Il Piemonte 1°parte

IL PO ... VALLATE VERDI E FLORIDE ... LE ALPI .

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. gheagabry
     
    .

    User deleted



    BUONGIORNO...FELICE RISVEGLIO A TUTTI


    “... Domenica ... neppure il tempo di lasciare alle notre spalle le Valle d’Aosta con le sue naturali bellezze, che, sospinta verso est dal vento del desiderio e dell’amicizia, la nostra mongolfiera si dirige verso il Piemonte ... terra di storia e nobili origini ... è una sensazione bellissima quella che contagia tutti noi sulla mongolfiera ... è la bella sensazione di sentirsi a casa ... in un luogo dove sogni e realtà sono quasi un tutt’uno ... Buon risveglio amici miei ..."

    (Claudio)



    IL PO ... VALLATE VERDI E FLORIDE ... LE ALPI ... IL PIEMONTE ...



    “Salve, Piemonte! A te con melodia mesta da lungi risonante, come gli epici canti del tuo popol bravo, scendono i fiumi….Scendono pieni, rapidi, gagliardi, come i tuoi cento battaglioni, e a valle cercan le deste a ragionar di gloria ville e cittadine..."

    G. Carducci



    “In dialetto locale la bella Torino viene chiamata Turin….Storicamente Torino ebbe molta importanza perché, nell’Ottocento, per quattro anni fu la capitale d’Italia...Camminando per le sue strade si respira l’aria del passato. Un trascorso caratterizzato dal passaggio del ducato bizantino, dalle aspirazioni dei Savoia (da Federico Barbarossa ai Sabaudi), dalle pretese spagnole a quelle francesi. Insomma, un susseguirsi di culture, di trasformazioni che diedero alla città l’attuale aspetto magico e la sua tipica parvenza barocca…..Palazzo dell’Accademia delle Scienze e in esso vi sono il Museo di antichità, il Museo Egizio e la Galleria Sabauda….L’imponente cornice delle Alpi faceva da sfondo alla Mole Antonelliana e, in controluce, ne riuscii ad ammirare i lineamenti……il Parco del Valentino”

    “Una delle caratteristiche che ha reso nota Torino, capoluogo del Piemonte, è la presenza di una serie di portici monumentali. Non si tratta di una serie qualsiasi. È lunga ben 18 chilometri..il giro dei portici più famosi inizia da quelli che circondano la centralissima Piazza San Carlo, cui bisogna aggiungere quelli di Porta Palazzo, piazza Carlo Felice Il portico che unisce piazza Castello a piazza Vittorio Veneto attraverso via Po, sul versante sinistro, prosegue anche nell'attraversamento delle vie successive: l'intento era quello di permettere al re di giungere fino al fiume Po…senza bagnarsi anche in caso di pioggia….L'edificio più alto d'Italia e quello in muratura più alto d'Europa è la Mole Antonelliana, in pieno centro a Torino..al suo interno il Museo Nazionale del Cinema, uno dei più importanti d'Europa, l'unico al mondo realizzato in verticale….Ma Torino è anche la città della Sacra Sindone, l'antico sudario che rimanda alla storia di Gesù e della sua morte in croce, custodita in un museo fondato nel 1936.”

    “I dintorni della città sono soprattutto celebri per la presenza delle numerose residenze sabaude dichiarate dall'Unesco Patrimonio dell'Umanità, come la palazzina di caccia di Stupinigi, alle porte di Torino, o l'imponente Reggia di Venaria, definita la Versailles d'Italia, di poco inferiore per dimensioni solo alla Reggia di Caserta. La Reggia di Venaria, infatti, racchiude un borgo, un parco, un gruppo di case, edifici e chiese”

    “Tra il verde di due valli, Chisone e Pellico, e ai piedi delle Alpi Cozie c’è Pinerolo vicino a Torino. La parte più antica della cittadina si trova su una collina…Il nome Pinerolo, che significa pineta, si trova per la prima volta in un documento del 981,…La storia della cittadina è stata legata ai Savoia e al dominio francese, subito più volte dal 1500 fino a quella napoleonico del 1800…..Di tutti gli edifici di epoca francese il luogo più affascinante e misterioso è la prigione Ville de Pignerol, chiamata dagli abitanti Dijon. Luigi XIV, il Re Sole, scelse infatti Pinerolo come sede della prigione di stato in cui recludere i personaggi a lui più scomodi. Tra questi l’infedele ministro delle Finanze Nicola Fouquet, che arrivò addirittura scortato dal moschettiere D’Artagnan….Di certo il prigioniero che più colpisce l’immaginario è quello, rimasto ignoto, della Maschera di Ferro, recluso a Pinerolo per un breve periodo. La sua storia ha ispirato romanzi storici a scrittori come Dumas e Voltaire e anche un film di Randall Wallace …..e proprio alla Maschera di Ferro la cittadina dedica ogni prima settimana di ottobre una manifestazione in costume.”

    “Crevoladossola…. nell’alta Valle Ossola … Tra fantasie, storie e racconti… il paesaggio .. bellissimo. La vallata e la cornice bianca delle montagne…. molto caratteristica con i suoi vicoli e le sue case in pietra, gli archi che collegano una casa all’altra e le porte d’ingresso in legno… Le scale in pietra e i panni stesi al sole… essere capatultati nel passato… sembrava di poter vedere le persone a cavallo mentre vagavano per quei viottoli….il silenzio, la tranquillità e la pace di quel luogo…..la Chiesa di san Pietro e Paolo …molto grande e il campanile in pietra .. suggestivo sia per la bellezza che per la sua altezza….. “

    “Busca…. è una centro del cuneese ai piedi del Monviso, vicino al torrente Maira, un affluente del Po, che dà il nome a tutta la valle…È una zona che alterna gole a radure in cui dominano le conifere…..La valle di Busca è una della sedici valli in cui si parla ancora la lingua occitana provenzale, riconosciuta come lingua minoritaria italiana nel 1999. Una lingua antica, citata da Dante nel De Vulgari Eloquentia, tramandata grazie alla tradizione orale…..si narrano leggende e racconti in occitano, con protagonisti esseri fantastici che abitano i boschi: come le masche (streghe buone) e i sarvan (personaggi metà umani metà animali).”

    “ La fortezza di Finestrelle…..Uno dei più straordinari edifici che possa aver mai immaginato un pittore di paesaggi fantastici: una sorta di gradinata titanica, come una cascata enorme di muraglie a scaglioni, un ammasso gigantesco e triste di costruzioni, che offriva non so che aspetto misto di sacro e di barbarico, come una necropoli guerresca o una rocca mostruosa, innalzata per arrestare un’invasione di popoli, o per contener col terrore milioni di ribelli. Una cosa strana, grande, bella …Il Forte di Fenestrelle è la più grande struttura fortificata d’Europa e la più estesa costruzione in muratura dopo la Muraglia cinese…. nel 1694 Luigi XIV fece erigere a Fenestrelle il forte Mutin….. sulla sponda destra del torrente Chisone….. fu conquistato dalle armate sabaude di Vittorio Amedeo II nell’agosto 1708, dopo un assedio durato 15 giorni. Con il trattato di Utrecht del 1713 l’alta valle del Chisone e il forte Mutin passarono ufficialmente ai piemontesi. Il re di Sardegna, negli anni ‘20, ritenne inadeguato il sistema difensivo e affidò ad Ignazio Bertola l’incarico di progettare nuove fortificazioni a Fenestrelle. Il complesso comprende tre forti (San Carlo, Tre Denti, Valli), tre Ridotte (Carlo Alberto, Santa Barbara, Porte) e due Batterie (Scoglio, Ospedale), collegate fra di loro da una scala coperta di 4000 gradini.”

    “Nel dialetto piemontese il termine "langa" indica le particolari colline, dai morbidi profili, che si rincorrono caratterizzando il paesaggio di una ben precisa zona del Piemonte: una terra affascinante compresa per la maggior parte nella provincia di Cuneo, la zona che da Alba scende verso sud (alla destra del fiume Tanaro), fino ai pendii settentrionali dei monti liguri e, per una porzione minore, nella provincia di Asti, la Langa Astigiana…..Le Langhe in periodo medioevale videro sorgere una miriade di castelli, chiese, abbazie e nei secoli successivi ville gentilizie, palazzi, borghi contadini, casolari….E' una regione collinare, ricoperta di prati, vigne, rigogliosi pescheti, boschi di castagne e campi rossi di fragole. Lungo la dorsale delle colline da Pocapaglia a Montà ci sono le "rocche", forre profonde e affilate che tagliano nel vivo la collina, mettendone a nudo le stratificazioni del terreno…Alba, già abitata nel neolitico ed in epoca romana, ebbe grande importanza in epoca medioevale. Nella pittoresca piazza del Risorgimento sorge il Duomo dedicato a S. Lorenzo. Ha uno splendido campanile lombardo-gotico e nel suo interno vi è un pregevole coro ligneo intarsiato risalente al '500 e un bassorilievo del '400……Pollenzo che sorge sull'area dell'antica colonia latina con scavi archeologici di epoca romana e la Villa Savoia…. Altro centro importante è Cherasco, anello di congiunzione tra Langhe e Roero, vanta diversi edifici civili e religiosi edificati dal medioevo all'epoca barocca. Cherasco è ricordata, fra l'altro, per essere stata durante l'assedio di Torino nel 1706, rifugio per la preziosa Sacra Sindone, qui condotta dalla corte in fuga dalla città…Serralunga d'Alba vanta invece uno dei più importanti manieri della zona, il Castello Falletti di Barolo, mentre Monforte d'Alba centro vinicolo e di villeggiatura, era nel medioevo nucleo dell'eresia catara. Si giunge infine a Grinzane Cavour, dove sorge il Castello Cavour, residenza preferita dal grande statista piemontese, oggi sede dell'enoteca regionale e di un museo etnologico….incuneata nella provincia di Asti, si estende la Langa Astigiana, composta da una serie di piccoli paesini, arroccati sulle colline, ancora immersi nelle suggestive atmosfere del passato….La caratteristica di questo territorio è lo splendido paesaggio di alta collina, punteggiato di castelli, torri di difesa e antiche case in pietra."

    “Asti è la città in Piemonte dal fascino discreto e riservato, nota per le cento torri e per il Palio...il centro storico dove si scorgono le torri mezzate, ha mantenuto la pianta a raggiera tipica dei comuni medievali… Asti si svela insolita anche nei suoi sotterranei, con la cripta di S. Anastasio…..A sud di Alba, Roddi è un piccolo ma suggestivo centro …il superbo castello edificato intorno all'anno Mille... ricco di preziose decorazioni….Acqui Terme che da più di duemila anni fonda la sua ricchezza sulle acque delle fonti: c'è quella bollente, dalle proprietà terapeutiche che sgorga proprio nel cuore della città - nella piazza della Bollente con un'edicola marmorea - e quella nell'Oltrebormida che forma il "lago delle sorgenti", nelle cui vicinanze si trovano le Terme Regina ed una piscina costruita nel 1927. …Dal ponte Carlo Alberto sul fiume Bormida si possono ammirare i resti dell'acquedotto romano costituito da 15 pilastri e 5 archi”

    “Il Piemonte è costellato di laghi…..Una corona di montagne abbraccia il Lago Maggiore…. a dominare lo scenario la catena dell'arco alpino e il massiccio del Monte Rosa….Affascinanti percorsi ed escursioni, alla scoperta delle vallate che si affacciano sul Lago Maggiore: la Val Formazza, con la sua Cascata del Toce; la Val Vigezzo, soprannominata "Valle dei Pittori"; la Valle Anzasca, che culmina con l'abitato walser di Macugnaga e la Valle Antrona, punteggiata da affascinanti laghetti alpini. Tra questi scrigni della natura, nell'area dell'Alto Lago Maggiore, si trova il Parco Nazionale della Val Grande, una delle aree selvagge più estese del centro Europa. Costeggiando il lago, reso famoso dalla presenza delle Isole Borromee, ubicate nell'omonimo golfo antistante Stresa, si incontrano altri numerosi punti di interesse: le sontuose ville e gli splendidi giardini costruiti tra Ottocento e Novecento lungo la sponda piemontese...Il vicino Lago d'Orta contribuisce ad aumentare il fascino….. questo specchio d'acqua ospita l'incantevole Isola di San Giulio. Da Omegna si sale poi in Val Strona… famosi i manufatti in legno, tra cui il Pinocchio di Collodi, e per la produzione di strumenti musicali a fiato in ottone… del In un'altra zona del Piemonte tra Biella, Vercelli ed Ivrea, nella zona collinare morenica della Serra, si trova il Lago di Viverone dove sul lato sud anatre, germani reali, folaghe, svassi e gabbiani si muovono fra boschi e canneti….. il Lago di Avigliana, nel Parco Naturale situato allo sbocco della Valle di Susa, ai piedi del Monte Pirchiarano su cui svetta l’Abbazia della Sacra di San Michele, in una caratteristica zona dell’anfiteatro morenico di Rivoli-Avigliana, a pochi chilometri da Torino.”

    “….costeggiare il Lago Maggiore è sempre un'emozione indimenticabile. Per andare alla scoperta del lato piemontese di uno dei principali laghi alpini, l'itinerario parte da Arona……La Rocca Borromea, ridotta a pochi ruderi, ricorda l'importanza strategica di Arona, mentre il Colosso di San Carlo Borromeo, una statua bronzea alta 35 metri, celebra con la sua imponenza il celebre santo a cui Arona diede i natali. Nel centro cittadino da non perdere la Collegiata della Natività di Maria Vergine, la Chiesa dei Santissimi Martiri e la seicentesca Chiesa della Madonna di Loreto….Villa Carlotta è invece il gioiello più pregevole della vicina Belgirate, prima di arrivare a Stresa.”

    “Stresa è caratterizzata dalle sue eleganti ville liberty, oggi trasformate in alberghi di lusso. Dall'incantevole Parco di Villa Pallavicino, Stresa dona una vista mozzafiato sul Golfo Borromeo, dove sono incastonate le piccole perle delle Isole Borromee: Isola Bella, Isola Madre e Isola dei Pescatori…..capolavoro dell'arte barocca, l'Isola Bella è quasi completamente occupata dal Palazzo Borromeo, con il suo giardino terrazzato all'italiana... l'Isola Madre, la più grande, è caratterizzata da una residenza della famiglia Borromeo e da un incantevole giardino. Infine, l'Isola dei Pescatori è un pittoresco borgo"

    "...questo paese, dove sono nato, ho creduto per molto tempo che..fosse tutto il mondo..Adesso che il mondo l'ho visto davvero e so che è fatto di tanti piccoli paesi, non so se da ragazzo mi sbagliavo poi di molto".

