FIABE E FAVOLE

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  1. gheagabry
     
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    Fiabe e favole.
    Le differenze tra la fiaba e la favola.






    E’ necessario distinguere la favola dalla fiaba, anche se il confine tra esse è incerto, tanto che le due parole sono, a volte, usate impropriamente, l’una per l’altra.

    La fiaba infatti è in prosa, ha come protagonista di solito l’uomo, nelle cui vicende intervengono
    spiriti benefici o malefici, demoni, streghe, fate, ecc.; ha molto maggiore sviluppo narrativo; carattere più dichiaratamente fantastico; non ha necessariamente fine morale e pedagogico; ha origine popolare, e sviluppo per tradizione orale, anche se, specialmente col Romanticismo, letterati si volgono al mondo della fiaba o per raccoglierle, o per inventarne ex novo.

    Le fiabe, il cui scopo era solo quello di divertire , parlavano spesso di cose fantastiche e irreali.
    Tramandate di bocca in bocca attraverso i secoli, destinate ai soli bambini, cui venivano raccontate accanto al focolare la sera, prima che andassero a dormire, le fiabe hanno sempre affascinato l’immaginazione dei piccoli ( ma anche degli adulti) molto più delle favole. La fiaba rappresenta una forma di racconto diffusa in tutto il mondo, in ogni civiltà. Certo, ci sono differenze tra gli usi e i costumi descritti nelle fiabe orientali, per esempio, e quelli presenti nelle fiabe occidentali: ma il significato e l’atmosfera sono gli stessi.

    Sono presenti nelle fiabe, antichissime credenze in esseri soprannaturali, racconti di atti magici intesi a invocarne o scongiurarne l’intervento e riferimenti ad antiche usanze; per questo la fiaba costituisce un documento importante anche per l’etnologo e il folclorista, che vi possono riscontrare identità di motivi in fiabe di tempi diversi e presso popoli assai lontani tra loro.



    Le fiabe..la storia

    La fiaba ebbe in Oriente uno sviluppo grandioso ( Pancatantra; Mille e una notte ).
    Non fu presente presso i Greci e i Romani; continuò in Occidente a vivere per tradizione orale e popolare e spesso furono pretesto per composizioni artistiche raffinate.
    Le fiabe vennero raccolte dalla viva voce dei narratori popolari e trascritte a partire dal Seicento.
    Il primo fu lo scrittore G. B. Basile (1575-1632), con la bellissima raccolta di cinquanta fiabe in dialetto napoletano, intitolata Lo cunto de li de li cunti (o Pentamerone ).
    Alla corte di re Luigi XIV di Francia, Charles Perault ( 1628-1703 ) rielaborò le storie popolari di Basile, basandosi anche sull’osservazione della vita di corte, nei celebri Racconti di Mamma Oca,una raccolta di alcune fiabe tradizionali più famose.
    Molto importanti furono nel Settecento la traduzione e la diffusione in Europa de Le mille e una notte, una ricchissima raccolta di fiabe del mondo arabo e orientale, come I viaggi di Sindbad o Aladino e la lampada magica.
    Fu soprattutto nell’Ottocento che in vari Paesi europei furono trascritte le antiche fiabe della tradizione; per trovare una trascrizione veramente fedele al linguaggio e alla tradizione popolare, bisogna aspettare Le fiabe del focolare, dei fratelli Jacob e Wilhelm Grimm, raccolte appunto all’inizio dell’Ottocento. Le fonti della loro più celebre raccolta Fiabe per bambini e famiglie furono amici e conoscenti e soprattutto una vecchia signora povera e analfabeta, Dorothea Viehmann. Essi erano convinti che atraverso le fiabe avrebbero fato conoscere e amare la cultura e le tradizioni del loro Paese a tutti, non solo ai bambini. Tra le fiabe raccolte le più note sono: Pollicino e Hansel e Gretel.
    Durante il Romanticismo le fiabe furono valorizzate come espressione di poesia ingenua e se ne cominciò la raccolta sistematica.
    L’esempio dei Grimm fu seguito in Russia da Aleksandr Afanas’ev ( 1826-1871 ); fin da ragazzo cominciò a riscrivere le fiabe e le leggende popolari che i contadini raccontavano di sera intorno al fuoco durante i lunghi e freddi inverni. Nel 1855 pubblicò il primo volume delle sue fiabe, a cui ne fece seguire altri sette.
    In Norvegia raccolsero fiabe Peter Abiornsen e Jorgen Moe.
    Italo Calvino (1923-1985), uno dei più famosi scrittori italiani del Novecento, nel 1956 pubblicò in Italia la più ricca raccolta di Fiabe Italiane, tratte dal patrimonio favolistico di tutte le regioni. Egli non riscrisse storie narrate a voce, ma trascrisse in lingua italiana racconti in dialetto tratti da libri di varie regioni d’Italia, in modo che potessero essere compresi da tutti.
    Gli autori fiabe,invece, hanno elaborato storie e trame inventate da loro stessi; un grnde autore classico è il danese Hans Christian Andersen (1805-1875), autore famoso per i suoi racconti, tra cui ricordiamo La piccola fiammiferaia e Il brutto anatroccolo.
    Tra gli autori più importanti dell’Ottocento troviamo gli italiani Emma Perodi e Luigi Capuana, mentre nel Novecento l’irlandese Oscar Wilde e l’inglese William B. Yeats.

    L'ambientazione delle fiabe

    Il tempo in cui sono ambientatele fiabe è indeterminato, al di là delle formule iniziali; gli ambienti tipici sono favolosi castelli o casupole di povera gente, tenebrose foreste, paesi lontani, piccoli borghi con strade e botteghe, ma in ogni caso sempre nelle fiabe i luoghi sono indefiniti, descritti con espressioni generiche.

    Cosa raccontano le fiabe?

    Le fiabe raccontano quasi sempre di grandi difficoltà e pericoli da superare, di magie buone e cattive, di viaggi straordinari. Spesso riflettono l’ambiente in cui vissero coloro che le narravano. Nella fiaba occidentale troviamo spesso l’immagine dell’Europa di allora, prima dell’età moderna: le foreste fittissime e intatte dei paesi del Nord, grandi estensioni di terre disabitate, la fame, il freddo, la paura, i briganti; e poi la vita dei contadini, quella dei boscaioli, o dei signori dei castelli; e troviamo anche gli animali, che costituivano spesso l’unico bene di una famiglia o ne erano i compagni più preziosi, come i cavalli.

