemonte come il torrone ed il gianduiotto.
    IL TORRONE DI ALBA, UN VANTO DEL PIEMONTE
    Alba è rinomata in tutto il mondo per il tartufo bianco ed i suoi vini, ma è anche il candore dello zucchero e della vaniglia che si fonde con il miele per dar vita al suo tipico torrone friabile alla nocciola Piemonte I.G.P.

    Il dolce albese è un capitolo di storia gastronomica recuperato dall’azienda Relanghe per una produzione concepita come un rito antico ed artigianale: dalla tostatura dei frutti tondi, lisci, ricchi e pieni, dal profumo intenso e dal gusto netto e delicato, alla cottura della pasta in caldaie a vapore, fino al tiraggio effettuato a mano in stampi di legno.

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    Da Augusto ...



    Il Duomo di Torino,


    situato in Piazza San Giovanni, è dedicato a San Giovannni Battista, il patrono di Torino. Il nome del Duomo di Torino, pertanto, è Cattedrale di San Giovanni. Inserito in una città ricca di monumenti e chiese e di vari stili architettonici, il Duomo di Torino rappresenta l'unico concreto esempio di architettura del Rinascimento nel capoluogo piemontese.

    La Cattedrale venne realizzata tra il 1491 ed il 1498, fortemento voluto dal Cardinale Domenico della Rovere. La progettazione della Chiesa è opera di Meo del Caprina, architetto toscano. La Cattedrale è stata realizzata sopra tre chiese preesistenti, di cui una, intitolata a San Giovanni Battista, contenente la fonte battesimale. Le altre due chiese erano quella di Santa Maria de Dompno e quella di San Salvatore, piuttosto antica, fondata dal vescovo Massimo I.


    Grazie anche ai lavori ultimati per la realizzazione del Duomo, la città piemontese venne, nel 1513, eretta a sede metropolitana dal pontefice Leone X.


    Come ogni monumento dalla storia secolare, anche il Duomo ha subito, nel corso degli anni, vari lavori di ammodernamento. Nel 1656 venne restaurata la volta della navata centrale. Nel 1834 vennero decorati gli affreschi interni che però vennero poi fatti scomparire nel corso dei lavori iniziati tra il 1927 ed il 1929.


    Proprio nel corso dei restauri effettuati in epoca fascista, venne inserita la cappella della Santa Sindone, realizzata da Guarino Guarini, al posto dell'abside, in posizione dunque maggiormente elevata. La Cappella della Sindone viene in questo modo collegata dietro al Palazzo Reale.


    Il duomo di Torino è realizzato con pianta a tre navate, con ampio transetto, con una cupola ottagonale che si pone all'incrocio dei bracci. Sei sono le cappelle che si aprono ai lati delle navate secondarie poste a destra, mentre sono sette quelle poste a sinistra. La seconda cappella di destra è quella di maggior valore artistico, con dipinti di Defendente Ferrari, dedicata a San Crispino e San Crispiniano.


    La facciata del Duomo è realizzata completamente in marmo bianco (restaurata nel corso degli anni '90 del secolo scorso), con timpano e tre portali decorati da rilievi, nelle tipiche forme di tipo rinascimentale.


    Uno degli episodi che hanno caratterizzato negativamente la storia del Duomo di Torino è senza dubbio quello dell'incendio dell'11 e 12 Aprile del 1997, quando la Cupola della Sindone si incendiò. Le fiamme si propagarono rapidamente all'interno della costruzione e nel Palazzo Reale. Sono passate alla storia le immagini del coraggioso salvataggio della teca, contenente la Sacra Sindone, da parte di un eroico Vigile del Fuoco.


    I lavori di ristrutturazione della Cappella della Sindone non sono ancora stati ultimati.



    Da Rino ...



    Bellissime immagini di Torino




    Da Augusto ...



    Gianduiotto

    Il gianduiotto è un tipo di cioccolatino a forma di barca rovesciata composto con cioccolata di tipo gianduia che si produce a Torino. Solitamente è avvolto in carta dorata o argentata.
    Viene ottenuto impastando il cacao e lo zucchero con la famosa nocciola tonda gentile delle Langhe, rinomatissima per la sua qualità.