    Cesare Pavese













    Piemonte - Giosuè Carducci

    Su le dentate scintillanti vette
    salta il camoscio, tuona la valanga
    da' ghiacci immani rotolando per le
    selve croscianti :
    ma da i silenzi de l'effuso azzurro
    esce nel sole l'aquila, e distende
    in tarde ruote digradanti il nero
    volo solenne.
    Salve, Piemonte! A te con melodia
    mesta da lungi risonante, come
    gli epici canti del tuo popol bravo,
    scendono i fiumi.
    Scendono pieni, rapidi, gagliardi,
    come i tuoi cento battaglioni, e a valle
    cercan le deste a ragionar di gloria
    ville e cittadi:
    la vecchia Aosta di cesaree mura
    ammantellata, che nel varco alpino
    èleva sopra i barbari manieri
    l'arco d'Augusto:
    Ivrea la bella che le rosse torri
    specchia sognando a la cerulea Dora
    nel largo seno, fosca intorno è l'ombra
    di re Arduino :
    Biella tra 'I monte e il verdeggiar de' piani
    lieta guardante l'ubere convalle,
    ch'armi ed aratri e a l'opera fumanti
    camini ostenta :
    Cuneo possente e pazïente, e al vago
    declivio il dolce Mondoví ridente,
    e l'esultante di castella e vigne
    suol d'Aleramo;
    e da Superga nel festante coro
    de le grandi Alpi la regal Torino
    incoronata di vittoria, ed Asti
    repubblicana.
    Fiera di strage gotica e de l'ira
    di Federico, dal sonante fiume
    ella, o Piemonte, ti donava il carme
    novo d'Alfieri.
    Venne quel grande, come il grande augello
    ond'ebbe nome, e a l'umile paese
    sopra volando, fulvo, irrequïeto,
    —Italia, Italia—
    egli gridava a' dissueti orecchi,
    a i pigri cuori, a gli animi giacenti.
    —Italia, Italia—rispondeano l'urne
    d'Arquà e Ravenna :
    e sotto il volo scricchiolaron l'ossa
    sé ricercanti lungo il cimitero
    de la fatal penisola a vestirsi
    d'ira e di ferro.
    — Italia, Italia!—E il popolo de' morti
    surse cantando a chiedere la guerra;
    e un re a la morte nel pallor del viso
    sacro e nel cuore
    trasse la spada. Oh anno de' portenti,
    oh primavera de la patria, oh giorni,
    ultimi giorni del fiorente maggio,
    oh trionfante
    suon de la prima italica vittoria
    che mi percosse il cuor fanciullo! Ond'io,
    vate d'Italia a la stagion più bella,
    in grige chiome
    oggi ti canto, o re de' miei verd'anni,
    re per tant'anni bestemmiato e pianto,
    che via passasti con la spada in pugno
    ed il cilicio
    al cristian petto, italo Amleto. Sotto
    il ferro e il fuoco del Piemonte, sotto
    di Cuneo 'I nerbo e l'impeto d'Aosta
    sparve il nemico.
    Languido il tuon de l'ultimo cannone
    dietro la fuga austrïaca moría:
    il re a cavallo discendeva contra
    il sol cadente:
    a gli accorrenti cavalieri in mezzo,
    di fumo e polve e di vittoria allegri,
    trasse, ed, un foglio dispiegato, disse
    resa Peschiera.
    Oh qual da i petti, memori de gli avi,
    alte ondeggiando le sabaude insegne,
    surse fremente un solo grido: Viva
    il re d'Italia!
    Arse di gloria, rossa nel tramonto.
    I'ampia distesa del lombardo piano;
    palpitò il lago di Virgilio, come
    velo di sposa
    che s'apre al bacio del promesso amore:
    pallido, dritto su l'arcione, immoto,
    gli occhi fissava il re: vedeva l'ombra
    del Trocadero.
    E lo aspettava la brumal Novara
    e a' tristi errori mèta ultima Oporto.
    Oh sola e cheta in mezzo de' castagni
    villa del Douro,
    che in faccia il grande Atlantico sonante
    a i lati ha il fiume fresco di camelie,
    e albergò ne la indifferente calma
    tanto dolore!
    Sfaceasi; e nel crepuscolo de i sensi
    tra le due vite al re davanti corse
    una miranda visïon: di Nizza
    il marinaro
    biondo che dal Gianicolo spronava
    contro l'oltraggio gallico : d'intorno
    splendeagli, fiamma di piropo al sole,
    I'italo sangue.
    Su gli occhi spenti scese al re una stilla,
    lenta errò l'ombra d'un sorriso. Allora
    venne da l'alto un vol di spirti, e cinse
    del re la morte.
    Innanzi a tutti, o nobile Piemonte,
    quei che a Sfacteria dorme e in Alessandria
    diè a l'aure primo il tricolor, Santorre
    di Santarosa.
    E tutti insieme a Dio scortaron l'alma
    di Carl'Alberto.—Eccoti il re, Signore,
    che ne disperse, il re che ne percosse.
    Ora, o Signore,
    anch'egli è morto, come noi morimmo,
    Dio, per l'Italia. Rendine la patria.
    A i morti, a i vivi, pe 'I fumante sangue
    da tutt'i campi,
    per il dolore che le regge agguaglia
    a le capanne, per la gloria, Dio,
    che fu ne gli anni, pe 'I martirio, Dio,
    che è ne l'ora,
    a quella polve eroïca fremente,
    a questa luce angelica esultante,
    rendi la patria, Dio; rendi l'Italia
    a gl'italiani.

    Ceresole reale, 27 luglio 1890









    Il territorio corrispondente all'attuale Piemonte era anticamente abitato da popolazioni celtiche e liguri.
    Tranne che per alcune zone alpine, la regione fu conquistata dai Romani, negli anni successivi alla discesa di Annibale, e con il riordinamento augusteo dell'Italia, il Piemonte fu compreso in parte nella XI regione, la Transpadana, e parte nella IX, la Liguria.

    Invaso dagli Ostrogoti e dai Borgognoni (secc. V-VI), fu completamente distrutto, e fu solo dopo la restaurazione bizantina, con l'invasione longobarda, che si ebbe una prima sistemazione della regione che prese il nome di Neustria.
    Probabilmente divisa nei ducati di Novara, Ivrea, Asti, Tortona e Torino, fu teatro di una lotta per il predominio, che vide Torino prevalere, ed alcuni suoi duchi diventare re (Agilulfo, Arioaldo, Garibaldo, Ragimperto).

    L'eccessiva potenza dei duchi della Neustria, e specie di quello di Torino, però indussero i re longobardi a sostituirli.
    Con l'introduzione del cristianesimo, probabilmente nel IV sec., il territorio fu diviso in diocesi (Torino, Ivrea, Aosta, Alba, Acqui), che nel V sec. aumentarono con l'aggiunta di Tortona, Asti, Novara e Vercelli.

    Il sistema feudale fu introdotto dai Franchi, e vi si creò una potente aristocrazia laica ed ecclesiastica, specie inseguito al formarsi del Regno Italico feudale del IX e X sec.
    Oltre al comitato di Torino, acquistò importanza rilevante quello di Ivrea, unito alla contea di Aosta, che, sotto gli Anscarici e gli Arduinici, diventò centro della politica italica.

    Tra la lotta delle investiture (XI sec.), in cui la stessa contea fece da intermediaria tra papato e Impero, e le lotte antisveve (XII-XIII sec.), il Piemonte passò da una struttura integralmente feudale e monastica alla nascita dei comuni, sollecitati dall'incremento demografico, commerciale e agricolo. Asti (il più potente Comune nella regione, noto per le sue imponenti attività bancarie), Chieri, Ivrea, Novara, Torino, Tortona (XI sec.), Cuneo, Mondovì, Vercelli, Alba (XII sec.); Savigliano (XIII sec.), ecc.

    Contro molte di queste città si allearono le forze feudali, come il Monferrato, e l'imperatore Federico I Barbarossa finché si arrivò alla pace di Costanza (1183), ed al riconoscimento dell'autonomia delle città.

    L'eterna lotta tra Asti ed i marchesi del Monferrato, portò alcuni comuni (Cuneo, Busca, Fossano, Savigliano, Mondovì, Cherasco, Alba, Alessandria, Tortona, Chieri, Bra), nella seconda metà del XIII sec., ad allearsi con il re Carlo I d'Angiò, dando il via al dominio angioino nella regione.

    Questo dominio durò fino al XIV sec. e fu abbattuto solo con l'allargarsi dell'influenza della famiglia Visconti, che tra il XIV e il XV sec. tenne più o meno continuativamente Alessandria, Vercelli, Tortona, Bra, Alba, Novara, Asti.

    I Savoia, tra il XIII e il XV sec., estesero i loro possessi su una vasta sezione del Piemonte, e Amedeo VIII (1391-1434), avuto il titolo di duca di Savoia (1416) e di principe di Piemonte (1418), avviò l'unificazione politica e amministrativa dei possessi della famiglia.

    Il Piemonte rimase però aperto ai vari influssi francesi, del marchesato di Saluzzo e di Asti, dove alla dominazione subentrò quella degli Orléans.
    Il Piemonte, ridotto nella seconda metà del XVII sec. a semi-vassallaggio dal re Luigi XIV, si risollevò durante le guerre di successione.
    I domini dei Savoia, servirono a unificare la regione e diedero al Piemonte una rilevanza internazionale, relegando però il panorama intellettuale delle città piemontesi ad una condizione di emarginazione dallo spirito rinnovatore dell'Illuminismo.

    Il Piemonte si aprì maggiormente alla civiltà europea solo con l'annessione alla Francia (1798) e poi con la partecipazione al Risorgimento.




    In una Domenica di calcio, come non ricordre,
    essendo in Piemonte:

    Il Grande Torino



    La sequenza trionfale del Grande Torino si interruppe tragicamente il 4 maggio 1949 alle ore 17,05. I giocatori del Torino tornavano a casa da una trasferta a Lisbona per una partita contro il Benfica, concordata tra i due capitani delle squadre.


     
    Top
    .
  2. gheagabry
     
    .

    User deleted



    Piemonte

    (in piemontese Piemont [pje'mʊnt]) è una regione dell'Italia nord-occidentale di oltre 4,4 milioni di abitanti con capoluogo Torino. Confina ad ovest con la Francia (regioni Rodano-Alpi e Provenza-Alpi-Costa Azzurra), a nord-ovest con la Valle d'Aosta, a nord con la Svizzera (cantoni Vallese e Ticino), ad est con la Lombardia, a sud-est con l'Emilia-Romagna (condivendo un confine di poco meno di 8 km) e a sud con la Liguria.


    Fiume Po



    Il Po è un fiume dell'Italia settentrionale. La sua lunghezza, 652 km lo rende il più lungo fiume interamente compreso nel territorio italiano, quello con il bacino più esteso (ca. 71.000 km²) e anche quello con la massima portata alla foce, sia essa minima (assoluta 270 m³/s), media (1.540 m³/s) o massima (13.000 m³/s). Ha origine in Piemonte, bagna quattro capoluoghi di provincia (nell’ordine Torino, Piacenza, Cremona e Ferrara) e segna per lunghi tratti il confine tra Lombardia ed Emilia-Romagna, nonché tra quest’ultima e il Veneto, prima di sfociare nel mare Adriatico in un vasto delta con 6 rami. Per la maggior parte del suo percorso il Po scorre in territorio pianeggiante, che da esso prende il nome (pianura o valle padana). In ragione della sua posizione geografica, della sua lunghezza, del suo bacino e degli eventi storici, sociali ed economici che intorno ad esso hanno avuto luogo dall’antichità fino ai giorni nostri, il Po è riconosciuto come il più importante corso fluviale italiano.



    Valle Po



    Il Po a Torino






    Il Parco del Valentino a Torino, lungo il Po


     
    Top
    .
  3. tomiva57
     
    .

    User deleted


    il piemonte

    Il piemonte offre ai turisti una varietà enorme di intrattenimenti, essendo le sue terre ricche di risorse naturali e paesaggistiche. Un posto di rilievo è occupato senza dubbio dal patrimonio artistico-culturale condiviso da città e paesi ricchi di testimonianze di differenti periodi storici: dal gotico, al romanico al neoclassico fino al barocco e all'arte contemporanea. Un paesaggio che si caratterizza per i magnifici palazzi barocchi, le Residenze Reali, le chiese, i castelli, le città termali (Vinadio, Acqui Terme o Agliano Terme per citarne alcune) e mete del turismo religioso (tra cui spicca il Santuario di Oropa) che sono parte di una molteplicità di itinerari di carattere storico e ambientale, tra lussureggianti paesaggi collinari, montani e di pianura. Il Piemonte è considerata la regione alpina per eccellenza, del resto il suo stesso nome “ai piedi del monte” richiama immagini suggestive di cime perennemente innevate e massicci tra i più alti d'Europa come il Monte Rosa, già citato da Leonardo, ed il Monviso da cui sgorgano le acque del fiume Po.

    In merito all'offerta turistica relativa al settore agroalimentare, si distingue tra le regioni italiane in quanto diffusissimi sono gli agriturismo e gli alberghi che offrono cibo genuino della tradizione piemontese, nonché vini di elevata qualità garantiti dal marchi DOC e DOCG: Asti spumante, Barbera, Grignolino, Dolcetto, Nebbiolo o con Barolo o Barbaresco, ormai presenti nelle maggiori aste internazionali, ritenuti al pari dei più blasonati francesi Champagne, Borgogna e Bordeaux, i vini piemontesi si possono degustare direttamente dai produttori o nelle moltissime vinerie piemontesi, nelle enoteche e nei “wine bar”. Nell'offerta turistica sono inoltre compresi i prodotti tipici delle campagne piemontesi: dalle verdure alla frutta passando attraverso alcune fra le carni più ricercate e pregiate al mondo, infatti la "Razza bovina piemontese" è autoctona e si è sviluppata nell'arco di trentamila anni contribuendo a scrivere la storia della società contadina in Piemonte. Per non parlare dei formaggi (per citarne uno tra i più rinomati la Robiola di Roccaverano), dei salumi e degli insaccati. Immancabile nel menu' turistico, il famoso Tartufo d'Alba.


    Inoltre la regione vanta due tra le più importanti istituzioni italiane in campo alimentare, la Scuola di Cucina ICIF - Istituto Culinario Italiano per Stranieri che nel 1997 ha inaugurato la prestigiosa sede sita nel Castello medievale di Costigliole d'Asti, e L'Università degli Studi di Scienze Gastronomiche meglio nota come "Università del Gusto" a Pollenzo, fondata da Slowfood, la cui filosofia è basata sulla tutela e sulla diffusione dei prodotti di alta qualità. È frequentata da studenti di diverse nazionalità che diverranno chef di successo e attrae turisti da tutto il mondo, curiosi di sperimentare sulla loro "pelle" il "piacere del mangiare sano" per eccellenza. La fama di questo istituto si è accresciuta a livello internazionale negli ultimi anni grazie anche alla promozione e al successo ottenuto in iniziative come il Salone del Gusto di Torino o la rassegna internazionale dei formaggi “Cheese” a Bra.

    Il Piemonte ha un'importante tradizione per quanto riguarda il folklore popolare: feste paesane, sagre, Palii, manifestazioni enogastronomiche e rievocazioni storiche, sono solo alcuni aspetti della variegata gamma di eventi e intrattenimenti in cui i turisti possono intrattenersi nelle province Piemontesi. Talvolta trattasi di veri intrecci enogastronomici e culturali, ambita meta di gente di ogni età e cultura. Per citarne alcuni, il Carnevale di Ivrea, il Carnevale di Vercelli, il Palio di Asti, il Festival delle sagre astigiane, la Sagra dell'Uva di Caluso, la Sagra della Polenta a Monastero Bormida, l'Assedio di Canelli e tanti altri del medesimo spessore e rilevanza a livello nazionale ed internazionale.

    Dal punto di vista del turismo alpino, la Regione Piemonte negli ultimi anni si è distinta inoltre per i propri impianti sciistici, (330 assieme a quelli della Valle d'Aosta), rinomati a livello internazionale, dove è possibile praticare sci alpino, fondo, snowboard e slittino. Su tutte, spiccano ad esempio le località di Sestriere, (dove dal 1967 si svolgono le gare di Coppa del Mondo di sci alpino, e che nel 1997 è stata sede dei mondiali di sci alpino: inoltre nel febbraio 2006 ha ospitato le gare di sci alpino dei XX Giochi olimpici invernali), di Bardonecchia e Limone Piemonte. Altre famose località sciistiche sono Alagna Valsesia, appartenete al comprensorio interregionale del Monterosa Ski, Macugnaga, sotto la splendida parete est del Monte Rosa, il Mottarone, dalle splendide piste panoramiche sui grandi laghi prealpini (Lago Maggiore, Lago d'Orta), il comprensorio Mondolè Ski (Artesina, Prato Nevoso, Frabosa Soprana) e l'Alpe di Mera. Ultimamente accanto agli impianti prettamente sciistici, si sono riscoperti centri di wellness e fitness, che essendo collocati in zone alpine o ad elevata valenza naturalistica e paesaggistica, attraggono turisti provenienti dall'estero e dalle altre regioni, durante il corso dell'anno.

    Ultimo ma non meno importante, è il turismo incentrato sulla valorizzazione dei laghi piemontesi, primo fra tutti il Lago Maggiore, destinazione di persone affascinate dalla ricca vegetazione, dai tesori artistici e naturali, dalle montagne circostanti e da un vero gioiello naturale costituito dalle Isole Borromee, visitate annualmente da migliaia di turisti.
     
    Top
    .
  4. gheagabry
     
    .