    Le fiabe sono racconti che seguono uno schema narrativo molto semplice e lineare; presentano di solito una situazione iniziale in cui vengono brevemente delineati i personaggi principali, il luogo e il tempo della storia Ben presto emerge un problema, una situazione da risolvere, la complicazione attorno a cui si costruirà l’intera fiaba. Quindi avviene lo svolgimento della vicenda, fino a giungere a una conclusione, a un lieto fine in cui si superano le difficoltà e si risolvono i problemi.







    LE FAVOLE






    Le favole e le fiabe sono nate in tempi remoti e si sono tramandate oralmente di generazione in generazione e di paese in paese; in esse possiamo trovare tracce di tradizioni, credenze, riti antichissimi. Il piacere di ascoltare o leggere le favole e le fiabe non ha tempo né età: basta abbandonarsi alla narrazione fantastica che dà emozioni e divertimento pur nella ricchezza di significati importanti.


    La forma narrativa della Favola come si caratterizza? Dove si è diffusa e quando? Troviamo qui le notizie importanti per inquadrare questo tipo di storie...

    Il termine deriva dal latino fabula, dal verbo fari, che significa parlare,a sottolineare il racconto orale di qualsiasi narrazione fantastica, leggenda, mito novella, fiaba.

    Le origini della favola sono popolari; prima di divenire genere letterario è vissuta come mezzo di tradizione orale di principi e valori quotidiani tra le più diverse culture primitive. Scrive G. Pascucci: “ La favola è di per sé una forma narrativa, a sfondo moralistico, che prima di ricevere un definitivo suggello letterario, vive di propria vita, aliena dal ridursi canonizzata in una trascrizione fissa, o redazione scritta, e che si propaga, diffonde e tramanda di paese in paese, di generazione in generazione, per via di semplice tradizione orale. Essa è quindi antichissima, anteriore a qualsiasi forma di letteratura, perdendosi le sue origini nella primitiva sapienza dei popoli, ancor non giunti a piena luce di storia.” Possiamo concludere quindi che la favola è il genere più antico e universale..

    Fin dai tempi dei Greci e dei Romani trovava larga diffusione l’uso di raccontare favole, i cui protagonisti erano animali “pensanti” e “ parlanti” ( gatto, topo, lupo, pecora, ecc.), che avevano lo scopo di “ educare “ a comportarsi secondo le regole accettate dalla maggioranza delle persone.
    Le favole venivano raccontate a voce e poi anche trascritte e raccolte in libri su cui potevano anche esercitarsi gli alunni nelle scuole : questo avvalora l’importanza didattica delle favole.
    Le favole sono storie di solito molto brevi in prosa o in versi che raccontano le vicende di uno o più animali, ma anche di persone o di cose; sono storie semplici ed immediate disegnano una situazione che si risolve rapidamente. Pochi tratti bastano a fissare la situazione: il racconto particolare arriva subito a conclusione perché ciò che importa non è la storia, ma la morale, un insegnamento che il lettore ricava dalla storia. La morale serve per ammonire e far riflettere chi legge; “brevità” e “chiusa moralistica “ sono dunque gli aspetti caratteristici del testo favolistica e dopo il tessuto narrativo (la trama), si ribalta il clima fantastico, e viene esplicitato il significato della storia. La funzione della storia non muta se, come talvolta avviene in Fedro, la sentenza è collocata al principio anziché alla fine.

    Spesso la favola è legata ad un contesto storico e politico problematico, nel quale non viene assicurata un piena libertà di pensiero e di espressione, e il messaggio di buon senso, di richiamo ai valori fondamentali dell’esistenza, diventa anticonformista e rivoluzionario.



    Le Favole nel mondo
    la tradizione orale del racconto


    In Oriente, specialmente in India, la favola raggiunse un alto grado di elaborazione letteraria, di cui restano documento famose raccolte, come il Pancatantra, la più antica scelta di novelle in lingua sanscrita ( indiano arcaico) e il Hitopadesa.

    Anche l’Africa nera possiede un ricchissimo patrimonio di miti, storie e racconti affidati alla tradizione orale. La cultura della tribù, che non può essere trasmessa alle nuove generazioni per mezzo di libri, viene gelosamente custodita dagli anziani e dagli appartenenti alle società segrete. Essi, in particolari circostanze della vita, la raccontano ai più giovani e per questo loro compito sono tenuti in grande considerazione.
    Il fatto che le favole e le fiabe, i miti, le leggende, ecc. non siano affidati alla parola scritta non significa che ci troviamo di fronte a una produzione rozza e poco elaborata, anzi nei racconti africani possiamo riscontrare una grande raffinatezza di invenzione e del gusto del racconto.
    Del resto il patrimonio culturale di un gruppo viene trasmesso non solo attraverso il racconto, ma con le danze, la produzione artistica, la musica e il canto.


    La morale nella favola
    I personaggi e favole di animali.


    Nelle favole gli animali rappresentano gli uomini con i loro vizi e le loro virtù; la natura che fa da sfondo alle varie vicende ricopre un ruolo secondario; all’autore di favole infatti non interessa inserire l’animale nel suo habitat, ma piuttosto descriverne i comportamenti per richiamare alla mente del lettore norme di vita che regolano la convivenza umana. Ogni favola deve racchiudere una verità morale o un insegnamento di saggezza pratica, spesso espressa esplicitamente in una massima.
    L’animale delle favole perde talvolta, e sempre più di frequente quanto più ci si avvicina ai tempi moderni, ogni caratterizzazione psicologica peculiare, per diventare semplice pretesto all’introduzione di una conclusione morale: il fine morale è assolutamente predominante.

    Nelle favole antiche, senza una lettura critica, il messaggio che a volte il lettore potrebbe ricevere è che bisogna adeguarsi alla società in cui si vive, accettando le proprie condizioni di vita. Non sempre esiste una esplicita visione critica di norme comunemente accettate per consuetudine.







    Edited by gheagabry - 10/7/2010, 03:18
     
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  2. gheagabry
     
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    Le favole sono di tutti, grandi e bambini.
    Le favole nascono per volare lontano,
    per toccare il cuore della gente.
    Le favole si amano, si raccontano, si vivono, si sognano...