    Fu prodotto per la prima volta dalla nota società dolciaria torinese Caffarel (nello stabilimento situato in Borgo San Donato[1]) e presentato al pubblico nel carnevale del 1865 dalla maschera torinese Gianduja (da cui prende il nome), che distribuiva per le strade della città la nuova bontà.
    Le sue origini si riconducono a motivazioni storiche ben precise: con il blocco napoleonico, le quantità di cacao che giungevano in Europa erano ridotte e con prezzi esorbitanti, ma ormai la richiesta di cioccolato continuava ad aumentare. Michele Prochet decise allora di sostituire in parte il cacao con un prodotto molto presente nel territorio: la Nocciola tonda gentile delle Langhe, una nocciola con gusto deciso e delicato. L'impasto è dunque composto da nocciole in polvere (pressate in pezzi finissimi), cacao, burro di cacao e zucchero.

    Curiosità
    Il gianduiotto era una delle due cose preferite di Torino dall'artista Andy Warhol.
    Il gianduiotto più grande del mondo fu realizzato a Torino durante Eurochocolate Torino 2000: misurava 2 m di altezza per 4 m di lunghezza per 1 m di larghezza, frutto di 150 ore di lavoro



    Da Claudio ...


    Asti

    è una città del Piemonte di 75.910 abitanti, capoluogo della provincia di Asti.

    "Municipium" romano noto con il nome di Hasta Pompeia o semplicemente Hasta, fu sede del ducato di Asti, ducato longobardo della Neustria. Libero comune nel Medioevo, con diritto di "battere moneta", fu uno dei più importanti centri commerciali tra XII e XIII secolo, i suoi mercanti svilupparono il commercio ed il credito in tutta Europa. È conosciuta in tutto il mondo per i suoi vini, in particolare l'Asti spumante ed ogni anno, a settembre, vi si tiene uno dei concorsi enologici più importanti d'Italia, denominato la Douja d'Or. Celebre è anche il suo Palio storico, manifestazione tra le più antiche d'Italia, che si svolge a settembre e culmina con una corsa di cavalli montati "a pelo" (senza sella).



    Torre Rossa

    di San Secondo è una torre romanica di Asti. Narra la leggenda popolare che la torre sia stata l'ultima prigione del Santo Patrono della città (San Secondo) prima del martirio. La sua denominazione potrebbe derivare dalla colorazione della torre stessa o dalla famiglia De Rubeis, che sembra possedesse le proprie abitazioni nelle sue immediate adiacenze.





    Da Augusto ...



    GIANDUIA

    Gianduia è la più importante maschera piemontese, nata nel 1798.
    Gianduia è un galantuomo allegro, con buon senso e coraggio, che ama il buon vino e la buona tavola. Personaggio sempre presente nelle feste popolari torinesi, dove non manca neppure la sua fedele compagna Giacometta con la quale, nei giorni di carnevale, gira su una carrozza. Gianduia è la più conosciuta maschera del Piemonte, il re di Torino durante il carnevale.
    Ma qual è la sua storia ?
    Gianduia nasce ad opera di un burattinaio che circa 300 anni fa ebbe un enorme successo con il suo burattino chiamato „GIRONI“, che in dialetto piemontese significa Girolamo.
    Al burattinaio fu consigliato di cambiare nome al suo personaggio.
    Benissimo, ma che nome dargIi?
    Il nostro burattinaio scoprì a Callinetto, un paese intorno ad Asti, un contadino simpatico, arguto e furbo di nome Gioan d‘la douja perché nelle osterie chiedeva sempre un boccale di vino (in dialetto piemontese douja) . Gioan vestiva una lunga giacca marrone bordata di rosso, portava in testa un cappello a tre punte, il tricorno, e aveva un codino girato all‘insù legato con un bel nastrino rosso.
    Il suo nome fu presto abbreviato in Gianduia e divenne un burattino di gran successo.

    Curiosità:

    GIANDUJA dà il nome ad una caramella particolare il "Lecca, Lecca", di forma piatta e rotonda, che porta l‘immagine della maschera torinese e la cui comparsa nelle pasticcerie della città annuncia l‘apertura del gran Carnevale.



    Da Claudio ...


    Cripta e museo di Sant'Anastasio

    è una costruzione sorta al di sotto del complesso religioso altomedievale di Sant'Anastasio (abbattuto nel 1907). Si trova ad Asti nel Rione Cattedrale, a poche centinaia di metri dalla Cattedrale di Santa Maria Assunta. La cripta è inserita nel complesso del Museo di Sant'Anastasio.




    Da Augusto ...