    User deleted




    Storia dei vini del Piemonte

    La vite è presente in Piemonte in età romana ed è descritta da Plinio il Vecchio con parole elogiative delle caratteristiche qualitative e della sua ampia diffusione.
    Durante il Medio Evo si nota un incremento delle zone vitate ed una maggiore offerta dei suoi vini; ma è nel XVIII secolo che prende il via il notevole rinnovamento agricolo: la coltivazione della vite è portata felicemente al livello collinare.
    Nel XIX secolo il Conte Camillo Benso di Cavour interviene a regolamentare le vigne, in particolare si prodiga affinché venga impiantato anche il vitigno pinot nero, purtroppo quasi annullato poi dalla fillossera. Il Piemonte vitivinicolo è forse la regione italiana nella quale lo sviluppo dell'agricoltura è stato più strettamente legato all'evoluzione politica. All'inizio di questo secolo furono proprio i Piemontesi che cercarono di attuare una disciplina dei vini tipici, di pregio e di origine: dal Piemonte partì la maggior parte delle istanze e delle proposte per regolamentare la delicata materia.
    La viticoltura è ampiamente diffusa e ben curata in ogni provincia: è parte del costume e della storia di questa regione.
    La vigna è distribuita in ampi spazi collinari ed allevata con cura seguendo principalmente metodi tradizionali.
    I vitigni più diffusi sono, tra i rossi, il barbera in tutta la regione; nell'Albese il nebbiolo, che da origine a vini quali il Barolo, il Barbaresco e il Nebbiolo d'Alba il dolcetto, il grignolino, il freisa; tra i bianchi, il cortese, l'erbaluce l'arneis, la favorita e, soprattutto, il moscato.
    La zona di Alba, la Langa, è un ambiente ricco di cultura e di emozionanti realtà vinicole e di cucina.
    Il Monferrato, che comprende quasi l'intero territorio della provincia di Asti e parte della provincia di Alessandria, produce una gamma di vini D.O.C molto vasta con tre dominanti: la Barbera d'Asti, la Barbera del Monferrato e il Moscato d'Asti. I "nuovi" vitigni: pinot nero, pinot bianco, chardonnay, syrah e cabernet sauvignon.
    A Nord, presso Torino, sei nell'Eporediese, ove si coltiva l'erbaluce; a Sud la zona dei colli tortonesi confinante con quella di Gavi famosa per il suo vino bianco Cortese di Gavi o tout court Gavi.



    Vini D.O.C.G.

    Asti
    Barbaresco
    Barolo

    Moscato d'Asti
    Nebbiolo
    Gattinara

    Ghemme
    Cortese di Gavi

    Le produzioni a Denominazione di Origine Controllata e Garantita, rappresentando il livello più alto destinato ai vini di particolare pregio, vengono immesse al consumo in bottiglie contrassegnate da un'apposita fascetta di Stato numerata, posta a cavallo del tappo, testimone dei controlli effettuati su ogni partita di vino prima dell'imbottigliamento.



    Statua al fiume Po, Torino...












     
    Top
    .
  5. tomiva57
     
    .

    User deleted


    SANTUARIO di OROPAimage


    Meta ideale per chi desidera unire momenti di serenità interiore a occasioni di approfondimento culturale, Oropa si colloca in uno scenario unico e incontaminato a soli 15 minuti dal centro di Biella

    Il Santuario di Oropa sorge a 1200 m di altitudine ed è il più importante Santuario mariano delle Alpi: inserito in una cornice naturale di assoluta bellezza, è un luogo di incontro, di dialogo, di ascolto, di contemplazione e di preghiera. Come una gemma incastonata tra il velluto dei verdi prati circostanti, il Santuario appare oggi come una reggia, il cui grandioso insieme di edifici viene quasi stemperato dalle montagne circostanti.

    Secondo la tradizione l’origine del Santuario è da collocarsi nel IV secolo, ad opera di S. Eusebio, primo vescovo di Vercelli. I primi documenti scritti che parlano di Oropa, risalenti all’inizio del XIII secolo, riportano l’esistenza delle primitive Chiese di Santa Maria e di San Bartolomeo, di carattere eremitico, che costituivano un punto di riferimento fondamentale per i viatores (viaggiatori) che transitavano da est verso la Valle d’Aosta.

    Lo sImageviluppo del Santuario subì diverse trasformazioni nel tempo, fino a raggiungere le monumentali dimensioni odierne tramutandosi da luogo di passaggio a luogo di destinazione per i pellegrini animati da un forte spirito devozionale.

    Il maestoso complesso è frutto dei disegni dei più grandi architetti sabaudi: Arduzzi, Gallo, Beltramo, Juvarra, Guarini, Galletti, Bonora hanno contribuito a progettare e a realizzare l’insieme degli edifici che si svilupparono tra la metà del XVII e del XVIII secolo.
    Dal primitivo sacello all'imponente Basilica Superiore, consacrata nel 1960, lo sviluppo edilizio ed architettonico è stato grandioso.
    Articolato su tre piazzali a terrazza, il complesso è imperniato su due grandi luoghi di culto: la Basilica Antica, realizzata all'inizio del XVII secolo e in cui si venera la Madonna Nera, per tradizione portata e nascosta da S. Eusebio ad Oropa, e la Chiesa Nuova. Completano la struttura monumentali edifici, chiostri e la solenne scalinata che conduce alla Porta Regia.
    La chiesa della Madonna Nera
    Cuore spirituale del Santuario, la Basilica Antica è stata realizzata nel Seicento, in seguito al voto fatto dalla Città di Biella in occasione dell'epidemia di peste del 1599. Nel 1620, con il completamento della Chiesa, si tenne la prima delle solenni incoronazioni che ogni cento anni hanno scandito la storia del Santuario. La facciata, progettata dall'architetto Francesco Conti, semplice nell'eleganza delle venature verdastre della pietra d'Oropa, è nobilitata dal portale, più scuro, che riporta in alto lo stemma sabaudo del duca Carlo Emanuele II, sorretto da due angeli in pietra. Sull'architrave del portale si trova scolpita l'iscrizione “O quam Imagebeatus, o Beata, quem viderint oculi tui”, che dai primi decenni del sec. XVII è il saluto augurale che il pellegrino, raggiunta la meta, riceve varcando la soglia della Basilica. Innalzata sul luogo dove sorgeva l'antica chiesa di Santa Maria, conserva al suo interno, come un prezioso scrigno, il sacello eusebiano, edificato nel IX secolo. Nella calotta e nelle pareti interne del Sacello sono visibili preziosi affreschi risalenti al Trecento, opera di un ignoto pittore, detto il Maestro di Oropa. Il ciclo di affreschi, incentrato sulla Vergine e su alcuni santi che dovevano essere particolarmente venerati nell'antico romitorio, costituisce una preziosa testimonianza di iconografia sacra. All'interno del Sacello è custodita la statua della Madonna Nera, realizzata in legno di cirmolo dallo scalpello di uno scultore valdostano nel XIII secolo. Il manto blu, l'abito e i capelli color oro fanno da cornice al volto dipinto di nero, il cui sorriso dolce e austero ha accolto i pellegrini nei secoli. Secondo la tradizione, la statua venne portata da Sant'Eusebio dalla Palestina nel IV secolo d.C. mentre fuggiva dalla furia della persecuzione ariana; adoperandosi per la diffusione della devozione mariana, Sant'Eusebio avrebbe nascosto la statua tra le rocce dove ora sorge la Cappella del Roc, costruita nella prima metà del Settecento dagli abitanti di Fontainemore, località valdostana ancora oggi fortemente legata al Santuario dall'antica processione che si snoda ogni cinque anni tra i monti che separano le due vallate. Durante i lavori di restauro eseguiti nei primi mesi del 2005, sono emerse sulla volta decorazioni risalenti al XVII secolo, caratterizzati da motivi floreali giallo ocra su campo di colore azzurro, recente scoperta di un passato che ha ancora misteri da svelare.

    Basilica Superiore
    Oltre l'imponente scalinata che si apre a monte del Piazzale Sacro, lo sguardo si apre verso la Basilica Superiore, costruzione dalle proporzioni monumentali che si trova allo stesso tempo in rapporto di armonia con le alte montagne circostanti e in lieve contrasto con la dimensione spirituale e raccolta dell'Antica Basilica. L'esigenza di costruire una nuova chiesa, considerato l'elevato numero di pellegrini che si recavano in preghiera al Santuario, venne avvertita sin dal XVII secolo, quando si iniziò a discutere del progetto di realizzazione. Sul finire dell'Ottocento, venne scelto il progetto dell'architetto Ignazio Amedeo Galletti (1726-1791), elaborato un secolo prima, e, proseguendo lo sviluppo del Santuario verso Nord, venne deviato il torrente Oropa per disporre dello spazio necessario. Posata la prima pietra nel 1885, i lavori proseguirono con molta difficoltà attraverso le due guerre mondiali, coinvolgendo nume rosi e qualificati consulenti tecnici. La cupola, che si eleva per oltre 80 m dal pavimento, fa da corona all'imponente monumento, che venne consacrato nel 1960. Tre grandi portali in bronzo, preceduti da un ampio pronao, descrivono la storia del Santuario, dalle origini eusebiane fino alla costruzione della Chiesa Nuova, sulla quale aprono l'accesso. Un ampio spazio ottagonale, sovrastato dalla cupola sorretta da alte colonne tra le quali si aprono sei cappelle dedicate alla storia della vita della Vergine, accoglie i visitatori all'interno dell'ampia e grandiosa sala. L'altare maggiore, posto al centro della sala minore, è sormontato dall'aereo ciborio, moderna opera dell'artista milanese Gio Ponti. La Basilica Superiore è un' opera grandiosa voluta dalle ultime generazioni di biellesi e da tanti devoti alla Vergine Bruna, la cui testimonianza è stata lasciata nella sottostante cripta del suffragio, che accoglie nei suoi rivestimenti marmorei i nomi scolpiti dei devoti; si può qui ammirare un'interessante e rara collezione di presepi provenienti da tutto il mondo, testimonianza di fede e di svariate culture che hanno attraversato i confini del tempo e dello spazio per giungere nelle braccia della Madonna Nera di Oropa.


    image
    LA VERA STORIA DELLA VESPA

    .... Chi VESPA mangia le mele

    Sessanta anni fa, nasceva a Biella la mitica Vespa, simbolo delle estati spensierate del dopoguerra. Quest’anno il suo compleanno viene ricordato con raduni ed eventi organizzati in tutto il Piemonte - a Biella ci ha pensato lo storico Vespa Club fondato nel 1951 - perché il prototipo è stato costruito proprio nel Biellese.

    Prima dell’ufficiale deposito del brevetto, avvenuto a Firenze il 23 aprile 1946, il prototipo dell’ingegnere abruzzese Corradino d’Ascanio venne infatti testato sulla strada che va dal Bottalino al Santuario d’Oropa. Biella conserva il ricordo di questo evento e lo celebra con una targa sul palazzo di via Lamarmora, che oggi ospita gli uffici della Cgil ma risulta falsa, in quanto da fonti certe si apprende come la prima vespa, “paperina” e non paperino come erroneamente viene chiamata, nacque in realtà a Pavignano nei locali dell’ex Lanificio Faudella, dove inizialmente la Piaggio, diretta dall’Ing. Del Corso, era stata adibita alla produzione di materiale aeronautico, eliche, motori e carrelli per aerei, tant'è che le ruote della Vespa, altro non sono che carrelli di aereo, ed il motore era utilizzato come motorino d'avviamento dei veivoli (qualcuno sostiene lo fosse anche di carro armati).

    Ad ogni modo, la targa rappresenta un’occasione per ricordare con affetto un’elegante sintesi di stile e funzionalità tipica di quel design italiano tanto amato anche all’estero, e magari un suggerimento per riscoprire la magia di un’estate in Vespa emulando Audrey Hepburn e Gregory Peck in “Vacanze romane”.
    Ovviamente, ma questo è un mio pensiero del tutto personale la Vespa rimane certamente non solo un mito ma un veicolo a due ruote che nulla ha a che fare con gli scooter odierni...è vero il tempo passa ma la bellezze di una Vespa non è paragonabile nemmeno al + bello scooter in produzione...non ci credete? Allora domandate a chi lo fa, quant'è bello andare in giro per i colli bolognesi con una Vespa magari 50 special che ti risolve i problemi

    image




    lago d'orta

    image

    È storia antica la storia delle terre cusiane. Questo angolo di Piemonte, stretto tra la pianura irrigua novarese e il primo incurvarsi delle colline che verso nord lentamente si trasformano nelle montagne dell’Ossola, ha visto il primo concretizzarsi della presenza umana aggregata ben prima dell’affermazione della potenza romana.
    I primi abitanti della Riviera di San Giulio sono stati con ogni probabilità i Liguri, che nel tempo poi subirono un influsso celtico. Destino comune a tutto il novarese: gli abitanti della Riviera furono poi conquistati dai Galli e infine invasi dai Romani.
    Durante la dominazione romana, il Cusio fu utilizzato soprattutto come avamposto militare.
    Le prime tracce scritte relative all'isola di San Giulio sono riferite ad un distico del vescovo di Pavia Ennodio, che fa accenno al castello fatto costruire nell'isola del vescovo di Novara Onorato.
    Paolo Diacono invece, nella sua “Historia Longobardorum” racconta le vicende di Mimulfo duca dell'Isola di San Giulio che tradì il suo re Agilulfo, vendendosi ai Franchi. Agilulfo condannò alla decapitazione il duca traditore, di cui fu trovato, sul finire del Seicento, il cadavere inumato in un basamento di colonna.
    Di tipo archeologico sono invece altre fonti. Di grande interesse, ad esempio una lastra tombale sulla quale era inciso l'epitafio del vescovo di Novara Filacrio, morto nel 553; oltre alle tracce delle fondamenta di un edificio religioso databile al V sec.,e a un’altra lastra tombale con incisi pavoni e datteri dell'inizio del V sec
    Queste testimonianze sono ricche di punti di contatto con la leggenda di S. Giulio e S.Giuliano, i due missionari greci che evangelizzarono la zona, secondo la tradizione, sul finire del III sec.
    L'isola fu quindi sede di un ducato longobardo, poi parte dell'Impero Carolingio.
    In questa fase della sua storia, il Cusio fece giuridicamente parte del comitato di Pombia, seguendone le sorti.
    Nella seconda metà del IX secolo, con la dissoluzione dell’Impero Carolingio e l’affermarsi del reticolo di feudatari, spesso in lotta fra di loro per conquistare una supremazia sul territorio italiano, furono i vescovi ad acquistare potenza e autorità, muovendosi con abilità, approfittando dello sfaldamento dell'impero per colmare il vuoto di potere che si era creato.
    Su questo scenario si svolge una delle vicende storiche più “popolari” tra quelle occorse al territorio cusiano. Nel 950 sono in lotta Berengario II con il figlio Adalberto contro i vescovi e la Chiesa. Nel 957 ritroviamo Berengario nell'isola di S. Giulio trasformata ormai in fortezza quando, in lotta con l'imperatore tedesco Ottone I per il trono d'Italia, vi si rinchiuse con il figlio e subì un assedio di due mesi da parte di Litolfo, figlio di Ottone. Nel 962, Ottone in persona si mosse contro Berengario, sconfitto ma non domato, che andò ad asserragliarsi nella Rocca di S. Leo nel Ducato di Spoleto, mentre sull'Isola di S. Giulio sbarcava la Regina Willa con i tesori prelevati dal Palazzo Reale di Pavia e faceva restaurare le fortificazioni. Willa si arrese dopo uno storico assedio. Un assedio passato alla storia anche perché proprio in quei lunghi mesi vide la luce Guglielmo da Volpiano. Monaco dell'ordine dei Benedettini, abate di ben quaranta monasteri che riformò e ricostruì, egli portò un soffio nuovo nell'Europa medioevale. Fu nel Medioevo una delle più importanti figure della vita religiosa e della cultura artistica dell'occidente cristiano a cavallo dell'anno Mille; dapprima monaco a Lucedio (Vercelli), quindi amico e seguace degli abati di Cluny, poi a Digione dove ha costruito una delle più importanti abbazie del primo romanico, quella di San Benigno
    Alla fine dell’assedio Ottone si dimostrò particolarmente mite con gli sconfitti e con la regina Willa, lasciandola libera di raggiungere suo marito. Ottone, con diploma del 29 luglio 962, dona ai canonici di S. Giulio due corti con diverse fattorie, mulini, servi e diritti vari ad Agrate e a Barazzola.
    Sono gli albori del potere temporale dei vescovi di Novara sulla terra di S. Giulio, potere che solo nei primi anni del nuovo millennio fu riconosciuto dagli imperatori . Era il 1219, e da quell'anno si può far datare il sorgere dello stato episcopale che durò fino alla fine del sec. XVIII, con una ripresa dopo il Congresso di Vienna e la definitiva cessione del potere ai Savoia nel 1817.
    Prima di andare a fare parte integrante del futuro Regno di Sardegna, il Cusio conobbe la dominazione francese e poi quella austriaca. Con l’atto di cessione ai Savoia, in cambio di una rendita annua, il vescovo rinunciava completamente ai domini feudali e giurisdizionali, ma conservava il castello e i palazzi dell'isola mantenendo il titolo di Principe.


    l'isola di san giulio

    La leggenda narra che l'Isola un tempo era dominata da un grosso serpente che aveva distrutto ogni cosa. Ma quando Giulio, un Santo viaggiatore che comandava alle onde, alle tempeste, agli animali feroci e agli uomini, si avvicinò al lago, stendendo la mano scacciò gli animali feroci che lo minacciavano; stese quindi il suo mantello sull'acqua e salendovi quasi fosse un'imbarcazione si diresse verso l'Isola senza bagnarsi. Il serpente sparì e l'Isola apparve a San Giulio come un'immensa roccia nuda. Stanco e vicino alla morte volle eleggere quel luogo come sua ultima dimora e decise di costruirvi la sua centesima ed ultima chiesa.
    image

    L'Isola di San Giulio appare ora come un luogo di grande misticismo. Qui nell'anno 962 nacque Guglielmo di Volpiano, durante l'assedio dell'Imperatore Ottone alla regina Willa, moglie del re Berengario II che aveva tolto l'Isola al Vescovo di Novara.