     
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  3. gheagabry
     
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    Il ripetersi della narrazione


    da regina_crimilde


    Il fatto che le storie si ripetano, vi turba? Il fatto che da millenni raccontiamo sempre le stesse trame e ci commuoviamo, ci divertiamo, ci affanniamo intorno agli stessi archetipi impoverisce forse la fantasia? O piuttosto non offre materia nuova alle nostre riflessioni?
    Io amo far parte di un grande cerchio fatto di generazioni, storie, civiltà, vita.

    Voglio offrirvi questi spunti.
    Secondo Christopher Booker, The seven Basic Plots: Why We Tell Stories, le trame possibili della narrativa sono solo sette.
    E si possono rintracciare ovunque, dalle antiche saghe mitologiche di tutti i popoli, alle fiabe, ai film.

    Eccole:

    1) Il mostro sconfitto. Storie in cui l’eroe sconfigge un mostro o allontana una minaccia, arriva alla conquista di un tesoro o alla mano dell’amata. Si va dall'eterna lotta tra il bene il male nella Bibbia (Davide e Golia, per esempio) alla mitologia indiana (Gilgamesh), alla saga del Signore degli Anelli di Tolkien, fino allo Squalo di Spielberg e ai film di James Bond;

    2) Dalle stalle alle stelle. Storie di persone del tutto normali che scoprono in sé una seconda e migliore identità. Come Cenerentola, David Copperfield, Pinocchio, Oliver Twist, My fair lady.

    3) La rinascita, dove occorre che prima qualcuno muoia. E che si tratti di morte apparente. O, per lo meno, simbolica. Poi avviene il riscatto da questa morte, attraverso un intervento miracoloso. Come in Biancaneve, nella Bella Addormentata nel Bosco, nel Canto di Natale di Dickens, in Delitto e castigo.

    4) La ricerca, avventure e peripezie all’inseguimento di un obiettivo o di una ricompensa. Un tesoro di inestimabile valore o l’oggetto del desiderio, la salvezza eterna o qualche forma di redenzione morale. Esempi: l’Odissea e la Divina Commedia, la Cerca del Graal, ma anche Il giro del mondo in 80 giorni e Indiana Jones.

    5) La commedia degli equivoci. Imbrogli scoperti e appuntamenti mancati. E trame che prendono in giro se stesse. Ma poi tutto si aggiusta per cui tutto è bene quel che finisce bene. Aristofane, l’Avaro di Molière, le Nozze di Figaro, le commedie di Feydeau.

    6) Il viaggio. Storie in cui succede qualcosa (un naufragio, un incontro o una guerra) che proietta gli eroi in un mondo o in una dimensione sconosciuta. Come nell’Asino d’oro di Apuleio, in Robinson Crusoe, in Alice nel paese delle meraviglie o in Via col vento. Ma l'Odissea potrebbe stare anche qui, non credete? Quale altro mito del viaggio è così eterno? E anche Dante....

    7) Una storia che finisce male. Gli eroi sono sopraffatti da una passione che li porta al disastro e alla morte. E si va dall'Edipo Re, ad Anna Karenina, da Madame Bovary a Lolita. Da Rogoletto a Otello a Macbeth.
     
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  4. gheagabry
     
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    Le fiabe dicono più che la verità.
    E non solo perché raccontano che i draghi esistono,
    ma perché affermano che si possono sconfiggere.

    (G. K. Chesterton)




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  5. gheagabry
     
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    ... C’ERA UNA VOLTA ...
    ...Quella sedia a dondolo che oscillando lasciava nell’aria il suono di un cigolio ritmato; quella voce che rassicurante narrava storie emozionanti e fantastiche allo stesso tempo … il suono delle pagine sfogliate di quel libro che odorava di tenerezza; e le pagine che erano ali sulle quali lasciar volare la nostra immaginazione alta negli azzurri cieli della fantasia. Trascorreva così la nostra infanzia; forse per alcuni non era una sedia a dondolo, era il lettone sul quale sedeva cercando di essere leggero come quei racconti il nostro caro che ci raccontava le fiabe. La penombra, le coperte tirate fino al limite degli occhi pronte a coprirli se quel racconto diveniva un po’ pauroso per occhi e orecchie giovani e sensibili. La voce era la stessa, suadente, rassicurante e noi crescevamo con quelle favole; cresceva il nostro desiderio di sognare, la percezione che come in quelle favole tutto potesse essere possibile, raggiungibile, realizzabile. E’bello quello che racconta la notizia di oggi; sembrerebbe che i bambini della nostra Italia siano ancora molto legati alle fiabe; meglio dire che i genitori di questi bambini, cresciuti in un epoca di tecnologia e computer, abbiano deciso di educare e far crescere i propri figli con quel nettare che nutriva la mia generazione … le favole. Cappuccetto Rosso, Pinocchio sono i libri più letti dai bambini del nostro paese. Un bel record questo perché premia la tradizione, quindi la storia … e i legami col passato che rendono immortali, eterne le popolazioni … Buona lettura, piccoli miei; Buona fantasia; quando diverrete grandi di certo i vostri figli sapranno continuare questa tradizione e con essa la capacità di sognare e di spingere le nostre essenze al di là della fredda razionalità ... Vi auguro un Buon risveglio … Vi abbraccio fortissimo … Buon NOVEMBRE a tutti….
    (Claudio)



    Cappuccetto Rosso e Pinocchio i libri piu' letti.