    GRANDI VINI PIEMONTESI - IL BAROLO

    Zona di produzione e storia
    Zona di produzione: intero territorio dei comuni di Barolo, Castiglione Falletto, Serralunga d'Alba ed in parte il territorio dei comuni di Monforte d'Alba, Novello, La Morra, Verduno, Grinzane Cavour, Diano d'Alba, Cherasco e Roddi ricadenti nella provincia di Cuneo.
    Figlio prediletto del Nebbiolo e delle Langhe, terra benigna e famosa da secoli per i suoi eccellenti vini, è stato definito all'unisono Re dei vini e Vino da re. Il Barolo prende il nome dal comune omonimo, anzi, per meglio dire, dall'antico feudo dei marchesi Falletto, riconosciuti gli inventori di questo pregiato vino (inizi del XIX secolo). Il Barolo si ottiene dalle uve di Nebbiolo delle sottovarietà Michet, Lampia e Rosé, come il Barbaresco DOCG. L'uva matura tardivamente verso la fine di ottobre. I grappoli (di forma allungata, piramidale, con acini piccoli, sferici e dalla buccia consistente) sono di colore blu intenso, tendenti al grigio per l'abbondante cera che riveste gli acini. Il vitigno è vigoroso e presenta rapido accrescimento (necessita di criteri particolari di potatura).

    Vitigni - Grado alcolometrico minimo - Invecchiamento e qualifiche

    Vitigni: esclusivamente Barolo delle sottovarietà "Michet", "Lampia" e "Rosè".
    Gradazione alcolica minima complessiva: gradi 13.
    Acidità totale minima: 5 per mille.
    Estratto secco netto minimo: gr. 23 litro.
    Il vino deve essere sottoposto ad un periodo di invecchiamento di almeno tre anni e conservato per almeno due anni di detto periodo in botti di rovere o di castagno. Il periodo di invecchiamento viene calcolato a decorrere dal 1° gennaio dell'anno successivo alla vendemmia.
    Il "Barolo" sottoposto ad un periodo di invecchiamento non inferiore a cinque anni può portare come specificazione aggiuntiva la dizione "riserva".

    Caratteristiche organolettiche

    Colore: rosso granato con riflessi arancione.
    Odore: profumo caratteristico, etereo, gradevole, intenso.
    Sapore: asciutto, pieno, robusto, austero ma vellutato, armonico.

    Abbinamenti e temperatura di servizio

    Il vino Barolo trova il giusto abbinamento con piatti come arrosti di carne rossa, brasati, cacciagione, selvaggina, cibi tartufati, formaggi a pasta dura e formaggi stagionati. Si degusta a 20° circa di temperatura, dopo aver stappato la bottiglia almeno due ore prima della mescita.



    Da Claudio ...



    Chiesa di San Pietro in Consavia

    o Complesso del Battistero di San Pietro, è una chiesa cattolica di Asti, costituita da quattro edifici databili tra il XII secolo e XIV secolo situati all'estremità est della via Maestra nel Borgo San Pietro. Il "Complesso" , per molti secoli sede del "Priorato Gerosolimitano di Lombardia" , ora ospita il museo archeo-paleontologico della città.





    Collegiata di San Secondo

    è una basilica cattolica tra le più antiche di Asti. Con l'adiacente sede comunale e prospiciente alla piazza omonima, costituisce il cuore della città. Dedicata a San Secondo, patrono della città, secondo la tradizione è sorta sul luogo del suo martirio e sepoltura.




    Cattedrale di Santa Maria Assunta




    La fontana di Piazza Medici e la Torre Troyana




    Piazza Roma, monumento all'Unità d'Italia e Torre Comentina




    Da Lussy ...



    LAGO DI ANTRONA...image

    QUESTA E' LA DIGA...CAMPLICCIOLI...image



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    E..QUESTO E' IL LAGO CAMPLICCIOLI......
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    image....E'..IL LAGO DELLE STREGHE.......INCREDIBILE...MA VERO AHAHAH



    Da Claudio ...



    Monumento a Umberto I in piazza Cairoli detta "del Cavallo"