    Il grande edificio centrale era un Castello. L'Isola è stata infatti sede del castellano o governatore che rappresentava il Vescovo. Nel 1842 venne distrutto per costruirvi un seminario. Ora si é insediata la comunità di monache Benedettine, la cui spiritualità contribuisce a dare grande forza mistica ad un luogo immerso naturalmente nel silenzio.


    La Basilica dell'Isola è stata fondata da San Giulio attorno all'anno 390 ed è stata poi modificata nei secoli successivi: tra l'VIII e il IX secolo sullo stesso luogo venne costruito un nuovo edificio che verrà poi danneggiato durante gli assedi di Litolfo e Ottone I° (l'abside maggiore risale a questo periodo). Dopo il 962 i canonici, beneficiati dal diploma dell'Imperatore Ottone 1°, si dedicarono alla ricostruzione dell'edificio, conservando l'abside della vecchia chiesa ed ampliandolo realizzando tre navate, la nave traversa, le due absidi minori e la facciata. La cupola risale agli ultimi anni del XI secolo.

    Nella Basilica oltre a sculture lignee del XV sec. ed affreschi (sec. XV, XVI,XVIII), si trova l'ambone scolpito nella pietra di serpentino grigio-verde proveniente dalla vicina cava di Oira. La particolarità di questa pietra è quella di avere una lucentezza grassa che al contatto con l'aria cambia colore assumendo la tinta del bronzo. Il personaggio raffigurato tra l'aquila ed il leone alato è probabilmente Guglielmo di Volpiano.

    Guglielmo di Volpiano avrebbe fatto costruire la torre campanaria di San Giulio intorno all'anno 1000, nello stesso tempo in cui stava realizzando l'abbazia di S. Benigno di Fruttuaria con l'appoggio di Arduino.

    Le eleganti ville che si affacciano sul lago erano un tempo le case dei canonici. Ad esse nel 1763 per una più facile identificazione, era stato imposto loro il nome dei santi. Tra queste si trova Villa Tallone. Qui nel mese di giugno si svolge il "Festival Cusiano di Musica Antica", giunto quest'anno alla quindicesima edizione. Questa prestigiosa manifestazione è coordinata dall'Associazione Amici della Musica di Novara. Durante le domeniche di settembre invece vi si svolgono i concerti pianistici.





    isola bella

    image
    L'Isola Bella sorge a poco più di 400 m dal lungolago di Stresa. Il suo punto più alto è di soli 28 m. dal livello del Lago. Situata a sud-est dell'Isola dei Pescatori, è sicuramente la più importante delle Isole Borromee per lo splendido palazzo barocco e l'incantevole giardino che ospita. Sull'isola, anticamente abitata da pescatori, Carlo III Borromeo (1586-1652) stabilì di far edificare un intero borgo che volle chiamare con il nome della sua sposa, Isabella d'Adda, da cui l'attuale nome del luogo. I lavori di trasformazione dell'isola e di edificazione del palazzo iniziarono nel 1632 e proseguirono poi con maggior vigore sotto gli auspici del figlio di Carlo III, Vitaliano VI Borromeo (1620-1690). Quest'ultimo decise infatti di costruire anche il giardino e incaricò dell'ultimazione dei lavori del palazzo Angelo Crivelli, cui più tardi si affiancarono alcuni dei migliori architetti dell'epoca.
    Il monumentale complesso, realizzato in stile barocco, fu in seguito ulteriormente ampliato nel corso del XVIII e XIX secolo; la facciata settentrionale venne completata solo nel 1959. Il palazzo è una struttura omogenea formata da tre corpi massicci e compatti: quello centrale presenta quattro piani, mentre i due laterali solo tre. Il 14 aprile 1935 presso la residenza si svolse un incontro tra i rappresentanti dei governi italiano, francese e inglese (Mussolini, Lavai e Mac Donald) finalizzato a garantire la pace in Europa mediante un accordo di collaborazione fra i tre Paesi. Nel cortile, a destra del complesso, sorge la cappella dei Borromeo, progettata alla fine del XVIII secolo ma realizzata solo nella prima metà dell'Ottocento: vi sono conservati il monumento funerario della famiglia Birago (scolpito nel 1522 da Agostino Busti detto il Bambaia) e quelli di Giovanni e Camillo Borromeo (opera di Giovanni Antonio Amadeo); i primi due furono trasportati nella cappella dalla soppressa chiesa di S.Francesco Grande in Milano, il terzo dalla chiesa di San Pietro in Gessate.

    Il parco del palazzo, esempio tra i più notevoli di giardino barocco all'italiana seicentesco, fu progettato da Angelo Crivelli e Carlo Fontana e realizzato contemporaneamente al palazzo. Disposti asimmetricamente rispetto a quest'ultimo, i giardini sono formati da dieci terrazze sovrapposte a gradinata e decorate con fontane, statue (scolpite per la maggior parte dal Simonetta e dal Resnati), nicchie. La splendida vegetazione che li adorna include rododendri, azalee, una ricchissima collezione di camelie, aranci, cedri, magnolie e numerose specie esotiche: di ogni varietà vengono indicati la provenienza e il nome. In cima all'ultima terrazza sorge il "Teatro", anfiteatro incastonato su un fondale di pietra decorato con i simboli araldici dei Borromeo e, nella parte superiore, con l'allegoria del trionfo della casata raffigurante un liocorno rampante ai cui piedi scorrono il Ticino e la Tosa, due immissari del Lago. Davanti all'anfiteatro si apre uno splendido giardino in piano da cui si gode una magnifica vista sul Lago.


    imagepalazzo borromeo

    I lavori per la sua costruzione vennero iniziati da Carlo III Borromeo (1632) e affidati all'ingegnere milanese Angelo Crivelli, coadiuvato da altri professionisti quali Pietro Antonio Barca e Francesco Maria Ricchino e successivamente interrotti verso la metà del secolo per lo scoppio di una grave epidemia nel Ducato di Milano. Fu il figlio di Carlo, Vitaliano VI, che fece riprendere la costruzione del palazzo fino a portarlo quasi a compimento negli ultimi decenni del Seicento. Molti lavori, tuttavia, furono completati nei decenni e anche secoli successivi: ne sono un esempio le decorazioni del salone principale che sono state realizzate soltanto nella seconda metà del Novecento, su iniziativa del principe Vitaliano IX; il grandioso imbarcadero progettato per essere costruito sulla facciata del Palazzo a nord non fu, invece, mai realizzato. L'accesso alle imbarcazioni fu invece garantito da un piccolo porto posto su un fianco del palazzo. Nonostante i lavori siano stati così protratti nel tempo, il complesso dell'isola Bella (il Palazzo è affiancato infatti da splendidi giardini all'italiana) si presenta in modo fortemente unitario nel suo insieme, ispirato da un'unica visione: quella di conferire all'isola l'aspetto di un vascello fermo sulle acque del lago. Il Palazzo sorge sulla punta nord-occidentale dell'isola con una facciata imponente, sviluppata per circa 80 metri: al centro domina la sporgenza costituita dal grande salone d'onore e delle feste. Perpendicolarmente a questa parte frontale l'edificio prosegue verso il centro dell'isola assumendo la forma di una T. Il Palazzo si sviluppa su 4 piani: al piano terreno si apre un portico formato da campate. Le sale più importanti sono situate al primo piano: tutte ruotano attorno al grande salone delle feste che si sviluppa in altezza per due piani del palazzo. La copertura è a cupola e le decorazioni sono state portate a compimento, sulla base dei disegni originali, solo tra il 1948 e il 1959. E' un ambiente deputato al ricevimento e alla rappresentanza al quale si giunge attraverso uno scalone scenografico. Attorno ad esso si trovano: la neoclassica sala da ballo, detta anche "delle Colonne", la sala della musica che deve il nome ai preziosi strumenti musicali esposti, la sala "delle Medaglie", dove vengono conservate dieci medaglie in legno dorato rappresentanti gli avvenimenti più importanti della vita di San Carlo Borromeo. Sempre su questo piano si trova la galleria degli Arazzi dove vengono custoditi sei preziosi arazzi di manifattura fiamminga del '500. La copertura a botte è decorata da rosoni d'oro su fondo bianco. Anticamente, per lo svago di proprietari e ospiti, vi era anche un teatro, poi distrutto, dove venivano rappresentate commedie e drammi. Molto interessanti, infine, le grotte artificiali (cui si accede attraverso una scala elicoidale secentesca) decorate in modo da rievocare ambienti marini.
     
    Top
    .
  6. gheagabry
     
    .

    User deleted



    Fiat 500

    ha insegnato a molti giovani di allora a sognare e a gustare il profumo della libertà.




    LE RISAIE..DI NOVARE E VERCELLI...image


    TORINO.....ILLUSIONE O REALTA`





    IL PO'..A TORINO...image

    image..CANNERO..RIVIERA..SUL LAGO MAGGIORE....

    COLLINE..SUL MONFERRATO...image

    STATUA DI CAVOUR..A VERCELLI...image








    Piemonte significa ai piedi del monte(pedemontium), cosi definito perché circondato su tre lati dalle montagne delle Alpi Occidentali e dell'Appennino Ligure.


    Le più alte cime della regione


    Punta Dufour

    in tedesco Dufourspitze, in francese Pointe Dufour, chiamata anche Monte Rosa, è la vetta più alta del massiccio del Monte Rosa, nelle Alpi Pennine, nel comune svizzero di Zermatt a brevissima distanza dalla frontiera italiana.







     
    Top
    .
  7. gheagabry
     
    .

    User deleted









    La sua origine...
    Questo celebrato parco si estende sulle rive del Po a ridosso della collina, fra il ponte monumentale Re Umberto I e il ponte Principessa Isabella; è vicinissimo al centro città, dista circa un chilomentro dalla stazionecentrale di Porta Nuova.
    Non é il più grande parco di Torino, la sua superficie è di circa 500.000 mq., il più grande è quello della Pellerina (mq.840.000) che è anche il più grande parco urbano d'Italia.
    L'origine del suo nome è incerta. Il primo documeto in cui compare il nome Valentinium è del 1275; qualcuno fa risalire il suo nome a San Valentino perchè le reliquie di questo Santo, martire giovinetto del '200, sono conservate dal 1700 in una teca di cristallo nella chiesa di San Vito (sulla collina prospicente al parco del Valentino) qui trasferite in seguito alla distruzione di una chiesetta vicina all'attuale parco.
    Alcuni studiosi affermano che, in un singolare intreccio di memoria religiosa e mondanità, si soleva un tempo celebrare nel parco fluviale torinese, proprio il 14 febbraio (ora festa degli innamorati) una festa galante in cui ogni dama chiamava Valentino il proprio cavaliere.
    Questo parco ebbe una prima realizzazione nel 1630 su progetto di Carlo Cognengo di Castellamonte, poi proseguito fino al 1660 dal figlio Amedeo; nel 1864 venne parzialmente ridisegnato dal francese Barillet con una migliore sistemazione di viali, boschetti, vallette artificiali, un piccolo galoppatoio e un laghetto poi prosciugato che veniva usato d'inverno come 'patinoire'.
    Al Valentino si svolsero le grandi Esposizioni Internazionali del 1884, 1898, 1902, 1911, 1928. Per l'Esposizione del 1961 fra il Borgo Medioevale e il complesso di Torino Esposizioni fu ridisegnata e realizzata una amena valletta fiorita percorsa da ruscelli e con molte aiuole, sul suo fianco si fa notare un bel giardino roccioso; in questa zona nel 1965 fu pure realizzato il Roseto poi ampliato in occasione della mostra floreale Flor92.
    Parecchi sono gli edifici di prestigio che il parco ospita

    image

    Castello del Valentino
    È sicuramente la costruzione più famosa del parco; le sue origini risalgono agli inizi del 1500; Emanuele Filiberto di Savoia lo acquistò nel 1564. Successivamente Carlo Emanuele I (figlio di Testa di Ferro) lo passò a Maria Cristina di Francia (Madama Reale) che lo adibì come dimora preferita soggiornandovi a lungo con la sua Corte.
    Il castello fu completamente restaurato dal 1621 al 1660 da Carlo di Castellamonte e poi dal figlio Amedeo. Si presenta con due facciate diverse: la facciata principale verso Torino ha le caratteristiche architettoniche dei castelli francesi del secolo XV II e del barocco delle costruzioni italiane mentre sul fronte del fiume Po ha la facciata secondaria in cotto. Gli ambienti, particolarmente il Salone Centrale e la Sala della Caccia al primo piano (alle quali si accede da due scaloni) conservarono tracce dell'antico splendore seicentesco, con ricchi stucchi ed affreschi allegorici commemorativi. L'ampio cortile è pavimentato in ciottolato chiaro e scuro e conserva i suoi disegni con motivi originari.
    Nei dintorni del Castello si combatterono battaglie, nel suo interno vennero stipulati accordi, armistizi, concluse alleanze; le sue volte registrarono, parallelamente a quelle di Palazzo Madama, le date più salienti della storia piemontese.

    Borgo e Rocca Medioevale
    È un mirabile complesso costituito dal Borgo Medioevale e dalla Rocca o Castello fortificato. È vicino al ponte Principessa Isabella e ci si può arrivare anche con i battelli in servizio dai Murazzi.
    Esso riproduce con le sue mura merlate, il castello turrito, il ponte levatoio, le case fortificate, le viuzze e le botteghe artigiane risuonanti di vita, una sintesi fedele di un villaggio del '400.
    Fu costruito per l'Esposizione Internazionale del 1884 a Torino ad opera principalmente dell'eclettico Alfredo d'Andrade, portoghese di nascita ed italiano di adozione, grande conoscitore del medioevo piemontese e restauratore di vari castelli ed abbazie in Piemonte.

    Complesso Torino Esposizioni
    È sede di prestigiose manifestazioni; fu anche sede del Salone Internazionale dell'Automobile e del Veicolo Industriale e Commerciale fino al 1990 (quando furono trasferiti ai padiglioni di Lingotto Fiere di Torino).
    Il complesso comprende anche il Teatro Nuovo ed il Palazzo del Ghiaccio.

    Palazzina della Società promotrice delle Belle Arti
    La Società è sorta nel 1842, si trova a destra del Castello del Valentino ed in essa vengono realizzate esposizioni artistiche temporanee.

    Orto Botanico
    Sede del Dipartimento di Biologia Vegetale dell'Università di Torino. Ampliato nel 1894 con l'Arboreto.
    È' uno dei principali centri di studio della botanica italiana. L'erbario conserva ben 700.000 esemplari (è il secondo d'Italia dopo quello di Firenze).
    La storia delle piante qui studiate si trova nei 65 volumi dell'Iconografia Taurinensis comprendente 7640 tavole acquerellate fra il 1752 e il 1868. Serre, giardino e Arboreto, laboratori scientifici e la ricca biblioteca (500.000 volumi) con la più importante collezione di riviste (700) italiane del genere, danno all'Orto Botanico di Torino importanza internazionale.