    Tra bambini e ragazzi italiani vince la tradizione, oggi come 10 anni fa. VERONA - Nonostante computer, videogiochi e film in 3D, quando si tratta di libri vince la tradizione, almeno tra bambini e ragazzi italiani, oggi come 10 anni fa. Sono infatti Cappuccetto Rosso e Pinocchio i titoli piu' letti, con il 75% di lettori, come rileva un sondaggio presentato a Verona da Massimo Sumberesi, direttore generale di Doxa Advice, in occasione dei 10 anni del progetto ''Leggere per crescere'', promosso da GlaxoSmithKline.
    Nell'indagine si e' sottoposta una rosa di 10 titoli, scelti tra le classifiche dei libri piu' venduti, le indicazioni di mamme e insegnanti, a un campione di 500 persone, di cui il 50% genitori con figli tra i 9 e 14 anni e il 50% giovani tra i 15 e 24 anni, per operare un confronto tra i libri piu' letti da chi era bambino 10 anni fa e chi lo e' oggi. Cosi' emerge oggi come ieri i due titoli piu' amati sono Cappuccetto Rosso e il burattino di Collodi, con il 75% di lettori. Poi la classifica cambia. Se 'Il piccolo principe' e' al 3/o posto (63,4%) per i teenager, cioe' i bambini di 10 anni fa, per i bimbi di oggi c'e' 'Alice nel paese delle meraviglie' (63,2%). Nelle letture dei bambini di 10 anni fa al 4/o posto c'e' il maghetto Harry Potter, seguito dall'eroina di Lewis Carrol Alice nel Paese delle meraviglie, I viaggi di Gulliver di Swift, Cuore di De Amicis, Il giardino segreto di Francis H. Burnett, il cinematografico Le cronache di Narnia e Matilde di Roal Dhal. Per i bambini di oggi, secondo quanto riportato dai genitori, c'e' al 4/o posto Harry Potter, seguito da Il piccolo principe, I viaggi di Gulliver, Le cronache di Narnia, Cuore, Matilde e Il Giardino segreto. ''La tendenza e' essere conservatori - spiega Massimo Sumberesi, direttore generale di Doxa Advice - Sono infatti i genitori che condizionano le letture dei figli, sulla base delle loro esperienze passate''.



    Volano le fiabe
    Narrano le fiabe
    di cuor
    che ancor fanciulli
    sfrecciano
    coi sogni limpidi
    su ali candide
    che frullano contente...

    Contano le fole
    d'animaletti parlanti
    che allietano
    con gesta sorprendenti...

    Parlano le favole
    di voli arcani
    con bolle
    che ascendono
    nel cielo dei sogni
    e bisbigliano ai bimbi
    che con sguardo sgranato
    e incredulo... ammirano

    Sussurrano le fiabe
    esauste ninna nanne
    ai teneri cuccioli
    che posano riccioli
    su cuori
    di mamma e papà ridenti...
    (Angela Fragiacomo)



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    Favole della Tradizione: Esopo, l’asino che portava il sale

    esopo-asino1-212x300

    Viveva in un villaggio un mercante che si serviva del suo asino da soma, per trasportare nella vicina città i carichi di prodotti da vendere.

    Un dì incaricò l’animale di provvedere ad una consegna.

    Il ciuchino era molto pigro di carattere e aveva poca voglia di lavorare, ma gli toccò ubbidire agli ordini del padrone, così si incamminò svogliatamente per la strada.

    Durante il percorso, cresceva il suo rancore nei confronti di quel padrone che lo obbligava a trasportare pesi.

    Il caldo gli mise sete, così, arrivato nei pressi di un fiume, sostò per dissetarsi e si immerse per rinfrescarsi, guadando il fiume fino alla sponda opposta.

    ….ma il carico che trasportava era sale!!! A contatto con l’acqua si sciolse e l’asino se ne rallegrò doppiamente: si era liberato del peso della merce e aveva beffeggiato il padrone.

    Tornato a casa, il padrone vide le gerle vuote ed immaginò che la consegna fosse avvenuta.

    Nei giorni seguenti, il padrone incaricò ancora l’asino di portare altri carichi in città.

    Il ciuco partì già con l’intenzione di ripetere la precedente esperienza; e così fu: arrivò al fiume, bevve, si immerse, il carico di sale si sciolse nuovamente e lui, alleggerito, non dovette faticare per il trasporto.
    esopo-asino-300x235
    Anche questa volta tutto filò liscio, l’asino si sentiva molto furbo per aver trovato questo espediente che gli permetteva di non faticare.

    Il padrone dispose un terzo carico per il trasporto, ormai l’asino si sentiva sicuro del successo del suo programma e accettò di buon grado la consegna, risparmiandosi lamentele.

    Arrivato al solito fiume, bevve dell’acqua e si immerse, aspettando che il carico di sale si sciogliesse a contatto con l’acqua.

    Asino che non sei altro!

    Questa volta il carico conteneva spugne, che nel fiume, assorbirono l’acqua appesantendo il carico che trascinò, a causa dell’eccessivo peso, il ciucchino sul fondo del fiume, dove annegò.

    La morale della favola è: chi scappa dai propri doveri, incontra l’insuccesso!

    Esiste una variante della favola che vuole dei sassi come contenuto dell’ultimo carico di trasporto.

     
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  7. gheagabry
     
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    IL MONDO DELLE FAVOLE,

    UN MONDO SURREALE, AI CONFINI DELLA SINCERITA'

    AMICA MIA SI LA SINCERITA' DELLE FAVOLE CHE ILLUMINANO GLI OCCHI DEI BAMBINI,

    SI AMICA MIA LA SINCERITA' DELLE FAVOLE CHE UN SORRISO DANNO A CHI LE NARRA.

    IL MONDO DELLE FAVOLE , MONDO NASCOSTO NEI CUORI DI TUTTE LE MADRI

    MONDO REMOTO NELLE MANI DEGLI UOMINI SOLI.

    UN MONDO DA CUI MAI ME NE SONO ANDATO, MONDO DELLE FAVOLE UN MAGICO REGNO

    INCANTATO HAI BORDI DEL MIO GIACIGLIO.

    LE FAVOLE UNA DOLCISSIMA BUGIA DI FRONTE AL DOLORE, DIFRONTE ALLA CRUDA REALTA'

    LE FAVOLE PATRIMONIO DELL UMANITA'.



    dal web
     
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  8. gheagabry
     
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    Forse non tutti sanno che il primo a utilizzare in un testo scritto il nome Cenerentola fu il napoletano Gianbattista Basile. In seguito Perrault e i fratelli Grimm mantennero il nomignolo, ma la novella di Basile è un tantino diversa dalle successive stesure, mettiamola così.



    La Gatta Cenerentola
    Giambattista Basile: Pentamerone O Cunto De Li Cunti
    Favola VI, Giornata I
    Traduzione di Adalinda Gasparini

    Illustrazioni di Patricia Lopez Latour




    I 1

    Saprete che c'era una volta un principe vedovo, che aveva una figlia tanto cara che vedeva solo quello che vedeva lei, e per lei aveva chiamato una maestra di prima categoria, che le insegnava il punto a catenella, il merletto a punto Venezia, frange e le sfilature, dimostrandole tanto affetto che non ci si farebbe a raccontarlo. Ma siccome il padre era fresco di nozze, e si era preso una irascibile malvagia femmina indiavolata, questa maledetta cominciò a prendere in antipatia la figliastra, facendole espressioni dure, facce storte, occhi cattivi che la spaventavano...