    Il Carnevale Astigiano e la Famija d’le Maschere Astesane

    Asti vanta anche un evento folkloristico denominato il Carnevale della "Famija delle Maschere astigiane" o Carnevale astigiano[5]. I primi documenti che narrano di questa rievocazione, si hanno a cavallo dei secoli XIV e XV secolo. In particolare, il commediografo Giovan Giorgio Alione scrive, in una sua opera, che Asti era terra di "solacz" ossia di sollazzi. Infatti si racconta che frequenti nella seconda metà del Quattrocento erano gli scherzi burloneschi perpetrati a danno di ingenue donzelle, da maschere soprannominate "barboire", scherzi che si tramutavano in vere e proprie commedie spesso rappresentate: principe delle farse "Alionesche" era il cibo e il mangiare spasmodico, caratteristica dell'ironia di un'epoca dove la fame e la carestia erano la regola. Non mancavano inoltre giochi di dadi e sfilate interminabili, accompagnate sempre da cibo e vino in quantità accompagnati da scherzi burleschi. Nel '700 si rileva la presenza di saltimbanchi, marionette, spettacoli e recite organizzate in locali di fortuna. Peculiarità di questo periodo era il cosiddetto "taglio del collo dell'oca", del gatto o del tacchino, che, venivano condotti incatenati fino in piazza del Santo e qui, come riferisce l'artigiano Giuseppe Stefano Incisa veniva “sotterrato vivo, alla riserva del collo; quindi fattogli il processo, Arlecchino, con infinite smorfie e galanterie, gli tagliava il collo.” Tra il XVIII e XIX secolo, avvengono alcuni avvenimenti importanti per le rappresentazioni carnevalesche astigiane, e nella fattispecie si inaugurano tre teatri: il Malabayla, il Roero e il San bernardino. Ma il vero input all'intensificarsi delle tradizioni carnevalesche viene dato dall'apertura nel 1860 del teatro Alfieri. Nel '900, accanto alle rappresentazioni teatrali si diffusero nella città manifestazioni di più marcato carattere popolare,sulle piazze e nelle vie dei borghi e rilevante era la figura della lavandaia, attorno alla quale la tradizione vuole che si radunassero altre lavandaie per fare festa e baldoria. Negli anni '60 l'amministrazione comunale decise di riprendere l'aspetto più popolare e burlonesco del carnevale astigiano, al fine di rievocare la satira e le usanze popolari. Fu cosi' che nacque la Famija d’le Maschere Astesane costituita dalle maschere caratteristiche della città, rappresentanti i rispettivi borghi. Si ricordano in particolare Falamoca e Gigin Polemica, lui doganiere e lei donna arguta che riusci' a toglierlo dai guai grazie alla sua favella; Cicu Pertera e la Bella filandera, lui oste che gestiva la più rinomata trattoria del borgo e lei che ricorda l’attività della filatura sulla quale si basava l’economia del borgo e l'antica consuetudine di eleggere, tra le ragazze che lavoravano in filanda, "la Bela Filandera".





    Da Lussy ...


    LAGO AGARO.......image



    SESTRIERRE DI NOTTE




    Da Lussy ...


    QUESTO E'..CASALE MONFERRATO...QUI..SI TROVANO DEGLI OTTIMI TARTUFI...ANCHE SE A ME SINCERAMENTE NN PIACCIONO...



    Da Giuly e Fabry ...



    Valle Argentera....nella Val Susa....
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    Val di Susa ..
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    Una fotografia del Carnevale di Settimo Torinese dell'anno scorso....
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    Da Massimo ...


    Biella importante centro romano, era conosciuta come “Bugella”. Dopo la caduta dell'Impero Romano, come molte città della zona, sul finire del IX secolo, passò al vescovo di Vercelli che munì la città di un castello e di mura difensive.
    Nel XII secolo il vescovo Uguccione decise di fondare Biella Piazzo, la parte alta della attuale città e ne fece un centro importante concedendo numerosi privilegi per attività di mercato e artigianato, incoraggiando così l'aumento di botteghe e case.
    Nel 1349 la città, ormai ricca, si ribellò ai vescovi per costituirsi in Libero Comune.
    Seguirono anni di sommosse e Bielle ebbe al potere anche i Visconti, prima di consegnarsi ai Savoia nel 1379.
    Da questo momento le sorti della città si legano alla casa sabauda, con grande vantaggio per l’industria laniera, che da allora diventa una vera potenza nel ramo dei tessuti.
    Nell’Ottocento un ampio piano di rinnovo urbanistico sconvolge la fisionomia della città portando il centro civile da Biella Piazzo a Biella Piano.Biella è una città che va esplorata senza fretta, camminando lungo le viuzze del borgo medioevale o lungo le ripide “coste” che uniscono la città alta a quella bassa.
    Da non perdere il Duomo dedicato a S. Maria Maggiore, di impianto quattrocentesco ma con evidenti rimaneggiamenti nel XVII e XVIII secolo.
    L’interno è quasi completamente ricoperto di affreschi, alcuni dei quali molto importanti artisticamente.
    Affreschi di epoca precedente, anche quattrocenteschi, sono stati scoperti nel 1957 nelle cappelle laterali.



    Da Augusto ...



     
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2 replies since 14/7/2010, 16:21   1470 views
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