    Villa Glicini
    È sede del Club di Scherma Torino, fondato nel 1879 dove si svolgono annualmente alcune gare internazionali di fioretto, sciabola e spada; qui nacque nel 1844 la prima Società di ginnastica d'Italia.


























    Gran Paradiso

    (in francese, Grand Paradis) (4.061 m s.l.m.) è una montagna delle Alpi Graie e la principale del massiccio omonimo. La vetta è totalmente in Valle d'Aosta anche se la sezione meridionale del suo massiccio arriva sino in Piemonte.




     
    Top
    .
  8. tomiva57
     
    .

    User deleted


    Museo egizio (Torino)

    image

    Museo delle Antichità Egizie di Torino

    image

    Il Museo delle Antichità Egizie di Torino, meglio conosciuto semplicemente come Museo egizio, è considerato, per il valore dei reperti, il più importante del mondo dopo quello del Cairo, nonché il più importante d'Italia e d'Europa seguito da quello di Firenze

    Ha sede nello storico Palazzo dell'Accademia delle Scienze, sede dell'omonima Accademia, che ospita anche la Galleria Sabauda, eretto nel XVII secolo dall'architetto Guarino Guarini.

    Nel 2006 è stato visitato da 554.911 persone, con un aumento del 93,8% rispetto al 2005

    Il museo è stato fondato nel 1824 da Carlo Felice, che acquistò la Collezione Drovetti, composta dai ritrovamenti di Bernardino Drovetti, console francese in Egitto. Fu in seguito ampliato con i reperti provenienti dagli scavi di Ernesto Schiaparelli proveniente da Barbania.

    Nel museo sono presenti circa 30mila pezzi che coprono il periodo dal paleolitico all'epoca copta. I più importanti sono:

    * la tomba intatta di Kha e Merit
    * il tempio rupestre di Ellesija
    * il Canone Reale, conosciuto come Papiro di Torino, una delle più importanti fonti sulla sequenza dei sovrani egizi
    * la Mensa isiaca, che i Savoia ottengono dai Gonzaga nel XVII secolo
    * la tela dipinta di Gebelein
    * i rilievi di Djoser
    * le statue delle dee Iside e Sekhmet e quella di Ramesse II scoperte da Vitaliano Donati nel tempio della dea Mut a Karnak
    * il Papiro delle miniere d'oro

    Il 6 ottobre 2004 è stato firmato un accordo trentennale tra la Fondazione Museo delle antichità egizie e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali per conferire i beni del museo alla Fondazione, presieduta dallo scrittore Alain Elkann e di cui fanno parte la Regione Piemonte, la Provincia di Torino, la Città di Torino, la Compagnia di San Paolo e la Fondazione CRT.
    In tal modo il Museo egizio verrà gestito dalle istituzioni locali e godrà dei finanziamenti delle fondazioni bancarie, godendo al tempo stesso di ampia autonomia gestionale.

    Nel 2008 il raggruppamento Isolarchitetti vince la gara internazionale per scegliere i progettisti del nuovo museo con un progetto firmato insieme a Dante Ferretti.


    image




    Museo Civico di Arte Antica di Torino

    image

    Il Museo è collocato dal 1934 in Palazzo Madama, un edificio che è uno dei simboli di più famosi di Torino. Il primo nucleo del Museo si costituisce a partire dal 1860, a ridosso dell Unità d'Italia, quando ancora gli ideali del Risorgimento mettono in luce la volontà di conservare tutto quello che evocava un valore storico e artistico legato a Torino e al Piemonte. Da questo momento all'iniziativa contribuiscono sia il comune torinese, sia reperti provenienti da lasciti e donazioni di privati. Il fascino dei modelli rappresentati dai musei d'Oltralpe, che a metà Ottocento raccolgono esemplari di arti decorative applicate e di prodotti industriali, aggiungono al Museo una connotazione particolare. Infatti da questo momento si inizia la raccolta di pezzi che esemplificassero le manifatture dei diversi periodi a partire dall'epoca bizantina, realizzati con materiali e tecniche più disparati: stoffe, vetri, arazzi, codici miniati, avori, bronzi, e molti altri. In questo momento la mole del materiale accumulato richiede una collocazione adeguata, ed è a questo punto della sua storia che il Museo si insedia a Palazzo Madama, fondendo l'eterogena natura della collezione alla suggestiva e complessa cornice architettonica. Infatti la sezione medioevale è collocata al piano terra, all'interno di locali quattrocenteschi, mentre il corpus barocco è disposto nelle sale del Sei- Settecento. Al secondo piano troviamo invece le raccolte di arti decorative, che si amalgamano perfettamente con gli arredi rinnovati nelle prime decadi del Novecento. Le opere che fanno parte del Museo sono circa 30.000 e comprendono una sezione di pittura che comprende pezzi tra il Quattro al Settecento, una collezione di miniature, una di scultura, una di ceramica, che vanta 4.000 esemplari, oltre a vetri decorati, smalti, ori e argenti.

    image





     
    Top
    .
  9. gheagabry
     
    .

    User deleted



    Monviso

    (in occitano Vísol ['vizʊl], in piemontese Viso ['vizʊ] - 3.841 m s.l.m.) - detto anche Re di Pietra - è la montagna più alta delle Alpi Cozie. È anche conosciuto perché ai suoi piedi si trova la sorgente del fiume Po, il corso d'acqua più lungo d'Italia.







    LO STEMMA DI TORINO...image





    Rocciamelone

    (in piemontese Rociamlon [rʊʧam'lʊŋ], in francese Rochemelon) è una montagna delle Alpi Graie alta 3.538 m s.l.m.. È situato nella Valle di Susa, nel territorio del comune di Mompantero.




    Questa foto mi ha emozionato ... mi vedete? Eccomi dove sono ora ...






    La leggenda narra di una nobile coppia di Sassonia che si impegnò a compiere un pellegrinaggio fino a Roma, qualora le fosse donata la gioia di un figlio. Aleramo nacque durante il pellegrinaggio, nei pressi di Acqui Terme e subito rimase orfano dei genitori, assaliti da una delle bande di briganti che infestavano la zona.

    Il giovane divenne un coraggioso cavaliere al servizio dell'imperatore Ottone I di Sassonia e si innamorò di sua figlia Alasia. I due innamorati, non avendo il consenso dell'imperatore, furono costretti a fuggire e andarono nei luoghi natii di Aleramo, che si adattò a fare il carbonaio.

    Il cavaliere, però, attratto dalle imprese di coraggio, tornò a prestare servizio presso l'esercito imperiale, durante alcune rivolte scoppiate nel Nord Italia. Venuto a conoscenza della cosa, Ottone decise di perdonare i due giovani, concesse ad Aleramo il titolo di marchese e gli promise tanta terra quanta fosse riuscito a percorrere in soli tre giorni di sfrenata cavalcata. Quella terra è il Monferrato: durante la prova, infatti, Aleramo usò un mattone (mun, in dialetto) per ferrare (frà, in dialetto) il cavallo, dando, così, il nome a quel territorio.

    Ogni anno, dal 1985, questa leggenda rivive attraverso una gara ippica, che ripercorre il tracciato di Aleramo lungo tutto il Monferrato Alessandrino.



    Uia di Ciamarella

    o più semplicemente Ciamarella, è una montagna delle Alpi Graie alta 3.676 m s.l.m. Il nome Uja, nel patois locale, significa "ago, punta aguzza".







    un'altra leggenda

    Federico Barbarossa, San Pietro e i cavalieri fantasma




    Questa leggenda integra quella più famosa di Gagliaudo, il salvatore di Alessandria, durante l'assedio alla città portato dall'imperatore Federico I nel 1174 - 1175.

    La vicenda parla di un inganno ordito dai nemici di Alessandria, per porre fine al lungo assedio: scavarono un tunnel fin dentro le mura per cogliere di sorpresa l'esercito degli assediati. A svelare l'inganno fu nientemeno che San Pietro, che, quando i soldati stavano per sbucare dal tunnel, scese dal cielo, avvolto in una fulgida luce, sopra un cavallo bianco, nelle mani una spada e le chiavi del paradiso, destò tutta la città e la avvertì del mortale pericolo. I cavalieri alessandrini riuscirono, in tal modo, a contrastare la sortita nemica e, anzi, guidati da San Pietro, uscirono dalla città e misero in fuga tutto l'esercito dell'imperatore, il più potente sovrano d'Europa.

    A memoria dell'evento prodigioso, nella cattedrale di Alessandria è conservato un dipinto che raffigura San Pietro a cavallo con le chiavi e la spada, nell'atto di spronare i soldati contro uno sbigottito Barbarossa.

    Il mistero, però, non termina qui, perchè si narra di viaggiatori che, attraversando di notte le campagne alessandrine, abbiano visto strane figure simili ai cavalieri medioevali girovagare furtive e silenziose. I contadini narravano che si trattasse degli spiriti degli antichi cavalieri che avevano sconfitto il Barbarossa, secoli addietro, anime che vanno alla ricerca dei tesori che nascosero da vivi o con una missione speciale da compiere.

    Attorno a queste "presenze" sono sorti molti racconti. Si narra di una fanciulla aggredita da due delinquenti e salvata dall'improvvisa apparizione di un cavaliere dalle sembianze spaventose; oppure di un guerriero che si aggira di notte nelle zone dove si svolse la battaglia e di tanto in tanto si inginocchia a terra: sarebbe il capitano dell'esercito alessandrino che ringrazia i suoi valorosi soldati morti per la salvezza della città.


    imagePALAZZO REALE..
    Antica dimora dei Savoia, oggi è sede del museo che ospita gli appartamenti reali con i relativi arredi. Più volte rimaneggiato si presenta oggi ai nostri occhi in tutto il suo splendore. Situato in Piazza Castello, è preceduto da un cancello che circoscrive un ampio spazio antistante il palazzo. Degne di nota sono anche le due statue di bronzo raffiguranti Castore e Polluce (figli gemelli di Zeus, detti anche Dioscuri), poste a decorazione del cancello.




    Il Ponte del Roch o del Diavolo

    L'antico Ponte del Roch sulla Stura unisce i fianchi del Monte Buriasco e del Mombasso ed è assunto a simbolo di Lanzo; anticamente vi passava la mulattiera che portava a Torino. Il ponte, il cui ardito profilo ad arco gotico si eleva di quindici metri sul livello del fiume, fu costruito su decisione della Credenza di Lanzo del gennaio 1377; per poterne sostenere le spese fu imposta una tassa sul vino che si protrasse per dieci anni. A metà dello stretto camminamento si erge un' arcata: qui in epoca medioevale si trovava una porta custodita da una sentinella, che veniva chiusa in tempi di guerra e di pestilenza.







    [IMG]http://www
    Le antiche porte di accesso alla città di epoca romana (Augusta Taurinorum) sorgono in piazza Cesare Augusto. Di grandissimo valore artistico e storico, sono realizzate in laterizio e scandite ordinatamente negli spazi grazie alla presenza di finestre disposte su due file orizzontali. Da notare la presenza di quattro archi, due di dimensioni maggiori per consentire il passaggio dei carri e due di dimensioni minori per i pedoni. Delimitate dalla presenza di due torri poligonali, nell'Ottocento le Porte Palatine divennero facciata di un palazzo e per questo ancora oggi il monumento è identificato dai torinesi come "Porta Palazzo".
    comuni-italiani.it/imco/001/272/palatine.jpg[/IMG]

    image
     
    Top
    .
  10. tomiva57
     
    .

    User deleted


    Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli

    Inaugurata il 22 settembre 2002, è un regalo che Giovanni e Marella Agnelli hanno voluto fare alla città di Torino, affidando una parte della collezione di famiglia ad una fondazione che porta il loro nome e che gestisce le attività della pinacoteca.

    La pinacoteca, che ha sede al Lingotto, magnifico esempio di architettura industriale riprogettato dall'architetto Renzo Piano, è ospitata da una struttura sospesa che ricorda vagamente una nave e che è illuminata solo dall'alto, da un tetto di cristallo con alette che filtrano la luce del sole.

    image

    Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli
    image

    L'architetto genovese che ha firmato la ristrutturazione del Lingotto, ha battezzato questa sua ultima creatura lo Scrigno, un corpo di acciaio con una superficie di 450 metri quadrati sollevato a 34 metri dalla famosa pista collaudo sul tetto dello stabilimento, in cui sono racchiusi 25 pezzi della collezione privata dell'Avvocato e di sua moglie e che compongono la collezione permanente.

    I piani sottostanti della pinacoteca ospitano mostre temporanee e spazi di servizio e fruizione da parte dei visitatori: libreria, centro didattico per l'arte, uffici, biglietteria.
    All'interno, tra le varie opere figurano sei splendide tele del Canaletto raffiguranti Venezia ed un Alabardiere del Tiepolo; sette quadri di Matisse, realizzati agli inizi del novecento, con colori mediterranei e luminosi; due opere di Picasso, una del periodo blu e l'altra, l'Uomo appoggiato a un tavolo, del periodo cubista, sono tra i capolavori dell'intera collezione; ancora, un dipinto di Renoir e uno di Manet, che rappresentano l'interesse di Giovanni e Marella Agnelli per l'impressionismo.

    La Velocità astratta di Giovanni Balla ed i Lancieri italiani al galoppo di Gino Severini sono invece esempi dell'attenzione per l'arte italiana del primo novecento. Due splendide sculture di danzatrici di Antonio Canova testimoniano l'amore per l'arte e per il bello dei due coniugi.

    Con l'apertura della Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli si è anche conclusa la ristrutturazione del Lingotto, trasformato da fabbrica all'avanguardia degli anni trenta, in luogo di cultura e di intrattenimento. All'interno vi sono infatti un Centro Fiere, un Centro Congressi, l'Auditorium per i concerti, gli spazi commerciali dell'8 Gallery, un cinema multisala, uffici per il terziario, l'hotel Le Meridien e la Pinacoteca.


    Museo nazionale dell'Automobile "Carlo Biscaretti di Ruffia"

    image


    Proseguendo lungo corso Massimo d'Azeglio si costeggia la zona occupata dalle strutture ospedaliere e si raggiunge in corso Unità d'Italia al n. 40 il museo allestito nell'edifico costruito appositamente da Amedeo Albertini nel 1960 e che ripercorre la storia dell'autolocomozione dalle origini ai giorni nostri.

    Al piano terreno si può seguire l'evoluzione del pneumatico, al primo piano sono esposte le vetture ordinate cronologicamente e le carrozzerie e al secondo piano è stata allestita la sezione sportiva.

    I primordi dell'automobilismo sono illustrati da modelli di macchine con propulsione a vento e a vapore e da vetture di produzione italiana.

    Da segnalare la vettura a vapore Bordino, costruita a Torino nel 1854, il triciclo a vapore di Enrico Pecori (1891), la vettura Bernardi (1896), la vettura Fiat 1901 e la mitica Itala 1907, che vinse la gara Pechino-Parigi nel 1907 (16.000 km. in 44 giorni); e ancora l'autotelaio Lancia "Lambda" (1923), il coupé de ville Isotta Fraschini 8A (1929) e la Cisitalia 202 del 1948.

    Per la produzione estera, ben documentata, degne di nota la Ford T (1916) e la Rolls-Royce "Silver Ghost" del 1914.


    Museo Nazionale della Montagna "Duca degli Abruzzi"

    image


    Il Museo Nazionale della Montagna "Duca degli Abruzzi" è collocato sulla collina di Torino, lateralmente alla chiesa ed al convento del Monte dei Cappuccini, in una posizione panoramica dalla quale si possono ammirare un lungo tratto di Alpi e la sottostante città. L'idea di costituire un museo nacque nel 1874 tra i primi soci del Club Alpino Italiano che da un decennio era nato nella stessa città.

    Attualmente il museo opera, con un'ampia e composita attività, sia a livello nazionale che internazionale. Vuole essere un collegamento di unitarietà culturale che unisce idealmente, sotto tutti gli aspetti, le montagne di tutto il mondo. Quindi, seguendo lo scopo prefissato, all'allestimento del museo permanente si aggiungono delle esposizioni temporanee.