    I 2

    ...tanto che la povera piccina si sfogava sempre con la maestra dei maltrattamenti che subiva dalla matrigna, dicendole: - Perché, perché non sei tu la mia mammina, che mi fai tante carezze e tanti complimenti? -

    I 3

    A forza di sentire questa domanda lamentosa, alla maestra di cucito cominciò a ronzare qualcosa in testa, e accecata dal diavolo finì col dirle: "Se tu volessi collaborare alla formidabile trama che mi è venuta in mente, io diventerei la tua mamma e tu mi saresti più cara della luce degli occhi. - Voleva continuare a parlare, ma Zezolla disse: - Scusa se ti interrompo, ma lo so che mi vuoi bene, e allora non dire altro, basta così, insegnami a ordire questa tela, insegnami questa nuova arte che sarò una buona allieva, tu ordini e io eseguo. -



    I 4

    - Orsù! - disse allora la maestra, - sta' attenta, apri bene le orecchie e alla fine ti sembrerà di stare in Paradiso. La prima volta che tuo padre esce di casa, dì alla tua matrigna che vuoi uno di quei vecchi vestiti riposti nella cassapanca grande del ripostiglio, per risparmiare quello che ora indossi. Lei, che preferisce vederti sciatta e malvestita, aprirà la cassapanca e dirà: - Reggi il coperchio. - Tu lo reggi, e mentre lei starà a frugare là dentro, lo lasci andare di colpo, e così lei si romperà l'osso del collo. Dopo questo fatto, siccome tuo padre, come sai bene, farebbe le carte false per accontentarti, quando ti accarezza, tu lo preghi di risposarsi con me, e allora beata te, perché sarai la sola padrona della mia vita.

    I 5

    Zezolla, che aveva capito bene, dopo aver fatto per filo e per segno tutto quello che le aveva detto la maestra, aspettò con impazienza che trascorresse il periodo di lutto dopo la disgrazia della matrigna, tanto che ogni ora le pareva mille anni, e poi cominciò a toccare i tasti di suo padre, perché si sposasse la maestra. All'inizio il principe lo prese come uno scherzo, ma sua figlia tanto tirò di piatto che alla fine colpì di punta, e alla fine si fece convincere dalle parole di Zezolla e...




    II 1

    ...prendendo Carmosina, la maestra di cucito, come sua sposa, diede una grande festa.

    II 2

    Ora, mentre gli sposi si dilettavano, e Zezolla si era affacciata a un balconcino della sua casa, una colombella volò su un muro e le disse: "Quando ti verrà voglia di qualcosa, mandalo a chiedere alla colomba delle fate nell'isola di Sardegna, e subito lo avrai". La nuova matrigna incensò Zezolla per cinque o sei giorni, carezzandola di continuo, facendola sedere nel miglior posto a tavola, dandole i bocconi più buoni e facendole indossare i vestiti più belli...

    II 3

    ...ma dopo aver fatto passare poco tempo, dimenticò che servizio le aveva reso, come se il fatto non fosse mai avvenuto (come può essere nera l'anima di una cattiva padrona!) cominciò a mettere sugli altari sei figlie sue, che fino ad allora aveva tenuto segrete, e tanto fece col marito, che entrando le figliastre nelle sue grazie sua figlia gli uscì dal cuore.

    II 4

    E siccome oggi le diminuiva una cosa e domani ne perdeva un'altra, alla fine si ritrovò in cucina mentre prima stava in salotto, anziché sotto il baldacchino sedeva sul focolare, non aveva più abiti sfarzosi di seta e d'oro ma solo qualche strofinaccio, teneva in mano invece dello scettro lo spiedo, e non solo cambiò condizione, ma anche nome, perché nessuno più la chiamava Zezolla, ma solo Gatta Cenerentola.

    II 5

    Un giorno che il principe doveva andare in Sardegna per affari di stato che doveva trattare personalmente, chiamò ad una ad una Imperia, Calamita, Fiorella, Diamante e Colombina, Pasqualina per chiedere loro cosa volevano che portasse loro da quel viaggio: una chiese abiti da sfoggiare, un'altra ornamenti preziosi per i capelli, chi chiese trucchi per il viso, chi un gioco per passare il tempo, chi una cosa e chi un'altra.

    II 6

    Alla fine, quasi per prenderla in giro, disse a sua figlia: - E tu che vorresti? - E lei: "Solo che mi raccomandi alla colomba delle fate, dicendole se mi mandano qualcosa, e se te ne dimentichi, che tu non possa più andare né avanti né indietro. Ricorda quel che ti dico: ogni promessa è un debito. -

    III 1

    Andò in Sardegna il principe, fece i suoi affari, comprò quello che gli avevano chiesto le figliastre e Zezolla gli era passata di mente, ma il vascello sul quale si era imbarcato, pur alzando le vele, non riuscì in nessun modo a uscire dal porto, come se fosse bloccato dalla remora. Il capitano del vascello, sull'orlo della disperazione, era talmente stanco che si addormentò e fece un sogno: una fata gli diceva: - Lo sai perché il tuo vascello sembra incollato al porto? perché il principe che viaggia con te non ha mantenuto la promessa fatta a sua figlia, perché pensando a tutte le altre ha scordato il sangue del suo sangue. - Il capitano si sveglia e racconta il sogno al principe, che, confuso perché aveva mancato alla promessa fatta, andò alla grotta delle fate, raccomandò loro sua figlia, e chiese se avevano qualcosa da mandarle.




    III 2

    Ed ecco che uscì dalla grotta una bella giovane, così splendente che sembrava una luminaria, e gli disse che ringraziava Zezolla per il buon ricordo e che fosse felice per amor suo: e con queste parole gli porse un dattero, una zappa, un secchiello d'oro e un telo di seta, dicendo che la una cosa era per seminare e le altre per coltivare. Il principe meravigliato per questo dono chiese licenza alla fata e partì per il suo paese, e...

    III 3

    ...alla fine diede alla figlia il dono che le mandava la fata.

    III 4

    ...dopo aver dato alle figliastre tutto quello che gli avevano chiesto...

    III 5

    La Gatta Cenerentola, tanto felice che non stava nella pelle, mise il dattero in un bel vaso, e lo zappava, lo annaffiava e con la tovaglina di seta mattino e sera lo asciugava, tanto che dopo quattro giorni, avendo raggiunto la palma la statura di una donna...

    III 6

    ...ne venne fuori una fata che disse: - Cosa desideri? - Zezolla le rispose che il suo desiderio era di andare fuori qualche volta, senza che lo sapessero le sorellastre. La fata disse: "Ogni volta che lo desideri, vieni accanto al vaso del dattero e dì:

    Dattero mio dorato,
    Con la zappetta d'oro ti ho zappato,
    con il secchiello d'oro ti ho bagnato,
    con il telo di seta ti ho asciugato,
    spoglia te e vesti me!
    E quando vorrai spogliarti, cambia l'ultimo verso, dicendo: spoglia me e vesti te! -


    III 7

    Quando venne un giorno di festa le figlie della maestra uscirono tutte spampanate, agghindate, impataccate, tutte nastrini campanelle e fronzoli, fiori, profumi e tutte cose e rose, e la Gatta Cenerentola corre al vaso e, dette le parole che le aveva insegnato la fata, su preparata come una regina, invitata a salire su una cavalla bianco con la scorta di dodici paggi giovani e belli, andò dove andavano le sorelle, che sbavarono alla vista delle bellezze di quella splendente colomba.

    III 8

    Ma come volle la sorte, anche il re venne nello stesso posto, e vedendo l'immensa bellezza di Zezolla fu subito catturato dal suo fascino e disse al suo più fidato servitore di informarsi di dove potesse venir fuori questa bellissima creatura, e chi fosse e dove abitasse. Il servo le si mise subito alle calcagna, ma lei, accorgendosi dell'inseguimento, gettò una manciata di scudi d'oro che si era fatta dare dal dattero a questo scopo. Abbagliato dalle monete, dimenticò che doveva seguire la bella cavalla per riempirsi le mani soldini...

    III 9

    ...e lei ce la fece a entrare in casa al volo, e a spogliarsi come le aveva insegnato la fata, appena prima che arrivassero quelle arpie delle sorelle, le quali, per farla soffrire, si misero a raccontarle tutte le cose belle che avevano visto. Intanto il servitore era tornato dal re a dirgli la faccenda degli scudi, e lui, diventato tutto rosso per la grande gli disse che aveva venduto la sua felicità per tre monetine, e che a qualunque costo, alla prossima festa, doveva trovare un modo per sapere chi fosse la bella giovane e dove avesse il nido questo bell'uccellino.

    III 10

    Venne un'altra festa e le sorellastre tutte preparate ed eleganti uscirono lasciando disprezzata e sola accanto al focolare Cenerentola, che andò di corsa dal dattero e, appena disse le solite parole uscì dall'albero una fila di damigelle: chi reggeva lo specchio, chi recava una brocchina d'acqua di zucca, chi il ferro per arricciare i capelli, chi la crema rossa per le guance, un'altra il pettine, un' altra ancora le spille, poi ce n' era una con i vestiti, una con il diadema e la collana, e, dopo averla fatta diventare bella come il sole, la fecero salire su una carrozza gli orecchini e le collane, e dopo averla fatta bella e splendente come la luna la fecero salire su una carrozza a sei cavalli, con da staffieri e paggi in livrea.

    III 11

    Arrivata nello stesso posto dov'era stata la prima festa, fece aumentare lo stupore delle sorelle e il fuoco che ardeva nel cuore del re.

    III 12

    Quando ripartì e il servitore si mise a seguirla, per non farsi raggiungere gettò una manciata di perle e pietre preziose, e siccome a quella vista il brav'uomo si fermò a raccoglierle, perché non era roba da lasciare per terra, lei fece in tempo ad arrivare fino a casa e a spogliarsi come al solito. Il servitore con la coda fra le gambe tornò dal re, che disse: "Per l'anima di tutti i miei avi, se non me la trovi, ti ammorbidisco a forza di bastonate e ti do tanti calci in culo quanti sono i peli della tua barba! -



    III 13

    [La Gatta Cenerentola si spoglia dal dattero]

    III 14

    Tornò per la terza volta una festa e, uscite le sorelle, la Gatta Cenerentola andò un'altra volta dal dattero, e ripetendo la canzone fatata si ritrovò vestita in maniera superba e fatta salire su una carrozza d'oro, scortata da tanti servitori che c'erano più uomini intorno a lei che sbirri intorno a una puttana colta in flagrante. Dopo essersi fatta invidiare dalle sorelle, se ne andò, e il servitore del re si mise a seguirla attaccato alla carrozza. Lei vedendo come le stava appiccicato, disse:
    III 15 "Cocchiere, sprona i cavalli!", e la carrozza si mise a correre a velocità pazzesca e andava tanto forte che le cadde un calzare le stava sempre alle costole lei disse: "O cocchiere, fa' andare i cavalli più forte che puoi!"; ed ecco che l'andatura diventò velocissima e la carrozza correva con tanta furia che a Cenerentola cadde un calzare, di una tale bellezza che nessuno aveva mai visto qualcosa di paragonabile.

    III 16

    Il servitore, che non potè raggiungere la carrozza che volava, alzò da terra il calzare e lo portò al re, raccontandogli quello che era successo. Preso il calzare fra le mani, il re disse: - Se la base è tanto bella, come sarà l'edificio? o bel candeliere, dov'è la candela che mi consuma? o treppiede della bella caldaia, dove bolle la vita! o bel sughero attaccato alla lenza d' A more, con la quale lei ha pescato l' anima mia! ecco, ti abbraccio e ti stringo a me, e se non posso raggiungere la pianta, adoro le radici, e se non posso avere i capitelli, bacio le basi! prima eri il ceppo di un piede snello, ora sei la tagliola di un cuore gonfio, tu facevi crescere la tiranna della mia vita di un palmo e mezzo, e fai crescere altrettanto la dolcezza della mia vita, mentre ti guardo nelle mie mani. -
    III 17 [La Gatta Cenerentola si spoglia dal dattero]
    IV 1 Dette queste parole, chiama lo scrivano, manda al trombettiere e pepè pepè pepè emana un bando: che tutte le femmine della terra vengano alla festa proclamata e a un banchetto che ha avuto l'idea di offrire. Al giorno stabilito, mamma mia che movimento di mascelle e denti e che cuccagna si fece! da dove venivano tutte quelle pastiere e tutti quei casatelli? e da dove gli stufati e le polpette? da dove tanti maccheroni e tanti ravioli? ci fu un'abbondanza tale che si spoteva sfamare un esercito tutto intero. Erano venute tutte le femmine, nobili e ignobili e ricche e pezzenti e vecchie e giovani e belle e brutte, e quando si furono abbondantemente saziate, il re dopo aver fatto il brindisi provò il calzare a tutte le sue ospiti, una ad una, per vedere a chi stava a pennello, per riconoscere dalla forma del calzare l'oggetto della sua ricerca. Ma non trovando nemmeno un piede al quale si adattasse alla perfezione, ebbe un moto di disperazione.