    Il museo nacque però con orizzonti ben più ristretti, e fu suo merito sapersi accrescere e migliorare progressivamente; i punti salienti si possono brevemente sintetizzare in una serie abbastanza ridotta di avvenimenti che si snodano però ormai in un arco di tempo di oltre un secolo.

    Nel 1871 il Fondo per il Culto cedeva e consegnava al Municipio di Torino i locali dell'ex Convento dei Cappuccini del Monte di Torino e precisamente il fabbricato già in uso ai medesimi con la chiesa annessa unitamente a tutte le adiacenze.

    Successivamente nel 1874 il consiglio comunale, accogliendo la proposta del Club Alpino Italiano, acconsentì a sistemare sul Monte dei Cappuccini una vedetta alpina ed un osservatorio, consistente in un semplice padiglione dotato di cannocchiale mobile.

    Il 26 giugno 1888 si completò ed inaugurò il primo salone che in seguito ospitò le collezioni scientifiche, e nel 1901 il Principe Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi, donò alla sezione del Club Alpino, di cui era presidente onorario, oggetti appartenutigli nella spedizione al Polo Nord. Con L'Esposizione Internazionale tenutasi a Torino nel 1911 le collezioni del Museo si arricchirono nuovamente e nel 1918 si poté avere un ordine più preciso del complesso delle sale.

    Nel 1935, il museo venne chiuso per le inadeguatezze del fabbricato. I lavori di trasformazione richiedevano ingenti spese architettoniche che trasformarono completamente l'aspetto esterno e la sistemazione interna del fabbricato.

    Si giunse così alla sua completa riapertura il 19 luglio del 1942, ma la seconda guerra mondiale danneggiò gravemente il nuovo museo che, nonostante i danni subiti, fu in parte risistemato ed aperto nei giorni festivi.
    Negli anni '50 si operò in modo decisivo la rivalorizzazione del museo, e nel 1966 la sezione di Torino del Club Alpino Italiano decise di smantellare e ristrutturare le sale espositive, ma solo alla fine del 1970 su iniziativa del Rotary Club Torino Est e con la collaborazione organica degli enti pubblici torinesi, si ebbe un forte impulso nella continuazione dei lavori.

    Il 21 marzo 1981 venne inaugurato il completamento di tutta la ristrutturazione del museo composto di 23 sale espositive fisse e 12 sale per mostre temporanee. Negli anni ottanta l'attività del museo si afferma, le collezioni vengono accresciute e la struttura è considerata la più importante del settore a livello internazionale.

    All'ingresso del museo, al pianterreno, si trattano gli aspetti naturalistico-ambientali della montagna, delle sue tradizioni, della vita, dell'arte e degli apporti tecnologici che ne hanno determinato le trasformazioni.

    Il settore al primo piano riguarda invece la pratica alpinistica nelle sue varie manifestazioni storiche, esplorative, sportive, completandosi poi con i servizi civili che le sono stati predisposti.

    Nel piano seminterrato delle "arcate" sono disponibili locali da adibire a mostre temporanee o manifestazioni. Nel museo funzionano due centri di documentazione, quello del museo ed il CISDAE (Centro Italiano Studio Documentazione Alpinismo Extraeuropeo) ed una Cineteca Storica.
     
    Top
    .
  11.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    moderatori
    Posts
    43,236

    Status
    Offline
    grazie
     
    Top
    .
  12. tomiva57
     
    .

    User deleted


    Parchi

    Parco Alpi Marittime



    PianoDelValasco



    Il Parco naturale delle Alpi Marittime è stato creato nel 1995, in seguito alla fusione del Parco naturale dell'Argentera con la Riserva del Bosco e dei Laghi di Palanfré. E' nata così un'unica grande area protetta che si estende su una superficie di 27.945 ettari, ripartita su tre valli (Gesso, Stura, Vermenagna).
    Le Alpi Marittime, estremo lembo meridionale della catena alpina, dividono la pianura piemontese dalla costa nizzarda e sono comprese tra due valichi molto frequentati fin dall'antichità: il Colle di Tenda e il Colle della Maddalena. Entrambi i versanti delle Marittime sono sottoposti a protezione: infatti, sul lato francese, si estende il Parco nazionale del Mercantour, famoso in tutto il mondo per la Valle delle Meraviglie, sito che ospita migliaia di incisioni rupestri risalenti per lo più all'età del Bronzo. I due parchi confinano per oltre 35 chilometri e formano nel loro insieme un'area protetta di oltre 100 mila ettari, che potrebbe diventare in un futuro prossimo il primo esempio di Parco internazionale. Per favorire questa prospettiva, da tempo Marittime e Mercantour lavorano a una serie di progetti e, dopo essersi gemellati nel 1987, hanno ottenuto nel 1993 il Diploma Europeo.
    Tra i tanti punti di interesse del Parco segnaliamo i boschi di Palanfrè, le Case di Caccia di Entracque, Sant’Anna di Valdieri e del Valasco, le Terme e il ricco ambiente naturale.




    PianoDelValasco



    Ente gestione Parchi – Parco naturale dell’Alta Valli Pesio e Tanaro


    panor

    parcopesio


    Il parco comprende i due versanti opposti del monte Marguareis (2651 m), la cima più elevata e affascinante delle Alpi Liguri, con le due vallate del Pesio e dell'Alto Tanaro, assai diverse e ricche di storia, monumenti e paesaggi.
    Ospita il più importante sistema carsico alpino del Piemonte, con oltre 150 km di grotte esplorate, che raggiungono i 1.000 metri di profondità. Il paesaggio è caratterizzato da ampi boschi di abete bianco, faggio e larice.
    Di grande rilevanza la presenza della Certosa di Pesio, fondata nel 1173. L'arrivo dei Certosini ha caratterizzato l'intera vallata, sul piano culturale, ambientale e paesaggistico; grazie a un'oculata gestione del territorio e soprattutto dei boschi da parte dei monaci, è oggi possibile ammirare specie arboree ormai rare in altri ambienti.


    Il Parco comprende anche:

    Oasi di Crava Morozzo



    oasi%20crava


    p170_01


    Prima area protetta nella storia della Lipu, l'oasi è nata con lo scopo di tutelare la zona umida e valorizzarne le potenzialità naturalistiche ed educative. Si tratta di una delle rarissime zone umide di pianura del Piemonte meridionale, dove sono censite circa 200 specie di uccelli acquatici e non. L'Oasi di Crava Morozzo costituisce quindi un sito d'elezione per l'osservazione avifaunistica. Durante l'anno si possono osservare specie stanziali, quali il Germano reale, l'Airone cinerino, la Folaga, il Tuffetto, a cui si aggiungono quelle migratrici, quali il Moriglione, il Mestolone, il Codone, l'Airone rosso e bianco.



    Ciciu del Villar

    Ciciu.Villar-800


    Ubicata nella zona pedemontana, tra Dronero e Busca, questa Riserva protegge un fenomeno geologico eccezionale: le colonne di erosione. Si tratta dei famosi "funghi di pietra", risultato dell'erosione selettiva di un versante, che qui si presentano in numero e dimensioni molto significative.
    Si può compiere l'escursione attraverso questo "giardino roccioso" lungo i sentieri attrezzati, mentre all'ingresso della Riserva l'accoglienza è garantita dal Centro Visita con annessi servizi e aree attrezzate.


    240px-Ciciu_del_Villar_1

    giardino2




    Augusta Bagiennorum



    augusta_bagiennorum_big

    Dove l'altopiano cuneese viene inciso da profondi valloni che confluiscono nel medio corso del Tanaro, si trovano i paesi di Bene Vagienna e Lequio Tanaro. Tra di essi scende il vallone del torrente Mondalavia, area di pregio naturalistico posto ai margini di quella che fu una delle principali città romane della zona: Augusta Bagiennorum.
    L'esistenza della Riserva Naturale è un invito alla visita congiunta degli scavi archeologici, posti in zona Roncaglia (ingresso libero) e delle bellezze naturalistiche e paesaggistiche della zona.



    Sorgenti del Belbo


    belbo1

    Nella zona dell'Alta Langa, a pochi chilometri da Ceva, sorge un piccolo altopiano ondulato, tra i paesi di Montezemolo, Camerana e Saliceto, al confine della provincia di Cuneo con quella di Savona. Tra queste boscose colline nasce il torrente Belbo, che serpeggia per alcuni chilometri attraverso zone umide, dove gli appassionati di botanica possono ammirare importanti fioriture. Una fitta rete di stradine e sentieri offre un terreno d'elezione per la bicicletta da montagna e per le passeggiate a cavallo. I visitatori sono accolti a Montezemolo dal nuovo Centro Visita dell'Ente e da alcune aree attrezzate.


    Parco Fluviale Gesso e Stura


    Parco_fluviale_Gesso_e_Stura

    Il Parco, istituito all’inizio del 2007, copre il territorio fluviale che affianca su due lati la città di Cuneo ed è costituito da una Rete Verde di servizi, percorsi ciclo-pedonali e culturali.
    L’obbiettivo è concentrare cultura, sport, intrattenimento, didattica e relax in un unico luogo, o meglio, in uno scenario verde.
    Un parco dagli ideali ambiziosi: il rispetto delle vocazioni originarie del territorio e, insieme, la valorizzazione di tutte le potenzialità dell’area. Si tratta, infatti, di uno spazio polifunzionale, adatto allo sport e al relax, ma anche alla realizzazione di manifestazioni e attività culturali.
    Un’occasione di sviluppo per il territorio dei fiumi di Cuneo, con prospettive di estensione sia a valle, sia a monte dove andrebbe ad incontrare il Parco delle Alpi Marittime.



    Parco fluviale del Po



    20101031183403valenza%20parco


    Il Parco del Po Cuneese comprende i primi sessanta chilometri del Fiume Po, dalle sorgenti al confine con la Provincia di Torino.
    È questo lo spazio necessario perché il principale corso d’acqua italiano si trasformi da effervescente torrente alpino a placido fiume.
    La riserva comprende 8 diverse aree, quasi sempre in corrispondenza della confluenza dei diversi affluenti con il Po. La più importante e caratteristica è tuttavia quella del Pian del Re. L'area si estende per 465 ettari intorno alle sorgenti del fiume (2.020 metri s.l.m.), 7 km a monte di Crissolo.
    La ricchezza d'acqua e la morfologia del suolo hanno dato origine, in prossimità delle sorgenti del Po, ad una torbiera di grande interesse botanico e faunistico, dove è presente una ricca varietà di specie, tra cui spiccano "relitti" di flora glaciale approdati in queste zone più di duecentomila anni fa quali ad esempio lo Juncus triglumis ed il Trichophorum pumilium. Ed è qui che vive un raro piccolo anfibio endemico, la salamandra nera di Lanza.



    Edited by tomiva57 - 14/11/2011, 16:28
     
    Top
    .
  13. tomiva57
     
    .

    User deleted


    ALESSANDRIA



    alessandria-italia


    « Alessandria non è stata fondata da un giorno all'altro come vuole la leggenda. È stata una impresa collettiva, lenta, faticosa, risultato di collaborazione da parte di genti diverse".
    Umberto Eco da ...La cittadella da riciclare, in AA.VV., Alessandria è una comoda poltrona: ti siedi e ti addormenti?!, pag.9 »


    Alessandria [a-les-sàn-dria] (Lisandria in lingua piemontese, Lisändria nel dialetto locale) è un comune italiano del Piemonte di 94.280 abitanti, il terzo della regione per popolazione dopo Torino e Novara; è capoluogo dell'omonima provincia.


    Geografia


    artoff63

    Il fiume Tanaro.

    Sorge nella pianura alluvionale formata dai fiumi Tanaro e Bormida, in prossimità del loro punto di confluenza. Grazie alla sua posizione al centro del triangolo Torino-Genova-Milano, la città costituisce un importante nodo autostradale e ferroviario con scalo di smistamento di testa, situato nel sud-ovest della stazione viaggiatori. È servita dall'Autostrada A21 e dall'Autostrada A26.


    Clima


    Alessandria è caratterizzata da un clima tipicamente padano, con inverni freddi e nebbiosi ed estati calde ed afose. Le piogge non sono molto abbondanti (circa 600 mm), e cadono prevalentemente in autunno ed in primavera.

    Alessandria ha un clima più continentale rispetto al resto del Piemonte. Gli inverni, a causa del maggior numero di giorni nebbiosi, tendono ed essere più rigidi (media di +0,4 gradi a Gennaio), mentre le estati sono afose ma molto più soleggiate e secche: il mese più caldo, Luglio, ha una temperatura media di +24 gradi ed è anche il più siccitoso, con 32 mm di pioggia spesso concentrati in uno o due temporali (al culmine dell'estate le perturbazioni atlantiche tendono a scorrere molto più a nord).





    rosso
    municipio


    cenni storici


    1_3fc179e4823049ed2890b796735c12ba

    La città nacque nella seconda metà del XII secolo con il toponimo di Civitas Nova su un nucleo urbano già esistente costituito dall'antico borgo di Rovereto. La città fu fondata ufficialmente nel 1168 e in quell'anno assunse il nome attuale in onore di Papa Alessandro III, che sosteneva in quel periodo le azioni della Lega Lombarda contro il Sacro Romano Impero e che aveva scomunicato Federico Barbarossa. Il 29 ottobre 1174 Alessandria subì un attacco delle forze imperiali che avevano già espugnato nei mesi precedenti Susa ed Asti che però rimasero bloccate di fronte al fossato che circondava la città: cominciò così un lungo assedio che terminò il 12 aprile 1175, Venerdì Santo, con la resa degli uomini del Barbarossa. Nel 1183 dopo la Pace di Costanza e su ordine dell'Impero, la città assunse il nome di Cesarea mantenendolo però per un breve periodo. Nel 1198 divenne Libero comune


    Medioevo

    Nel Medioevo Alessandria per oltre due secoli mantenne la condizione di libero comune entrando in conflitto con le vicine Casale, che era ancora parte del Marchesato del Monferrato, con Asti e con Pavia, le quali temevano una sua possibile espansione. La città, conosciuta allora con il nome di Alessandria della Paglia o Alessandria della palude per le sue fortificazioni in semplice paglia e fango, passò in seguito sotto la protezione dei Visconti e successivamente sotto il Ducato di Milano. Fu probabilmente sul principio del XIII secolo che si stabilirono nella città gli ebrei, dove vi fondarono con l'andare del tempo una sinagoga


    Periodo Napoleonico

    Nel 1707 fu conquistata dal Principe Eugenio, finendo così, dopo i trattati di Utrecht del 1713, nelle mani dei Savoia. Alla fine del ‘700 l'intero Piemonte fu colpito dalle battaglie conseguenti alle mire espansionistiche di Napoleone Bonaparte e se già dopo l'armistizio di Cherasco l'influenza dell'imperatore corso era tangibile, nel 1802, dopo la battaglia di Marengo (vinta dalle truppe napoleoniche), Alessandria fu ufficialmente annessa alla Francia assieme a tutta la regione, diventando capoluogo del Dipartimento di Marengo. Successivamente, nel 1814, la città venne conquistata dagli austriaci e il 30 maggio di quello stesso anno, dopo i trattati di Parigi, entrò a far parte del Regno di Sardegna in quanto fu restituita ai Savoia.


    Risorgimento


    Durante il Risorgimento, Alessandria fu un importante centro liberale. Nell'ottobre 1859 fu scelta come capoluogo di provincia di una delle prime quattro province piemontesi, per una fetta di territorio che comprendeva anche l'astigiano. Il 25 luglio 1899 diventò la prima città italiana capoluogo di provincia ad essere governata da una Giunta a maggioranza socialista: quel giorno venne infatti eletto sindaco della città l'orologiaio Paolo Sacco.