    IV 2

    Comunque ordinò il silenzio e disse: - Ritornate domani a rifare questo digiuno con me, ma, se mi volete bene, fate in modo che non resti a casa nemmeno una femmina, sia chi sia. - Il principe disse: "Ho una figlia, ma bada sempre al focolare, perché è una disgraziata che non sa di nulla, e non merita di sedere dove voi mangiate. - Disse il re: - Questa sia la prima della lista, perché così mi piace. -
    IV 3

    Tutte andarono via e tornarono il giorno dopo, e insieme alle figlie di Carmosina venne la Gatta Cenerentola, che, quando il re la vide, ebbe il presentimento che fosse lei quella che desiderava, ma non lo fece capire.

    IV 4

    Quando più tardi smisero di abbuffarsi, e venne il momento della prova, il re non fece in tempo ad avvicinarlo al piede di Zezolla che il calzare da solo si lanciò al piede di quella sublime meraviglia d' Amore, come il ferro attratto dalla calamita. Vedendo questo fenomeno il re corse a stringerla fra le braccia e, facendola sedere sotto il baldacchino, le mise la corona sul capo, ordinando a tutte di inchinarsi e di rendere omaggio alla loro regina. Le sorelle, vedendola, piene di invidia, non avendo lo stomaco per restare a vedere come sarebbe scoppiato il loro cuore, sgusciarono via e andarono quatte quatte a casa dalla mamma, costrette ad ammettere che pazzo è chi contrasta con le stelle.

     
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    "Le avventure di Alice Laselles" saranno presto pubblicate



    © Linda Steward iStock

    (di Francesco Bongarrà)


    (ANSA) - LONDRA Una fiaba inedita scritta dalla Regina Vittoria a poco più di dieci anni sarà presto pubblicata per la prima volta in Inghilterra. Il racconto per bambini di "Alexandrina Victoria, di 10 anni e tre quarti", come si è firmata quella principessina che sarebbe diventata la regina protagonista della più grande estensione del dominio britannico nel mondo, si intitola "Le avventure di Alice Laselles", e racconta le avventure e le vicissitudini di una bambina mandata dai genitori a studiare in un collegio contro la sua volontà. I personaggi della fiaba, sorprendentemente lunga e ben scritta per essere l'opera di una bimba di poco più di dieci anni, sono quelli classici: la matrigna cattiva, l'orfano guercio francese e un cane che si chiama Frisk, che mangia soltanto toast imburrati. Alice è una bimba di 12 anni orfana di madre che ama il padre ma odia, perfettamente ricambiata nel sentimento, la matrigna diciassettenne che il papà ha sposato in seconde nozze e alla quale lui non sa dire mai di no. Vengono raccontate le peripezie e gli incontri, le avventure e le marachelle, ma anche i momenti tristi e le delusioni della bimba inglese di buona famiglia: il tutto descritto da una coetanea già destinata al trono d'Inghilterra che vorrebbe forse uscire dall'ovatta della corte, anche se non per vivere le "cose brutte" di cui la piccola Alice Laselles è protagonista.

    La fiaba è stata scritta dall'allora principessa Victoria a Kensington Palace su un quaderno rosso, come esercizio di composizione in inglese, corredato anche da alcuni disegni della futura sovrana che, come nel 'Giornalino di Giamburrasca' di Vamba un tempo amatissimo dai bambini italiani, illustravano le scene più salienti del racconto. Poi, il quaderno di Victoria è stato nascosto negli archivi reali di Windsor, dove solo in pochissimi hanno potuto vederlo. Ma ora, quel testo sarà pubblicato: il volume verrà presentato il prossimo 8 giugno come libro per bambini. E le vendite si prevedono già notevoli in Gran Bretagna, dove l'ammirazione e il ricordo per la Regina Vittoria sono un 'must'. Nel libro, oltre al testo e ai disegni, resterà anche la dedica originale di Vittoria. Che recita: "Alla mia mamma: questo è il mio primo tentativo di composizione che la sua figlia affezionata le offre". L'omaggio di una bimba che avrebbe lasciato dopo qualche anno un segno indelebile nella storia del suo Paese e del mondo.



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    Il blu per la lealtà, il viola per il potere:
    cosa c’è dietro ai colori dei personaggi Disney




    L'abito da sogno che accompagna Belle nel suo primo ballo con la Bestia. La coda sinuosa che permette ad Ariel di nuotare nel regno di Atlantica. I capelli a caschetto della cattivissima Crudelia De Mon che vuole uccidere cuccioli di dalmata per ottenere splendide pellicce. Solo in pochi non ricorderanno in un attimo il colore di questi dettagli perché la Disney ha creato personaggi iconici, perfettamente impressi nella nostra memoria. Il merito è anche dell'attenzione a ogni minimo particolare, perché ogni cosa veicola un messaggio, colori compresi.


    Certo, non è difficile immaginare che non sia un caso se l'abito di Belle è proprio dorato, se è stato scelto il verde per la coda della Sirenetta e se i capelli della villain della Carica dei 101 sono per metà bianchi e per l'altra metà neri. Ed è facile intuire che in linea generale, quando si sceglie il look di un personaggio, si preferisce orientarsi verso colori più tenui se è una figura positiva e tonalità più scure se è un cattivo o un suo aiutante.

    Il sito americano Vennggage, tra i leader mondiali delle grafiche online, è andato oltre realizzando un'infografica che mostra come ogni colore e sfumatura comunichi allo spettatore emozioni diverse. Nell'immagine 40 personaggi Disney e Pixar tra gli 80 selezionati per lo studio (40 eroi e 40 villain) sono divisi in base al proprio colore dominante.