    XX secolo

    La nascita delle Ferrovie e l'incremento dei commerci nel Nord-Italia, alla fine dell'Ottocento trasformarono Alessandria in uno dei punti nevralgici per il mercato italiano. Per la sua posizione, al centro di Torino, Milano e Genova, in questo periodo la città conobbe un grande incremento demografico. Sotto il Fascismo Alessandria mantenne la sua importanza; negli anni trenta furono eretti importanti edifici pubblici opere architettoniche, come il Dispensario Antiturbercolare, progettato da Ignazio Gardella e il Palazzo delle Poste e dei Telegrafi , decorato dai mosaici di Gino Severini. Nel corso della seconda guerra mondiale, la città subì ripetuti e pesanti bombardamenti aerei e la sua Sinagoga fu saccheggiata e parzialmente distrutta dai fascisti nel dicembre del 1943. Nel dopoguerra Alessandria seguì le sorti del Nord-Italia, conoscendo inizialmente quello sviluppo e quella forma di benessere che si diffuse nel Settentrione nel corso degli anni sessanta con il boom economico, conoscendo anche l'immigrazione della gente proveniente dalle regioni del Sud e arrivando a superare i 100.000 abitanti nel 1970. Successivamente, quando gli effetti del boom economico rientrarono, Alessandria conobbe un calo demografico. La città venne anche scossa dai fatti di cronaca a sfondo politico che insanguinarono l'Italia degli anni settanta: il 9 e il 10 maggio 1974, una rivolta interna al carcere si risolse tragicamente, con 7 persone morte e 14 ferite: quest'episodio fu ricordato come la "Strage di Alessandria". Inoltre, fu in una cascina nei pressi della città piemontese che si tennero le prime riunioni del gruppo delle Brigate Rosse ed ebbe luogo il sequestro Gancia. Il 6 novembre 1994 Alessandria fu pesantemente colpita da una grave alluvione che la investì per buona parte sommergendo ampie zone residenziali (specialmente i quartieri Orti, Rovereto, Borgoglio, Borgo Cittadella, Astuti e San Michele) e varie frazioni. L'alluvione, che fu causata dallo straripamento del fiume Tanaro, provocò anche la morte di undici persone oltre a danni ingentissimi sia alle abitazioni private che alla struttura economica cittadina. Nel 1998 diventò sede, assieme a Novara e Vercelli, dell'Università degli studi del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro".
    Il centro della città è caratterizzato dalla vastità di piazza della Libertà, l'antica piazza d'armi voluta da Napoleone e ottenuta mediante la demolizione, avvenuta nel 1803, dell'antica cattedrale del XIII secolo opera dell'architetto Ruffino Bottino. Recentemente sono stati portati alla luce i resti delle fondamenta per studi di approfondimento e poi ricoperti. Al centro di essa sorge la statua di Urbano Rattazzi, opera di Ferruccio Pozzato, che sostituisce la fusione più antica di Giulio Monteverde, demolita per ricavarne metallo nel 1943, durante la seconda guerra mondiale.




    alessandria_piemonte1


    Architetture religiose

    Alessandria%20-%20Duomo

    * Cattedrale. Quasi adiacente a piazza della Libertà è la piccola ed elegante piazza del Duomo, con la nuova cattedrale neoclassica del (1810-1849) che conserva al suo interno la statua lignea della Madonna della Salve; sul lato sinistro della facciata spicca Gagliaudo che regge una formaggetta lodigiana, scultura romana raffigurante l'eroe alessandrino che secondo la leggenda si distinse nel corso dell'assedio del Barbarossa. Da notare sul fianco destro della Cattedrale l'altissimo e imponente campanile di gusto eclettico, costruito a più riprese fra l'ultimo decennio dell'Ottocento e il 1922; con i suoi 106 metri di altezza è il terzo più alto d'Italia dopo il Campanile di Mortegliano e il Torrazzo di Cremona.





    smaria

    * Santa Maria di Castello. La più antica della città (XV secolo), situata presso l'antico borgo Rovereto e che fonde nella sua struttura stili di epoche diverse, come quello tardo - romanico della costruzione con il portale rinascimentale e, al suo interno, diverse opere di epoche successive (il crocefisso, l'altare, la fonte battesimale, la sacrestia); inoltre nei sotterranei, da qualche tempo riaperti al pubblico, si possono osservare i resti di 2 precedenti chiese. Nonostante una fase di decadenza, negli ultimi anni sono stati notevoli i lavori di ristrutturazione.






    udine_IT13UD264



    Edited by tomiva57 - 14/11/2011, 16:40
     
    Top
    .
  14. tomiva57
     
    .

    User deleted


    ASTI



    asti


    Asti, nota un tempo come la città dalle cento torri, si può a ragione considerare uno dei maggiori centri vitivinicoli della penisola.
    Punto di partenza ideale per una visita ad Asti è sicuramente Piazza Alfieri, il fulcro della città, nelle cui vicinanze si trovano i portici Pogliani e il trafficato Corso Dante. Nel centro di Piazza Alfieri sorge il monumento a Vittorio Alfieri, nativo di Asti, che sembra dominare l'intera piazza. Qui, come del resto in Corso Dante e nelle strette vie del centro cittadino, è possibile passeggiare respirando un pò della storia di questa città per poi magari fermarsi ad uno dei numerosi Caffé onde approfittare di una sosta ristoratrice.
    In giro per le vie del centro, dopo una breve pausa in un bar di Corso Dante utile anche a schiarirci le idee sull'itinerario da seguire, non ci siamo potuti esimere dal raggiungere Piazza Medici per ammirare la celebre Torre Troiana detta anche "Torre dell'Orologio" in quanto fu sede dell'Orologio Civico. Rimarchevoli, a tal proposito, le bifore gotiche risalenti addirittura al XII-XIV secolo.
    Lasciata alle spalle la Torre Troiana, abbiamo proseguito sulla via principale in direzione Piazza Catena. Sul percorso ci siamo imbattuti nella Chiesa della Consolata, fino a raggiungere Piazza Catena dove si stava svolgendo un mercatino. In questa piazza sorge il Palazzo di Giustizia di Asti.


    asti-monferrato1



    Da Piazza Catena abbiamo imboccato Via Cattedrale. Da qui è già possibile intravedere il campanile romanico della Cattedrale di Santa Maria Assunta immersi in un dedalo di viuzze, in una sorta di simbolico viaggio nel tempo in epoche ormai lontanissime ma di certo non dimenticate. Finalmente, al fondo di Via Cattedrale, ci fermiamo un attimo di fronte al campanile che ci appare in tutta la sua imponenza. Non ci sono dubbi, siamo in Piazza Cattedrale. Lo spettacolo della Cattedrale intitolata a Santa Maria Assunta rende superfluo ogni commento ulteriore: ci troviamo di fronte ad una delle più importanti chiese gotiche piemontesi del Trecento, un capolavoro di architettura rimasto intatto attraverso i secoli.
    Ritornati sui nostri passi, abbiamo ancora avuto il tempo per una breve passeggiata in Corso Alfieri, sede della storica Pasticceria Giordanino, prima di concederci un meritato "lunch break" in un elegante locale sotto i portici, nel cuore pulsante di Asti.
    Un'esperienza dagli elevati contenuti ricreativo-culturali che ci ha permesso di immergerci tra le storiche vie di una città antichissima, nota nel mondo, oltrechè per il vino e per le specialità della cucina piemontese (citiamo gli agnolotti al sugo d'arrosto che vi invitiamo ad assaggiare!), anche per il rinomato Palio di Asti.


    asti2
    l'imponente Torre Troiana in Piazza Medici ad Asti


    asti3
    particolare sulla vetta della Torre Troiana





    Asti a Settembre per la tradizione: Sagre e Palio

    palio_asti

    Durante il secondo e il terzo fine settimana di settembre, si svolgono ad Asti due importantissime e seguitissime manifestazioni: rispettivamente Le Sagre e il Palio di Asti.

    Da tutta la provincia di Asti, saranno una cinquantina i comuni a prendere parte alla manifestazione. Ritrovando nel proprio passato abiti, attrezzi, usi, stili di vita e soprattutto ricette! Tutto portato alla ribalta per essere rivissuto con orgoglio! Ognuno comune ha lavorato per portare nuovamente viva e attiva una parte di storia. Nelle settimane che precedono il fine settimana delle sagre, vengono preparati dei carri, ognuno dei quali ospiterà un mestiere o un momento particolare della vita sul territorio.

    I temi del Corteo che sfilerà sabato in tarda mattinata sono stati davvero molteplici, oltre che affascinanti:
    I cicli dell'acqua… la vendemmia, il ciclo della canapa, la coltivazione e l'utilizzo dei fagioli, delle ciliegie, dal latte al formaggio, come venivano fatte le scope di saggina, il ciclo del granturco, coltivazione e vendita del cardo gobbo, e poi la castagna con la relativa raccolta, l'essiccatura e la battitura; la vinificazione in tutti i suoi passaggi; e ancora la raccolta e lavorazione della nocciola e tantissimo altro… tutto organizzato con vecchi trattori che trainavano carri con questi scorci di vita uscita dal passato, dove uno dei tratti più recenti era rappresentato dalla retata tedesca del '45. Nella sfilata erano anche rappresentante le forze dell'ordine, le confraternite, i riti ecclesiastici visti con gli occhi di un tempo: dal battesimo, il matrimonio, le processioni, e persino i flagellanti.

    I comuni impegnati nella sfilata a Asti sono poi protagonisti nella piazza del Campo del Palio per due giorni. Ognuno di loro presenterà due ricette tipiche del comune di appartenenza, che verranno vendute sia a pranzo che a cena del sabato e della domenica.
    Ognuno ha a disposizione un chiosco, munito di una piccola cucina in grado di preparare le pietanze. E' possibile gustare di tutto, in porzioni abbondanti e ad un prezzo modico: dagli antipasti ai primi, dai secondi al dolce. E inoltre bere senza limitazione, visto che ogni stand aveva la degustazione del vino del posto. Quelli che ho avuto modo di assaggiare erano davvero favolosi.

    Qualche esempio sulle specialità?
    Tra antipasti e primi vi cito: La torta rustica di formaggi, agnolotti d'asino, lasagnette quadre al sugo di Montemagno, polenta arrostita con gorgonzola, tagliatelle all'uovo con tartufo, risotto ai funghi, gnocchi alla Cunichese fatti con un sugo con carne trita e salsiccia, tagliatelle ai porcini, ravioli con il "Plin", e altri ancora… Tra i secondi: gran fritto misto di Caglianetto, carpione di cotolette, bocconcini di cinghiale, salamini di cinghiale, carpaccio di polpo, salamini d'asino, farinata di ceci, puccia di Monastero, gran bagna cauda con peperoni e verdure di stagione, coniglio del vignaio con funghi e polenta, e ancora… Per i dolci possiamo ricordare: Bunèt di Costigliole, frittelle di mele, bodino di casa Savoia, croccanti di nocciole, torta di castagne, crostata con marmellata di ciliegie, panna cotta, torta di pere, pesche ripiene al cioccolato, torcetti dell'abbazia, e tantissime altre ancora… Considerando due ricette per ognuno dei quarantacinque comuni, vi renderete conto della varietà e dell'imbarazzo della scelta.

    Le sagre richiamano sempre un'affluenza davvero notevole. Negli ultimi anni le stime sono di circa 230.000 coperti.

    Il Palio di Asti si disputa durante il terzo fine settimana di settembre.
    Per la giornata di sabato è in programma il palio degli sbandieratori, e quello degli scudieri, mentre domenica il cerimoniale d'apertura del Palio più antico d'Italia prevede la benedizione mattutina dei cavalli e dei fantini nelle parrocchie cittadine, e nel primo pomeriggio, un maestoso corteo storico di oltre 1000 figuranti in costume medievale sfila per le vie della città fino a raggiungere piazza Alfieri, dove si disputa la sfida fra i 14 rioni cittadini e 7 comuni limitrofi.

    La premiazione del vincitore è seguita da festeggiamenti fino a tarda notte.



    asti


    asti_piemonte



    Asti Spumante DOCG


    jpg



    Zona di produzione e storia

    La zona di produzione del vino "Asti" o "Asti Spumante" è compresa nei territori di 52 Comuni delle province di Asti, Cuneo e Alessandria.
    L'Asti è "lo" spumante aromatico per eccellenza, favorito da un ambiente di origine particolare e derivato da una tecnica inventata e perfezionata in Piemonte che permette al vino di conservare il caratteristico fresco aroma dell'uva. Vino unico nel suo genere a Denominazione di Origine Controllata e Garantita. Storia, tradizione, dedizione imprenditorialità geniale, applicazione e ricerca continua lo mantengono prezioso esaltandone le peculiari caratteristiche.
    La denominazione di origine controllata e garantita "Asti" (unico disciplinare) è riservata a due vini:
    a) il vino spumante ("Asti" o "Asti spumante");
    b) il vino bianco non spumante ("Moscato d'Asti").
    (Disciplinare di produzione)
    Vitigni - Tecnologia di produzione - Grado alcolometrico minimo


    Vitigno: Moscato Bianco esclusivamente.

    L'uva viene pressata utilizzando presse a polmone (pressione massima di 1,5 Bar) ed il mosto così ottenuto, ripulito dalle particelle solide in sospensione mediante defecazione statica, centrifugazioni e/o filtrazioni, viene refrigerato e mantenuto a 0°C gradi, per evitare l'inizio di fermentazioni indesiderate, fino all'utilizzo per la presa di spuma finale.
    In tutto questo periodo, che può essere anche di 12 - 15 mesi, il mosto non deve fermentare quindi va controllato sistematicamente e appena si nota un incipiente fermentazione va rifiltrato e refrigerato per separare ed inattivare i lieviti indesiderati del mosto. Infine il mosto va fermentato e portato ai requisiti richiesti dal disciplinare di produzione. La tecnologia per la preparazione dell'Asti spumante prevede: riscaldamento del mosto da 0° a 18°C, l'aggiunta di lieviti selezionati e la conduzione della fermentazione a temperatura controllata variabile dai 18° ai 20°C, in un contenitore che sopporti una pressione interna di 9 Bar (autoclave). Quando il mosto in presa di spuma si avvicina ai 5 gradi di alcool vengono chiuse le valvole di scarico del gas di fermentazione (anidride carbonica). Il prodotto arrivando ai 7 gradi di alcool svolto previsti dal disciplinare avrà così una pressione di 6-7 Bar atta a mantenere poi in bottiglia i "3 Ba"" richiesti per i vini spumanti. L'arresto della fermentazione avviene attraverso la refrigerazione a -3 -4°C, filtrazione dello stesso ed imbottigliamento sterile o pastorizzazione del prodotto. Poi si filtra e si procede all'imbottigliamento previa una ulteriore microfiltrazione sterilizzante. L'intero ciclo di elaborazione si svolge sempre a una pressione di almeno 4-5 Bar.
    - Titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12% di cui svolto compresi nei limiti dal 7% al 9,5%;
    - Acidità totale minima: 5 per mille;
    - Estratto secco netto minimo: 17 per mille.
    Caratteristiche organolettiche

    Il caratteristico aroma dell'Asti e del moscato d'Asti nasce dall'unione di composti terpenici a bassa soglia olfattiva contenuti nell'uva moscato con i composti volatili che si formano durante la fermentazione della stessa. Fondamentale è quindi la carica aromatica dell'uva, in quanto, più essa è elevata, tanto più intenso sarà l'aroma del prodotto finito.
    L'Asti spumante ed il Moscato d'Asti devono essere consumati giovani (possibilmente entro l'anno successivo alla vendemmia) al fine di apprezzare l'aroma del moscato nella sua completa intensità e tipicità.
    L'elevata acidità, la temperatura elevata e l'esposizione alla luce sono infatti i fattori che rendono più veloci le normali trasformazioni della struttura chimica dei terpeni nel tempo.
    Il colore è giallo paglierino o dorato tenue, di limpidezza brillante. Ha un odore intenso ma delicato ed aroma caratteristico di moscato; il sapore è dolce ed aromatico. La spuma è fine e persistente, il perlage minuto e continuo.
    Di aroma e sapore muschiato, di immediata fragranza, di equilibrata e naturale amabilità, di moderata alcolicità l'Asti ha caratteristiche eccezionali che lo distinguono e lo rendono irripetibile.
    - Spuma: fine, persistente;
    - Limpidezza: brillante;
    - Colore: da paglierino a dorato assai tenue;
    - Odore: caratteristico, spiccato, delicato;
    - Sapore: aromatico, caratteristico, delicatamente dolce, equilibrato.
    Abbinamenti e temperatura di servizio

    Va servito freddissimo, a 6°-8°C, inclinando leggermente la bottiglia in avanti al momento di stapparla. Eccellente con i dolci.


    vini


    Asti è rinomata per la presenza di pendii collinari che, con un'ottima esposizione al sole, permettono la coltivazione di eccellenti vini.
    Denominata come "la capitale dello Spumante e della Barbera" è anche sede della Douja d'Or ( Concorso Enologico Nazionale per vini ).

    Altri vini di qualità sono Arneis, Brachetto, Cortese, Dolcetto, Freisa, Grignolino, Malvasia di Casorzo, Malvasia di Castelnuovo D.B., Moscato d'Asti e Ruche'.


    bagna

    Bagna CaôdaLa cucina piemontese sposa la quotidiana frugalità con le lusinghe della buona cucina.
    Tra gli antipasti ricordiamo il Fritto misto alla Piemontese ma soprattutto la Bagna Caôda, pinzimonio di verdure cotte e crude da intingere in una salsa calda di olio, acciughe e aglio.
    Tra i primi piatti, agnolotti, risotti, minestre di verdure e "tajarin" cioè tagliatelle all'uovo fatte in casa.
    Re dei secondi è il bollito misto (ottimo a Moncalvo), la carne e la cacciagione insaporita con vini pregiati.
    I formaggi più conosciuti sono le robiole di Cocconato e Roccaverano, tôme e ricotte.
    Tra i dolci, il delizioso "bunet", la torta monferrina, le pesche ripiene, la piccola pasticceria (amaretti di Mombaruzzo, finocchini di Refrancore, canestrelli di Cinaglio, astigiani al rhum) .

    tartufo


    Tartufo bianco



    Particolare attenzione merita il tartufo bianco (fungo che vive sottoterra), profumatissimo, saporoso e - pare - dotato di poteri afrodisiaci, che si raccomanda, tagliato a lamelle sottilissime, su uova al burro, fonduta, risotti e carne cruda




    Edited by tomiva57 - 14/11/2011, 16:44
     
    Top
    .
  15.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    13,795

    Status
    Offline
    Da Augusto ...

    Il Parco del Valentino


    La sua origine...
    Questo celebrato parco si estende sulle rive del Po a ridosso della collina, fra il ponte monumentale Re Umberto I e il ponte Principessa Isabella; è vicinissimo al centro città, dista circa un chilomentro dalla stazionecentrale di Porta Nuova.
    Non é il più grande parco di Torino, la sua superficie è di circa 500.000 mq., il più grande è quello della Pellerina (mq.840.000) che è anche il più grande parco urbano d'Italia.
    L'origine del suo nome è incerta. Il primo documeto in cui compare il nome Valentinium è del 1275; qualcuno fa risalire il suo nome a San Valentino perchè le reliquie di questo Santo, martire giovinetto del '200, sono conservate dal 1700 in una teca di cristallo nella chiesa di San Vito (sulla collina prospicente al parco del Valentino) qui trasferite in seguito alla distruzione di una chiesetta vicina all'attuale parco.
    Alcuni studiosi affermano che, in un singolare intreccio di memoria religiosa e mondanità, si soleva un tempo celebrare nel parco fluviale torinese, proprio il 14 febbraio (ora festa degli innamorati) una festa galante in cui ogni dama chiamava Valentino il proprio cavaliere.
    Questo parco ebbe una prima realizzazione nel 1630 su progetto di Carlo Cognengo di Castellamonte, poi proseguito fino al 1660 dal figlio Amedeo; nel 1864 venne parzialmente ridisegnato dal francese Barillet con una migliore sistemazione di viali, boschetti, vallette artificiali, un piccolo galoppatoio e un laghetto poi prosciugato che veniva usato d'inverno come 'patinoire'.
    Al Valentino si svolsero le grandi Esposizioni Internazionali del 1884, 1898, 1902, 1911, 1928. Per l'Esposizione del 1961 fra il Borgo Medioevale e il complesso di Torino Esposizioni fu ridisegnata e realizzata una amena valletta fiorita percorsa da ruscelli e con molte aiuole, sul suo fianco si fa notare un bel giardino roccioso; in questa zona nel 1965 fu pure realizzato il Roseto poi ampliato in occasione della mostra floreale Flor92.
    Parecchi sono gli edifici di prestigio che il parco ospita



    Castello del Valentino
    È sicuramente la costruzione più famosa del parco; le sue origini risalgono agli inizi del 1500; Emanuele Filiberto di Savoia lo acquistò nel 1564. Successivamente Carlo Emanuele I (figlio di Testa di Ferro) lo passò a Maria Cristina di Francia (Madama Reale) che lo adibì come dimora preferita soggiornandovi a lungo con la sua Corte.
    Il castello fu completamente restaurato dal 1621 al 1660 da Carlo di Castellamonte e poi dal figlio Amedeo. Si presenta con due facciate diverse: la facciata principale verso Torino ha le caratteristiche architettoniche dei castelli francesi del secolo XV II e del barocco delle costruzioni italiane mentre sul fronte del fiume Po ha la facciata secondaria in cotto. Gli ambienti, particolarmente il Salone Centrale e la Sala della Caccia al primo piano (alle quali si accede da due scaloni) conservarono tracce dell'antico splendore seicentesco, con ricchi stucchi ed affreschi allegorici commemorativi. L'ampio cortile è pavimentato in ciottolato chiaro e scuro e conserva i suoi disegni con motivi originari.
    Nei dintorni del Castello si combatterono battaglie, nel suo interno vennero stipulati accordi, armistizi, concluse alleanze; le sue volte registrarono, parallelamente a quelle di Palazzo Madama, le date più salienti della storia piemontese.

    Borgo e Rocca Medioevale
    È un mirabile complesso costituito dal Borgo Medioevale e dalla Rocca o Castello fortificato. È vicino al ponte Principessa Isabella e ci si può arrivare anche con i battelli in servizio dai Murazzi.
    Esso riproduce con le sue mura merlate, il castello turrito, il ponte levatoio, le case fortificate, le viuzze e le botteghe artigiane risuonanti di vita, una sintesi fedele di un villaggio del '400.
    Fu costruito per l'Esposizione Internazionale del 1884 a Torino ad opera principalmente dell'eclettico Alfredo d'Andrade, portoghese di nascita ed italiano di adozione, grande conoscitore del medioevo piemontese e restauratore di vari castelli ed abbazie in Piemonte.

    Complesso Torino Esposizioni
    È sede di prestigiose manifestazioni; fu anche sede del Salone Internazionale dell'Automobile e del Veicolo Industriale e Commerciale fino al 1990 (quando furono trasferiti ai padiglioni di Lingotto Fiere di Torino).
    Il complesso comprende anche il Teatro Nuovo ed il Palazzo del Ghiaccio.

    Palazzina della Società promotrice delle Belle Arti
    La Società è sorta nel 1842, si trova a destra del Castello del Valentino ed in essa vengono realizzate esposizioni artistiche temporanee.

    Orto Botanico
    Sede del Dipartimento di Biologia Vegetale dell'Università di Torino. Ampliato nel 1894 con l'Arboreto.
    È' uno dei principali centri di studio della botanica italiana. L'erbario conserva ben 700.000 esemplari (è il secondo d'Italia dopo quello di Firenze).
    La storia delle piante qui studiate si trova nei 65 volumi dell'Iconografia Taurinensis comprendente 7640 tavole acquerellate fra il 1752 e il 1868. Serre, giardino e Arboreto, laboratori scientifici e la ricca biblioteca (500.000 volumi) con la più importante collezione di riviste (700) italiane del genere, danno all'Orto Botanico di Torino importanza internazionale.

    Villa Glicini
    È sede del Club di Scherma Torino, fondato nel 1879 dove si svolgono annualmente alcune gare internazionali di fioretto, sciabola e spada; qui nacque nel 1844 la prima Società di ginnastica d'Italia.

    Da Gabry ...





    Da Lia











    Da Claudio



    Gran Paradiso

    (in francese, Grand Paradis) (4.061 m s.l.m.) è una montagna delle Alpi Graie e la principale del massiccio omonimo. La vetta è totalmente in Valle d'Aosta anche se la sezione meridionale del suo massiccio arriva sino in Piemonte.






    Monviso

    (in occitano Vísol ['vizʊl], in piemontese Viso ['vizʊ] - 3.841 m s.l.m.) - detto anche Re di Pietra - è la montagna più alta delle Alpi Cozie. È anche conosciuto perché ai suoi piedi si trova la sorgente del fiume Po, il corso d'acqua più lungo d'Italia.






    Da Lussy ...



    LO STEMMA DI TORINO...
    image



    Da Gabry ...





    Da Claudio ...


    Rocciamelone

    (in piemontese Rociamlon [rʊʧam'lʊŋ], in francese Rochemelon) è una montagna delle Alpi Graie alta 3.538 m s.l.m.. È situato nella Valle di Susa, nel territorio del comune di Mompantero.





    Da Gabry ...



    La leggenda narra di una nobile coppia di Sassonia che si impegnò a compiere un pellegrinaggio fino a Roma, qualora le fosse donata la gioia di un figlio. Aleramo nacque durante il pellegrinaggio, nei pressi di Acqui Terme e subito rimase orfano dei genitori, assaliti da una delle bande di briganti che infestavano la zona.

    Il giovane divenne un coraggioso cavaliere al servizio dell'imperatore Ottone I di Sassonia e si innamorò di sua figlia Alasia. I due innamorati, non avendo il consenso dell'imperatore, furono costretti a fuggire e andarono nei luoghi natii di Aleramo, che si adattò a fare il carbonaio.

    Il cavaliere, però, attratto dalle imprese di coraggio, tornò a prestare servizio presso l'esercito imperiale, durante alcune rivolte scoppiate nel Nord Italia. Venuto a conoscenza della cosa, Ottone decise di perdonare i due giovani, concesse ad Aleramo il titolo di marchese e gli promise tanta terra quanta fosse riuscito a percorrere in soli tre giorni di sfrenata cavalcata. Quella terra è il Monferrato: durante la prova, infatti, Aleramo usò un mattone (mun, in dialetto) per ferrare (frà, in dialetto) il cavallo, dando, così, il nome a quel territorio.

    Ogni anno, dal 1985, questa leggenda rivive attraverso una gara ippica, che ripercorre il tracciato di Aleramo lungo tutto il Monferrato Alessandrino.



    Da Claudio ...


    Uia di Ciamarella

    o più semplicemente Ciamarella, è una montagna delle Alpi Graie alta 3.676 m s.l.m. Il nome Uja, nel patois locale, significa "ago, punta aguzza".





    Da Gabry ...



    Un'altra leggenda

    Federico Barbarossa, San Pietro e i cavalieri fantasma

    Questa leggenda integra quella più famosa di Gagliaudo, il salvatore di Alessandria, durante l'assedio alla città portato dall'imperatore Federico I nel 1174 - 1175.

    La vicenda parla di un inganno ordito dai nemici di Alessandria, per porre fine al lungo assedio: scavarono un tunnel fin dentro le mura per cogliere di sorpresa l'esercito degli assediati. A svelare l'inganno fu nientemeno che San Pietro, che, quando i soldati stavano per sbucare dal tunnel, scese dal cielo, avvolto in una fulgida luce, sopra un cavallo bianco, nelle mani una spada e le chiavi del paradiso, destò tutta la città e la avvertì del mortale pericolo. I cavalieri alessandrini riuscirono, in tal modo, a contrastare la sortita nemica e, anzi, guidati da San Pietro, uscirono dalla città e misero in fuga tutto l'esercito dell'imperatore, il più potente sovrano d'Europa.

    A memoria dell'evento prodigioso, nella cattedrale di Alessandria è conservato un dipinto che raffigura San Pietro a cavallo con le chiavi e la spada, nell'atto di spronare i soldati contro uno sbigottito Barbarossa.

    Il mistero, però, non termina qui, perchè si narra di viaggiatori che, attraversando di notte le campagne alessandrine, abbiano visto strane figure simili ai cavalieri medioevali girovagare furtive e silenziose. I contadini narravano che si trattasse degli spiriti degli antichi cavalieri che avevano sconfitto il Barbarossa, secoli addietro, anime che vanno alla ricerca dei tesori che nascosero da vivi o con una missione speciale da compiere.

    Attorno a queste "presenze" sono sorti molti racconti. Si narra di una fanciulla aggredita da due delinquenti e salvata dall'improvvisa apparizione di un cavaliere dalle sembianze spaventose; oppure di un guerriero che si aggira di notte nelle zone dove si svolse la battaglia e di tanto in tanto si inginocchia a terra: sarebbe il capitano dell'esercito alessandrino che ringrazia i suoi valorosi soldati morti per la salvezza della città.




    Da Lussy ...



    image
    PALAZZO REALE..
    Antica dimora dei Savoia, oggi è sede del museo che ospita gli appartamenti reali con i relativi arredi. Più volte rimaneggiato si presenta oggi ai nostri occhi in tutto il suo splendore. Situato in Piazza Castello, è preceduto da un cancello che circoscrive un ampio spazio antistante il palazzo. Degne di nota sono anche le due statue di bronzo raffiguranti Castore e Polluce (figli gemelli di Zeus, detti anche Dioscuri), poste a decorazione del cancello.





    Il Ponte del Roch o del Diavolo

    L'antico Ponte del Roch sulla Stura unisce i fianchi del Monte Buriasco e del Mombasso ed è assunto a simbolo di Lanzo; anticamente vi passava la mulattiera che portava a Torino. Il ponte, il cui ardito profilo ad arco gotico si eleva di quindici metri sul livello del fiume, fu costruito su decisione della Credenza di Lanzo del gennaio 1377; per poterne sostenere le spese fu imposta una tassa sul vino che si protrasse per dieci anni. A metà dello stretto camminamento si erge un' arcata: qui in epoca medioevale si trovava una porta custodita da una sentinella, che veniva chiusa in tempi di guerra e di pestilenza.



    Da Lussy ...



    Le antiche porte di accesso alla città di epoca romana (Augusta Taurinorum) sorgono in piazza Cesare Augusto. Di grandissimo valore artistico e storico, sono realizzate in laterizio e scandite ordinatamente negli spazi grazie alla presenza di finestre disposte su due file orizzontali. Da notare la presenza di quattro archi, due di dimensioni maggiori per consentire il passaggio dei carri e due di dimensioni minori per i pedoni. Delimitate dalla presenza di due torri poligonali, nell'Ottocento le Porte Palatine divennero facciata di un palazzo e per questo ancora oggi il monumento è identificato dai torinesi come "Porta Palazzo".
    comuni-italiani.it/imco/001/272/palatine.jpg[/IMG]

    image

    Da Gabry ...
















    Da Augusto ...







    Da Lussy ...


    AMICI..SAPETE CHE..VADO SPESSO A TRINO VERCELLESE..LI HO DUE CUGINETTE..CHE ADORO....NN E' MOLTO BELLA COME CITTADINA...E STATA ALLUVIONATA DIVERSE VOLTE DAL PO'....E..UN TEMPO C'ERA LA CENTRALE NUCLEARE CHE ORA HANNO CHIUSO..FRA MILLE POLEMICHE......BEH..LA PRIMA VOLTA CHE SONO STATA AL NORD..AVEVO..10 ANNI..E SONO ANDATA PROPRIO A TRINO....MI SEMBRAVA DI...RESPIRARE UN ARIA...DIVERSA...POI..I PORTICI....I NEGOZI....LE STRADE ARTISTICHE..FATTE DI PIETRE ANTICHE......SE CI PENSO ORA CHE....VIVO A MAGENTA DA 22 ANNI.....AHAHAHA...NN ERA GRAN CHE...MA A ME ALLORA..E' SEMBRATA...MAGICA....



    /b>



    Da Augusto ...



    Le Mondine

    « Saluteremo il signor padrone
    per il male che ci ha fatto
    che ci ha sempre maltrattato
    fino all'ultimo momen'

    Saluteremo il signor padrone
    con la so' risera neta
    pochi soldi in la cassetta
    e i debit da pagar... »
    ("Saluteremo il Signor padrone", canto popolare)

    Una mondina, o mondariso (dal verbo "mondare", pulire) era una lavoratrice stagionale delle risaie.
    Il lavoro si svolgeva durante il periodo di allagamento dei campi, effettuato dalla fine di aprile agli inizi di giugno per proteggere le delicate piantine del riso dallo sbalzo termico tra il giorno e la notte, durante le prime fasi del loro sviluppo. Il lavoro consisteva nel trapianto in risaia delle piantine (trapiantè, in piemontese) e nella monda (mundè).



    Riso Amaro







     
    Top
    .
16 replies since 11/7/2010, 12:47   6600 views
  Share  
.