    Ciò che ne risulta sono gruppi di personaggi con delle caratteristiche comuni che rendono molto chiaro il nesso tra le scelte cromatiche degli animatori e ciò che lo spettatore prova nei confronti di una determinata figura. Qualche esempio? Se il giallo e il nero sono molto prevedibili, perché sotto ai due colori si riuniscono rispettivamente personaggi completamente positivi e del tutto negativi, il blu e il viola diventano "luoghi" di confine in cui si inseriscono tanti villain quanti eroi.




    disney-2_muaz

    Tutti i personaggi rappresentati in modo dominante dal giallo sono accomunati da gioia, energia e intelletto. Come Biancaneve, simbolo di felicità e voglia di fare, Pocahontas, che lotta contro l'odio e il pregiudizio, e Belle, amante dei libri e capace di vedere il buono e il bello in una creatura mostruosa. Ma rientrano nel giallo anche il cowboy Woody di Toy Story, leader dei giocattoli di Andy, o il robottino Wall-E che non perde mai la speranza e la positività anche in un mondo alla deriva.


    Il nero simboleggia il male, la morte e l'eleganza. È il colore dominante della strega del mare Ursula, che ruba la voce alla sirenetta Ariel. Nero è l'abito di Frollo, il crudele giudice del Gobbo di Notre Dame, così come nera è la criniera di Scar, lo zio di Simba che uccide Mufasa e ne usurpa il trono.


    Il viola richiama un senso di nobiltà, di ambizione e di potere. Non stupisce quindi che sia comune negli abiti dei villain come Malefica, che scaglia una maledizione su una neonata per vendicarsi di non essere stata invitata a una festa a corte; o come Grimilde, la regina invidiosa che avvelena Biancaneve con una mela.

    Viola però sono anche il gilet di Aladdin e il mantello che Anna indossa per gran parte del film Frozen: secondo Venggage, sono elementi che contribuiscono a sottolineare l'ambizione del ragazzo di strada (che sogna una vita più agiata in un bel palazzo) e la nobiltà della giovane, che è la principessa del regno di Arendelle.


    Il blu è un colore tipicamente legato agli eroi dal momento che rappresenta fiducia, lealtà e stabilità: Cenerentola – una ragazza umile, che resta sempre fedele a se stessa e la sua famiglia nonostante venga vessata – indossa un abito celeste; dello stesso colore è il vestito di Alice, che nel Paese delle Meraviglie mostra tutta la fiducia che ripone nel prossimo.


    Blu è anche il colore dominante di Judy Hopps, la coniglietta poliziotta con un forte senso della giustizia, protagonista del recente Zootropolis. Ma il blu, mostra l’infografica di Venggage, è anche il colore utilizzato per smorzare la negatività nei confronti di alcuni villain. Ade, per esempio, ha la pelle completamente blu ed è probabilmente il cattivo più simpatico dei cartoni Disney: nonostante abbia tentato più volte di uccidere il nipote Hercules, lo spettatore prova una naturale simpatia per lui.

    Anche Darla Sherman è sicuramente un personaggio negativo in Alla ricerca di Nemo, ma è pur sempre una bambina quindi non comunica totale crudeltà o cattiveria come i villain di altre storie. Blu è poi un personaggio come Stitch che nasce per essere cattivo, ma quando atterra dallo spazio sulle Hawaii e conosce la piccola Lilo cambia pian piano e diventa un amico leale.

    L’utilizzo del colore come veicolo di emozioni e informazioni "non è un’invenzione della Disney e nemmeno del cinema", spiega Francesco Linguiti, esperto di semiologia degli audiovisivi. “È un predicato archetipo della psicologia umana, già molto visibile nella pittura: pensiamo agli impressionisti che utilizzavano i colori primari per raccontare l’inconscio o all’arte di Andy Warhol".

    I colori raccontano, che noi lo vogliamo oppure no, e il cinema non ha fatto altro che sfruttare il costrutto culturale per cui una categoria cromatica ha un significato comune. "A volte la scelta è stata fatta consapevolmente dai cineasti", spiega Linguiti. "Nel cinema western, ad esempio, il buono aveva sempre il cappello bianco e il cattivo lo aveva sempre nero.

    È praticamente impossibile, invece, che Walt Disney abbia scelto determinati colori per i suoi film con l’intento di comunicare un dato messaggio. Ma è molto interessante notare come determinate caratteristiche si ritrovino in personaggi tanto diversi per cui è stato scelto lo stesso colore dominante".


    Insomma, è alquanto improbabile che tutti gli animatori Disney, in diverse epoche e situazioni, fossero coscienti che il verde viene associato a un percorso di formazione e cambiamenti. È praticamente certo però, che il nostro bagaglio culturale e sociale comune ci porti ad associare quel colore alla resistenza, alla crescita e alla guarigione. Ecco perché Ariel, che nel corso di La Sirenetta si allontana dalla sua famiglia, diventa adulta e realizza il suo sogno di vivere sulla terra, ha la coda verde.

    Ed ecco perché Mulan, una giovane donna che si trasforma da ragazza che deve imparare come diventare una buona moglie a guerriera che salva il suo Paese, è sempre rappresentata in verde. Ma la stessa riflessione può essere fatta su personaggi creati da altri studi d’animazione. Verdi, per esempio, sono gli abiti di Merida, protagonista del film Pixar Brave - Ribelle: la principessa scozzese impara nel corso del film a cambiare prospettiva e a vedere il mondo con gli occhi di sua madre, con cui era in costante lite all'inizio della storia.


    Verde è la pelle di Hulk, creato nel 1962 da Stan Lee e Jack Kirby per Marvel Comics: il celebre "mostro" non è cattivo ma è la versione intima e nascosta del professor Bruce Banner, quindi anche in questo caso il verde rappresenta una evoluzione, una crescita. La DreamWorks ha scelto il verde anche per la pelle del suo orco Shrek, che nel corso del primo film impara ad accettarsi e a trovare il suo posto nel mondo.


    Ognuno di noi è influenzato dalla psicologia del colore in maniera personale, in base alle proprie esperienze e al proprio bagaglio culturale, e non c’è una vera e propria regola valida per tutti, però personaggi cinematografici tanto popolari possono aver contribuito alle sensazioni che un determinato colore comunica a una grande fetta di persone.



    BY CORINNA SPIRITO, https://it.mashable.com/
     
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